Card. Romero: non definire mai la migrazione un problema, il problema è la povertà

24 Agosto 2021 – Loreto  – L’ entusiasmo di raggiungere il colle della santa Casa di Loreto era evidente, per la settantina di partecipanti al Corso di Alta formazione promosso dalla Fondazione Migrantes e iniziato ieri. Un entusiasmo che non si spense neppure con il nubifragio che dopo la messa serale impediva a tutti perfino di uscire dalla Basilica. Presieduta dal arcivescovo di Ancona, mons. Angelo Spina la celebrazione  coronava con la sua abituale semplicità di cuore e nella preghiera, un primo pomeriggio, intenso di testimonianze.

Due, infatti, le testimonianze che hanno aperto il convegno.

La prima è stata quella del card. Cristobal Lopez Romero, vescovo di Rabat, in Marocco, che era stato visitato nel settembre 2019 da dieci componenti della Migrantes Marche.

Il porporato si è collegato on line parlando della sua Chiesa come “la mia sposa”, piccola ma non insignificante realtà in un paese islamico dove i cristiani sono 30 mila su 37 milioni, stranieri, molti europei e moltissimi sub sahariani, studenti e operai, una Chiesa “straniera ma non estranea al Paese, costruttrice di ponti…” come testimoniano le 12 scuole cristiane frequentate da 12mila tra studenti ed insegnanti mussulmani, ma i cui valori sono attinti in modo condiviso dal Vangelo e dal Corano e si richiamano a quelli del Regno di Dio: pace, giustizia, libertà, amore, tutto quanto serve per lo sviluppo umano integrale della società con cui questa chiesa vive in maniera minoritaria ma ampiamente stimata.

Un frutto di questa collaborazione è la facoltà teologica ecumenica a Rabat, caso unico al mondo in cui studenti cattolici, protestanti e mussulmani si radunano per studiare reciprocamente la rispettiva fede in modo da abbattere le diffidenze e i pregiudizi che impediscono di costruire con fiducia e mutuo rispetto vie per un mondo più bello per conoscersi, collaborare e perfino  pregare insieme!

Il card. Romero ha concluso la sua testimonianza ammonendo di non definire mai la migrazione un problema, ma un fenomeno, perché il problema vero è la povertà. “Se la ricchezza non andrà dai poveri, saranno i poveri ad andare alla ricchezza”. Del resto la libertà di migrare è un diritto garantito dall’art. 13 della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo. Un invito ad ampliare lo sguardo e andare alla radice del problema che è la povertà, non l’emigrazione, che ne è un effetto,  seguito dall’invito di andarlo a trovare in piccoli gruppi per conoscere sempre più questa realtà così interessante e stimolante di proposte, prospettive e soluzioni nuove.

La seconda testimonianza è stata dei coniugi Antonio Calò e Nicoletta Ferrara, due insegnanti del trevigiano, con quattro figli, che all’ennesima notizia di centinaia di migranti morti, abbandonato ogni calcolo, chiesto solo il consenso dei figli (tra i 16 e 22 anni), hanno aperto la loro casa a sei ragazzi africani salvati dai barconi e che poi, hanno appurato, avevano attraversato l’esperienza del carcere, della tortura, raccontando la loro storia nel libro “A casa nostra, la trasformazione della nostra famiglia” edito da Emi. I due coniugi hanno avuto problemi ad abbattere qualche ostacolo (passare dalla mia o tua mamma alla nostra mamma ha richiesto…un esercizio non da poco!!!). Permettere a un loro figlio estroso e geniale ma con la testa sempre un po’ sulle nuvole di  partecipare al cammino di Santiago accorgendosi solo il giorno prima di non avere scarpe adatte, grazie al dono di uno dei nuovi fratelli delle sue scarpe è costato qualcosa di davvero sorprendente…

Grazie alla fede di questi sei ragazzi mussulmani e alla costante preghiera cinque volte al giorno anche i loro quattro figli, bravi ma poco…inclini a pregare, hanno avuto una trasformazione inaspettata di modo nuovo di accostarsi alla preghiera. Senza mai discutere se meglio l’Islam che il cristianesimo…ma cristiani e mussulmani veri fratelli!!! Importante è stata la cucina etnica. A pranzo una pastasciutta veloce per tutti, la sera l’aria di casa si carica degli aromi delle spezie e del cibo di terre lontane: quello delle loro terre di origine! Sono venuti a contatto con la mamma di uno di loro per telefono, che ha assicurato i nuovi genitori di essere al centro della sua preghiera perché Dio possa benedirli a dismisura.

I sei ragazzi hanno attraversato prigione, tortura, pericolo del mare per arrivare fin qui.

Questa famiglia ha superato le critiche asprissime dei vicini, nonostante il loro buon rapporto insieme ad ogni tipo di obiezione dei parenti. Ma ne è davvero valsa la pena perché…il bene genera sempre il bene.

Proprio due belle testimonianze per iniziare nel migliore dei modi questo corso (Don Alberto Balducci – Migrantes Jesi)

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