Tag: Migrantes Torino
Torino: al Politecnico “corridoi” per studenti rifugiati
Migrantes Torino: martedì incontro su protezione internazionale in Italia e Europa
Torino - Martedì 11 ottobre dalle ore 18:00 a Torino il convegno "Il lento cammino dei diritti, la protezione internazionale in Italia e in Europa". All'incontro interverranno Mons. Gian Carlo Perego (Arcivescovo di Ferrara-Comacchio e Presidente della Fondazione Migrantes), Lorenzo Trucco (avvocato, Presidente ASGI) e Nello Scavo (giornalista di Avvenire) che dialogano sullo stato attuale e sugli scenari futuri della protezione internazionale in Italia e in Europa.
Migrantes Torino: Festival dell’accoglienza, venerdì sera in Duomo … testimonianze, letture e musica
Migrantes Torino, Festival dell’accoglienza, “Le guerre dimenticate” questa sera all’Auditorium Reale Group
Migrantes Torino: in cammino con il Festival dell’Accoglienza
Migrantes Torino: da venerdì la seconda edizione del Festival dell’Accoglienza
Migrantes Piemonte: domenica il pellegrinaggio dei migranti
Migrantes Torino: la solidarietà viaggia in apecar. Anzi, in “ApeCare”
Torino - Tre volte a settimana arrivano nel quartiere torinese Aurora, parcheggiano un’apecar bianco e verde, indossano pettorine bianche e con scope e palette iniziano a pulire il marciapiede. Sono i giovani del progetto 'ApeCAre' che la Migrantes della diocesi di Torino e l’associazione di volontariato “Camminare Insieme” hanno elaborato e che da gennaio hanno iniziato la propria attività. Lo scopo non è togliere mozziconi o cartacce, ma incontrare sul territorio le persone fragili, avviare contatti e poi cercare soluzioni alle diverse situazioni. Il progetto ha ottenuto il finanziamento del bando “ToNite” del programma europeo Uia ( Urban innovative actions) sul tema “Urban security” e si sviluppa in uno dei quartieri più multietnici di Torino (nella zona Nord) sempre più teatro di episodi di violenza, spaccio, degrado, anche in pieno giorno. «Posso fare anche io il volontario?», «Mi trovi davvero un lavoro?», «Ma domani mi chiami?»: sono passati pochi minuti dal loro arrivo ed ecco che Mamadou, Idriss, Diallo si rivolgono già ai ragazzi, li hanno visti mettersi a pulire il marciapiede, ma anche fermarsi a salutare e così ci provano anche loro, stupiti, perché in quel corso chi non è del quartiere passa veloce… Fermarsi a parlare con le persone che si guarderebbero con sospetto, fermarsi con chi ha lavorato tutto il giorno su un ponteggio e, passando, scambia alcune battute forse cercando nel dialogo un po’ di quella umanità che qui sembra aver perso. Questa è la sfida dei giovani di “ApeCare”: stabilire un dialogo a partire da una azione semplice come quella di usare ramazza e paletta, ma anche fare emergere il volto bello e vitale del quartiere: il volto sorridente della signora italiana che da quando li vede al giovedì sforna una torta per loro e la offre in strada, o quello del giovane gambiano che al ritorno dal lavoro mette la musica per tutti e accompagna a ritmo i pulitori. «All’interno di questo progetto –, spiega Sergio Durando direttore dell’Ufficio Migrantes – “ApeCare”, si propone infatti di costruire occasioni di incontro avvicinando, con un presidio sociosanitario mobile riconoscibile, persone fragili del quartiere portando direttamente sul territorio le competenze mediche della Camminare Insieme e quelle socio-pastorali dell’Ufficio Migranes. L’obiettivo è quello di offrire un accompagnamento all’accesso ai servizi di cura, prevenzione e informazione pubblici e del privato sociale a persone che, per vari motivi, non riescono ad accedere alle risorse del territorio. Per fare questo, abbiamo coinvolto e formato 25 animatori di strada: studenti universitari, lavoratori e rifugiati».
«La forza del progetto –, aggiunge Giulio Fornero, direttore sanitario della Camminare Insieme – sta nel fatto che dietro all’aggancio ci sono delle strutture pronte a accogliere le richieste delle persone e un poliambulatorio attrezzato per la tutela e la promozione della salute». E in quattro mesi sono già 300 i contatti stabiliti: persone che hanno lasciato il proprio numero all ’“ApeCare” e sono stati richiamati. «Per me – conclude Durando – è come portare l’Ufficio per strada, tra la gente che in sede non arriverebbe mai, ma che non può essere lasciata a se stessa».
Torino: a Roma con i “nuovi italiani”
Torino - Zaino in spalla e sacco a pelo, sono partiti alle 23 della sera di Pasqua dalla chiesa dell’Immacolata Concezione di Torino, sede della cappellania latinoamericana della diocesi: tra i 550 ragazzi e ragazze che hanno aderito al pellegrinaggio promosso dalla Pastorale giovanile subalpina, si sono iscritti anche 50 adolescenti delle comunità etniche torinesi con i loro animatori, guidati dal diacono Eugenio Teresa Uiliamo, missionario della Consolata mozambicano. Un viaggio sostenuto anche dall’Ufficio Migrantes della diocesi che ha contribuito a pagare le quote d’iscrizione per i ragazzi con famiglie in difficoltà economica, tutti ospitati nell’oratorio salesiano Maria Ausiliatrice.
Un pullman “colorato” con giovani italiani, latino-americani e africani che si sono preparati insieme all’incontro con il Papa, come ci ha spiegato alla partenza suor Estella Luengas, messicana del Famulato cristiano, pellegrina con i giovani latinoamericani, «un’occasione unica per vivere insieme una pagina della enciclica Fratelli tutti. Tra loro anche 9 ragazze accompagnate da una mamma, Angel Okosun, del Gruppo ecumenico nigeriano della diocesi a cui aderiscono 50 famiglie cattoliche e pentecostali della parrocchia di San Giuseppe Cafasso nella periferia della città. Li abbiamo raggiunti al telefono ieri pomeriggio sulla strada del ritorno dopo due giorni faticosi ma che rimarranno scolpiti nella memoria di tutti «perché vedere il Papa da vicino è stata un’emozione unica e poi per i ragazzi era la prima volta che visitavano Roma – dice Queensley Eze, 20 anni, animatrice del Gruppo ecumenico –. Ciò che ha colpito di più le nostre ragazze, e anche me, è quando il Papa ci ha detto che è felice, dopo due anni in cui piazza San Pietro è stata vuota per il Covid, che siano proprio i giovani a tornare a riempirla ricordando che durante la pandemia lui, da solo, era in quella stessa piazza a parlare al mondo e anche a noi davanti alla tv. Ci siamo commossi, perché abbiamo capito che il Papa conta su di noi». Mamma Angel le fa eco: «I nostri ragazzi si portano a casa il dono grande di essere accolti dai loro coetanei provenienti da tutta Italia, di essersi sentiti come loro amati dal Papa che li ha incoraggiati a non aver paura, perché la vita è bella».
«Per i ragazzi figli di migranti – commenta il diacono Uliano – è stato importante capire che non sono i soli ad avere difficoltà, anche di integrazione, e questo grazie alle testimonianze dei giovani italiani che hanno parlato delle proprie sofferenze e crisi. È una spinta a uscire dai loro gruppi a non avere paura delle diversità, perché agli occhi del Signore siamo tutti uguali. E in piazza San Pietro attendendo il Papa abbiamo vissuto davvero un bel momento di fraternità in cui i nostri ragazzi si sono mischiati con i loro coetanei, cantando, pregando, raccontandosi le loro storie. Alcuni mi hanno detto che non dimenticheranno che il Papa li ha invitati ad avere coraggio, a non tenere dentro le paure ma di parlarne con gli amici, i genitori, gli educatori. Ecco il nostro impegno per il futuro: tenere per mano i nostri ragazzi e ripetere loro, con il Papa: non scoraggiatevi, fatevi aiutare, noi siamo con voi». Ad aspettare i ragazzi a Torino padre John Nkinga, missionario della Consolata, originario del Kenya: «Per i nostri adolescenti si è trattato di un’esperienza nuova che li porterà a “uscire” dalle proprie realtà etniche, che li aiuterà grazie all’invito del Papa a vivere la dimensione universale della fede che nelle nostra città non sempre è possibile». (Marina Lomunno - Avvenire)