1 Giugno 2023 - Vicenza - Domenica 11 giugno festa dei Popli nella diocesi di Vicenza. Tema della festa, che si svolgerà a Bassano, sarà "Scalabrini padre dei migranti". Al centro della riflessione anche il tema dei diritti come evidenziato da papa Francesco nel suo messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato con l'attenzione al diritto a partire ma anche al diritto a restare.
Il programma della Festa prevede alle 10.30 la messa animata dalle comunità migranti, il pranzo comunitario e alle 14 musica, presentazioni e giochi vari.
L'evento che coinvolge anche le comunità parrocchiali del bassanese, è promosso dall'Ufficio Migrantes della Diocesi di Vicenza, dal Centro Pastorale Scalabrini di Bassano, dai Laici Scalabriniani e dalle Comunità etniche del bassanese.
Primo Piano
Mci Germania: da domani il meeting dei giovani a Friburgo
1 Giugno 2023 - Friburgo - “Nessuno disprezzi la tua giovinezza, ma fatti esempio ai credenti con la parola, il comportamento, l’amore”. Questo versetto tratto dalla Lettera di San Paolo a Timoteo sarà il tema del meeting dei giovani delle Missioni cattoliche Italiane in Germania che si svolgerà dal 2 al 4 giugno a Friburgo. La città scelta – ha spiegato uno dei organizzatori, Salvatore Milone, è sede nuovamente – dopo la chiusura degli anni scorsi - di una comunità cattolica italiana. Quindi “ripartire da questa città è stata una scelta condivisa dalla commissione organizzatrice per dare un segnale forte di ripartenza, di riscatto, cominciare un ciclo di rilancio sia della comunità locale sia per ragazzi, dopo il periodo della pandemia”. Le giornate saranno alternate da momenti di giochi, attività ricreative fra cui una visita culturale alla città di Friburgo, a momenti di catechesi e adorazione eucaristica. Obiettivo del meeting è quello di dare l’opportunità ai giovani di “conoscersi tra di loro, esprimersi e formare un gruppo da portare avanti nel tempo. Ed è anche un’occasione da parte nostra di ascolto e dialogo con le nuove generazioni”, spiega Milone. (R.Iaria)
Italiani nel Mondo: a Basilea l’Italian & Swiss Summer Festival
1 Giugno 2023 - Basilea - Si svolgerà il 3 e 4 giugno a Basilea la seconda edizione dell’Italian & Swiss Summer Festival, manifestazione dedicata all’Italia e alla Svizzera, alle voci, alle associazioni, all’arte, alla musica, al dibattito, all’incontro dei due Paesi. L'iniziativa è nata da un’idea del GIR – Giovani in Rete – e del Quartiertreffpunkt di Erlenmatt/Rosental, con il sostegno del Consolato d’Italia in Basilea e del Comites di Basilea, con la partecipazione di numerose associazioni ed Enti italiani e svizzeri, e alla presenza dell’Ambasciatore d’Italia in Svizzera, del Console d’Italia a Basilea. Quella che sta per aprirsi è “una ricca seconda edizione di un Festival della comunità italiana organizzata a Basilea che sta divenendo un appuntamento fisso, un’iniziativa per conoscere le numerose associazioni, Enti, realtà e i loro rispettivi servizi, preziosi tanto per l’emigrazione tradizionale, di cui spesso ne rappresentano la storia pulsante, quanto per rispondere alle esigenze composite ed eterogene della nuova mobilità” sottolinea il GIR. Il programma prevede sabato 3 giugno anche la presenza del Ministro del Territorio Esther Keller, che terrà il discorso di apertura del Festival. Questa seconda edizione potrà contare anche sulla presenza della Consigliera Nazionale SP, Sarah Wyss, e della Consigliera Cantonale SP, Amina Trevisan, che terranno un panel dedicato alle Pari Opportunità di salute nel contesto migratorio. La giornata di sabato 3 giugno proseguirà in musica, con Tonino Castiglione che si esibirà in uno dei suoi concerti e si concluderà con un Dj-Set dedicato ai più giovani amanti della musica Italian-House e Tech-House. Il giorno successivo, alla presenza dell’l’Ambasciatore d’Italia in Svizzera, Silvio Mignano, della Console d’Italia a Basilea, Benedetta Romagnoli e dell’On. Toni Ricciardi, impegnato, alle ore 15.45, insieme alla sociologa Delfina Licata (Fondazione Migrantes) e al Direttore Generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierapaolo Felicolo, nella presentazione del volume “I Figli del Vento” di Licata.
Certini: l’esperienza di accoglienza e di integrazione vissute nelle comunità ecclesiali potranno esercitare una forza straordinaria di pressione culturale e politica
1 Giugno 2023 - Roma – “Oggi, di fronte alla crescita delle povertà di ogni genere, di fronte al folle aumento della produzione bellica, alle migliaia di migranti in fuga che perdono la vita nel nostro mare, occorre riscoprire il ruolo politico delle città, come declinato da Giorgio La Pira, il quale considerava la città come una grande casa e una grande famiglia”. Lo ha detto ieri Maurizio Certini, Consigliere del Centro Internazionale Studenti “Giorgio La Pira” di Firenze, intervenendo sul tema “Come costruire una cultura dell’accoglienza alla luce della Scrittura” all’incontro dei coordinatori etnici nazionali promosso dalla Fondazione Migrantes. Oggi, per Certini, legare la parola “accoglienza” alla parola “cittadinanza”, come ci propone Papa Francesco “ci richiama alla necessità di una politica-compito il cui compito strutturale è quello di favorire le condizioni per lo sviluppo di buone relezioni tra le persone e la costruzione del bene comune”. La cultura dell'accoglienza “apre alla cittadinanza, rispetta le identità: ha un benefico effetto politico ma anche ecclesiale; un effetto vasto, concreto, che guarda al futuro e può incidere sulle strutture della società, dandole qualità e umanizzandole”. Certini si è detto convinto che “l'esperienza di accoglienza e di reale integrazione vissute nelle comunità ecclesiali in questi anni potranno esercitare, man mano, una forza straordinaria di pressione culturale e politica sia a livello nazionale che internazionale”. Ad introdurre l’incontro il direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo.
Colombia-Ecuador: i vescovi delle diocesi di frontiera si incontrano per affrontare il tema migratorio
1 Giugno 2023 -
Roma - Su iniziativa dal dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale del Vaticano, i vescovi delle otto giurisdizioni ecclesiastiche di frontiera situate tra la Colombia e l’Ecuador, insieme ai membri delle loro équipe di pastorale sociale e ai rappresentanti della rete latinoamericana Clamor e della Commissione cattolica internazionale per le migrazioni, si sono riuniti in questi giorni nella diocesi di Pasto, nel sud della Colombia.
L’incontro, come riferisce la Conferenza episcopale colombiana, aveva tre scopi principali: approfondire le questioni legate all’attuale situazione migratoria nella regione, conoscere la risposta data da entrambe le Conferenze episcopali ai diversi bisogni dei migranti e definire azioni congiunte per rafforzare la missione della Chiesa a questo proposito. Nello specifico, all’incontro hanno partecipato i rappresentanti delle Chiese particolari colombiane di Pasto, Ipiales, Tumaco, Popayán e Cali; e nel caso dell’Ecuador, dei vicariati apostolici di Esmeraldas e San Miguel de Sucumbíos, nonché della diocesi di Tulcán. L’incontro è stato accompagnato anche dal nunzio apostolico in Ecuador, mons. Andrés Carrascosa Coso, e dal rappresentante della Nunziatura apostolica in Colombia. A livello metodologico, l’incontro è stato un’opportunità per entrambe le Chiese di scambiare visioni, approcci, metodologie e materiali di lavoro sulla migrazione e la mobilità umana. Secondo mons. Omar Alberto Sánchez Cubillos, arcivescovo di Popayán e vicepresidente dell’episcopato colombiano, una delle proposte più rappresentative emerse durante l’incontro è stata la necessità di sviluppare, in modo integrato, una pastorale delle frontiere con un’équipe che rafforzi la lettura di questa realtà e contribuisca a una presenza più completa ed efficace della Chiesa cattolica dal punto di vista dell’accoglienza, dell’integrazione e della protezione.
Di fronte a problemi sociali come la xenofobia, è sorta la necessità di rafforzare la vocazione dei volontari laici a sostenere i migranti nelle diverse giurisdizioni. Secondo mons. Sánchez, questo incontro rappresenta il secondo passo compiuto dal Dicastero in questa direzione. “Questo processo è iniziato alla frontiera con il Venezuela, ora in Ecuador, e si sta spostando verso Apartadó, verso Necoclí, verso quest’altro punto di incontro di tanti migranti, dove si sta dando una risposta e dove dovrebbe esserci anche un altro luogo di analisi, riflessione e impegni condivisi”, ha aggiunto il vicepresidente della Conferenza episcopale colombiana.
Piacenza: oggi messa con mons. Cevolotto per la festa liturgica di S. Giovanni Scalabrini
1 Giugno 2023 - Roma - "Oggi, 1° giugno 2023, celebriamo per la prima volta san Giovanni Battista Scalabrini, padre di tutti i migranti". Queste le parole di suor Giuliana Bosini, missionaria scalabriniana superiora provinciale della provincia Europea, in occasione della celebrazione del santo Scalabrini: "Il nostro Santo Fondatore è stato veramente un uomo di Dio, ma allo stesso tempo moderno e contemporaneo, e ci ha lasciato in eredità un carisma di fede e una cultura attuale perché le persone continuano ad essere costrette a migrare e spesso non sono libere di restare nella propria terra". "Lo spirito che anima la congregazione - ha quindi aggiunto - è quello di riconoscere, accogliere e amare Cristo nella persona del migrante".
Giovanni Battista Scalabrini fu vescovo di Piacenza, fondatore della Congregazione dei Missionari di San Carlo Borromeo e della Congregazione delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo Scalabriniane, e ispiratore delle Suore Missionarie Secolari Scalabriniane.
Tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento i flussi migratori erano molto intensi e, rendendosi conto di questo fenomeno, San Scalabrini si interrogò: "Di fronte a una situazione così deplorevole, mi sento umiliato nella mia qualità di sacerdote e di italiano, e mi chiedo: come posso aiutarli?". Da questo pensiero è iniziata la sua missione, prima organizzando conferenze per sensibilizzare l'opinione pubblica e poi dando sostegno spirituale e materiale alle persone costrette a migrare. Ha protetto i migranti dalle speculazioni, li ha sostenuti durante il percorso di integrazione nelle loro nuove comunità in Sud e in Nord America. Ed è anche per questa idea di grande famiglia che è considerato il padre di tutti i migranti.
La sua visione profetica dei flussi migratori, che sono aumentati nel corso della storia, ispira ancora il desiderio di costruire una grande famiglia umana con migranti e rifugiati in tutte le parti del mondo.
Il 9 ottobre 2022, durante la Santa Messa in Piazza San Pietro, Papa Francesco ha proclamato Scalabrini santo. Inoltre, in questo giovedì 1° giugno 2023, alle 18.30, nel duomo di Piacenza si terrà una celebrazione eucaristica, presieduta dal vescovo di Piacenza, mons. Adriano Cevolotto, in occasione della prima festa liturgica di San Giovanni Battista Scalabrini, vescovo di Piacenza e padre dei migranti.
Vangelo Migrante: Domenica 4 giugno – SS. Trinità
1 Giugno 2023 -
Celebriamo oggi la Festa della Santissima Trinità. Perché si celebra?
Apparentemente potrebbe sembrare una festa astratta. In realtà la Festa della Santissima Trinità è la Festa della nostra Salvezza: lo Spirito Santo è l’unione tra il Pastore e la pecora, è il Signore della Comunione, il Signore della relazione. È Lui che ci fa incontrare Gesù vivo che ci salva e questa esperienza della salvezza, attraverso il Figlio, ci fa conoscere il Padre. E così non viviamo più da servi o da soli, con tutto lo zaino della vita sulle spalle, ma viviamo nella libertà dei figli che si sentono amati dal Padre. Abbiamo bisogno, di conseguenza, di festeggiare Dio che è Padre e che ci genera sempre come Figli in ogni fatto della vita, anche negli eventi di morte, della nostra vita: anche la morte fisica sarà la strada che ci apre il cielo, che ci apre il Paradiso. Abbiamo poi bisogno di credere che Gesù è l’unico vero Signore, così possiamo disobbedire a tutti gli altri padroni che dominano la nostra vita e ci rendono schiavi. Infine, abbiamo bisogno di credere nello Spirito Santo che è Signore e che ci insegna la vita, correggendoci e consolandoci. È nella consapevolezza della Trinità che facciamo l’esperienza di quel “tanto” che Gesù dice a Nicodemo nel Vangelo di oggi: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Suo Figlio unigenito”. Noi, attraverso lo Spirito, riceviamo Gesù come il dono del Padre, come l’amore del Padre, per non andare perduti, poiché tutti rischiamo di andare perduti, cioè di sprecare la nostra vita. Abbiamo, quindi, bisogno della vita di Dio che si riceve su questa terra, per vivere tutto con la “qualità” della fede. “Egli è venuto, non per condannare, ma per salvare”. Abbiamo la concreta possibilità di perderci, la concreta possibilità di dire “no”, ma “chi non crede è già stato condannato”: che cos’è questa condanna? Aggiunge Giovanni:” Perché non crede nel nome dell’unigenito Figlio di Dio”, cioè la condanna è legata al nome. Di quali nomi si sta parlando? Si sta parlando di Paolo, di Francesca, di Luigi? No. Chi non crede è condannato dagli altri nomi che vengono dagli altri padri, ma quanti nomi abbiamo? Per rispondere facciamo riferimento al rito del Battesimo, laddove è molto interessante la domanda che viene fatta all’inizio: “che nome date al vostro bambino?”. Ovviamente i genitori non danno il nome in quel momento, avendolo già scelto e registrato all’anagrafe. Quella prima domanda del rito del Battesimo è, in realtà, una presa di consapevolezza che il primo nome lo riceviamo dai nostri genitori, dalla vita che loro ci hanno dato, tanta o poca, bella o brutta, vuota o piena; c’è poi un secondo nome, che è quello che ci diamo da soli per reagire al nome che ci è stato dato dai nostri genitori: quindi se devo essere quello “bravo”, farò di tutto per soddisfare le loro aspettative o farò di tutto per non essere bravo. È chiaro che questo nome non è “libero” in quanto è solo la mia reazione al primo nome ricevuto; il terzo nome, invece, è quello che mi dà il Padre: quando mi dà questo nome? Nel Battesimo, ma diventa concreto nel momento in cui io mi rendo conto che da solo non posso cambiare il mio nome, ma lascio amare il mio nome al Padre ed esso diventa per me: “vivere tutto da figlio amato”, per cui io non mi sento condannato dalla mia vita o nella mia vita, ma io vivo da salvato.
Questo è il senso di quel Nome che nella prima lettura il Signore proclama sul monte a Mosè, che è andato a portar su le Tavole con la Legge di pietra a cui il popolo non è capace di obbedire e di servire. Lì Mose riceve quel Nome da imporre sulle spalle del popolo, un popolo di dura cervice. Un Nome che è misericordia, un Nome che è salvezza.
È molto diverso fare esperienza di Dio nella vita e conoscere Dio per Nome. Un conto è aver incontrato Dio nella vita, e un conto è vivere in comunione con il Padre, con il Figlio e con lo Spirito Santo nel segno di quella preghiera semplice che ci è stata insegnata da bambini, che non dice “Il nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo….”, ma “Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.”. La Trinità o si vive da dentro o si vive da fuori e questo cambia tutto. (Francesco Bruno)
Ismu: tornano a crescere le acquisizioni di cittadinanza italiana
31 Maggio 2023 - Milano - Fondazione ISMU evidenzia che, in base agli ultimi dati Istat ed Eurostat, nel 2022 gli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana sono stati in totale 133.236 (per il 50,9% femmine e per il 49,1% maschi), il 9,7% in più rispetto al 2021, anno in cui si sono registrati 121.457 nuovi cittadini. In media, nel 2022, è divenuto italiano uno ogni 38 stranieri residenti. Nell’ultimo decennio si è passati dai minimi del 2012 (65.383) ai picchi del 2015 con 178.035 e del 2016 con 201.591 acquisizioni, per poi scendere a 146.605 l’anno seguente (2017) e a 112.523 nel 2018, e infine tendenzialmente risalire - anche se in misura minore - durante gli ultimi quattro anni. Acquisizioni di cittadinanza in Europa. Dagli ultimi dati disponibili di Eurostat che si riferiscono al 2021 emerge che tra i Paesi dell’Unione Europea la Svezia è lo stato in cui si registra il maggior tasso annuo di acquisizione di cittadinanza (uno ogni 10 stranieri residenti), seguita dai Paesi Bassi (uno ogni 19) e dalla Romania (uno ogni 22), mentre l’Italia si posiziona al nono posto. Interessante notare che l’Italia dal 2014 al 2021 è sempre oscillata fra il quinto e il decimo posto in classifica. Nel 2021 (ultimi dati disponibili) ad ottenere la cittadinanza italiana sono stati soprattutto albanesi (22.493), marocchini (16.588), rumeni (9.435), brasiliani (5.460), bangladeshi (5.116), indiani (4.489), pakistani (4.410), argentini (3.669, più del doppio rispetto al 2020, anno in cui se ne contavano 1.717), moldovi (3.633) ed egiziani (3.531). L’alto numero di acquisizioni da parte di brasiliani e argentini è dovuto alla possibilità di naturalizzazione per ius sanguinis e cioè grazie alla presenza di avi italiani.
Mci Germania: a Pentecoste il pellegrinaggio a Zwiefalten
31 Maggio 2023 - Zwiefalten - Sono stati migliaia gli italiani che, in occasione della Pentecoste e del lunedì di Pfingsten, hanno partecipato al pellegrinaggio delle comunità italiane in Germania, al santuario della Madonna di Zwiefalten, nella diocesi di Baden-Wurtemberg.
Il pellegrinaggio ha visto la partecipazione del direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo e del Delegato nazionale delle Missioni Cattoliche italiane in Germania e Scandinavia, don Gregorio Milone.
E’ stata l’occasione per il direttore Migrantes di incontrare e conoscere, in questo viaggio, le comunità italiane. Il clima durante la celebrazione, con canti solenni, si è arricchito successivamente con momenti di festa in cui il calore dei nostri connazionali si è sentito fortemente. Come fortemente sono sentite, tra gli italiani che vivono in Germania e in tanti altri Paesi del Mondo, le tradizioni italiane. “E’ stata una grande testimonianza di fede e di cultura – ha detto mons. Felicolo: “ho visto tanta gente in preghiera ma anche con tanta voglia di stare insieme, in festa". (Raffaele Iaria)
Papa Francesco dedica la catechesi a Matteo Ricci, missionario italiano in Cina
31 Maggio 2023 - Città del Vaticano - Papa Francesco continua le sue catechesi del Mercoledì sul tema dello zelo apostolico. E parlando di questo questa mattina ha dedicato la catechesi a Matteo Ricci, gesuita, missionario in Cina tra il XVI e il XVII secolo. Dopo averne ripercorso brevemente la vita il Pontefice ha sottolineato che "lo spirito e il metodo missionario di Matteo Ricci costituiscono un modello vivo e attuale" aggiungendo che il missionario ha seguito "sempre la via del dialogo e dell'amicizia con tutte le persone che incontrava, e questo gli ha aperto molte porte per l'annuncio della fede cristiana". "Dopo il tentativo di Francesco Saverio, altri venticinque Gesuiti - ha detto papa Francesco - avevano provato inutilmente ad entrare in Cina. Ma Ricci e un suo confratello si prepararono molto bene, studiando accuratamente la lingua e i costumi cinesi, e alla fine riuscirono a ottenere di stabilirsi nel sud del Paese. Ci vollero diciotto anni, con quattro tappe attraverso quattro città differenti, prima di arrivare a Pechino, che era il centro. Con costanza e pazienza, animato da una fede incrollabile, Matteo Ricci poté superare difficoltà e pericoli, diffidenze e opposizioni. Qual è stato il segreto? Ha seguito sempre la via del dialogo e dell'amicizia con tutte le persone che incontrava, e questo gli ha aperto molte porte per l'annuncio della fede cristiana". "Per inserirsi nella cultura e nella vita cinese in un primo tempo si vestiva come i bonzi buddisti, all'usanza del Paese, ma poi capì - ha detto ancira il Papa - che la via migliore era quella di assumere lo stile di vita e le vesti dei letterati, come i professori universitari. Studiò in modo approfondito i loro testi classici, così da poter presentare il cristianesimo in dialogo positivo con la loro saggezza confuciana e con gli usi e i costumi della società cinese". Per papa Francesoc questo si chiama "atteggiamento di inculturazione". Tra i maggiori pregi della missione e della vita di padre Matteo Ricci - ha sottolineatro il papa - "oltre alla dottrina" c'era quello della "coerenza" nella "testimonianza di vita religiosa, di virtù e di preghiera". "Questi missionari pregavano - ha sottolineato -, andavano a predicare, facevano mosse politica, ma pregavano. E' quello che alimenta la vita missionaria". Quindi "la sua carità, la sua umiltà e il suo totale disinteresse per onori e ricchezze, che inducono molti dei suoi discepoli e amici cinesi ad accogliere la fede cattolica - ha detto ancora -. Perché vedevano un uomo intelligente, così saggio, così furbo anche nel portare avanti le cose: dicevano 'quello che dice è vero, perché dà testimonianza con la vita di quello che annuncia'". E questo, secondo papa Francesco, "vale per tutti noi cristiani". (Raffaele Iaria)
Srilankesi in Italia: la festa di Nostra Signora di Madhu a Roma con il card. Ranjith
31 Maggio 2023 - Roma - E' stato il card. card. Malcom Ranjith, arcivescovo di Colombo, a presiedere, domenica scorsa, l'annuale festa della comunità cattolica dello Sri Lanka che vive a Roma. La celebrazione in occasione della festa parrocchiale di Nostra Signora di Madhu presso la parrocchia di Santa Maria dei Pellegrini all’Infernetto. Conil porporato ha concelebrato mons. Neville Joe Perera, Coordinatore Nazionale Migrantes per gli immigrati cattolici dello Sri Lanka in Italia e altri 10 sacerdoti srilankesi che vivono e studiano in vari atenei pontifici di Roma.
Durante la celebrazione alcuni ragazzi hanno ricevuto per la prima volta la Santa Comunione e altri hanno ricevuto il sacramento della Cresima. Durante l’omelia il porporato ha invitato i cresimandi a diventare cooperatori della missione che il Signore gli affida con l’esperienza della Pentecoste: “Se non lasciate agire lo Spirito Santo in voi, questo rito diventa un rito vuoto. I doni dello Spirito Santo vi aiuteranno a fare le giuste scelte nella vita” ha detto. E rivolgendosi ai bambi che hanno ricevuto la Prima Comunione: “ricevete oggi il Signore che vi dà forza e coraggio ed iniziate oggi un nuovo cammino”. Mons. Neville ha ringraziato l’arcivescovo di Colombo per la sua presenza e don Isira Jayasuriya, vice cappellano della comunità Srilankese di Roma che con i volontari ha organizzato la festa di Nostra Signora di Madhu.
Papa Francesco: “pregare di più per la cara e martoriata Ucraina che tanto soffre”
31 Maggio 2023 - Città del Vaticano - “Pregare di più per la cara e martoriata Ucraina, che tanto soffre”. È l’invito, a braccio del Papa, al termine dell’udienza di oggi in piazza San Pietro, durante i saluti ai fedeli di lingua italiana. “Accolgo con affetto i giovani di Rondine Cittadella della Pace di Arezzo, accompagnati dal vescovo Monsignor Andrea Migliavacca – ha detto poi il Pontefice - con un pensiero grato per quanti, venendo dall’Ucraina e dalla Russia e da altri Paesi di guerra, hanno deciso di non essere nemici, ma di vivere da fratelli. Il vostro esempio possa suscitare propositi di pace in tutti, anche in coloro che hanno responsabilità politiche”. “E questo ci deve portare a pregare di più per la martoriata Ucraina, ed essere vicini”. Infine il Papa ha affidato alla “materna intercessione” di Maria “quanti sono provati dalla guerra, specialmente la cara e martoriata Ucraina che tanto soffre”.
8X1000 Chiesa Cattolica: in tutto il Paese migliaia di opere rese possibili da una semplice firma
31 Maggio 2023 - Roma - La domanda è più che lecita: ma dove vanno i soldi dell’8xmille che i contribuenti hanno deciso di destinare con la loro firma alla Chiesa cattolica? In Italia in realtà non si può fare un passo senza incrociare qualche opera o qualche segno nato da quel semplice gesto, la firma nell’apposito modulo del Modello Redditi, del Modello 730 o del Modello CU (Certificazione unica). È per questo che si è deciso di mettere l’accento proprio sulle «migliaia di gesti di amore» che si compiono nel momento in cui si sceglie di destinare alla Chiesa cattolica gli otto millesimi delle tasse che si pagano sul reddito dell’intero gettito Irpef. E per rendersene conto basta dare uno sguardo al rendiconto, facilmente rintracciabile nel sito www.8xmille.it. Lì è possibile scorrere le migliaia di interventi per la carità e la pastorale a livello nazionale e nelle 227 diocesi italiane, per i progetti caritativi e umanitari nei Paesi in via di sviluppo e per il sostentamento dei sacerdoti diocesani impegnati nelle parrocchie o in missione nei paesi poveri. La prima risposta alla domanda iniziale allora è semplice: i fondi dell’8xmille raggiungono tutti. Sostenendo opere che danno un futuro diverso a chi è in difficoltà, aiutando i sacerdoti a compiere il loro ministero in mezzo alla gente, permettendo la cura dei luoghi in cui si ritrovano le comunità cristiane, arrivando a donare speranza a chi vive in Paesi lontani ma segnati dalla povertà, l’effetto è quello di costruire una società più umana e più giusta. Tutto questo non in un futuro lontano, ma qui e ora.
Dietro le cifre riportate nella mappa della destinazione dei fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica ci sono persone, storie di vita e di famiglie, percorsi di riscatto e rinascita. Nel 2022 la quota gestita dalle diocesi sul loro territorio, quindi in tutta la Penisola, è stata di 661 milioni di euro. Di questi, quasi 150 sono stati impiegati per opere di carità, che includono progetti a favore di chi non ha casa o lavoro, ma anche per i malati, i giovani, i poveri. Ma la quota per la carità diventa di 283 milioni, sommando gli 80 milioni per i Paesi in via di sviluppo e i 53 per esigenze di rilievo nazionale. Sono poco meno di 158 milioni i fondi spesi dalle diocesi per le esigenze di culto e pastorale, che significa sostanzialmente progetti che permettano alle comunità locali non solo di ritrovarsi per celebrare la propria fede ma anche spazi dove dare sostanza a tutte le proprie attività, spazi che sono sempre aperti a tutti e che esercitano un ruolo fondamentale nel tessuto sociale. Infine sono 353 i milioni utilizzati dalle diocesi per il sostentamento dei circa 32mila sacerdoti al servizio delle comunità locali. (Matteo Liut)
Il cinema per integrare immigrati, rifugiati e richiedenti asilo
30 Maggio 2023 - Campobasso - Facilitare e velocizzare il percorso di integrazione e di apprendimento della lingua italiana per giovani immigrati, rifugiati e richiedenti asilo attraverso il cinema. Questo l'obiettivo della seconda edizione di Cinemind, la rassegna cinematografica dedicata ai temi dell'inclusione e della sostenibilità che si concluderà con un evento finale mercoledì 31 maggio a Campobasso, presso l'Auditorium della Fondazione Molise.
L'iniziativa è stata realizzata dalla società di produzione 8MOON nell'ambito del Piano Nazionale Cinema e Immagini per la Scuola promosso da Mic (ministero della Cultura) e Mim (ministero dell'Istruzione e del Merito) - Progetti di rilevanza Territoriale.
Cinemind, che ha coinvolto oltre 1.000 ragazzi tra migranti, richiedenti asilo e rifugiati, è stato realizzato nel corso dell'anno scolastico 2022/2023 pressi i plessi scolastici dei Centri di Istruzione per Adulti (Cpia3) di Roma e di Campobasso, attraverso la realizzazione di 4 laboratori cinematografici. "Durante il progetto- ha spiegato lo psichiatra Santo Rullo responsabile scientifico della rassegna- è stata sviluppata anche una nuova metodologia di apprendimento della lingua Italiana attraverso il cinema e in particolare con l'uso dei cortometraggi. Uno strumento che ha riscontrato grande interesse da parte dei docenti di italiano dei Cpia, che potrebbe facilitare ed accelerare il percorso di apprendimento dell'italiano di giovani stranieri soprattutto per quelli che arrivano da situazione di estremo disagio".
I laboratori sono stati condotti dai giovani registi e filmmaker Matteo De Liberato e Fausto Franchi, coordinati dal direttore artistico Carlo Liberatore, che hanno supportato gli studenti nella realizzazione di 4 piccoli cortometraggi. Gli studenti hanno potuto partecipare a tutte le fasi del processo produttivo: l'ideazione, la scrittura, la recitazione, il set e la post produzione. Alcuni hanno deciso di partecipare come attori, altri invece hanno voluto lavorare dietro la camera cinematografica ed altri ancora si sono interessati maggiormente della fase di montaggio e di post produzione.
La seconda edizione di Cinemind si concluderà domani, mercoledì 31 maggio all'Auditorium della Fondazione Molise Cultura a Campobasso con la proiezione dei corti realizzati dagli studenti che saranno chiamati a votare il miglior prodotto dell'edizione 2023.
Sinodo: domani preghiera mariana nei santuari d’Italia
30 Maggio 2023 -
Roma – Domani, mercoledì 31 maggio, memoria liturgica della Visitazione della Beata Vergine Maria, le comunità ecclesiali si ritroveranno nei santuari mariani presenti sul territorio diocesano per un momento di preghiera in preparazione alla XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. L’invito della Segreteria Generale del Sinodo è a predisporre una celebrazione per sensibilizzare il Popolo di Dio sull’importanza del processo sinodale e porlo, insieme ai lavori dell’Assemblea Generale dei Vescovi, sotto la speciale protezione della Madonna.
La preghiera dovrà favorire la partecipazione delle diverse vocazioni ecclesiali (laicale, sacerdotale, vita consacrata). L’Ufficio Liturgico Nazionale ha preparato un Libretto con una proposta per la celebrazione.
Migrantes: domani l’incontro con i coordinatori etnici in Italia
30 Maggio 2023 -
Roma – “Come costruire una cultura dell’accoglienza alla luce della scrittura”. Questo il tema dell’incontro con i coordinatori etnici nazionali promosso dalla Fondazione Migrantes che si terrà domani, 31 maggio a Roma.
La relazione centrale è affidata a Maurizio Certini del Centro La Pira di Firenze. I lavori saranno introdotti dal direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo.
Seguirà la riflessione e il confronto tra il relatore e i coordinatori. (R.I.)
Centro Astalli e Appaloosa Records presentano il triplo cd “Shahida – Tracce di libertà”
30 Maggio 2023 - Roma - Il 20 giugno, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, esce Shahida – Tracce di libertà, triplo CD realizzato dal Centro Astalli in collaborazione con Appaloosa Records. Shahida è l’incontro tra artisti di diverse provenienze e generi per dar vita a un viaggio musicale in cui i confini vengono superati dalla bellezza delle parole, delle note. Shahida, il titolo scelto per questo nuovo progetto musicale, è un nome di donna. In arabo vuol dire testimone. È anche il nome della giocatrice della nazionale di hockey del Pakistan morta nel naufragio al largo di Steccato di Cutro dove hanno perso la vita 94 persone di cui 35 bambini. Shahida è il simbolo di tutte le donne che in questo momento si battono per la libertà, rischiando la vita in una piazza che protesta, pronunciando pubblicamente parole censurate, chiedendo uguaglianza e dignità e di tutte le donne migranti, rifugiate, che camminano lasciando tracce di libertà nel mondo. Shahida è un viaggio musicale intrapreso da cantanti, musicisti, attori, scrittori: complessivamente sono stati oltre 100 gli artisti che hanno preso parte al progetto, portando parole e melodie che raccontano storie, percorsi e volti da ogni parte del mondo. Ne ricordiamo qui solo alcuni, che rendono bene l’idea della varietà degli orizzonti musicali toccati. Antonella Ruggiero che propone la sua versione di “Povera patria (O zemle maty)”, il celebre brano di Franco Battiato incisa con l’ucraino Oleksandr Iarmola; Saba Anglana, da sempre vicina all’attività del Centro Astalli, che con Lorenzo Monguzzi presenta “Nada más que suerte” o, ancora, il rapper Amir Issaa con il suo “Guerra tra poveri”, remix di un brano del 2022.
Il triplo CD contiene, inoltre, brani e poesie recitati, interpretati da Alessandro Bergonzoni, Anna Foglietta, Flavio Insinna, David Riondino e Ana Varela Tafur. I proventi derivanti dalla vendita di Shahida – Tracce di libertà sosterranno i progetti in favore delle donne richiedenti asilo e rifugiate accolte al Centro Astalli, non di rado vittime di violenza, abusi e tortura, che cercano di costruirsi una nuova vita in Italia.
È possibile acquistare direttamente il CD Shahida – Tracce di libertà a questo link: https://www.appaloosarecords.it/shop/Shahida-Tracce-di-liberta-Preordine-p558636868
Migrantes Salerno: Flores de Mayo, la devozione della comunità cattolica filippina
30 Maggio 2023 - Salerno - Abiti stupendi, bouquet floreali, coroncine in testa: per il centro di Salerno, domenica pomeriggio, hanno camminato in processione le donne e gli uomini della comunità cattolica filippina per la chiusura della festività di Flores de Mayo, una celebrazione in onore della Beata Vergine Maria. Alle 16,30 nella chiesa del Sacro Cuore è stata celebrata da padre Gabriele, francescano minore conventuale filippino, la SS. Messa in tagalog e filippino. Alla celebrazione eucaristica hanno partecipato i tanti bambini, ragazzi, giovani ed adulti della comunità cattolica filippina in preparazione alla successiva processione de Flores De Mayo. Al termine la comunità ha pregato la Vergine Maria nella Chiesa del Crocifisso innalzando alla Vergine preghiere e canti in Suo onore in lingua tagalog ed in italiano. Infine questo momento di comunità è terminato con l'assaggio di cibi filippini preparati dalle sapienti madri per tutta la comunità. Nelle Filippine questa è una festa per tutto il mese di maggio fino all’ ultimo giorno che culmina nella Santacruzan, la processione in onore di Elena di Costantinopoli e del figlio Costantino il Grande a cui si attribuisce il ritrovamento dei resti della croce di Gesù. (Migrantes Salerno-Campagna-Salerno)
Migrantes: il 31 maggio l’incontro con i coordinatori etnici in Italia
29 Maggio 2023 - Roma - “Come costruire una cultura dell’accoglienza alla luce della scrittura”. Questo il tema dell’incontro con i coordinatori etnici nazionali promosso dalla Fondazione Migrantes che si terrà il prossimo 31 maggio a Roma.
La relazione centrale è affidata a Maurizio Certini del Centro La Pira di Firenze. I lavori saranno introdotti dal direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo.
Seguirà la riflessione e il confronto tra il relatore e i coordinatori.(R.I.)
Alluvione in Emilia Romagna: un’onda che lascerà il segno
29 Maggio 2023 - Bologna - Stime, in questi giorni, ne sono state fatte tante. “Oltre 7miliardi di danni”, 400 milioni di chili di grano da buttare, 5mila aziende agricole colpite e 50mila lavoratori a rischio. E la conta può solo aumentare. Di certo, finora, c’è la morte di 16 persone: il bilancio più grave di tutti. L’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna il 16 maggio e nei giorni successivi è stato un tornado dal quale questo territorio ricco e generoso faticherà a rialzarsi. Il vento del cambiamento climatico ha soffiato così forte, stavolta, che tutti se ne sono accorti. E ha colpito qui, mostrando forse per la prima volta in Italia la sua potenza distruttiva. Un’onda che lascerà il segno. Come provano le tante istituzioni che in questi giorni sono state qui, accanto a questa gente laboriosa, per dare vicinanza e sostegno, nella tragedia.
Da dove ripartire? Cosa fa la differenza in questi casi? Certo, “siamo romagnoli”, dice qualcuno: gente abituata a rimboccarsi le maniche e non piangersi addosso. Gente che ha strappato la terra nella quale vive alla forza dell’acqua. Gente con il sorriso, anche quando le difficoltà sembrano avere la meglio. La gente del “però”, come ha con efficacia fotografato Paolo Cevoli in uno dei video che girano sul web sul post-alluvione: “Abbiamo avuto un metro e mezzo d’acqua”, gli dice il notaio Castellani a Faenza, “ma stiamo lavorando alacremente”. “Cumuli di macerie dappertutto qui”, nota Cevoli camminando in centro città. “Ma li hanno tolti quasi tutti”, gli rispondono. “Tutto da buttare qui”, gli dicono. “Ma siamo qui. Però quanta gente c’è ad aiutarci. E non la conosciamo nemmeno”. “Abbiamo perso 10 galline, però ce n’è rimasta una”. Contabilità strana, che a volte richiama quella di alcune parabole. Di un Dio che lascia le 99 pecore per una sola che si perde. Della donna che spazza la casa per una sola moneta persa. E infatti i conti non tornano: milioni persi, economia che subirà pesanti contraccolpi, disagi, con un’infinità di frane in collina che hanno isolato paesi e valli e distrutto strade. Danni materiali e insicurezza diffusa. Perché perdere la casa significa perdere anche i ricordi, quei frammenti di vita e di storia personale che ci fanno sentire quella casa la nostra casa.
La presenza e il lavoro gratuito di persone giunte qui da tutt’Italia a darci una mano rendono le difficoltà un po’ meno dure, anche se la fatica e il dolore rimangono. Può apparire assurdo, ma è così. Forse, a fare la differenza in questa tragedia, può essere il “volto dell’altro”, come l’ha definito Mauro Magatti su Avvenire del 27 maggio. Papa Francesco la chiama fraternità questo moto spontaneo che si è innescato subito dopo il disastro. L’abbiamo sperimentata anche con il Covid, ma subito l’abbiamo dimenticata. La vediamo nelle migliaia di ragazzi e di giovani che, pala in spalla e coperti di fango, camminano nei nostri centri storici alla ricerca di case da sgombrare, persone da aiutare, da sostenere e anche da abbracciare. Tra poco non li vedremo più. Quest’onda di emozione viene, passa e va. Come l’acqua. Ma quell’esperienza di solidarietà nella sofferenza e nel bisogno rimane, in chi la vive e in chi la riceve. Non ripagherà di tutti i danni subiti, ma è già tanto. E ci fa compiere passi verso un futuro che immaginiamo diverso e meno drammatico. Più amichevole e più umano. Se imparassimo la lezione… (Direttori dei settimanali delle diocesi alluvionate della Romagna aderenti alla Federazione Italiana Settimanali Cattolici)