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Rom e sinti: l’azione incisiva della Migrantes di Reggio Calabria-Bova

8 Aprile 2024 - Reggio Calabria - In Italia la presenza delle minoranze Rom, Sinti e Camminanti ha origini ben radicate e, in Europa, la loro storia è segnata da tentativi di rispetto e di valorizzazione della loro cultura, ma anche da esperienze di esclusione e di repressione. Il Consiglio d’Europa stima che nel Vecchio Continente vivano tra i 10 e i 12 milioni di Rom, di cui circa 6 milioni nella sola Unione Europea. In base alle stime ufficiali,  in Italia i Rom residenti sarebbero circa 150.000, di cui metà cittadini italiani e metà cittadini dell’area europea. Abitano per lo più le periferie delle città, dedicandosi all’artigianato, allo spettacolo viaggiante e al piccolo commercio, ma tentando anche qualche forma di integrazione. In Calabria la presenza dei Rom è attestata a partire dalla fine del 1300. All’epoca erano seminomadi e si spostavano sul territorio offrendo servizi itineranti ai contadini. A reggio Calabria  gruppi consistenti di Rom sono arrivati intorno alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso. Oggi sono tutti cittadini italiani che, a causa della crisi del mondo rurale e dello sviluppo dell’urbanizzazione, sono stati costretti a sedentarizzarsi, con programmi abitativi sia di equa dislocazione sul territorio e nei condomini insieme ai non- Rom, sia di concentramento. L’azione della Chiesa reggina, in particolare attraverso il Centro “Migrantes”, la Caritas, alcuni Istituti religiosi e movimenti ecclesiali, ha cercato sempre di muoversi nella direzione della promozione dei diritti fondamentali della persona e della costruzione di percorsi condivisi con le istituzioni (comune, scuole, ospedali...) per una sinergia di orientamenti e di prassi. Motivo ispiratore è il Vangelo, che in epoca moderna i Papi hanno richiamato e attualizzato con particolare sollecitudine pastorale. Ad esempio, il 26 settembre 1965, Paolo VI si recò a visitare il campo di Pomezia, accompagnato da alcuni Padri Conciliari, e disse: «Voi nella Chiesa non siete ai margini, ma, sotto certi aspetti, voi siete al centro, voi siete nel cuore. Voi siete nel cuore della Chiesa, [che] ama i poveri, i sofferenti, i piccoli, i diseredati, gli abbandonati». E così segnò una tappa importante nella pastorale della Chiesa per le minoranze zigane e rese loro manifesta la sollecitudine della Chiesa, nel cui seno non ci devono essere ineguaglianze riguardo all’etnia, alla nazione o alla condizione sociale. Poi, Papa Giovanni Paolo II, il 12 marzo 2000, con un gesto intensamente evangelico di coraggio e di umiltà, chiese perdono per le colpe commesse in passato dalla Chiesa nei confronti di tutte le minoranze gitane. Tre anni prima, il 7 maggio 1997, aveva elevato alla gloria degli altari un martire gitano, lo spagnolo Ceferino Giménez Malla. L’undici giugno 2011, Benedetto XVI ricevette i rappresentanti di diverse etnie Rom e disse: «La vostra storia è complessa e, in alcuni periodi, dolorosa. (…) Mai più il vostro popolo sia oggetto di vessazioni, di rifiuto e di disprezzo! Da parte vostra, ricercate sempre la giustizia, la legalità, la riconciliazione e sforzatevi di non essere mai causa della sofferenza altrui!». Infine, il 26 ottobre 2015, ricevendo in Udienza oltre cinquemila rappresentanti Rom, Sinti e Camminanti, Papa Francesco ha ribadito la prospettiva pastorale della Chiesa con queste parole: «Vorrei che anche per il vostro popolo si desse inizio a una nuova storia. Che si volti pagina! È arrivato il tempo di sradicare pregiudizi secolari, preconcetti e reciproche diffidenze che spesso sono alla base della discriminazione, del razzismo e della xenofobia». L’annuale Giornata internazionale di Rom, Sinti e Camminanti dovrebbe provocare una riflessione, indirizzare nuove iniziative, mettere a fuoco la dimensione integrale della persona. Quindi, non solo l’attenzione alla questione sociale, sanitaria, occupazionale e abitativa, ma anche alla dimensione spirituale e al patrimonio di fede e di cultura di queste minoranze (p. Gabriele Bentoglio - Direttore Centro diocesano Migrantes Reggio Calabria-Bova)

Migrantes Reggio Calabria-Bova: oggi Via Crucis per le vittime del naufragio

3 Marzo 2023 - Reggio Calabria - Dolore, ma anche preghiera. “La Chiesa di Reggio Calabria – Bova affiderà al Signore le anime delle vittime innocenti del drammatico naufragio avvenuto a Cutro domenica scorsa”. Lo farà durante una Via Crucis dal titolo "Da un abisso di indifferenza ad un cuore di umanità" che sarà celebrata questa sera 3 marzo, alle 19, nella Basilica Cattedrale di Reggio Calabria. A presiederla l’arcivescovo mons. Fortunato Morrone. Durante la Via Crucis - promossa dalla Migrantes diocesana -  si pregherà per tutte le vittime innocenti del naufragio di Cutro. Ma anche per tutte le altre vittime dei “viaggi della speranza”. La via della Croce di Gesù, continua ad intrecciarsi con le vie dolorose di chi fugge da guerre e persecuzioni. L'iniziativa di questa sera - spiega la dioceis - si propone anche come momento, non solo per pregare, ma anche per riflettere insieme dinnanzi a così tanto dolore. Perché finalmente da "un abisso di indifferenza, si possa giungere ad un mare di umanità".

Migrantes Reggio Calabria-Bova: l’arcivescovo visita il Centro Scalabrini

1 Febbraio 2023 - Reggio Calabria - A Reggio Calabria, il Centro diocesano “Scalabrini”, particolarmente impegnato nella pastorale con i migranti, ha ricevuto la visita dell’Arcivescovo, mons. Fortunato Morrone. Con il presule gli operatori del Centro  hanno fatto una verifica delle attività svolte nel corso dell’anno 2022. È emersa la registrazione di 3193 passaggi di persone di 44 nazionalità. Si è trattato soprattutto di donne (66,3%), per la maggior parte immigrate dai Paesi dell’Est Europa. In particolare dalla Georgia (32,6%), ma anche da Ucraina, Romania, Federazione Russa, Moldavia e altri Paesi. Questa realtà migratoria al femminile era già stata notata negli anni scorsi, ma nel 2022 c’è stato un notevole incremento. È un fenomeno che riguarda soprattutto giovani donne, mamme e nonne in età lavorativa, in genere sole o in compagnia di altre donne con cui hanno rapporti di parentela o di amicizia, che vengono chiamate per la cura degli anziani a domicilio, per i lavori domestici o, si sospetta, anche per qualche attività sommersa nell’illegalità. Al secondo posto tra le persone accolte dal Centro “Scalabrini” ci sono state quelle provenienti dal Marocco (22,6%), mentre al terzo posto sono stati registrati i cittadini italiani di Reggio e provincia (12,5%): questo è abbastanza normale, tenuto conto che il Centro “Scalabrini” ha sede nei locali della parrocchia territoriale, situata nel centro storico della città. Dopo Georgia, Marocco e Italia, il Paese maggiormente rappresentato è stato l’Ucraina (6,5%), sebbene le conseguenze del conflitto in atto e i gravi disagi che stanno martoriando il Paese facessero presagire un afflusso anche più ampio, numericamente parlando, per la richiesta di aiuti di vario genere. C’è da ritenere, però, che i profughi Ucraini abbiano ottenuto accoglienza e sostegno da varie fonti, soprattutto nella cerchia dei parenti e degli amici. E, in ogni caso, pare che i flussi degli sfollati Ucraini si siano diretti in misura molto limitata a Reggio Calabria e in genere nel Sud Italia. Coloro che si sono rivolti al Centro anzitutto hanno presentato richieste di aiuto per far fronte ai bisogni primari: generi alimentari e beni di consumo (49,7%), articoli per l’infanzia (2,9%) e interventi immediati di carattere economico per pagamenti vari (ad esempio farmaci, pratiche amministrative e utenze domestiche, pari al 4%). Poi, il Centro ha offerto assistenza a chi aveva bisogno di informazioni e supporto per tutto ciò che attiene all’ambito legale-amministrativo (37,4%). In questo settore si collocano soprattutto la consulenza nella compilazione della modulistica e nella gestione dell’intera procedura per ottenere permessi/rinnovi per il soggiorno, la cittadinanza, i ricongiungimenti familiari, qualche forma di protezione umanitaria; solleciti per ottenere l’erogazione di misure assistenziali; il patrocinio nei processi penali e l’assistenza nelle procedure relative al mercato del lavoro. Rientrano in questa categoria anche gli aiuti per ottenere appuntamenti (con la Questura, con la Prefettura, con l’Agenzia delle entrate, con l’INPS), le richieste per assegnazione del medico, per la registrazione dei contratti di lavoro e, in generale, per tutto quello che riguarda il settore dell’informatica. Infine, per ascoltare le storie di vita dei migranti, si sono messi a disposizione qualificati operatori del Centro, che hanno raccolto le loro confidenze spesso segnate da traumi, ingiustizie e violenze subite nelle occasioni più disparate (1,3%). Insieme alla dimensione dell’ascolto, sono state accolte le domande di chi era in cerca d’occupazione (2,6%), che poi sono state messe a confronto con le offerte di lavoro (2,1%), offrendo adeguate soluzioni per chi affrontava condizioni di vulnerabilità, di povertà o di totale indigenza. Dopo la pausa estiva, con la riapertura degli istituti scolastici, anche il Centro “Scalabrini” ha ripreso a pieno ritmo, gratuitamente, l’accompagnamento del doposcuola e ha riavviato i corsi di lingua italiana. Quattordici docenti volontarie hanno assunto l’impegno di seguire personalmente altrettanti studenti nell’espletamento delle esercitazioni scolastiche, mentre tre insegnanti hanno impostato dei corsi di alfabetizzazione, due volte alla settimana, per una trentina di adulti. (p. Gabriele Bentoglio - Direttore diocesano Migrantes)

Migrantes Reggio Calabria-Bova: i popoli cantano la pace

16 Dicembre 2022 - Reggio Calabria - Domenica scorsa, a Reggio Calabria, si è ripetuto l’appuntamento annuale con il “Natale multietnico”. Sospesa negli ultimi due anni, a causa della pandemia, quest’anno le comunità etniche immigrate presenti a Reggio Calabria e nel territorio della città metropolitana non hanno voluto rinunciare alla tradizionale manifestazione, che li raccoglie nella parrocchia Santi Filippo e Giacomo in Sant’Agostino, gestita dai missionari Scalabriniani. È sempre un evento carico di emozioni perché mette insieme, come in una grande sinfonia, tanti idiomi diversi, che danno voce alle forme tradizionali dei paesi d’origine di celebrare la solennità del Natale. Quest’anno è stata anche l’occasione per festeggiare la recente canonizzazione di San Giovanni Battista Scalabrini, con la partecipazione dell’arcivescovo, mons.  Fortunato Morrone. Tema dell’incontro era il proclama lanciato da san Paolo alla comunità degli Efesini: “Gesù è la nostra pace!”. Ispirandosi a questa verità di fede, Mons. Morrone ha sottolineato la centralità di Gesù Cristo, che però non elimina le diversità, ma le valorizza in vista di creare un’arricchente unità. In effetti, le differenti peculiarità di patrimonio culturale e religioso, invece di produrre tensioni e conflitti tra i singoli e tra le comunità, possono favorire lo scambio e il progresso di tutti, compresi i popoli e le famiglie. Durante la serata si sono avvicendati i canti tipici natalizi di diversi Paesi del mondo, intonati attorno al presepio, in un’atmosfera di Chiesa e di fraternità. Tutti coloro che erano presenti, infatti, hanno contribuito a creare un’atmosfera carica di tenerezza e di prossimità. Vestiti con costumi tradizionali, sono intervenuti gruppi provenienti da Italia, Romania, Polonia, Filippine, Congo e Ucraina, con rappresentanti della comunità cattolica e di quella ortodossa. Alla fine di ogni esibizione tutti i gruppi, nell’idioma tipico di ogni nazione, hanno rivolto ai presenti un caloroso augurio per un Natale di pace e serenità. Non poteva mancare il canto “Tu scendi dalle stelle”, che tutti hanno cantato in coro davanti alla grotta di Betlemme. I volti, i canti e le storie di tanti immigrati hanno commosso l’Arcivescovo, che si è intrattenuto a lungo con una mamma Ucraina che, tra le file della sua comunità, portava la foto del figlio soldato, che attualmente risulta disperso sul fronte di guerra che sta insanguinando l’Ucraina. Ancor più toccante, però, è stata la preghiera del “Padre nostro”, che tutti hanno innalzato a Dio nella propria lingua, invocando il dono della pace soprattutto per le zone del mondo che oggi sono maggiormente colpite da conflitti bellici: l’Ucraina, la Repubblica Centrafricana, la Repubblica Democratica del Congo, il Myanmar, il Sud Sudan, la Siria, l’Afghanistan, lo Yemen e tutte quelle aree che fanno pensare che stiamo vivendo una terza guerra mondiale “a pezzi”, come più volte ha detto Papa Francesco. (p. Gabriele Bentoglio)    

Migrantes: anche a Reggio Calabria il progetto “Diffusamente” sull’accoglienza degli Ucraini

14 Novembre 2022 - Reggio Calabria - A Reggio Calabria, il “Comitato per le mamme e i bambini dell’Ucraina”, il “Centro Ascolto G.B. Scalabrini”, il “Centro diocesano Migrantes” e la Parrocchia Sant’Agostino, gestita dai Missionari Scalabriniani, si sono impegnati a rispondere alle necessità delle persone in fuga dall’Ucraina, giunte nel territorio diocesano a causa della guerra, che ormai da mesi sconvolge quella nazione. In particolare, l’unione di alcuni enti, volontari e collaboratori ha permesso di dare urgente accoglienza e opportune indicazioni sia ai profughi Ucraini, sia a chi si è reso disponibile a offrire loro una dignitosa ospitalità. Diverse organizzazioni di volontariato, tra cui parrocchie, associazioni laiche e cattoliche, cooperative sociali, patronati sindacali e singoli cittadini, hanno unito le forze per dare ascolto, vicinanza, accoglienza e accompagnamento soprattutto alle mamme e ai minori Ucraini. Il metodo scelto è stato quello dell’accoglienza diffusa, centrato su progetti familiari personalizzati, che prevedevano non solo la risposta ai bisogni materiali più impellenti, ma anche una presa in carico globale dei nuclei familiari. Grazie alla Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana e alla sua collaborazione con l’ACRI (Associazione delle Fondazioni delle casse di risparmio in Italia), questi organismi hanno avuto sostegno anche dal progetto “Diffusamente”, riguardante l’accoglienza nelle parrocchie e nelle famiglie di persone e famiglie ucraine, fuggite dalla guerra nel corso del 2022. Il progetto ha sostenuto l’accoglienza di 1100 persone Ucraine – 589 adulti e 481 minori, 311 famiglie – fuori dai circuiti istituzionali (Prefettura, Protezione civile, Comuni…), in 18 province italiane. L’ACRI ha messo a disposizione la somma di 100.000 euro, integrati da un contributo della Fondazione Migrantes. Il progetto “Diffusamente” sarà presentato al Festival dell’immigrazione a Modena il 23 novembre, in un convegno che vedrà la partecipazione di  Francesco Profumo, Presidente ACRI, di mons. Gian Carlo Perego, Presidente della Fondazione Migrantes, di don Marco Jaroslav Semehen, Rettore della Basilica di S. Sofia, a Roma, e Direttore Migrantes dell’Esarcato Apostolico degli Ucraini in Italia.  

Una porta sempre aperta

11 Luglio 2022 - Reggio Calabria - Quando vent’anni fa, il 7 luglio 2002, a Reggio Calabria, moriva il sacerdote Domenico Farias, per sua volontà, la casa che gli apparteneva passava alla diocesi, destinandola alla pastorale degli immigrati. Nel corso degli anni, quella casa è stata la dimora delle Suore Missionarie Scalabriniane, che hanno assistito i migranti del Centro Ascolto “Scalabrini”. Poi, a partire da luglio 2019, l’Arcivescovo Morosini l’ha affidata alla parrocchia Santi Filippo e Giacomo in Sant’Agostino, che dal 2009 è servita dai Missionari Scalabriniani. Il parroco la gestisce insieme ad alcune cooperative, che la utilizzano per la realizzazione del progetto “Libero di essere me stesso. Con il Beato G.B. Scalabrini per la promozione umana integrale”. Si tratta di un progetto finanziato dalla Conferenza Episcopale Italiana, con il sostegno della Fondazione “Migrantes”.  È così che, fino ad oggi, “Casa Farias” ha potuto ospitare 13 ragazzi, di età compresa tra 20 e 37 anni, provenienti da Egitto, Senegal, Guinea, Moldavia, Gambia, Nigeria e Camerun. A parte qualche emergenza, che ha richiesto l’accoglienza immediata di migranti vulnerabili, in genere i giovani sono entrati in “Casa Farias” dopo aver accettato di impegnarsi a investire su se stessi, con disponibilità a rispettare le regole di convivenza e di gestione in autonomia della casa. Hanno sottoscritto un “Patto di accoglienza”. Poi sono passati attraverso un periodo di prova di 15 giorni. Terminate le due settimane, se gli esiti sono stati positivi, i migranti hanno potuto restare in “Casa Farias” per un tempo medio di 6 mesi, durante i quali sono stati aiutati a gestire le necessità primarie come la regolarizzazione, l’espletamento di pratiche varie e l’orientamento. In tal modo sono stati accompagnati in un percorso ad autonomia crescente fino ad entrare nel mercato del lavoro. Una delle tante vicende dei ragazzi immigrati, che sono passati in “Casa Farias”, è quella di Adrien (nome fittizio), nato in Senegal nel 1998 e arrivato in Italia nel 2017. Portava con sé due sogni: acquisire la patente di guida e diventare un autotrasportatore; completare la formazione nel settore della sartoria, che aveva iniziato nel suo Paese. Ma non aveva risorse economiche. Però, arrivato a Reggio Calabria, per una serie di coincidenze aveva subito trovato lavoro in casa di una persona anziana. Fin dall’inizio si era fatto apprezzare per lo spirito di dedizione, la sensibilità e la carica di umanità. Poi, però, le condizioni fisiche dell’anziano che assisteva si erano aggravate: al peggioramento della malattia di Alzheimer era subentrato anche il contagio del coronavirus, con tutta una serie di complicazioni. E Adrien si era trovato senza lavoro e senza alloggio. I familiari dell’anziano, che nel frattempo era stato inserito in una struttura ospedaliera, avevano sentito parlare di possibilità di aiuto e di accoglienza nella parrocchia di Sant’Agostino. Per questo avevano contattato il parroco, perorando la causa del giovane. Tenuto conto del desiderio di Adrien di impegnarsi sul serio e di scommettere su se stesso, era stato accolto in “Casa Farias”, il 17 agosto 2021. Passato qualche giorno, Adrien aveva già trovato impiego in un ristorante della città. Grazie alla sua determinazione, confermata dalla sua capacità di integrarsi e di intessere positive relazioni con i coinquilini di “Casa Farias”, in poco tempo Adrien aveva potuto incrementare il grado di autonomia personale, un’ampia dinamica di socialità e, soprattutto, un ottimo livello di professionalità nell’ambiente di lavoro. In effetti, il giovane aveva poi ottenuto la patente di guida ed era stato orientato nelle opportunità offerte dal territorio della città metropolitana. Il 6 febbraio 2022, Adrien aveva trovato un appartamento in affitto, a Reggio Calabria, ed era pronto a lasciare “Casa Farias”, con un contratto stagionale con il ristorante che, di lì a poco, l’avrebbe trasformato in contratto a tempo indeterminato. Ecco una storia di successo, alla quale potremmo aggiungerne tante altre, nel fenomeno pur vasto e complesso dell’immigrazione in Calabria! (p. Gabriele Bentoglio - Direttore Migrantes Reggio Calabria-Bova)      

Persone, non numeri

13 Maggio 2022 - Reggio Calabria - Le migrazioni costituiscono una delle sfide più complesse nel mondo contemporaneo, tanto da essere oggi ai primi posti nell’agenda internazionale. Si tratta di un fenomeno che cambia volto con estrema rapidità, coinvolgendo in qualche misura tutte le aree del mondo, anche perché i cosiddetti “flussi misti” sono ormai realtà quotidiana, impedendo la distinzione tra migrazioni economiche e migrazioni forzate. Sempre, comunque, parliamo di persone, non di numeri. Su queste premesse è nata l’idea di proporre un seminario di studio, che si terrà a Reggio Calabria sabato 21 maggio, nell’Aula magna del Seminario Pio XI, a partire dalle ore 10,00. Saranno ricordate due figure storiche: il vescovo Giovanni Battista Scalabrini, che venticinque anni fa è stato proclamato Beato e “Padre dei migranti” per la sua intensa attività a favore degli emigranti italiani di fine 1800 e inizi 1900. Poi, a vent’anni dalla morte, sarà riproposta la grande figura del sacerdote reggino Domenico Farias, che ha lasciato tracce indelebili con il suo magistero di scienza e di vita, contemplazione e azione, promozione umana e iniziazione cristiana, dedicando tanta passione alla formazione multiculturale. A presentare questi due personaggi storici saranno, rispettivamente, P. Gabriele Bentoglio, direttore dell’Ufficio diocesano Migrantes, e Augusto Sabatini, del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale. Scalabrini e Farias si possono contare tra i protagonisti della pastorale dell’accoglienza del secolo scorso. Le loro intuizioni, però, sono ancora attuali. E, allora, per tracciare gli orientamenti e l’azione pastorale della Chiesa italiana oggi, nel campo della mobilità umana, interverrà mons. Franco Agnesi, vicario generale e vescovo ausiliare di Milano, membro della Commissione per le migrazioni della Conferenza episcopale italiana. Poi sarà la volta di Cristina Ciccone, presidente della Cooperativa sociale “Demetra”, che illustrerà come si sta svolgendo il progetto “Libero di essere me stesso”, quale traduzione concreta dell’impegno accanto ai migranti, oggi, di tante persone di buona volontà nella città metropolitana e nella diocesi reggina-bovese. Infine, sarà l’arcivescovo di Reggio Calabria-Bova, mons. Fortunato Morrone, a concludere l’incontro. Il ricordo del Beato Scalabrini e di don Domenico Farias mette a fuoco argomenti cruciali, come l’accoglienza, il riconoscimento della dignità umana e la difesa dei diritti inalienabili di ogni persona, il rispetto delle differenze culturali e religiose, l’impegno per il bene comune, spiega p. Bentoglio: "essi continuano a indicare la via da percorrere in un mondo che si proclama rispettoso dei diritti umani, ma che spesso si ferma alle parole. La Chiesa cattolica, insieme a un gran numero di donne e di uomini di buona volontà, può offrire un servizio specifico in questo contesto: poiché essa è per sua natura allo stesso tempo una e universale, esplicitandosi nelle varie Chiese particolari, porta in sé un modello di unità essenziale nel rispetto delle legittime diversità delle culture. Tale modello di unità nella diversità è precisamente ciò che la Chiesa può offrire alla società civile, di cui è parte integrante. Nella giusta collaborazione con le altre istituzioni religiose e civili, le comunità cristiane possono servire i popoli nella costruzione di un’unica famiglia umana".

Ucraina: nasce a Reggio Calabria il Comitato “Per i bambini e le mamme dell’Ucraina”

31 Marzo 2022 - Reggio Calabria - I profughi ucraini che stanno arrivando in queste settimane a Reggio Calabria sono soprattutto gruppi familiari, di cui fanno parte molti minori. Una dottoressa, che assiste le persone alla frontiera in fuga verso i Paesi dell’Unione Europea, tramite una donna ucraina che vive a Reggio, ha segnalato la drammatica situazione di centinaia di bambini accampati nella stazione ferroviaria di Varsavia. In attesa che le istituzioni pubbliche adottino le misure opportune per garantire canali strutturati di accoglienza, grazie alla immediata disponibilità di volontari, associazioni, parrocchie e famiglie, è stato aperto un piccolo corridoio umanitario per dare una prima risposta all’emergenza. Così è nato il Comitato “Per i bambini e le mamme dell’Ucraina”. Vi fanno parte l’Associazione Agape, la Parrocchia San Sebastiano al Crocifisso, la Parrocchia Santi Filippo e Giacomo in Sant’Agostino, la Caritas diocesana, l’Associazione Ulysses, la Cooperativa Demetra, il Banco Alimentare, l’Associazione Medici del Mondo e il Patronato della CGIL. Come emanazione dell’Ufficio Diocesano “Migrantes”, ha aderito all’iniziativa anche il Centro Ascolto “G.B. Scalabrini”, presieduto da p. Gabriele Bentoglio, missionario scalabriniano e direttore dell'Ufficio Migrantes della diocesi di Reggio Calabria - Bova.  Grazie a questa rete di solidarietà, finora otto nuclei familiari, composti da venti donne e dieci bambini, sono stati accolti presso alcune famiglie o in alloggi messi a disposizione dalla generosità di privati cittadini. Il Comitato si impegna a dare vita a progetti familiari personalizzati, che prevedono anzitutto l’individuazione di un volontario-tutor come punto di riferimento della famiglia accolta, sia per le necessità quotidiane che per il raccordo con enti e istituzioni; poi, il reperimento di alloggi, prevedendo la copertura delle spese delle utenze, di eventuali lavori di adattamento e di acquisto di quanto necessario; quindi, l’assistenza per l’inserimento scolastico, le cure sanitarie, il sostegno psicologico, l’accesso alle attività sportive; ancora, l’assistenza legale e il raccordo con i servizi sociali Comunali, la Questura, l’Asp e il Tribunale dei Minori; infine, l’istituzione di corsi di alfabetizzazione per i minori e le mamme, in collaborazione con mediatori linguistici e culturali.

Reggio Calabria: nasce un nuovo sportello per l’integrazione

3 Marzo 2022 - Reggio Calabria - Lunedì 7 marzo, presso la sede del Centro Provinciale Istruzione Adulti “Stretto Tirreno-Ionio” di via Frangipane, a Reggio Calabria, aprirà un nuovo sportello per migranti, mentre un distaccamento funzionerà a Locri, in costa ionica. Questo servizio fornirà supporto ai migranti nelle procedure giuridico-amministrative, sostegno psicologico e assistenza ai servizi scolastici. L’iniziativa fa parte del Progetto FAMI 1597, finalizzato alla realizzazione di “azioni e strumenti di governo per la qualificazione del sistema scolastico in contesti multiculturali”. Come emanazione dell’Ufficio Migrantes della diocesi di Reggio Calabria-Bova, il Centro Ascolto “Scalabrini”, gestito dai missionari Scalabriniani della parrocchia S. Agostino, nel centro storico di Reggio Calabria, ha aderito al programma, curato dal Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione del Ministero dell’Istruzione, finanziato dal Ministero dell’Interno, co-finanziato dall’Unione Europea, che vede come capofila e realizzatore il CPIA, con il Dirigente scolastico Gaetano Marciano. Il nuovo sportello nasce da una rete di collaborazione alla quale, oltre alla Prefettura e all’Ufficio scolastico regionale della Calabria, aderiscono vari enti e associazioni di Reggio Calabria, come l’I.I.S. Boccioni-Fermi, l’I.P.S.I.A. Siderno, gli Istituti Comprensivi Catanoso-De Gasperi, Giovanni XXIII e Alvaro-Gebbione. C’è, poi, il Movimento Cooperazione Internazionale (Mo.C.I.) e l’associazione di volontariato Abakhi, per la tutela e la promozione dei diritti delle persone deboli, promuovendo l’inclusione sociale. Si tratta, quindi, di un’opportunità offerta a immigrati non comunitari per favorire una maggiore e migliore integrazione sul territorio italiano. In concreto, il nuovo sportello mira a valorizzare e consolidare esperienze di integrazione scolastica, offrendo servizi qualificati agli studenti e alle loro famiglie. In tal modo, sarà possibile contribuire alla qualificazione del sistema scolastico in contesti multiculturali, offrendo strumenti utili al rafforzamento dell’integrazione scolastica degli alunni con background migratorio. Nella metodologia d’azione, si prevede anzitutto la pubblicazione di strumenti divulgativi, sia per il personale scolastico che per le famiglie dei migranti, per informarli sulle attività specifiche dello sportello. Poi, la raccolta di buone pratiche in tema di integrazione. Infine, la realizzazione di interventi di formazione o aggiornamento professionale in tema di integrazione. Lo sportello sarà attivo da martedì 8 marzo a sabato 21 maggio con i seguenti orari: Martedì dalle 17:00 alle 19:00; Giovedì dalle 17:00 alle 19:00; Venerdì dalle 9:30 alle 11:30; Sabato dalle 9:00 alle 11:00. (p. Gabriele Bentoglio)

Reggio Calabria: oggi la presentazione di “Emigrazione e immigrazione in Calabria” di mons. Denisi

28 Febbraio 2022 -
Reggio Calabria - "Emigrazione e immigrazione in Calabria – Storia, cultura, dimensioni del fenomeno" è il titolo di uno dei tre nuovi volumi di mons. Antonino Denisi che sarano presentati oggi a Reggio Calabria su iniziativa della diocesi di Reggio Calabria - Bova, della Deputazione di storia patria per la Calabria e dell'Archivio diocesano. L’incontro sarà aperto dalla presentazione del professor Giuseppe Caridi, presidente della Deputazione di storia patria per la Calabria. Interverranno, inoltre, Maria Pia Mazzitelli, direttrice dell’Archivio storico diocesano, padre Gabriele Bentoglio, direttore dell’Ufficio Migrantes e Caterina Borrello, docente dell’Istituto superiore di Scienze religiose. Don Pietro Sergi, vicario episcopale per la Pastorale della cultura modererà l’incontro a concludere il quale sarà l’intervento dell’arcivescovo metropolita di Reggio Calabria - Bova, mons. Fortunato Morrone.
 "L’arcidiocesi di Reggio Calabria – Vescovi clero e parrocchie", "Emigrazione e immigrazione in Calabria – Storia, cultura, dimensioni del fenomeno" e "Santità religiosità e pietà popolare nella Chiesa reggina" (Reggio Calabria, Laruffa Editore, 2021) raccolgono gli scritti che il sacerdote, per anni impegnato nella pastorale Migrantes, nell’arco di tanti anni ha prodotto come storico della Chiesa reggina e studioso delle migrazioni dal sud Italia e con particolare attenzione e minuzia da e per la Calabria. La collana Colligite Fragmenta, della quale fanno parte i tre libri, non è altro che la cospicua raccolta di oltre cento studi effettuata nel corso degli anni dal sacerdote-giornalista reggino, decano del Capitolo metropolitano. Mons. Denisi ha messo insieme, scritti e relazioni pubblicati, a distanza di decenni, su saggi o su riviste e giornali ed ora raccolti in questa corposa pubblicazione, composta da tre volumi. Autore di numerose pubblicazioni, il novantunenne sacerdote reggino ha ricoperto nel corso dei suoi quasi settant’anni di sacerdozio diversi incarichi. È stato non solo parroco, ma anche segretario particolare del vescovo mons. Aurelio Sorrentino, prima a Potenza e poi a Reggio Calabria. È stato, inoltre, titolare della cattedra di teologia morale presso l’Istituto superiore di Scienze religiose di Reggio Calabria. Ha ricoperto numerosi incarichi di responsabilità a servizio della Chiesa reggina. È stato anche direttore Migrantes. "Gente come lui è una testimonianza di quella tradizione senza cui non c’è futuro", scrive nella prefazione alla trilogia Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio. I volumi, ha avuto modo di dire lo stesso Denisi, sono dedicati alla Chiesa, "sposa bella che ho amato e servito con amore filiale per la lunghezza dei giorni che l’eterno mi ha donato, ai migranti calabresi e a quelli di tutte le patrie" e alla «nobile Chiesa reggina, ai suoi pastori e al Popolo santo di Dio che ho cercato di servire con la parresia della mente e del cuore, perché risplenda nei secoli la gloria della sua santità".