8 Settembre 2025 - Si terrà il 4 e 5 ottobre 2025 il Giubileo dei Migranti, celebrato insieme al Giubileo del Mondo Missionario, ed eccezionalmente concomitante con la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Due giorni di incontri, festa e spiritualità, anche alla presenza del Santo Padre.
Il programma:
Sabato 4 ottobre:
ore 10: Udienza generale con papa Leone XIV in Piazza San Pietro.
ore 14 - 17: pellegrinaggio alla Porta Santa con la possibilità di ricevere il Sacramento della Riconciliazione.
Domenica 5 ottobre:
ore 10: Santa Messa con papa Leone XIV in Piazza San Pietro.
ore 15 - 19: Festa dei Popoli “Migranti e Missionari di speranza tra le genti”. Un pomeriggio di condivisione, testimonianze e spettacoli con migranti, missionari e artisti e provenienti da tutto il mondo. (Giardini di Castel S. Angelo. Ingresso gratuito aperto a tutti).
“In un mondo oscurato da guerre e ingiustizie, anche lì dove tutto sembra perduto, i migranti e i rifugiati si ergono a messaggeri di speranza.
Il loro coraggio e la loro tenacia è testimonianza eroica di una fede che vede oltre quello che i nostri occhi possono vedere”. (Leone XIV)
8 Settembre 2025 - Dal 12 al 14 settembre Napoli ospiterà, presso il Seminario arcivescovile “Card. Alessio Ascalesi”, l'Incontro nazionale dedicato a chi opera o intende impegnarsi nelle attività pastorali della Chiesa italiana con rom, sinti e camminanti. L'Incontro è organizzato e promosso con la collaborazione dei referenti per la pastorale rom e sinti della Fondazione Migrantes.
Il pomeriggio di venerdì 12 sarà dedicato ad arrivi e sistemazione, e a conoscere la città, con una visita alle catacombe di San Gennaro e al Rione Sanità.
Al mattino del sabato, alle ore 8, è prevista la S. Messa, presieduta da S.E. mons. Giuseppe Mazzafaro (vescovo di Cerreto Sannita-Telese-Sant'Agata de' Goti e vescovo Delegato per la Conferenza episcopale campana per i migranti, rom e sinti, spettacolo viaggiante).
Dalle ore 9.30, l'arcivescovo di Napoli, S. Em. card. Domenico Battaglia, proporrà una lectio sul tema “La speranza è itinerante: 'mio padre e mia madre erano aramei erranti'" (cfr. Dt 26,5), sulla base della quale i partecipanti si confronteranno, suddivisi in Tavoli tematici.
Nel pomeriggio, a partire dalle ore 16.00, è prevista una visita alle comunità rom della Città Metropolitana e poi una cena presso la comunità di Giugliano in Campania. A terminare la giornata il concerto della ‘O Rom band napoletana.
La domenica, dopo la celebrazione delle Lodi, ci sarà in plenaria la restituzione del lavoro dei tavoli tematici e l'incarico per la redazione del documento conclusivo dell’incontro.
Al termine, prima dei saluti, intorno alle ore 11.45, la S. Messa presieduta dal vescovo Ausiliare di Napoli e presidente della Fondazione Missio, S.E. mons. Michele Autuoro.
6 Settembre 2025 - La diocesi di Ugento-S.M. di Leuca, in Salento, celebrerà sul territorio la 111a Giornata mondiale del migrante e del rifugiato il 30 settembre 2025 a Ruffano, presso piazza S. Francesco, a partire dalle ore 19.30. Ricordiamo che quest'anno la Giornata mondiale coincide eccezionalmente con il Giubileo dei migranti, in programma a Roma, il 4-5 ottobre.
Il programma prevede una veglia di preghiera, una mostra fotografica e la piantumazione di un albero con la presenza di migranti che vivono sui nostri territori.
Nella lettera di invito all'iniziativa, don Fabrizio Gallo (ufficio Migrantes delle diocesi) e don Lucio Ciardo (Caritas diocesana), dopo aver offerto alcune di note di commento al tema della Giornata di quest'anno - "Migranti, missionari di speranza" - e al messaggio di papa Leone XIV, hanno spiegato così come la Chiesa locale viva il suo servizio ai fratelli e alle sorelle migranti: "La nostra diocesi di Ugento Santa Maria di Leuca, definita terra di accoglienza per sua natura, ha vissuto anche quest'anno l'importante momento della Carta di Leuca, in cui si è tenuto presente proprio questo tema delle migrazioni come ricchezza da valorizzare".
Ricordando le altre attività e i servizi offerti durante l'anno, i due presbiteri hanno chiarito che non si tratta solo di attività fini a sé stesse, ma segno operati da comunità cristiane chiamate a proporre "uno stile, una mentalità, una cultura dell'accoglienza e della solidarietà che tutti i giorni deve essere alimentata, attraverso un servizio di formazione delle coscienze, per estirpare e sradicare ogni sentimento di egoismo, indifferenza e ostilità verso tanti fratelli e sorelle in cerca di un futuro di pace e serenità, affinché la nostra terra risplenda agli occhi di tutti per ciò che realmente è: terra di pace e accoglienza".
"Migranti, missionari di speranza” è il tema scelto già da papa Francesco per la 111ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato (GMMR).
Il tema considera il coraggio e la tenacia dei migranti e dei rifugiati alla luce del Giubileo in corso. Essi testimoniano la speranza nel futuro nonostante le difficoltà. È la speranza di raggiungere la felicità anche oltre i confini, che li porta ad affidarsi totalmente a Dio.
Migranti e rifugiati diventano missionari di speranza nelle comunità in cui vengono accolti, contribuendo spesso a rivitalizzare la fede delle comunità locali e promuovendo dialoghi interreligiosi basati su valori comuni. Inoltre, ricordano alla Chiesa il fine ultimo del pellegrinaggio terreno che porta al raggiungimento della Patria futura.
Papa Leone XIV ha poi reso noto il suo Messaggio per la Giornata, che invitiamo a leggere integralmente.
Ricordiamo che eccezionalmente, per volontà di papa Francesco, la GMMR non ricorrerà come di consueto l’ultima domenica di settembre, ma verrà celebrata il 4 e 5 ottobre in concomitanza del Giubileo del migrante e del mondo missionario.
Il programma
Sabato 4 ottobre:
ore 10: Udienza generale con papa Leone XIV in Piazza San Pietro.
ore 14 – 17: pellegrinaggio alla Porta Santa con la possibilità di ricevere il Sacramento della Riconciliazione.
ore 15 – 19: Festa dei Popoli “Migranti e Missionari di speranza tra le genti”. Un pomeriggio di condivisione, testimonianze e spettacoli con migranti, missionari e artisti e provenienti da tutto il mondo. (Giardini di Castel S. Angelo. Ingresso gratuito aperto a tutti).
[caption id="attachment_63565" align="aligncenter" width="1000"] Il manifesto della GMMR 2025[/caption]
5 Settembre 2025 - È in corso al Teatro dei Differenti di Barga (LU), la Giornata dei toscani nel mondo 2025. Dopo il saluti del sindaco di Barga, Caterina Campani, i lavori dei 4 panel previsti tra mattina e pomeriggio sono stati introdotti dal presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, e dal deputato eletto nella Circoscrizione estero Nord e Centro America, Christian Di Sanzo.
Panel 1 – Le associazioni dei Toscani nel Mondo: tra continuità e innovazione. Prospettive e proposte per la prossima legislatura
Ilaria Del Bianco - presidente dell’Associazione lucchesi nel mondo.
Lucas Del Chierico - Coordinamento associazioni ispanofone dei toscani nel mondo del Sudamerica.
Flavia Sbragia - Coordinamento associazioni lusofone dei toscani nel mondo del Sudamerica.
Paul Amabile - Coordinamento associazioni dei toscani nel mondo di Australia e Sudafrica.
Moderatore: Filippo Giabbani - dirigente del settore Attività internazionali e attrazione degli investimenti della Regione Toscana.
Panel 2 - Toscani nel mondo: le attività sostenute dalla Regione nel 2025 tra cultura, radici e sviluppo condiviso.
Raymond Siebetcheu - professore associato dell’Università per Stranieri di Siena.
Raffaella Mariani - presidente dell’Unione dei Comuni della Garfagnana.
Francesca Guastalli - direttrice del Museo archivio della memoria del Comune di Bagnone.
Panel 3 - Nuove migrazioni toscane: quali politiche per un fenomeno in trasformazione?
Sara Vatteroni - direttrice Fondazione Migrantes Toscana.
Gaia Colombo - sociologa, Università di Pisa.
Marco Bennici - funzionario del Comune di Livorno e coordinatore della Rete ambasciatori livornesi nel mondo.
Luca Barani - referente delegazione territoriale Benelux dell’Associazione ex allievi Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
Panel 4 - Dopo la riforma della cittadinanza: quali diritti per i toscani all'estero. Analisi giuridica e strategie comuni di fronte alla riforma
Maria Chiara Prodi - segretaria generale del Consiglio generale degli italiani all’estero (Cgie).
Fabio Porta - deputato eletto nella Circoscrizione estero America Meridionale.
Christian Di Sanzo - deputato eletto nella Circoscrizione estero Nord e Centro America.
Luigi Scaglione - coordinatore delle Consulte regionali sull’emigrazione.
Mario Puppa - consigliere della Regione Toscana e membro del Consiglio dei Toscani nel Mondo.
In serata, dalle ore 21, dopo il termine dei lavori è previsto un concerto di musica scozzese a cura dell’Associazione lucchesi nel mondo.
4 Settembre 2025 - L’accesso all’istruzione di uno “studente itinerante” è una sfida molto impegnativa per le famiglie – stiamo parlando di quelle che lavorano nello spettacolo viaggiante (circhi, fiere e luna park) – e per le scuole. Una sfida che cambia, poi, a seconda della fase del percorso di studi.
Lo studente itinerante non può frequentare l’intero anno scolastico presso un unico istituto perché segue lo spostamento dettato dal mestiere della sua famiglia. Le scuole, così, hanno difficoltà a integrare un alunno in una classe già formata, anche per un breve periodo. Per lo studente e per le famiglie, la difficoltà sta nel seguire il filo dei programmi, l’acquisto dei libri e le iscrizioni.
“Scuola Itinerante” è un progetto di accompagnamento scolastico in tutto il territorio italiano per limitare l’abbandono scolastico dei bambini e degli adolescenti appartenenti alle famiglie dello spettacolo viaggiante di ogni ordine e grado. Lo promuove l’associazione Casa Betania, con il sostegno di “Con i Bambini” e il cofinanziamento della Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana.
Il progetto è un’evoluzione più strutturata di alcune iniziative nate dal basso. “Andavamo in giro per degli incontri di catechesi pensati per le famiglie itineranti – racconta Sara Vatteroni, direttore regionale Migrantes della Toscana e responsabile dei progetti dell’associazione Casa Betania – e cominciammo a renderci conto del livello di scolarizzazione dei bambini. Da quell’osservazione sono nate due sperimentazioni, una in Triveneto, a Bergantino (RO), il cosiddetto distretto della giostra, e l’altra in Toscana, a Massa. Poi il progetto è divenuto operativo anche nel centro-sud”.
Cosa fa “Scuola itinerante”?
Per le elementari e le medie affianca le famiglie nella fase delle iscrizioni, dei trasferimenti, delle presenze e dell’ammissione agli esami; e mette a disposizione dei tutor gratuiti per il doposcuola.
Per la scuola superiore, a seconda dell’area dove la famiglia si sposta di più, il progetto mette a disposizione un referente di zona che la aiuta a scegliere l’indirizzo di studio migliore per i figli e a fare l’iscrizione all’istituto superiore statale individuato, che resta il riferimento anche in caso di spostamento. Una volta iscritti, i ragazzi e le ragazze ricevono aiuto con lo studio durante tutto l’anno, per arrivare preparati agli esami di passaggio. Le lezioni si svolgono o in presenza o in DAD a seconda dell’istituto, ma tengono conto degli spostamenti e degli impegni dei ragazzi.
A proposito di didattica a distanza, un momento di svolta per il progetto è arrivato paradossalmente in tempo di pandemia. “Quando tutta la scuola è andata in DAD – racconta Federica Pennino, della coop. Sophia di Roma, referente del progetto per il centro-sud – a quel punto i ragazzi dello spettacolo viaggiante hanno iniziato a non avere problemi di partecipazione, studio, apprendimento”.
In questa giostra, in cui è in qualche modo la scuola che si mette in moto per seguire gli studenti e non viceversa, ha un ruolo-chiave la figura del tutor, che fa da ponte, sia dal punto di vista didattico che burocratico. E poi è fondamentale per la motivazione, dentro un contesto in cui i giovani sono inevitabilmente orientati a entrare nell’impresa di famiglia.
Spiega Pennino: “Il tutor prende contatti con i docenti per definire programma e obiettivi minimi da raggiungere per ciascuna materia. E poi inizia l’accompagnamento, anche fisico, quando è necessario, in particolare in occasione degli esami, in cui in tre giornate si vive esponenzialmente quello che normalmente si diluisce in un anno. Una ragazza lo scorso anno mi diceva: ‘Oddio, è la prima volta che entro in un liceo!’. Anche per questo è importante che i tutor siano sempre gli stessi durante l’anno”.
Cosa ne pensano i genitori?
Susy Caveagna è la mamma di Kendra, una studentessa delle 2a classe di servizi per la cultura e lo spettacolo. Lavora nell’Universal Circus della famiglia D’Amico. La raggiungiamo al telefono a Civita Castellana, in provincia di Viterbo.
Il programma è stare un paio di settimane e poi via di nuovo, altrove, tra Umbria e Lazio e poi in tutta Italia: “Io ho figli nati a Palermo, due a Roma, uno a Brescia, uno a Milano, uno è nato addirittura all’estero, in Turchia. E si può capire bene che con la ‘Scuola itinerante’ la nostra vita è proprio cambiata. Prima era tutto più faticoso. E ti parlo da mamma di figli che hanno preso abbastanza bene la questione dello spostamento. Sia io che suo padre ci teniamo alla scuola, è una priorità. L’unica difficoltà burocratica rispetto agli anni scorsi riguarda l’iscrizione”.
Anche per questo, uno degli obiettivi del progetto è far emergere ufficialmente la realtà degli studenti itineranti. Si stima che in Italia ce ne siano almeno 500. Ma nessuno, a nessun livello, conosce le cifre esatte: “In tutti gli altri Paesi europei – spiega Vatteroni – c’è una normativa specifica che coinvolge veramente la categoria, docenti specializzati e tutto un sistema che va incontro alla loro mobilità. Da noi in Italia non esiste. Mi aspetto che le istituzioni si prendano in carico di questo problema, magari mutuando organizzazione e soluzioni didattiche e giuridiche da esperienze simili, come quella della scuola in ospedale. Noi dal basso abbiamo fotografato e agganciato questa realtà. Ora bisogna fare un passo avanti”. (Simone Sereni | Migranti Press n. 3 2025)
[caption id="attachment_63445" align="aligncenter" width="1024"] Una classe di scuola itinerante all'esame (foto: Coop. Sophia)[/caption]
4 Settembre 2025 - Domenica 31 agosto 2025 è stata una giornata gioiosa a Selargius (Ca): è nata una nuova comunità cattolica africana di lingua inglese, inaugurata ufficialmente dall'arcivescovo di Cagliari, mons. Giuseppe Baturi. Dopo una solenne processione presso la parrocchia SS. Salvatore, durante la Santa Messa mons. Baturi nella sua omelia ha esortato tutti i presenti a vivere una vita umile incentrata sull'amore. Ha anche incoraggiato i nuovi membri della comunità a costruire la loro fede in Dio con umiltà e a non lasciarsi distrarre da nulla.
L'arcivescovo ha poi presentato ufficialmente p. Raymond C. Ihenetu come cappellano della nuova comunità e ha dato alla cappellania il nome di un santo della Chiesa africana, particolarmente caro al Pontefice, Agostino d'Ippona. Infine, ha benedetto e incaricato i nuovi responsabili della comunità.
Nel suo discorso di ringraziamento, il nuovo cappellano ha ringraziato Dio per le sue grazie e per il dono della Chiesa; l'arcivescovo Baturi per la sua costante cura e attenzione verso la comunità e l'intera arcidiocesi; il parroco, don Vittorio, che ospita la comunità e anche il direttore dell'ufficio Migrantes, il diacono Enrico, per la loro costante presenza e il loro incoraggiamento. Ha inoltre espresso la sua gratitudine a tutti coloro che sono venuti ad assistere all'inaugurazione.
P. Raymond Chidiebere Ihenetu è stato ordinato sacerdote nella diocesi di Orlu nel 2017. Ha studiato filosofia e teologia al seminario maggiore Seat of Wisdom di Owerri, nello Stato di Imo, in Nigeria. È arrivato a Roma il 1° maggio 2025.
4 Settembre 2025 - Martedì 9 settembre, dalle 15.30 alle 17.30, si terrà il seminario online “Spettacolo popolare, un mondo ambasciatore di gioia e speranza”. L’evento è co-organizzato dal Dicastero per il servizio dello Sviluppo umano integrale e dalla Fondazione Migrantes.
Sarà questa l’occasione per conoscere meglio la realtà dello spettacolo popolare e il modo in cui la Chiesa accompagna le persone che ne fanno parte, in continuità con il Giubileo delle Bande e dello Spettacolo Popolare del 10 e 11 maggio scorsi.
Il programma:
“Lo spettacolo popolare nel magistero pontificio” - dott. Salvatore Luciano Bonventre, assessore nazionale Federazione italiana tradizioni popolari.
“La speranza in scena: lo spettacolo popolare come cuore vivo delle comunità” - prof.ssa Fulvia Caruso, professore associato di Etnomusicologia presso Università di Pavia.
“L’annuncio del vangelo tra i viaggianti” - p. Sascha Ellinghaus, direttore nazionale della pastorale dello spettacolo popolare della Conferenza episcopale tedesca.
“Criticità per le comunità dello spettacolo popolare: presentazione della buona prassi della scuola itinerante” - dott.ssa Sara Vatteroni, direttore regionale Fondazione Migrantes.
“La speranza nella religiosità popolare” - prof. José Luis Alonso Ponga, già professore titolare di Antropologia sociale presso l’Universidad de Valladolid.
“Un circo per tutti. Lo spettacolo popolare tra gioia e speranza” - prof. Alessandro Serena, direttore scientifico di Open Circus, già docente dell'Università degli Studi di Milano.
Modera gli interventi don Mirko Dalla Torre, responsabile diocesano e regionale della Fondazione Migrantes per la pastorale dello spettacolo viaggiante.
Il seminario del 9 settembre avrà luogo, a porte chiuse, presso il Dicastero del servizio dello Sviluppo umano integrale. La partecipazione è, tuttavia, aperta a tutti accedendo tramite questo link e il sottostante QrCode.
Grazie al servizio di traduzione simultanea, l’evento è fruibile in italiano, inglese e spagnolo.
💡 Per partecipare, inquadra il QrCode o clicca qui.
3 Settembre 2025 - 3 Settembre 2025 - Il Corriere della Sera ha pubblicato, anche nella sua versione digitale, un'intervista di Aldo Cazzullo al presidente della Conferenza episcopale italiana, il card. Matteo Zuppi.
In particolare, dopo che l'arcivescovo di Bologna ha ricordato il "todos, todos, todos" di papa Francesco Lisbona, Cazzullo ha domandato: «Come si fa ad accogliere tutti?».
E Zuppi ha risposto: «Questo mette in difficoltà alcuni preti, preoccupati comprensibilmente che così diventiamo un’altra cosa: non contrastiamo più il mondo, e il mondo entra dentro di noi. Le regole esistono e si fanno rispettare. Ma integrando, cioè facendo sentire a casa, non tollerati o condannati. Colui che sembra straniero entra perché in realtà è figlio Suo e fratello nostro. E come impara quelli che sono stati chiamati i principi non negoziabili? Stando dentro, vivendo con gli altri. Noi dobbiamo essere la casa di Dio, non l’albergo, come avrebbero detto i nostri genitori, almeno i miei. Tutti dobbiamo imparare a vivere a casa, a pensare in relazione al Signore e agli altri».
2 Settembre 2025 - Nella settimana di preparazione ai festeggiamenti per i Santi Patroni di Brindisi, una città da sempre crocevia di flussi migratori, sarà l’arcivescovo Giovanni Intini, il 4 settembre 2025, a benedire e così a inaugurare ufficialmente "Casa Colibrì", un’iniziativa concreta prevista nel progetto "La Porta di Casa", che nasce dalla collaborazione tra Caritas diocesana, Ufficio diocesano Migrantes e Associazione Migrantes OdV. L'intenzione è rispondere all'emergenza abitativa che tocca persone e famiglie migranti che, nonostante vivano e lavorino stabilmente sul territorio, stentano a trovare una sistemazione dignitosa.
Finanziato in parte con i fondi dell’8x1000 alla Chiesa Cattolica, il progetto ha come obiettivi principali: dare una risposta concreta al bisogno di alloggio, sensibilizzare la comunità civile ed ecclesiale attraverso l'esempio e favorire lo sviluppo di una cittadinanza attiva e inclusiva. L'iniziativa si pone in continuità con la "Casa degli Aquiloni", un'esperienza avviata nel 2017 che ha già dimostrato l'efficacia dell'accoglienza diffusa.
Un gesto simbolico in un luogo storico
Per la realizzazione del progetto, l'arcidiocesi di Brindisi ha messo a disposizione un ampio appartamento in via Giovanni XXIII n. 11, un luogo dal valore storico inestimabile. L'edificio, infatti, era di proprietà di don Augusto Pizzigallo, sacerdote che ospitò in ben due occasioni monsignor Angelo Giuseppe Roncalli, futuro Papa Giovanni XXIII. L’immobile, in disuso da anni, grazie al progetto “La Porta di Casa”, potrà tornare a essere un luogo "vivo" e accogliente.
L’appartamento ospiterà persone migranti che potranno beneficiare di figure educative e di volontari per la realizzazione di percorsi di accompagnamento individualizzati, volti al raggiungimento della piena autonomia. Ma la casa sarà molto più di un semplice alloggio: sarà il cuore pulsante del progetto, un luogo aperto al dialogo e al confronto, dove si svolgeranno attività formative, eventi interculturali e momenti conviviali aperti a tutta la cittadinanza. L'obiettivo è creare una "convivialità delle differenze" per abbattere il pregiudizio e il razzismo, promuovendo il passaggio dal concetto di "noi e loro" a quello di un unico "noi".
"Casa Colibrì": un sogno di chiesa
"Casa Colibrì" è un nome ispirato a un'antica storia africana che narra di un piccolo colibrì che, di fronte a un grande incendio, fa la sua parte trasportando gocce d'acqua nel becco. Il messaggio è chiaro: anche il più piccolo contributo, se unito a quello di altri, può fare una grande differenza.
"La porta aperta è il segno dell'accoglienza di tutti i popoli nel grembo della chiesa madre," ha dichiarato mons. Intini. "Con Casa Colibrì abbiamo voluto aprire una porta per tutti coloro che hanno bisogno di sentire il calore dell’accoglienza. Voglio auspicare che questo sogno diventi il sogno di tanti e un sogno di Chiesa”. (Fonte: Ufficio Migrantes Brindisi-Ostuni)
28 Agosto 2025 - La tragedia della diga di Mattmark, in Svizzera, è considerata l'ultima grande strage sul lavoro di emigrati italiani. A 60 anni esatti da quell'evento terribile (30 agosto 1965), proponiamo una riflessione di don Carlo De Stasio, che attualmente si occupa della pastorale dei migranti nella diocesi di Coira (Svizzera), e un libro di Toni Ricciardi sulla storia e sugli esiti di quella tragedia. "La Fondazione Migrantes - ricorda mons. Pierpaolo Felicolo, direttore generale dell'organismo della Cei - è da sempre vicina a tutti gli italiani e le italiane che si spostano e lavorano all'estero: è nata proprio con questa vocazione. Tanto più in queste occasioni, in cui si fa memoria del loro sacrificio, ma anche del loro desiderio di una vita migliore nelle terre in cui hanno scelto di andare".
Il 30 agosto 1965, una data che rimane impressa nella storia dell’emigrazione italiana in Svizzera, 88 lavoratori persero la vita nella più grande e devastante tragedia industriale del Paese.
La diga di Mattmark era un importante progetto idroelettrico che avrebbe dovuto fornire energia elettrica a gran parte della Svizzera. La costruzione della diga richiese la presenza di oltre 1.000 lavoratori, principalmente migranti, che lavoravano in condizioni difficili e pericolose.
Alle 0re 17,20 di quel giorno, una enorme valanga di ghiaccio e detriti, staccatasi dal ghiacciaio dell’Allalin, travolse disastrosamente le baracche-alloggio dei lavoratori, la mensa e le officine del cantiere. Il doloroso bilancio fu di 88 vittime, 86 uomini e 2 donne, di cui 56 italiani, 23 svizzeri, 4 spagnoli, 2 tedeschi, 2 austriaci e 1 apolide.
La tragedia scosse l'opinione pubblica svizzera e italiana. Le autorità elvetiche e le imprese di costruzione della diga furono criticate per la scarsa supervisione del cantiere e per non aver garantito condizioni di lavoro e alloggio sicure per gli operai. La commissione d’inchiesta lavorò per oltre sei anni e 17 persone furono accusate di omicidio colposo. Furono tutti assolti, in quanto i giudici stabilirono che si trattò di una catastrofe naturale.
Non solo il danno, 88 vittime, famiglie distrutte e in lutto; condizioni lavorative precarie e pericolose, senza adeguate protezioni sociali. Ma anche la beffa. In appello, i familiari delle vittime furono condannate a pagare le spese processuali.
La sciagura di Mattmark ci stimola a riflettere e a passare dalle parole ai fatti su tre urgenze che ci interpellano come cittadini e cristiani.
La salvaguardia del creato. Dobbiamo prenderci cura della nostra «casa comune», rispettare e preservare la natura; ciò è garanzia di vita. A interventi dell’uomo che prevaricano l’ambiente corrisponde la violenza della natura.
La sicurezza nel lavoro. Tema fortemente avvertito in Italia. Usando le parole di papa Francesco, è come «l’aria che respiriamo: ci accorgiamo della sua importanza solo quando viene tragicamente a mancare, ed è sempre troppo tardi!».
Accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti. La Svizzera è indiscutibilmente una terra d’immigrazione. Ciò si riflette nella diversità della popolazione del Paese, composta per oltre il 30% da persone immigrate di prima generazione. La Confederazione Elvetica è tra le nazioni in cui questa percentuale è più alta. Complessivamente oltre il 40% della popolazione ha un passato migratorio. I lavoratori stranieri hanno largamente contribuito alla prosperità del Paese.
In Italia abbiamo un forte bisogno di lavoratori immigrati per sostenere la nostra economia, essere competitivi e mantenere i livelli di qualità di vita attuali. Ma nonostante ciò, una parte delle forze politiche contrasta l’immigrazione e una buona parte dell’opinione pubblica si esprime negativamente. Eppure, tutti lo sappiamo, abbiamo bisogno di persone che emigrano; il loro apporto al bene dell’Italia è già da tempo vitale economicamente, socialmente e culturalmente.
A sessant’anni dal tragico evento di Mattmark, siamo chiamati a fare memoria per rendere onore alle vittime e riceverne un monito per riconciliarci con il creato, lavorare dignitosamente, secondo giustizia e in sicurezza e vivere da «sorelle e fratelli tutti». (Carlo De Stasio)
Per approfondire
T. Ricciardi, Morire a Mattmark. L'ultima tragedia dell'emigrazione italiana, Donzelli, 2025 (nuova edizione), pp. 200.
Se Mattmark non è più una «Marcinelle dimenticata», resta ancora un interrogativo: l’Italia e anche la stessa Svizzera sono state all’altezza della storia? Con questa domanda Toni Ricciardi, storico delle migrazioni presso l’Università di Ginevra e l’Istituto di Storia dell’Europa mediterranea (Isem-Cnr), a sessant’anni di distanza dalla tragedia, introduce questa nuova edizione del suo lavoro.
Il 30 agosto 1965, in pochi secondi, accadde l’irreparabile: «Niente rumore. Solo, un vento terribile e i miei compagni volavano come farfalle. Poi ci fu un gran boato, e la fine. Autocarri e bulldozer scaraventati lontano». A parlare è uno dei sopravvissuti intervistati nel libro, uno dei testimoni della valanga di più di 2 milioni di metri cubi di ghiaccio che seppellì 88 lavoratori. Di questi, 56 erano italiani.
Come a Marcinelle, la tragedia rappresentò una cesura nella lunga e travagliata storia dell’emigrazione italiana, segnando un punto di non ritorno. Inoltre, suscitò molto scalpore in tutta Europa: per la prima volta, stranieri e svizzeri morivano l’uno a fianco all’altro. Nei giorni successivi si scavò senza sosta con la speranza di trovare ancora vivi amici, padri, fratelli, figli. Ci vollero quasi due anni per recuperare i resti dell’ultima salma.
Questa storia si concluse nel modo peggiore: i tempi dell’inchiesta furono lunghissimi, oltre sei anni, e i diciassette imputati chiamati a rispondere dell’accusa di omicidio colposo furono tutti assolti, nonostante l’instabilità del ghiacciaio fosse nota da secoli. In appello andò anche peggio, con la conferma dell’assoluzione e la condanna dei familiari delle vittime al pagamento delle spese processuali.
25 Agosto 2025 - Ha preso il via oggi la XIII edizione della Summer School “Mobilità Umana e Giustizia Globale”, in programma dal 25 al 28 agosto 2025, che si tiene quest’anno a Castellammare di Stabia (NA) e si focalizza sul tema dei “figli dell’immigrazione”, confrontandosi con la delicata questione delle seconde generazioni.
Come avvenuto in tutti i Paesi d’immigrazione, anche in Italia l’irrompere sulla scena pubblica dei giovani con un background migratorio ha l’effetto di ridisegnare l’intero rapporto tra società e immigrazione, facendo emergere tutti i limiti dei “modelli” di integrazione. Al tempo stesso, la condizione e le attese di questi giovani hanno un valore fortemente sfidante.
Il programma
Lunedì 25 agosto, mattina (9.30-13.00)
Presentazione della Scuola estiva e del Programma della settimana
Prima sessione tematica: Seconde generazioni a chi?
Relazione introduttiva: Laura Zanfrini, professore ordinario di Sociologia delle migrazioni e della convivenza interetnica e direttore scientifico della Summer School, Università Cattolica del Sacro Cuore.
Testimonianza: Toni Ricciardi, Associazione “Tesoro” di Zurigo e docente di Storia delle migrazioni Università di Ginevra.
Martedì 26 agosto, mattina (9.30-13.00)
Seconda sessione tematica: L’inquietudine identitaria degli adolescenti e giovani con background migratorio.
Relazione introduttiva: padre Aldo Skoda, direttore dello Scalabrini International Migration Institute.
Testimonianza: Murphy Tomadin, psicologo e psicoterapeuta.
Martedì 26 agosto, pomeriggio (15.00-18.00)
Laboratorio condotto dalla Cooperativa Sociale Dedalus, Napoli.
Mercoledì 27 agosto, mattina
Visita al “Parco Verde” di Caivano e incontro con don Maurizio Patriciello.
Mercoledì 27 agosto, pomeriggio (14.30-18.00)
Terza sessione tematica: Dare un futuro ai ragazzi anche quando la famiglia “non c’è” (o sembra non esserci).
Relazione introduttiva: Giovanni Giulio Valtolina, ordinario di Psicologia dello sviluppo UCSC e responsabile settore Minori e Famiglia della Fondazione Ismu Ets, Milano.
Testimonianza: Anna Borando, dirigente scolastico.
Giovedì 28 agosto, mattina (9.30-13.00)
Quarta sessione tematica: Generatori di bene comune. L’attivismo civico e politico delle nuove generazioni.
Relazione introduttiva: Noura Ghazoui, presidente Conngi - Coordinamento nazionale nuove generazioni italiane.
Testimonianza: monsignor Pierpaolo Felicolo, direttore generale Fondazione Migrantes.
La parola ai partecipanti: impressioni e proposte a ruota libera.
Giovedì 28 agosto, pomeriggio
Tavola rotonda. Aprite le porte alla speranza. La cura del futuro come impegno per la Chiesa e la società.
Partecipano:
S.E. mons. Francesco Alfano, arcivescovo di Sorrento - Castellammare di Stabia;
S.Em. card. Fabio Baggio, sottosegretario del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale;
Michele Di Bari, prefetto di Napoli;
S.E. mons. Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes e arcivescovo di Ferrara - Comacchio.
La Summer School
La Scuola, promossa dalla Fondazione Migrantes, è organizzata insieme all’Università Cattolica del Sacro Cuore e al SIMI (Scalabrini International Migration Institute). Essa persegue un riposizionamento di prospettiva, collocando l’analisi dei processi di mobilità umana all’interno di una riflessione più ampia, che rinvia appunto alla questione della giustizia globale, letta in tutte le sue implicazioni: economiche, politiche, sociali, culturali, etiche e pastorali.
8 Agosto 2025 - La Fondazione Migrantes, insieme a VoisLab - una struttura afferente al dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa, specializzata in valutazione sociale e impatto di progetti complessi -, sta portando avanti una ricerca, tramite questionario, dal titolo “Aspetti della vita quotidiana dei minori di famiglie impiegate in spettacoli viaggianti”.Il questionario èdestinato ai genitori delle famiglie impiegate nello spettacolo viaggiante e circense che desiderano partecipare volontariamente all’indagine.
[caption id="attachment_62746" align="aligncenter" width="291"] Inquadra il Qr Code.[/caption]
Cos’è la ricerca
Si tratta di un’indagine nazionale che ha l’obiettivo di descrivere le condizioni di vita dei minori appartenenti a famiglie dello spettacolo viaggiante e circense, con particolare attenzione alla loro partecipazione scolastica. La ricerca utilizza un questionario online compilato direttamente dai genitori delle famiglie che volontariamente aderiranno alla campagna.
Promotori e soggetti coinvolti
Promotore: Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Conferenza episcopale italiana.
Ente esecutore: VoisLab, spin-off del dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa, specializzato in valutazione sociale e impatto di progetti complessi.
Finalità della ricerca
Fornire un quadro aggiornato e dettagliato delle condizioni di vita e delle dinamiche familiari dei minori appartenenti a famiglie dello spettacolo viaggiante.
Analizzare la partecipazione scolastica e le eventuali criticità legate alla mobilità e alla vita itinerante.
Supportare la progettazione di interventi pastorali, educativi e sociali più efficaci e mirati.
A chi è rivolto il questionario
Il questionario è destinato ai genitori delle famiglie impiegate nello spettacolo viaggiante e circense che desiderano partecipare volontariamente all’indagine.
Modalità di compilazione
Il questionario sarà accessibile online tramite un link pubblico / QrCode.
Nota: Il questionario non sarà inviato direttamente alle famiglie e non è prevista la presenza di rilevatori sul campo.
[caption id="attachment_62746" align="aligncenter" width="291"] Inquadra il Qr Code.[/caption]
Tempistiche
Periodo di somministrazione: Il questionario sarà disponibile online fino al termine del mese di ottobre 2025.
Analisi e diffusione dei risultati: Al termine della raccolta dati, VoisLab elaborerà i risultati, che saranno presentati in forma sintetica e analitica per supportare le future iniziative della Fondazione.
ℹ Per ulteriori informazioni o chiarimenti, è possibile contattare: migrantes@voislab.it
7 Agosto 2025 - L’8 agosto 1956 nella miniera di Bois du Cazier a Marcinelle, in Belgio, persero la vita 262 minatori, di cui 136 italiani, 95 belgi e poco più di una trentina di altre nazionalità. È ricordata come una delle più gravi stragi sul lavoro ed è anche, per il nostro Paese, un evento emblematico dell’emigrazione italiana del Novecento.
Per la giornata dell’8 agosto è in programma presso la miniera di Bois du Cazier la consueta cerimonia istituzionale di commemorazione. La Fondazione Migrantes, nel giorno in cui si ricorda un evento che ancora scuote il nostro Paese, si fa vicina a tutti gli italiani che lavorano all'estero e rivolge un pensiero ai tanti lavoratori, anche immigrati, che anche di recente hanno perso la vita sul lavoro in Italia.
«Marcinelle ogni anno – dice S.E. mons. Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes – ci ricorda il dramma sulle morti del lavoro in Italia, ma anche in Europa. Negli anni nel nostro Paese, anche grazie ai controlli e alle misure di sicurezza adottate, i decessi sono in calo. Occorre, però, segnalare che le morti sul lavoro dei lavoratori migranti – che avvengono in particolare nel mondo agricolo, nell’edilizia e nei trasporti – secondo le analisi dell’Osservatorio dell’Università Cattolica, sono in proporzione il doppio rispetto a quelle dei lavoratori italiani.
Questo dato impegna le aziende a una maggiore formazione dei lavoratori migranti sulla sicurezza. Al tempo stesso la crescita del numero degli incidenti sul lavoro nei primi quattro mesi del 2025 (286) rispetto al 2024 (265) chiedono di non abbassare la guardia nei controlli e nella formazione. A Marcinelle sono morti soprattutto i nostri lavoratori emigrati: un evento, un segno che ricorda come i lavoratori migranti debbono essere particolarmente tutelati. Ieri come oggi».
Anche per questo c’è attesa per la decisione della presidenza del Parlamento europeo di calendarizzare il voto su una proposta di risoluzione per la istituzione, proprio nella data dell’8 agosto, di una “Giornata europea in memoria delle vittime del lavoro e per la tutela e la dignità dei lavoratori”.
[caption id="attachment_62651" align="aligncenter" width="1024"] Il monumento dedicato ai caduti italiani di Marcinelle (foto: Agrillo Mario)[/caption]
7 Agosto 2025 - Gli stanziamenti per il Fondo nazionale per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati (MSNA) non sono sufficienti a coprire le spese sostenute dai Comuni per l’accoglienza dei minori migranti che arrivano soli in Italia: è questo l’allarme di ANCI che, in una lettera del 12 giugno 2025, ha rappresentato al Governo tale grave problematica, sollecitando un intervento strutturale e risolutivo.
Nel 2023 e nel 2024, infatti, i Comuni italiani si sono confrontati con rimborsi parziali delle spese da loro sostenute, per un ammanco di almeno 190 milioni di euro in questo biennio. Si tratta di fondi che sono già stati erogati dalle Amministrazioni locali per l’accoglienza dei minori e che rischiano di determinare gravi problemi sotto il profilo della loro tenuta finanziaria, nonché della qualità dell’accoglienza nel rispetto dei diritti normativamente sanciti. La circolare recentemente emanata dal Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno anticipa uno scenario complesso anche per il 2025.
Per questi motivi, 23 organizzazioni - Agevolando, Ai.Bi. Amici dei Bambini, ARCI, Caritas Italiana, Casa dei diritti sociali, Centro Astalli, CeSPI, CIDAS, CIES, CISMAI, Commissioni Migrantes & Gpic dei Missionari Comboniani, Consiglio Italiano per i Rifugiati, Coop. CivicoZero, CNCA, Defence for Children, Europasilo, Fondazione Migrantes, Intersos, Oxfam, Save the Children, SOS Villaggi dei Bambini, Terre des Hommes Italia, Tutori in Rete - impegnate nella promozione dei diritti dei minori non accompagnati in linea con la Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, compreso quello a un’accoglienza adeguata e rispettosa dei diritti e delle norme, ricordano oggi come i Comuni siano realtà fondamentali per il buon esito dell’inclusione dei tanti minorenni che arrivano in Italia in fuga da violenze, persecuzioni, violazioni dei diritti umani e povertà.
Secondo le Organizzazioni, molti Comuni italiani si adoperano instancabilmente per garantire un’accoglienza adeguata, nonostante i limiti di un assetto ancora emergenziale e poco organico perché non in linea con la L. 47/2017, il quale rende spesso complesso agire in modo pianificato. A fronte di questo impegno, è essenziale che il Governo agisca sostenendo gli enti locali in questo esercizio di responsabilità, come peraltro disposto dal D.Lgs. 142/2015, secondo il quale l’accoglienza dei minori non accompagnati non deve comportare alcuna spesa o onere a carico dei Comuni.
Se ulteriormente prolungato, questo stato di cose, penalizzando i Comuni impegnati nell’accoglienza dei minori non accompagnati, finirà inevitabilmente per ripercuotersi sui diritti di migliaia di adolescenti e bambini/e non accompagnati presenti in Italia, che rischierebbero di non essere adeguatamente seguiti e supportati e, di conseguenza, di sprofondare in situazioni di marginalità, nonostante l’esiguità del loro numero attuale – poco più di 16 mila – che invece consentirebbe una programmazione organica e un impegno economico del tutto sostenibile per lo Stato.
In previsione della discussione del prossimo Disegno di Legge Bilancio, si esorta il Governo a prevedere adeguati fondi a copertura delle spese del biennio pregresso e del prossimo triennio, nell’ambito di un confronto con ANCI rispetto alle previsioni di spesa e alle necessità dei Comuni.
7 Agosto 2025 - In vista della 69esima ricorrenza della strage nella miniera di Marcinelle, a Bois du Cazier, dell'8 agosto 1956, ripubblichiamo un racconto di Luigi Dal Cin, "Un manifesto rosa", tratto dal suo volume "Sulla porta del mondo. Storie di emigranti italiani" (Terre di Mezzo editore, 2024), realizzato con la Fondazione Migrantes. Le illustrazioni sono di Cristiano Lissoni.
Lo tengo aperto qui davanti a me, sopra il foglio bianco ancora da scrivere. L’ho trovato tra le vecchie carte di mio nonno, conservate nel baule in soffitta. Riposava lì, ripiegato su sé stesso, chissà da quanti anni. Un manifesto rosa.
“Operai italiani, condizioni particolarmente vantaggiose vi sono offerte per il lavoro sotterraneo nelle miniere belghe.” E subito sotto il titolo un’invitante tabella con i salari giornalieri. A seguire: “Premio temporaneo. Per un periodo di 6 mesi, a partire dal 1° novembre 1951, gli operai delle miniere riceveranno, in più del loro salario, un premio eccezionale e supplementare”. E poi, in bella evidenza, tutta una serie di benefici: “Assegni familiari, Assenze giustificate per motivi di famiglia, Carbone gratuito, Biglietti ferroviari gratuiti, Premio di natalità, Ferie, Alloggio”. In fondo al manifesto: “Approfittate degli speciali vantaggi che il Belgio accorda ai suoi minatori. Il viaggio dall’Italia al Belgio è completamente gratuito per i lavoratori italiani firmatari di un contratto annuale di lavoro per le miniere. Il viaggio dall’Italia al Belgio dura in ferrovia solo 18 ore. Compiute le semplici formalità d’uso, la vostra famiglia potrà raggiungervi in Belgio”.
Strano, però. Sì, strano. Nessun accenno alle condizioni di lavoro. A quale profondità i minatori avrebbero dovuto inabissarsi nel ventre della terra per scavare il carbone? Quante ore al giorno avrebbero dovuto lavorare là sotto? C’erano dei rischi? Rischi lavorativi? Rischi per la salute, a respirare tutta quella polvere di carbone? Niente. Il manifesto rosa non dice nient’altro.
Mio nonno non è mai emigrato in Belgio, ma aveva conservato con grande cura questo manifesto. Mi viene da pensare che, sfiancato dalla fame e dalla miseria, avesse preso in considerazione la possibilità di partire per lavorare nelle miniere belghe. Sarebbe mai ritornato? Perché è proprio nelle parole di propaganda altisonante di questo manifesto rosa che vanno cercati i motivi per cui nella tragedia della miniera di Marcinelle la maggior parte delle vittime era italiana. Tra queste, la maggior parte era partita dall’Abruzzo.
Una promessa
La Seconda guerra mondiale aveva lasciato in Italia ferite profonde. Una nazione, fatta a pezzi, da ricostruire, un’economia in ginocchio, interi territori ridotti in miseria. Fu allora che la promessa di una vita migliore apparve all’improvviso su curiosi manifesti rosa appesi per le strade delle città a dei paesi di tutta Italia.
Un miraggio di speranza nel deserto che la guerra aveva lasciato dietro di sé. In molti lo leggono. Qualcuno se lo fa leggere. È una proposta. Di più. È una promessa. Un lavoro. Uno stipendio. Un lavoro nelle miniere di carbone, ben stipendiato.
Belgio. Certo, significa separarsi dagli affetti e dai luoghi di sempre. Ma sarebbe stato per poco: si guadagna, si risparmia, e poi si ritorna a casa. Quel manifesto rosa è un proclama. A chiare lettere annuncia la liberazione dalla miseria. Una prospettiva di riscatto. Una via di fuga.
Nel disastro della miniera di carbone Bois du Cazier a Marcinelle, in Belgio, persero la vita 262 minatori, di cui 136 italiani. E la regione con il maggior numero di vittime fu l’Abruzzo. Era l’8 agosto del 1956. Fu il terzo incidente per numero di vittime nella storia dei minatori italiani emigrati. Il primo, per numero di morti, fu il disastro avvenuto nel 1907 a Monongah in West Virginia, negli Stati Uniti, dove le vittime furono in prevalenza italiane, in prevalenza molisane. Molise e Abruzzo: unite in un’unica regione fino al 1963, drammaticamente accomunate anche nelle condizioni di lavoro dei propri emigranti.
Approfittate degli speciali vantaggi
Il 23 giugno 1946 tra il governo italiano e quello belga era stato firmato un trattato che prevedeva un gigantesco baratto. L’Italia doveva inviare in Belgio 2.000 lavoratori a settimana da impiegare nelle miniere. In cambio, il Belgio assicurava all’Italia una buona quantità di carbone per ogni minatore. Appena uscita dalla guerra, l’Italia contava milioni di disoccupati e aveva necessità di carbone per far ripartire le proprie industrie. In Belgio, invece, la mancanza di manodopera nelle miniere frenava la produzione.
Il governo italiano considerava l’emigrazione come il principale fattore economico per la ricostruzione del Paese tramite le rimesse, ovvero il trasferimento del denaro degli emigranti verso il Paese d’origine, e poiché in Belgio c’era bisogno di manovalanza a basso costo incentivò la partenza di lavoratori che non trovavano impiego in Italia.
Dell’accordo “minatori in cambio di carbone” – il trattato parlava testualmente di “accordo minatori-carbone” – sui manifesti rosa della Federazione carbonifera belga, però, non c’era traccia. I minatori emigranti allora non ne furono messi a conoscenza. Lo scoprirono solo dopo il disastro di Marcinelle. E ne nacque una questione molto controversa. L’accordo “minatori-carbone” equiparava infatti i lavoratori a una merce. I minatori italiani sentirono di essere stati trattati come de-portati economici, venduti da un’Italia matrigna e cinica per qualche misero sacco di carbone. E se l’accordo si occupava di tutti gli altri aspetti dello scambio, si preferiva invece chiudere gli occhi, sia da parte delle autorità belghe che di quelle italiane, sulle condizioni di vita e di lavoro che effettivamente attendevano i lavoratori italiani destinati alle miniere del Belgio.
Approfittate degli speciali vantaggi che il Belgio accorda ai suoi minatori. Condizioni particolarmente vantaggiose di lavoro sotterraneo. Premio temporaneo, Assegni familiari, Assenze giustificate per motivi di famiglia, Carbone gratuito, Biglietti ferroviari gratuiti, Premio di natalità, Ferie, Alloggio.
[caption id="attachment_62615" align="aligncenter" width="210"] (illustrazione di Cristiano Lissoni)[/caption]
Propaganda
Pura propaganda. Pubblicità ingannevole, diremmo oggi. Perché nei vagoni di ogni treno erano stipate circa mille persone. E, una volta a destinazione, la promessa degli alloggi a prezzi scontati si svelava in tutta la sua cruda realtà. Baracche fatiscenti dove pochi anni prima erano stati rinchiusi i prigionieri di guerra. E apparve subito chiaro come per gli italiani emigrati non fosse possibile affittare un alloggio più dignitoso. Non solo per ragioni economiche.
La gente del posto lo scriveva su cartelli: Ni animaux, ni étrangers ovvero “Né animali, né stranieri”. Non mancò infatti il disprezzo nei confronti degli emigranti italiani, a cui fu affibbiata l’etichetta dispregiativa di macaronì. E poi c’era l’impatto con la miniera e le “condizioni particolarmente vantaggiose di lavoro sotterraneo” che talvolta prevedevano che i minatori arrivassero a oltre mille metri di profondità.
L’inesperienza, la mancanza di un periodo di formazione e l’ignoranza sulla reale situazione in cui avrebbero dovuto lavorare rendevano particolarmente traumatica la discesa in miniera. E non c’era nemmeno la consapevolezza che respirare quell’aria intrisa di polvere di carbone esponeva al rischio di contrarre la silicosi, una grave malattia professionale che ha portato alla morte centinaia di migliaia di minatori. Ma ormai non era più possibile tornare indietro. Chi rompeva il contratto poteva finire in carcere.
La tragedia di Marcinelle
Pare che all’origine del disastro ci fu un’incomprensione tra i minatori che dal fondo del pozzo caricavano sull’ascensore i vagoncini con il carbone e i manovratori in superficie. Alle 8 e 10 del mattino dell’8 agosto 1956 un vagone di carbone rimase incastrato nella gabbia del montacarichi ma l’ascensore partì comunque. Nella risalita il carrello che sporgeva tranciò le condutture dell’olio, i tubi dell’aria compressa e i cavi dell’alta tensione. Le scintille causate dal cortocircuito fecero incendiare l’olio.
Fu subito l’inferno. Un imponente incendio si estese alle gallerie superiori mentre sotto, a oltre mille metri di profondità, i minatori venivano soffocati dal fumo. Il fuoco infatti era divampato nel pozzo d’ingresso dell’aria e il fumo prodotto dalla combustione raggiunse ben presto ogni angolo della miniera.
Fin dai primi istanti la gravità dell’incidente e l’impossibilità di trarre in salvo gli eventuali superstiti apparvero chiare ai soccorritori. Il 22 agosto, dopo due settimane di difficili ricerche, mentre una fumata nera e acre continuava ancora a uscire dal pozzo, uno di loro, riemergendo affranto dalle viscere della miniera, sussurrò in italiano: “Tutti cadaveri”.
A Marcinelle persero così la vita 262 minatori di diverse nazionalità ma per la maggior parte, 136, italiani. Di questi, 60 erano abruzzesi, di cui quasi la metà dai paesi di Manoppello e Lettomanoppello, in provincia di Pescara.
Il ministro dell’Economia belga creò una commissione d’inchiesta alla quale presero parte due ingegneri del Corpo delle miniere italiane. Anche la Federazione carbonifera belga creò una propria commissione d’indagine. Le inchieste si proponevano di fare “ogni luce” su cosa fosse accaduto nella miniera di carbone Bois du Cazier a Marcinelle la mattina dell’8 agosto 1956. Ma nessuna delle istituzioni mantenne pienamente le sue promesse.
Da “macaronì” a “copains”
Fu la strage di Marcinelle a far superare i preconcetti sui minatori italiani. La tragedia infatti accomunò famiglie italiane e belghe nello stesso lutto e all’improvviso fu chiaro per tutti come lo sviluppo economico dell’intera nazione belga stesse poggiando anche sul lavoro di molti italiani, schiavi del carbone.
Nel 1956, tra i 142.000 lavoratori impiegati nelle miniere belghe, 63.000 erano stranieri e, tra questi, 44.000 erano italiani. “Il nostro vicino, che non la smetteva mai di insultare mio padre, è venuto da noi piangendo”, dichiarò in un’intervista il figlio di un minatore. “La comunità italiana del Belgio ha pagato con il sangue il prezzo del suo riconoscimento”, commentò il quotidiano Le Monde.
L’impressione della tragedia di Marcinelle trasformò i macaronì in copains, “amici”. Da quel dolore si avviò il processo di integrazione degli italiani in Belgio. Il prezzo pagato per ottenere il riconoscimento della dignità degli emigranti italiani fu di 136 vite, consumate in poche ore. Vite perdute per riscattare una dignità propria a ogni essere umano. La storia a venire era già pronta a chiudere gli occhi per dimenticare e riproporre lo spaventoso baratto.
Nel 2012 la miniera di Marcinelle è stata inserita tra i siti dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Un riconoscimento, certo, ma soprattutto un monito. Per non dimenticare gli incidenti sul lavoro che hanno segnato le pagine più buie della storia dell’emigrazione. (Luigi Dal Cin, "Migranti Press" n. 6 - giugno 2025)
[caption id="attachment_62616" align="aligncenter" width="555"] (illustrazione di Cristiano Lissoni)[/caption]
5 Agosto 2025 - “Il naufragio accaduto vicino alle coste dello Yemen è motivo di grande dolore e tristezza”. Così mons. Paolo Martinelli, vicario apostolico dell’Arabia Meridionale, esprime al Sir il suo cordoglio per l’ennesima tragedia del mare. “Preghiamo per le vittime: il Signore le accolga nella sua pace; i sopravvissuti possano essere curati degnamente e ritrovare serenità”, aggiunge.
Il presule, pastore di una Chiesa composta interamente da migranti, ribadisce la necessità di “politiche migratorie oculate e sagge” per contrastare i viaggi organizzati da “trafficanti senza scrupoli”. Mons. Martinelli, che ha guidato a Roma novanta giovani del Golfo per il Giubileo, sottolinea: “Come Chiesa di migranti credo sia importante sottolineare l’importanza dei processi migratori, così diffusi nel mondo intero”, e insiste: “Sono processi che devono essere governati sapientemente, interrompendo questi viaggi che spesso hanno esiti nefasti, come in questo caso”. (R.B./SIR)
1 Agosto 2025 - Il 9 agosto 2025 si terrà ad Agrigento il Giubileo diocesano dei migranti.
Si tratta, spiega il testo di presentazione reso noto dalla Diocesi, "di un evento di profondo significato spirituale che si inserisce nel cammino dell’Anno Giubilare della Speranza, in un territorio da sempre segnato dai fenomeni della mobilità umana in particolare dai fenomeni dell’emigrazione (circa 160.000 agrigentini sparsi per il mondo), sia per l’immigrazione visto e considerato che siamo la prima provincia e diocesi più vicina alle coste africane.
Sono particolarmente invitati tutti coloro che vivono o hanno vissuto l’esperienza migratoria per condividere insieme un tempo di spiritualità, fraternità e convivialità".
1 Agosto 2025 - Si intitola “Parole di speranza per l’umanità” il momento interreligioso di spiritualità in programma il 1° agosto, alle 17, nell’ambito del Giubileo dei giovani. Promosso dal Tavolo nazionale interreligioso dei giovani costituito presso la Conferenza Episcopale Italiana, l’appuntamento si svolgerà al Convitto Nazionale “Vittorio Emanuele II”, sede della “Casa dei Volontari PG-ITA”.
I ragazzi, appartenenti a differenti tradizioni religiose, si ritroveranno attorno al segno simbolico dell’acqua: ciascuno secondo la propria tradizione declamerà un messaggio per dire parole di speranza per l’umanità e poi immergersi nella preghiera, e concludere con un momento di festa conviviale e di musica etnica mediterranea.
“Questi giovani hanno un mandato importante nelle loro tradizioni religiose: quello di promuovere il dialogo, fare rete ed essere protagonisti della coesione sociale”, afferma don Giuliano Savina, direttore dell’Ufficio Nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso. (fonte: CEI)
1 agosto 2025 -Con un sentenza molto attesa, la Corte di giustizia dell'Unione europea, in merito alla richiesta di protezione internazionale di un cittadino o di una cittadina di Paesi terzi, conferma che può essere respinta "in esito a una procedura accelerata di frontiera, qualora il suo Paese di origine sia stato designato come «sicuro» ad opera di uno Stato membro".
La Corte ha precisato però "che tale designazione può essere effettuata mediante un atto legislativo, a condizione che quest'ultimo possa essere oggetto di un controllo giurisdizionale effettivo vertente sul rispetto dei criteri sostanziali stabilite dal diritto dell'Unione" e che nessuno Stato membro può "includere un Paese nell'elenco dei paesi di origine sicuri qualora esso non offra una protezione sufficiente a tutta la sua popolazione".
"La Corte di giustizia dell'Unione europea - ha commentato il direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo - ha finalmente fatto chiarezza su una questione molto importante, a tutela dei diritti dei richiedenti asilo e di tutti noi".
Il pronunciamento chiarisce anche che si fa riferimento alla direttiva attualmente applicabile fino all'entrata in vigore del nuovo regolamento (12 giugno 2026), e che il legislatore dell'Unione può anticipare questa data.
Secondo il Tavolo asilo e immigrazione "si tratta di una decisione dirompente, che smentisce in modo radicale la linea del governo italiano" sul cosiddetto "modello Albania" e chiede al governo "di prendere atto della pronuncia, cessare ogni iniziativa orientata alla riattivazione del Protocollo, e ricondurre la politica migratoria all’interno del diritto internazionale ed europeo, e delle garanzie costituzionali.".