8 Novembre 2025 - “Essere Chiesa oggi in Svizzera alla luce del nuovo fenomeno migratorio. Opportunità e sfide per una pastorale di comunione e di interculturalità”. Questo il tema del corso di aggiornamento promosso dalle Missioni cattoliche di lingua italiana (Mcli) tenutosi al Seminario vescovile di Bergamo dal 20 al 23 ottobre. In Svizzera vivono 650 mila italiani e circa il 40% della popolazione cattolica elvetica proviene dall’immigrazione, le missioni di lingua italiana sono 42 e vi operano 53 sacerdoti di cui 17 non italiani.
Il corso di aggiornamento 2025 segue quello del 2023 dal titolo “Per un noi sempre più grande. In cammino verso una pastorale interculturale” che stilò il documento finale la “Carta di Capiago” (dalla località vicina a Como dove si svolse) con il quale si volle esprimere un ulteriore segno della disponibilità delle Mcli per un condiviso percorso ecclesiale a partire dal documento “Verso una pastorale interculturale” della Conferenza dei Vescovi svizzeri (Cvs) e della Conferenza centrale cattolica svizzera (Rkz).
Nel soffermarsi su questo percorso il Coordinatore nazionale delle Mcli in Svizzera, don Egidio Todeschini, ha tra l’altro posto alcune domande tra le quali: “Quale sviluppo stanno vivendo le Mcli? Di quale tipo di presenza c’è bisogno? Quale equilibrio tra unità e diversità ovvero tra pastorale separata e pastorale d’insieme?”
Gli interrogativi sono stati ripresi nelle sessioni del convegno e sono stati al centro dei tre gruppi di confronto che hanno concluso i lavori.
Don Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes, ha parlato delle Mcli in Svizzera come “laboratori di interculturalità” aggiungendo che oggi esse sono chiamate ad essere “segno visibile di una comunione che non è uniformità ma sinfonia”.
Isabel Vazquez, direttrice nazionale di Migratio, ha fatto pervenire un contributo su situazione prospettive della pastorale della migrazione in Svizzera illustrando la pubblicazione del “documento strategico” elaborato e approvato da Cvs e Rkz fondato su 14 principi fondamentali e dove si prevedono “nuove forme di pastorale più adatte alle realtà attuali”.
Hanno fatto seguito gli interventi di Urs Brosi, segretario generale Rkz, e Urs Corradini, diacono della diocesi di Basilea e “responsabile personale per preti altre nazioni e culture”. Il primo ha proposta una riflessione su due sfide di fronte alle quali si trova la Chiesa elvetica: gli abusi sessuali e la secolarizzazione. Il secondo ha condiviso la sua esperienza mettendo in rilievo l’impegno per una Chiesa aperta, accogliente, missionaria e ha aggiunto: “Quando soffia il vento del cambiamento alcuni costruiscono muri, altri mulini a vento”.
Sul tema “Chiesa comunione nel contesto sociale ed ecclesiale di oggi” si è soffermato mons. Giancarlo Perego arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente della Fondazione Migrantes. “Comunione e corresponsabilità non sono due realtà che chiudono, ma aprono alla missione. Per questa ragione il Sinodo della Chiesa universale ha tenuto insieme ‘Comunione, partecipazione e missione’”. L’arcivescovo ha quindi richiamato la centralità delle relazioni per un’autentica sinodalità.
A offrire ulteriori elementi di riflessione e di confronto sono state tre testimonianze: la prima della diocesi di Bergamo che, per voce di don Massimo Rizzi, ha presentato diverse iniziative di accoglienza; la seconda di don Gregorio Milone coordinatore di Mcli Germania che ha tra l’altro presentato il documento dei vescovi tedeschi “In cammino verso una Communio interculturale. Linee guida per la cura pastorale in altre lingue e riti” frutto di un ampio coinvolgimento; la terza di don Antonio Serra coordinatore Mcli Gran Bretagna che ha coniato il termine “ecotono” per indicare lo spazio di incontro, di dialogo, di condivisione tra due ecosistemi diversi. Un’immagine che si addice anche alla realtà elvetica.
A raccogliere il senso dei lavori del corso di aggiornamento è stato Salvatore Loiero, teologo, docente all’Università di Salisburgo che si è soffermato sulla teologia dell’ospitalità, una teologia che promuove e valorizza una reciprocità tra l’ospitante e l’ospite. Colui che ospita e colui che è ospitato si incontrano e camminano insieme nella pari dignità battesimale.
I tre gruppi di studio al termine del corso hanno sottolineato che nell’attuale contesto ecclesiale, culturale e sociale svizzero è importante che la dimensione spirituale promuova e sostenga ogni iniziativa pastorale; che l’integrazione non sia assimilazione ma valorizzazione piena delle diversità, che la corresponsabilità ecclesiale sia all’origine ogni processo ecclesiale così che fin dal suo nascere preveda il coinvolgimento di tutti e non solo di alcuni soggetti ecclesiali.
Particolarmente apprezzato il messaggio che del vescovo di Bergamo, mons. Francesco Beschi, che al termine della messa di chiusura del corso ha tra l’altro affermato che anche in un tempo di calo numerico dei sacerdoti ha personalmente deciso di inviare alcuni di loro come missionari in tutto il mondo, Europa compresa. Un messaggio che è stato accolto come incoraggiamento.
Il corso si è posto i sintonia con il cammino sinodale delle Chiese in Italia e con il cammino sinodale della Chiesa tutta e in questo contesto ecclesiale caratterizzato dalla comunione e dalla missione le Mcli hanno compiuto ulteriori passi avanti in due direzioni: essere presenze vive e pastoralmente attive che si pongono con coraggio e profezia di fronte alle sfide del tempo; essere espressioni di una Chiesa sinodale, missionaria, fondata sulle relazioni profonde tra persone e comunità con sensibilità, storie e culture diverse.
In questa prospettiva, fatta di pensieri, discernimento e scelte si colloca per le Mcli in Svizzera l’appello sinodale alla “profezia”. (Paolo Bustaffa)

Don Vitaliano Papais con l’Arcivescovo di Toronto, il cardinal Francis Leo.[/caption]
Mons. Felicolo (a sinistra) a Roubaix per i 100 anni della Missione[/caption]
don Mario Daminato (foto: DDM, Robert Castéra).[/caption]