Tag: Immigrati e rifugiati
Card. Romero: non definire mai la migrazione un problema, il problema è la povertà
Afghanistan: Afghanistan: appello all’accoglienza dell’arcivescovo di Torino
L’accoglienza, uno stile da vivere ogni giorno
Mons. Tisi: la diocesi di Trento pronta ad aprire le porte ai profughi afghani
Moige: l’Italia offra aiuto e rifugio alle famiglie in fuga per prevenire una crisi umanitaria
Roma - L'Italia apra le porte alle famiglie in fuga dall'Afghanistan e offra in questo modo il suo contributo per prevenire una crisi umanitaria ancora più grave: il Movimento Italiano Genitori interviene dopo l'escalation che ha portato alla caduta del governo e all'ingresso nella capitale delle milizie talebane per chiedere al Governo e alla Farnesina di offrire rifugio e tutela a coloro che vogliono lasciare il Paese, ribadendo – una volta di più – la tradizione di accoglienza che caratterizza il nostro Paese.
Per il Moige l'Italia è chiamata a «un intervento diretto»: il nostro Paese «dev’essere in prima fila nell'accoglienza dei civili afgani in fuga, in attesa che l'Unione Europea attivi corridoi umanitari. Le immagini forti, tragiche viste nelle ultime ore e provenienti da Kabul hanno smosso la coscienza di moltissimi italiani: e se uno sforzo nazionale è necessario, per prevenire una crisi umanitaria nel Paese e nella regione, per evitare altre vittime e altri feriti, riteniamo sia il caso di affrontarlo in modo organizzato ed efficace».
«Facciamo la nostra parte. Ospitare chi fugge dal mondo retrogrado e oscurantista dei talebani è un dovere, perciò dobbiamo organizzarci per accogliere, sostenere e proteggere chi fugge dall’Afghanistan», dichiara il direttore generale del Moige, Antonio Affinita; «abbiamo un dovere come comunità: aiutare e accogliere il popolo afgano in ogni modo e con qualsiasi mezzo, per non abbandonare migliaia di persone – soprattutto donne e bambini – a un destino di soprusi e paura».
Migrantes: Afghanistan, un dramma che chiede solidarietà
Mons. Gian Carlo Perego Presidente Cemi e Fondazione Migrantes
Rotta balcanica: “Vacanza solidale” in Bosnia per 50 giovani della Comunità di Sant’Egidio
Roma - Per tutto il mese di agosto, 50 volontari, in maggioranza studenti universitari e giovani da Padova, Treviso, Trieste e Bologna, stanno trascorrendo una “vacanza soldale” e alternativa nel cuore della “rotta balcanica” accanto ai profughi che si trovano nei campi e nei rifugi di fortuna nei dintorni di Bihac. La stagione estiva non ha segnato la fine dell’emergenza in quella regione della Bosnia. Stanchi, affamati, maltrattati, i profughi continuano a percorrere un lungo cammino a piedi, con il sogno di arrivare in Europa, e a riprovare più volte il “game”, ossia il pericoloso passaggio della frontiera con l’Unione. Le condizioni igieniche dei migranti - in maggioranza afgani (a cui si aggiungeranno chissà quanti altri in fuga dalla catastrofe umanitaria di questi giorni), ma anche africani provenienti da diversi paesi - continuano a essere estremamente critiche, senza contare i problemi legati alla scarsità di cibo e alla mancanza di acqua potabile. Una parte del lavoro dei volontari di Sant’Egidio si è svolta in sinergia con il JRS (Jesuit Refugee Service), con cui è attiva da tempo una proficua collaborazione. Inoltre, insieme a IPSIA-ACLI, è stato possibile effettuare visite all’interno del campo di Lipa. Come segno di amicizia e solidarietà, è stata donata a ciascun migrante del campo una maglietta, bene molto prezioso in questa stagione. Molti profughi partecipano con costanza e entusiasmo ad una scuola di lingua, promossa da Sant’Egidio fuori dal campo di Lipa. Le lezioni si tengono in piccoli gruppi, con l’intento di insegnare semplici frasi in inglese, italiano, francese, spagnolo e tedesco: un’occasione per parlare, conoscersi meglio e fare amicizia, ma anche per rafforzare la speranza di un futuro migliore per tutti. La presenza dei giovani di Sant’Egidio «mostra un volto diverso dell’Europa, accogliente, gentile e solidale», si legge in una nota.