Migrantes Torino: in cammino con il Festival dell’Accoglienza

19 Settembre 2022 – Torino – Con venerdì 9 settembre ha preso avvio il Festival dell’Accoglienza. Si tratta di un progetto culturale condiviso, in particolare con la Fondazione Migrantes, l’Ufficio Missionario della Diocesi di Torino e l’Opera Barolo, patrocinato dal Comune di Torino e sostenuto dalle fondazioni Compagnia di San Paolo e CRT. Si tratta di uno tra gli eventi di settembre che ha come focus l’accoglienza nelle sue varie declinazioni.

Il progetto è nato per fare in modo che la GMMR (Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato del 25 settembre, che quest’anno giunge alla 108esima giornata) non sia solo una giornata, ma diventi l’occasione per confrontarsi, formarsi, sensibilizzare ciascuno di noi, le nostre comunità e gruppi di appartenenza su un tema così importante.

L’Accoglienza non è l’attività di un gruppo che ha dato la disponibilità a occuparsi della gestione di un alloggio per senza fissa dimora o per rifugiati, ma è, o dovrebbe essere, lo stile e il biglietto da visita delle relazioni nei nostri ambienti.

L’Accoglienza è un cammino e non è facile. Accogliere chi la pensa in modo diverso, chi per qualche ragione non ci va a genio, chi esprime culture molto diverse dalla nostra o è l’immagine di pregiudizi che con il tempo si sono sedimentati dentro di noi, sappiamo tutti che non è semplice. Spesso le reazioni sono di indifferenza, disinteresse, chiusura, rimozione, allontanamento. Per altro, è un bisogno che ciascuno di noi ha e che alcune volte si trasforma in paura e ansia. Il primo giorno di scuola, cambiando istituto, per i nostri figli è un giorno molto faticoso. I ragazzi sono nervosi. La domanda è: chi incontrerò? Come mi troverò? Sarò accolto? Gli altri mi accoglieranno per quello che sono e per come sono? O dovrò mettermi qualche maschera, nascondermi, ritoccarmi per poter essere accettato dal gruppo?

In ogni azione pastorale l’accoglienza è l’inizio di una relazione che apre alla possibilità di costruire in seguito occasioni e confronti su contenuti, che riconosce l’altro nelle sue potenzialità e lo rende protagonista.

Per quanto il Festival dell’Accoglienza sia promosso dall’Ufficio Migrantes, come ci dice il titolo “E mi avete accolto”, il richiamo è immediato al capitolo 25 del Vangelo di Matteo, dove si legge certamente “Ero straniero e mi avete accolto”, ma anche “Avevo fame e sete e mi avete dato da mangiare e da bere, ero nudo e mi avete vestito, ero malato e mi avete visitato, in carcere siete venuti a trovarmi”. Questo per dire che il Festival dell’Accoglienza non è il festival dell’immigrazione, che a Torino è organizzato da altri gruppi (anche in collaborazione con UPM-Migrantes) e si terrà dal 27 settembre al 2 ottobre, ma è un festival per parlare dell’accoglienza della vita nelle sue diverse stagioni e in qualsiasi ambito e latitudine della Terra.

L’ospitalità dello straniero è per noi un tema fondamentale, ma anche la visita del malato e del carcerato, dare da mangiare all’affamato, vestire l’ignudo, far spazio ai giovani, non accantonare gli anziani e in generale l’attenzione ai vulnerabili per noi è il segno di una società che è attenta a tutti, nessuno escluso.

Il messaggio per la GMMR del 2022 di Papa Francesco ha per tema “Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati”. Papa Francesco ci dice che la costruzione del Regno di Dio, del futuro dell’Umanità è con tutti, compresi i migranti, i rifugiati, gli sfollati, le vittime di tratta. La costruzione del Regno è con loro perché senza di loro non sarebbe il Regno che Dio vuole.

Il tema di questa edizione del festival è dunque il cammino. Il costruire CON di Papa Francesco è chiaramente un percorso, un processo, un cammino che bisogna intraprendere. Per arrivare alla meta bisogna camminare in questa direzione. Ma non solo il messaggio del Papa ci ha richiamato al tema del cammino, ma anche i 50 anni, celebrati da poco, della Lettera pastorale “Camminare insieme” del Cardinal Pellegrino e la stagione sinodale che, come Chiesa universale, stiamo vivendo. Il cammino è anche una metafora del pellegrinaggio terreno che, come credenti, viviamo. E’ un cammino fatto di tappe, salite, di incontri, di compagni di viaggio, di gioie, di dolori, di emozioni, di ricordi, di cambiamenti.

Camminare non è solo andare, ma è anche la ricerca di una direzione da scegliere e intraprendere. Camminare è cambiamento, è disponibilità a lasciarsi mettere in discussione, ad accogliere altri punti di vista. Camminare è approfondire le situazioni, senza cadere nel rischio di superficialità, di strumentalizzazioni, chiusure o ideologismi. L’invito di Papa Francesco non è di camminare da soli. Un cammino percorso insieme costruisce senso comune e produce bene comune.

Anche la costruzione del programma del Festival si è rivelata un esercizio intrapreso di cammino insieme. E’ un programma ricco e articolato che è stato possibile grazie alle tante organizzazioni che ne hanno condiviso i presupposti, la necessità, l’urgenza: investire tempo e risorse per riflettere su un tema che non è di nicchia, ma è la risposta profonda ad un desiderio dell’uomo, e si traduce in qualità dei servizi e qualità delle relazioni, in incontri reali e non virtuali e nel saper guardare negli occhi, prendere per mano, accarezzare, ascoltare in silenzio, stare accanto nella quotidianità e nelle diverse situazioni in cui ciascuno di noi è immerso. La capacità di accogliere e di rendere un contesto accogliente è la capacità di umanizzare, di mettere al centro l’altro. Non è la perfezione delle attività, ma è la capacità di rendere i nostri ambienti casa, punto di riferimento, porto sicuro, porta aperta.

Il festival valorizza quattro giornate per fare in modo che non passino sottotraccia o in silenzio nelle nostre comunità. Abbiamo già parlato della 108esima GMMR. Una seconda ricorrenza è la Giornata della Memoria e dell’Accoglienza istituita nel 2016 dopo il tragico episodio delle morti nel Mediterraneo del 2013 a Lampedusa; una terza è la Giornata europea contro la Tratta di Esseri umani del 18 ottobre, istituita nel 2006 dalla Commissione europea; e poi la Giornata Missionaria Mondiale del 23 ottobre con il tema quest’anno “Di me sarete testimoni”.

Le sei sezioni del Festival (Percorsi di fede, Cinema, Eventi, Libri, Narrazioni di ordinaria accoglienza, Giovani) saranno animate da 150 ospiti, relatori, testimoni, che porteranno il loro contributo nei 50 appuntamenti in programma che si terranno in 25 sedi diverse tra Torino, Chieri e Susa.

Lungo il Festival dell’Accoglienza si camminerà insieme, si condividerà il cibo, ci si confronterà su molti temi; guarderemo alla situazione mondiale, alle guerre dimenticate, alle sfide della mobilità umana; racconteremo la fatica dell’accoglienza nei nostri territori, le condizioni di marginalità, il crescere di fatto come italiani ma senza cittadinanza; affronteremo la situazione di uomini e di donne vittime di tratta, ascolteremo storie di vita di giovani studenti internazionali, di migranti italiani all’estero, di operatori  e volontari in prima linea, di rifugiati e di famiglie e comunità accoglienti.

Daremo voce a cammini positivi: a racconti di accoglienza, alla voglia di protagonismo e di mettersi in gioco di cittadine/i e di tanti giovani, ai diversi linguaggi artistici dell’accoglienza, al progetto delle Guide del Distretto Barolo e a persone che sono state accolte e che ora accolgono a loro volta.

L’invito è quello di “utilizzare”, ciascuno secondo la sua disponibilità di tempo, questi 50 appuntamenti per tessere relazioni, ritessere legami, per confrontarsi sulla capacità delle nostre scuole, della sanità, del mondo del lavoro, di essere inclusivi per condividere una storia fatta di speranza e di umanità di tante famiglie e comunità accoglienti, ma anche per confrontarsi sui problemi che sperimentano i nostri territori, sulla insicurezza, sulla paura crescente, con l’obiettivo di costruire comunità coese.

I problemi ci sono: non basta una giornata di memoria per ricordare le vittime dell’immigrazione. Sappiamo che ogni giorno persone muoiono nel tentativo di raggiungere terre sicure o migliori condizioni di vita, che in tutto il Mondo crescono i muri, le recinzioni di filo spinato e le restrizioni per l’accesso alla permanenza delle persone con cittadinanza altra; sappiamo che la tratta di esseri umani, uomini e donne, continua a crescere, che i Crocifissi della storia ma anche dell’oggi sono tanti, che le guerre nel mondo crescono, che la disperazione dei bambini è visibile nei loro occhi e che molti anziani concludono gli ultimi anni di vita nella completa solitudine.

Calvino scriveva: “Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e che qualcosa cambi in noi”. E allora non rimane che augurare a tutti buon Festival dell’Accoglienza, ma soprattutto buon cammino, perché di accoglienza si parli tutto l’anno e perché questo sia lo stile dei nostri uffici, parrocchie, gruppi, territori, ospedali, scuole.

Camminiamo! Non fermiamoci! Ma, soprattutto, non torniamo indietro. (Sergio Durando – Direttore Migrantes Torino)

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