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Migranti: l’Europa accelera

15 Giugno 2021 - Bruxelles – Il Patto migratorio non può più attendere. La Commissione Europea aumenta il pressing per sbloccare un dossier arenato da anni soprattutto sul fronte della solidarietà. «Trovare un accordo al più presto sul Patto per la migrazione e l’asilo – ha dichiarato ieri il vicepresidente della Commissione, Margaritis Schinas – dovrebbe essere una priorità». Per Schinas «la mancanza d’intesa non fa che alimentare il business dei trafficanti, causando un grave bilancio di vite umane». «Dobbiamo superare il sistema di Dublino (sull’asilo, ndr) – ha aggiunto il presidente del Parlamento europeo David Sassoli – per un’autentica cooperazione tra Paesi basata su un meccanismo permanente di solidarietà, ripartizione (di migranti, ndr) e responsabilità». Ma è proprio su questo punto che tutto resta bloccato; non è decollata neppure l’idea di un meccanismo provvisorio di ridistribuzione volontaria in soccorso a Paesi di prima linea come l’Italia. La Germania (in campagna elettorale) si mostra perplessa, sostenendo di essere più sotto pressione di noi: a fine aprile aveva ricevuto 38.000 domande di asilo contro i 13.000 migranti sbarcati nella Penisola. Anche la Francia, con le presidenziali del 2022, punta i piedi. Tant’è che al pranzo dei ministri degli Interni l’8 giugno a Lussemburgo il tema ridistribuzione praticamente non è stato toccato, né figura nelle prime bozze di conclusioni del Consiglio Europeo del 24-25 giugno, dove pure la migrazione – per insistenza dell’Italia – sarà un piatto forte. Non parliamo poi del meccanismo permanente di ridistribuzione previsto dal Patto proposto dalla Commissione: il no di molte nazioni, non solo dell’Est, è ferreo. Roma intanto vede grandi squilibri nel Patto: solidarietà insufficiente a fronte di troppi oneri per i Paesi di prima linea. Il Nord Europa, come dimostra una recente lettera a Bruxelles firmata dai ministri di Germania, Francia, Belgio e Olanda, lamenta invece i movimenti secondari di migranti dal Sud (anzitutto dalla Grecia). Inoltre Berlino e Parigi puntano il dito contro l’Italia, accusata di bloccare il negoziato. «E poi ci chiedono pure un aiuto» inveisce un diplomatico del Nord. Roma, insieme agli altri mediterranei, insiste sul concetto di «pacchetto»: il Patto va approvato nel suo complesso e non, come vogliono Parigi e Berlino, «a rate», cominciando dai dossier su cui c’è consenso. Consenso già assodato sulla dimensione esterna (cooperazione con i Paesi di transito e d’origine, rimpatri, rafforzamento delle frontiere esterne). E soprattutto, sulla riforma dell’Easo (l’ufficio Ue per l’asilo): è ormai concluso a livello tecnico l’accordo per trasformarlo in una vera Agenzia Ue per l’asilo (Euaa), ma non si è potuto formalizzarlo per la logica del pacchetto. Un movimento c’è: la ministra Lamorgese insieme ai colleghi di Grecia, Cipro e Malta l’8 giugno ha offerto alla Commissione una soluzione pragmatica: siglare l’accordo sull’Euaa, ma attenderne l’attuazione fino a un’intesa complessiva. Potrebbe servire a migliorare il clima. Ma il cammino è ancora lungo. (Giovanni Maria Del Re - Avvenire)    

Centro Astalli: venerdì il “Colloquio sulle migrazioni”

15 Giugno 2021 - Roma - In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, il Centro Astalli organizza il colloquio sulle migrazioni "Rifugiati: riscopriamo il volto dell'ospitalità", venerdì 18 giugno alle ore 18.00 dal Giardino della Basilica di San Saba all'Aventino a Roma. All'incontro interverranno il Card.  Augusto Paolo Lojudice, Arcivescovo di Siena - Colle di Val d'Elsa - Montalcino, Lucio Caracciolo, direttore della rivista di geopolitica "Limes" e padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli moderati da Maria Cuffaro, giornalista Rai. Seguirà alle ore 20.15 un concerto di Ilaria Pilar Patassini, cantautrice e interprete, con musiche di Federico Ferrandina alla chitarra e Andrea Colella al contrabbasso. Gli eventi saranno trasmessi in diretta sul canale YouTube del Centro Astalli https://www.youtube.com/user/centroastallitv  

Sant’Egidio: presentate proposte per “una ripartenza migliore e una giusta e legale immigrazione”

14 Giugno 2021 - Roma - Ripristinare flussi di ingressi regolari nei settori che hanno più bisogno di lavoratori, come la sanità, il turismo e l’agricoltura; reintrodurre il sistema di sponsorship private e “prestazione di garanzia” per far entrare lavoratori dall’estero; ampliare i corridoi umanitari ed estenderli ad altri Paesi europei; superare il Regolamento di Dublino prevedendo la possibilità, per chi si sposta per i 3 mesi consentiti, di accettare un impiego in un Paese diverso da quello di arrivo e possibilità di sponsor privati che possano richiedere l’autorizzazione all’ingresso per ricerca di lavoro per un anno. Sono queste le principali proposte in materia immigrazione che la Comunità di Sant’Egidio rivolge oggi al Governo italiano e a tutti i governi in vista del prossimo Consiglio europeo “per una giusta e legale immigrazione”. A partire da una esperienza di 40 anni, la Comunità di Sant’Egidio invita la politica italiana ed europea ad affrontare la fase della ripartenza dopo la pandemia tenendo conto anche dell’inverno demografico in corso e della mancanza di lavoratori in alcuni settori, per far incontrare domanda ed offerta, i bisogni delle famiglie italiane e di chi emigra e “per garantire legalità e sicurezza per tutti”. “Il tema della ripartenza può essere una occasione per cambiare in meglio – ha detto oggi Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio in conferenza stampa –, per creare un mercato del lavoro sano e non tenere nessuno in situazione di irregolarità”. Ci sono infatti 600.000 persone in Italia “che se regolarizzate sarebbero una grande ricchezza per il gettito fiscale dello Stato, le pensioni e il welfare”. Il problema di fondo è che l’Italia è a saldo zero tra emigrazione e immigrazione: “Gli italiani all’estero sono aumentati del 60% in 10 anni, passando da 3.100.000 a quasi 5 milioni. Nel 2019 sono emigrate 180.000 persone, di cui il 75% italiani, un numero pari alle persone arrivate in Italia. Perdiamo giovani, competenze e attrattività nel mercato del lavoro. Potremmo andare a cercare lavoratori qualificati nei Paesi extra-Ue”. Gli esempi concreti non mancano, anche dalla cronaca recente. “C’è una carenza del 20/30% di personale nel turismo e nella ristorazione – ha ricordato Impagliazzo –. Mancano 50.000 lavoratori in agricoltura e 60.000 infermieri nella sanità. Le famiglie soffrono per le carenze nell’assistenza degli anziani. Ci sono Paesi come il Perù, l’Argentina e la Romania che hanno scuole infermieristiche con livelli molto elevati ma manca l’equipollenza dei diplomi. Chiediamo al Governo italiano di riconoscere i titoli e impiegare immediatamente questo personale”. Impagliazzo ha chiesto anche di velocizzare le 220.000 domande di emersione dal lavoro nero del governo Conte: “Ne sono state accolte pochissime perché le pratiche non vengono lavorate”. Tutte le proposte, ha concluso Impagliazzo, “sono nell’aria da tempo ma non si ha il coraggio politico di fare scelte semplici e di buon senso , che potrebbero essere messe in pratica nell’immediato”. (P.C. – Sir)  

Acli: Festa della Repubblica sia festa di tutti, anche di chi non ha ancora la cittadinanza italiana

2 Giugno 2021 -

Roma - In occasione della Festa della Repubblica che si celebra oggi, le Acli hanno lanciato lo slogan “Cittadino italiano è anche chi sogna di esserlo”, con un esplicito richiamo al Parlamento affinché riprenda la discussione sulla riforma della cittadinanza che, complice anche la crisi dovuta alla pandemia, è rimasta su "un binario morto".

Sono ormai quasi 30 anni dalla legge 91 del 1992 ed è "chiaro - si legge in una nota - a tutti che la mobilità delle persone durante questi decenni si è profondamente trasformata e ha cambiato anche il volto del nostro paese". Le Acli chiedono con "forza che la norma che regola il diritto di cittadinanza, ancora legata allo ius sanguinis, vale a dire ad un impianto legislativo che risale addirittura al 1912, venga modificata e si arrivi presto ad uno ius soli".

Al via collaborazione UEFA-UNHCR per sostenere i rifugiati

28 Maggio 2021 - Siamo certi che, chiudendo gli occhi, molti rivedranno le emozionanti immagini della partita immaginaria di calcio (senza il pallone!) del film Timbuktu (capolavoro di A. Sissako del 2014), poiché esse hanno saputo trasmetterci la passione per questo incredibile gioco di quei ragazzi del Ciad, amore per uno sport che nemmeno le imposizioni e le minacce degli jihadisti di Boko Haram riescono a porre fine:  forse il più bel manifesto della universalità di questo gioco. Questa considerazione pensiamo che sia una di quelle che hanno hanno fatto sì che la UEFA, Unione Europea delle Federazioni Calcistiche, e l’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, abbiano sottoscritto un Protocollo di Cooperazione per sostenere l’accesso dei rifugiati allo sport e favorire l’inclusione sociale. Il Protocollo impegna le due organizzazioni a sviluppare iniziative a lungo termine per sostenere i rifugiati, e tutti coloro che sono stati costretti a fuggire dalle proprie case, sfruttando il potere di trasformazione del calcio per promuovere i loro diritti e sostenere la loro integrazione nelle comunità che li ospitano. La partnership incoraggerà anche una stretta collaborazione sul campo tra le federazioni affiliate alla UEFA e gli uffici dell’UNHCR in tutta Europa. “In qualsiasi parte del mondo io viaggi per l’UNHCR, nei campi per rifugiati, negli insediamenti, nei paesi e nelle città, vedo che il calcio ha la capacità di unire le persone intorno a una passione comune. Attraverso la nostra partnership con l’UEFA speriamo di utilizzare il potere del calcio per far incontrare le persone che sono state costrette a fuggire e le comunità che li accolgono,” ha detto l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Filippo Grandi. “Lo sport rappresenta un’opportunità di inclusione per i bambini e per i giovani rifugiati – ha anche il potere di aiutarli a ricostruire le loro vite e ispirare a valori positivi,” ha aggiunto. Per il presidente della UEFA Aleksander Čeferin, il Protocollo di Cooperazione “è un modo efficace per rafforzare ulteriormente il calcio come potente strumento per favorire l’inclusione sociale sostenibile dei rifugiati e promuovere la coesione sociale. La partnership con l’UNHCR si basa sul già ampio lavoro della UEFA in questo settore, anche attraverso le iniziative e i programmi della Fondazione UEFA per i Bambini. La cosa più importante è che le nostre attività congiunte avranno un impatto reale sulla vita quotidiana dei rifugiati e di tutte le altre persone costrette alla fuga”. “La partnership istituzionale con l’UNHCR sottolinea l’impegno della UEFA in linea con il nuovo pilastro sulla Responsabilità della Strategia UEFA e le sue politiche specifiche di Supporto ai Rifugiati e di Inclusione, che riflettono la nostra volontà di assicurare il sostegno del calcio europeo su temi cosi importanti per la società civile”, ha aggiunto Il direttore dell’area Calcio e Responsabilità Sociale della UEFA, Michele Uva. L’accordo è stato firmato dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Filippo Grandi, e dal Direttore dell’area Calcio e Responsabilità Sociale della UEFA, Michele Uva, presso la sede dell’UNHCR a Ginevra. (www.migrantitorino.it)  

Parlamento Ue “creare vie legali per l’ingresso di lavoratori nell’Unione”

21 Maggio 2021 - Roma - “Dal 2015 la migrazione legale figura a malapena nello sviluppo della politica migratoria dell’Ue”, mentre il nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo non include alcuna proposta specifica in questo settore”. È la posizione decisa dall’Europarlamento, in chiusura di plenaria, con una risoluzione non legislativa adottata con 495 voti favorevoli, 163 contrari e 32 astensioni. Una legislazione Ue sulla migrazione legale “attirerebbe i lavoratori, indebolirebbe i trafficanti di esseri umani, faciliterebbe l’integrazione e incoraggerebbe una migrazione più ordinata”, sostiene il testo approvato. Secondo i deputati, “le politiche dell’Ue e nazionali in materia di migrazione legale dovrebbero concentrarsi sul fornire una risposta alle carenze dei mercati del lavoro e delle competenze”, tenendo presente l’invecchiamento della popolazione e la contrazione della forza lavoro. Per una risposta più efficiente ai bisogni o alle carenze di manodopera sui mercati nazionali, i deputati propongono di sviluppare un “bacino di talenti” e una piattaforma di corrispondenza a livello europeo, che possa coprire tutti i settori e i livelli di occupazione e che funga da sportello unico per i lavoratori non Ue, i datori di lavoro e le amministrazioni nazionali.  In un’altra risoluzione non legislativa adottata con 602 voti favorevoli, 35 contrari e 56 astensioni, i deputati hanno ribadito che, in linea con i contenuti del Regolamento sul dispositivo per la ripresa e la resilienza (Recovery and Resilience Facility), il Parlamento “ha il diritto di ricevere le informazioni pertinenti sullo stato di attuazione dei piani nazionali di ripresa e resilienza”. “Per garantire una maggiore trasparenza e la responsabilità democratica dei Pnrr”, i deputati si aspettano di ricevere dalla Commissione le informazioni di base necessarie, nonché una sintesi delle riforme e degli investimenti dei piani nazionali ricevuti (18 Paesi Ue hanno già presentato i loro piani). In una terza risoluzione approvata con 599 voti favorevoli, 30 contrari e 58 astensioni, il Parlamento condanna con la massima fermezza le sanzioni “immotivate e arbitrarie” recentemente imposte dalle autorità cinesi a diversi individui ed entità europee, tra cui cinque deputati, affermando che la mossa di Pechino rappresenta un attacco alle libertà fondamentali ed esortando le autorità cinesi a revocare queste misure restrittive. (sir)  

Usa: primi ricongiungimenti di minori migranti

5 Maggio 2021 -

Roma - Quattro madri scelte per passare il confine fra Usa e Messico per riabbracciare, dopo anni, i bambini dai quali furono separate dalla polizia di frontiera a partire dal 2018. Le prime di centinaia, forse migliaia, che attendono la restituzione dei figli. Le immagini dei piccoli prigionieri in lacrime e, letteralmente, in gabbia come cuccioli, sfuggirono da quei centri di punizione, grazie ad uno smartphone, scrive l'Osservatore Romano. Anche un audio di piccole voci imploranti («Mami, papa»), stremate, dal fondo dei reticolati riuscirono a raggiungere l’opinione pubblica. Il mondo, reso testimone, ne fu sopraffatto. Provvedimenti della magistratura ordinarono all’amministrazione in carica i ricongiungimenti avvenuti in parte e con grande difficoltà. Oggi gli Stati Uniti annunciano la volontà di risanare una ferita nazionale che, nonostante pietà ed appelli, era rimasta aperta. Una ferita fatta di mille bambini — molti, all’epoca, non ancora in grado di camminare da soli — ai quali se ne sono aggiunti altri ventimila che le autorità statunitensi hanno trovato nell’ultimo anno a vagare in stato di abbandono. Spersi nei canneti del Rio Grande. Oppure trovati per mano dietro «all’adulto» dodicenne della carovana di piccoli migranti. Il presidente Biden, in campagna elettorale, aveva promesso una soluzione per i circa mille bambini divisi alla frontiera prima del 2020. Alejandro Mayorkas, responsabile del dipartimento per la sicurezza interna, ha ora annunciato che le prime quattro madri rimpatriate senza figli alla frontiera degli orfani, saranno fatte entrare con un permesso umanitario da domani. Ne resta un piccolo esercito, al quale si provvederà. L’amministrazione sta cercando di sciogliere l’ingorgo umanitario generato dall’inevitabile arrivo dei migranti esploso in questi mesi. Biden ha dunque firmato un ordine presidenziale alzando a 65.000 il numero dei rifugiati che potranno avere accoglienza entro il 2021.

 

Vescovi Costa D’Avorio: “si creino posti di lavoro per i giovani per evitare il fenomeno dell’immigrazione clandestina”

4 Maggio 2021 - Abidjan - “Oggi dobbiamo pensare a creare imprese familiari, imprese private, questo darà lavoro a giovani che non penseranno più di attraversare il Mediterraneo”. Lo afferma P. Emmanuel Wohi Nin, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Ivoriana, suggerendo alle autorità ivoriane una possibile soluzione per risolvere parzialmente il fenomeno dell'immigrazione illegale. “Perché - dice all’agenzia Fides - se i giovani ivoriani si abbandonano a tali pratiche, è solo perché fuggono dalla disoccupazione nel loro Paese”. Più volte i vescovi ivoriani nei loro vari messaggi hanno richiamato l'attenzione delle autorità sulla necessità di una migliore distribuzione della ricchezza del Paese e di mettere in atto meccanismi che possano risolvere il problema della disoccupazione nazionale. P. Wohi Nin in occasione della festa del 1 ° maggio, esorta i lavoratori cristiani a dare il meglio di sé nel lavoro che svolgono. “Quando il Signore ci ha permesso di avere un lavoro stabile è perché possiamo dare il massimo e il meglio. Questo fa piacere a noi stessi, poi a Dio”. Il Segretario Generale della Conferenza Episcopale della Costa d'Avorio ha colto infine questa occasione per lanciare un appello a tutti coloro che hanno la possibilità di offrire degli impieghi, affinché la speranza della popolazione e dei giovani ivoriani non sia rivolta esclusivamente allo Stato ma anche al mondo dell’imprenditoria. Secondo gli ultimi dati di Afrobarometer nel 2020 più della metà (52%) dei cittadini ivoriani si considera disoccupata, una percentuale che erano intorno al 47% nel 2014. Afrobarometer inoltre nota “che la classe lavoratrice, che dovrebbe essere il pilastro dell'economia (impiegati in aziende agricole, pescatori, silvicoltori e piccoli agricoltori) è tra gli strati più poveri e paradossalmente è rimasta più indietro nella scala sociale rispetto ai cittadini che non hanno mai avuto un lavoro”. La pandemia Covid-19 ha aggravato la situazione con aziende che hanno chiuso i battenti e la classe insegnante colpita dalle restrizioni nelle scuole specie quelle private.    

DL130: quando prassi e circolari scavalcano le leggi e bloccano le vite. Una petizione del Forum “Cambiamo insieme l’ordine delle cose”

29 Aprile 2021 - Roma - Lo scorso dicembre il Senato ha definitivamente approvato il decreto legge 130, convertito in legge n. 173/20. Sono stati così modificati i cosiddetti “decreti sicurezza”. Ma le modifiche per essere tali devono ripercuotersi sulla realtà e trovare effettiva applicazione, altrimenti restano carta morta. Per questo GREI250, Refugees Welcome  Italia, Fondazione Migrantes, Rete EuropAsilo, e decine di associazioni che fanno parte del Forum “Cambiamo insieme l’ordine delle cose” (qui la mappatura in continuo aggiornamento), hanno realizzato un monitoraggio sul campo. Quindici le città coinvolte - Reggio Calabria, Lecce, Brindisi, Bari, Foggia, Termoli, Napoli, Caserta, Roma, Firenze, Bologna,  Ancona, Parma, Trieste, Bolzano – dove “abbiamo verificato le prassi degli uffici immigrazione delle Questure locali e delle Commissione territoriali per la protezione internazionale, oltre che le posizioni assunte dai tribunali ordinari, concentrandoci in particolare sull’accesso alla protezione speciale prevista dal DL130. Il risultato è allarmante: centinaia di persone che avevano già subito le conseguenze dei decreti sicurezza continuano a essere intrappolati in un pericoloso limbo giuridico e di irregolarità”, si legge in una nota diffusa oggi. “Come Forum, insieme a molte altre realtà attive nella tutela dei diritti abbiamo – proseguono - atteso a lungo una modifica dei ‘decreti sicurezza’ che, a dispetto del nome, avevano avuto l’effetto di aumentare l’insicurezza per oltre centomila persone, escluse dai percorsi di accoglienza e rese maggiormente vulnerabili a causa dell’eliminazione della protezione internazionale”. Lo scorso dicembre l’approvazione in Senato del DL130 ha “finalmente modificato tali decreti. Nonostante auspicassimo l’abrogazione, abbiamo salutato con soddisfazione la modifica, anche a fronte del denso percorso di advocacy e pressione politica promosso insieme a una rete di associazioni e attivisti. È quindi con grande delusione che costatiamo come ad oggi la modifica normativa sia di fatto schiacciata e scavalcata da prassi illegittime e circolari.  Le richieste di protezione speciale – sostengono i firmatari - sono bloccate, come i casi pendenti e i rinnovi dei permessi di soggiorno. Il motivo di questo stop al cambiamento, pur promosso dalla normativa recentemente approvata, è da rintracciare nell’assenza di indicazioni pratiche da parte dell’amministrazione centrale: una mancanza che lascia spazio a prassi illegittime da parte delle Questure e delle Commissioni territoriali. Istanze non ricevute, o ricevute ma non prese in esame; documentazioni integrative che non vengono prese in considerazione, nonostante così sancisca la legge 173/2020; richiesta, da parte delle Questure, di requisiti previsti dai ‘decreti sicurezza’ ma eliminati dalla legge attuale, sono solo alcune delle prassi che mantengono migliaia di persone in un limbo burocratico e giuridico”. Il Forum, insieme ad altre associazioni, ha scritto una lettera al Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgeseai sottosegretari agli Interniai capo dipartimenti della Pubblica sicurezza, per le Libertà Civili e l’immigrazione e al presidente della Commissione Nazionale Asilo ma “per ora non abbiamo ricevuto alcuna risposta”. Il DL130 era stato pensato per “sanare una situazione che aveva escluso e marginalizzato migliaia di cittadini stranieri. Nonostante la sua approvazione, la situazione di queste persone è rimasta la stessa. È urgente – è la richiesta - di un cambiamento reale, al passo con la legge. Per questo come Forum per cambiare l’ordine ci facciamo promotori di una campagna di sensibilizzazione e pressione politica. Dopo aver constatato la disapplicazione della legge, vogliamo informare e formare i/le migranti – le prime persone colpite da questa situazione – così come chiunque voglia capire meglio la normativa, anche per contrastare le prassi illegittime. Sosterremo concretamente operatori e operatrici, che invitiamo a rivolgersi a noi per un sostegno nella presentazione delle istanze. Vogliamo essere spazio di aggiornamento sulla situazione, di denuncia per chi vuole segnalare criticità e problematiche sul proprio territorio, e di sintesi di quanto osservato sul campo, attraverso la diffusione di un report di analisi delle criticità”. I firmatari chiedono alle realtà impegnate sul campo di aderire alla campagna: è “importante che chi ogni giorno è impegnato sui territori svolga un lavoro di monitoraggio del reale affinché si applichi, finalmente, la legge”.    

Asilo: domande in calo in Europa

23 Aprile 2021 - Roma - Nel 2020 gli Stati membri dell’Ue hanno dato asilo a 281mila persone, il 5% in meno rispetto all’anno precedente. Lo ha rilevato Eurostat, secondo cui la Germania è il Paese che in Europa ha accordato maggiore protezione ai richiedenti asilo, dando esito positivo a 98mila richieste, pari al 35% delle domande accolte in Ue. A seguire Spagna (51.200, il 18%), Grecia (35.800, il 13%) e Francia (29.400, il 10%). Quinta l’Italia che ha dato asilo a 21.300 persone, pari all’8% delle richieste di protezione accolte in Europa. Questi cinque Stati membri rappresentano insieme oltre l’80% di tutte le domande di protezione concesse in Ue nel 2020.  

L’accoglienza di domani”: un convegno per presentare le sette proposte di Europasilo per i diritti di rifugiati e richiedenti asilo

14 Aprile 2021 - Roma - Rilanciare il sistema di asilo in Italia partendo da sette proposte concrete per riformare a fondo il funzionamento dell’accoglienza e integrazione in Italia. È questo l’obiettivo del convegno “L’accoglienza di Domani” che la rete nazionale per il diritto d’asilo Europasilo ha organizzato in diretta su Facebook e Youtube nel pomeriggio di venerdì 16 e nella mattinata di sabato 17 aprile. Due giorni di confronti sulle sette tesi che le realtà aderenti hanno lanciato nei giorni scorsi: a partire da un unico e diffuso sistema di accoglienza e integrazione, con la centro il terzo settore, l’attivazione di equipe multidisciplinari sul territorio, un reale sistema di valutazione dei progetti e un vero ente nazionale per il diritto di asilo, sino ad arrivare alla eliminazione dei grandi Centri di accoglienza straordinaria (Cas) di gestione statale. Le 7 tesi, che corrispondono a 7 proposte concrete di cambiamento, verranno discusse con alcune relazioni e una tavola rotonda finale con i principali interlocutori nazionali. “Il convegno – spiega Michele Rossi, coordinatore di Europasilo - non è rivolto solo ad addetti ai lavori ma a chiunque poiché il funzionamento del sistema di accoglienza per i rifugiati è una tematica di importanza politica e sociale”. Ogni posizione nel corso dell’incontro verrà prima presentata da un referente della rete e poi discussa con un esperto di quel settore. Il primo punto del documento di Europasilo riguarda proprio il Sistema unico di accoglienza: a presentarla sarà Gianfranco Schiavone di Ics che poi ne discuterà con Elly Schlein, vicepresidente dell’Emilia-Romagna. La seconda tesi, invece, punta sulla Governance nel sistema di accoglienza e sarà esposta da Luigi Andreini, di Progetto Accoglienza e verrà discussa da Angelo Moretti, dei Piccoli comuni del Welcome. Un rappresentante della Rete dei comuni solidali e del coordinamento “Lo Sai” discuterà con Mimma D’Amico dell’ex Canapificio di Caserta di Sussidiarietà: ruolo del Terzo settore, mentre il professor Massimo Livi Bacci parlerà di Equipe territoriali come risorsa per il territorio insieme a Francesco Camisotti di Cidas. A discutere del Sistema di valutazione sono stati invece chiamati Cristina Molfetta della Fondazione Migrantes e Mursal Moalin Mohamed che è stato migrante ed ora è operatore a Ciac. La sesta presa di posizione sul Superamento dei Cas sarà invece presentata da Rossana Aceti della Coop Il pugno Aperto Cosenza con un rappresentante del Comune di Bologna. L’ultima proposta sull’Ente nazionale per il diritto di asilo verrà discussa da Lidia Vicchio del Moci di e Giuseppe Brescia, parlamentare M5S e presidente della prima commissione alla Camera dei deputati. A conclusione dell’appuntamento, il sabato mattina, si terrà una tavola rotonda dal titolo “Riflessioni, impegni e prospettive sul diritto di asilo in Italia” che sarà moderata dal coordinatore di Europasilo Michele Rossi. A questo confronto saranno presenti: Filippo Miraglia (Tavolo Asilo), Manuela De Marco (Campagna IoAccolgo), Giovanna Cavallo (Cambiare l’ordine delle cose), Virginia Costa (Servizio centrale Sai), Barbara Sorgoni (UniTorino), Matteo Biffoni (Anci) e Matteo Mauri (ex Viceministro agli interni). Le conclusioni del convegno saranno tirate da un rappresentante del Ministero dell’Interno.    

Acli: Ius soli legge di civiltà che dovrebbe appartenere a tutto il Parlamento

31 Marzo 2021 - Roma - «Le leggi di civiltà dovrebbero appartenere a tutto il Parlamento, ancor più se si tratta di un Governo dichiaratamente europeista. Non impegnarsi proprio oggi sullo ius soli sarebbe una contraddizione in termini». Lo scrivono in una nota  le Acli evidenziando che «la legge sulla cittadinanza giace in Parlamento da venti anni. Quanti giri di giostra dobbiamo ancora aspettare perché il nostro Paese si doti di una legge adeguata all’attuale situazione?», si chiedono le Acli, ricordando che «nelle scuole del nostro Paese, l’incidenza degli alunni stranieri è del 10%; degli 860.000 studenti il 64,4% è nato in Italia e in molti casi l’unica lingua che parla è l’italiano». «Oltre al diritto allo studio e allo sport, auspichiamo che a questi ragazzi sia data finalmente la cittadinanza, per creare cittadini del domani a 360° e non persone rancorose in attesa di una legge di civiltà», proseguono la nota: «il Parlamento e il Governo si pongano l’obiettivo di promuovere una riforma organica sull’immigrazione partendo dal principio che essa non è un inciampo della storia ma è parte integrante della vicenda umana». «Un Paese che sa guardare al suo futuro – concludono le Acli – non discrimina e non respinge ma accoglie e integra».  

Min. Istruzione – UNHCR: promuovere nella scuola i temi dell’accoglienza, dell’inclusione e della solidarietà internazionale

25 Marzo 2021 -

Roma – Un protocollo d’intesa fra il Ministero dell’Istruzione e l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) che consolida la collaborazione già avviata nel 2016 per promuovere nella scuola i temi dell’accoglienza, dell’inclusione e della solidarietà internazionale. Lo hanno siglato il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi e la rappresentante UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino, Chiara Cardoletti. L’intesa prevede la realizzazione di attività di sensibilizzazione per le studentesse e gli studenti sui temi dell’inclusione e della solidarietà internazionale, anche nell’ambito del dialogo interculturale e dell’educazione allo sviluppo sostenibile, attraverso la realizzazione di progetti specifici. «Troppe diseguaglianze ci sono ancora fra le diverse aree geografiche del mondo, sia sul piano dei diritti individuali, che del benessere sociale. Bisogna intervenire, partendo dai più fragili», afferma Bianchi: «La scuola ha un ruolo determinante: deve essere motore dello sviluppo e dell’eguaglianza sociale. Educare i nostri giovani alla solidarietà – valore fondante della democrazia – vuol dire insegnare alle ragazze e ai ragazzi a tendere la mano a chi è più debole. Questo è un dovere, anzi una necessità – aggiunge il Ministro, – perché solo così potremo lavorare insieme per una società priva di discriminazioni, più giusta e costruire un nuovo sviluppo umanamente sostenibile».

«Guerre e persecuzioni hanno costretto alla fuga oltre 80 milioni di persone nel mondo. L’85% di loro vive in Paesi poveri. Su questo è importante diffondere una prospettiva globale, conoscere le crisi umanitarie e i Paesi che maggiormente aiutano i rifugiati», commenta Cardoletti, precisando che «con questa collaborazione vogliamo offrire a insegnanti e studenti gli strumenti per comprendere la realtà dei rifugiati, per abbracciare il modello di una società inclusiva e solidale nei confronti di chi è stato costretto a lasciare tutto, scuola inclusa». L’obiettivo a lungo termine delle attività che verranno realizzate congiuntamente è quello di favorire la conoscenza delle realtà che portano un individuo a diventare rifugiato e di promuovere una migliore integrazione e coesistenza con le comunità locali.

Msna: un vademecum sull’accoglienza

24 Marzo 2021 -

Roma - È stato inviato a tutte le prefetture con una circolare firmata dal capo dipartimento per le Libertà Civili e l'Immigrazione del Ministero dell'Interno , Michele di Bari il vademecum operativo per fornire ai soggetti coinvolti nell'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati le indicazioni sulle procedure e sulle buone prassi da seguire nelle prime fasi.

Il nuovo strumento, riferisce il Viminale, è stato elaborato dal dipartimento per le Libertà Civili e l'Immigrazione con il supporto dell'Ufficio Europeo di Sostegno per l'Asilo (Easo), e la collaborazione di dipartimento di Pubblica Sicurezza, Servizio Centrale del Sistema di Accoglienza e Integrazione (Sai), ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (Direzione generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione), Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM).

Nel documento sono date le indicazioni sulle procedure di accoglienza dei minori a seguito di rintraccio sul territorio e di sbarco.

In particolare, sono "illustrate le procedure per la regolarizzazione del minore e la sua integrazione, nonché la procedura di Dublino per la determinazione dello Stato membro responsabile dell’esame della domanda di protezione internazionale e la gestione dei casi di vittime di tratta degli esseri umani".

Oxfam: “stop a costruzione nuovi campi nelle isole greche, serve radicale cambio di rotta”

19 Marzo 2021 - Roma - Un appello all’Unione europea “per un radicale cambio di rotta, che implichi uno stop definitivo alla costruzione di nuovi campi nelle isole greche, come prevede proprio il nuovo Patto europeo”. Lo chiede  Oxfam, a 5 anni esatti dall’annuncio dell’accordo tra Ue e Turchia: “Siamo di fronte a un totale fallimento delle politiche europee sulla gestione dei flussi migratori, che hanno di fatto calpestato i diritti fondamentali di decine di migliaia di innocenti. Da allora, infatti, non è passato un giorno senza che moltissime famiglie rimanessero intrappolate nei campi sulle isole greche, in condizioni disumane”. In occasione “dell’infausto anniversario di un accordo, nato con l’esplicito obiettivo di bloccare i migranti in Grecia per poi rispedirli indietro verso la Turchia” Oxfam ricorda che questo tipo di politica “non ha prodotto altro che condizioni di vita spaventose, episodi di violenza sui migranti alle frontiere e ritardi enormi nelle richieste di asilo, rendendole impossibili in molti casi”. Tutto questo nonostante le famiglie arrivate sulle isole greche provenissero spesso da Paesi in conflitto da molti anni, come Siria, Afghanistan o Iraq. Nel 2021 gli arrivi in Grecia sono stati 1.068 di cui 566 via mare. Dopo l’incendio che ad agosto 2020 ha devastato il centro di Moria, nel nuovo campo di Mavravoni a Lesbo, quasi 8mila persone – in maggioranza famiglie con bambini piccoli – nonostante il freddo invernale vivono in tende anche solo a 20 metri dal mare, senza riscaldamento per le inondazioni e i blackout. “Nonostante questo palese fallimento – sottolinea Oxfam -, il nuovo Patto Ue sulla migrazione, presentato lo scorso settembre, non fa che seguire lo stesso approccio di chiusura ed esternalizzazione delle frontiere europee inaugurato con l’accordo Ue-Turchia”.​  

FOCSIV: “A Scuola per una società senza discriminazioni”

18 Marzo 2021 - Roma - In occasione della prossima XVII Settimana di azione contro il razzismo, prevista dal 21 al 27 marzo 2021, è stato avviato il progetto FOCSIV “A scuola per una società senza discriminazioni”, con la collaborazione di Comi – Cooperazione per il mondo in via di sviluppo, socio romano della Federazione, e finanziato da UNAR – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, l’ufficio deputato dallo Stato italiano a garantire il diritto alla parità di trattamento di tutte le persone, indipendentemente dalla origine etnica o razziale, dalla loro età, dal loro credo religioso, dal loro orientamento sessuale, dalla loro identità di genere o dal fatto di essere persone con disabilità. Il progetto - spiegano i promotori - vuole essere una risposta concreta ai fenomeni di razzismo e alle situazioni di discriminazione che si verificano in Italia e che non favoriscono lo sviluppo e la crescita di comunità e società inclusive, giuste e pacifiche permeate da una cultura etica e di valori sociali positivi. Il coinvolgimento dei ragazzi delle scuole sul territorio nazionale e la realizzazione di progetti ed iniziative culturali volte all’informazione e sensibilizzazione contraddistinguono l’impegno di FOCSIV e di Comi, «consapevoli della necessità strategica di rispondere con attività concrete ai bisogni immediati, ponendo, nello stesso tempo, le basi per cambiamenti sostenibili di lungo periodo». Il coinvolgimento delle scuole, luogo di formazione e di incontro per eccellenza, caratterizza l’azione della Federazione per educare e responsabilizzare i cittadini di oggi e di domani al cambiamento, verso una società che riconosca e garantisca i diritti altrui e nella quale la diversità sia un valore aggiunto di crescita personale. I giovani studenti ed i docenti saranno coinvolti, in modo partecipativo, in percorsi didattici ed educativi trasversali e interdisciplinari che proseguiranno altresì oltre la XVII Settimana contro il razzismo. Grazie anche alle associazioni della diaspora straniera in Italia, con le quali i promotori collaborano da tempo, sarà promosso l’avvio di un rapporto virtuoso di interconnessione tra le scuole e gli attori sociali dei territori coinvolti, attuando un approccio integrato all’accoglienza e all’integrazione. Sono, inoltre, previste attività di divulgazione, diffusione e visibilità dei contenuti dell’iniziativa come, ad esempio, una Campagna di comunicazione sui social, la realizzazione di un Caffè letterario digitale ed un evento finale in diretta su Facebook sabato 27 marzo 2021.      

Patto Migrazioni e Asilo al centro del dialogo tra i Ministri dell’interno di Italia e Francia

18 Marzo 2021 - Roma - La trattativa europea per il nuovo Patto migrazione e Asilo è stata tra gli argomenti al centro dell'incontro, a Parigi, tra i ministri dell'Interno italiano, Luciana Lamorgese e l'omologo francese Gérald Darmanin. Il nuovo Patto migrazione e Asilo, ha sottolineato la responsabile del Viminale, «deve rappresentare un giusto punto di equilibrio tra le responsabilità attribuite ai Paesi membri di primo ingresso e gli strumenti di solidarietà messi in campo dagli altri Stati». In attesa della definizione del Patto, secondo la posizione italiana rappresentata dal ministro Lamorgese al collega francese, «è prioritario raggiungere un consenso tra gli Stati più volenterosi su un nuovo meccanismo di solidarietà fondato principalmente su di una ‘relocation’ a favore dei migranti salvati in mare che sbarcano in seguito ad eventi Sar. Il meccanismo condiviso a Malta – che ha dato ottimi risultati nel 2019 grazie anche a un forte impegno della Francia – è infatti sospeso da troppo tempo, anche a causa della pandemia, mentre continuano gli arrivi via mare». Sono stati esaminati anche i rapporti bilaterali relativi alla gestione della frontiera interna: «La collaborazione e la comprensione reciproca ora sono complete come sta dimostrando l’operatività della Brigata mista italo-francese in funzione di potenziamento dell’attività di contrasto dell’immigrazione irregolare da parte delle forze di polizia», ha concluso il ministro Lamorgese.  

Palermo: giovedì la presentazione del Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes

16 Marzo 2021 - Palermo - Forte della sua missione, da 29 anni la Fondazione Migrantes e la Caritas Italiana dedicano un volume di studi al tema dell’immigrazione straniera in Italia, dando ampio risalto agli aspetti qualitativi, statistici e pastorali. L’edizione di quest’anno vede rafforzarsi la sua componente di riflessione pastorale, vero tratto identificativo di questa pubblicazione ed ha per titolo, con riferimento al messaggio di Papa Francesco per la GMMR 2020, “Conoscere per comprendere”. E questo tema sarà al centro della presentazione del Rapporto che sarà presentato giovedì su iniziativa degli uffici Caritas e Migrantes della diocesi di Palermo. «Le migrazioni - spiegano i promotori - vanno raccontate bene, secondo verità e secondo responsabilità, poiché il divario tra la rappresentazione e la realtà sta diventando pericolosamente importante. Panico morale e crisi migratoria sono le parole chiave che rappresentano il fenomeno. Strutturalità e necessarietà sono invece le parole che ci consegnano i dati del Rapporto». Le informazioni che verranno comunicate attraverso il webinar di giovedì 18 marzo «ci aiuteranno a capire che è arrivato il tempo in cui occorre promuovere un coinvolgimento attivo delle persone migranti e dei cittadini stranieri residenti in Italia nella narrazione mediatica della mobilità umana evitando il rischio del rifiuto e della discriminazione, quando non di vero e proprio hate speech, o ancora di rappresentazioni stereotipate, che contribuiscono ad alimentare un’immagine negativa delle loro comunità di appartenenza e atteggiamenti di chiusura rispetto alla differenza etnica e religiosa». Al webinar, on line sui canali social della diocesi interverranno Mario Affronti, Direttore Ufficio Migrantes diocesano, don Sergio Ciresi, Vice Direttore della Caritas diocesana di Palermo, Simone Varisco, storico della Chiesa, Paola Barretta, Ricercatrice e Coordinatrice Ass. Carta di Roma e Giuseppe Savagnone, Direttore Ufficio Pastorale della Cultura della diocesi siciliana. Le conclusioni sono affidate a p. Sergio  Natoli del'Ufficio Migrantes della diocesi di Palermo.  

Vescovi Austria: accogliere famiglie migranti

15 Marzo 2021 - Vienna - Riprendendo le parole di Papa Francesco, la Conferenza Episcopale Austriaca (Öbk), nel documento finale della plenaria primaverile online, ha ribadito che «la tratta di esseri umani è una vergogna per l’umanità che non può essere tollerata, come ha recentemente sottolineato il Papa nella sua enciclica Fratelli tutti». Per i vescovi è importante «rafforzare la cooperazione di tutte le buone forze contro di essa, fornire un sostegno concreto ai sopravvissuti alla tratta di esseri umani, promuovere il loro reinserimento in una vita autodeterminata ed eliminare le cause strutturali della tratta di esseri umani. È necessario adottare misure globali per contrastare le numerose cause della tratta di esseri umani”. In questo senso la Öbk richiama la necessità di «una forte protezione per le vittime e sanzioni elevate per i trafficanti di esseri umani. Più di prima, l’Austria dovrebbe scegliere di orientare la propria politica ai modelli dei Paesi che criminalizzano coloro che beneficiano della prostituzione o di altre forme di sfruttamento sessuale delle vittime della tratta di esseri umani». Inoltre, sottolineano i vescovi, «le norme sul riciclaggio di denaro devono essere rafforzate in modo che il denaro proveniente dalla tratta di esseri umani non possa essere imbiancato, soprattutto non in Austria». Sul tema dei profughi i vescovi hanno lodato la politica austriaca: «Negli ultimi mesi, il governo federale austriaco ha adottato misure concrete per contrastare la difficile situazione dei rifugiati nel nord della Siria, ma anche in Grecia e Bosnia-Erzegovina, ad esempio. Questo necessario aiuto locale come espressione di responsabilità e solidarietà internazionale è espressamente accolto dai vescovi”. Al contempo, la Öbk rinnova al governo austriaco “l’appello affinché accetti le famiglie bisognose di protezione con bambini piccoli e validi motivi per la fuga in Austria come parte di un’ordinata operazione europea di salvataggio. Questo programma di ammissione umanitaria è un’espressione concreta dei valori per i quali l’Europa e il cristianesimo rappresentano».      

Viminale: da inizio anno sbarcate 5.808 persone sulle coste italiane

9 Marzo 2021 - Roma - Sono 5.808 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno. Di questi 754 sono di nazionalità tunisina (13%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Costa d’Avorio (688, 12%), Guinea (531, 9%), Bangladesh (493, 8%), Eritrea (341, 6%), Algeria (288, 5%), Sudan (230, 4%), Egitto (210, 4%), Mali (173, 3%), Marocco (149, 2%) a cui si aggiungono 1.951 persone (34%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Il dato, aggiornato alle 8 di questa mattina, è stato diffuso dal ministero degli Interni.