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Rotta balcanica: “Vacanza solidale” in Bosnia per 50 giovani della Comunità di Sant’Egidio

19 Agosto 2021 -

Roma - Per tutto il mese di agosto, 50 volontari, in maggioranza studenti universitari e giovani da Padova, Treviso, Trieste e Bologna, stanno trascorrendo una “vacanza soldale” e alternativa nel cuore della “rotta balcanica” accanto ai profughi che si trovano nei campi e nei rifugi di fortuna nei dintorni di Bihac. La stagione estiva non ha segnato la fine dell’emergenza in quella regione della Bosnia. Stanchi, affamati, maltrattati, i profughi continuano a percorrere un lungo cammino a piedi, con il sogno di arrivare in Europa, e a riprovare più volte il “game”, ossia il pericoloso passaggio della frontiera con l’Unione. Le condizioni igieniche dei migranti - in maggioranza afgani (a cui si aggiungeranno chissà quanti altri in fuga dalla catastrofe umanitaria di questi giorni), ma anche africani provenienti da diversi paesi - continuano a essere estremamente critiche, senza contare i problemi legati alla scarsità di cibo e alla mancanza di acqua potabile. Una parte del lavoro dei volontari di Sant’Egidio si è svolta in sinergia con il JRS (Jesuit Refugee Service), con cui è attiva da tempo una proficua collaborazione. Inoltre, insieme a IPSIA-ACLI, è stato possibile effettuare visite all’interno del campo di Lipa. Come segno di amicizia e solidarietà, è stata donata a ciascun migrante del campo una maglietta, bene molto prezioso in questa stagione. Molti profughi partecipano con costanza e entusiasmo ad una scuola di lingua, promossa da Sant’Egidio fuori dal campo di Lipa. Le lezioni si tengono in piccoli gruppi, con l’intento di insegnare semplici frasi in inglese, italiano, francese, spagnolo e tedesco: un’occasione per parlare, conoscersi meglio e fare amicizia, ma anche per rafforzare la speranza di un futuro migliore per tutti. La presenza dei giovani di Sant’Egidio «mostra un volto diverso dell’Europa, accogliente, gentile e solidale», si legge in una nota.

Consiglio d’Europa: rapporto sui migranti in Bosnia-Erzegovina

8 Luglio 2021 - Roma - Migliorare i servizi necessari per l’accoglienza dei profughi in Bosnia-Erzegovina, tra cui l’alloggio, il cibo e il sostegno nella prevenzione di Covid-19, assicurare alloggi adatti per minori non-accompagnati e provvedere a misure di risposta tra i migranti e i richiedenti asilo, in modo particolare nel cantone Una-Sana. Sono le conclusioni del rapporto del rappresentante speciale del segretario generale del Consiglio d’Europa per le migrazioni e i rifugiati, ambasciatore Drahoslav Stefanek, in missione conoscitiva in Bosnia-Erzegovina. Le misure sopracitate dovrebbero essere effettuate tramite il sostegno finanziario della Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa, richiesto dalle autorità della Bosnia-Erzegovina. Lo scopo della missione è stato fornire un quadro dell’attuale situazione dei migranti in Bosnia-Erzegovina con accento particolare sulle fasce vulnerabili, tra cui famiglie con figli, minori non accompagnati e separati e le donne. “Al momento della mia visita, le condizioni della tendopoli di emergenza militare di Lipa erano molto difficili, e in più con abbondanti nevicate”, ha affermato il rappresentante speciale Stefanek, il quale ha descritto “un campo con circa mille maschi single che vivono in grandi tende militari riscaldate da cannoni ad aria, azionati da generatori di elettricità”. A suo avviso, “le autorità hanno fatto del loro meglio in queste circostanze drammatiche”. “Ma per non ripetere questa crisi dell’inverno passato è essenziale stabilire una base solida per una soluzione sostenibile nell’area di Bihac”, aggiunge. Durante la missione, datata dal 24 al 30 gennaio 2021, in Bosnia-Erzegovina erano presenti tra 9mila e 10mila migranti, concentrati prevalentemente nella parte nord-occidentale a ridosso del confine con la Croazia. Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni tra i 4.000 e i 5.300 migranti vivono in modo precario in attesa di entrare nell’Ue, mentre la capacità ufficiale di accoglienza della Bosnia-Erzegovina è stata ridotta dopo la chiusura del centro di accoglienza di Bira e il campo di emergenza di Lipa. Inoltre, sono stati forniti alloggi aggiuntivi nei centri di accoglienza di Miral e Blazuj per oltre mille e tremila persone rispettivamente. Considerando la pandemia, il rischio di infezione in questi centri “già sovraffollati è molto alto”.  

Migrantes, Caritas e Missio Marche: appello per i profughi in Bosnia-Erzegovina

4 Febbraio 2021 - Ancona -  La Commissione regionale Migrantes, le Caritas diocesane e la Commissione regionale Missio delle Marche  esprimono "preoccupazione e attenzione per le condizioni dei migranti, che cercano di arrivare in Europa senza possibilità di accedere a vie legali di ingresso". Nelle Marche - si legge in una nota diffusa dai tre organismi pastorali - si venera a Loreto, con una speciale devozione, la Santa Casa di Nazareth. La casa di Maria - scrivono - è «l’icona dell’aspirazione più profonda dell’essere umano di trovare casa. Di sentirsi a casa. Di essere accolto in una casa. Essa suggerisce quell’imperativo etico di dare ospitalità, di dare una casa a una umanità lacerata da conflitti e da difficoltà impensabili, costretta a fuggire, e respinta proprio alle nostre porte». I tre uffici pastorali fanno proprio l'appello della Caritas Italiana in collaborazione con altre realtà non profit presenti sul posto in Bosnia Erzegovina e lungo la Rotta balcanica e chiedono «di sostenere le raccolte fondidestinate all’acquisto direttamente presso le comunità di cibo e di abbigliamento invernale (scarpe, giacche a vento, sciarpe, cappelli) e soprattutto di legna da ardere» e di di «informarsi ed informare. È molto importante - sottolinea la nota dei tre uffici delle Marche -  «conoscere quello che sta succedendo lungo la Rotta Balcanica, quali sono le difficili condizioni di accoglienza in Bosnia e Erzegovina, ed è fondamentale divulgarlo coinvolgendo amici, parenti e conoscent». E la raccomandazione a «non avviare raccolte di beni materiali dall’Italia. Tutti i prodotti necessari sono acquistabili direttamente in loco. In questo modo si evitano i tempi del trasporto e la difficoltà per gli operatori di dover gestire i prodotti all’interno di una situazione già critica». Per questo ricordano a tutti che attualmente è attiva una raccolta fondi, attraverso cui tutti i beni necessari, verranno acquistati direttamente sul territorio, in modo da rispondere tempestivamente alle necessità reali e andando a sostenere anche il sistema economico locale, già fortemente provato». (R.Iaria)