24 Ottobre 2025 - A Palermo arriva il primo Festival dei Popoli: un’intera giornata di incontri con arte, musica, danza, ecologia e cucina etnica. Il tema scelto per questa prima edizione è “Missionari di speranza tra le genti”.
L’appuntamento è per domenica 26 ottobre 2025 dalle 15.30 alle 23.30 a Villa Filippina in piazza S. Francesco di Paola a Palermo.
Una Festa per sottolineare come l’ottobre missionario sia un’occasione privilegiata in cui tutta la Chiesa si unisce in preghiera per i missionari e per la fecondità del loro lavoro apostolico. Papa Leone esorta tutti a riflettere sulla chiamata battesimale a essere missionari. «Le vostre preghiere e il vostro aiuto, continua il Papa, servono a diffondere il Vangelo, sostenere programmi pastorali e di catechesi, costruire nuove chiese e rispondere ai bisogni sanitari ed educativi dei nostri fratelli e sorelle nei territori di missione».
La prima edizione del Festival dei Popoli è promossa dal Centro Missionario Diocesano, dal Servizio diocesano di Pastorale Giovanile, dalla Caritas Diocesana e dall’Ufficio Migrantes. (fonte: arcidiocesi di Palermo)
23 Ottobre 2025 - La comunità cattolica srilankese di Salerno ha accolto ufficialmente il proprio nuovo cappellano, don Anthony Samy Mathew, durante una Santa Messa che si è tenuta domenica 19 ottobre presso la Chiesa dell’Immacolata, in Piazza San Francesco a Salerno.
Si è trattato di un pomeriggio di festa e di viva partecipazione per la comunità srilankese. La celebrazione religiosa, seguita da un momento conviviale, si è svolta in un clima di gioia e gratitudine. La presenza del cappellano rappresenta un punto di riferimento per una comunità migrante, sostenendone la vita spirituale, favorendone la coesione, consentendo di partecipare ai riti nella propria lingua d’origine, conservando tradizioni culturali e religiose. Offre inoltre un accompagnamento nella catechesi, aiutando grandi e piccoli a crescere nella fede e a sentirsi parte viva della Chiesa locale.
L’iniziativa, promossa dall’Ufficio Diocesano Migrantes dell’Arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno, ha rappresentato un momento di profonda comunione e di incontro tra le diverse comunità cattoliche presenti sul territorio.
In un tempo in cui le migrazioni interpellano la coscienza di tutti, la Chiesa rinnova il suo “sì” alla missione di essere Chiesa di tutti i popoli: una casa aperta, dove le diversità diventano ricchezza e dove ogni lingua e cultura trovano spazio per lodare Dio in un’unica fede.
Nel medesimo spirito, la comunità cristiana si impegna a camminare nel dialogo e nel rispetto anche con le altre religioni, riconoscendo che la ricerca sincera di Dio e il desiderio di pace uniscono gli uomini oltre ogni confine. Il cammino condiviso con le comunità migranti è parte viva del volto missionario della Chiesa, chiamata a camminare insieme – nella sinodalità e nella carità – per testimoniare al mondo la bellezza dell’incontro e della fraternità universale.
23 Ottobre 2025 - Vivian Lamarque e il cardinale Matteo Zuppi, Sonny Olumati e il ministro del Lavoro, Marina Calderone, Michele de Pascale e Maurizio Ambrosini; Awa Fall e Giulio Terzi di Sant’Agata; ma anche Nogaye Ndiaye, Luca Casarini, don Mattia Ferrari. Sono soltanto alcuni degli oltre 100 ospiti della decima edizione del Festival della Migrazione, inaugurato ufficialmente il 22 ottobre, che, da piccola esperienza nata a Modena, ha ormai consolidato una presenza nazionale sempre più significativa.
Solo per citare le piazze capoluoghi di provincia, il Festival quest’anno sarà (fino al 31 ottobre, con una importante “coda” nel post festival fino a inizio dicembre) a Milano, Firenze, Bologna, Rovigo, Ferrara, Forlì, Reggio Emilia, oltre naturalmente a Modena, Carpi e in tanti altri comuni della provincia modenese.
"Raccontare dieci anni del Festival della Migrazione - come ha spiegato il presidente della manifestazione, Edo Patriarca, su Migranti Press - è come raccontare un po’ la storia del Paese. Il tema delle migrazioni è una questione sulla quale si è giocato tanto nella politica come pure nel dibattito pubblico sociale e culturale".
Il Festival non sarà solo convegni e seminari, ma spettacoli, incontri con le scuole, mostre, performance. Il programma completo del festival sul sito www.festivalmigrazione.it.
“La Fondazione Migrantes - ha detto durante l'evento inaugurale, nel suo intervento di saluto, il direttore generale della Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo - ha creduto in questa iniziativa sin dalla prima edizione. L’Italia, in questa fase storica, non sembra accogliente né per chi è arrivato e vorrebbe restare, né per chi ci è nato e non vi vede un futuro, né dal punto di vista economico né dal punto di vista della realizzazione umana, personale. In questa osservazione, un po’ scoraggiante, c’è però allo stesso tempo una traccia da seguire a ritroso, verso quell’orizzonte di speranza per una nuova città che il Festival si propone di delineare quest’anno. C’è un’Italia di fatto, un’Italia ‘del futuro’, che però già c’è: chiede solo legittimazione, fiducia e opportunità concrete, non muri né slogan”.
Gli eventi in programma con la Fondazione Migrantes
Il 24 ottobre, presso l'Auditorium Loria di Carpi, dalle ore 21, è in programma "Partenze e ripartenze: l’Italia che siamo. Carpi nel mondo, storie di chi parte", a cura di Migrantes Interdiocesana. Intervengono: Delfina Licata, Fondazione Migrantes; Maria Chiara Prodi, segretaria generale Consiglio generale degli italiani all’estero; Elena Ugolini, vicepresidente Consulta emiliano-romagnoli – Regione Emilia-Romagna. Testimonianze a cura della Consulta per l’Integrazione Unione Terre d’Argine. Modera: Gianfranco Coda, Consulta emiliano-romagnoli – Regione Emilia-Romagna. Conclude: Don Antonio Serra, coordinatore nazionale Missioni cattoliche italiane in Gran Bretagna.
Il 29 ottobre, a Ferrara, presso la sede di Giurisprudenza dell'Università di Ferrara, dalle ore 9.45, appuntamento con "Il perimetro dei diritti e la condizione giuridica della persona di origine straniera. Stati Generali della migrazione" a cura dell’Università di Ferrara. Saluti istituzionali: Alberto Caldana, vicepresidente Festival della Migrazione; Marco Magri, direttore del Dipartimento di Giurisprudenza, Università di Ferrara; Gian Carlo Perego, arcivescovo della Diocesi di Ferrara-Comacchio e presidente della Fondazione Migrantes. Nella I sessione - "Protezione internazionale", ore 10 - intervengono: Alessandra Annoni, Università di Ferrara; Marilù Porchia, Università di Ferrara; Modera: Massimo Cipolla, Foro di Ferrara, Asgi. Nella II sessione - "Acquisto della cittadinanza italiana per discendenza", ore 11,45 - intervengono: Marco Gattuso, Tribunale di Bologna; Costanza Margiotta, Università di Padova. Modera: Marco Ferrero, Foro di Padova, Asgi, Cadus. Nella III sessione - "Autorizzazione al soggiorno", ore 14,30 - intervengono: Marco Magri, Università di Ferrara; Nazzarena Zorzella, Foro di Bologna, Asgi; Modera: Emilio Santoro, Università di Firenze. Nella IV e ultima sessione - "Allontanamento e trattenimento del cittadino straniero", ore 16 - intervengono: Silvia Albano, Tribunale di Roma, Guido Savio, Foro di Torino, Asgi. Modera: Luca Mario Masera, Università di Brescia.
Sempre il 29 ottobre, ma a Modena, dalle ore 17 (Città dei Ragazzi via Tamburini 106, Sala del Centro Multimediale della Diocesi), inizia il convegno "Salute e pace: la Cooperazione Internazionale socio-sanitaria oggi", a cura della Pastorale della salute dell’Arcidiocesi di Modena-Nonantola. Introduzione: Edoardo Patriarca, presidente Festival della Migrazione; Dante Zini, Pastorale della Salute, Diocesi di Modena-Nonantola e di Carpi. Interviene: Ivana Borsotto, presidente FOCSIV, Volontari nel mondo- Federazione degli organismi di volontariato internazionale di ispirazione cristiana. "Lo stato della Cooperazione Internazionale socio-sanitaria oggi, strumento di pace". Segue "ONG: Testimonianze e domande alle Istituzioni". Intevengono: Paolo Chesani, CEFA. "Il seme della solidarietà. Nutrire per curare: la lotta alla fame come intervento di sanità pubblica"; Marcello Viani, Volontari nel mondo – Reggio TerzoMondo. RTM. "Salute e benessere: la sfida di un ospedale di Comunità in Madagascar come crocevia di persone, culture e competenze". Segue "Le risposte delle istituzioni". Intervengono: Mons. Gian Carlo Perego, presidente Fondazione Migrantes; Marco Riccardo Rusconi, Agenzia governativa italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS); Luca Rizzo Nervo, assessorato Immigrazione e Cooperazione internazionale della Regione Emilia-Romagna; Riflessioni conclusive di mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola e di Carpi.
Il 30 ottobre a Bologna (Sala Borsa), nell'ambito dell'evento, "Costruire insieme: lavoro, dignità, futuro", a cura del Comune di Bologna e in collaborazione con l’Università di Bologna e la Regione Emilia-Romagna, nel terzo panel in programma dalle ore 18.30, dal titolo "Un lavoro giusto per tutte e tutti: etica, economia, società". Dopo saluti e introduzione di Matteo Lepore, sindaco di Bologna, e Gian Carlo Perego, presidente Fondazione Migrantes - direttivo Festival della Migrazione, intervengono: Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente Cei; Marina Elvira Calderone*, ministro del Lavoro e delle Politiche sociali (*invitato a partecipare); Dario Costantini, presidente nazionale CNA; Stefano Granata, presidente Confcooperative-Federsolidarietà; Nicola Marongiu, delegato dei Sindacati confederali CGIL, CISL e UIL. Modera: Emilio Marrese, giornalista.
Infine, nel programma di eventi del Post-Festival, lunedì 10 novembre, dalle ore 21, a Concordia sulla Secchia (Sede della Cooperativa Culturale Gioacchino Malavasi, via Carducci 6), è in programma la Presentazione del XXXIV Rapporto immigrazione Caritas-Migrantes. Introducono: Edoardo Patriarca, presidente Festival della Migrazione; Paolo Negro, presidente Cooperativa Culturale Gioacchino Malavasi. Relazione di: Simone Varisco, Fondazione Migrantes, curatore del rapporto. Modera: Paolo Seghedoni, direttore Festival della Migrazione.
22 Ottobre 2025 - Il 22 ottobre 2025 parte ufficialmente la 10ma edizione del Festival della Migrazione, promosso sin dal principio dalla Fondazione Migrantes. Ecco come il presidente del Festival, Edo Patriarca, ha presentato questa edizione speciale della manifestazione, nata a Modena, sulle pagine dell'ultimo numero di "Migranti Press".
Raccontare 10 anni del Festival della migrazione è come raccontare un po’ la storia del Paese. Il tema delle migrazioni è una questione sulla quale si è giocato tanto nella politica come pure nel dibattito pubblico sociale e culturale. Quali sono stati e sono tuttora gli assi portanti di questa avventura iniziata da un gruppo di amici, dall’associazione Porta Aperta, con l’Università di Modena e la Fondazione Migrantes?
I punti sono rimasti pressoché invariati nonostante nel frattempo si siano succeduti governi di vario colore e con maggioranze diverse. Anzitutto abbiamo raccontato la realtà del fenomeno migratorio con verità e onestà. Abbiamo scritto nella nostra Agenda che “viviamo in emergenza dimenticando che le migrazioni sono un fenomeno strutturale, inestinguibile, che andrebbe accompagnato da una narrazione onesta fondata sulla verità del le cose, sulla realtà conosciuta e accolta per quella che è.
Troppa la propaganda, troppe le informazioni non veritiere e l’enfasi data alla presunta eccezionalità o all’emergenza del fenomeno migratorio che offuscano le cause più profonde e le dinamiche effettive”. Da qui il contributo di analisi e di dati offerti per fare chiarezza sul fenomeno. Partire dai dati di realtà per non offrire il fianco a stereotipi e luoghi comuni cavalcati da populismi che costruiscono il consenso sulla paura del diverso, sulla sacralizzazione dei confini da difendere con muri e barriere normative di ogni tipo, sulla presunta invasione che minaccerebbe le tradizioni del Paese e persino le sue radici cristiane.
Sappiamo che non è in atto alcuna invasione, che non sono i migranti a modificare la mappa demografica di un Paese invecchiato che perderà nei prossimi decenni abitanti soprattutto nelle aree interne, anche per l’emigrazione di tanti giovani italiani. Non saranno i 5 milioni di residenti stranieri in gran parte di religione cristiana a modificare questo trend negativo.
Dunque il Festival non è solo un’occasione per fare chiarezza, dicevamo, ma anche per svelare le contraddizioni sulle quali si sono mossi i governi succedutisi negli anni. La più evidente è la questione lavoro. La relazione tecnica che accompagna il cosiddetto “decreto flussi” – approvato nel luglio scorso dall’attuale governo –, che consente l’ingresso di mezzo milione di migranti regolari nel prossimo triennio, dichiara che “le dinamiche positive dell’andamento generale dell’economia e dell’occupazione possono essere sostenute solo da una politica migratoria che consenta in Italia di avere manodopera indispensabile al sistema economico e produttivo nazionale e di difficile reperimento nel nostro Paese”.
Fermo restando che i lavoratori non sono pacchetti, numeri o solo “forza lavoro”, ma persone con diritti, quella del governo appare di primo acchito una presa di posizione sensata. Peccato non se ne traggano le dovute conseguenze: non si parla di politiche di accoglienza e di inter-relazione con le comunità locali; di regolarizzazione della immigrazione originariamente irregolare, ma ormai stabile e integrata; di formazione scolastica e professionale; di modifica della legge Bossi-Fini e di quella per accedere alla cittadinanza italiana; di investire risorse e speranze, in un Paese con il più basso tasso di natalità al mondo, sugli oltre 20 mila minori non accompagnati ospitati nel sistema Sai (Sistema accoglienza e integrazione) in carico ai Comuni, e che oggi rischiano di non aver più i mezzi per portarli avanti; non ultimo di favorire i ricongiungimenti familiari, proprio perché crediamo nella famiglia come spazio vitale anche per i lavoratori stranieri.
Abbiamo sempre dichiarato che il Festival è anche un evento politico nella sua accezione più nobile, per la costruzione di comunità sempre più fraterne e accoglienti, plurali e ricche di diversità. La nostra Agenda scritta a più mani, con il contributo del Comitato scientifico, intende offrire ai soggetti pubblici e privati e alle istituzioni una bussola, un orientamento per governare un fenomeno strutturale che si gestisce solo con politiche lungimiranti e stabili nel tempo.
Inoltre le battaglie per i diritti dei migranti misurano la qualità e la tenuta della democrazia e dello stato di diritto (quello sostanziale), che è nato proprio a tutela soprattutto delle persone più fragili. Con preoccupazione stiamo assistendo alla sua lenta erosione, indotta dall’ideologia del “governo forte” che attraversa le democrazie mature e che vorrebbe ridurre alla irrilevanza le autorità sovranazionali, avere una magistratura sempre allineata e Parlamenti ridotti a passacarte e sotto dettatura.
Ma l’aspetto più significativo del Festival è quello culturale, con il coinvolgimento delle Università, delle Migrantes diocesane, dell’associazionismo laico e cattolico, e di tante amministrazioni locali e regionali. Un riferimento costante sono i Messaggi per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, quelli di papa Francesco e ultimo quello di papa Leone: “Migranti, missionari di speranza”.
In questi anni abbiamo narrato le migrazioni come un elemento costituivo della nostra umanità, un tratto quasi esistenziale. Gli uomini e le donne da sempre sono cresciuti sulla strada, le migrazioni da sempre hanno fatto la storia delle comunità. E questo ha comportato contaminazioni culturali e religiose straordinarie. Lo spirito che ha animato le precedenti edizioni è quello che anima la vita dei navigatori più esperti: viaggiano spesso andando di bolina, controvento, praticando lo studio e l’osservazione attenta del presente, senza attardarsi e guardando avanti.
Conoscere per comprendere per l’appunto, modificando i punti di osservazione, le posture, indagando con ostinazione nuove prospettive. Temi come l’educazione interculturale, la libertà religiosa e il dialogo fra le religioni, il valore delle diaspore nel nostro Paese, la presenza creativa dei giovani italiani ormai di seconda e terza generazione, l’Italia delle professioni sempre più “colorate” da persone con background migratorio, sono stati temi sempre presenti in tutte le edizioni.
È questa l’Italia che verrà e che noi testardamente continueremo a raccontare. Il messaggio di Leone XIV ci spinge a proseguire su questo cammino: lo sentiamo molto vicino: “In un mondo oscurato da guerre e ingiustizie, anche lì dove tutto sembra perduto, i migranti e i rifugiati si ergono a messaggeri di speranza”. Essi sono una benedizione, in un tempo in cui sono necessari e urgenti la condivisione e la cooperazione contro ogni forma di chiusura, contro nazionalismi e sovranismi.
“La generalizzata tendenza a curare esclusivamente comunità circoscritte – continua il San to Padre nel suo Messaggio – costituisce una seria minaccia alla condivisione di responsabilità, alla cooperazione multilaterale, alla realizzazione del bene comune e alla solidarietà globale a vantaggio di tutta la famiglia umana”. Papa Leone si rivolge soprattutto alle chiese locali, talvolta irrigidite e appesantite; le sollecita a restare aperte, a mantenere viva la dimensione pellegrina e a contrastare la tentazione di “sedersi”. Comunità per essere “nel mondo” e non per diventare “del mondo”. Un invito alle comunità cristiane che noi pensiamo valga per tutte le comunità locali in cui vive ancora speranza e fiducia nel futuro. (Edo Patriarca - "Migranti Press" 9 2025)
17 Ottobre 2025 - Rom, sinti e camminanti stanno per vivere il loro Giubileo a Roma, proponiamo un articolo di "Migranti Press" su un'esperienza sostenuta dalla Fondazione Migrantes, il "Coro Millecolori" di Scampia (NA).
Il “Coro Millecolori” nasce nel 2019 a Napoli, nel quartiere di Scampia, presso il “Centro Millecolori” delle Suore della Provvidenza. L’idea del progetto, sostenuto dalla Fondazione
Migrantes, è quella di offrire a tutti i bambini e le bambine provenienti da una delle aree più marginali di Napoli – il rione “Lotto P” di Scampia, più il campo rom di Cupa Perillo – un’occasione per scoprire e valorizzare i propri talenti, avviare possibili percorsi di professionalizzazione nell’ambito dell’arte e della bellezza e, soprattutto, effettuare concreti passi di integrazione tra persone di etnie e culture diverse che difficilmente trovano vie di convivenza.
Il Coro intende presentare la musica come via per “umanizzarsi”, conoscere sé stessi e gli altri, crescere nell’armonia e nell’amicizia. La proposta rientra nella “pastorale dei rom” ed è offerta concretamente dalla Rettoria Santa Maria della Speranza, gestita dai Padri Gesuiti, in collaborazione con le Suore della Provvidenza.
I primi passi
Al momento della nascita, grazie alla paziente opera di suor Edoarda Pirò, allora direttrice del Centro, e della prima direttrice corale, Chiara Calastri, il coro riuniva una ventina di bambini, di età compresa tra i 7 e i 10 anni, e ha iniziato cantando un repertorio di brani etnici di tutto il mondo. Il repertorio poi è andato gradualmente evolvendo, passando al gospel afro-americano, fino a brani originali in lingua napoletana, scritti e arrangiati dall’attuale direttore artistico, Ciccio Merolla, insieme alla direttrice corale, Filomena De Rosa.
In poco tempo i bimbi del “Coro Millecolori” sono passati dalle piccole performance nel territorio di Napoli a concerti fuori regione, con tappe a Firenze, Milano e, di recente, a Torino dove, dal 26 al 28 settembre 2025, hanno partecipato a “Babelebàb -Secondo Festival Nazionale dei Cori Interculturali”. Inoltre, il Coro ha nel tempo registrato i propri brani e sta completando il lancio della prima raccolta, in uscita a fine 2025.
È interessante rileggere la genesi, i valori “fondanti”, la storia e lo sviluppo dell’esperienza del coro, attraverso le parole di Chiara Calastri, nel suo report ancora inedito, Voices of Scampia – Coro Millecolori; An Ethnographic Report on Choral Creative Practices in a Neapolitan Marginaliseed Neighbourhood. Scrive Calastri che «il Coro Millecolori mira a rendere l’educazione musicale accessibile a tutti i bambini» e chiarisce che «il progetto concepisce la musica non solo come un’arte, ma anche come ciò che può plasmare il contesto in cui nasce, grazie all’interazione con le principali istituzioni politiche e le strutture di sviluppo socio-economico che operano per la rigenerazione del potenziale del quartiere».
La filosofia educativa che ha sostenuto sin da principio tutta l’attività corale era costituita da tre assi:
Suonare: incontrare l’arte (ear training, analisi dei brani, trascrizione, tecnica).
Esprimersi: incontrare il proprio sé (improvvisare, comporre, arrangiare, interpretare).
Condividere: incontrare l’altro / gli altri (musica d’insieme, esecuzione, performance, registrazione).
Chiara Calastri valuta l’esperienza del primo anno di vita del Coro Millecolori in questo modo: «La scoperta e lo sviluppo di nuovi talenti musicali ha dimostrato come in pochi mesi le famiglie si siano sentite confermate e valorizzate grazie alla scoperta di figli talentuosi. Il riconoscimento del proprio talento è servito ai giovani anche come motivazione per assumersi la responsabilità di sviluppare la propria tecnica. Per quanto riguarda il riconoscimento dei giovani di etnia rom attraverso la musica rom, questo obiettivo è quello che da sempre ha posto una sfida, che ancora attende risposta».
L’evoluzione del coro: un discernimento costante
Inizialmente i bimbi del Coro cantavano brani di diverse tradizioni del mondo, in diverse lingue (inclusi hindi ed ebraico). L’esperienza è stata molto bella, ma c’era un ostacolo fondamentale alla piena rappresentazione dei brani: la difficoltà di comprensione e pronuncia delle lingue, al di là della mera riproduzione del “suono” dell’originale. Pertanto nel 2020 il Coro è passato a un repertorio gospel.
Pur trattandosi sempre di canti in lingua straniera, il gospel era ed è un genere musicale che possiamo definire “il canto degli oppressi”: porta in sé una sensibilità nella quale implicitamente i ragazzi si ritrovavano, riuscendo in questo caso a esprimere con grande naturalezza il significato delle canzoni, cioè la sofferenza dell’uomo che domanda a Dio il senso della vita a fronte di una situazione di povertà, schiavitù e spesso anche di maltrattamento. Nei primi due oltre alle lezioni corali vi erano lezioni di percussioni, chitarra e anche pianoforte.
L’idea era che il coro potesse auto-accompagnarsi con il supporto iniziale di maestri di musica. In questa cornice di evoluzione del Coro, è arrivato come di rettore artistico Ciccio Merolla, musicista afro-napoletano, già percussionista di Pino Daniele. Con il suo arrivo, unitamente alla presenza di Filomena De Rosa, che nel frattempo aveva sostituito Chiara Calastri, è stato possibile a scrivere per il coro dei testi inediti nell’unica lingua che accomunava i giovani nati a Scampia: la lingua napoletana.
I primi brani del nuovo corso del Coro Millecolori sono stati arrangiati e suonati “in casa”, con l’aiuto di musicisti professionisti locali, proponendo ai bimbi di performare cantando coralmente sulla musica suonata live. Nel momento in cui sono arrivati i primi concerti, il risultato è stato entusiasmante.
Tuttavia l’esecuzione dal vivo con una band richiedeva lo spostamento di un organico troppo grande e troppo complesso. Inoltre, superata l’emozione del momento in cui performava, a un ascolto “a freddo” delle registrazioni dei concerti il risultato appariva meno soddisfacente: molti errori, scarsa intonazione, troppa confusione.
Pertanto si è deciso di interrompere la performance live e si è iniziato a comporre i nuovi brani avvalendoci di basi musicali pre-registrate, utilizzando le basi stesse come playback su cui le voci dei bambini potevano cantare dal vivo con grande facilità, con maggiore intonazione e armonia, e senza muovere numerosi musicisti e pesanti strumenti musicali.
L’afro-beat e il rap napoletano
Ciò ha permesso anche di sviluppare in modo più articolato il genere musicale performato dai bambini, con l’introduzione di diversi brani su basi “afro-beat” e con la presenza di parti in “rap napoletano”, il che ha favorito l’attività solistica di alcuni talenti notevoli presenti nel coro.
Il risultato è stato sorprendente, come pure è stata eccellente la pedagogia sottesa a questa nuova formula: imparare divertendosi, divertirsi imparando, sperimentare l’ascolto della propria voce prima su una base completa con anche le voci registrate, e successivamente sulla base solo strumentale.
Inoltre, lungo l’arco di tre anni i bambini, che ora sono dei giovani, del Coro Millecolori hanno fatto ripetutamente l’esperienza dello studio di registrazione, hanno imparato a farsi coraggio per vincere la naturale timidezza e ritrosia al salire sul palco, apprendendo come gestire l’emozione trasformandola in “energia di performance”, fino a introdurre alcuni movimenti del corpo in accompagnamento al canto e alcuni momenti “recitati” di presentazione dei brani, traducendoli dal napoletano all’italiano.
Oggi, dopo sei anni di percorso costante, i giovani coristi sanno offrire uno spettacolo completo, interessante dal punto di vista dei contenuti e della musica, arricchente e piacevole per chi vi partecipa, segno di una eccellente testimonianza che chi vive in contesti di povertà può dire al mondo in musica il proprio desiderio di riscatto e di riuscita sociale, celebrando la bontà dell’animo umano e la gioia nella collaborazione, unite all’amicizia e all’amore per la musica. (Eraldo Cacchione sj, in "Migranti Press" 9 2025)
Un brano - "RISCATTO"
( rit )
c serv n’occasione p c riscatta’
nuij nu vulimm nient sol n’opportunita’
nu vulimm or
nu vulimm argient
simm cuscient e chell ca a music po da
mill pensier nda cap
ma pigliat a capat
quand o cantant a fatt a serenat
(solista)
sacc chell caggia fa
quand sent na bas
piglij a penn ca sta la
e c scriv nata strof
ca si pur nu foss cos
nu m stanc a cancella’
e accumenc natavot
e accumenc natavot a la
stut o telefn p st’incantesim
rep t cresim a zer centesim
sient ca staser e parol so chiu bell
lagg scritt p te
sott a luc e chesta stell
song chest e cos bell ca sta music m ra
song chest e cos bell ca sta music t ra
16 Ottobre 2025 - Sabato 11 ottobre 2025, presso la parrocchia Santa Maria Goretti in Villalba di Guidonia (RM), l’integrazione dei popoli come orizzonte missionario è stato il fulcro della Festa Muinda, (muinda, luce, lampada, in varie lingue del Congo), un incontro organizzato per leggere, commentare e condividere i temi del primo messaggio di papa Leone XIV nell’occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che ha chiaramente unito la questione migratoria all’anelito missionario della Chiesa.
"Questo ottobre missionario - ha detto don Denis Kibangu Malonda, parroco di Santa Maria Goretti e direttore dell'Ufficio MIgrantes di Tivoli - svolgendosi durante il Giubileo 2025, ha avuto una cornice diversa rispetto agli anni precedenti. I migranti della nostra zona hanno espresso un entusiasmo ricco di speranza nel cercare una vita più realizzata, con l’aiuto di Dio, ma anche con il sostegno benevolo dei fratelli che si incontrano qui, in questa terra di accoglienza. Con fede e speranza quindi cercano di superare le situazioni drammatiche di sofferenza che li ha strappati dalla propria terra di origine, per fissare gli occhi alle tante benedizioni che il Signore elargisce concedendo a ciascuno la possibilità di percorrere qualche via di integrazione: casa, lavoro, famiglie nuove con figli e nipoti, etc. Eppure non sono mancate alcune lamentele e difficoltà. Alcuni hanno voluto denunciare il persistere di varie forme di discriminazione: al lavoro, affitti di case, disprezzo in vario modo e anche il razzismo per il colore della pelle. Sono cose che stroncano lo slancio di speranza in molti casi e spengono quella luce che il Vangelo di Cristo accende per realizzare quello che dice il Nostro Sommo Pontefice. Promuovere una “Speranza intesa come promessa di un presente e di un futuro in cui sia riconosciuta la dignità di tutti come figli di Dio”.
15 Ottobre 2025 - La comunità cattolica srilankese di Salerno accoglierà ufficialmente il proprio nuovo cappellano, don Anthony Samy Mathew, durante una Santa Messa che si terrà domenica 19 ottobre alle ore 16 presso la Chiesa dell’Immacolata, in Piazza San Francesco a Salerno.
L’evento, promosso dall’Ufficio Diocesano Migrantes dell’Arcidiocesi Salerno - Campagna - Acerno, rappresenta un momento significativo di incontro e integrazione tra le diverse comunità cattoliche presenti nel territorio.
La celebrazione sarà occasione per rinnovare l’impegno della Chiesa di Salerno nell’accompagnare spiritualmente i fedeli di origine straniera, promuovendo la convivenza e la fraternità tra culture e popoli.
❗ Santa Messa e presentazione di don Anthony Samy Mathew.
📅 Domenica 19 ottobre 2025 – Ore 16.
🎯 Chiesa dell’Immacolata, Piazza San Francesco – Salerno.
13 Ottobre 2025 - 13 Ottobre 2025 - I cosiddetti Decreti Sicurezza, introdotti con l’obiettivo dichiarato di tutelare l’ordine pubblico, hanno inciso in profondità sul tessuto sociale, limitando diritti fondamentali, rafforzando dispositivi di controllo e ampliando le pratiche di trattenimento e rimpatrio. Queste misure hanno acuito la precarietà giuridica delle persone migranti, generato nuove forme di marginalità ed eroso progressivamente lo spazio democratico.
L’incontro "Quale sicurezza con i Decreti Sicurezza?", realizzato in collaborazione con ASGI, Carovane Migranti e Rete torinese contro tutti i CPR (Ufficio Pastorale Migranti – Via Cottolengo, 24 bis – Torino), propone un’analisi critica di queste trasformazioni e intende riflettere sulle possibilità concrete di una resistenza civile e costituzionale, capace di contrastare derive securitarie e riaffermare i principi di giustizia e accoglienza.
Intervengono mons. Giancarlo Perego, Presidente Fondazione Migrantes, Francesca Troise, Presidente Circoscrizione 3 Torino, Rete torinese contro tutti i CPR e Stefano Bleggi, Melting Pot Europa, aderente al Network Against Migrant Detention.
Modera Luca Rondi, giornalista di Altreconomia.
Al termine dell’incontro seguirà una visita guidata della mostra “Randag*-Oltre il pregiudizio” a cura dei volontari Croce Rossa Italiana. È un progetto che intreccia fotografia e poesia per raccontare le storie e le difficoltà delle persone senza dimora, di chi ha lasciato il proprio paese, di chi si trova in condizioni di vulnerabilità. (fonte: festivalaccoglienzatorino.it)
26 Settembre 2025 - Domenica 28 settembre 2025, alle ore 21.00 presso il Teatro Verdi di Sassari (ingresso libero sino a esaurimento posti), in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, la Fondazione Accademia, Casa di Popoli, Culture e Religioni, e l’Arcidiocesi di Sassari, presentano Se il mare sapesse…, un’opera in due atti di Giovanna Dongu, ispirata a Preghiera del mare di Khaled Hosseini.
L’opera prende la forma di una lettera toccante che un padre scrive alla figlia Aurora, in una notte stellata sulla spiaggia, circondato da uomini, donne e bambini che condividono la stessa sorte: la ricerca di un futuro incerto, segnato da speranza e paura.
Il racconto intreccia i ricordi sereni del passato – la fattoria dei nonni, i campi in fiore, le passeggiate familiari – con l’angoscia del presente e l’ignoto del futuro, in una nuova terra percepita come ostile, «dove nessuno ci ha invitato». Ne nasce un contrasto emotivo che mette in luce la vulnerabilità e, al tempo stesso, la forza dell’amore paterno, capace di custodire e trasmettere speranza anche nei momenti più bui.
L’opera richiama esplicitamente la tragedia del piccolo Alan Kurdi, il bambino siriano annegato nel Mediterraneo nel 2015: un’immagine che è diventata simbolo universale del dramma delle migrazioni forzate. La sua storia, qui, si intreccia con quella di tanti altri volti e vite spezzate, dando voce a chi il mare ha inghiottito nel silenzio.
Se in Hosseini i protagonisti sono migranti siriani, in questa rappresentazione sono sardi, scelta che nasce dal desiderio della compositrice di avvicinare ancora di più questa esperienza al proprio popolo, rendendo la narrazione un’esperienza condivisa e profondamente sentita.
Se il mare sapesse… è dedicata a tutti i migranti che hanno perso la vita in mare fuggendo da guerre e persecuzioni. Un’opera che non vuole solo raccontare, ma anche farci riflettere sulla nostra comune umanità, ricordandoci che “tutto questo ci riguarda”.
26 Settembre 2025 - Dal 20 settembre al 5 ottobre 2025 la chiesa di San Vincenzo Martire a Tivoli (RM) ospita la mostra "Pellegrini di Speranza" di Paula Caccavale e Italo Carrarini.
L’esposizione, promossa dalla Diocesi di Tivoli e di Palestrina, con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale di Tivoli, realizzata in partnership con altri soggetti, propone note, installazioni e riflessioni imperniate sull’annuncio della “speranza”, tema centrale della Bolla di Indizione del Giubileo Ordinario dell’Anno 2025 Spes non confundit emanata da papa Francesco il 9 maggio 2024.
Da segnalare, in particolare, tra le istallazioni presenti nella mostra, quella che prende proprio il nome dal testo della Bolla, “Spes non confundit”: si tratta di un’ambientazione con emissioni sonore polifoniche multilingue della lettura integrale del testo papale, realizzata in collaborazione con Francesco Passarelli e con don Denis Kibangu Malonda, direttore diocesano Migrantes di Tivoli e di Palestrina, con sede a Villalba di Guidonia – Montecelio.
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Orari di visita
Feriali: 16.30 – 19.30 | Festivi: 11.00 – 13.00 | 16.30 – 19.30
Orari di emissione dell’installazione sonora SPES NON CONFUNDIT
Feriali: 17.00 – 18.00 – 19.00
Festivi: 11.30 – 12.30 l 17.00 – 18.00 – 19.00
25 Settembre 2025 - In preparazione alla Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, prevista il 5 ottobre, l’ufficio diocesano Migrantes in collaborazione con la Caritas diocesana propongono due momenti di riflessione e condivisione.
Il 26 settembre 2025 alle ore 17, presso Sa Manifattura (viale Regina Elena, 33 a Cagliari) è previsto un incontro al quale parteciperanno la prof.ssa Laura Zanfrini (Università Cattolica del Sacro Cuore) su “La sfida profetica dei nuovi italiani: situazione attuale e prospettiva di speranza”, prof. Fabio Onnis (presidente Confcooperative Cagliari) su “La cooperazione e le cooperative sociali: luogo e opportunità di inclusione e riscatto”. Le conclusioni saranno affidate a mons. Giuseppe Baturi. Coordina i lavori il diacono Enrico Porru, direttore dell’ufficio diocesano Migrantes. Durante l’incontro sarà possibile visitare la mostra “Oltre i muri”.
Il 27 settembre 2025 alle ore 17, presso il Teatro Sant’Eusebio (via Quintino Sella, Cagliari) è in programma la proiezione del film Qualcosa di meraviglioso (Francia, 2019), regia di Pierre-François Martin-Laval. Al termine è prevista la possibilità di interventi e commenti. Coordina il diacono Enrico Porru, direttore dell’ufficio diocesano Migrantes. (fonte: chiesadicagliari.it)
22 Settembre 2025 - Venerdì 26 settembre, alle ore 20:30, nel cortile della cattedrale di Brindisi si terrà la presentazione del progetto "La Porta di Casa", promosso da Caritas diocesana, Ufficio Migrantes e Associazione Migrantes OdV. All'evento, incluso nella più ampia manifestazione "Brindisi, porto di pace e di speranza", seguiranno testimonianze, riflessioni e il concerto del gruppo "Viaggio Popolare", composto dai musicisti Giuseppe Anglano, Luigi Marra, Ippazio Rizzello e Davide Donno.
La Porta di Casa
Il progetto "La Porta di Casa" è stato possibile grazie alla generosità dell'arcivescovo della diocesi di Brindisi-Ostuni, monsignor Giovanni Intini, che ha messo a disposizione un edificio della Curia, con una storia significativa: in passato ha accolto monsignor Angelo Giuseppe Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII, testimoniando così una vocazione all'accoglienza che oggi rinasce. L'immobile riapre le sue porte per accogliere persone migranti che vivono e lavorano stabilmente a Brindisi, e continuerà la sua storia come "Casa Colibrì".
I migranti, missionari di speranza
Come ci ha ricordato papa Francesco nella bolla di indizione del Giubileo 2025, “non potranno mancare segni di speranza nei riguardi dei migranti" affinché le loro attese non siano “vanificate da pregiudizi e chiusure”. Casa Colibrì è la risposta a questo appello ed è, al contempo, un invito a ribaltare la prospettiva, vedendo i migranti stessi come missionari di speranza, così come sottolineato da papa Leone nel messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2025, che i brindisini celebreranno proprio in questa occasione. I migranti non sono solo persone in cerca di salvezza, ma sono portatori di una speranza che rinnova e arricchisce le nostre comunità. La loro tenacia, la loro fede e il loro coraggio li rendono testimoni privilegiati di un futuro migliore, per sé e per noi.
Spiega la direttrice dell'Ufficio Migrantes della diocesi di Brindisi-Ostuni, Sabina Bombacigno: "Brindisi ha il Mediterraneo nel suo DNA. Un crocevia di popoli e culture, dove partenze e arrivi si sono sempre intrecciati, rendendo la speranza un elemento radicato nel suo tessuto sociale. È proprio in questo contesto che nasce il progetto 'La Porta di Casa'. Qui la porta non è un confine, ma un passaggio; non una barriera, ma un'apertura. Con questo progetto, vogliamo affermare che l'accoglienza non è solo un dovere, ma un'autentica opportunità di arricchimento reciproco".
19 Settembre 2025 - Il 24 settembre 2025, alle ore 10.30, presso la Sala Giunta del Comune di Salerno, si terrà la conferenza stampa di presentazione della XVI edizione della Festa dei Popoli, in programma domenica 28 settembre 2025 al Parco Urbano dell’Irno, a partire dalle ore 16.00. Interverrà anche il direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo.
L’evento, ormai appuntamento consolidato nel panorama culturale cittadino, rappresenta un’occasione unica di incontro, dialogo e condivisione tra comunità provenienti da tutto il mondo che vivono a Salerno e in Campania.
Il tema di quest’anno, “Un viaggio di mille miglia”, vuole raccontare le storie di libertà, speranza, amicizia, studio, lavoro, fede e amore che attraversano i percorsi migratori e che trovano nella Festa dei Popoli uno spazio di espressione autentica.
La manifestazione sarà caratterizzata da stand delle comunità etniche partecipanti, spettacoli, testimonianze e attività culturali che daranno voce e colore alla ricchezza delle diverse tradizioni presenti sul nostro territorio.
16 Settembre 2025 - Tutto pronto per la quinta edizione del Festival dell’Accoglienza che torna a Torino dal 16 settembre al 31 ottobre per stimolare una comprensione sempre più profonda e articolata di cosa significhi realmente "accogliere" nel nostro tempo.
La speranza è una radice
Organizzato dalla Pastorale Migranti dell’Arcidiocesi di Torino e dall’Associazione Generazioni Migranti, realizzato con il patrocinio della Città di Torino, della Regione Piemonte, del Comune di Moncalieri e con il sostegno della Fondazione CRT, della Fondazione Compagnia di San Paolo e della Fondazione Migrantes, il programma - presentato questa mattina a Torino - propone oltre 45 giorni di festival e oltre 100 eventi diffusi intorno al tema "La speranza è una radice", per approfondire, attraverso più voci, racconti ed esperienze, i temi della comunità, della mobilità umana e della multiculturalità.
«Il Festival dell’Accoglienza non è solo una rassegna di eventi, ma un laboratorio di futuro: qui le differenze non dividono, ma diventano radici comuni da cui far germogliare speranza e comunità – racconta Sergio Durando, responsabile del Festival – La speranza è la nostra risposta più concreta alle paure del presente. La speranza non cresce da sola: ha bisogno delle mani, delle voci, delle scelte di ciascuno di noi. "La speranza è una radice": sta a noi nutrirla perché diventi albero di vita per tutti. In questo senso il Festival è una bella esperienza di pluralità, un'iniziativa che nasce dal basso, dall’energia di giovani, di famiglie accoglienti, di comunità e associazioni. Il Festival è un invito a non restare spettatori».
Il programma
In occasione della sua quinta edizione, il Festival si apre a nuove collaborazioni, con eventi, realtà e altri importanti festival per parlare e riflettere sul tema dell’accoglienza da diverse prospettive e con un pubblico sempre più ampio e variegato. Al centro dei numerosi appuntamenti non mancheranno le testimonianze di ospiti che hanno vissuto e vivono «l’accoglienza» nel loro quotidiano, quali attivisti, scrittori, giornalisti, filosofi, artisti, ricercatori, docenti e i volontari e le volontarie delle realtà accoglienti torinesi, e non solo. Occasioni di riflessione che saranno legate anche ad alcune date significative quali la Giornata della Memoria e dell’Accoglienza del 3 ottobre – che verrà commemorata con diverse iniziative in tutto il Piemonte – la 111ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato del 4 e 5 ottobre e la Giornata Missionaria Mondiale del 19 ottobre.
Tra gli oltre 100 eventi previsti in calendario, da segnalare in particolare quello di lunedì 13 ottobre alle ore 17.45 (Pastorale Migranti – Via Cottolengo, 24 bis – Torino), dal titolo: "Quale sicurezza con i Decreti Sicurezza?". Realizzato in collaborazione con ASGI, Carovane Migranti e Rete torinese contro tutti i CPR, l’incontro prevede gli interventi di S.E. mons. Giancarlo Perego (presidente della Fondazione Migrantes), Gustavo Zagrebelsky (professore di Diritto costituzionale), Francesca Troise (presidente Circoscrizione 3 Torino, Rete torinese contro tutti i CPR) e Stefano Bleggi (Melting Pot Europa, aderente al Network Against Migrant Detention). Modera Luca Rondi, giornalista di Altreconomia.
L'intervento del direttore generale della Fondazione Migrantes
«La speranza non è un ornamento, non è un sentimento superficiale - ha detto il direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo, nel corso della conferenza stampa di presentazione del Festival -, ma una radice: qualcosa che affonda in profondità, che nutre, che tiene in vita anche quando in superficie sembra esserci solo aridità». Una radice, ha precisato mons. Felicolo, che «dà forza alle nostre comunità, soprattutto quando affrontano la sfida della mobilità umana, insieme alle complesse dinamiche dell’ineguaglianza economica e sociale, alle guerre, alle tanti crisi ambientali».
Il direttore generale della Fondazione Migrantes nel suo intervento ha a lungo citato anche Vittorio Bachelet: «Ci ricorderebbe che questa speranza va tradotta in impegno concreto: politiche giuste, accoglienza dignitosa, percorsi di partecipazione che non chiedano di recidere le radici, ma di piantarle in un terreno nuovo, dove possano portare frutto. La sua vita ci ricorda che la speranza non è passività, ma impegno concreto per il bene comune, anche a costo della propria vita. Bachelet sapeva che la speranza è radice di giustizia: senza di essa, l’azione sociale si riduce a calcolo; con essa, diventa testimonianza».
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15 Settembre 2025 - A partire dal 16 settembre fino al 31 ottobre 2025, a Torino e in Piemonte, 40 giorni e oltre 100 eventi tra incontri e dibattiti, spettacoli teatrali e musicali, laboratori, proiezioni cinematografiche, mostre fotografiche, presentazioni di libri, iniziative dedicate ai giovani, viaggi lungo percorsi di spiritualità.
È il Festival dell’Accoglienza 2025, l’ormai tradizionale appuntamento d’autunno dedicato ai temi della migrazione e della multiculturalità, organizzato dalla Pastorale Migranti dell’Arcidiocesi di Torino e dall’associazione Generazioni Migranti, in collaborazione con Fondazione Migrantes e il sostegno di Fondazione Compagnia di San Paolo e Fondazione Crt.
Martedì 16 settembre alle 10.30, in Sala Colonne di Palazzo Civico (Piazza Palazzo di Città, 1) è in programma la conferenza stampa di presentazione. Intervengono: il card. Roberto Repole, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa; Stefano Lo Russo, sindaco della Città di Torino; Anna Maria Poggi, presidente della Fondazione CRT; Alberto Anfossi, segretario generale della Fondazione Compagnia di San Paolo; mons. Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes; Sergio Durando, responsabile del Festival dell’Accoglienza. Conduce Laura de Donato, giornalista.
Il Festival
Giunto alla quinta edizione, il Festival affronta i temi dell’accoglienza sotto molteplici aspetti e diverse prospettive, attraverso le testimonianze di personaggi che l’hanno vissuta e la vivono nel loro quotidiano: attivisti, scrittori, giornalisti, filosofi, artisti, ricercatori, docenti, volontari e volontarie e non solo. Largo spazio è poi riservato alle cosiddette «storie di frontiera» e alle esperienze di migrazione, con iniziative che coinvolgono altri Comuni piemontesi oltre Torino, tra cui Moncalieri, Pianezza, Piobesi, Chieri, Bra, Asti, Alessandria, Cuneo e Ivrea.
L’edizione 2025 coglie anche l’occasione per festeggiare i cento anni di presenza a Torino della comunità cinese, con due appuntamenti legati alla Festa della Luna, tra fine settembre e inizio ottobre. A proposito di novità in tema di collaborazioni, quest’anno il Festival dell’Accoglienza dà vita a nuove sinergie con realtà che promuovono kermesse in cui si affrontano temi cruciali del nostro tempo, come il Festival della Missione in programma a Torino dal 9 al 12 ottobre: quattro giorni di incontri con ospiti internazionali, arte, musica ecologia integrale intorno al tema il «Volto prossimo».
Non sono invece una novità i viaggi, quest’anno proposti lungo percorsi di spiritualità per andare alla scoperta dei «luoghi dell’infinito», accompagnati da guide d’eccezione: insieme al monaco Enzo Bianchi, sabato 4 ottobre la meta è l’antica Abbazia di Vezzolano, sabato 18 ottobre si va all’Abbazia benedettina di Novalesa fondata nel 726, guidati dal priore Michael Davide Semeraro e, infine, sabato 25 ottobre si affronta la salita alla Sacra di San Michele con lo scrittore Paolo Rumiz e con Maria Chiara Giorda, storica delle religioni. Iniziative, naturalmente, organizzate in occasione della Giornata della Memoria e dell’Accoglienza, della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato e della Giornata Missionaria Mondiale. (fonte: Arcidiocesi di Torino)
[caption id="attachment_64000" align="aligncenter" width="800"] (fonte: Ufficio Migrantes Torino)[/caption]
8 Settembre 2025 - Sabato 6 settembre, la comunità di Lendinara, in provincia di Rovigo, ha vissuto un’intensa mattinata di fede e condivisione in occasione della celebrazione della Cresima, con la partecipazione del vescovo di Adria-Rovigo, mons. Pierantonio Pavanello.
La celebrazione è iniziata alle 10 del mattino, con il ritrovo presso il luna park cittadino, dove si sono radunati fedeli, cresimandi, catechisti e sacerdoti. Da lì è partita una suggestiva processione verso il Santuario della Madonna, guidata dal vescovo Pavanello e da don Luca Boldrin, insieme ai due cresimandi, Adriano Serravalli ed Emiliano Bacchiega, che hanno portato con solennità la croce.
Durante il cammino si è pregato insieme, in un clima di raccoglimento. Giunti alla Porta Santa, è stata recitata una preghiera che ha aperto il cuore dei presenti alla celebrazione: "Maria, Madre del cammino, accompagna noi, fedeli pellegrini e famiglie del luna park tra le luci delle giostre e le fatiche del lavoro quotidiano.
Oggi entriamo nella tua casa con gioia. Accoglici sotto il tuo manto, proteggi i nostri figli, dona forza ai nostri cuori, aiutaci a seminare gioia e portare un po' di speranza nelle strade del mondo. Amen."
La Santa Messa, presieduta da mons. Pavanello, si è svolta in una chiesa affollata, testimoniando la viva partecipazione della comunità. Adriano ed Emiliano, visibilmente emozionati, hanno ricevuto il sacramento della Confermazione, accompagnati da familiari e padrini, in un’atmosfera di grande commozione e festa.
Al termine della celebrazione, Flaviano Ravelli, da tanti anni impegnato nella pastorale delle famiglie "viaggianti", ha letto un messaggio del direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Felicolo, che, pur non potendo essere presente fisicamente, ha voluto far sentire la sua vicinanza spirituale, assicurando ai cresimati e a tutta la comunità un ricordo nella sua preghiera.
Questi ragazzi, figli di famiglie sempre in movimento, in questo anno giubilare, pellegrini di speranza, porteranno sicuramente con sé un grande ricordo e l’amore di una comunità accogliente, che li ha accompagnati in questo importante momento di crescita nella fede.
La giornata si è conclusa tra sorrisi, applausi e fotografie, lasciando nei cuori di tutti un ricordo prezioso di un momento di fede autentica, vissuto in comunione e gioia. (Monica Bergamini)
6 Settembre 2025 - La diocesi di Ugento-S.M. di Leuca, in Salento, celebrerà sul territorio la 111a Giornata mondiale del migrante e del rifugiato il 30 settembre 2025 a Ruffano, presso piazza S. Francesco, a partire dalle ore 19.30. Ricordiamo che quest'anno la Giornata mondiale coincide eccezionalmente con il Giubileo dei migranti, in programma a Roma, il 4-5 ottobre.
Il programma prevede una veglia di preghiera, una mostra fotografica e la piantumazione di un albero con la presenza di migranti che vivono sui nostri territori.
Nella lettera di invito all'iniziativa, don Fabrizio Gallo (ufficio Migrantes delle diocesi) e don Lucio Ciardo (Caritas diocesana), dopo aver offerto alcune di note di commento al tema della Giornata di quest'anno - "Migranti, missionari di speranza" - e al messaggio di papa Leone XIV, hanno spiegato così come la Chiesa locale viva il suo servizio ai fratelli e alle sorelle migranti: "La nostra diocesi di Ugento Santa Maria di Leuca, definita terra di accoglienza per sua natura, ha vissuto anche quest'anno l'importante momento della Carta di Leuca, in cui si è tenuto presente proprio questo tema delle migrazioni come ricchezza da valorizzare".
Ricordando le altre attività e i servizi offerti durante l'anno, i due presbiteri hanno chiarito che non si tratta solo di attività fini a sé stesse, ma segno operati da comunità cristiane chiamate a proporre "uno stile, una mentalità, una cultura dell'accoglienza e della solidarietà che tutti i giorni deve essere alimentata, attraverso un servizio di formazione delle coscienze, per estirpare e sradicare ogni sentimento di egoismo, indifferenza e ostilità verso tanti fratelli e sorelle in cerca di un futuro di pace e serenità, affinché la nostra terra risplenda agli occhi di tutti per ciò che realmente è: terra di pace e accoglienza".
5 Settembre 2025 - È in corso al Teatro dei Differenti di Barga (LU), la Giornata dei toscani nel mondo 2025. Dopo il saluti del sindaco di Barga, Caterina Campani, i lavori dei 4 panel previsti tra mattina e pomeriggio sono stati introdotti dal presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, e dal deputato eletto nella Circoscrizione estero Nord e Centro America, Christian Di Sanzo.
Panel 1 – Le associazioni dei Toscani nel Mondo: tra continuità e innovazione. Prospettive e proposte per la prossima legislatura
Ilaria Del Bianco - presidente dell’Associazione lucchesi nel mondo.
Lucas Del Chierico - Coordinamento associazioni ispanofone dei toscani nel mondo del Sudamerica.
Flavia Sbragia - Coordinamento associazioni lusofone dei toscani nel mondo del Sudamerica.
Paul Amabile - Coordinamento associazioni dei toscani nel mondo di Australia e Sudafrica.
Moderatore: Filippo Giabbani - dirigente del settore Attività internazionali e attrazione degli investimenti della Regione Toscana.
Panel 2 - Toscani nel mondo: le attività sostenute dalla Regione nel 2025 tra cultura, radici e sviluppo condiviso.
Raymond Siebetcheu - professore associato dell’Università per Stranieri di Siena.
Raffaella Mariani - presidente dell’Unione dei Comuni della Garfagnana.
Francesca Guastalli - direttrice del Museo archivio della memoria del Comune di Bagnone.
Panel 3 - Nuove migrazioni toscane: quali politiche per un fenomeno in trasformazione?
Sara Vatteroni - direttrice Fondazione Migrantes Toscana.
Gaia Colombo - sociologa, Università di Pisa.
Marco Bennici - funzionario del Comune di Livorno e coordinatore della Rete ambasciatori livornesi nel mondo.
Luca Barani - referente delegazione territoriale Benelux dell’Associazione ex allievi Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
Panel 4 - Dopo la riforma della cittadinanza: quali diritti per i toscani all'estero. Analisi giuridica e strategie comuni di fronte alla riforma
Maria Chiara Prodi - segretaria generale del Consiglio generale degli italiani all’estero (Cgie).
Fabio Porta - deputato eletto nella Circoscrizione estero America Meridionale.
Christian Di Sanzo - deputato eletto nella Circoscrizione estero Nord e Centro America.
Luigi Scaglione - coordinatore delle Consulte regionali sull’emigrazione.
Mario Puppa - consigliere della Regione Toscana e membro del Consiglio dei Toscani nel Mondo.
In serata, dalle ore 21, dopo il termine dei lavori è previsto un concerto di musica scozzese a cura dell’Associazione lucchesi nel mondo.
4 Settembre 2025 - Domenica 31 agosto 2025 è stata una giornata gioiosa a Selargius (Ca): è nata una nuova comunità cattolica africana di lingua inglese, inaugurata ufficialmente dall'arcivescovo di Cagliari, mons. Giuseppe Baturi. Dopo una solenne processione presso la parrocchia SS. Salvatore, durante la Santa Messa mons. Baturi nella sua omelia ha esortato tutti i presenti a vivere una vita umile incentrata sull'amore. Ha anche incoraggiato i nuovi membri della comunità a costruire la loro fede in Dio con umiltà e a non lasciarsi distrarre da nulla.
L'arcivescovo ha poi presentato ufficialmente p. Raymond C. Ihenetu come cappellano della nuova comunità e ha dato alla cappellania il nome di un santo della Chiesa africana, particolarmente caro al Pontefice, Agostino d'Ippona. Infine, ha benedetto e incaricato i nuovi responsabili della comunità.
Nel suo discorso di ringraziamento, il nuovo cappellano ha ringraziato Dio per le sue grazie e per il dono della Chiesa; l'arcivescovo Baturi per la sua costante cura e attenzione verso la comunità e l'intera arcidiocesi; il parroco, don Vittorio, che ospita la comunità e anche il direttore dell'ufficio Migrantes, il diacono Enrico, per la loro costante presenza e il loro incoraggiamento. Ha inoltre espresso la sua gratitudine a tutti coloro che sono venuti ad assistere all'inaugurazione.
P. Raymond Chidiebere Ihenetu è stato ordinato sacerdote nella diocesi di Orlu nel 2017. Ha studiato filosofia e teologia al seminario maggiore Seat of Wisdom di Owerri, nello Stato di Imo, in Nigeria. È arrivato a Roma il 1° maggio 2025.
2 Settembre 2025 - Nella settimana di preparazione ai festeggiamenti per i Santi Patroni di Brindisi, una città da sempre crocevia di flussi migratori, sarà l’arcivescovo Giovanni Intini, il 4 settembre 2025, a benedire e così a inaugurare ufficialmente "Casa Colibrì", un’iniziativa concreta prevista nel progetto "La Porta di Casa", che nasce dalla collaborazione tra Caritas diocesana, Ufficio diocesano Migrantes e Associazione Migrantes OdV. L'intenzione è rispondere all'emergenza abitativa che tocca persone e famiglie migranti che, nonostante vivano e lavorino stabilmente sul territorio, stentano a trovare una sistemazione dignitosa.
Finanziato in parte con i fondi dell’8x1000 alla Chiesa Cattolica, il progetto ha come obiettivi principali: dare una risposta concreta al bisogno di alloggio, sensibilizzare la comunità civile ed ecclesiale attraverso l'esempio e favorire lo sviluppo di una cittadinanza attiva e inclusiva. L'iniziativa si pone in continuità con la "Casa degli Aquiloni", un'esperienza avviata nel 2017 che ha già dimostrato l'efficacia dell'accoglienza diffusa.
Un gesto simbolico in un luogo storico
Per la realizzazione del progetto, l'arcidiocesi di Brindisi ha messo a disposizione un ampio appartamento in via Giovanni XXIII n. 11, un luogo dal valore storico inestimabile. L'edificio, infatti, era di proprietà di don Augusto Pizzigallo, sacerdote che ospitò in ben due occasioni monsignor Angelo Giuseppe Roncalli, futuro Papa Giovanni XXIII. L’immobile, in disuso da anni, grazie al progetto “La Porta di Casa”, potrà tornare a essere un luogo "vivo" e accogliente.
L’appartamento ospiterà persone migranti che potranno beneficiare di figure educative e di volontari per la realizzazione di percorsi di accompagnamento individualizzati, volti al raggiungimento della piena autonomia. Ma la casa sarà molto più di un semplice alloggio: sarà il cuore pulsante del progetto, un luogo aperto al dialogo e al confronto, dove si svolgeranno attività formative, eventi interculturali e momenti conviviali aperti a tutta la cittadinanza. L'obiettivo è creare una "convivialità delle differenze" per abbattere il pregiudizio e il razzismo, promuovendo il passaggio dal concetto di "noi e loro" a quello di un unico "noi".
"Casa Colibrì": un sogno di chiesa
"Casa Colibrì" è un nome ispirato a un'antica storia africana che narra di un piccolo colibrì che, di fronte a un grande incendio, fa la sua parte trasportando gocce d'acqua nel becco. Il messaggio è chiaro: anche il più piccolo contributo, se unito a quello di altri, può fare una grande differenza.
"La porta aperta è il segno dell'accoglienza di tutti i popoli nel grembo della chiesa madre," ha dichiarato mons. Intini. "Con Casa Colibrì abbiamo voluto aprire una porta per tutti coloro che hanno bisogno di sentire il calore dell’accoglienza. Voglio auspicare che questo sogno diventi il sogno di tanti e un sogno di Chiesa”. (Fonte: Ufficio Migrantes Brindisi-Ostuni)