Primo Piano
Educare senza confini: concluso in Senegal il progetto della cooperativa Sophia
Papa Francesco: “l’Europa è stata fatta da migranti, ha bisogno dei migranti”
Ucraina: accoglienza record nelle scuole e i tutori
Roma - Sono ormai 27mila i piccoli ucraini che stanno frequentando le nostre scuole: «Un fatto importante, c’è l’esigenza di essere una comunità accogliente per questi ragazzi» ha detto ieri la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, che ha illuminato il fenomeno di quelli che invece arrivano senza i genitori.
«Sono 4.500 i minori non accompagnati affidati a parenti con provvedimenti del tribunale finora». Il Piano minori messo a punto dal governo a fine marzo prevede infatti che qualora il minore sia arrivato nel nostro Paese con una zia, una nonna o il direttore dell’istituto in cui era accolto in Ucraina e che questi ultimi non possano dimostrare di essere legalmente responsabili del minore, sia il Tribunale dei minori a provvedere alla nomina del tutore. La maggior parte di loro sono stati affidati proprio ai loro familiari.
Migranti, morti e dispersi in mare. Oim: 629 persone riportate in Libia
Milano - Ennesimo naufragio nel Mediterraneo. L’ultima tragedia (in ordine cronologico) si è consumata davanti alle coste libiche. Una piccola imbarcazione si è ribaltata causando l’annegamento di quattro migranti e la perdita delle tracce di altre tre persone «vicino alla spiaggia di Mellitah », quindi sulla costa occidentale. Lo segnala la pagina Facebook 'Stato Maggiore delle Forze Navali libiche' precisando che il naufragio è avvenuto lunedì e che una motovedetta della Guardia costiera libica è riuscita a salvare 13 persone. La stessa pagina riferisce che, in «nove operazioni» compiute «lungo le coste libiche », i guardacoste sempre lunedì sono «riusciti a salvare 500 persone». Sono stati complessivamente 629 i migranti riportati in Libia la settimana scorsa, tra il 15 e il 21 maggio, mentre cercavano di raggiungere l’Italia. Lo segnala l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) in un tweet che fornisce il consueto bilancio settimanale portando a 6.340 le persone salvate o intercettate al lar- go delle coste libiche quest’anno a fronte delle 32.425 dell’intero 2021.
Gli annegamenti registrati fino al 21 maggio sono invece 129 mentre a 459 ammonta il numero dei dispersi rispetto ai 662 corpi recuperati e alle 891 persone di cui si sono perse le tracce in mare l’anno scorso. Intanto Alarm Phone lancia una richiesta di aiuto: «Siamo in contatto con 100 persone in mare da 24 ore. Il motore si è fermato e soffia un forte vento. Le persone chiedono urgentemente aiuto! Chiediamo alle autorità di lanciare subito un’operazione di ricerca e soccorso! » scrivono su Twitter.
Mentre sono 296 le persone che si trovano ora a bordo della nave Ong Ocean Viking soccorse in diverse operazioni nei giorni passati. «Alcuni tra i sopravvissuti – spiega Sos Mediterranee – sono esausti, dopo 16 ore trascorse in mare».
Sono invece quasi 100 gli arrivi registrati nelle ultime 24 ore in Sardegna dal Nord Africa. Tra lunedì e le prime ore dell’alba di ieri ne sono arrivati 98, tra i quali tre donne e quattro minori. Diversi barchini sono stati intercettati dalle motovedette del Reparto operativo della Guardia di finanza al largo delle coste della Sardegna e sono stati scortati fino in porto a Sant’Antioco. Complessivamente a bordo dei barchini c’erano 73 persone. I migranti sono stati affidati a polizia e carabinieri che li hanno trasferito nel centro di prima accoglienza di Monastir. Nel corso della notte i carabinieri hanno rintracciato prima 12 stranieri che camminavano lungo la statale 195 a Pula. Il barchino utilizzato non è stato recuperato. Poco più tardi sempre i militari dell’Arma hanno rintracciato altri 13 migranti in località 'Su Portu', mentre si allontanavano dalla spiaggia di Chia a Domus de Maria, dove è stato recuperato anche il barchino. Anche questi 25 sono stati accompagnati dai carabinieri fino al centro di prima accoglienza di Monastir. (Daniela Fassini - Avvenire)
Onu: 100 milioni gli sfollati nel mondo
Roma - Con la guerra in Ucraina, il numero totale di sfollati nel mondo ha raggiunto per la prima volta quota la spaventosa cifra di 100 milioni di persone. Lo hanno reso noto le Nazioni Unite. La cifra «allarmante», ha aggiunto Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, deve scuotere il mondo: «L’unica risposta è la pace e la stabilità».
«Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale l’Europa non aveva mai conosciuto un flusso così rapido di rifugiati», ha sottolineato l’agenzia con sede a Ginevra, precisando che a quel dato si aggiungono circa 8 milioni di sfollati interni all’Ucraina.
Prima dell’invasione russa, nelle regioni sotto il controllo di Kiev vivevano 37 milioni di persone, un dato che esclude la Crimea (Sud) e le regioni dell’Est, la prima annessa da Mosca nel 2014 e le seconde controllate dai separatisti prorussi.
Complimentandosi per «la risposta estremamente positiva della comunità internazionale nei confronti delle persone in fuga dalla guerra in Ucraina», l’Alto commissario Grandi ha auspicato una «mobilitazione simile e necessaria verso tutte le altre crisi in corso nel mondo». Sul versante dell’aiuto umanitario, Grandi ha avvertito che «questi aiuti sono soltanto un palliativo, non un rimedio» e per giunta «presto non basteranno più poiché il sistema è sotto pressione».
L’Alto commissario Onu ha evidenziato che «per invertire la tendenza, le uniche risposte sono la pace e la stabilità, affinché persone innocenti non siano più costrette a scegliere tra il pericolo immediato del conflitto e una fuga».
Migrantes: gli auguri al neo presidente della Cei, il card. Zuppi
Card. Zuppi: “comunione e missione sono le parole che sento nel cuore”

CEI: Matteo Maria Zuppi è il nuovo Presidente
Genova: parte progetto di Helpcode per i profughi
Roma - Sostenere bambine e bambini, ragazze e ragazzi ucraini rifugiati, nel loro inserimento sociale e scolastico; supportare le loro famiglie nel percorso di integrazione sul territorio di Genova; ma anche, parallelamente, sensibilizzare e accompagnare la comunità locale nell’accoglienza dei nuclei familiari provenienti dall’Ucraina. Sono gli obiettivi del progetto “Pace – Percorsi di accoglienza comunitaria nei contesti educativi”, che Helpcode promuove sul territorio genovese, dove sono circa 3.000 le persone accolte fino a oggi, per un totale di 262 nuclei familiari, inclusi 332 minori. Il progetto coprirà tre settimane (fino al 10 giugno) nell’Istituto comprensivo Teglia, a Genova. Le attività proseguiranno anche dopo la chiusura dell’anno scolastico, attraverso i centri estivi che l’organizzazione realizza. I centri estivi accoglieranno laboratori ludicoeducativi messi in campo dagli operatori di Helpcode e saranno gratuiti per tutti i bambini ucraini rifugiati. Gli interventi degli operatori di Helpcode si concentrano sulla dimensione ludica ed espressiva, fornendo una prospettiva di educazione non formale complementare a quella dell’istituzione scolastica. Il progetto “Pace” prevede una serie di attività pensate per tutti i target di beneficiari: bambini in età scolare, ragazzi, genitori.
Momento clou del progetto sono le “Giornate accoglienti”, un incontro per la reciproca conoscenza e la realizzazione di attività condivise tra le famiglie rifugiate e la cittadinanza del territorio.
GMCS: saper ascoltare la vita degli altri: di qui passa un nuovo annuncio
Roma - Ascoltate, è l’invito del Papa, ascoltate in profondità. Aprite le orecchie prima di aprire la bocca; farete un’esperienza capace di catturarvi a tal punto che l’ascolto vi sazierà, e scoprirete di non avere più molto di davvero importante da dire. L’ascolto è al centro del Messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali numero 56, in calendario domenica prossima. Profeti, apostoli, padri della Chiesa, lo stesso Gesù invitano innanzitutto ad ascoltare, e ad ascoltare con il cuore prima che con le orecchie. Le riflessioni del Papa sono tutte pertinenti, ma a noi spetta compiere un passo oltre, per riconoscere come il materialismo abbia, per primo, compreso quanto sia importante ascoltare.
Mentre tutti ci affannavamo a cercare le 'parole giuste' per comunicare, per annunciare il Vangelo, per convincere, il Mercato ascoltava, lui sì, in profondità. Individuava le paure e i desideri più reconditi e li tramutava in merce. Lo stesso ascolto faceva questa triste fine: gli ascolti, l’audience, stabiliscono il destino di una trasmissione, di un prodotto, di tutto: dall’uomo di spettacolo al politico. Monetizzato, il dono dell’ascolto si tramuta in audience. I like altro non sono che un diverso nome dell’ascolto al soldo del Mercato. E triste sarebbe cadere nel tranello, e decretare il 'successo' di questa o quella esperienza di Chiesa sulla base degli 'ascolti'.
A volte sentiamo uomini e donne di Chiesa lamentarsi di un mondo che 'non ci ascolta'. Cattivo, questo mondo sordo alle nostre parole alate. Ma il mondo, forse, potrebbe allo stesso modo, lamentarsi di una Chiesa che 'non mi ascolta'. Chi ascolta chi? Com’è possibile un dialogo tra chi anela a essere ascoltato, ma non sa o non vuole ascoltare?
C’è chi ritiene che l’ascolto sia superfluo perché 'basta la Parola di Dio'... come se Dio non fosse il Dio dell’ascolto, un autentico fuoriclasse nell’arte di ascoltare. E c’è soprattutto chi investe enormi energie nell’affinare tecniche ed escogitare trucchi al fine di farsi ascoltare, senza dedicare un centesimo delle stesse energie nell’arte dell’ascolto. Siamo sulla stessa lunghezza d’onda dell’amore. Desideriamo immensamente essere amati ed elaboriamo strategie complesse per renderci amabili. Ma sui modi migliori, autentici e liberanti di amare investiamo molto di meno. Sorge il sospetto che ascolto e amore vadano a braccetto. Che ascolto sarà mai quello di persone per le quali non nutriamo alcun interesse? Persone che riteniamo non abbiano niente di importante da dire perché troppo vuote, troppo diverse, troppo lontane? Persone che ci sono indifferenti, indegne di ascolto?
C’è anche chi considera l’ascolto come un semplice strumento in funzione dell’annuncio della Parola di Dio: in sé, l’ascolto non avrebbe valore. E mentre distrattamente ascolta, la mente già elabora strategie comunicative per conquistare persone o situazioni. Niente di più sbagliato. In realtà l’ascolto è già di per sé un atto ecclesiale. È annuncio del Vangelo. Lo è, se ascoltiamo come Gesù ascoltava ieri e ascolterebbe oggi. L’apostolo, laico o presbìtero, è chiamato a prolungare la presenza di Gesù quaggiù. A replicarne i gesti, le parole e... i silenzi. Ascoltare come farebbe Gesù è già un modo di annunciare il Vangelo. Chi si sente ascoltato, ma sul serio, avverte l’amore di chi lo ascolta. Quell’amore è l’amore di Gesù che lentamente si deposita sull’anima e la libera. Ascoltiamo, dunque, senza troppo preoccuparci di trovare subito le 'parole giuste'. L’ascolto può essere rumorosissimo più di mille parole. (Umbero Folena).
Card. Bassetti:: “Chiesa sa disturbare i governanti”
“Casa mia è il paradiso”: vite di migranti di ritorno
Niamey - Jules non ha timore ad affermarlo: 29 anni di età e di mestiere calciatore. Jules, lascia nel suo Camerun due figlie e la loro madre per andare a scoprire altri terreni di gioco più appetibili. Non riesce a passare però l’Algeria e lì si ferma per un paio d’anni lavorando a cottimo nei cantieri di Oran e in quelli della capitale. Arrestato per strada dalla polizia è mandato a Tamarrasset e poi espulso alla frontiera col Niger. Raggiunge la capitale grazie al buon cuore di un camionista che commercia cipolle da esportazione. Dell’avventura in Algeria e del viaggio ricorda soprattutto la violenza e il razzismo. Arriva alla conclusione che solo a «casa sua c’è il paradiso». Paul, anche lui originario del Camerun: 19 anni di età e di mestiere è, a sua volta, calciatore. Sogna l’Europa e l’Italia in particolare. Dopo aver giocato nella vicina Guinea Equatoriale, pensava di poter spiccare il salto continentale. Ha lavorato per qualche mese a Tripoli, in Libia, per poi essere arrestato, detenuto e picchiato, come migliaia di altri migranti, in un campo tenuto da libici. Ha continuato a rifiutarsi di chiamare per telefono la sua famiglia per chiedere i soldi del riscatto e, per grazia divina – dice lui – è riuscito a scappare dall’inferno. Compie il viaggio a ritroso verso il Niger e, nell’attesa del ritorno al comune Paese d’origine si conosce con Jules e, assieme, giocano i supplementari. Darius, liberiano di nascita, ha conosciuto l’esilio in Ghana per dieci anni, assieme a migliaia di compatrioti. Tornato al suo Paese riparte e la vita diventa una cartina geografica che si sposta a seconda delle circostanze del momento. Opera il balzo migratorio in Senegal e poi in Mauritania per arrivare in Marocco. Infine, si ritrova suo malgrado in Algeria e da lì, come tradizione, viene deportato e poi espulso, spinto oltre la frontiera col Niger. Lui e la sua compagna Esther, originaria della Sierra Leone, che voleva raggiungere la Spagna e aveva pagato il solito 'passeur', si erano incontrati in Mauritania. Avevano fatto credere alla donna che quell’altro lembo d’Africa era la Spagna promessa... Vedendo le persone piuttosto bianche di pelle e ben vestite nella capitale Nouakchott lei per qualche momento lo aveva anche creduto. Finché, Darius, incontrato perché comprava i pesci che lei aveva cominciato a vendere su una spiaggia, le aveva spiegato dove si trovava in realtà. Entrambi a Niamey, in attesa del ritorno in Liberia, hanno messo al mondo un figlio in Algeria, l’hanno chiamato Emmanuel, 'Dio dom noi'. Dio viaggia con loro, perché il paradiso non è lontano. (Mauro Armanino - Avvenire)
Italiani in Gran Bretagna: le Missioni Cattoliche Italiane su Radio Mater
Milano - Domani, martedì 24 maggio 2022, andrà in onda l’ottava puntata de «Gli italiani nel mondo. E la Chiesa con loro». La trasmissione - in diretta su Radio Mater dalle ore 17.30 alle ore 18.30, l’ultimo martedì di ogni mese - presenta alcune Missioni cattoliche italiane, soprattutto europee. Esse, sono animate da circa 700 operatori (laici/laiche consacrati e non, sacerdoti diocesani e religiosi, suore). Lo spazio radiofonico di maggio ospiterà - collegato da Londra - don Antonio Serra, delegato della Comunità cattolica italiana in Inghilterra e Galles; Chiara Aletti, collaboratrice in una parrocchia inglese; Salvatore La Barbera, nominato dalla diocesi, cappellano laico in una scuola cattolica. Dialogheranno con Massimo Pavanello, sacerdote della diocesi di Milano, ideatore e conduttore della rubrica. La trasmissione si avvale della consulenza della Fondazione Migrantes.
Radio Mater si può ascoltare - in Italia - attraverso la radio (sia in Fm sia in Dab) o la televisione (Digitale terrestre - Canale 403). In tutto il mondo, scaricando all’indirizzo internet https://www.radiomater.org/it/streaming.htm