Un progetto che unisce: dall’incontro alla condivisione

Viaggio della Migrantes a Lampedusa: “Raccontare la Speranza”

Lampedusa – E’ l’alba di un nuovo giorno, mi affaccio dalla finestra della stanza e mi accorgo che la veranda è bagnata, ha piovuto e l’aria si è rinfrescata, poca cosa rispetto alle notizie che giungono da Messina dove da due giorni la città è battuta da temporali che non le danno tregua.
Raggiungo la hall e trovo Franco già intento a servire la colazione al pilota dell’elicottero che si appresta a raggiungere la sede operativa, pronto per un nuovo intervento. Subito dopo ogni sbarco le loro “missioni” si intensificano, è il momento in cui si rende necessario il trasporto in ospedale dei migranti reduci dall’ultima traversata. L’argomento della loro discussione è quello più gettonato in questi giorni: “Come si presenta la prossima stagione? Quello che è accaduto potrebbe influire sulla scelta dei vostri clienti?”. Le risposte di Franco non lasciano spazio a dubbie interpretazioni:  “Il telefono non squilla. Le mail di prenotazione non arrivano”. Pare che le agenzie e le compagnie dei voli charter, impaurite da una emergenza che sembrava non dovesse finire, hanno cancellato le proposte per le prossime vacanze di Pasqua. Ma Franco, così come ha sempre fatto dal giorno del nostro arrivo non rinvia la sua “rabbia” di operatore turistico sui fatti degli ultimi mesi, su chi a Lampedusa è giunto attirato dal desiderio di vivere in un “nuovo mondo”.
Intanto i miei compagni e io ci accorgiamo che quest’isola ci ha stregati, ci ha riportati indietro nel tempo, quando le chiavi di casa si lasciavano attaccate alla toppa e l’amicizia era il valore su cui si fondavano i rapporti dentro la comunità.  Il primo a rendersene conto è Nino, proclamato autista ufficiale della vecchia Fiat Punto presa a noleggio per rendere più agevoli i nostri spostamenti. Gli è bastato poco per capire che qui la macchina non c‘è bisogno di chiuderla e che i finestrini possono rimanere abbassati.
L’empatia all’interno del gruppo e con l’isola è tale che vogliamo riservare ogni energia e momento della giornata all’incontro con chi vive quotidianamente le vicende lampedusane, che non sono solo quelle legate agli sbarchi. Uno spirito compatto anima ognuno di noi e la mia sensazione è che ogni cosa sia ispirata da una forza esterna, ma che ciascuno si ritrova dentro e lo guida nelle scelte e nei pensieri. E’ una percezione, ma qualcosa di più visto che le persone con cui entriamo in contatto si riconoscono nel nostro impegno e ci spingono a continuare, a fare di più, a cercare nuove storie, altri spunti. La condivisione di questa piccola grande missione, insomma, è uscita dal nostro gruppo e coinvolge anche i lampedusani, magari non tutti, ma certo molti. Tutto in appena due giorni. La redazione si è allargata a loro e da tutti ci vengono imbeccate, consigli, aiuti che, quando non sono fatti di parole, prendono la forma di una razione supplementare di sgombri arrosto, come quelli che ieri sera Franco ha portato a Elena senza che lei li avesse chiesti, solo perché l’ha un po’ adottata e quindi si sforza di interpretarne le necessità e prevenirle con le proprie attenzioni, come farebbe un qualunque genitore che vede il proprio figlio impegnato con tutte le proprie forze. La sensazione che ci accompagna, oggi più di ieri, è che quella idea nata da una conversazione con il parroco don Stefano Nastasi ed elaborata da noi nel chiuso di una stanza, a Messina, sia stata trasformata in una grande opportunità dalla Fondazione Migrantes e dal suo direttore generale, monsignor Giancarlo Perego, che ha colto lo spirito della nostra intenzione e l’ha arricchita di senso e contenuti. Siamo qui da semplici volontari della parola, non per coprire con le nostre quelle della comunità, ma al contrario per raccoglierne la voce più autentica, quella che si alza dalla gente comune e da chi ne raccoglie le speranze. Lavoriamo alla creazione di uno spazio simbolico grazie al quale costruire un ponte duraturo tra Lampedusa e la Chiesa italiana, tra Lampedusa e l’Italia e dare un senso universale alla generosità di cui sono stati capaci i lampedusani. Poche parole, pensieri deboli, ma storie forti e di un’umanità prorompente, per rivolgere lo sguardo a quella Parola che guida la storia di ogni uomo e si fa storia nella vita di questa comunità. (Santino Tornesi – Ufficio Migrantes Messina)