DL130: quando prassi e circolari scavalcano le leggi e bloccano le vite. Una petizione del Forum “Cambiamo insieme l’ordine delle cose”

29 Aprile 2021 – Roma – Lo scorso dicembre il Senato ha definitivamente approvato il decreto legge 130, convertito in legge n. 173/20. Sono stati così modificati i cosiddetti “decreti sicurezza”. Ma le modifiche per essere tali devono ripercuotersi sulla realtà e trovare effettiva applicazione, altrimenti restano carta morta. Per questo GREI250, Refugees Welcome  Italia, Fondazione Migrantes, Rete EuropAsilo, e decine di associazioni che fanno parte del Forum “Cambiamo insieme l’ordine delle cose” (qui la mappatura in continuo aggiornamento), hanno realizzato un monitoraggio sul campo. Quindici le città coinvolte – Reggio Calabria, Lecce, Brindisi, Bari, Foggia, Termoli, Napoli, Caserta, Roma, Firenze, Bologna,  Ancona, Parma, Trieste, Bolzano – dove “abbiamo verificato le prassi degli uffici immigrazione delle Questure locali e delle Commissione territoriali per la protezione internazionale, oltre che le posizioni assunte dai tribunali ordinari, concentrandoci in particolare sull’accesso alla protezione speciale prevista dal DL130. Il risultato è allarmante: centinaia di persone che avevano già subito le conseguenze dei decreti sicurezza continuano a essere intrappolati in un pericoloso limbo giuridico e di irregolarità”, si legge in una nota diffusa oggi.

“Come Forum, insieme a molte altre realtà attive nella tutela dei diritti abbiamo – proseguono – atteso a lungo una modifica dei ‘decreti sicurezza’ che, a dispetto del nome, avevano avuto l’effetto di aumentare l’insicurezza per oltre centomila persone, escluse dai percorsi di accoglienza e rese maggiormente vulnerabili a causa dell’eliminazione della protezione internazionale”. Lo scorso dicembre l’approvazione in Senato del DL130 ha “finalmente modificato tali decreti. Nonostante auspicassimo l’abrogazione, abbiamo salutato con soddisfazione la modifica, anche a fronte del denso percorso di advocacy e pressione politica promosso insieme a una rete di associazioni e attivisti. È quindi con grande delusione che costatiamo come ad oggi la modifica normativa sia di fatto schiacciata e scavalcata da prassi illegittime e circolari.  Le richieste di protezione speciale – sostengono i firmatari – sono bloccate, come i casi pendenti e i rinnovi dei permessi di soggiorno. Il motivo di questo stop al cambiamento, pur promosso dalla normativa recentemente approvata, è da rintracciare nell’assenza di indicazioni pratiche da parte dell’amministrazione centrale: una mancanza che lascia spazio a prassi illegittime da parte delle Questure e delle Commissioni territoriali. Istanze non ricevute, o ricevute ma non prese in esame; documentazioni integrative che non vengono prese in considerazione, nonostante così sancisca la legge 173/2020; richiesta, da parte delle Questure, di requisiti previsti dai ‘decreti sicurezza’ ma eliminati dalla legge attuale, sono solo alcune delle prassi che mantengono migliaia di persone in un limbo burocratico e giuridico”. Il Forum, insieme ad altre associazioni, ha scritto una lettera al Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgeseai sottosegretari agli Interniai capo dipartimenti della Pubblica sicurezza, per le Libertà Civili e l’immigrazione e al presidente della Commissione Nazionale Asilo ma “per ora non abbiamo ricevuto alcuna risposta”. Il DL130 era stato pensato per “sanare una situazione che aveva escluso e marginalizzato migliaia di cittadini stranieri. Nonostante la sua approvazione, la situazione di queste persone è rimasta la stessa. È urgente – è la richiesta – di un cambiamento reale, al passo con la legge. Per questo come Forum per cambiare l’ordine ci facciamo promotori di una campagna di sensibilizzazione e pressione politica. Dopo aver constatato la disapplicazione della legge, vogliamo informare e formare i/le migranti – le prime persone colpite da questa situazione – così come chiunque voglia capire meglio la normativa, anche per contrastare le prassi illegittime. Sosterremo concretamente operatori e operatrici, che invitiamo a rivolgersi a noi per un sostegno nella presentazione delle istanze. Vogliamo essere spazio di aggiornamento sulla situazione, di denuncia per chi vuole segnalare criticità e problematiche sul proprio territorio, e di sintesi di quanto osservato sul campo, attraverso la diffusione di un report di analisi delle criticità”. I firmatari chiedono alle realtà impegnate sul campo di aderire alla campagna: è “importante che chi ogni giorno è impegnato sui territori svolga un lavoro di monitoraggio del reale affinché si applichi, finalmente, la legge”.

 

 

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