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Migrantes Reggio Emilia-Guastalla: le preghiere e gli aiuti dagli “amici” cinesi

3 Aprile 2020 - Reggio Emilia - Un legame profondo ci unisce ai fratelli della Cina e particolarmente ai cristiani cinesi, un legame reso più intenso dalla loro presenza qui tra noi. La fede e la carità del popolo cristiano della Cina si stanno ancor più manifestando in tutta la loro ampiezza e profondità in questi giorni, in cui siamo tutti provati a causa della epidemia. Dopo avere pregato per tutto il popolo cinese e in particolare per gli ammalati e per i più bisognosi e dopo avere donato con grande generosità per offrire loro aiuto e sollievo, il cuore dei cristiani cinesi si rivolge ora con preoccupazione, carità e speranza a tutti i popoli colpiti. In questi giorni numerosi fedeli, associazioni e diocesi cinesi, in comunione con i loro connazionali residenti in Italia, pregano per le nostre comunità colpite, per gli ammalati, per i più poveri, per chi piange la morte di un amico o di un parente. Con l’aiuto e il coordinamento del nostro cappellano cinese don Pietro Sun e di altri fedeli e religiosi cinesi presenti in Italia, le comunità cinesi stanno manifestando la loro amicizia – veramente fedeli all’insegnamento di padre Matteo Ricci – inviando in dono grandi quantità di materiale sanitario, come mascherine e camici, alla nostra diocesi – e anche a molte altre –, particolarmente per l’aiuto dei più poveri tra noi. In particolare, desideriamo ricordare Qinzhen Chen, mamma della nostra cara amica Giovanna Jiang, che da Fuzhou ci dona 700 mascherine. La Associazione Cinese di Reggio Emilia, dona 500 mascherine. Caihui Huang, da Guangdong Cina, dona 500 mascherine. La comunità sant’Egidio in Cina, dona 1600 mascherine. La chiesa cattolica di Wenzhou in Cina, dona numerose mascherine e altri indumenti protettivi. La Signora Debora Zhang e i suoi genitori, da Shanghai, dona 50.000 mascherine e altri indumenti protettivi. E molti altri. La Signora Debora Zhang ha desiderato inviarci una lettera per accompagnare con le parole il gesto del donare. Ricordiamo nella preghiera i nostri fratelli cinesi, in questo momento e sempre. (Francesco Braghiroli – Migrantes Reggio Emilia-Guastalla)

Coronavirus: in Argentina pochi casi, ma l’isolamento è partito subito guardando all’Italian

3 Aprile 2020 - Buenos Aires – Il messaggio girava in tutto il Sud America, su whatsapp, nei giorni immediatamente precedenti tra i tanti discendenti di emigrati italiani: “Martedì 31 marzo in tutta Italia ci saranno le bandiere a mezz’asta in segno di lutto nazionale per le vittime del coronavirus. Anche noi nello stesso giorno collochiamo le bandiere italiane dalle nostre finestre e dai balconi delle nostre case”. E così è avvenuto anche nella città di Cordoba in Argentina. Elena Tori (82 anni) vive con il marito, Hector Hugo Rubiano (79 anni), a trenta minuti dal centro della città. Il figlio più grande abita vicino casa ma, per la situazione legata al coronavirus, si sentono solo per telefono. L’altro figlio vive in Brasile. Le chiediamo di raccontarci come stanno vivendo l’emergenza sanitaria che è arrivata anche da loro: “Ci sono ancora pochi casi. Ma abbiamo iniziato subito a prendere provvedimenti, grazie a Dio!, per decisione del Presidente Alberto Fernández. Ogni giorno c’è una restrizione in più. Hanno chiuso anche le frontiere. Tutto pensando proprio a quello che avviene in Italia. Io e mio marito, come tutti, dal 19 marzo siamo in isolamento a casa e non usciamo. Abbiamo trovato dei negozi che ci portano le verdure, la frutta, il latte, il pane... tutto quello di cui c’è bisogno. I supermercati aprono dalle 8 alle 9 per i pensionati, poi dalle 9 alle 19 per tutti e chi va, nelle code, deve lasciare almeno un metro di distanza dagli altri. Nel nostro quartiere questo è rispettato, ma so che in altri quartieri no e la gente esce, è un peccato!”. Poi aggiunge: “Davanti casa abbiamo un viale che ha uno spazio verde con alberi nel mezzo. Ora quel viale è vuoto, fermano le macchine. Chi esce di casa deve avere un permesso, un foglio di autocertificazione”. In Tv cosa dicono della situazione? “Qui parlano di tutto il mondo. Ma ogni ora l’Italia è presente nei nostri notiziari. Poi io e mio marito guardiamo anche la Rai e quindi sappiamo tutto. Sono tantissimi gli italiani in Argentina e siamo tristissimi. Ci viene da piangere. Poi io sono collegata anche con i parenti che ho in Italia: Brescia, Boario Terme, Montecarlo, Tonfano, Firenze, Lucca”. (Toscana Oggi – In Cammino – Lucca)  

Sud Sudan: le preoccupazioni per il coronavirus

2 Aprile 2020 - Roma - Il Sud Sudan è risultato finora fortunatamente immune al Covid-19, ma è anche vero “che qui i tamponi non sono disponibili”. Inoltre l’eventuale diffusione del virus preoccupa medici e infermieri poichè “questo virus è più pericoloso della Sars e dell’Ebola”. A spiegarcelo, al telefono dal Sud Sudan, è Nicolò Binello, medico del Cuamm, Medici con l’Africa,la ong diretta da don Dante Carraro. La differenza con Ebola è che “in quel caso la percentuale di mortalità era elevatissima, addirittura del 50%, ma il tasso di contagiosità risulta di molto inferiore a quello del Covid-19”. “Questo virus è estremamente contagioso, più della Sars e dell’Ebola – dice il medico – Possiede un’alta carica virale, soprattutto nelle persone con la malattia conclamata in corso. Inoltre, il problema è che gli asintomatici possono trasmettere il Covid-19, a differenza di quanto avviene con l’Ebola, dove chi non porta i segni della malattia non è ammalato”. Inoltre è come se il Covid-19 fosse un ‘miglioramento’ delle versioni precedenti di Coronavirus, “ma adesso – e questa è la nota positiva – si spera che si diffondano anche le varianti più benigne dello stesso virus”. “Io mi trovo a Lui, un piccolo villaggio capoluogo della Contea di Mundri East, dove l’ospedale è collegato con la capitale dello Stato regionale da un strada di terra battuta – racconta Binello - Qui attorno tutte le persone hanno un livello di povertà elevatissimo”. “Non un solo caso di coronavirus è stato registrato finora qui da noi -  conferma Binello -, ma per un motivo semplice: l’Oms ci ha notificato che per adesso non sono disponibili i tamponi. Nel momento in cui dovessimo disporne, e dunque diagnosticare la malattia, sarà inevitabile constatare diversi problemi nel contenimento di pazienti affetti e nel trattamento del virus”. In Sudan invece i casi arrivano ad oggi a sette, con due persone decedute. “Il Sud sudan è un Paese in cui il sistema sanitario è già al collasso, a seguito di anni di guerra civile – spiega il medico – Io lavoro in una zona rurale e qui si ha la sensazione della fragilità del sistema sanitario in tutte le sue sfaccettature”. Misure come il lavaggio delle mani o la protezione della bocca, nei Paesi africani, sono raccomandazioni su cui gli operatori sanitari “possono intervenire per sensibilizzare la popolazione, ma la sfida è gigantesca. Il sapone liquido molte volte manca o è completamente inutilizzato. Stiamo comunque cercando di attuare una prevenzione, prima di arrivare a dei casi conclamati”. Il problema maggiore è la reperibilità di “dispositivi di protezione individuale: mascherine, camice e protezione degli occhi. Di mascherine non ce ne sono – spiega – Se dovesse davvero scoppiare l’epidemia, come in Italia, non ne verremmo assolutamente a capo”. Questo vale per tutti gli ospedali rurali dell’Africa sub-sahariana: “nel nostro, che è davvero basilare, a volte non abbiamo neanche l’ossigenoterapia. Per non parlare del fatto che le misure di isolamento sono difficilmente realizzabili”. Ci sono però anche delle “note ottimistiche – dice il medico – Anzitutto la scarsa possibilità di spostamento delle persone da un luogo all’altro, sebbene in realtà camminino molto a piedi, e poi la piramide della popolazione che qui in Africa è rovesciata: la maggior parte della gente è giovane e composta da persone sotto i 20 anni. Noi speriamo davvero che si sviluppi una variante del virus in forma più lieve”. L’auspicio è che in Africa il livello di diffusione rimanga basso grazie alla scarsa mobilità umana e al fatto che la maggior parte dei Paesi si sono fin dall’inizio blindati dentro, chiudendo i collegamenti esterni, e molti voli negli aeroporti, lasciando aperte solo le frontiere interne. (Ilaria De Bonis – Popoli e Missione)    

Card. Bassetti: “da soli si va poco lontano”

2 Aprile 2020 - Roma - “Non illudiamoci di ricominciare come prima. È una grande illusione che può solo farci male. Ma dobbiamo aprire il cuore alla speranza. E la solidarietà sostiene tutti, credenti e non credenti”. Lo ha detto il presidente della Conferenza episcopale italiana, card. Gualtiero Bassetti, in un'intervista a InBlu Radio, il network delle radio cattoliche della Cei, commentando questo momento d'emergenza causato dal coronavirus. “Con tanta buona volontà, solidarietà e spirito di condivisione – ha proseguito il card. Bassetti - dovremmo capire che ormai da soli si va poco lontano. Dovremmo riflettere anche sulla nostra fragilità. Se la nostra vita è così fragile perché non fare di tutto per essere solidali? Ricordo che dopo la Seconda guerra mondiale se siamo riusciti a sopravvivere è solo grazie al fatto che quel pochino che avevamo veniva moltiplicato. Io davo un pochino di pane alla vicina, lei mi dava un pochino di latte per far crescere i bambini. Ci siamo accorti che dividendo quello che avevamo si moltiplicava. La logica del Vangelo è proprio questa: più condividi e più moltiplichi”. “Io sto bene – ha sottolineato il card. Bassetti a InBlu Radio - ma ho tante preoccupazioni per la mia diocesi e per tutte le diocesi d'Italia con qualche vescovo ammalato. Ho mandato un messaggio anche al vicario del Santo Padre. La Chiesa di Dio cammina tra le prove del mondo e le consolazione dello Spirito. Stiamo vivendo una grande prova. È stata tutta una grande sorpresa. Quando è iniziato tutto nessuno poteva prevedere che la situazione andasse a picco in maniera così forte. Eravamo abituati a tante epidemie del passato magari più leggere. Questa è una realtà che abbraccia tutto il mondo. Tutti vivono nella paura di un futuro che, dal punto di vista umano, non dà delle certezze”. “L'unica speranza – ha ribadito il card. Bassetti - ci viene dalla capacità che c'è nella gente e la forza di affrontare la difficoltà e la solitudine, nonostante l'inquietudine e la paura per il futuro. Ci sarà sicuramente anche il dopo virus. Quando i campi venivano incendiati dalle guerre non producevano più per tanto tempo e così succederà per l'economia che è in fortissima crisi. Se non si lavora poi non è facile riprendere il lavoro perché è una macchina complessa da rimettere in moto”. “Stando chiuso in casa – ha concluso il card. Bassetti a InBlu Radio – ho sentito molte persone per telefono. E posso dire che la grande preghiera del Papa ha rigenerato la speranza per tutti, non solo per i credenti. Piazza San Pietro in cui c'era solo la bianca figura del Santo Padre bagnata dalla pioggia ha parlato al cuore del mondo intero. E quello spazio vuoto è diventato più pieno di quando c'è mezzo milione di persone che magari partecipano distrattamente alla funzione. Questi sono dei segni che rimangono nelle gente e fanno capire che la vita non è solo legata al virus o al pane quotidiano ma è qualcosa di più grande”.  

Viminale: misure di prevenzione Covid-19 nel sistema di accoglienza migranti

2 Aprile 2020 - Roma - Una circolare del capo dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione. Michele Di Bari, richiama l'attenzione dei prefetti sulle disposizioni adottate per la prevenzione della diffusione del virus COVID-19, nell'ambito del sistema di accoglienza dei richiedenti protezione internazionale e dei centri di permanenza per il rimpatrio, anche alla luce dei quesiti ricevuti. Per evitare rischi di contagio tra i migranti accolti e tra gli operatori delle strutture di accoglienza, deve essere “assicurato il rigoroso rispetto delle misure di contenimento previste a livello nazionale, compreso l'obbligo per gli ospiti di rimanere all'interno delle strutture”.   All’arrivo in Italia, i migranti dovranno essere “sottoposti prioritariamente al previsto screening da parte delle competenti autorità sanitarie” per accertare che non presentino patologie infettive o sintomi riconducibili al coronavirus Covid-19. Successivamente vanno “applicate le misure di sorveglianza sanitaria e di isolamento fiduciario per un periodo di quattordici giorni”, al termine del quale “sempre che non siano emersi casi di positività al virus, i migranti potranno, ove ritenuto necessario, essere trasferiti in altra struttura di accoglienza, previo rilascio di idonea certificazione sanitaria”. È di “fondamentale importanza” che “a cura degli enti gestori, con l’ausilio dei mediatori culturali, venga impartita ampia ed aggiornata informativa sui rischi della diffusione del virus, sulle prescrizioni anche igienico-sanitarie da adottare, sul distanziamento all’interno dei centri, sulle vigenti rigorose limitazioni degli spostamenti e, nei casi in cui siano in atto le più stringenti misure previste per i casi di isolamento fiduciario o di quarantena, sull’esigenza del loro assoluto rispetto”. Inoltre, al fine di “impedire gli spostamenti sul territorio em sino al termine delle misure connesse all’emergenza in atto, dovrà essere garantita e monitorata la prosecuzione dell’accoglienza anche a favore di coloro che non hanno più titolo a permanere nei centri”. Nella circolare si evidenzia che i prefetti sono chiamati a “monitorare il rispetto delle prescrizioni imposte” e “intercettare eventuali difficoltà operative” valutando “l’opportunità di assumere ulteriori iniziative finalizzate alla prevenzione e al contrasto della diffusione del virus nell’ambito del sistema di accoglienza, d’intesa con le altre istituzioni operative sul territorio, in particolare sanitarie”.

R.Iaria

Mci Francia: la “vicinanza” dell’arcivescovo di Chambery, mons. Ballot

2 Aprile 2020 - Parigi – “La pandemia Covid-19 ha colpito l'Italia qualche settimana prima della Francia. Noi seguiamo l'attualità nel nostro paese, in altri paesi e particolarmente l'Italia, cosi vicina a noi. Anche noi in Francia siamo confinati come voi e cerchiamo di accompagnare al meglio le comunità cristiane e l'insieme della popolazione. Noi siamo vicini alla comunità italiana della Savoia e particolarmente di Chambery”. Lo scrive in una lettera al delegato nazionale delle Missioni Cattoliche Italiane in Francia, don Ferruccio Sant,   l'arcivescovo di Chambery, mons. Philippe Ballot come segno di vicinanza alla comunità italiana della diocesi e alla Chiesa italiana. Il presule cita la Missione Cattolica Italiana di Chambery “sostenuta e accompagnata mirabilmente da don Valéri il missionario italiano, che noi apprezziamo per il suo ministero che svolge verso la comunità e i migranti. Noi – scrive - ammiriamo tutto il lavoro cheè fatto dalla Chiesa italiana. Sappiamo quale tributo essa paga per la morte di sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli laici. Vediamo come molti sanitari sono ammirevoli e si prendono cura degli ammalati perché possano continuare a vivere” “Voglio assicurarLe, caro don Ferruccio – conclude mons. Ballot - a nome di tutti i cattolici della Savoia, il nostro sostegno nella preghiera, servizio silenzioso, come dice papa Francesco. Restiamo in comunione con voi. Lo saremo particolarmente durante la Settimana Santa”.

R.Iaria

   

Migrantes: 3000 mascherine per i più fragili grazie alla sartoria sociale “La Teranga”

2 Aprile 2020

Roma  - "La comunità andriese ci ha sempre sostenuti, ci ha sempre aiutati, ed è il momento che noi migranti, operatori e volontari della Casa Accoglienza “S. Maria Goretti” e dell’Ufficio Migrantes della Diocesi di Andria, facciamo qualcosa per il bene di tutti". Questo mi hanno condiviso, in primis, i giovani migranti e gli altri ospiti, quelli che la società, a volte, li considera esuberi.

Un messaggio forte di solidarietà che parte, in questi giorni concitati e preoccupanti per l’epidemia del coronavirus, dalla sartoria sociale “La Téranga”: progetto sostenuto dall’8xmille della Chiesa Cattolica per il tramite della Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana.

Sono state momentaneamente messe da parte tovaglie, teli, asciugamani, runner… e si è deciso che da qui in avanti, finché si potrà, si cuciranno solo mascherine, di cotone, lavabili ogni giorno con sanificanti e igienizzanti.

Le mascherine cucite dalla sartoria sociale “La Teranga” oltre ad essere state distribuite agli ospiti che usufruiscono dei vari servizi che la Casa Accoglienza, (servizi assicurati ora più che mai, dato il momento storico di forte preoccupazione e apprensione), vengono ripartite anche ai cittadini andriesi che fanno fatica a trovare sul territorio le mascherine e a cui «noi stiamo rispondendo prontamente per senso di responsabilità e dovere».

Inoltre le mascherine della sartoria sociale "La Teranga" sono state donate ai medici e volontari di una Associazione della Città di Andria che quotidianamente si recano nelle case dei malati, in particolare dei pazienti oncologici.

La sartoria sociale “La Teranga”, gestita dalla Comunità “Migrantesliberi e che fa riferimento alla Casa di Accoglienza e Ufficio Migrantes, ha poi pensato bene di cucire mascherine che su richiesta del Direttore Generale della Fondazione Migrantes, don Gianni De Robertis,  saranno destinate ai senza fissa dimora sparsi sul territorio nazionale.

Altre mascherine sono state inviate alla Fondazione Migrantes che ha provveduto a distribuirle in zone ad alto rischio contagio, dove vivono persone tra cui bambini senza fissa dimora, in alloggi di fortuna.

La solidarietà in questi giorni di emergenza ed urgenza dettata dal covid-19 non si ferma e talvolta si raddoppia. Con questo gesto che arriva da coloro che, in primis, hanno sperimentato la bellezza del dono, possiamo rendere un servizio, seppur minimo, ad altri che stanno combattendo altre battaglie per la vita.

In tutta questa tristezza e apprensione c'è un motivo di bellezza e gioia: i volontari non hanno abbandonato continuano l'opera meravigliosa del servizio. La casa di accoglienza è diventata luogo di liturgia, chiesa viva che, nonostante il fermo delle celebrazioni con la presenza del popolo di Dio, continua a celebrare.

Nei luoghi della carità si celebra la grande liturgia: le mani alzate per offrire il pane quotidiano, frutto della terra e del lavoro dell’uomo, il pane spezzato sulla tavola della mensa e condiviso, il corpo di Cristo dato per il nostro nutrimento, l’acqua che bagna corpo e piedi, l’unzione che rinfranca e ridona vita, la voce dei volontari, sacramento dell’accoglienza e dell’amore di Cristo che si china per lavarci i piedi.

La liturgia, l'Eucarestia i sacramenti non possono essere rinchiusi in luogo perché la liturgia è mistero di passione morte resurrezione è vita e oggi, in questo tempo di preoccupazione e tristezza, è celebrata e vissuta nei tanti ospedali sparsi sul nostro territorio come anche in tutti quei luoghi di carità e solidarietà.

Il Corpo di Cristo, custodito nei tabernacoli delle nostre cattedrali e delle nostre chiese, oggi più che mai è presente in tanti uomini e donne: tabernacoli viventi, presenza viva di un Dio amante della vita che è in mezzo a noi e con noi e continua a fasciare le nostre ferite con olio di consolazione e vino di speranza.

Geremia Acri - Direttore Migrantes Andria

Media Cei: si rinnova l’appuntamento con la preghiera promossa dai media Cei

2 Aprile 2020 - Roma  - Si rinnova l’appuntamento con la preghiera promossa dai media Cei,Tv2000, InBlu Radio, Sir, Federazione dei settimanali cattolici e Corallo, d’intesa con la Segreteria generale della Cei, invitano i fedeli, le famiglie e le comunità religiose a ritrovarsi giovedì 2 aprile, alle 21, per recitare insieme il Rosario che verrà trasmesso da Tv2000 (canale 28 e 157 Sky), InBlu Radio e sulla pagina Facebook ufficiale della Cei. La preghiera si terrà nella Cappella dedicata a san Giuseppe Moscati, il santo medico, del Policlinico Agostino Gemelli di Roma e si concluderà con una supplica a san Giovanni Paolo II.

Papa Francesco ricorda e prega per coloro che non hanno casa

2 Aprile 2020 - Città del Vaticano – Il Papa ricorda e prega per coloro che non hanno casa. Sono senza tetto. “Questi giorni di dolore e di tristezza evidenziano tanti problemi nascosti”, ha detto questa mattina introducendo la liturgia eucaristica a Casa Santa Marta: “su un giornale, oggi, c’è una foto che colpisce il cuore: tanti senzatetto di una città sdraiati in un parcheggio, in osservazione … tanti senzatetto sono oggi. Chiediamo a Santa Teresa di Calcutta che risvegli in noi il senso della vicinanza a tante persone che nella società, nella vita normale, vivono nascoste ma, come i senzatetto, nel momento della crisi, si evidenziano così”. Nell’omelia ha evidenziato come il Signore si è sempre ricordato della sua alleanza, “non dimentica mai, si dimentica soltanto quando perdona i peccati. Dopo aver perdonato perde la memoria, non ricorda i peccati. Negli altri casi Dio non dimentica. La sua fedeltà è memoria. La sua fedeltà con il suo popolo. La sua fedeltà con Abramo è memoria delle promesse che aveva fatto”. Per il Papa l’elezione, la promessa e l’alleanza, sono “le tre dimensioni della vita di fede, le tre dimensioni della vita cristiana. Ognuno di noi è un eletto, nessuno sceglie di essere cristiano – ha detto Papa Francesco - fra tutte le possibilità che il ‘mercato’ religioso gli offre, è un eletto. Noi siamo cristiani perché siamo stati eletti. In questa elezione c’è una promessa, c’è una promessa di speranza, il segnale è la fecondità” nella fede. Il cristiano – ha spiegato il pontefice – è cristiano “non perché possa far vedere la fede del battesimo: la fede di battesimo è una carta. Tu sei cristiano se dici di sì all’elezione che Dio ha fatto di te, se tu vai dietro le promesse che il Signore ti ha fatto e se tu vivi un’alleanza con il Signore: questa è la vita cristiana. I peccati del cammino sono sempre contro queste tre dimensioni”.

R.Iaria

 

Migrantes Taranto: dare speranza alle persone in mobilità

1 Aprile 2020 - Taranto - A Taranto la Migrantes diocesana in questo difficile periodo cerca di dare speranza alle persone immigrate. In particolare continua la sua attività "Lo Sportello immigrazione itinerante”  soprattutto per donne in difficoltà, ci dice la direttrice dell’Ufficio diocesano Migrantes, Marisa Metrangolo. Gli incontri necessari si fanno telefonicamente, su whatSsapp e quando è “indispensabile personalmente con le dovute precauzioni e distanze. A Taranto le donne che svolgono lavoro di badante sono “stremate perché i loro giorni di riposo che a Taranto erano il giovedì e la domenica, sono scomparsi considerata la situazione di non poter circolare”. Alcune scelgono di “continuare a lavorare ed ottengono gli straordinari altre si chiudono nella loro stanza (chi ce l’ha) e si occupano delle loro cose e  tutte subiscono come tutti noi, la situazione di restare a casa. Ma loro in maniera particolare perché vivono sempre nell’ambiente lavorativo e non hanno più contatti con la loro comunità e con qulche parente che vive in città o nei dintorni”. Sino donne – aggiunge Metrangolo - che hanno bisogno di essere rassicurate  e sostenute anche da parte dei nostri operatori. Molte volte sono esse stesse che rassicurano dicendo che preferiscono stare in Italia perché si sentono più protette”. Le richieste maggiori da parte degli immigrati sono comunque di richiesta di cibo e di medicine per  loro stessi e per i propri familiari. “Lo stiamo facendo – aggiunge la direttrice di Migrantes - dando loro la possibilità di acquistarli, oltre che  in collaborazione con la Caritas diocesana e le parrocchie di appartenenza, con cui ci sentiamo sempre in rete”. Alcune hanno perso il lavoro e quindi anche senza soldi. Stessa situazione anche per una famiglia del lunapark che vive a Taranto e la Migrantes in collaborazione con la Parrocchia di appartenenza sta cercando di rispondere ai loro bisogni. Neo Cas sono stati promossi molti incontro formativi per gli ospiti. In uno dei centri di accoglienza i profughi sono impegnati a confezionare mascherine artigianali. I cappellani etnici trasmettono su vari canali sia la celebrazione della Messa che la recita del rosario e messaggi vocali per i propri parrocchiani.  Uno li loro passa per le strade e i fedeli si affacciano dai balconi e recitano qualche preghiera.  

Rom e sinti: le attività dell’associazione 21 luglio in tempo di Covid 19

1 Aprile 2020 - Roma - #NOINONCIFERMIAMO. Questo il nome di una campagna promossa dall’Associazione 21 Luglio imoegnata a fianco di rom e sinti. “No, noi non ci fermiamo”, spiegano all’associazione: perché anche nel corso della crisi generata dal Covid 19, “nessuno deve essere lasciato solo, ora più che mai. Tutti insieme stiamo continuando a lavorare impegnando energie e risorse, vogliamo fare la nostra parte mettendo in campo i servizi che forniamo da anni e anche di più”. Tante le iniziative. Ne citiamo alcune. E’attivo un servizio di raccolta beni di prima necessità per bambini nella fascia di età tra gli 0 e i 3 anni con la raccolta di pannolini, latte in polvere, omogeneizzati: tutto ciò che occorre per il sostentamento di bambini che vivono in emergenza abitativa. “Stiamo – spiegano - consegnando alimenti alle famiglie che vivono presso le baraccopoli della città di Roma. Sono state create, inoltre, per le mamme dei bambini, gruppi whatsapp attraverso cui “restiamo in contatto con loro per dispensare consigli, ascoltare i disagi, dare sollievo nei momenti più duri, inviare attività da realizzare con i propri figli durante le ore trascorse in casa”. Per i bambini più grandi è stato attivato un servizio che consente di ascoltare fiabe in lingua italiana e in lingua romanes. Si chiama “Fiabe al telefono”: quattro pomeriggi a settimana, chiamando il numero 3884623209 è possibile ascoltare una o più fiabe registrate dagli operatori che regalano momenti di spensieratezza, di evasione. Vengono anche forniti assistenza nella continuità scolastica mettendo a disposizioni dei bambini che vivono in emergenza abitativa accessi alla rete internet così da potersi collegare con le piattaforme progettate dalle scuole. “È importante per noi che nessuno dei bambini si senta escluso e resti indietro nel programma scolastico. In collegamento con i loro cellulari supportiamo i bambini nelle ore di studio”. “ Vogliamo – spiegano gli operatori dell’associazione 21 Luglio - che la quotidianità dei ragazzi non venga snaturata e che per quanto possibile continuino le attività e gli impegni avviati in questi mesi prima dell’emergenza Covid19. Per questo abbiamo creato dei video tutorial con lezioni di break dance realizzati dal nostro maestro Gerardo e disponibili sulla piattaforma on line all’interno del progetto “Amarò foro”. Ogni sabato pomeriggio, attraverso la creazione di un gruppo whatsapp con i ragazzi del quartiere Tor Bella Monaca, avviamo la proiezione di un film, lo guardiamo insieme e poi ne commentiamo la trama ascoltando le loro impressioni, le loro idee. È un modo per non farli sentire soli e continuare a svolgere le attività comuni che in questo periodo sembrano straordinarie”. In ambito scolastico continuano le attività all’interno dell’I.C. “Giovanni Palombini”, con un lavoro che mira a raggiungere circa 25 classi tra materna, scuola primaria e secondaria. Attraverso la creazione di “classi virtuali”, i “nostri educatori rafforzano la collaborazione con gli insegnanti e la co-progettazione di moduli specifici di supporto alla didattica. Diventano on line i laboratori di coding, teatro e progettazione partecipata realizzati dai nostri partner. Forniamo supporto scolastico individualizzato a bambini che vivono condizioni di disagio. I nostri operatori creano un ponte tra famiglia e scuola per garantire un lavoro diretto e dare assistenza anche tecnologica e economica grazie alla fruizione di schede internet necessarie al collegamento in rete. Stiamo lavorando, inoltre, per garantire il proseguimento dei percorsi di empowerment della comunità, rafforzando il lavoro di rete con i nostri partner e utilizzando nuovi strumenti di comunicazione e supporto a necessità specifiche”. “Resta a casa, alla spesa ci pensiamo noi” è lo slogan per gli anziani rom e sinti: “abbiamo avviato un servizio di ritiro spesa presso i supermercati del quartiere Tor Bella Monaca, periferia est della città e consegna presso il domicilio (davanti la porta) di persone anziane con un’età superiore ai 70 anni. Il servizio, nel rispetto delle norme di sicurezza, è attivo dal lunedì al sabato, dalle ore 9.00 alle ore 12.00”. L’associazione ha anche mappato, con interviste telefoniche e visite alle baraccopoli sempre nel pieno del rispetto delle norme di sicurezza, la condizione di chi vive in emergenza abitativa. Nelle baraccopoli della Capitale “mancano i servizi, manca l’assistenza sanitaria, manca l’informazione necessaria per contrastare il contagio”, spiegano: “è per questo che a gran voce, abbiamo lanciato un appello alla sindaca Virginia Raggi e al Prefetto Pantalone perché vengano attivate misure urgenti finalizzate a tutelare il diritto alla salute, alla continuità scolastica”. Inoltre una campagna di raccolta fondi per sostenere le spese da effettuare per acquistare generi alimentari di prima necessità da consegnare, con le dovute misure di sicurezza, presso le baraccopoli romane. “Stiamo fornendo supporto a famiglie che si trovano in estrema difficoltà e sono allo stremo delle loro possibilità economiche e non solo”. Per info https://www.21luglio.org/emergenza-covid-19-noinoncifermiamo/

R.Iaria

   

Mons. Russo: le iniziative della Chiesa Italia

1 Aprile 2020 - Roma - “In questo momento vorrei rivolgere un pensiero grato a tutti i nostri media che, in forme diverse e secondo le specificità di ciascuno, stanno tessendo il filo delle comunità. Porto nel cuore quanto mi hanno scritto diversi settimanali diocesani in questi giorni: le nostre pagine sono diventate un necrologio continuo. Avverto la sofferenza che arriva dai territori, a tutti assicuro la vicinanza della Chiesa italiana. Grazie!”. A parlare è mons. Stefano Russo, segretario generale della Cei, nei giorni che precedono la Settimana Santa che quest’anno sarà vissuta da un intero Paese in quarantena: “Ricordo che la prossimità della Chiesa in Italia si esprime ugualmente attraverso segni concreti. In particolare, abbiamo promosso due sottoscrizioni di raccolta fondi: Sostegno alla sanità ed Emergenza coronavirus, con Caritas italiana”. Eccellenza, la Chiesa italiana si è mossa fin dai primi momenti per fronteggiare la pandemia anche sul piano dell’assistenza caritativa e solidale stanziando oltre 16 milioni di euro. Decine di diocesi in tutta Italia stanno mettendo a disposizione le loro strutture per la Protezione civile, i medici e le persone in quarantena… È una geografia della carità in continuo aggiornamento. Le diverse iniziative sul piano dell’assistenza caritativa e solidale sono tutte mosse dalla certezza che nel volto sofferente dei nostri fratelli è presente Cristo. È una certezza che viene dal Vangelo di Matteo: “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare…”. Parole che sono riferimento imprescindibile per le nostre azioni. Nella situazione attuale, in cui sono messe a nudo tutte le nostre certezze, riscopriamo il senso e il valore della prossimità, della cura, della relazione… In una parola: della carità, sempre silenziosa, ma operosa. La Chiesa, senza rumore e megafono, continua a sostenere in maniera corresponsabile medici, operatori sanitari e malati. È un ritorno dell’attenzione e generosità che tanti cittadini, ogni anno, rivolgono con la destinazione dell’otto per mille alla Chiesa cattolica. Il Sistema sanitario è in forte difficoltà e anche la sanità cattolica sta facendo la sua parte. La Cei sostiene le strutture sanitarie in vari modi. In risposta ad alcune delle tante situazioni di necessità in sanità, la Conferenza episcopale italiana – raccogliendo il suggerimento della Commissione episcopale per la carità e la salute – ha stanziato finora 6 milioni di euro, in due tranche da 3 milioni, provenienti dall’otto per mille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica. Il primo contributo, del 24 marzo, raggiunge la Piccola Casa della Divina Provvidenza del Cottolengo di Torino, l’Azienda ospedaliera “Cardinale Giovanni Panico” di Tricase, l’Associazione Oasi Maria Santissima di Troina, nei pressi di Enna, e l’Istituto Ospedaliero Poliambulanza di Brescia. Il secondo, del 30 marzo, va a beneficio della Fondazione Policlinico Gemelli, dell’Ospedale Villa Salus di Mestre, dell’Ospedale Generale Regionale Miulli di Acquaviva delle Fonti in provincia di Bari. È stata inoltre aperta una raccolta fondi, che sarà puntualmente rendicontata e che potrà aiutare altre realtà. Con la sospensione delle attività scolastiche, anche le scuole paritarie attraversano una fase di crisi. Cosa si aspetta dalla politica? La Segreteria Generale della Cei ha rappresentato più volte al ministero dell’Istruzione la situazione drammatica vissuta dalle scuole paritarie. A nome di tante famiglie, di insegnanti che sono senza stipendio e di strutture che, stante così le cose, a settembre difficilmente potranno riaprire – con un danno oggettivo per il bene comune – si sono presentate alcune richieste essenziali, chiedendo a voce e per iscritto che l’appello venga raccolto. Ci aspettiamo che questo passo possa essere fatto. Sono tanti i sacerdoti che hanno perso la vita, molti di loro per adempiere a pieno i doveri del ministero. Cosa si sente di dire per tutti loro? Tutti i nostri sacerdoti sono sempre vicini alla gente, fedeli alla vocazione fino alla fine, vivono con le proprie pecore, come ripete spesso Papa Francesco. Lo sono così tanto che, proprio in questa circostanza, hanno condiviso anche la malattia e, purtroppo, in molti casi, la morte. Li ricordiamo prima di tutto per fare memoria della loro vita, delle loro opere, di quanto hanno lasciato nei cuori di chi li ha conosciuti. I media cattolici, e non solo, hanno onorato questi fratelli celebrando esistenze spese per il prossimo. Molti erano missionari, tornati in Italia dopo una vita tra i più poveri del mondo; altri erano preti diocesani, alcuni di questi a riposo – ma un sacerdote va mai veramente in pensione? – dopo aver visto crescere generazioni di fedeli, spesso in parrocchie piccole, dove ci si conosce tutti come una famiglia e dove in tanti li hanno pianti, unendoli ai lutti personali. Anche questo ci dice del prezioso mandato dell’essere comunità; un mandato che ci porta ad interpretare il nuovo che abbiamo davanti e ad assumere quindi anche nuove modalità di essere Chiesa. Ci aspetta una Settimana Santa “senza concorso di popolo”. Che Pasqua sarà? Sarà sicuramente una Pasqua diversa: la storia che stiamo vivendo ci pone dinanzi questa realtà, inedita per tutti. La Settimana Santa apre al cuore della nostra fede; per questo, anche se le ristrettezze del momento presente ci mettono a dura prova, non dimentichiamo che siamo in cammino verso la Resurrezione. Ed è proprio questo orizzonte ad aiutarci a vivere al meglio il tempo pasquale. Siamo a casa, ma non siamo soli! Invito tutti a riscoprire il senso pieno di ciò che, purtroppo, quest’anno non potremo vivere insieme, per fare festa tutti insieme quando sarà possibile. E quella festa, che sarà la Pasqua di tutti noi, sarà anche momento di conforto per quanti ci hanno lasciato e per i loro familiari. Ripeto: non siamo soli! Da Nord a Sud, si moltiplicano le messe in streaming, gli accompagnamenti spirituali a distanza e le persone si incontrano sui social per fare comunità. Tanti sacerdoti sperimentano modalità nuove per le celebrazioni e l’accompagnamento dei fedeli. Come valuta questa inattesa stagione ecclesiale? C’è un grande senso di appartenenza che sta sempre più emergendo. Le varie iniziative sono una risposta a un desiderio profondo di comunità. È alle domande della nostra gente bisogna, in qualche modo, rispondere. È ciò che ci ha mossi, come Segreteria Generale, nel progettare chiciseparera.chiesacattolica.it, un ambiente digitale che rilancia le buone prassi messe in atto dalle diocesi, offre contributi di riflessione – a partire da lettere, messaggi e video dei vescovi -, condivide notizie e materiale pastorale. Viviamo una stagione di grande creatività, che ci permette di guardare oltre l’emergenza. E in quell’oltre non possiamo non essere sostenuti dalla speranza, alimentata dalla fede e dalla carità. Quando tutto sarà finito, avremo modo di riflettere su quanto vissuto, non dimenticando che siamo in una situazione eccezionale. E che non possiamo fare a meno dell’incontro fraterno che da sempre ci caratterizza. (Riccardo Benotti - Sir)

Migrantes Sessa Aurunca: raccolta alimentare per famiglie migranti

1 Aprile 2020 - Sessa Aurunca - A Mondragone, nella diocesi di Sessa Aurunca, il Consultorio diocesano “Giovanni Paolo II – polo Mondragone” e l’ufficio Migrantes, in rete con la parrocchia di San Nicola e la Croce Rossa italiana, hanno lanciato una raccolta straordinaria di generi alimentari e di igiene per bambini a favore delle famiglie di migranti della comunità di Pescopagano. In osservanza delle attuali norme governative e delle ordinanze sindacali, dalle ore 11 alle 12 e dalle ore 16 alle 17 del 26 marzo, “simpaticamente si passava con l’auto e si lasciava il ‘dono’ nel punto di raccolta all’esterno dei locali della parrocchia di San Nicola e da lontano, un sorriso velato dalla mascherina, un saluto con una mano guantata, esprimevano l’amore solidale – racconta il presidente del Consultorio diocesano, don Ferdinando Iannotta -. Ognuno silenziosamente, proprio come il seme che con forza vuole germogliare nonostante la coltre di ‘gelo’ calata sull’umanità da questo coronavirus che limita sì il gesto, ma non l’amore che è la forza della vita”. I generi alimentari e i prodotti di prima necessità sono stati poi consegnati alle famiglie dalla Croce Rossa italiana.  

Mci Romania: anche nel tempo del coronavirus non si ferma la “missione”

31 Marzo 2020 - Bucarest - Purtroppo anche qui in Romania la situazione si sta aggravando. Mancano i presidi sanitari e i posti letto nelle varie terapie intensive sono nettamente insufficienti. Il governo, quasi settimanalmente, emana decreti che puntano alla limitazione della circolazione delle persone ricorrendo anche ad ammende davvero alte: il minimo supera già lo stipendio medio mensile. Sono stati coinvolti i militari, sia per limitare la circolazione, che per garantire l'adempimento delle misure prese e anche per montare in diverse città ospedali da campo. Il ritorno di migliaia di romeni dagli altri stati dell'Unione Europea ha complicato ulteriormente la situazione. Infatti vi sono già stati molti casi accertati dove il contagio del virus è stato causato proprio da alcune di queste persone. Alcune compagnie aeree, grazie al lavoro fatto in collaborazione tra la Farnesina, i nostri diplomatici e le autorità locali, con dei voli speciali stanno riportando in Italia molti nostri connazionali che, per vari motivi, si trovavano e/o si trovano ad essere presenti in Romania. La stessa cosa accade per coloro che desiderano dall'Italia tornare in Romania per continuare a gestire le loro attività create sul territorio romeno o per ricongiungersi con i loro famigliari. Sono numerosi gli studenti italiani che frequentano le università romene: le stime parlano di circa 10.000 giovani e molti,  o non sono rientrati in Romania dopo la vacanza post sessione, oppure sono rientrati in Italia con i suddetti voli. Mi permetto di segnalare come un buon numero di essi, soprattutto studenti di medicina, sono voluti rimanere per dare una mano alla sanità rumena e a loro va tutto il nostro plauso. Il plauso va anche a tutti quegli italiani che, sia come ditta che come singole persone, volontariamente, si sono organizzati per venire incontro alle necessità di altri italiani o dei romeni stessi. Per quanto riguarda le missioni cattoliche posso segnalare che, a breve, dovremmo riuscire nuovamente ad inviare tramite posta elettronica il nostro strumento di comunicazione storico Adeste e che comunque, con la dicitura “Adeste Comunità Italiana in Romania”, è diffuso tramite Facebook. Presso la missione cattolica di Iasi, sempre tramite Facebook, è stata creata una parrocchia virtuale chiamata “Parrocchia Cattolica Italiana Virtuale Iasi” che trasmette, tra l'altro, anche l'omelia domenicale scritta dal nostro missionario don Alessandro Lembo. Entrambe le iniziative sono curate, fin dall'inizio, da Pietro Marchettini che, in modo particolare in questo periodo, sta dedicando notevoli energie per curare appunto sia Adeste che la parrocchia Virtuale. Accanto a questo abbiamo dato vita a dei gruppi Whatsapp per poter facilitare i contatti interpersonali e trasmettere, in modo più capillare e immediato, messaggi di natura pastorale e spirituale tra coloro che partecipavano normalmente alle iniziative pastorali nonché alla Santa Messa. Sono nati quindi i gruppi: Comunità Cattolica Alba Iulia; Comunità Cattolica Cluj; Comunità Cattolica Timisoara; Comunità Cattolica Bucarest. I partecipanti a tali gruppi stanno aumentando e raggiungono anche persone che, a causa della distanza oggettiva, non riuscivano a partecipare alle liturgie o alle iniziative organizzate dalle missioni.  A questo proposito, la missione di Iasi, usa come strumento, tramite Facebook, la Parrocchia Virtuale. Un'altra iniziativa è legata alla trasmissione della Messa domenicale delle 11:15 tramite youtube. La prima Messa  è stata celebrata e quindi trasmessa, dalla Cappella del Centro Don Orione di Voluntari, domenica 29 marzo  e si continuerà fino a che i nostri missionari potranno riprendere a celebrare la Messa nelle loro chiese. Si continua, sempre tramite gli strumenti offerti dalla rete, a preparare, bambini, ragazzi e adulti ai sacramenti dell'iniziazione cristiana e agli altri sacramenti. Preghiera, Prudenza, Positività e "Ave Maria e avanti!". (don Valeriano Giacomelli – Delegato Mci Romania)  

A Lugano, ai tempi del Coronavirus

31 Marzo 2020 - Lugano - E ti ritrovi con le spalle al muro. Certo, mura di casa. Ma sempre di muri si tratta. Ti ritrovi con la realtà delle cose. Con ciò che è giusto e quello che non lo è ancora. In una società frenata dalle circostanze. Che esiste, consuma, ma che si sfugge e non progetta nulla. Mi ritrovo a pensare alla vita. Alle occasioni perse. Ai traguardi da raggiungere. Ai sogni che ormai è meglio lasciare dove si trovano. Nelle pochissime occasioni per avvicinare la realtà, trovo un mondo pietrificato. Immobile nelle sue illusioni e nei suoi desideri, nel suo necessario e nel suo superfluo. Cammino in città, tra file di negozi chiusi. Guardo le vetrine. Sorrido alle novità di una primavera che quest’anno non potrò vivere. Quando i commerci riapriranno, tutta questa merce diventerà inutile con l’arrivo della nuova stagione, quale che sia. Perché ho capito che merce è, e merce rimane. Altro che appagante esperienza di acquisto. Potessi anche acquistarla tutta e subito, non saprei cosa farmene. Passo i giorni a rovistare nei cassetti. A scoprire il necessario e il superfluo. Penso a tutte le volte che ho acquistato qualcosa d’inutile e di cui ora non so proprio cosa fare. A domandarmi cosa ho provato quando l’ho comprata, e se una prossima volta ci cascherò ancora. No, lo prometto: la prossima volta non comprerò più senza pensare. Cammino per le strade deserte. La gente si evita. Cerco di abituarmi a una quotidianità costretta alla pura sopravvivenza, bloccata. Si ha un bel dire che questo è il vivere dei giorni nostri. Non è vero, lo so. Allora comincio a immaginare cosa accadrà quando ci diranno che siamo liberi, che si torna come prima. A sognare come sarà il ritorno al futuro. Lo prometto. Non farò gli stessi errori. Acquisterò e vivrò nel modo necessario ai miei bisogni, quelli di cui ho vissuto in queste lunghissime settimane. Sognerò quanto basta, senza ambizioni impossibili. Darò più valore al quotidiano, al dialogo con gli altri. Non dimenticherò quello che ho riscoperto essermi veramente indispensabile. Ho imparato a non affidare alla tecnologia il monopolio della mia conoscenza e del mio destino. Ho imparato che è inutile poter raggiungere il mondo intero se ora non posso incontrare nessuno. Lo capisco oggi, quando la nostra esistenza è a rischio, quando l’isolamento è diventato un valore sociale, ora che siamo tutti invitati a non frequentarci, a parlare attraverso un vetro, e farcelo bastare. Darò più valore al mondo e al modo in cui ho vissuto e vivrò. Darò più valore a incontrare gli altri. A condividerne socialità, esigenze e cultura. La mia nuova disponibilità verso il mondo esterno mi aiuta a dimenticare la solitudine di oggi. Attendo di tornare a vivere come la persona diversa che sto diventando. Allora non mi opprime più il muro domestico che adesso pesa sulle mie spalle e segna il confine della libertà. Mi scosto da questa barriera di pietra fredda e inerte. Apprezzo il valore dei miei pensieri, felice di sapere che tra breve torneranno a guidare il destino della nuova persona che sarò. In quelmomento, veramente, sì: andrà tutto bene. (Andrea De Grandi – Corriere degli Italiani)

Migrantes e Ass. Ercolini a fianco dei Rom

31 Marzo 2020 - Roma - L'associazione Ercolini di don Orione, fondata nel 2004 dall’attuale vescovo di Ascoli Piceno, mons. Giovanni D'Ercole, sostiene diversi nuclei Rom in questa emergenza del coronavirus. Purtroppo i diretti interessati – dice Salvatore Paddeu dell’Associazione - sono bloccati nelle loro abitazioni e non possono svolgere i modesti lavori che li consentivano di sostenere le spese quotidiane. Ad esempio Zineta non può recarsi a pulire la Chiesa di Prima Porta come da tempo si era accordata col parroco. In grave difficoltà anche ìDilan, che vive con la sua famiglia in un borgo vicino Latina che “non può svolgere i suoi lavori, agricolo la mattina e aiuto chef nelle ore serali”. “A parte il minimo sostegno economico, siamo – aggiunge Paddeu - per loro un punto di riferimento. Ci chiamano spesso per esser aggiornati sulla triste realtà e inoltre cerchiamo di essere per loro di conforto”. “Migrantes – conclude - continua a sostenere le nostre attività a conferma dell'importante ruolo di coordinamento strategico in un momento molto delicato che trova tutti noi inermi e speranzosi nella Divina Provvidenza”.

La vita al Parcolido di Ostia al tempo del corinavirus

30 Marzo 2020 - Roma – Dà una nota di malinconia vedere i cancelli chiusi del “parcolido” sia dalla parte dei bambini con la sala compleanni e tante giostrine e giochi dove lavora Dezia, figlia di Gino Pugliè, sia quella dei grandi dove abbiamo il nostro stand… Anche il “Paradiso dei bambini” di fronte a noi, di Masci, sempre pieno di bimbi è vuoto e chiuso . E così al porto di Ostia, a Torvaianica, a Napoli, a Milano…in tanti quartieri di Roma e in tutta l’Italia, la Spagna, la Francia ecc. Quanti amici condividono le loro preoccupazioni telefonandoci! Anche del circo. Quanti si trovano in posti lontani dalla loro residenza ed hanno tantissimi problemi, cominciando dal cibo…! Don Mirko Dalla Torre, Monica e Flaviano Ravelli della Migrantes, e gli altri nelle varie regioni, Maurizio Crisanti dell’Anesv ed Antonio Buccioni dell’Ente Nazionale Circhi, Gino Pugliè della Confesercenti e tanti della Caritas sono sulla breccia…e cercano di dare una mano. Qualche eco arriva anche a noi e cerchiamo di fare da tramite soprattutto con la Croce rossa e con le varie Caritas. Dal momento che non possiamo uscire ci teniamo in stretto contatto telefonico con tantissimi amici.Ci danno notizie, ci inviano con whatsApp messaggi, video, notizie, foto; ci confidano le loro paure e le loro speranze, ci raccontano la loro emozione davanti al papa in una piazza san Pietro vuota, sotto la pioggia, in preghiera, collegato col mondo intero, venerdì scorso. La nostra è una piccola comunità di una decina di famiglie. Piccole casette di legno, carovane…è un piccolo mondo che vibra con tutta l’Italia. Molti hanno parenti in Romagna, in Veneto, in Toscana, in Umbria, nelle Puglie, in Sardegna… Ma anche in Francia e in Inghilterra. La sofferenza di essere lontani è grande. Qui ci diamo una mano. I nostri amici non vogliono che usciamo, perché vista la nostra età siamo più a rischio. Alessia e Fabrizio si presentano in carovana col foglietto e la penna per scrivere ciò di cui abbiamo bisogno e fanno la spesa anche per noi. Il piccolo Oscar pittura un po’ tutto e per aiutarlo a non mettere pittura dovunque prestiamo pennarelli, disegni, cartoncino, pezzi di legno…A volte Emma, la cugina più grande o Asia, giocano con lui e fanno qualcosa insieme… E i grandi lodano i…suoi capolavori. Ogni tanto vediamo la piccola Elisa, nata meno di un mese fa, sorella di Emma, nipotine di Ginetto e Giannina.. E’ la gioia della vita. Epifania e Lionella hanno cucito a macchina per tutti noi del Parcolido le mascherine necessarie per uscire. Anna Amelia ha stampato i fogli per le autocertificazioni e tanti disegni per Oscar…. Massimo e Valerio finiscono i lavori della loro carovana e nello stesso tempo migliorano il lunapark. Noi cerchiamo di mettere più ordine nello stand e anche le carovane. Un po’ tutti cucinano cose buone e le offrono alle altre famiglie con tanto amore. Geneviève ricorda a tutti i vari appuntamenti di preghiera col papa a cui tutti qui vogliono bene. Preghiamo al mattino con il papa, poi diciamo le lodi, e facciamo la comunione. Preghiamo per chi è sulla breccia, chi cerca di salvare le vite mettendo a rischio la propria, come medici, infermieri, volontari, lavoratori dei settori indispensabili che continuano ogni giorno accettando i rischi. E supplichiamo il Signore perché si fermi la pandemia e possiamo ricominciare il lavoro, la vita insieme con un amore rinnovato, con più solidarietà e rispetto per le persone e la natura. Ora è il tempo della speranza e della solidarietà. La speranza e la fiducia sono da rinnovare ogni giorno.   Le Piccole Sorelle Anna Amelia e Geneviève Joseph

Cei: altri 3 milioni di euro per essere a fianco delle strutture sanitarie

30 Marzo 2020 - Roma - Continuando l’opera di sostegno alle strutture ospedaliere, molte delle quali stanno radicalmente modificando la propria organizzazione interna per rispondere all’emergenza sanitaria, la Conferenza Episcopale Italiana mette a disposizione altri 3 milioni di euro – provenienti dai fondi dell’otto per mille, che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica – a beneficio della Fondazione Policlinico Gemelli, dell’Ospedale Villa Salus di Mestre, dell’Ospedale Generale Regionale Miulli di Acquaviva delle Fonti (BA). Per sostenere le strutture sanitarie è aperta una raccolta fondi. Chi intende contribuire può destinare la sua offerta – che sarà puntualmente rendicontata – al conto corrente bancario: IBAN: IT 11 A 02008 09431 00000 1646515 - intestato a: CEI - causale: SOSTEGNO SANITÀ    

Ritorna in Italia il Circo Zavatta grazie a Migrantes e Enc

28 Marzo 2020 - Roma - Attraccherà nel porto di Brindisi  questa mattina la nave che sta riportando in Italia dalla Grecia il Circo Zavatta al completo. Lo riferisce a www.migrantesonline.it don Mirko Dalla Torre della Commissione Migrantes per lo Spettacolo Viaggiante. Le famiglie del circo, per un totale di circa trenta persone fra cui diversi bambini, hanno potuto imbarcarsi nella notte grazie all’impegno congiunto dell’ambasciata italiana ad Atene, dell’Ente Nazionale Circhi e della Fondazione Migrantes, che ha messo in campo ogni sua risorsa per trovare uno sbocco ad una situazione apparentemente priva di vie d’uscita. Il Circo Zavatta, durante la sua ultima tournée in Grecia, era stato confinato in un campeggio a seguito delle misure straordinarie prese dal governo ellenico per far fronte all’epidemia di Coronavirus. Le famiglie del circo erano impossibilitate a procurarsi le cose più urgenti, con la prospettiva di rimanere a lungo in questo stato di penoso isolamento, oppure di dover rientrare in Italia senza le loro attrezzature che – ricordiamo – sono strumenti di lavoro, con i quali i circensi si guadagnano il necessario per sé e i loro figli. La famiglia Zavatta si è allora rivolta all’Ente Nazionale Circhi, ma ha anche interessato la Fondazione Migrantes, che è a fianco delle famiglie dello Spettacolo Viaggiante in tutte le circostanze della loro vita, racconta don Dalla Torre: "potendo contare anche sulla disponibilità del personale consolare italiano e di alcuni altri esponenti delle istituzioni, si è giunti, dopo qualche giorno di colloqui e trattative con le autorità di Atene, a individuare una soluzione percorribile e accettabile per tutti". Il circo con tutte le attrezzature è stato trasferito in un porto vicino e, verso la mezzanotte di ieri, venerdì 27 marzo, si è finalmente imbarcato per rientrare in Patria. La Fondazione Migrantes ringrazia di cuore tutti coloro che hanno contribuito alla soluzione di questo difficile caso, ed auspica che questo metodo di lavoro congiunto e concorde diventi un modello per affrontare in futuro altre situazioni di questo tipo. (Raffaele Iaria)

Migrantes Reggio Calabria-Bova: gli aiuti al circo Orfei-Martini

27 Marzo 2020 -

Reggio Calabria - Con i mezzi della Protezione Civile  della Città Metropolitana di reggio Calabria, alla presenza dei Carabinieri, con il parroco don Nucera Danilo, sono  state consegnati al Circo Orfei / Martini, in sosta sulla S.S. 106 nei pressi di Saline, gli ulteriori rifornimenti di generi alimentari e beni di prima necessità. Sotto la pioggia battente, l'operazione è avvenuta con tutte le precauzioni sanitarie che il caso richiede.

Nonostante tutto c'è stato il tempo di scambiare un fraterno saluto a tutte le famiglie circensi tramite il Direttore del circo  Martini.  Rinnovando la disponibilità nostra con il parroco, don Danilo Nucera - informano i referenti Migrantes per lo spettacolo viaggiante della diocesi di Reggio Calabria-Bova, Angelica e Mario Casile - a "rivederci, non soltanto in questa situazione di emergenza sanitaria, ma poterci riunire sotto lo chapitou ad ascoltare la Parola di Dio e  pregare per i vivi e per i morti". Gli altri componenti del Circo, riunitosi a capannello hanno ringraziato e acconsentito alla proposta. I referenti Migrantes, insieme  don Nucera, hanno distribuito, oltre ai viveri, sussidi di preghiera da utilizzare nelle famiglie. Appena sarà possibile, il parroco ha dato la disponibilità  di celebrare una messa di ringraziamento sotto lo chapitou.

Un'altra buona notizia che è giunta in queste ultime ore: l'unico ragazzo in età scolare, grazie all'impegno dell'assessore Lucia Nucera e al Dirigente Scolastico della scuola primaria di Montebello, può continuare il suo percorso scolastico telematicamente in vista della valutazione finale. Alla luce della pandemia di questo tempo, la Caritas Italiana  e la Fondazione Migrantes Nazionale hanno sollecitato, tramite lettera, la collaborazione nelle singole diocesi. Questo input è stato "accolto e messo in atto con entusiasmo e generosità. Tanto da promuovere iniziative nel trapanese e nel triveneto, dove stanno sostando altri circhi e lunapark di cui siamo venuti a conoscenza", dicono i referenti Migrantes . La diocessi di Reggio Calabria-Bova, attraverso la Caritas diocesana ed il settore Migrantes "Circhi e lunapark", è stata presente  in questa "missione" consapevole che la collaborazione della Croce Rossa, del Banco Alimentare che hanno messo a disposizione i viveri di concerto con la Protezione Civile della Città Metropolitana e le Forze dell'Ordine, hanno "mostrato il vero volto dell'animo dei reggini e dei calabresi. Il cammino quaresimale di questo 'tempo'  si concretizza così, non soltanto nell'intimo di se stessi, nella conversione e nel pentimento ma nell'attegiamento di condivisione cristiana", spiegano Angelixa e Mario Casile.