Cei: no a lavoro nero, capolarato e sfruttamento degli immigrati

29 Marzo 2022 – Roma – “La nostra coscienza è interpellata anche da quanti sono impegnati in lavori irregolari o svolti in condizioni non dignitose, a causa di sfruttamento, discriminazioni, caporalato, mancati diritti, ineguaglianze”. Lo scrivono i vescovi italiani nel messaggio per il 1° maggio diffuso questa mattina. “Il grido di questi nuovi poveri – si legge ancora – sale da un ampio scenario di umanità dove sussiste una violenza di natura economica, psicologica e fisica in cui le vittime sono soprattutto gli immigrati, lavoratori invisibili e privi di tutele, e le donne, ostaggi di un sistema che disincentiva la maternità e punisce la gravidanza col licenziamento”. “Un Paese che cerca di risalire positivamente la china della crisi non può fondare la propria crescita economica sul quotidiano sacrificio di vite umane” è il monito dei presuli italiani nel quale fanno presente che “lo scenario che abbiamo davanti è drammatico: nel 2021 sono stati 1.221 i morti (dati Inail), cui si aggiungono quelli ignoti perché avvenuti nelle pieghe del lavoro in nero, un ambito sommerso in cui si moltiplicano inaccettabili tragedie”. “Siamo di fronte a un moderno idolo che continua a pretendere un intollerabile tributo di lacrime”, la denuncia dei vescovi italiani, che fanno notare come “tra i settori più colpiti ci sono l’industria, i servizi, l’edilizia e l’agricoltura”.

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