Profughi: 10 punti per aiutare gli Stati Ue

29 Marzo 2022 –

Bruxelles – Nessuna quota di ridistribuzione dei profughi ucraini. Piuttosto, si tratterà di creare un «indice» per fotografare la situazione reale di ogni Stato membro, al via inoltre la registrazione di quanti sono arrivati. Dopo una riunione di poco più di tre ore, i ministri dell’Interno dell’Ue, in un Consiglio straordinario, hanno trovato un’intesa su un piano in 10 punti già proposto dalla presidenza di turno francese per creare un miglior coordinamento della gestione dei flussi, i più ingenti dalla fine della Seconda guerra mondiale. Al momento, ha precisato la commissaria europea agli Affari Interni Ylva Johansson, si assiste a una riduzione: circa 58.000 al giorno contro i 200.000 del picco. Comunque, ha precisato la svedese, «ci servono piani di emergenza se la situazione dovesse persino peggiorare in Ucraina». Complessivamente, ha detto la commissaria, nell’Ue sono arrivati 3,8 milioni di profughi dall’Ucraina, della quale «metà sono bambini». Gli altri per lo più donne o anziani. Di questi, 800.000 hanno chiesto l’applicazione della direttiva per la protezione temporanea, attivata a tempo record, una settimana dopo la guerra, dai Ventisette, e che consente ai profughi di restare fino a tre anni nel Paese ospite senza chiedere asilo. Alla vigilia dell’incontro, Varsavia e Berlino, in una lettera comune alla Commissione Europea, avevano chiesto maggiore solidarietà sia nella distribuzione dei profughi, sia nel sostegno finanziario. La Polonia deve ormai fronteggiare oltre due milioni di profughi, ma è stata la Germania (dove ne sono arrivati 270.000) a chiedere una ridistribuzione con quote. Idea respinta da quasi tutti. Molti Paesi dell’Est (Polonia inclusa) anche per il timore di creare un «precedente» per future crisi migratorie. «Non ci serve un sistema di ricollocamenti – ha spiegato il vicepresidente della Commissione Margaritis Schinas – perché le persone che arrivano si ricollocano in qualche modo da sole (gli ucraini sono esentati dal visto e possono restare nell’Ue fino a 90 giorni, ndr). E se ci saranno squilibri, con più persone in alcuni Paesi rispetto ad altri e servirà un sostegno per favorire gli spostamenti, lo faremo attraverso una piattaforma di solidarietà che permetterà la condivisione delle responsabilità tra le famiglie». Una piattaforma già attiva da vari giorni, in cui ogni Stato membro può dichiarare quanti posti è disponibile a mettere a disposizione. Soprattutto, si punta a una migliore informazione dei profughi ucraini. «È importante – ha dichiarato Johansson – incentivare i rifugiati a lasciare la Polonia e cercare di andare anche in altri Paesi, spiegando che avranno un trattamento equivalente. Altrimenti la situazione non sarà sostenibile». Coinvolti anche Paesi terzi come gli Usa, il Canada, il Regno Unito.

Tra i punti principali del «piano», un «indice» per capire quali sono i Paesi sottoposti a maggior pressione. C’è poi una piattaforma Ue, attiva da ieri, destinata a creare, si legge nel comunicato finale, «un approccio centralizzato a livello europeo per la registrazione dei rifugiati ucraini ». Importante è pure la questione dei trasporti di profughi, con un coordinamento europeo di servizi di treni e autobus. Questo anche per evitare il dilagare di ambigue offerte di individui che potrebbero esser legati alla tratta di esseri umani (soprattutto per la prostituzione). Previsto dall’Ue un piano per combattere questa piaga, i Ventisette hanno deciso la mobilitazione della rete Ue per la lotta al crimine organizzato (Empact). La Commissione sta inoltre preparando linee guida per l’accoglienza dei minori non accompagnati. Sul fronte dei finanziamenti, la richiesta di Polonia e Germania di un contributo pari a 1.000 euro a profugo non ha trovato per ora riscontro, la Commissione studierà fondi aggiuntivi. Tra gli altri punti, infine, il sostegno alla Moldavia, non in grado di reggere la pressione di 300.000 profughi. (Giovanni Maria Del Re – Avvenire)

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