Primo Piano

CEI: Mons. Savino Vice Presidente per l’Area Sud

25 Maggio 2022 -
Roma - L’Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana ha eletto, questa sera il Vice Presidente per l’Area Sud. Si tratta di mons. Francesco Savino, Vescovo di Cassano all’Jonio.
Nato a Bitonto (Bari) il 13 novembre 1954, entra nel Seminario Regionale di Molfetta dopo aver conseguito la maturità classica al Liceo Classico “C. Sylos” di Bitonto, nel 1973. Ordinato sacerdote il 24 agosto 1978, è nominato vice-parroco della parrocchia San Silvestro-Crocifisso. Il 20 gennaio 1985 è nominato parroco della parrocchia Cristo Re Universale di Bitonto e quattro anni dopo rettore della parrocchia Santuario Santi Medici. Da sempre attento alle fragilità e ai problemi dovuti all’illegalità diffusa e impegnato per l’accoglienza, il 28 febbraio 2015 viene eletto da Papa Francesco Vescovo della Diocesi di Cassano all’Jonio.
A mons. Savino gli auguri di un proficuo lavoro da parte della Fondazione Migrantes.

Educare senza confini: concluso in Senegal il progetto della cooperativa Sophia

25 Maggio 2022 - Roma - “Voi siete il futuro di questo paese: abbiate coraggio! La migrazione è un diritto di tutti, ognuno deve poter scegliere dove vivere. E’ importante però che si emigri in modo regolare, come gli europei che vengono a vivere qui, in Senegal. Voi potete avere tutto quello che desiderate, qui o altrove, ma è importante che abbiate un piano chiaro di quello che volete costruire”.  Lo ha detto l’arcivescovo Benjamin Ndiaye, il 24 maggio a Dakar (Senegal), di fronte a una rappresentanza di 220 studenti e 20 docenti di 10 istituti d’istruzione superiore che hanno partecipato al progetto “Educare Senza Confini” della cooperativa Sophia di Roma e sostenuto coi i contributi dell'8 x 1000 della Chiesa cattolica. Il progetto ha lo scopo di formare i docenti delle scuole di Dakar a diffondere una maggiore consapevolezza del fenomeno migratorio presso gli studenti e le loro famiglie per prevenire rischi della migrazione irregolare, rendendo le scuole africane centri di informazione e prevenzione per i ragazzi che vogliono emigrare. Nel silenzio attento della platea, l’arcivescovo Ndiaye, spende delle parole di incoraggiamento per i giovani e per il progetto di Sophia: curarsi delle sofferenze che i giovani che decidono di partire subiscono durante il viaggio di migrazione e nei paesi stranieri è un tema prioritario a livello pastorale. L’equipe di Sophia ha infatti pensato un evento conclusivo che desse la possibilità agli studenti di esprimersi, di condividere i loro pensieri e i loro desideri. A questo scopo, durante il progetto le classi aderenti erano state guidate nella realizzazione di project work di gruppo. Il lavoro più sorprendente è stato presentato dal liceo Banque Islamique: attraverso una breve opera teatrale gli studenti hanno inscenato i temi più toccanti affrontati grazie ad Educare Senza Confini. Il prof. Diouf, che li aveva guidati, commenta felice: “E’ stato tutto perfetto, gli studenti hanno fatto un lavoro eccellente”. Erik Conte, socio della Cooperativa Sophia in loco per coordinare le attività, è grato perché è certo che le parole del vescovo Ndiaye siano arrivate al cuore degli studenti:  “L’arcivescovo Ndiaye si è fatto prossimo agli studenti, incoraggiandoli a scegliere il loro meglio. Sono sicuro che, grazie alle parole del vescovo e alla formazione sulla migrazione, gli studenti si sentiranno sempre più capaci di decidere e farsi domande sul proprio futuro.”

Papa Francesco: “l’Europa è stata fatta da migranti, ha bisogno dei migranti”

25 Maggio 2022 - Città del Vaticano - “L’Europa è stata fatta da migranti; e oggi per uno sviluppo serio, l’Europa ha bisogno dei migranti”. Ne è convinto Papa Francesco , che ricevendo oggi in udienza una Delegazione del Global Solidarity Fund, dopo aver consegnato ai presenti il discorso preparato per l’occasione, si è rivolto a braccio ai partecipanti all’incontro “C’è un inverno demografico, dove non ci sono i bambini, dove il futuro è ogni volta più stretto”, ha detto aggiungendo: “che venga quella buona gente, ma bisogna integrarla! Integrarla. E per questo ringrazio tanto per quello che voi fate con loro. Non è un’elemosina, no, è la fratellanza”. “Con i migranti, occorre fare questo cammino di integrazione nella società”, ha quindi sottolineato:  “Non è un’opera di beneficenza, con i migranti, lasciarli lì. No. È prenderli e integrarli, con l’educazione, con l’inserimento lavorativo, con tutte queste cose. A me viene in mente la tragedia di Zaventem – questo lo dico spesso – l’aeroporto belga: quella tragedia è stata compiuta da giovani belgi, ma figli di migranti, non integrati, ghettizzati. Perché un migrante non integrato è a metà cammino, è a metà cammino, ed è pericoloso. È pericoloso per lui, poveretto, perché sarà sempre un mendicante. È anche pericoloso per tutti. Integrarsi, non avere i migranti come un sassolino nelle scarpe, che è molesto”. “Ma per capire i migranti, dobbiamo vedere noi stessi”, ha spiegato il Papa: “la maggioranza di noi siamo figli o nipoti di migranti. Tanti! Io sono figlio di migranti. Una volta, uno degli Stati Uniti mi diceva: ‘Ma no, noi non siamo migranti, siamo già radicati qui!’. ‘Non perdere la memoria: voi siete un popolo di migranti, di migranti irlandesi e di migranti italiani".  

Ucraina: accoglienza record nelle scuole e i tutori

25 Maggio 2022 -

Roma - Sono ormai 27mila i piccoli ucraini che stanno frequentando le nostre scuole: «Un fatto importante, c’è l’esigenza di essere una comunità accogliente per questi ragazzi» ha detto ieri la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, che ha illuminato il fenomeno di quelli che invece arrivano senza i genitori.

«Sono 4.500 i minori non accompagnati affidati a parenti con provvedimenti del tribunale finora». Il Piano minori messo a punto dal governo a fine marzo prevede infatti che qualora il minore sia arrivato nel nostro Paese con una zia, una nonna o il direttore dell’istituto in cui era accolto in Ucraina e che questi ultimi non possano dimostrare di essere legalmente responsabili del minore, sia il Tribunale dei minori a provvedere alla nomina del tutore. La maggior parte di loro sono stati affidati proprio ai loro familiari.

Migranti, morti e dispersi in mare. Oim: 629 persone riportate in Libia

25 Maggio 2022 -

Milano - Ennesimo naufragio nel Mediterraneo. L’ultima tragedia (in ordine cronologico) si è consumata davanti alle coste libiche. Una piccola imbarcazione si è ribaltata causando l’annegamento di quattro migranti e la perdita delle tracce di altre tre persone «vicino alla spiaggia di Mellitah », quindi sulla costa occidentale. Lo segnala la pagina Facebook 'Stato Maggiore delle Forze Navali libiche' precisando che il naufragio è avvenuto lunedì e che una motovedetta della Guardia costiera libica è riuscita a salvare 13 persone. La stessa pagina riferisce che, in «nove operazioni» compiute «lungo le coste libiche », i guardacoste sempre lunedì sono «riusciti a salvare 500 persone». Sono stati complessivamente 629 i migranti riportati in Libia la settimana scorsa, tra il 15 e il 21 maggio, mentre cercavano di raggiungere l’Italia. Lo segnala l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) in un tweet che fornisce il consueto bilancio settimanale portando a 6.340 le persone salvate o intercettate al lar- go delle coste libiche quest’anno a fronte delle 32.425 dell’intero 2021.

Gli annegamenti registrati fino al 21 maggio sono invece 129 mentre a 459 ammonta il numero dei dispersi rispetto ai 662 corpi recuperati e alle 891 persone di cui si sono perse le tracce in mare l’anno scorso. Intanto Alarm Phone lancia una richiesta di aiuto: «Siamo in contatto con 100 persone in mare da 24 ore. Il motore si è fermato e soffia un forte vento. Le persone chiedono urgentemente aiuto! Chiediamo alle autorità di lanciare subito un’operazione di ricerca e soccorso! » scrivono su Twitter.

Mentre sono 296 le persone che si trovano ora a bordo della nave Ong Ocean Viking soccorse in diverse operazioni nei giorni passati. «Alcuni tra i sopravvissuti – spiega Sos Mediterranee – sono esausti, dopo 16 ore trascorse in mare».

Sono invece quasi 100 gli arrivi registrati nelle ultime 24 ore in Sardegna dal Nord Africa. Tra lunedì e le prime ore dell’alba di ieri ne sono arrivati 98, tra i quali tre donne e quattro minori. Diversi barchini sono stati intercettati dalle motovedette del Reparto operativo della Guardia di finanza al largo delle coste della Sardegna e sono stati scortati fino in porto a Sant’Antioco. Complessivamente a bordo dei barchini c’erano 73 persone. I migranti sono stati affidati a polizia e carabinieri che li hanno trasferito nel centro di prima accoglienza di Monastir. Nel corso della notte i carabinieri hanno rintracciato prima 12 stranieri che camminavano lungo la statale 195 a Pula. Il barchino utilizzato non è stato recuperato. Poco più tardi sempre i militari dell’Arma hanno rintracciato altri 13 migranti in località 'Su Portu', mentre si allontanavano dalla spiaggia di Chia a Domus de Maria, dove è stato recuperato anche il barchino. Anche questi 25 sono stati accompagnati dai carabinieri fino al centro di prima accoglienza di Monastir. (Daniela Fassini - Avvenire)

 

 

Onu: 100 milioni gli sfollati nel mondo

24 Maggio 2022 -

Roma - Con la guerra in Ucraina, il numero totale di sfollati nel mondo ha raggiunto per la prima volta quota la spaventosa cifra di 100 milioni di persone. Lo hanno reso noto le Nazioni Unite. La cifra «allarmante», ha aggiunto Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, deve scuotere il mondo: «L’unica risposta è la pace e la stabilità».

«Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale l’Europa non aveva mai conosciuto un flusso così rapido di rifugiati», ha sottolineato l’agenzia con sede a Ginevra, precisando che a quel dato si aggiungono circa 8 milioni di sfollati interni all’Ucraina.

Prima dell’invasione russa, nelle regioni sotto il controllo di Kiev vivevano 37 milioni di persone, un dato che esclude la Crimea (Sud) e le regioni dell’Est, la prima annessa da Mosca nel 2014 e le seconde controllate dai separatisti prorussi.

Complimentandosi per «la risposta estremamente positiva della comunità internazionale nei confronti delle persone in fuga dalla guerra in Ucraina», l’Alto commissario Grandi ha auspicato una «mobilitazione simile e necessaria verso tutte le altre crisi in corso nel mondo». Sul versante dell’aiuto umanitario, Grandi ha avvertito che «questi aiuti sono soltanto un palliativo, non un rimedio» e per giunta «presto non basteranno più poiché il sistema è sotto pressione».

L’Alto commissario Onu ha evidenziato che «per invertire la tendenza, le uniche risposte sono la pace e la stabilità, affinché persone innocenti non siano più costrette a scegliere tra il pericolo immediato del conflitto e una fuga».

Migrantes: gli auguri al neo presidente della Cei, il card. Zuppi

24 Maggio 2022 - Roma - La Fondazione Migrantes con il suo Presidente S.E. Mons. Gian Carlo Perego e il direttore generale don Gianni De Robertis esprime gioia per la nomina, da parte di Papa Francesco, di S. Em. il Card. Matteo Maria Zuppi , Arcivescovo di Bologna, a Presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Nell’assicurare al neo Presidente la collaborazione totale e nel formulargli gli auguri più fervidi di buon lavoro la Migrantes ringrazia Papa Francesco per questa nomina. Inoltre la Fondazione ringrazia il S. Em. il Card. Gualtiero Bassetti e S.E. Mons. Stefano Russo che hanno guidato la Conferenza Episcopale Italiana negli ultimi anni e che sono stati molto vicino al tema della mobilità umana e alle nostre iniziative e proposte.

Card. Zuppi: “comunione e missione sono le parole che sento nel cuore”

24 Maggio 2022 -
Fiumicino - “Ringrazio il Signore per la fiducia e ringrazio anche voi per la fiducia”. Queste le prime parole rivolte ai vescovi italiani riuniti in assemblea dal card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, dopo la nomina a presidente della Cei da parte di Papa Francesco. “Sono rimasto colpito dalle parole di Bassetti, comunione e missione”, ha proseguito il cardinale a proposito di un passaggio del discorso del suo predecessore nell’introduzione ai lavori: “Sono le stesse parole che sento nel cuore per questo mandato”, ha aggiunto. “Cercherò di fare del mio meglio, ce la metterò tutta”, ha assicurato. “Restiamo uniti nella sinodalità, nella comunione, nella preghiera”, ha concluso Zuppi: “Grazie a tutti, a presto”.
(Foto Siciliani-Gennari/SIR)
 

CEI: Matteo Maria Zuppi è il nuovo Presidente

24 Maggio 2022 -
 
Roma - Papa Francesco ha nominato il card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana. A dare l’annuncio ai Vescovi è stato il Card. Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, che ha dato lettura della comunicazione del Papa e. Nella mattinata di martedì 24 maggio, i Vescovi riuniti per la loro 76ª Assemblea Generale hanno proceduto all’elezione della terna per la nomina del Presidente.
Il Cardinale Matteo Maria Zuppi nasce a Roma l’11 ottobre 1955, quinto di sei figli. Nel 1973, studente al liceo Virgilio, conosce Andrea Riccardi, il fondatore di Sant’Egidio, iniziando a frequentare la Comunità e collaborando alle attività al servizio degli ultimi da essa promosse: dalle scuole popolari per i bambini emarginati delle baraccopoli romane, alle iniziative per anziani soli e non autosufficienti, per gli immigrati e i senza fissa dimora, i malati terminali e i nomadi, i disabili e i tossicodipendenti, i carcerati e le vittime dei conflitti; da quelle ecumeniche per l’unità tra i cristiani a quelle per il dialogo interreligioso, concretizzatesi negli Incontri di Assisi. A ventidue anni, dopo la laurea in Lettere e Filosofia all’Università La Sapienza, con una tesi in Storia del cristianesimo, entra nel seminario della diocesi suburbicaria di Palestrina, seguendo i corsi di preparazione al sacerdozio alla Pontificia Università Lateranense, dove consegue il baccellierato in Teologia.
Ordinato presbitero per il clero di Palestrina il 9 maggio 1981 dal Vescovo Renato Spallanzani, subito dopo viene nominato vicario del parroco della Basilica romana di Santa Maria in Trastevere, Monsignor Vincenzo Paglia, succedendogli nel 2000 per dieci anni. Incardinato a Roma il 15 novembre 1988, dal 1983 al 2012 è anche rettore della chiesa di Santa Croce alla Lungara e membro del consiglio presbiterale diocesano dal 1995 al 2012. Nel secondo quinquennio come parroco a Trastevere, dal 2005 al 2010, è prefetto della terza prefettura di Roma e dal 2000 al 2012 assistente ecclesiastico generale della Comunità di Sant’Egidio, per conto della quale è stato mediatore in Mozambico nel processo che porta alla pace dopo oltre diciassette anni di sanguinosa guerra civile.
Nel 2010 viene chiamato a guidare la parrocchia dei Santi Simone e Giuda Taddeo a Torre Angela, nella periferia orientale della città; e nel 2011 è prefetto della diciassettesima prefettura di Roma. Poco dopo, il 31 gennaio 2012 Benedetto XVI lo nomina Vescovo titolare di Villanova e Ausiliare di Roma (per il Settore Centro). Riceve l’ordinazione episcopale il successivo 14 aprile per le mani dell’allora Cardinale Vicario Agostino Vallini e sceglie come motto Gaudium Domini fortitudo vestra.
Il 27 ottobre 2015 Papa Francesco lo nomina alla sede metropolitana di Bologna e il 5 ottobre 2019 lo crea Cardinale con il Titolo di Sant’Egidio. È Membro del Dicastro per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e dell’Ufficio dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica.

Genova: parte progetto di Helpcode per i profughi

24 Maggio 2022 -

Roma - Sostenere bambine e bambini, ragazze e ragazzi ucraini rifugiati, nel loro inserimento sociale e scolastico; supportare le loro famiglie nel percorso di integrazione sul territorio di Genova; ma anche, parallelamente, sensibilizzare e accompagnare la comunità locale nell’accoglienza dei nuclei familiari provenienti dall’Ucraina. Sono gli obiettivi del progetto “Pace – Percorsi di accoglienza comunitaria nei contesti educativi”, che Helpcode promuove sul territorio genovese, dove sono circa 3.000 le persone accolte fino a oggi, per un totale di 262 nuclei familiari, inclusi 332 minori. Il progetto coprirà tre settimane (fino al 10 giugno) nell’Istituto comprensivo Teglia, a Genova. Le attività proseguiranno anche dopo la chiusura dell’anno scolastico, attraverso i centri estivi che l’organizzazione realizza. I centri estivi accoglieranno laboratori ludicoeducativi messi in campo dagli operatori di Helpcode e saranno gratuiti per tutti i bambini ucraini rifugiati. Gli interventi degli operatori di Helpcode si concentrano sulla dimensione ludica ed espressiva, fornendo una prospettiva di educazione non formale complementare a quella dell’istituzione scolastica. Il progetto “Pace” prevede una serie di attività pensate per tutti i target di beneficiari: bambini in età scolare, ragazzi, genitori.

Momento clou del progetto sono le “Giornate accoglienti”, un incontro per la reciproca conoscenza e la realizzazione di attività condivise tra le famiglie rifugiate e la cittadinanza del territorio.

GMCS: saper ascoltare la vita degli altri: di qui passa un nuovo annuncio

24 Maggio 2022 -

Roma - Ascoltate, è l’invito del Papa, ascoltate in profondità. Aprite le orecchie prima di aprire la bocca; farete un’esperienza capace di catturarvi a tal punto che l’ascolto vi sazierà, e scoprirete di non avere più molto di davvero importante da dire. L’ascolto è al centro del Messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali numero 56, in calendario domenica prossima. Profeti, apostoli, padri della Chiesa, lo stesso Gesù invitano innanzitutto ad ascoltare, e ad ascoltare con il cuore prima che con le orecchie. Le riflessioni del Papa sono tutte pertinenti, ma a noi spetta compiere un passo oltre, per riconoscere come il materialismo abbia, per primo, compreso quanto sia importante ascoltare.

Mentre tutti ci affannavamo a cercare le 'parole giuste' per comunicare, per annunciare il Vangelo, per convincere, il Mercato ascoltava, lui sì, in profondità. Individuava le paure e i desideri più reconditi e li tramutava in merce. Lo stesso ascolto faceva questa triste fine: gli ascolti, l’audience, stabiliscono il destino di una trasmissione, di un prodotto, di tutto: dall’uomo di spettacolo al politico. Monetizzato, il dono dell’ascolto si tramuta in audience. I like altro non sono che un diverso nome dell’ascolto al soldo del Mercato. E triste sarebbe cadere nel tranello, e decretare il 'successo' di questa o quella esperienza di Chiesa sulla base degli 'ascolti'.

A volte sentiamo uomini e donne di Chiesa lamentarsi di un mondo che 'non ci ascolta'. Cattivo, questo mondo sordo alle nostre parole alate. Ma il mondo, forse, potrebbe allo stesso modo, lamentarsi di una Chiesa che 'non mi ascolta'. Chi ascolta chi? Com’è possibile un dialogo tra chi anela a essere ascoltato, ma non sa o non vuole ascoltare?

C’è chi ritiene che l’ascolto sia superfluo perché 'basta la Parola di Dio'... come se Dio non fosse il Dio dell’ascolto, un autentico fuoriclasse nell’arte di ascoltare. E c’è soprattutto chi investe enormi energie nell’affinare tecniche ed escogitare trucchi al fine di farsi ascoltare, senza dedicare un centesimo delle stesse energie nell’arte dell’ascolto. Siamo sulla stessa lunghezza d’onda dell’amore. Desideriamo immensamente essere amati ed elaboriamo strategie complesse per renderci amabili. Ma sui modi migliori, autentici e liberanti di amare investiamo molto di meno. Sorge il sospetto che ascolto e amore vadano a braccetto. Che ascolto sarà mai quello di persone per le quali non nutriamo alcun interesse? Persone che riteniamo non abbiano niente di importante da dire perché troppo vuote, troppo diverse, troppo lontane? Persone che ci sono indifferenti, indegne di ascolto?

C’è anche chi considera l’ascolto come un semplice strumento in funzione dell’annuncio della Parola di Dio: in sé, l’ascolto non avrebbe valore. E mentre distrattamente ascolta, la mente già elabora strategie comunicative per conquistare persone o situazioni. Niente di più sbagliato. In realtà l’ascolto è già di per sé un atto ecclesiale. È annuncio del Vangelo. Lo è, se ascoltiamo come Gesù ascoltava ieri e ascolterebbe oggi. L’apostolo, laico o presbìtero, è chiamato a prolungare la presenza di Gesù quaggiù. A replicarne i gesti, le parole e... i silenzi. Ascoltare come farebbe Gesù è già un modo di annunciare il Vangelo. Chi si sente ascoltato, ma sul serio, avverte l’amore di chi lo ascolta. Quell’amore è l’amore di Gesù che lentamente si deposita sull’anima e la libera. Ascoltiamo, dunque, senza troppo preoccuparci di trovare subito le 'parole giuste'. L’ascolto può essere rumorosissimo più di mille parole. (Umbero Folena).

 

Card. Bassetti:: “Chiesa sa disturbare i governanti”

24 Maggio 2022 -
Fiumicino - "Se la Chiesa si fa davvero inondare dallo Spirito può diventare anche la coscienza critica della società e subirne quindi l’ostilità”. Ne è convinto il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, che nell’introduzione alla 76ma Assemblea dei vescovi italiani ha esortato, questa mattina, così i suoi confratelli: “Pur nella piena distinzione dei ruoli, anche noi Pastori non manchiamo di far sentire la nostra voce, quando riteniamo che siano minacciate le persone, soprattutto le più deboli”. “In questo preciso momento sono tante e delicate le questioni su cui la politica è chiamata a decidere, come il coinvolgimento del nostro Paese nella guerra in corso in Ucraina, l’applicazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il sostegno economico alle famiglie e alle imprese, la questione del Mezzogiorno, l’ambiente, l’immigrazione, il fine vita”. “Una Chiesa in ascolto dello Spirito è anche una Chiesa che, quando necessario - ha detto il porporato - sa disturbare i governanti, chiedendo di tenere alto il livello della discussione, di uscire dalle logiche esclusivamente economiche e di mettere al primo posto la dignità della persona, di ogni persona”. Il Card. Bassetti ha quindi citato l'accoglienza degli ucraini nelle diocesi italiane: 11mila persone in 148 diocesi con 5000 minori.

“Casa mia è il paradiso”: vite di migranti di ritorno

24 Maggio 2022 -

Niamey - Jules non ha timore ad affermarlo: 29 anni di età e di mestiere calciatore. Jules, lascia nel suo Camerun due figlie e la loro madre per andare a scoprire altri terreni di gioco più appetibili. Non riesce a passare però l’Algeria e lì si ferma per un paio d’anni lavorando a cottimo nei cantieri di Oran e in quelli della capitale. Arrestato per strada dalla polizia è mandato a Tamarrasset e poi espulso alla frontiera col Niger. Raggiunge la capitale grazie al buon cuore di un camionista che commercia cipolle da esportazione. Dell’avventura in Algeria e del viaggio ricorda soprattutto la violenza e il razzismo. Arriva alla conclusione che solo a «casa sua c’è il paradiso». Paul, anche lui originario del Camerun: 19 anni di età e di mestiere è, a sua volta, calciatore. Sogna l’Europa e l’Italia in particolare. Dopo aver giocato nella vicina Guinea Equatoriale, pensava di poter spiccare il salto continentale. Ha lavorato per qualche mese a Tripoli, in Libia, per poi essere arrestato, detenuto e picchiato, come migliaia di altri migranti, in un campo tenuto da libici. Ha continuato a rifiutarsi di chiamare per telefono la sua famiglia per chiedere i soldi del riscatto e, per grazia divina – dice lui – è riuscito a scappare dall’inferno. Compie il viaggio a ritroso verso il Niger e, nell’attesa del ritorno al comune Paese d’origine si conosce con Jules e, assieme, giocano i supplementari. Darius, liberiano di nascita, ha conosciuto l’esilio in Ghana per dieci anni, assieme a migliaia di compatrioti. Tornato al suo Paese riparte e la vita diventa una cartina geografica che si sposta a seconda delle circostanze del momento. Opera il balzo migratorio in Senegal e poi in Mauritania per arrivare in Marocco. Infine, si ritrova suo malgrado in Algeria e da lì, come tradizione, viene deportato e poi espulso, spinto oltre la frontiera col Niger. Lui e la sua compagna Esther, originaria della Sierra Leone, che voleva raggiungere la Spagna e aveva pagato il solito 'passeur', si erano incontrati in Mauritania. Avevano fatto credere alla donna che quell’altro lembo d’Africa era la Spagna promessa... Vedendo le persone piuttosto bianche di pelle e ben vestite nella capitale Nouakchott lei per qualche momento lo aveva anche creduto. Finché, Darius, incontrato perché comprava i pesci che lei aveva cominciato a vendere su una spiaggia, le aveva spiegato dove si trovava in realtà. Entrambi a Niamey, in attesa del ritorno in Liberia, hanno messo al mondo un figlio in Algeria, l’hanno chiamato Emmanuel, 'Dio dom noi'. Dio viaggia con loro, perché il paradiso non è lontano. (Mauro Armanino - Avvenire)

Italiani in Gran Bretagna: le Missioni Cattoliche Italiane su Radio Mater

23 Maggio 2022 -

Milano - Domani, martedì 24 maggio 2022, andrà in onda l’ottava puntata de «Gli italiani nel mondo. E la Chiesa con loro». La trasmissione - in diretta su Radio Mater dalle ore 17.30 alle ore 18.30, l’ultimo martedì di ogni mese - presenta alcune Missioni cattoliche italiane, soprattutto europee. Esse, sono animate da circa 700 operatori (laici/laiche consacrati e non, sacerdoti diocesani e religiosi, suore).  Lo spazio radiofonico di maggio ospiterà - collegato da Londra - don Antonio Serra, delegato della Comunità cattolica italiana in Inghilterra e Galles; Chiara Aletti, collaboratrice in una parrocchia inglese; Salvatore La Barbera, nominato dalla diocesi, cappellano laico in una scuola cattolica. Dialogheranno con Massimo Pavanello, sacerdote della diocesi di Milano, ideatore e conduttore della rubrica. La trasmissione si avvale della consulenza della Fondazione Migrantes. 

Radio Mater si può ascoltare - in Italia - attraverso la radio (sia in Fm sia in Dab) o la televisione (Digitale terrestre - Canale 403). In tutto il mondo, scaricando all’indirizzo internet https://www.radiomater.org/it/streaming.htm

Migrantes Roma: torna la Festa dei Popoli

23 Maggio 2022 -
Roma - All’inizio era un momento di incontro conviviale tra i religiosi stranieri della Capitale, nella parrocchia del Santissimo Redentore a Val Melaina. Poi è cresciuta tanto da arrivare a piazza San Giovanni in Laterano, con il giardino davanti alla basilica pieno di stand e bandiere. Il prossimo fine settimana, dopo due anni di sospensione a causa della pandemia, torna la Festa dei Popoli e cambia di nuovo volto, trasformandosi in un evento diffuso in tutta la città, dislocato nelle diverse prefetture in cui è suddiviso il territorio diocesano. Ma il cuore e gli obiettivi di questa manifestazione, organizzata dall’Ufficio Migrantes della diocesi di Roma, rimangono gli stessi: «Favorire la conoscenza tra i fedeli sul territorio e l’incontro tra sacerdoti e cappellani», come sottolinea il vescovo Benoni Ambarus, delegato diocesano per la Carità e per i Migranti. Lo ribadisce anche il direttore dell’Ufficio Migrantes, monsignor Pierpaolo Felicolo: «Riprendiamo dopo due anni e ribadiamo il concetto che sta dietro a questa Festa, cioè promuovere la preghiera e l’incontro rispettando la ricchezza della diversità. Fedeli al messaggio di Papa Francesco di quest’anno, vogliamo costruire il futuro con i migranti e con i rifugiati, nei luoghi dove vivono, insieme».
Sabato 28 e domenica 29 maggio, dunque, in tantissime parrocchie romane verranno celebrate Messe con le comunità etniche, con canti e preghiere in diverse lingue, a cui spesso seguiranno momenti di condivisione, con musica e degustazione di piatti tipici. Il cardinale vicario Angelo De Donatis celebrerà a Santa Maria Regina Pacis a Ostia Lido sabato alle 19, mentre il vescovo Ambarus sarà lo stesso giorno a Santa Emerenziana alle 18.30 e domenica 29 al Santissimo Redentore alle 11.30. Nella parrocchia dei Santi XII Apostoli la celebrazione per la Festa dei Popoli sarà presieduta dal vescovo Daniele Libanori, il 29 alle 18.30; il vescovo Guerino Di Tora celebrerà a Sant’Atanasio sabato alle 18.30; mentre il vescovo Dario Gervasi a Nostra Signora di Lourdes a Tor Marancia, sempre il 28 alle 18.30. Ancora, sabato alle 18, nel Santuario della Madonna del Divino Amore presiederà la Messa il cardinale Enrico Feroci; a Sant’Antonio da Padova, il 28 alle 18.30, ci sarà invece il vicario generale dei Padri Rogazionisti, padre José Maria Ezpeleta.
«A Roma, su quasi seicentomila stranieri, circa la metà sono cristiani – riprende monsignor Ambarus, originario della Romania –. È una città cosmopolita, e prenderne consapevolezza come Chiesa di Roma significa rafforzare la nostra vocazione universale». Questo è il senso del tema scelto per la Festa dei Popoli 2022, “Uniti nella stessa fede”. «La struttura del contesto sociale ed ecclesiale in cui viviamo, particolarmente accentuata nella nostra città – riflette don Pietro Guerini, vicedirettore dell’Ufficio Migrantes diocesano –, è profondamente multiculturale in ragione della compresenza di etnie, di tradizioni e forme culturali differenti. Vivere l’unità, in nome della fede comune, è compito specifico della Chiesa all’interno di questo contesto». Celebrare la Messa con le comunità etniche in tante parrocchie diocesane vuole dire «vivere un momento prezioso, fondato sull’ascolto reciproco e comunitario – aggiunge –, per rendere grazie e lodare il Signore per la varietà delle persone e delle culture che arricchiscono la nostra Chiesa, con spirito marcatamente sinodale».
A Roma sono circa 120 le comunità etniche con i centri pastorali sparsi sul territorio diocesano, con una quarantina di preti responsabili a cui si associano preti studenti per celebrazioni sul territorio e per aiuto concreto nella catechesi e nell’accompagnamento spirituale. I più numerosi sono i filippini, che contano circa 43mila fedeli e sono presenti in più di 60 comunità nella diocesi; seguono i latinoamericani, con 12 centri nazionali. Ci sono poi comunità meno numerose ma molto attive e vivaci, come quella Ucraina, che negli ultimi mesi si è data da fare per l’accoglienza dei profughi e per mandare aiuti a chi è rimasto nel Paese.

Migranti a Casablanca

23 Maggio 2022 - Casablanca - Da quasi un mese mi trovo alla parrocchia Notre Dame de Lourdes di Casablanca (Marocco). Una chiesa immensa, vetrate magnifiche da cattedrale francese, una grotta di Lourdes di fronte, a grandezza naturale. Alla domenica si riempie di... qualche europeo e centinaia di cristiani da tutta l'Africa dell' ovest: Benin, Togo, Guinea, Senegal, Burkina, residenti a Casablanca. Ma notte e giorno, come un flusso continuo, arriva un'umanità in cammino: giovani migranti subsahariani. Hanno in testa un sogno: l'Europa. A volte, adolescenti, hanno rubato in casa i soldi ai genitori, mettendosi in viaggio per una vera, inimmaginabile via crucis tra Mali, Niger, Algeria e Marocco. Così dura, triste e umiliante che, interrogati su questo, spesso non aprono bocca! Vivo con altri 3 preti: Antoine francese, Roger, Centrafrica, André camerunese. Inoltre, con noi vivono in canonica 11 giovani migranti subsahariani (i 2 miei vicini di camera hanno la tubercolosi), altri 9 in un abitato adiacente. Sono da proteggere, appena possono, ripartono. Alcuni sono malati, altri feriti. Altri ancora arrivano notte e giorno alla parrocchia, a piedi nudi. Vicino alla stazione di Casablanca ce ne sono centinaia, stendendosi di notte su un pezzo di cartone. Il lunedì e venerdì mattinata li vedi arrivare qui a frotte per la colazione, a volte grattandosi dappertutto per le punture di insetti notturni. Prepariamo velocemente duecento lunghe "baguettes" francesi con sardine, margarina e caffelatte. Le altre mattine vengono alla nostra Caritas per vestiti, consulenze, medicinali. Spesso c é da accompagnarli all'ospedale per ore e ore, pagando loro ogni esame e visita. L'altro giorno ho accompagnato Mamadou, della Guinea, con il bacino fratturato, perché caduto alla frontiera. Siamo partiti al pronto soccorso alle 10, e ritornati a casa alle 23.00, pagando radiografie, ecografia e scanner. Dó sempre il mio passaporto come prestanome, perché loro sono spesso privi di ogni documento. Nei prossimi giorni avró altri da accompagnare, non risparmiando nè tempo, nè denaro... "Umanizzare l'emigrazione! " é la formula che ci ripete spesso per incoraggiarci père Antoine, il parroco, vicario generale della Diocesi. Una dozzina di bravi giovani subsahariani siamo riusciti a dirottarli alla scuola di mestieri Don Bosco di Kenitra, con una borsa di studio... per restare in Marocco, altri ad iscriverli gratuitamente all' Istituto Cervantes per lo spagnolo, o all'Institut Francais... "L emigrazione é come l'erba cattiva, sospira Alhassane, 18 anni, piú la tagli, più resiste!" Poi, ti confessa che da noi in parrocchia vive "come in un'oasi, fuori é l 'inferno!" Ed é ció che lo aspetta, per davvero. Perché si intestardisce ad arrivare in Europa, costi quel che costi... sperando nella "chance" come la chiamano loro. Un colpo di fortuna. Abbiamo ora il progetto di offrire almeno una doccia calda, un kit sanitario, un buon pasto a tutti quelli che sbarcano qui in parrocchia, di notte o di giorno... Allora, se qualche briciola della vostra tavola - un aiuto anche piccolo, - fosse per noi, sarà per noi un'immensa gioia. Con questa umanità, giovani pieni di speranza e di disperazione, vi diciamo un grazie di cuore e anche una preghiera. Sí, alla nostra grotta di Lourdes, a Casablanca. Dove pure i musulmani vengono a pregare, accendendovi una candela. La fede é una luce per tutti. Soprattutto per chi sa aiutare l'altro a vivere. O a sopravvivere... (P. Renato Zilio)

Sarà Santo mons. Giovanni Battista Scalabrini

23 Maggio 2022 - Città del Vaticano - Papa Francesco ha approvato i voti favorevoli della Sessione ordinaria dei cardinali e vescovi per la canonizzazione del beato Giovanni Battista Scalabrini, vescovo di Piacenza e fondatore della Congregazione dei Missionari di San Carlo e della Congregazione delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo, nato a Fino Mornasco (Italia) l’8 luglio 1839 e morto il 1° giugno 1895 a Piacenza (Italia), e ha deciso di convocare un Concistoro, che riguarderà anche la canonizzazione del Beato Artemide Zatti, medico salesiano, emigrato in Argentina con i genitori, che dedicò la sua vita a curare la gente della Patagonia.  Sarà una festa per la famiglia dei missionari scalabriniani che proprio quest'anno stanno celebrando l'anno scalabriniano per i 25 anni della beatificazione del vescovo piacentino. I missionari e le missionarie sono oggi diverse centinaia e particolarmente estesa è la rete di servizi in diversi Paesi del mondo. Il Concistoro annunciato dal Papa, per il quale non c'è una data, riguarderà anche la canonizzazione di Artemide Zatti. Anche per lui si tratta di storia dei migranti. “Nel ringraziare il Santo Padre per questo dono e nel gioire che il nostro Fondatore sia riconosciuto come modello da imitare, ci sentiamo ancor più responsabilizzati nel tener vivo il carisma che egli ci ha trasmesso e nel dedicarci al servizio della fraternità, dove le persone non siano cacciate dalla violenza e dalla guerra, non siano scartate perché ridondanti al sistema, ma apprezzate e valorizzate nella loro unicità e diversità”, scrivono padre Leonir Chiarello, superiore generale dei Missionari di San Carlo (Scalabriniani), suor Neusa de Fatima Mariano, superiora generale delle Suore missionarie di San Carlo (Scalabriniane), e Regina Widmann, responsabile generale delle Missionarie secolari scalabriniane, in una lettera in cui danno “con grande gioia” a tutti i loro missionari sparsi nel mondo la notizia. Nella lettera, i responsabili degli scalabriniani invitano ogni comunità “a comunicare ai migranti che in Scalabrini hanno un padre e un patrono a cui rivolgersi nelle difficoltà perché impetri la protezione di Dio che volge il suo sguardo di predilezione sui piccoli e gli emarginati”. “Conosciamo quanto i migranti, i rifugiati, i marittimi e tutte le persone coinvolte nella mobilità umana stiano a cuore al Santo Padre. Molte volte egli ha additato alla Chiesa e alla società il dovere di accoglierli, proteggerli, promuovere le loro condizioni di vita e valorizzare il loro contributo alla convivenza comune. Nel proclamare Giovanni Battista Scalabrini santo, Papa Francesco vuole additare alla Chiesa il modello di un vescovo che non solo si è dato completamente al bene del suo popolo, ma ha allargato il suo cuore alle sorelle e ai fratelli che la vita aveva portato lontano da casa”.  

Papa Francesco: “chiediamo la pace per i responsabili delle nazioni”

23 Maggio 2022 -
Città del Vaticano - “Signore, dammi la tua pace, dammi lo Spirito Santo”. È la preghiera che il Papa ha chiesto di recitare, al termine del Regina Caeli di ieri, al quale hanno partecipato – secondo la Gendarmeria Vaticana – 25mila persone. “E chiediamolo anche per chi vive accanto a noi, per chi incontriamo ogni giorno, e per i responsabili delle nazioni”, l’appello di Francesco, che ha ricordato come Gesù “ci vuole miti, aperti, disponibili all’ascolto, capaci di disinnescare le contese e di tessere concordia. Questo è testimoniare Gesù e vale più di mille parole e di tante prediche. La testimonianza di pace”. “Chiediamoci se, nei luoghi dove viviamo, noi discepoli di Gesù ci comportiamo così”, l’esortazione del Papa: “Allentiamo le tensioni, spegniamo i conflitti? Siamo anche noi in attrito con qualcuno, sempre pronti a reagire, a esplodere, o sappiamo rispondere con la non violenza, sappiamo rispondere con gesti e parole di pace? Come reagisco io? Ognuno se lo domandi”. “Certo, questa mitezza non è facile: quanta fatica si fa, ad ogni livello, a disinnescare i conflitti!”, ha ammesso Francesco, secondo il quale è lo Spirito Santo “che disarma il cuore e lo riempie di serenità. È Lui, lo Spirito Santo, che scioglie le rigidità e spegne le tentazioni di aggredire gli altri. È Lui, lo Spirito Santo, a ricordarci che accanto a noi ci sono fratelli e sorelle, non ostacoli e avversari. È Lui, lo Spirito Santo, che ci dà la forza di perdonare, di ricominciare, di ripartire, perché con le nostre forze non possiamo. Ed è con Lui, con lo Spirito Santo, che si diventa uomini e donne di pace”. “Nessun peccato, nessun fallimento, nessun rancore deve scoraggiarci dal domandare con insistenza il dono dello Spirito Santo che ci dà la pace”, il monito del Papa: “Più sentiamo che il cuore è agitato, più avvertiamo dentro di noi nervosismo, insofferenza, rabbia, più dobbiamo chiedere al Signore lo Spirito della pace. Impariamo a dire ogni giorno: ‘Signore, dammi la tua pace, dammi lo Spirito Santo’”.

Vi lascio la Pace

23 Maggio 2022 - Città del Vaticano - In questa domenica le letture ci portano già un anticipo della Pentecoste, ovvero del dono dello Spirito. Gesù è ancora con i suoi nella sala dell’ultima cena e Giovanni, nel suo Vangelo, ricorda le parole con le quali il Signore annuncia un tempo futuro in cui “se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremmo a lui e prenderemo dimora presso di lui”. Ai dodici dice che non rimarranno soli – “vado e tornerò da voi” – ma anche perché con loro ci sarà sempre lo Spirito Santo, il Paraclito, che li sosterrà: Paraclito, ovvero colui che si pone accanto. La meta cui tendere è Gerusalemme, la città celeste, descritta con grande cura nell’Apocalisse. Un pellegrinare fatto di essenzialità: la parola da osservare e custodire, il dono dello Spirito Santo e la pace donata dal Signore che vince ogni paura. Città con le sue dodici porte aperte a coloro che accoglieranno la parola del Signore, e si lasceranno cambiare dallo Spirito. Proprio la pace – “vi lascio la pace, vi do la mia pace” – è il tema che Francesco pone in evidenza nelle parole che precedono la recita del Regina caeli. Tema centrale insieme a quell’amare “gli uni gli altri come io ho amato voi”; un Dio che si fa mendicante, diceva padre Davide Maria Turoldo, mendicante d’amore. Una pace che è negata in tanti luoghi come in Ucraina, nello Yemen; abbiamo bisogno della pace che non è quella del mondo, ma dono di Dio, sorretta dalla speranza, perché nel nostro pellegrinare non mancano rischi, pericoli, ostilità e scelte coraggiose da assumere. Gesù si rivolge e saluta i suoi discepoli – siamo ancora nei discorsi dell’addio – con parole “di affetto e serenità”, dice Papa Francesco, “in un momento tutt’altro che sereno. Giuda è uscito per tradirlo, Pietro sta per rinnegarlo, e quasi tutti per abbandonarlo: il Signore lo sa, eppure non rimprovera, non usa parole severe, non fa discorsi duri”. “Vi lascio la pace”. Una pace “che viene dal suo cuore mite, abitato dalla fiducia”; una pace che “ha in sé” perché “non si può dare pace se non si è in pace”. Per Gesù la mitezza è possibile anche nel momento più difficile, così il Papa, ai presenti in piazza San Pietro, ma anche a tutti noi, chiede “se, nei luoghi dove viviamo, noi discepoli di Gesù ci comportiamo così: allentiamo le tensioni, spegniamo i conflitti? Siamo anche noi in attrito con qualcuno, sempre pronti a reagire, a esplodere, o sappiamo rispondere con la non violenza, sappiamo rispondere con gesti e parole di pace?”. “Vi do la mia pace”. Non è facile questa mitezza; difficile, faticoso poi disinnescare i conflitti, rispondere “con la non violenza” con “gesti e parole di pace”. Per questo ci serve un aiuto: “la pace, che è impegno nostro, è prima di tutto dono di Dio”, La sua pace “è lo Spirito Santo, lo stesso Spirito di Gesù”, afferma Papa Francesco; “è la presenza di Dio in noi, è la forza di pace di Dio”, che “disarma il cuore e lo riempie di serenità”, che “scioglie le rigidità e spegne le tentazioni di aggredire gli altri”, e ci ricorda che accanto a noi “ci sono fratelli e sorelle, non ostacoli e avversari”. E è sempre lui che “ci dà la forza di perdonare, di ricominciare, di ripartire, perché con le nostre forze non possiamo. È con lui, con lo Spirito Santo, che si diventa uomini e donne di pace”. Non cita il Papa la guerra in Ucraina come ha fatto dall’inizio del conflitto, lo scorso 24 febbraio; ma il suo messaggio è molto più di un appello alla fine del conflitto, è invito a ritrovare la strada del dialogo, del rispetto dell’altro, della pacifica convivenza tra popoli; messaggio che è anche risposta a quanti hanno giustificato l’invasione russa. Così nelle parole conclusive prima della preghiera mariana chiede Francesco di pregare: “Signore dammi la tua pace, dammi lo Spirito Santo”. Chiediamolo, dice, “per chi vive accanto a noi, per chi incontriamo ogni giorno, e per i responsabili delle nazioni”. Nel dopo Regina caeli un pensiero alla Cina “seguo con attenzione e partecipazione la vita e le vicende di fedeli e pastori”; chiede che la chiesa possa vivere “in libertà e tranquillità”, per offrire “un positivo contributo al progresso spirituale e materiale della società. E un saluto ai partecipanti alla manifestazione “Scegliamo la vita”, che è dono di Dio. (Fabio Zavattaro - Sir)

Mci in Europa: su Radio Mater la testimonianza dell’Inghilterra

20 Maggio 2022 -
Roma - Martedì 24 maggio 2022, andrà in onda la nona puntata de «Gli italiani nel mondo. E la Chiesa con loro».  La trasmissione - in diretta su Radio Mater dalle ore 17.30 alle ore 18.30, l’ultimo martedì di ogni mese - presenta alcune Missioni cattoliche italiane, soprattutto europee. Esse, sono animate da circa 700 operatori (laici/laiche consacrati e non, sacerdoti diocesani e religiosi, suore).
Lo spazio radiofonico di maggio ospiterà - collegato da Londra - don Antonio Serra, delegato della Comunità cattolica italiana in Inghilterra e Galles. Dialogherà con Massimo Pavanello, sacerdote della diocesi di Milano, ideatore e conduttore della rubrica. La trasmissione si avvale della consulenza della Fondazione Migrantes.
Radio Mater si può ascoltare - in Italia - attraverso la radio (sia in Fm sia in Dab) o la televisione (Digitale terrestre - Canale 403) e in internet sul sito di Radio Mater.