Primo Piano
Ucraina: trecento euro a ogni profugo accolto
Roma - Prende forma il quadro normativo necessario per sostenere la complessa macchina dell’accoglienza dei profughi in fuga dal conflitto in Ucraina. Ieri il premier Mario Draghi ha firmato il Dpcm su protezione temporanea e assistenza, che recepisce la decisione del Consiglio Ue dello scorso 4 marzo. E nelle stesse ore il capo dipartimento della Protezione civile, Fabrizio Curcio, ha emanato un’ordinanza che dispone contributi economici per i rifugiati che troveranno una sistemazione abitativa autonoma. Finora, secondo i dati del Viminale, ammontano a 75.115 i rifugiati ucraini giunti in Italia: 38.735 donne, 7.158 uomini e 29.222 minori. Ormai gli ingressi si stanno assestando sul migliaio al giorno: ieri sono stati 1.217. Le destinazioni principali restano Milano, Roma, Napoli e Bologna. E la stragrande maggioranza delle persone risulta per ora ospitata da parenti o conoscenti, anche italiani. Nelle scuole italiane, sono già 7mila i bambini e ragazzi ucraini accolti, fa sapere il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, «e il loro numero cresce al ritmo di 180-200 al giorno». Il comitato parlamentare su Schengen ha chiesto alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese di riferire stamani in audizione sulla gestione della macchina dell’accoglienza.
Il Dpcm firmato da Draghi fissa, a partire dal 4 marzo 2022, la decorrenza della protezione temporanea, con durata di un anno. I beneficiari sono le persone sfollate dall’Ucraina a partire dal 24 febbraio 2022, primo giorno dell’attacco russo: non solo i residenti nel Paese, ma anche cittadini di Paesi terzi che beneficiavano di protezione internazionale e i familiari. Il permesso di soggiorno viene rilasciato in Questura e vale un anno, ma può essere prorogato di sei mesi più altri sei, per un massimo di un anno. Cosa consente? L’accesso all’assistenza sanitaria, al mercato del lavoro e allo studio. Ma può essere revocato, anche prima della sua scadenza, se e quando il Consiglio Ue si trovi a decidere la cessazione della protezione temporanea. Il provvedimento consente ai cittadini ucraini già presenti in Italia il ricongiungimento con i propri familiari ancora presenti in Ucraina e prevede inoltre specifiche misure assistenziali.
Chi fa richiesta di protezione temporanea e trova una sistemazione autonoma (una stanza in affitto; un’abitazione) può ricevere «un contributo di sostentamento una tantum, pari a 300 euro mensili pro capite, per la durata massima di tre mesi decorrenti dalla data d’ingresso in Italia». Se ci sono minori, «in favore dell’adulto titolare della tutela legale o affidatario, è riconosciuto un contributo addizionale mensile di 150 euro per ciascun figlio di età inferiore ai 18 anni». Le due disposizioni sono contenute nell’ordinanza firmata dal capo della Protezione Civile Curcio. Chi beneficerà del contributo, si legge nell’atto, non potrà accedere «ad altre forme di assistenza alloggiativa», ma potrà avere i fondi «in un’unica soluzione e in forma cumulativa », anche per due o tre mensilità, qualora i tempi delle domande dovessero prolungarsi oltre i 90 giorni dall’ingresso in Italia. Chi verserà il contributo? Potrà essere erogato in contanti da qualsiasi istituto di credito nel Paese, qualora il beneficiario non abbia un conto corrente: basterà presentare in banca un documento d’identità valido, insieme alla ricevuta del permesso rilasciata dalla questura competente. «Ci sarà chiaramente un sistema di controlli sulla legittimità della richiesta », avverte Curcio. Invece «l’accoglienza diffusa riguarda i Comuni, gli enti del Terzo Settore» fino a un massimo «di 15mila posti». Una volta stabiliti criteri e tariffe massime pro capite al giorno, «passeremo alla valutazione di queste disponibilità e agli accordi attuativi», specifica Curcio.
Se il profugo dovesse trovare un lavoro, l’ordinanza dispone che «il beneficiario può continuare a fruire della misura» solo per «60 giorni». Infine, rispetto alle cure, i profughi ucraini vengono equiparati ai cittadini italiani: avranno un codice fiscale per accedere alle prestazioni sanitarie. E a ogni regione sarà riconosciuto un rimborso forfettario di 1.520 euro a profugo, per un massimo di 100mila persone. «Ci interfacciamo con le reti, ma può esserci la piccola associazione, il nucleo familiare o nuclei di famiglie che decidono di mettersi insieme a soggetti che lo Stato conosce perché sono nei registri del ministero del Lavoro, del Mise, delle prefetture», argomenta Wladimiro Boccali, membro del gabinetto del ministero del Lavoro, appellandosi al «grande senso di responsabilità del Terzo settore». (V. R. Spagnolo)
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Ucraina: il Viminale e la macchina dell’accoglienza
Roma - Al Viminale ieri erano in corso le ultime limature. E forse già oggi, salvo imprevisti, potrebbe essere varato il protocollo con le linee guida relative alle procedure di tutela e accoglienza dei minori non accompagnati fuggiti dall’Ucraina e in arrivo nel nostro Paese. I contenuti del provvedimento potrebbero essere resi noti dal prefetto Francesca Ferrandino, capo dipartimento Immigrazione e commissario per i minori non accompagnati, insieme al capo della Protezione civile Fabrizio Curcio. I meccanismi di protezione e affidamento dei minori soli (per evitare che se ne perdano le tracce o che finiscano in mano a trafficanti o sfruttatori) sono fra i nodi più delicati nella gestione della macchina dell’accoglienza, perché coinvolgono diverse istituzioni, comprese quelle scolastiche e i tribunali dei minori. Al momento, sono circa 300 i bambini e adolescenti arrivati in Italia senza genitori. Ma anche su quelli accompagnati andranno fatte verifiche: alcuni sono arrivati in compagnia di parenti, conoscenti, educatori, rapporti non sempre inquadrabili in forme di tutela legale.
Complessivamente, alla data di ieri, il ministero dell’Interno ha contato 73.898 arrivi dall’inizio del conflitto: 38.068 donne, 6.959 uomini e 28.871 minori. Da 3-4mila arrivi quotidiani, si è scesi a meno di 2mila in media. Le aree urbane di Milano, Bologna, Roma e Napoli contano maggiori presenze. E finora la stragrande maggioranza dei profughi pare aver trovato sistemazione presso parenti, conoscenti o amici italiani, grazie a una comunità, quella ucraina, che in Italia conta 240mila persone. Oltre alle sistemazioni casalinghe, ci sono alcune migliaia di posti messi a disposizione dal Viminale nel circuito dei centri Cas e del sistema Sai. Il governo ha stanziato 428 milioni di euro da destinare all’accoglienza. E l’intenzione è quella – specie se i numeri dovessero crescere – di mettere in campo meccanismi che superino la prima fase di spontaneismo. In attesa del Dpcm di recepimento della direttiva europea che assegna ai profughi in fuga dal conflitto (ucraini, ma anche residenti in quel Paese) un permesso europeo di protezione e soggiorno per un anno, l’esecutivo italiano valuta diversi strumenti, come il contributo di «autonoma sistemazione» (analogo a quello previsto per gli sfollati del sisma del 2016) per compensare i costi di un alloggio. Previsto per un massimo di 60mila persone per una durata di 90 giorni partire dall’ingresso, il contributo mensile – da precisare con un’ordinanza di Protezione civile – potrebbe oscillare tra i 300 e i 350 euro per ogni profugo ucraino adulto, titolare della protezione temporanea, e altri 150 euro per ogni minore. Rispetto all’assistenza diffusa Per quanto riguarda invece l’assistenza diffusa – prevista per 15mila persone – a enti e associazioni del Terzo settore che se ne faranno carico potrebbe essere destinato un importo di 30 euro a persona ospitata. C’è poi la questione scuola (oltre 5mila alunni ucraini sarebbero già stati inseriti nei programmi didattici) e l’assistenza sanitaria, a partire dalla vaccinazione anti Covid.
Da Bruxelles, la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese puntualizza come non sia sul tavolo europeo un meccanismo di 'quote': gli spostamenti dei profughi verso questo o quel Paese restano su base volontaria. «L’Italia associa il principio di solidarietà a quello di responsabilità e farà la sua parte», assicura la ministra. Confidando in prospettiva su interventi di sostegno europei, il governo sta definendo il meccanismo di aiuti economici, da erogare anche tramite i comuni e la Protezione civile. Dal canto suo, il presidente dell’Anci e sindaco di Bari Antonio Decaro, ritiene «urgente definire un protocollo unico che ci permetta di fare ognuno la propria parte». (Vincenzo R. Spagnolo)
Profughi: 10 punti per aiutare gli Stati Ue
Bruxelles - Nessuna quota di ridistribuzione dei profughi ucraini. Piuttosto, si tratterà di creare un «indice» per fotografare la situazione reale di ogni Stato membro, al via inoltre la registrazione di quanti sono arrivati. Dopo una riunione di poco più di tre ore, i ministri dell’Interno dell’Ue, in un Consiglio straordinario, hanno trovato un’intesa su un piano in 10 punti già proposto dalla presidenza di turno francese per creare un miglior coordinamento della gestione dei flussi, i più ingenti dalla fine della Seconda guerra mondiale. Al momento, ha precisato la commissaria europea agli Affari Interni Ylva Johansson, si assiste a una riduzione: circa 58.000 al giorno contro i 200.000 del picco. Comunque, ha precisato la svedese, «ci servono piani di emergenza se la situazione dovesse persino peggiorare in Ucraina». Complessivamente, ha detto la commissaria, nell’Ue sono arrivati 3,8 milioni di profughi dall’Ucraina, della quale «metà sono bambini». Gli altri per lo più donne o anziani. Di questi, 800.000 hanno chiesto l’applicazione della direttiva per la protezione temporanea, attivata a tempo record, una settimana dopo la guerra, dai Ventisette, e che consente ai profughi di restare fino a tre anni nel Paese ospite senza chiedere asilo. Alla vigilia dell’incontro, Varsavia e Berlino, in una lettera comune alla Commissione Europea, avevano chiesto maggiore solidarietà sia nella distribuzione dei profughi, sia nel sostegno finanziario. La Polonia deve ormai fronteggiare oltre due milioni di profughi, ma è stata la Germania (dove ne sono arrivati 270.000) a chiedere una ridistribuzione con quote. Idea respinta da quasi tutti. Molti Paesi dell’Est (Polonia inclusa) anche per il timore di creare un «precedente» per future crisi migratorie. «Non ci serve un sistema di ricollocamenti – ha spiegato il vicepresidente della Commissione Margaritis Schinas – perché le persone che arrivano si ricollocano in qualche modo da sole (gli ucraini sono esentati dal visto e possono restare nell’Ue fino a 90 giorni, ndr). E se ci saranno squilibri, con più persone in alcuni Paesi rispetto ad altri e servirà un sostegno per favorire gli spostamenti, lo faremo attraverso una piattaforma di solidarietà che permetterà la condivisione delle responsabilità tra le famiglie». Una piattaforma già attiva da vari giorni, in cui ogni Stato membro può dichiarare quanti posti è disponibile a mettere a disposizione. Soprattutto, si punta a una migliore informazione dei profughi ucraini. «È importante – ha dichiarato Johansson – incentivare i rifugiati a lasciare la Polonia e cercare di andare anche in altri Paesi, spiegando che avranno un trattamento equivalente. Altrimenti la situazione non sarà sostenibile». Coinvolti anche Paesi terzi come gli Usa, il Canada, il Regno Unito.
Tra i punti principali del «piano», un «indice» per capire quali sono i Paesi sottoposti a maggior pressione. C’è poi una piattaforma Ue, attiva da ieri, destinata a creare, si legge nel comunicato finale, «un approccio centralizzato a livello europeo per la registrazione dei rifugiati ucraini ». Importante è pure la questione dei trasporti di profughi, con un coordinamento europeo di servizi di treni e autobus. Questo anche per evitare il dilagare di ambigue offerte di individui che potrebbero esser legati alla tratta di esseri umani (soprattutto per la prostituzione). Previsto dall’Ue un piano per combattere questa piaga, i Ventisette hanno deciso la mobilitazione della rete Ue per la lotta al crimine organizzato (Empact). La Commissione sta inoltre preparando linee guida per l’accoglienza dei minori non accompagnati. Sul fronte dei finanziamenti, la richiesta di Polonia e Germania di un contributo pari a 1.000 euro a profugo non ha trovato per ora riscontro, la Commissione studierà fondi aggiuntivi. Tra gli altri punti, infine, il sostegno alla Moldavia, non in grado di reggere la pressione di 300.000 profughi. (Giovanni Maria Del Re - Avvenire)