Tag: Lampedusa

Leone XIV alla gente di Lampedusa: opponiamo “alla globalizzazione dell’impotenza una cultura della riconciliazione”

12 Settembre 2025 - In un videomessaggio registrato in occasione della proposta di candidatura dei “Gesti di accoglienza” di Lampedusa a Patrimonio immateriale dell’Unesco, papa Leone XIV ha voluto ringraziare la gente dell'isola per il ruolo svolto in questi decenni di migrazioni, definendo l’isola “porta d’Europa” e sottolineando che "ciò ha richiesto alla vostra comunità un enorme impegno di accoglienza, che dal cuore del Mediterraneo vi ha portati nel cuore della Chiesa", che  rappresenta “un patrimonio immateriale, ma reale”. Il Pontefice ha lanciato un forte allarme: "Davanti all’ingiustizia e al dolore innocente siamo più consapevoli, ma rischiamo di stare fermi, silenziosi e tristi, vinti dalla sensazione che non ci sia niente da fare. Invece no: la storia è devastata dai prepotenti, ma è salvata dagli umili, dai giusti, dai martiri”. Un tema che era anche nel cuore del discorso rivolto dal Papa ai partecipanti al Meeting sulla fraternità umana. Da qui l’appello: “Come alla globalizzazione dell’indifferenza papa Francesco oppose la cultura dell’incontro, così vorrei che oggi, insieme, iniziassimo a opporre alla globalizzazione dell’impotenza una cultura della riconciliazione. Servono gesti di riconciliazione e politiche di riconciliazione”. Leone XIV ha poi spiegato il legame con l'invito fatto tante volte dal suo predecessore: "Riconciliarsi è un modo particolare di incontrarsi. Oggi dobbiamo incontrarci curando le nostre ferite, perdonandoci il male che abbiamo fatto e anche quello che non abbiamo fatto, ma di cui portiamo gli effetti. Tanta paura, tanti pregiudizi, grandi muri anche invisibili ci sono tra noi e tra i nostri popoli, come conseguenze di una storia ferita. Il male si trasmette da una generazione all’altra, da una comunità all’altra. Ma anche il bene si trasmette e sa essere più forte!". https://youtu.be/jmKwpXpZUbs?si=jRdBQWpUAQAcJ7fu

A Porto Empedocle le salme dei due bimbi ghanesi morti di stenti in mare. L’appello di don Aldo Sciabbarrasi

20 Maggio 2025 - Non è certamente la prima volta, purtroppo, che il molo di Porto Empedocle accoglie i corpi senza vita di chi tenta la traversata del Mediterraneo. Questa volta c'erano quattro bare, due di esse bianche. Sono quelle dei bambini ghanesi morti per fame, sete e ustioni durante la traversata verso Lampedusa tra il 7 e il 10 maggio scorso. Di fronte a loro anche le due madri disperate, insieme a rappresentanti delle istituzioni religiose, civili e militari. Le salme sono state poi affidate ai comuni per la sepoltura. I due bambini riposeranno nel cimitero di Favara. I due uomini saranno sepolti a Ribera e a Calamonaci. "Un momento di dolore profondo, di straziante umanità, che non possiamo e non vogliamo più accettare come normalità", ha commentato in una nota il direttore dell'Ufficio Migrantes della arcidiocesi di Agrigento, don Aldo Sciabbarrasi. "Ancora una volta, come Chiesa, diciamo con fermezza che non possiamo rimanere in silenzio di fronte a simili tragedie. Non possiamo accettare che la disperazione di tanti fratelli e sorelle continui a infrangersi contro l’indifferenza e l’inerzia. È urgente e necessario che chi ha responsabilità di governo si impegni concretamente per attivare corridoi umanitari e percorsi sicuri di ingresso regolare per chi fugge da guerre, miseria e persecuzioni in cerca di una vita dignitosa". C'è sgomento e anche rabbia nelle parole del sacerdote: "Quelle bare bianche — che non sono le prime, né purtroppo le uniche — non vogliamo più vederle. Non vogliamo più accogliere salme di chi ha perso la vita per fame e sete. Com'è possibile che nel 2025 si possa ancora morire di fame e sete? Eppure è successo. Perché?" Nelle sue parole c'è poi un richiamo alla Chiesa: "Come cristiani, ci interroghiamo: cosa possiamo fare, concretamente, per fermare questa strage silenziosa?", perché, sottolinea don Sciabbarrasi, "è il tempo del coraggio, della verità, dell’azione. È il tempo di risvegliare la voce della nostra coscienza.
Riflettiamo. Agiamo. Non voltiamoci dall’altra parte". Porto Empedocle

Arriva nelle sale cinematografiche “L’ultima isola” di Davide Lomma

5 Aprile 2025 - Otto amici hanno ciascuno una piccola attività commerciale su Via Roma, la via principale di Lampedusa. A mezzanotte, terminato il lavoro, dopo varie indecisioni, escono per fare un’uscita notturna in barca, mangiare qualcosa insieme, e svegliarsi all’alba per pescare “al traino” piccoli tonnetti. Si addormentano in barca. Alle prime luci dell’alba si svegliano perché sentono “vùciare”. Sembrano versi di gabbiani. Qualcuno insiste che i suoni sono strani. Accendono i motori e iniziano a navigare. Sarà questo gruppo di amici a dare per primo l’allarme, ritrovandosi da soli con oltre trecento persone in mare. Quel giorno era il 3 ottobre 2013, e sarebbe passato alla storia come uno delle più grandi tragedie nel mar Mediterraneo del nostro secolo. Arriva nelle sale cinematografiche italiane del film-documentario L'ultima isola, di Davide Lomma, la storia di quella drammatica vicenda che si intreccia con un’amicizia viscerale che ha unito per sempre i protagonisti di quella notte, e che riuscirono a salvare 47 persone su una piccola barca di nove metri. Il film è stato riconosciuto dal Ministero della Cultura con la qualifica di film d’essai (prot. 51277 del 28/12/24), ovvero come film di ricerca e sperimentazione di qualità, avente particolari meriti culturali ed artistici. Prossime proiezioni:
  • SAN SEVERO (FG) 14 aprile - Cinema Cicolella, 18:30.
  • VIESTE (FG) 16 aprile - Cinema Adriatico, ore 18:00 e 20:30.
  • MANFREDONIA (FG): 17 aprile - Cinema San Michele ore 19:00.
  • SAN GIOVANNI ROTONDO (FG): 17 aprile - Cinema Palladino, ore 20:30.
  • FOGGIA 17-23 aprile - L'Altrocinema Cicolella, ore 19:00.
  • MILANO 22 aprile - Cinema CityLife Anteo, ore 21:30.
  • FERRARA 24 aprile - Cinema Santo Spirito, ore 21:00.
  • TARANTO 6 maggio - Cinema Ariston, ore 18:00 e 20:30.

    (aggiornata il 10 aprile 2025)

https://www.youtube.com/watch?v=5RhATwtgwrw  

Le religiose del progetto UISG Migranti Sicilia in formazione presso la Fondazione Migrantes

20 Febbraio 2025 - Si sono dedicate una mattinata di formazione sull'immigrazione, presso la sede della Fondazione Migrantes, le religiose del progetto UISG Migranti in Sicilia, che attualmente operano a Lampedusa. Hanno approfondito i contenuti delle edizioni 2024 del Rapporto Immigrazione Caritas-Migrantes e del Report "Il Diritto d'asilo", accompagnate da Simone Varisco e da Mariacristina Molfetta, co-curatori delle due pubblicazioni. L'obiettivo del progetto UISG Migranti in Sicilia, che ha messo insieme religiose di diverse congregazioni ed esperienze, è di “essere ponte tra la popolazione locale e la popolazione migrante con un lavoro di presenza testimonianza e sensibilizzazione” rispondendo alla richiesta che papa Francesco ha fatto alle religiose: uscire dalle loro case e servire le persone che vivono ai margini. Nello specifico, le sorelle sono chiamate a vivere insieme per essere comunione, testimonianza, annuncio. Quella di Lampedusa è una comunità internazionale in cui usi, costumi e lingue si incontrano. "La realtà ci mostra che non siamo più in una situazione di emergenza, ma sentiamo lo stesso il bisogno di essere presenti in un luogo di sofferenza.  Desideriamo anche accompagnare il popolo lampedusano e essere parte della vita della parrocchia", spiega sr. Antonietta Papa, fmm, la referente del progetto. La comunità accoglie i migranti a loro arrivo sull'isola, accompagnate dall'autorità civile (Guardia Costiera). Le sorelle operano in nome della parrocchia e insieme alle ONG presenti sull'isola. suore UISG Sicilia

Lampedusa, il “Viaggio della vita” con gli studenti delle scuole dell’isola

10 Febbraio 2025 - Per Germano Garatto dal 2013 Lampedusa è anche il suo "Viaggio della Vita": si chiama così il progetto educativo avviato nel 2013 dalla Fondazione Migrantes e affidato a lui e all‘associazione di promozione sociale Edusa. Ha un nome evocativo che sull’isola risuona nelle aule di tutte le scuole e in molte case. "I ragazzi che abbiamo formato all’inizio della nostra esperienza, quando ancora erano liceali – racconta Garatto – hanno frequentato l’Università, molti sono tornati e hanno avviato attività nell’ambito del turismo, mentre qualcuno di loro oggi è con noi e forma i fratelli più piccoli ai valori dell’accoglienza e del rispetto". Lo scopo del "Viaggio della Vita", progetto che coinvolge gli studenti dell’isola, è quello di consolidare la collaborazione tra scuola e territorio "prima di tutto con le famiglie – spiega Germano – e con le altre realtà di Lampedusa, proponendo attività e iniziative che fanno capire quanto sia importante lavorare e vivere insieme nel rispetto reciproco". Dal 6 al 9 febbraio a Lampedusa si è riunita la Commissione dell’Ufficio regionale per le Migrazioni della Conferenza episcopale Siciliana, assieme al vescovo delegato, mons. Corrado Lorefice. Uno degli incontri è stato proprio dedicato al lavoro di Garatto e di Edusa.
Scuola di umanità
Con i bimbi della primaria, l’associazione Edusa realizza "LampeMondo", che porta dentro la scuola la ricchezza l’esperienza viva di genitori che hanno voglia di mettersi in gioco e raccontare ai figli e ai compagnetti la loro infanzia "attraverso una festa, una favola, un gioco, una danza o anche un cibo – aggiunge l’animatore e presidente di Edusa – per far comprendere anche a chi è più piccolo la ricchezza dell’umanità, la bellezza delle tradizioni. Il tema centrale di questo nostro progetto è il viaggio, particolarmente sentito in quest’isola che è punto di partenza e approdo di tante persone. Ma il viaggio del nostro progetto è inteso anche come il percorso che ognuno di noi fa, da quando viene al mondo portando con sé ricordi ed esperienze che vengono da lontano e ci portano lontano". Così Edusa ha "arruolato" genitori lampedusani, ma anche tunisini, colombiani, peruviani in un concerto di voci e racconti che affascina gli alunni e si arricchisce dell’apporto degli insegnanti.
L’Africa in classe
I ragazzini delle medie sono i protagonisti del progetto "Cosa ci porta l’Africa": a ciascuna classe è proposta l’esplorazione di uno dei Paesi da cui provengono i migranti che giungono a Lampedusa. "Lo scopo – chiarisce Garatto – è comprendere come persone che ai nostri occhi appaiono povere e sprovvedute siano in realtà rivestite di una dignità che la storia e la cultura dei paesi da cui sono partiti ci aiuta a comprendere". In questo caso il ruolo fondamentale è svolto da alcuni testimoni privilegiati che provengono dal Paese in esame, “in particolare viene valorizzata la presenza di famiglie e giovani che – aggiunge Garatto - vivono da diverso tempo in Italia e provengono dall’Eritrea, dal Senegal, dalla Tunisia e dalla Costa d’Avorio".
La vocazione sociale dei ragazzi
I ragazzi delle scuole superiori, infine, vengono coinvolti nella terza articolazione del progetto con lo scopo di sviluppare le "vocazioni sociali", grazie ad attività di animazione. Spiega Garatto: "Ci rivolgiamo a una trentina di alunni che frequentano le classi terze e quarte del Turistico e dello Scientifico. È previsto un percorso di formazione di 45 ore con introduzione al ruolo di animatore attraverso il gioco educativo, elementi di psicologia e pedagogia nonché un tirocinio pratico con laboratori e attività rivolte ai più piccoli".
Restare umani
"Questo nostro lavoro – prosegue Garatto – contribuisce a valorizzare la presenza dei migranti, per aprire le menti dei giovani, ma anche delle loro famiglie e in definitiva per stimolare tutto il tessuto sociale lampedusano. Coinvolgendo i migranti, inoltre, li aiutiamo a essere parte di questa comunità e allo stesso tempo aiutiamo i lampedusani a restare umani". Lampedusa, del resto è una realtà aperta al mondo: "Non solo qui approdano tante persone in fuga da tante parti del mondo – spiega il presidente dell’Associazione Edusa – ma sono molti i lampedusani che scelgono di emigrare, le loro famiglie conoscono bene il senso del viaggio, che può essere di sola andata. Proprio per questo, quando ho chiesto agli isolani perché nel 2011 hanno accolto senza battere ciglio migliaia di ragazzi, mi hanno risposto: 'e se fossero stati i nostri figli?'. La modalità di reazione di Lampedusa è stata grande".
Un nuovo modello
Da 12 anni a questa parte, però, qualcosa è cambiata: "L’isola – confessa Garatto, con un’ombra di perplessità nella voce – è sempre più modulata sulle necessità del business del turismo. I pescatori sono sempre di meno e poche le persone che coltivano. In questi ultimi anni sono stati ristrutturati numerosi edifici, trasformati in strutture di accoglienza. Allo stesso tempo non si vedono più migranti per la strada, non c’è più modo di confrontarsi con la loro sofferenza e la loro umanità. A Lampedusa sfugge una parte della sua stessa realtà, perché chi arriva viene fatto sbarcare lontano e viene preso in carico per essere trasportato all’hotspot e poi fuori. Sono tutti contenti del fatto che i turisti non vengono mai a contatto con i migranti stranieri, eppure, ne sono sicuro, questa comunità non ha perduto la disponibilità all’incontro". (Nino Arena – Ufficio Migrantes Arcidiocesi di Messina-Lipari-S. Lucia del Mela)

Lampedusa, mons. Lorefice: “Qui una comunità messianica, non un club religioso”

9 Febbraio 2025 - Nel saloncino parrocchiale adiacente la Chiesa di San Gerlando si spengono le luci e nel buio riaffiorano i ricordi, le lacrime, la commozione di quei giorni lontani, eppure ancora pienamente vivi nella memoria della comunità lampedusana. Su una delle pareti vengono proiettate le immagini del video, realizzato nel 2011, con cui la Fondazione Migrantes ha raccontato i giorni della grande emergenza. Ed ecco apparire i volti di migliaia di donne, uomini, bambini, alcuni ancora in fasce, che hanno attraversato il molo Favaloro di Lampedusa, ma che, ancor di più, hanno toccato in modo indelebile il cuore degli isolani.
Testimonianze e ricordi
Una comunità che nella serata di giovedì 6 febbraio, al termine della funzione religiosa, alla presenza del parroco don Carmelo Rizzo, si è raccolta per condividere con i componenti della Commissione Regionale per le Migrazioni, ma soprattutto con monsignor Corrado Lorefice, il ricordo di quelle giornate dove «tutti noi abbiamo potuto toccare con mano la sofferenza di Gesù, perché è come se avessimo vissuto il Vangelo», sottolinea la signora Pilla, tra le parrocchiane più “attive” nei giorni dell’emergenza. «Questo luogo (la parrocchia ndr) – era un cantiere aperto 24 ore su 24. La sala in cui ci troviamo adesso, ad esempio – ricorda Pilla – era quella in cui venivano raccolti i vestiti che poi venivano divisi e distribuiti; ogni zona aveva una sua funzione specifica. Eravamo tutti uniti nel condividere il dolore di quei fratelli, ma al tempo stesso eravamo felici di poter ridare loro dignità». Dignità nella vita, ma dignità anche nella morte, quella che, invece, per Maria Martello, non è stato possibile concedere attraverso il rito della sepoltura «ai corpi di coloro che venivano sistemati all’interno di grandi sacchi neri di plastica, immagini che ho ancora bene impresse nella mente e continuano a essere motivo di grande dolore. Tutto quello che siamo riusciti a fare lo abbiamo fatto con amore e per amore, perché era come se Gesù si stesse presentando a noi». Altrettanto commosse e commoventi le testimonianze di Enzo Riso e Mario Capitano, entrambi in prima linea nelle difficili settimane del febbraio 2011. «Ricordo tutto come fosse ieri – racconta Mario –, pioveva a dirotto e andammo da don Stefano (il parroco di allora, ndr), per capire come poter aiutare le persone che dormivano al porto e cercavano di ripararsi sotto i camion. È bastato un messaggio e in un attimo tutti i lampedusani hanno aperto le porte di casa per dare il loro contributo». Ricordi indelebili, anche quelli condivisi dal pescatore Enzo: «Inizialmente ci sentivamo impotenti, poi però tutto si è trasformato in coraggio e voglia di fare. Non c’era nulla che ci spaventasse o preoccupasse, sentivamo solo il bisogno di esserci e poter dare aiuto. La cosa che non dimenticherò mai saranno gli abbracci che ho scambiato con quei fratelli, perché è come se avessi provato la sensazione di abbracciare Dio». Suor Angela Cimino è a Lampedusa da più di un anno: «La missione che sto vivendo qui mi si è attaccata sulla pelle. Se mentre mi trovo a pregare ricevo un messaggio in cui viene comunicato che da lì a breve si verificherà uno sbarco, e quindi sono chiamata a svolgere la mia attività di volontaria, mi dico “lascio Dio per andare da Dio” e prima di recarmi al molo l’ultima preghiera la faccio per le persone che incontrerò e per i corpi di coloro che non ce l’hanno fatta».
Lampedusa capace di “abbracciare” le sofferenze altrui
Ed è proprio dalle testimonianze, ancora vivide, dei parrocchiani e dei volontari, che monsignor Lorefice ha colto spunto per lanciare un messaggio di profondo valore cristiano: «Ascoltare le vostre parole – ha affermato il vescovo – è come aver riletto dei tratti del Vangelo. Abbiamo scelto di essere qui a Lampedusa – ha spiegato – perché è solo attraverso i vostri racconti e le vostre testimonianze che possiamo far capire alle nostre comunità locali cosa significhi realmente essere comunità messianica, cristiana. Il Messia è colui che salva facendo proprie le sofferenze altrui ed è esattamente ciò che avete fatto e continuate a fare. Fin quando non capiremo questo, saremo solo un “club religioso”, ma non saremo una comunità messianica». (Elena De Pasquale – Ufficio Migrantes Diocesi Messina Lipari S. Lucia del Mela)

Il lavoro della Guardia costiera di Lampedusa: “In mare un istante in più di attesa può decidere della vita o della morte”

7 Febbraio 2025 - «Nel mare non c’è la corsia d’emergenza, non puoi accendere le quattro frecce e aspettare, nel mare un istante in più di attesa può decidere della vita o della morte di un essere umano». Il tenente di vascello Flavio Verde, Comandante dell'Ufficio Circondariale Marittimo e Comandante della 7^ Squadriglia della Guardia costiera di Lampedusa, pronuncia queste parole senza enfasi: come le donne e gli uomini che lavorano al suo fianco, è addestrato a non mettere il sentimento davanti alla professionalità. Eppure il filo intrecciato dell’emozione e dell’orgoglio costituisce la trama preziosa del loro impegno: «Alle persone che operano nel soccorso – afferma, infatti, il tenente di vascello Verde – può capitare di non dormire o di non mangiare per un’intera giornata e più, e alla fine essere felici per avere strappato alla morte bambini, donne incinte, uomini». L'incontro con la Guardia costiera di Lampedusa era nel programma della 4 giorni sull'isola della Commissione dell’Ufficio regionale per le Migrazioni della Conferenza episcopale Siciliana, assieme al vescovo delegato, mons. Corrado Lorefice.
Una macchina rodata
Per soccorrere le migliaia di persone che ogni anno scelgono la rotta del Mediterraneo centrale è stata messa a punto una macchina i cui ingranaggi sono rodati da anni. Lampedusa del resto è più vicina all’Africa che all’Europa, le coste tunisine sono ad appena 113 chilometri, Pantelleria a 140, Malta a 176 e la Sicilia a 215. Gli equipaggi della Guardia costiera italiana che partono da Lampedusa si spingono anche nelle acque territoriali maltesi o tunisine per mettere in sicurezza donne e uomini in fuga. Per fare questo il tenente di vascello Verde può contare su un personale composto da 85 unità, sette navi delle "classi" 200 e 300 che oltre al soccorso devono garantire tutta una serie di altre attività.
Oltre i numeri
«Nel 2023 – spiega il comandante Verde – abbiamo soccorso 60mila migranti, nel 2024 sono stati 39.336 e nel primo mese di quest‘anno 2.728. Due anni fa abbiamo portato a termine 1.800 missioni, percorrendo 61.100 miglia nautiche, pari a tre volte le circonferenza della Terra. Non soccorriamo solo i migranti, ma vigiliamo su chi va per mare, dai pescatori ai diportisti. L’altro giorno, per fare un esempio, con la collaborazione dei Vigili del fuoco, abbiamo tratto in salvo un pescatore rimasto bloccato su una scogliera a 35 metri sopra il livello del mare nei pressi del Faro di Ponente. Loro si sono calati dall’alto e noi siamo intervenuti con una motovedetta. Alla fine lo abbiamo recuperato e consegnato al 118».
Il fattore umano
«Ci mettiamo in mare – prosegue il tenente Verde – dopo aver ricevuto l’allerta dal Centro operativo nazionale di Roma o dal Settore operativo regionale di Palermo, che raccolgono le segnalazioni di imbarcazioni in difficoltà. Spesso si tratta di barchini in ferro di circa 9 metri, stracarichi, che quando si fermano per un’avaria o perché è finito il carburante rischiano di affondare in poco tempo. La segnalazione può venire da un aereo di ricognizione del sistema di soccorso (Sar, Search and rescue) o anche da una nave mercantile o da un peschereccio che ha l’obbligo di prestare i primi soccorsi. A volte la segnalazione parte dal telefono satellitare di uno dei migranti: in quel caso la ricerca è più difficile, anche se cerchiamo di ricostruire le coordinate della loro posizione». «I nostri equipaggi – tiene a precisare il comandante – sono costituiti da sette persone, con un soccorritore marittimo che, quando agganciamo l’imbarcazione in difficoltà, deve essere pronto a tuffarsi per favorire il trasbordo delle persone attraverso una sorta di lettiga-salvagente. A bordo ci sono anche un medico e un infermiere del Cisom (Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta) e un mediatore culturale dell’Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni). Sono figure fondamentali: l’equipe sanitaria tratta immediatamente i migranti raccolti e predispone il soccorso a terra, segnalando se ci sono casi particolari, emergenze o donne in stato di gravidanza; mentre il mediatore culturale riceve e fornisce indicazioni fondamentali per la riuscita dell’operazione di soccorso». Il collaudo della generosità Le motovedette sono collaudate per accogliere un centinaio di migranti accanto agli uomini e alle donne dell’equipaggio. Eppure non è raro vederle tornare in porto con molte più persone a bordo. «La legge del mare ci obbliga a salvare le vite e – osserva ancora il comandante Verde – in determinate condizioni, può accadere di doversi spingere un po' più in là. Non è solo la Guardia costiera ad agire così, ma tutte le forze armate, anche di altri paesi presenti a Lampedusa. Con tutti c’è un clima di collaborazione duraturo e forte. Al momento ci sono unità navali svedesi, danesi e lituane che, nell’ambito dell’operazione europea Frontex, partecipano all’operazione "Italy", mentre un nostra motovedetta tra qualche giorno dovrà raggiungere le acque greche». All’interno dell’imbarcazione di soccorso c’è un crocifisso: «Non è un caso se sta lì – dice il maresciallo Roberto Triolo – insieme ai giubbotti e alle cinture di salvataggio. Prima di partire per un’operazione di soccorso lo guardiamo e facciamo il segno della croce perché ci assista». (Nino Arena – Ufficio Migrantes Arcidiocesi di Messina Lipari S. Lucia del Mela).

L’istinto di Lampedusa per l’accoglienza. Intervista a Pierangela Allegro

6 Febbraio 2025 - Nel fitto calendario di incontri organizzato dalla Commissione regionale per le migrazioni della Conferenza episcopale siciliana, in “trasferta” a Lampedusa, non mancherà un momento di condivisione, fissato per la giornata di domani 7 febbraio, con i ragazzi del Centro diurno per il disagio psichico, la cui responsabilità, a partire dal 2021, è nelle mani della dottoressa Pierangela Allegro, tecnico della riabilitazione psichiatrica. Una giovane professionista, da sempre innamorata del suo lavoro e dei suoi pazienti, che nell’arcipelago delle Pelagie ha trovato la propria dimensione. Perché quello con Lampedusa potrebbe davvero essere definito un “amore a prima vista”, «sebbene fino a quel momento, pur essendo siciliana, e più precisamente palermitana, non fossi neanche consapevole di dove fosse collocata geograficamente l’isola».
L’attività del centro diurno
Una scoperta nella scoperta, dunque, per la dott.ssa Allegro, a cui è bastato poco per decidere di trasferirsi in pianta stabile a Lampedusa, «con cui si è creato un legame speciale, nonostante le difficoltà che possono esserci». Difficoltà che si accentuano nei mesi invernali, quando torna a prendere il sopravvento la dimensione più “selvaggia” dello “scoglio”, quella che Pierangela ama di più, al punto che «nel periodo estivo, oltre che dedicarmi al lavoro preferisco stare più a casa», come in una sorta di letargo a senso inverso. «Il Centro diurno semiresidenziale – spiega la dottoressa – esiste dal 2005, e in questi anni sono state prese in carico circa 500 persone. All’interno vengono svolte sia attività strutturate, di gruppo, sia attività singole per quegli utenti che hanno dei piani riabilitativi personalizzati. Parliamo di utenti con terapie farmacologiche anche abbastanza importanti che hanno bisogno di essere seguiti bene. Sul posto sarebbe necessaria la presenza di un’equipe multidisciplinare, composta da altri tecnici della riabilitazione, un medico specializzato in psichiatria, un infermiere e, lì dove necessario, anche un operatore socio-sanitario (OSS). Nei fatti, però, sono stabilmente presente sul posto solo io, che in alcuni giorni della settimana mi avvalgo del supporto di un medico specialista in psichiatria che svolge attività ambulatoriale».
La decisione di rientrare in Sicilia
Un impegno costante, dunque, quello profuso da Allegro, la cui decisione di prendere parte alla selezione pubblica indetta dall’Azienda sanitaria provinciale competente per l’individuazione di un tecnico della riabilitazione psichiatrica, «è stata figlia di alcune domande esistenziali che mi sono posta dopo il periodo del Covid. Ho lavorato per oltre 10 anni in Lombardia, all’ospedale “San Paolo” di Milano e, come ben sappiamo, nel nord Italia sia la prima che la seconda ondata della pandemia, nel 2020 e nel 2021, hanno avuto degli effetti disastrosi. Mi sono cominciata a interrogare su cosa effettivamente volessi dalla mia vita, se fossi disposta a stare ancora così lontano dalla mia famiglia… E mi sono risposta di no». Cogliendo quindi la possibilità di partecipare a questa selezione ha deciso di tornare «e oggi eccomi qui, a Lampedusa». Dove è riuscita a coniugare sia l’aspetto professionale che quello affettivo: «La mia compagna è lampedusana, gestisce un’attività di ristorazione e stiamo progettando di costruire qualcosa di importante insieme».
Lampedusa e la sua capacità di accoglienza
Sull’accoglienza, quella che in fondo lei stessa ha potuto sperimentare in prima persona, la dottoressa Allegro non ha dubbi: «Lo spirito di accoglienza dei lampedusani è qualcosa che non si trova da nessun’altra parte, è quasi un istinto» e per cercare di far capire meglio il suo pensiero, torna con la mente all’estate del 2023, quella degli arrivi che portarono l’hotspot di Contrada Imbriacola a non essere più sufficiente in termini di capienza: «Ricordo in particolare uno sbarco in cui arrivarono moltissime donne e bambini. La mia compagna ha subito organizzato un passaparola e nel giro di poche ore siamo stati letteralmente riempiti di vestiti e giochi per bambini e neonati. Così come sono rimasta sorpresa – continua Pierangela –, dalla compostezza e dall’ordine con cui, sempre in uno di quei giorni in cui l’hotspot non riusciva più a contenere i migranti, quest’ultimi si sono pacificamente spinti verso il centro del paese fino a raggiungere il sagrato della chiesa di San Gerlando, in attesa di ricevere un piatto di pasta». Scene non nuove alle latitudini lampedusane, che spesso, però, vengono oscurate da immagini, a senso unico, dal sapore di “invasione”. (Elena De Pasquale – Ufficio Migrantes Diocesi Messina Lipari S. Lucia del Mela). [caption id="attachment_53938" align="aligncenter" width="1024"]Pierangela Allegro Pierangela Allegro all'interno del Centro di cui è responsabile.[/caption]

La Fondazione Migrantes torna a Lampedusa, “cuore del Mediterraneo”

5 Febbraio 2025 - Dal 6 al 9 febbraio l’arcipelago delle Pelagie farà da cornice all’incontro della Commissione regionale per le migrazioni della Conferenza Episcopale Siciliana. Sono passati esattamente 14 anni, era il febbraio 2011, da quando Lampedusa, la più grande delle due isole che compongono l’arcipelago delle Pelagie, si ritrovò investita dall’ondata della "emergenza nord-Africa", così come fu ribattezzata dal governo italiano. Era l'effetto diretto della Primavera Araba, la grande rivoluzione dei giovani che nel 2010 interessò i Paesi del Maghreb. E così, nel giro di poco meno di un anno, migliaia e migliaia di giovani, spinti da un desiderio di libertà, abbandonarono le coste del Nord-Africa dirigendosi verso l’Italia alla ricerca di futuro e soprattutto di speranza. Quella speranza che, nonostante tutto, nonostante tutti, gli abitanti dell’isola di Lampedusa sono stati in grado di donare alle migliaia di migranti giunti sulle coste di quel fazzoletto di terra geograficamente più vicino all’Africa che all’Italia. Una testimonianza di coraggio e di prossimità che la Fondazione Migrantes ha deciso di raccontare a fianco dei lampedusani sulla spinta delle parole dell’allora parroco dell’isola, don Stefano Nastasi: «Certe cose non possono essere raccontate, devono essere vissute, qui accanto a noi, se non venite a vedere con i vostri occhi non lo potete capire».
Raccontare la speranza
La prima fase del progetto, intitolato “La Migrantes a Lampedusa. Raccontare la Speranza”, ha narrato un altro volto dell’Isola, cercando di captarne l’animo e il cuore, dando la parola a chi ne conosceva e ne conosce tuttora anche l’angolo più remoto. Le testimonianze sono state raccolte in un “Diario di Bordo” diventato non solo un contenitore di cronaca, ma anche di emozioni, di sentimenti, che gli isolani, grazie al rapporto instauratosi, hanno deciso di rivelare e raccontare. Mantenendo un filo conduttore con il tema centrale della missione lampedusana, ovvero “Raccontare la Speranza”, l’idea della Fondazione, sempre nel 2011, è stata quella di ritornare nel cuore del Mediterraneo per raccontare, ma soprattutto raccogliere, entro la “cornice” di un libro dal titolo “Sullo stesso barcone. Lampedusa e Linosa si raccontano”, i pensieri e le testimonianze degli isolani dopo la fase clou dell’emergenza. Il testo, in cui sono state raccolte oltre 40 testimonianze, è riuscito a far comprendere, a quanti hanno osservato i fatti di Lampedusa attraverso la tv, che le vicende vanno analizzate e considerate sotto diversi punti di osservazione: nel caso specifico quello della comunità lampedusana, che in tutte le sue componenti ha affrontato i giorni dell’emergenza con profondo spirito di collaborazione e condivisione delle sofferenze altrui. "Sullo stesso barcone" (copertina) Il “viaggio” editoriale attraverso le strade di Lampedusa e Linosa e la volontà di raccontare qualcosa di diverso oltre l’emergenza ci ha fatto ben presto comprendere anche le tante emergenze che caratterizzano la quotidianità degli isolani. Nasce così il progetto “Lampedusa e Linosa 365 giorni in rete”, un contenitore di articoli scritti di pugno dagli isolani. Una “finestra” aperta su un territorio poco conosciuto, o conosciuto solo in certe parti, i cui contorni sono stati disegnati esclusivamente dagli abitanti dell’Isola.
La voglia di una vita dignitosa: cuore pulsante del Mediterraneo
Ed arriviamo ad oggi, perché l’Ufficio Regionale per le Migrazioni della Conferenza Episcopale Siciliana, grazie al supporto fornito dalla Fondazione Migrantes, ha deciso di tenere proprio nell’isola delle Pelagie il primo incontro del 2025 della Commissione composta dai direttori Migrantes delle diciotto Chiese di Sicilia, presieduta dal vescovo delegato S.E. mons. Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo e membro della Commissione Episcopale per le Migrazione della Conferenza Episcopale Italiana. L’evento, che rappresenta un momento centrale per quanti, in Sicilia, si occupano della pastorale migratoria, sarà una nuova occasione di studio, ascolto e riflessione delle diverse anime di un’Isola che continua comunque a rappresentare un punto di passaggio per quanti attraversano la rotta migratoria del Mediterraneo centrale per raggiungere i Paesi europei. Al netto, infatti, delle numerose evoluzioni normative che hanno interessato e interessano la materia delle migrazioni - caratterizzate da logiche securitarie mirate a rendere la categoria dei “migranti forzati”, ma non solo loro, un pericolo sociale da affrontare non con logiche di inclusione ma di esclusione - Lampedusa continua a essere testimone diretta di un fenomeno, quello migratorio, impossibile da contenere, perché animato dal desiderio che è essenza stessa del mondo: la voglia di vivere e sopravvivere. Cuore pulsante di un Mediterraneo, sempre meno “mare nostrum” e sempre più “mare mortuum”. (Elena De Pasquale - Ufficio Migrantes Diocesi di Messina Lipari S. Lucia del Mela)

Si riunisce a Lampedusa la Commissione dell’Ufficio regionale per le Migrazioni della Conferenza episcopale Siciliana

4 Febbraio 2025 - Dal 6 al 9 febbraio si riunisce a Lampedusa la Commissione dell’Ufficio regionale per le Migrazioni della Conferenza episcopale Siciliana, assieme al vescovo delegato, mons. Corrado Lorefice. Nel corso delle quattro giornate di presenza a Lampedusa, si darà voce alle diverse anime dell’Isola e si toccheranno alcuni luoghi simbolo, in un percorso di riflessione animato da intensi momenti di confronto. Troveranno spazio gli studenti delle scuole medie e superiori coinvolti nel progetto formativo “Il Viaggio della Vita”, sostenuto in questi anni dalla Fondazione Migrantes; il parroco don Carmelo Rizzo; le suore della comunità intercongregazionale e gli operatori pastorali della parrocchia di “San Gerlando”; don Stefano Nastasi, parroco a Lampedusa durante gli accadimenti relativi alla Primavera Araba e per la visita apostolica di Papa Francesco dell’8 luglio 2013; gli uomini e le donne di Guardia Costiera e Guardia di Finanza, tasselli fondamentali della macchina dei salvataggi e dei soccorsi in mare; i volontari, gli uomini e le donne del Poliambulatorio; i rappresentanti e le voci delle organizzazioni umanitarie e delle associazioni presenti sull’isola pelagica (aggiornato il 5 febbraio 2025).
Il programma completo
Mercoledì 5 febbraio ore 18.00 - Celebrazione eucaristica parrocchia “S. Gerlando”. Giovedì 6 febbraio ore 16.00 - Incontro presso la sede della Guardia Costiera. ore 18.00 - Celebrazione eucaristica parrocchia “S. Gerlando”. ore 19.00 - Incontro con la comunità parrocchiale. Venerdì 7 febbraio ore 09.00 - Incontro con gli studenti delle seconde classi della scuola secondaria di primo grado I.C. “Luigi Pirandello”. ore 10.45 - Incontro con gli studenti delle terze classi della scuola secondaria di secondo grado liceo “Ettore Maiorana”. ore 12.30 - Incontro con gli operatori del Poliambulatorio e con gli utenti del Centro Diurno, persone con disagio psichico. ore 16.00 - Incontro della Commissione Regionale per le Migrazioni della C.E.Si. “Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli” (Eb 13,2). ore 18.00 - Celebrazione eucaristica parrocchia “S. Gerlando”. ore 21.00 - Incontro con Giacomo Sferlazzo. Artista, cantautore, cantastorie, attivista. Sabato 8 febbraio (Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone) ore 08.30 - Celebrazione eucaristica parrocchia “S. Gerlando” ore 09.00 - Incontro con il direttore scientifico e gli operatori del progetto educativo “Il Viaggio della Vita”, finanziato dalla Fondazione Migrantes, per gli insegnanti e gli alunni dalle elementari al liceo. ore 10.15 - Percorso di preghiera e riflessione nei luoghi simbolo dell’Isola: Porta d’Europa, Molo Favaloro, Hot spot. ore 16.00 - Incontro presso la sede della Guardia di Finanza. ore 17.00 - Visita al Museo Archeologico delle Pelagie. ore 19.00 - Tavola rotonda aperta alla comunità civile “Lampedusa, il Mediterraneo e la profezia del Vangelo”. Con S.E. mons. Corrado Lorefice, don Stefano Nastasi (già parroco di Lampedusa) e don Carmelo Rizzo (parroco di Lampedusa). A concludere, preghiera interreligiosa per la pace Domenica 9 febbraio ore 08.30 - Visita al Santuario della Madonna di Porto Salvo. ore 09.45 - Visita al Cimitero, preghiera e testimonianze. ore 11.00 - Celebrazione eucaristica parrocchia “S. Gerlando”.

Per informazioni: migrantes.me@alice.it

Lampedusa: sabato un convegno “Migranti, oltre i muri. Le nuove frontiere dell’accoglienza” promosso da Famiglia Cristiana

5 Ottobre 2023 - Lampedusa - Il 3 ottobre 2013 alle ore 6.40 del mattino si verificò il più grande naufragio al largo delle coste di Lampedusa. Qualche mese prima, l’8 luglio 2013, papa Francesco aveva scelto proprio l’isola siciliana come prima città in cui recarsi da Pontefice. In occasione dei dieci anni dai due eventi divenuti simbolo del dramma migratorio, sabato 7 ottobre 2023 si terrà a Lampedusa, presso l’Hotel Sole, il convegno “Migranti, oltre i muri. Le nuove frontiere dell'accoglienza". Promosso da Famiglia Cristiana, testata di punta del Gruppo Editoriale San Paolo, insieme con il Comune di Lampedusa e Linosa e l’Associazione Don Zilli e finanziato dal Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (FAMI) 2014-2020 del Ministero degli Interni, l’evento ha lo scopo di alimentare il dibattito senza barriere ideologiche, ma ascoltando opinioni e testimonianze di chi fa esperienza concreta nel mondo dell’accoglienza e ne coglie quotidianamente le sfide e l’evoluzione. A introdurre i lavori dell’intera giornata il cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo emerito di Agrigento, seguito dall’intervento del direttore di Famiglia Cristiana, don Stefano Stimamiglio, che modererà il convegno dialogando con Wanda Ferro, Sottosegretario al Ministero dell’Interno, Filippo Mannino, sindaco di Lampedusa, e Daniela Pompei, vicepresidente della Comunità di Sant’Egidio, che tratterà in particolare il tema dei corridoi umanitari. Il pomeriggio vedrà come protagonisti i media, tema caro al Gruppo Editoriale San Paolo che ha il mandato di evangelizzare nella cultura della comunicazione. Alberto Chiara, caporedattore di Famiglia Cristiana, modererà la tavola rotonda dal titolo “Persone, numeri o barbari? I migranti nella narrazione della stampa italiana”. Tema al centro del dibattito lo stile e la modalità con cui i media italiani raccontano il fenomeno migratorio. Ne discuteranno voci autorevoli del giornalismo italiano: Luciano Regolo, condirettore di Famiglia Cristiana, Maria Latella, giornalista e conduttrice di Sky, il cardinale Jean-Marc Noel Aveline, arcivescovo metropolita di Marsiglia, Marco Romano, direttore del Giornale di Sicilia, François Vayne, direttore del Servizio comunicazione del Gran Magistero dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro, Gianni Todini, direttore di Askanews, Agnese Pini, direttrice del QN e Paolo Lambruschi, inviato di Avvenire. L’evento terminerà con la Celebrazione eucaristica presso la locale parrocchia e, a seguire, uno spettacolo all’aperto di Giacomo Sferlazzo dal titolo “I pupi raccontano: La leggenda di Andrea Anfossi”.

Papa Francesco: “morte di innocenti è grido assordante”

  8 Luglio 2023 - Lampedusa – “In questi giorni in cui stiamo assistendo al ripetersi di gravi tragedie nel Mediterraneo, siamo scossi dalle stragi silenziose davanti alle quali ancora si rimane inermi e attoniti. La morte di innocenti, principalmente bambini, in cerca di una esistenza più serena, lontano da guerre e violenze, è un grido doloroso e assordante che non può lasciarci indifferenti. E' la vergogna di una società che non sa più piangere e compatire l'altro". Dieci anni fa papa Francesco compiva il suo primo viaggio apostolico. In occasione di questo anniversario il Pomtefice ha inviato un messaggio dicendosi "vicino con l'affetto, la preghiera e l'incoraggiamento", all'arcivescovo di Agrigento Alessandro Damiano, che ne ha dato lettura alla “Porta d’Europa” in occasione dell’incontro promosso nell’Isola delle Pelagie promosso dall’Ufficio Nazionale per l’Apostolato del Mare della Cei, dalla Fondazione Migrantes e dala diocesi di Agrigento. "Sono trascorsi 10 anni dal viaggio che ho voluto compiere nella comunità lampedusana per manifestare il mio sostegno e la paterna vicinanza a chi dopo penose peripezie, in balia del mare, è approdato sulle vostre coste”, si legge nel testo: “il consumarsi di sciagure così disumane deve assolutamente scuotere le coscienze. Dio ci chiede: 'Adamo dove sei? Dov'è tuo fratello?'. Vogliamo perseverare nell'errore, pretendere di metterci al posto del Creatore, dominare per tutelare i propri interessi, rompere l'armonia costitutiva tra lui e noi? Bisogna cambiare atteggiamento. Il fratello che bussa alla porta è degno di amore, di accoglienza e di ogni premura. E' un fratello che, come me, è stato posto sulla terra per godere di ciò che vi esiste e condividerlo in comunione". In tale contesto per papa Francesco “tutti siamo chiamati ad un rinnovato e profondo senso di responsabilità, dando prova di solidarietà e di condivisione. È necessario quindi che la Chiesa, per essere realmente profetica, si adoperi con sollecitudine per porsi sulle rotte dei dimenticati, uscendo da sé stessa, lenendo con il balsamo della fraternità e della carità le piaghe sanguinanti di coloro che portano impresse nel proprio corpo le medesime ferite di Cristo”. L’esortazione del Papa è quella di “non restare imprigionati nella paura o nelle logiche di parte”, ma essere “cristiani capaci di fecondare con la ricchezza spirituale del Vangelo codesta Isola, posta nel cuore del Mare Nostrum, affinché ritorni a splendere nella sua originaria bellezza”. (Raffaele Iaria - www.migrantesonline.it)

Card. Montenegro: “Sogniamo che si scelga la civiltà dell’amore e non il suo naufragio”

  8 Luglio 2023 - Lampedusa - “Immigrati morti in mare”. Dieci anni fa papa Francesco, “pellegrino a Lampedusa, iniziava così la sua omelia, tracciando poi una linea di distinzione tra le acque della morte e quelle della vita. Se dovesse tornare, purtroppo, ripeterebbe le stesse parole”. Lo ha detto, questa mattina, il card. Francesco Montenegro, arcivescovo emerito di Agrigento, davanti alla “Porta d'Europa” nel decimo anniversario della visita, la prima del suo pontificato, papa Francesco a Lampedusa l'8  luglio 2013. A Lampedusa, ieri, l’inizio di una tre giorni in occasione dell’anniversario del viaggio e della Domenica del Mare che l’ufficio nazionale dell’Apostolato del Mare della Cei ha voluto celebrare nell’Isola delle Palagie. Un serie di eventi, promossi insieme alla Fondazione Migrantes e alla diocesi di Agrigento,  sul tema “Chi di noi ha pianto? Il mare luogo di vita”. Nel Libro dell’Esodo – ha detto il card. Montenegro - la libertà degli oppressi “non prevede la costruzione dei lager, o dei container adibiti a luoghi di inumana detenzione. Invece, nelle acque delle tante Lampeduse politiche, prima che fisiche, si assiste all'opera malefica di smarrimento, di cancellazione della memoria dei ‘nomi’ - sono solo migranti non esseri umani - trasformando la nostra in una civiltà senza memoria e una società senza dolore”. Così nelle Lampeduse che sono Cutro, Lesbo, Lampedusa…naufragano insieme il nome di Dio e i nomi delle sue figlie e dei suoi figli, delle sue bambine e dei suoi bambini…naufraga la civiltà”. La “Porta d'Europa” di Lampedusa, come il molo Favarolo, sono “testimoni silenti del processo che va contro la creazione di Dio. Sono testimoni di una guerra non meno fratricida della guerra in Ucraina e delle altre guerre che insanguinano il mondo solo che qui gli arsenali sono costituiti  non da armi dai corpi dei migranti. Corpi che la politica esibisce come numeri, se restano vivi; corpi di reato, che non meritano neppure di essere contati, se muoiono per annegamento nel Mediterraneo o  nell'Egeo e/o di stenti nella rotta balcanica, di sete nel deserto del Niger, di stupri e violenze nei lager della Libia”. Per il porporato, nella “triste vicenda delle migrazioni questo nostro porto da luogo di vita è diventato approdo di salme e/o di esseri ‘mezzi vivi’: avamposto della tumulazione per i primi, primo luogo di ‘trattenimento’ per i secondi, considerati subito stranieri irregolari”. Un porto, questo di Lampedusa, “testimone tanto del transito pietoso di numerosi morti,  quanto delle vite estratte dalla morsa della morte. Vite salvate, nutrite, curate… da sanitari, forze dell'ordine, volontari, cittadini e cittadine mossi, non importa se dalla fede o dal senso del dovere,  certamente da compassione e tenerezza che sottraggono i corpi dei migranti defunti al ludibrio e allo scempio custodendoli prima nella pietà e poi nei loculi dei cimiteri”. “Sogniamo” qui con tutti, perché “si scelga la civiltà dell’amore e non il suo naufragio”, ha concluso il porporato. Questa mattina, prima dell’arrivo alla “porta d’Europa”, il percorso commemorativo dal sagrato della chiesa parrocchiale di Lampedusa con interventi, durante il percorso, di Filippo Mannino, sindaco di Lampedusa, di mons. Alessandro Damiano, arcivescovo di Agrigento e di don Bruno Bignami, direttore nazionale dell’Apostolato del mare della Cei. Alle 21.00 è prevista inoltre una tavola rotonda a cui prenderanno parte mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente della Fondazione Migrantes, don Stefano Nastasi, già parroco di Lampedusa, Enzo Riso, pescatore, e i rifugiati Fardusa Osman Ahmed e Moussa Modibo Camara del Centro Astalli. Domani una celebrazione eucaristica nella chiesa parrocchiale presieduta dal card. Montenegro. All'incontro è presente anche il direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo. (Raffaele Iaria- Migrantesonline)  

Mons. Damiano: “le migrazioni vanno governate”

24 Febbraio 2023 -
Agrigendo - “Proponiamo di aprire immediatamente canali legali di ingresso in Europa che consentano alle persone di intraprendere viaggi sicuri e legali, come già sperimentato grazie alla prassi dei ‘corridoi umanitari’, ma anche favorendo il rilascio di visti regolari”. Lo ha detto l’arcivescovo di Agrigento, mons. Alessandro Damiano, alla luce degli sbarchi di persone migranti sulle coste dell’isola di Lampedusa e sulla loro accoglienza nell’ hotspot isolano lanciando un appello sul fenomeno migratorio nel Mediterraneo. Reputando “urgente e necessario” porre in essere “scelte politiche coraggiose che possano portare a un definitivo cambio di rotta”, il presule evidenzia inoltre l’esigenza di “limitare unicamente ai soggetti particolarmente vulnerabili l’accoglienza sull’Isola di Lampedusa”; “destinare risorse consistenti alla cooperazione internazionale per favorire lo sviluppo politico, sociale ed economico dei paesi di provenienza e rendere la scelta di migrare realmente libera; sospendere qualsiasi accordo in materia di migrazioni con paesi governati da dittature e/o che non rispettino i diritti umani”. Per il vescovo agrigentino “le nuove ondate di sbarchi di migranti sulle coste lampedusane richiedono con urgenza che le migrazioni, più che essere bloccate, siano governate. Sarebbe ingenuo continuare a considerarle come un fenomeno emergenziale, senza considerare che costituiscono ormai un dato fisiologico e strutturale”. Negli ultimi 20 anni Lampedusa e Linosa, con la loro capacità di accoglienza, hanno garantito “un approdo sicuro a uomini e donne in cerca di salvezza, nonostante politiche spesso ambigue e altalenanti”. “Ma ora non è più così”, ha spiegato monsl Damiano. Soffemandosi   sulla “strategia di allontanare le navi della flotta civile umanitaria dal Mediterraneo” per “non intasare i porti del sud Italia”, l’arcivescovo evidenzia che, “com’era prevedibile, ha costretto Guardia Costiera e Guardia di Finanza a condurre a Lampedusa la quasi totalità dei naufraghi salvati”. Mons. Damiano rileva anche come “i trasferimenti con navi dedicate – che negli ultimi due anni avevano in gran parte garantito ai salvati brevi periodi di permanenza e diminuito notevolmente i periodi di sovraffollamento dell’hotspot – risultano adesso totalmente inadeguati”. E sottolinea anche che, “malgrado sull’isola, da oltre 20 anni, esistano strutture destinate all’accoglienza delle persone migranti, non era mai accaduto che nel giro di soli due mesi ben 3 persone (e tra questi un neonato) morissero al loro interno”. “L’ormai quasi fisiologico sovraffollamento rende inadeguato l’hotspot al suo uso e costringe i suoi ospiti a condizioni di vita disumane, senza considerare che la costrizione in uno spazio angusto lascia presagire la reiterazione di eventi violenti con grave rischio per ospiti e operatori – conclude -. A fronte di questa situazione il sostanziale silenzio delle istituzioni politiche di governo e di opposizione, malgrado l’efficace copertura mediatica dei recenti accadimenti, aumenta notevolmente la preoccupazione che tutto si ripeta secondo lo schema ormai ciclicamente registrato e, quindi, prevedibile”.

3 ottobre: marcia a Lampedusa in ricordo dei 368 morti naufragio

3 Ottobre 2022 - Lampedusa -  Piazza Castello, l'area di Lampedusa che si affaccia su molo Madonnina, è  invasa da migliaia di studenti provenienti da tutta Europa. E' partita - riferisce Ansa - la marcia alla presenza del presidente della Camera Roberto Fico, indetta per per non dimenticare i 368 morti accertati e i circa 20 dispersi nel naufragio del 3 ottobre del 2013, che porterà al luogo simbolo della memoria: Porta d'Europa. I sopravvissuti furono 155. "A distanza di 9 anni si continua a morire nel Mediterraneo centrale ed orientale, lungo la rotta atlantica e balcanica, nel canale della Manica e lungo i confini tra Polonia e Biellorussia. Dal 2013, oltre 24 mila persone hanno perso la vita solo nel Mediterraneo. I morti delle migrazioni spesso non hanno nome, non hanno volto, non hanno storia. Corpi sepolti senza identità, vittime senza nome, persone a cui è stato negato il futuro. Il comitato 3 ottobre chiede alle istituzioni europee che il 3 ottobre diventi 'Giornata europea della memoria e dell'accoglienza"', afferma il presidente del comitato Tareke Brhane. "Per noi del comitato, il 3 ottobre resta una data che ci ricorda come il salvataggio di vite umane debba sempre restare la priorità numero uno e come questa responsabilità debba essere una responsabilità condivisa da tutti gli stati membri dell'Unione Europea" , aggiunge Brhane . La proposta di legge per l'istituzione del 3 ottobre quale Giornata europea della memoria e dell'accoglienza è stata sottoscritta tra gli altri dal Comune di Lampedusa e Linosa, da Medici senza frontiere Arsing Africans, Festival divercity, Unire.

Mediterranean Hope: in un anno 33mila a Lampedusa e oltre 2mila morti

17 Marzo 2022 -
Lampedusa - Nel 2021 hanno raggiunto Lampedusa 32.841 persone. L’isola si conferma essere il punto d’arrivo principale del fenomeno migratorio che interessa il confine del Mediterraneo Centrale. Nel 2021 più di duemila persone, secondo i dati forniti dall’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim), sono morte o disperse nel tentativo di attraversare il Canale di Sicilia per raggiungere l’Italia, mentre sono 193 le persone morte o scomparse durante i primi due mesi del 2022. Sono i dati contenuti in un report di Mediterranean Hope, l’iniziativa promossa dalla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia. 16.626 persone sono arrivate a Lampedusa dalla Libia. Molte altre sono state respinte dalla cosiddetta guardia costiera libica. Dal Bangladesh all’Egitto, dal Congo alla Somalia, passando per la Siria e il Marocco, sono tantissime le nazionalità che hanno raggiunto l’isola partendo soprattutto dai dintorni delle città costiere di Zuwarah e Zawiyah. La seconda rotta che attraversa il Mediterraneo Centrale riguarda persone tunisine che si imbarcano lungo la costa orientale, da Mahdia fino a Djerba. L’incremento delle partenze di cittadini/e tunisini/e si è verificato in corrispondenza dell’aggravarsi della crisi economica e politica, inasprita dalla pandemia e sfociata nella svolta autoritaria del presidente Kais Saied il 25 luglio 2021. Solo nei mesi estivi di luglio e agosto hanno raggiunto le coste lampedusane 8.118 persone, più della metà di tutte le 15.238 persone che si sono imbarcate dalla Tunisia durante l’anno. Tra loro molte donne, spesso accompagnate da bambini/e anche piccoli/e. In questi ultimi giorni, tra l’11 e il 12 marzo 2022, sono approdate a Lampedusa su cinque diverse imbarcazioni 127 persone. Quattro di queste provenivano dalla Tunisia mentre una era partita dalla Libia.

“Preoccupati per difficili condizioni di accoglienza a Lampedusa”: una nota di mons. Damiano e del pastore Garrone

10 Novembre 2021 - Agrigento - La Chiesa di Agrigento, con i suoi servizi Caritas e Migrantes, e la Federazione delle chiese evangeliche in Italia, con il programma Mediterranean Hope,  manifestano “la propria preoccupazione per le difficili condizioni di accoglienza delle persone migranti che l’isola di Lampedusa continua a registrare”. Lo scrivono, in una nota, mons. Alessandro Damiano, arcivescovo di Agrigento e del pastore Daniele Garrone, Presidente Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia. Mentre il flusso di persone in arrivo a Lampedusa continua ad essere “consistente nonostante le condizioni meteo avverse, non si può rimanere indifferenti davanti alla scena registrata negli ultimi giorni di centinaia di migranti (fra cui anche numerose donne e bambini) costretti ad attendere l’accesso all’Hotspot di C.da Imbriacola all’addiaccio e sotto una pioggia battente. La condizione di vulnerabilità fisica e mentale di quanti sbarcano sulle nostre coste dopo un viaggio lungo e rischioso, spesso anche ricco di esperienze traumatiche, richiede – si legge nella nota -  ad uno Stato civile come il nostro uno sforzo ulteriore per garantire standard di accoglienza più alti e un quanto più veloce inserimento delle persone migranti nel circuito di accoglienza ordinario”. Da qui la richiesta a trovare “soluzioni definitive, non emergenziali, alle ormai ben note difficoltà logistiche legate all’insularità: il ritardo nei trasferimenti degli ospiti dell’Hotspot causa non di rado pericolose situazioni di sovraffollamento e promiscuità, soprattutto per i più vulnerabili come donne e bambini. Laddove le condizioni meteo non consentissero il trasferimento via mare, favorire i trasferimenti con ponti aerei potrebbe essere una via percorribile”.

Carta di Teramo: oggi a Lampedusa un incontro

9 Luglio 2021 - Lampedusa - La diocesi di Teramo-Atri, insieme alla diocesi di Agrigento promuoverà domani una iniziativa sulla “Carta di Teramo”, il documento sulla cooperazione paritaria per lo sviluppo in Africa, firmata nel capoluogo aprutino il 22 giugno 2019 a seguito della Conferenza dei Rettori Africani tenutasi in occasione del Forum Internazionale del Gran Sasso. Si terrà domani 9 luglio, nell’isola simbolo dell’accoglienza dei migranti, si terrà un convegno sulle sfide della cooperazione per lo sviluppo in Africa organizzato dalle due diocesi insieme all’Università di Teramo, ai comuni di Teramo e Lampedusa, e in collaborazione con il progetto Snapshots from the Borders. Il seminario, dal titolo La Carta di Teramo: opportunità e nuove strategie per lo sviluppo di un nuovo ecosistema per le nuove sfide della cooperazione in Africa, si svolgerà nei locali della sede dell’Area Marina Protetta. «La cooperazione universitaria è una via straordinaria per proseguire nell’impegno che Papa Francesco ha avviato con la sua storica visita in queste terre l’8 luglio 2013» dichiarano alla vigilia dell’iniziativa l’arcivescovo di Agrigento mons. Alessandro Damiano e il vescovo di Teramo-Atri mons. Lorenzo Leuzzi. «La Chiesa – aggiungono i due presuli – è impegnata a promuovere nuove forme di collaborazione per favorire una nuova cultura dello sviluppo e incoraggia le istituzioni che saranno presenti a Lampedusa affinché, attraverso l’impegno delle realtà accademiche e dei centri di ricerca, si possano creare percorsi di formazione per le nuove generazioni capaci di generare crescita, pace e fratellanza. La Chiesa è chiamata a farsi carico di questa prospettiva. Questa esperienza che vivremo a Lampedusa sarà inoltre una piccola testimonianza in risposta all’invito della Conferenza Episcopale Italiana a dedicare una giornata di preghiera, il prossimo 11 luglio, in memoria dei migranti morti nel Mediterraneo e nelle rotte terrestri». I lavori saranno introdotti dal rettore dell’Università di Teramo Dino Mastrocola, dal sindaco di Lampedusa e Linosa Totò Martello, dal sindaco di Teramo Gianguido D’Alberto, dal vescovo di Teramo-Atri Lorenzo Leuzzi e dall’arcivescovo di Agrigento Alessandro Damiano. Tra gli interventi mons. Gian Carlo Perego, presidente della Commissione Episcopale per le Migrazioni della Cei e della Fondazione Migrantes.  L’iniziativa potrà contare sul contributo, attraverso un videomessaggio, del presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli.    

Lampedusa: ennesima strage di migranti

1 Luglio 2021 - Lampedusa – Ancora una strage di migranti al largo di Lampedusa. Sul molo Favaloro di Lampedusa soccorritori hanno riportato otto cadaveri. «Tutte donne» ha detto il procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio che indaga sull’ennesima tragedia della migrazione nel Mediterraneo. Fra le persone tratte in salvo una donna in gravidanza che stava per annegare ed è stata stabilizzata in tempo dai medici. I dispersi sono dieci. E dovrebbero essere quasi tutti bambini. “L’Italia non lasci passare invano questa tragedia, imponga all’Unione europea un cambio di passo nella gestione dei flussi nel Mediterraneo e metta al centro di accordi e trattative il rispetto dei diritti umani dei migranti e del loro ingresso sicuro in Europa”, ha detto il presidente del Centro Astalli, p. Camillo Ripamonti. Il Centro dei gesuiti chiede alle istituzioni nazionali ed europee di “attivare un’operazione di soccorso e salvataggio ad ampio raggio nel Mediterraneo che intervenga in aiuto delle imbarcazioni in difficoltà e porti i naufraghi in un porto sicuro che non deve essere la Libia” di “ fare in modo che tutti gli Stati dell’Unione accolgano in modo proporzionale i migranti forzati attraverso la gestione strutturale e sistematica di canali umanitari e visti di ingresso che diventino finalmente alternativa e deterrente al traffico di esseri umani”. “La traversata del Mediterraneo – spiega p. Ripamonti - è una rotta che non si può interrompere attraverso politiche di esternalizzazione per il contenimento dei flussi. I governi da anni si concentrano su accordi con Paesi terzi non sicuri per impedire gli arrivi di migranti in Europa, ma l’unico risultato che si ottiene è un’incalcolabile strage di innocenti”. Lampedusa: ennesima strage di migranti  

Don La Magra: dare voce quando vengono negati i diritti

12 Maggio 2021 - Lampedusa - “Chiediamo che le persone vengano portate via da Lampedusa e ci si organizzi perché non si ripeta ciò che è avvenuto negli ultimi giorni: centinaia di persone ammassate sul molo in condizioni igieniche precarie, senza la possibilità di ripararsi e nutrirsi adeguatamente, senza servizi igienici. L’accoglienza, anche se temporanea, va fatta nel migliore dei modi”. A parlare all'agenzia Sir è don Carmelo La Magra, parroco di Lampedusa e già direttore Migrantes della diocesi di Agrigento. Negli ultimi giorni sono sbarcate sull’isola maggiore delle Pelagie oltre 2.000 persone, con l’hot spot di Contrada Imbriacola sovraffollato. Al momento vi sono persone in attesa del trasferimento sulle navi quarantena o sui traghetti di linea verso la Sicilia. Ma per due notti centinaia di persone sono state costrette a dormire sul molo Favaloro, ora svuotato. I volontari della parrocchia di San Gerlando e del Comitato “Lampedusa solidale” hanno distribuito acqua, succhi di frutta e coperte termiche e denunciato le condizioni pessime dell’accoglienza. “l'altro ieri 200 persone hanno passato la notte sul molo, in condizioni igieniche terribili – racconta don La Magra -. Ci sono solo due bagni ma inutilizzabili perché nessuno ne cura la pulizia. Le persone sono state costrette ad urinare nelle bottiglie di plastiche, a dormire in mezzo alla spazzatura. Il giorno prima erano in 600 persone, ammassate in una striscia di cemento, senza la possibilità di muoversi e senza un pranzo o una cena, solo qualche cracker o snack nell’attesa dei trasferimenti”. “Siamo sempre con gli occhi aperti, pronti a dare voce quando vengono negati i diritti essenziali – precisa il parroco -. Come al solito le persone migranti sono considerate persone di serie B. Perché se ci fossero state anche solo cinque persone italiane a dormire sul molo si sarebbe scatenato un caso politico”.