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Là dove la vita gira. A Bergantino, nell’alto Polesine, l’incontro con il mondo dei giostrai

23 Settembre 2025 - Il 19 settembre scorso "L'Osservatore Romano" ha inaugurato una nuova rubrica, "Un faro sull’altrove", un viaggio alla scoperta degli altrove che ci camminano accanto. Mondi, luoghi e persone che non sembrano vivere secondo le regole del nostro presente, ma osservando un tempo altro. Flaminia Chizzola ha "scoperto" il mondo dei viaggianti e ha raccontato la storia di Monica e Flaviano Ravelli. Ringraziamo il quotidiano della Santa sede per averci permesso di ripubblicare l'articolo. «Era un tempo di nonni e di oratorii, un tempo senza calendari, in cui sapevi che si avvicinava Natale perché in cucina la nonna stendeva la sfoglia per la pasta, un tempo fatto di piccoli doveri: devi portare il fiorellino alla maestra, confessarti alla domenica, tornare a casa subito dopo l’oratorio, ma anche un tempo senza genitori: non li vedevi mai, sempre in giro con la loro giostra». Siamo a Bergantino, nell’alto Polesine, un paese di tremila abitanti che costituisce il cuore pulsante del distretto della Giostra, un polo industriale che oggi conta 470 aziende, circa mille lavoratori e un fatturato annuo di un milione di euro, ma in questa storia i numeri li lasciamo ai margini. «Se mi chiedi dov’ero quando mio padre è morto, non te lo so dire, ma ricordo esattamente dove mi trovavo quando è morta la nonna, era lei la mia famiglia», dice Flaviano Ravelli, un «dritto», che nel gergo dello spettacolo viaggiante significa giostraio, circense. Ha i capelli bianchi, la fronte aggrottata dal tempo e quella parlata romagnola che, per quanto sia, non riesce a nascondere una disillusione di fondo. «A sedici anni ho iniziato a girare coi miei genitori: mio padre aveva un’autopista 43 metri per 16, una roba pesantissima, che ci volevano sette persone e due giornate per montarla, e ti dirò che a me studiare non dispiaceva mica, anzi, se avessi continuato». «Perché non l’hai fatto?». «Non lo so, trovavo mille scuse, ma la verità è che non mi andava bene niente... La cosa ti fa ridere?». «No, Flaviano», gli diciamo pensando a questa insoddisfazione che c’abbiamo dentro, che ci divora e manda all’aria tutto e poi è troppo tardi. «E poi un inverno — riprende Flaviano — tornai a Bergantino e lì, conobbi la Monica». «Prima di lui io mica ci pensavo alle giostre» dice la donna dai capelli ricci che sorride sempre e ci ricorda I fratelli Karamazov, «la bellezza salverà il mondo». Sì, ma chi salverà la bellezza? Monica ci racconta lo strano incontro tra «un dritto come Flaviano, per cui la vita è movimento, passare di fiera in fiera, di giostra in giostra, e una ferma, come me». E come il 99 per cento delle persone — pensiamo noi — che certi giorni l’unico movimento che si fa è dal salone alla cucina, mentre certi altri ci si spinge fino in ufficio, in palestra, a volte addirittura a cena fuori, e quando la sera si rientra a casa: ah, finalmente ci fermiamo! «Il giorno del matrimonio — continua Monica — dopo che c’eravamo sposati, io mi sono attaccata al tavolo di casa dei miei: non me ne volevo più andare. E due ore dopo ero seduta alla cassa della ruota panoramica che distribuivo i biglietti vestita da sposa!». E lei ride così di gusto che pensiamo: questa è la vita che voleva. Poi la donna ci indica una foto ingiallita in cui due giovani capelloni siedono… sul Colosseo. «Il nostro viaggio di nozze! In un giorno abbiamo girato tutta l’Italia!». Le sorridiamo: un’Italia in miniatura, un Paese che esiste solo a San Marino, e anche lì, avrete girato senza mai fermarvi: Roma, Pisa, Venezia, Palermo, e poi via, verso la prossima fiera, e quella dopo ancora e poi ancora un’altra. «Ma non eravate mai stanchi di quella vita?». «E a te, non ti stanca stare ferma?». Guardiamo Flaviano in quegli occhi neri come la pece: «Allora perché l’avete lasciata?». Per un istante l’uomo abbassa lo sguardo, la donna ammaina il suo sorriso. «È stata una scelta triste e difficile — dice Flaviano —. Una sera ci sediamo a tavola e io faccio alla Monica: “E la Valeria?” Perché nel frattempo avevamo avuto una figlia. Monica mi guarda: “la Valeria è dai nonni.” Allora, mi è passata davanti tutta l’infanzia: mia nonna che mi prepara la cena, che mi porta a scuola, a messa, all’oratorio, mia nonna che muore in un giorno d’estate. E i miei genitori? Non pervenuti. Così ho preso e ho messo in vendita la giostra». Flaviano ci descrive quell’ultimo viaggio con moglie, figlia e... «La nostra ruota panoramica. Siamo andati fino a Porto Cesareo, in provincia di Lecce, e l’abbiamo lasciata alla famiglia Marsico, gente per bene». «Ricordo — continua Monica perché Flaviano non riesce ad andare avanti —, ricordo noi tre che ci teniamo per mano mentre le luci della ruota si accendono e si spengono». «Era la nostra vita. — mormora l’uomo — L’abbiamo lasciata lì, in provincia di Lecce». «Te ne sei pentito?». Lui ci guarda: gli occhi neri come la pece adesso brillano come le luci del luna park: «Ho scelto di adattare la mia vita al mio amore per mia figlia». «E dopo come sono andate le cose?». La donna, che ha ripreso a sorridere, ci racconta del bar in cui avevano investito tutti i soldi fatti con la ruota. «Forse non era un buon investimento. O forse noi non eravamo buoni per certe cose che agli altri vengono tanto semplici». Come stare fermi, pensiamo noi, e far di conti, i numeri, sempre e solo i numeri, guardando gli altri che entrano ed escono dalla tua vita mentre tu sei immobile. «Poi, un giorno — riprende Flaviano — siamo andati da Madre Speranza. In quella stanza dove il bidè è un catino e il televisore un crocifisso c’era l’essenziale, allora, prendo la Monica: “E noi due, ci mettiamo in gioco sì o no?”. In quell’occasione conosciamo anche la Migrantes e ci diventa chiaro che non ci sono solo i migranti che sbarcano sulle nostre coste, ci sono anche i migranti stagionali — i giostrai, i circensi — persone che non hanno radici nel cemento e sono straniere in ogni terra». Sono migranti, pensiamo noi, eppure nessuno si batte per i loro diritti; sono italiani, ma nessuno dice: loro prima di tutti. «E quindi, cosa avete fatto?». «Abbiamo ripreso a girare, di fiera in fiera, per fare le catechesi ai ragazzi». «E — interviene Monica — abbiamo scoperto non solo che i figli dei giostrai raramente vanno a messa, ma che c’era un tasso di dispersione scolastica altissimo, un po’ per via di una diffidenza dei dritti verso l’istruzione, un po’ perché nei confronti di questi ragazzi molte scuole non si mostrano particolarmente… inclusive, ma questo te lo può dire meglio la Valeria». La donna che sorride sempre ci presenta la figlia che da vent’anni, assieme ai genitori, assiste gli alunni itineranti nel loro frastagliato percorso scolastico. «Ma perché i dritti si rivolgono a voi se hanno problemi con le scuole?», le domandiamo. Lei sorride come sua madre: «Anche se, ormai, siamo fermi noi veniamo da quel mondo, li conosciamo tutti e loro si fidano di noi. Devi capire che per le scuole gli alunni itineranti sono un peso, stanno lì solo poche settimane e poi se ne vanno verso la prossima fiera, il prossimo paese, il prossimo istituto, e così tante scuole si rifiutano di prenderli». «Ma non possono — le diciamo — c’è il diritto allo studio». Lei scuote la testa: «Gli istituti adducono mille scuse: la privacy, la sicurezza, il terremoto...». «E voi allora cosa fate?». Proprio per facilitare il difficile incontro tra alunni itineranti e una scuola solo per fermi Valeria Ravelli ha ideato Il libro dei saperi dello spettacolo viaggiante, un quaderno ad anelli, diviso per materie e organizzato in modo tale che l’istituto che il ragazzo frequenta di volta in volta potrà dire: ripartiamo da dove sei arrivato. Da anni la famiglia Ravelli gira di fiera in fiera, di scuola in scuola, è arrivata fino a Roma. «Al ministero — precisa Monica — ma lì la prima cosa che ti dicono: ci dia i numeri, e a me allora saltano i nervi: il diritto allo studio non vale per tutti?». «Forse qualcosa, però, sta cambiando — interviene Valeria —. Il 30 maggio scorso è stato presentato alla Camera dei Deputati il progetto di legge che riconosce ufficialmente il Libro dei Saperi dello spettacolo viaggiante per garantire anche agli alunni itineranti quel diritto allo studio che la Costituzione italiana riconosce a tutti». «E il 23 settembre la proposta verrà presentata anche alla stampa — ci dice Flaviano — e vada come vada, la Monica è ottimista, io un po’ meno, noi non ci fermeremo, continueremo ad assistere questi ragazzi e le loro famiglie». «Ma chi ve lo fa fare, alla vostra età sbattervi da una fiera a un’altra, da un paese a un altro e quando non andate voi sono i ragazzi, le famiglie, le scuole che vi chiamano? Ma si può sapere quali sono i vantaggi?». Flaviano sorride e gli occhi neri come la pece gli brillano come le luci del luna park, un luna park oggi invecchiato e un po’ cadente, come Coney Island che ha quel fascino che solo il tempo sa dare. «I vantaggi — ci dice — sono la Monica». «E gli svantaggi?» «Io. Io che tutti i giorni sento la Monica al telefono con le scuole che ti dicono che non vogliono i ragazzi; e i ragazzi che ti dicono che gli è morta di nuovo la nonna, e la madre dei ragazzi che dice: “Mio marito è morto”. E tu le domandi: “Ma è morto morto o è in vacanza?”». Il sole sta tramontando sulle case in cemento e sulle carovane dei dritti e nel riprendere la via di casa ripensiamo a quest’altrove che ci cammina a fianco mentre noi siamo fermi; ripensiamo a questa giornata particolare in cui Flaviano e Monica ci hanno fatto salire sulla giostra della loro vita; poi, pensiamo alle fiere che un tempo si svolgevano nel paese e adesso sono messe ai margini, un po’ come si fa con i poveri, gli scarti, con quelli che non vuoi vedere e allora gli canti: fatti più in là. Arrivati a casa, chiudiamo la porta, ah, finalmente ci fermiamo! Rivediamo la fiera di San Giorgio dove Flaviano e Monica ci accompagnano prima di salutarci; rivediamo i giovani, e i meno giovani, che invitano la gente a salire sulle loro attrazioni, «Venghino, signori, venghino!», anche se di gente quest’anno alla fiera ce n’è poca, ma loro non si arrendono e in una società di musoni in cui il buonumore è solo sui social, loro continuano a sorridere sul serio, anche se le cose non girano più come una volta, i dritti non si fermano. «Perché non potete?». «Perché non vogliamo. Io non voglio sedermi a una scrivania, davanti a un computer per tutto il giorno e guardare la vita che mi scorre accanto, io la vita la voglio vivere, e tu?». (Flaminia Chizzola, "L'Osservatore Romano", 19 settembre 2025) Osservatore Romano Bergantino

Istruzione per il viaggio. Il progetto “Scuola itinerante”

4 Settembre 2025 - L’accesso all’istruzione di uno “studente itinerante” è una sfida molto impe­gnativa per le famiglie – stiamo parlando di quelle che lavorano nello spettacolo viaggiante (circhi, fiere e luna park) – e per le scuole. Una sfida che cambia, poi, a seconda della fase del percorso di studi. Lo studente itinerante non può frequentare l’intero anno sco­lastico presso un unico istituto perché segue lo spostamento dettato dal mestiere della sua famiglia. Le scuole, così, hanno difficoltà a integrare un alunno in una classe già formata, an­che per un breve periodo. Per lo studente e per le famiglie, la difficoltà sta nel seguire il filo dei programmi, l’acquisto dei libri e le iscrizioni. “Scuola Itinerante” è un pro­getto di accompagnamento scolastico in tutto il territorio italiano per limitare l’abban­dono scolastico dei bambini e degli adolescenti appartenen­ti alle famiglie dello spettaco­lo viaggiante di ogni ordine e grado. Lo promuove l’associa­zione Casa Betania, con il so­stegno di “Con i Bambini” e il cofinanziamento della Fonda­zione Migrantes della Confe­renza Episcopale Italiana. Il progetto è un’evoluzione più strutturata di alcune ini­ziative nate dal basso. “Anda­vamo in giro per degli incon­tri di catechesi pensati per le famiglie itineranti – racconta Sara Vatteroni, direttore re­gionale Migrantes della Tosca­na e responsabile dei progetti dell’associazione Casa Betania – e cominciammo a renderci conto del livello di scolarizza­zione dei bambini. Da quell’os­servazione sono nate due spe­rimentazioni, una in Triveneto, a Bergantino (RO), il cosiddet­to distretto della giostra, e l’al­tra in Toscana, a Massa. Poi il progetto è divenuto operativo anche nel centro-sud”.
Cosa fa “Scuola itinerante”?
Per le elementari e le medie af­fianca le famiglie nella fase del­le iscrizioni, dei trasferimenti, delle presenze e dell’ammis­sione agli esami; e mette a di­sposizione dei tutor gratuiti per il doposcuola. Per la scuola superiore, a se­conda dell’area dove la fami­glia si sposta di più, il progetto mette a disposizione un re­ferente di zona che la aiuta a scegliere l’indirizzo di studio migliore per i figli e a fare l’i­scrizione all’istituto superiore statale individuato, che resta il riferimento anche in caso di spostamento. Una volta iscrit­ti, i ragazzi e le ragazze ri­cevono aiuto con lo studio durante tutto l’anno, per ar­rivare preparati agli esami di passaggio. Le lezioni si svolgo­no o in presenza o in DAD a se­conda dell’istituto, ma tengo­no conto degli spostamenti e degli impegni dei ragazzi. A proposito di didattica a di­stanza, un momento di svolta per il progetto è arrivato para­dossalmente in tempo di pan­demia. “Quando tutta la scuo­la è andata in DAD – racconta Federica Pennino, della coop. Sophia di Roma, referente del progetto per il centro-sud – a quel punto i ragazzi del­lo spettacolo viaggiante han­no iniziato a non avere proble­mi di partecipazione, studio, apprendimento”. In questa giostra, in cui è in qualche modo la scuola che si mette in moto per seguire gli studenti e non viceversa, ha un ruolo-chiave la figura del tutor, che fa da ponte, sia dal punto di vista didattico che bu­rocratico. E poi è fondamentale per la motivazione, dentro un contesto in cui i giovani sono inevitabilmente orientati a en­trare nell’impresa di famiglia. Spiega Pennino: “Il tutor pren­de contatti con i docenti per definire programma e obietti­vi minimi da raggiungere per ciascuna materia. E poi inizia l’accompagnamento, anche fi­sico, quando è necessario, in particolare in occasione degli esami, in cui in tre giornate si vive esponenzialmente quello che normalmente si diluisce in un anno. Una ragazza lo scor­so anno mi diceva: ‘Oddio, è la prima volta che entro in un li­ceo!’. Anche per questo è im­portante che i tutor siano sem­pre gli stessi durante l’anno”.
Cosa ne pensano i genitori?
Susy Caveagna è la mamma di Kendra, una studentessa delle 2a classe di servizi per la cul­tura e lo spettacolo. Lavora nell’Universal Circus della fa­miglia D’Amico. La raggiungia­mo al telefono a Civita Castel­lana, in provincia di Viterbo. Il programma è stare un paio di settimane e poi via di nuo­vo, altrove, tra Umbria e Lazio e poi in tutta Italia: “Io ho fi­gli nati a Palermo, due a Roma, uno a Brescia, uno a Milano, uno è nato addirittura all’este­ro, in Turchia. E si può capire bene che con la ‘Scuola itine­rante’ la nostra vita è proprio cambiata. Prima era tutto più faticoso. E ti parlo da mamma di figli che hanno preso abba­stanza bene la questione del­lo spostamento. Sia io che suo padre ci teniamo alla scuola, è una priorità. L’unica difficoltà burocratica rispetto agli anni scorsi riguarda l’iscrizione”. Anche per questo, uno de­gli obiettivi del progetto è far emergere ufficialmente la re­altà degli studenti itineranti. Si stima che in Italia ce ne si­ano almeno 500. Ma nessuno, a nessun livello, conosce le ci­fre esatte: “In tutti gli altri Pa­esi europei – spiega Vatteroni – c’è una normativa specifica che coinvolge veramente la ca­tegoria, docenti specializzati e tutto un sistema che va incon­tro alla loro mobilità. Da noi in Italia non esiste. Mi aspetto che le istituzioni si prendano in carico di questo problema, magari mutuando organizza­zione e soluzioni didattiche e giuridiche da esperienze simi­li, come quella della scuola in ospedale. Noi dal basso abbia­mo fotografato e agganciato questa realtà. Ora bisogna fare un passo avanti”. (Simone Sereni | Migranti Press n. 3 2025)   [caption id="attachment_63445" align="aligncenter" width="1024"]Scuola Itinerante. Esami Una classe di scuola itinerante all'esame (foto: Coop. Sophia)[/caption]

Una ricerca Fondazione Migrantes e VoisLab sulla vita quotidiana delle famiglie dello spettacolo viaggiante

8 Agosto 2025 - La Fondazione Migrantes, insieme a VoisLab - una struttura afferente al dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa, specializzata in valutazione sociale e impatto di progetti complessi -, sta portando avanti una ricerca, tramite questionario, dal titolo “Aspetti della vita quotidiana dei minori di famiglie impiegate in spettacoli viaggianti”. Il questionario è destinato ai genitori delle famiglie impiegate nello spettacolo viaggiante e circense che desiderano partecipare volontariamente all’indagine. [caption id="attachment_62746" align="aligncenter" width="291"] Inquadra il Qr Code.[/caption]  
Cos’è la ricerca
Si tratta di un’indagine nazio­nale che ha l’obiettivo di descri­vere le condizioni di vita dei minori appartenenti a famiglie dello spettacolo viaggiante e circense, con particolare atten­zione alla loro partecipazione scolastica. La ricerca utilizza un questionario online compilato direttamente dai genitori delle famiglie che volontariamente aderiranno alla campagna.
Promotori e soggetti coinvolti
Promotore: Fondazione Migran­tes, organismo pastorale della Conferenza episcopale italiana. Ente esecutore: VoisLab, spin-off del dipartimento di Scienze poli­tiche dell’Università di Pisa, spe­cializzato in valutazione sociale e impatto di progetti complessi.
Finalità della ricerca
  • Fornire un quadro aggiornato e dettagliato delle condizio­ni di vita e delle dinamiche familiari dei minori apparte­nenti a famiglie dello spetta­colo viaggiante.
  • Analizzare la partecipazione scolastica e le eventuali criti­cità legate alla mobilità e alla vita itinerante.
  • Supportare la progettazione di interventi pastorali, edu­cativi e sociali più efficaci e mirati.
A chi è rivolto il questionario
Il questionario è destinato ai genitori delle famiglie impiega­te nello spettacolo viaggiante e circense che desiderano parteci­pare volontariamente all’inda­gine.
Modalità di compilazione
Il questionario sarà ac­cessibile online tramite un link pubblico / QrCode.   Nota: Il questionario non sarà inviato direttamente alle famiglie e non è pre­vista la presenza di rilevatori sul campo. [caption id="attachment_62746" align="aligncenter" width="291"] Inquadra il Qr Code.[/caption]
Tempistiche
Periodo di somministrazione: Il questionario sarà disponibile online fino al termine del mese di ottobre 2025. Analisi e diffusione dei risultati: Al termine della raccolta dati, VoisLab elaborerà i risultati, che saranno presentati in forma sin­tetica e analitica per supportare le future iniziative della Fonda­zione.

ℹ Per ulteriori informazioni o chiarimenti, è possibile contattare: migrantes@voislab.it

 

“Per insegnare come si è fratelli”. All’IIS Carlo Jucci di Rieti, un’assemblea d’istituto dedicata all’immigrazione

4 Febbraio 2025 - Il 21 gennaio 2025, nella palestra del Liceo Classico Marco Terenzio Varrone, si è svolta l’assemblea d’istituto dell’IIS Carlo Jucci di Rieti, organizzata per riflettere sul tema dell’immigrazione. La mattinata è iniziata ascoltando Franca Palumbo (Ufficio Migrantes della diocesi di Rieti) e Antonella Liorni (Sai Il Samaritano), le quali hanno sensibilizzato la comunità studentesca sul fenomeno immigratorio ripercorrendo l’evoluzione che quest’ultimo ha avuto negli anni, soffermandosi soprattutto sulla questione del diritto d’asilo. Successivamente c'è stato un confronto con i ragazzi e le ragazze dell’associazione Il Samaritano: Jabbar Mohammed Hasan, Allou N'Goran Annemarie, Ullah Habib e Alassar Abdalrahman. Ciascuno ha raccontato la propria storia, le difficoltà che sono stati costretti ad affrontare e che stanno affrontando tutt’oggi: dall'apprendimento della lingua italiana fino a tutti i sacrifici che hanno dovuto fare e che ancora oggi stanno facendo, inclusa l'impossibilità prolungata di vedere i propri parenti. "Anche una semplice assemblea scolastica - hanno scirtto gli studenti e le studentesse nel loro resoconto dell'incontro - può essere fondamentale, come scrisse Pier Paolo Pasolini nella poesia Profezia (1964), nota anche come Alì dagli occhi azzurri: “Per insegnare come si è fratelli”, è necessario infatti che si parli dei fenomeni che caratterizzano il mondo di oggi, con l’auspicio che noi cittadini di domani, da questo dialogo, possiamo divenire più consapevoli e capaci di azioni più inclusive e umane nei confronti del prossimo".

Liguria e Sardegna unite dai racconti degli emigrati italiani

16 Novembre 2024 - Nuovo appuntamento con “I mercoledì del Mei – Cisei” il prossimo 20 novembre al Museo nazionale dell’Emigrazione Italiana di Genova. Durante l’incontro – in programma dalle 16.30 a pizza Commenda 2 – verrà presentato il volume E Dante sbarcò in America di Maria Teresa Cannizzaro e Fiorella Operto, realizzato grazie alla Fondazione Migrantes. Nell’America del 19mo secolo, la Divina Commedia fu fatta conoscere dai letterati italiani in esilio e dal Dante Club fondato da H.W. Longfellow. A loro volta, benché analfabeti, tantissimi degli immigrati italiani in USA alla fine del 1800 conoscevano Dante grazie alle traduzioni della Divina Commedia nei vari dialetti. Simbolo di identità nazionale e di quanto di meglio l’Italia aveva prodotto nei secoli, orgogliosamente ne onorarono il genio dedicandogli in tutto il continente americano monumenti, parchi, piazze e persino pizzerie. L’incontro del 20 novembre sarà aperto dal Presidente Cisei, Fabio Capocaccia. Oltre alle autrici, interverranno anche gli studenti della scuola di Santa Maria Coghinas che proporranno brevi intermezzi tratti dalla drammatizzazione di alcuni passi della Divina Commedia in onore di Padre Casu, che tradusse l’opera di Dante in gallurese.

(Fonte: Aise)

La copertina di "... E Dante sbarcò in America".

“Sulla porta del mondo”. Storie di emigranti italiani

26 Settembre 2024 - “Dolorosa e straziande è stata la spartenza” scriveva Tommaso Bordonaro, contadino illetterato di un piccolo paese in provincia di Palermo, emigrato in America nel 1947 all’età di 38 anni. “Spartenza” è una parola che deriva dal dialetto siciliano. Indica il dividersi l’uno dall’altro con pena. La “spartenza” è straziante, divide ciò che era unito e allontana. È sradicamento, sofferenza del corpo e dell’anima, racchiude in sé tutta l’amarezza e la lacerazione di chi è costretto a separarsi dagli affetti e dai luoghi familiari per partire verso terre sconosciute e una vita piena di incognite. Se partire è un po’ morire, “spartire” è peggio. “Se Dante avesse conosciuto ciò che erano le terze classi dei transatlantici nel 1885, per certo ne avrebbe descritta una e l’avrebbe allogata nell’inferno e vi avrebbe inchiodato i peccatori de’ più neri peccati – scriveva Edmondo De Amicis dopo aver salpato da Genova nel 1884 per arrivare a Buenos Aires a bordo del piroscafo Nord America, insieme a 1.600 emigranti italiani – O miseria errante del mio paese, povero sangue spillato dalle arterie della mia patria, miei fratelli laceri, mie sorelle senza pane”. Storie di emigrazione affiorano dagli album fotografici di ogni famiglia italiana, eppure si tratta di ricordi spesso collettivamente rimossi. La copertina di "Sulla porta del mondo" di Luigi Dal Cin (Terre di Mezzo ed.) Per aiutarci a comprendere e sentire la realtà in cui viviamo, e poter quindi immaginare insieme una società del futuro Luigi Dal Cin, insieme a Fondazione Migrantes, ha voluto fornire ai giovani lettori un quadro esaustivo della storia dell’emigrazione degli italiani nel mondo narrando, nel contempo, una storia emblematica per ciascuna regione italiana. L’Italia è talmente variegata, infatti, che ogni regione ha avuto motivi propri e destinazioni specifiche d'emigrazione, e ha portato nel mondo la propria caratteristica cultura. Un progetto che mancava nella scuola italiana, impegnata da tempo a valorizzare la cultura di chi arriva nelle classi, a volte da lontano. Per un’integrazione accogliente, Dal Cin ha portato l’attenzione anche all’altro piatto della bilancia, all'altra faccia: se si comprende che anche la nostra storia di italiani è fatta di generazioni che hanno vissuto la miseria e la fame e che, per sopravvivere e mantenere i figli, sono emigrate anche molto lontano, e che se i nostri alunni possono oggi acquisire a scuola strumenti per realizzare i propri sogni è anche grazie al viaggio, al coraggio e ai sacrifici di chi un tempo è emigrato, allora lo sguardo verso chi arriva può cambiare. Poi è un attimo percepire una connessione tra la nostra storia di emigranti e ogni migrazione dei nostri tempi. “Perché non c’era qualche donna dal cuore tenero che si prendesse pena di tante miserie, di tante lacrime? – scrive Ernestine Branche, emigrante valdostana, raccontando del suo sbarco a New York nel 1912, ventiduenne – Erano considerati come dell’immondizia umana, e le grida continuavano senza tregua”.
Sulla porta del mondo – Storie di emigrati italiani di Luigi Dal Cin illustrazioni di Cristiano Lissoni Terre di mezzo Editore, Milano, 2024 in collaborazione con Fondazione Migrantes Il volume verrà presentato giovedì 3 ottobre 2024 ore 15-17  c/o la Sala del Refettorio della Camera dei Deputati in via del Seminario, 76, Roma

Scuola per Circo e Luna Park: la Notte Nazionale del Liceo di Pozzuoli fa incontrare gli studenti itineranti e la scuola 

30 Aprile 2024 - Pozzuoli - Nei giorni scorsi a Pozzuoli, grazie al progetto Scuola Itinerante, la Notte Nazionale del Liceo Classico dell’I.S. Pitagora di Pozzuoli è diventata un’occasione di incontro degli studenti del circo, luna park e spettacolo viaggiante e la vita scolastica ordinaria, dalla quale sono spesso esclusi a causa del loro stile di vita. “Questi ragazzi sono una risorsa per noi. Parlano mille lingue e hanno mille abilità. Vogliamo favorire lo scambio tra loro e gli studenti che frequentano l’istituto perché rende tutti più ricchi”, ha detto una docente dell’Istituto dopo aver incontrato gli studenti.  L’incontro è avvenuto tra Dylan e Rassel Coda Prin e l’Istituto Pitagora di Pozzuoli, partner del progetto “Scuola Itinerante" di accompagnamento scolastico da remoto per i figli degli esercenti dello spettacolo viaggiante. Dylan e Rassel hanno aderito al progetto lo scorso anno per continuare gli studi in Italia, nonostante il loro trasferimento in Ungheria per seguire l’accademia circense. Dylan e Rassel infatti vivono a Budapest dove frequentano l'Accademia del circo, e sono studenti del Pitagora, grazie al progetto Scuola Itinerante. I genitori hanno sempre avuto a cuore la loro formazione scolastica: attualmente Dylan frequenta la classe terza D del Liceo delle Scienze applicate e Rassel la classe prima di Operatore dello spettacolo. Fin da piccoli hanno lavorato come clown insieme a loro padre.  In occasione della Notte Nazionale del Liceo Classico hanno colto l’occasione per portare il loro mondo all’interno della scuola. L’incontro con studenti e docenti delle loro classi è emozionante: gli studenti “fermi” sono stati felici di aver conosciuto i loro compagni circensi attraverso la loro arte, la loro espressività e il loro talento. I docenti si sono lasciati coinvolgere dalla gioia e dalla determinazione dei fratelli circensi, desiderosi di vivere la scuola e lo studio. Dylan, con il microfono in mano dice: “La scuola è importante! Noi siamo venuti questa sera dall’Ungheria perché anche noi circensi ci teniamo alla scuola. Quindi ringrazio tanto le professoresse, il progetto scuola itinerante e voi tutti per averci dato la possibilità di studiare e venire qua stasera ad esibirci”. Il progetto Scuola Itinerante è realizzato da un partenariato guidato da Casa Betania e Sophia Impresa Sociale, sostenuto con i fondi dell’8x1000 e da Impresa Sociale Con I Bambini. Il progetto Scuola Itinerante è un progetto selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile e cofinanziato dalla Fondazione Migrantes  della CEI.   --

Cei: a scuola di futuro con i fondi dell’8X1000

10 Aprile 2024 - Roma - La formazione – scolastica e professionale – come volano di sviluppo. Nella riunione del 22 e 23 marzo, il Comitato per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli ha approvato diversi progetti che puntano alla costruzione di scuole e all’educazione per le varie fasce d’età, oltre che alla sanità e alla promozione sociale. Con i fondi dell’8xmille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica, saranno realizzati 53 nuovi interventi, per i quali sono stati stanziati € 8.033.319 così suddivisi: € 5.136.346 per 28 progetti in Africa, € 1.271.777 per 12 progetti in America Latina; € 1.569.286 per 12 progetti in Asia, € 55.910 per 1 progetto in Medio Oriente. Tra gli interventi più significativi, nove sono in Africa: in Congo Brazaville, le suore Missionarie dello Spirito Santo costruiranno una nuova scuola per gli alunni della primaria “Eugénie Caps “ a Pointe Noire. In Costa d’Avorio, la Fondazione Marista per la Solidarietà Onlus completerà il polo scolastico “St. Marcellin Champagnat” così da poter accogliere 450 studenti della diocesi di Bouake. In Madagascar, le Piccole Suore Apostole della Redenzione costruiranno la scuola “Padre Arturo D’Onofrio” per assicurare un’educazione di qualità, ridurre la dispersione scolastica e l’analfabetismo a Lopary, nella diocesi di Farafangana (situata nel sud-est dell’isola a 900 km dalla capitale) dove la maggior parte della popolazione è dedita all’agricoltura, il turismo è inesistente e numerosissimi bambini vivono in villaggi isolati. In Nigeria, gli Spiritani invece potenzieranno la formazione professionale dell’Holy Ghost Model College di Imuwen con l’avvio di laboratori di informatica, edilizia, meccanica, idraulica, arte e artigianato, mentre nella Repubblica Democratica del Congo i Lasalliani promuoveranno formazione professionale per le giovani donne (circa 200) migliorando la loro istruzione e favorendo opportunità di occupazione e sostentamento. Lo stesso avverrà in Sud Sudan grazie al progetto della Fondazione Avsi che offrirà educazione di qualità ai giovani della diocesi di Rumbek, attraverso la fornitura di materiale didattico e di attrezzature professionali, l’allestimento di un laboratorio tecnologico, l’organizzazione di workshop con i rappresentanti delle realtà imprenditoriali locali. In Egitto, la Caritas locale organizzerà corsi di alfabetizzazione e librerie di comunità per aiutare 1350 ragazze a partecipare attivamente alla vita sociale e, al contempo, allestirà degli asili per i bambini di 3 ai 6 anni. In Ciad, poi, la Caritas della diocesi di Doba sosterrà numerose famiglie di agricoltori offrendo formazione e avviando un’azienda pilota per assicurare una maggiore produttività e rigenerare i terreni in una zona ampiamente sfruttata da parte di compagnie straniere che vi estraggono il petrolio.  In Etiopia, il Vicariato Apostolico di Hawassa equipaggerà l’unità di terapia intensiva neonatale e le sale operatorie del Centro sanitario Bushulo, attivo in città da circa 40 anni e attualmente primo ospedale del sud del Paese dedicato alla salute materna, infantile e pediatrica per un territorio che conta 19 milioni di abitanti. Dei 12 progetti finanziati nel Continente latino-americano, grande rilevanza assume quello promosso in Bolivia dal Vicariato Apostolico di Pando che ristrutturerà il Centro de Educacion Especial Sagrada Familia che offre percorsi riabilitativi e educativi a bambini, circa 115, con varie disabilità e costruirà per loro anche uno spazio polivalente, in particolare per svolgere attività sportive. Ad Haiti la diocesi di Jacmel avvierà un intervento a favore di un migliaio di giovani che abitano nella zona povera de “La Montagne”: saranno forniti 600 kit alimentari e sanitari, organizzati incontri di sensibilizzazione sull’utilizzo dell’acqua e corsi professionalizzanti. In Brasile, invece, l’Agenzia Scalabriniana per la Cooperazione allo Sviluppo amplierà i programmi di formazione e certificazione delle competenze per migranti e rifugiati assistiti presso il Centro pastorale per i migranti fondato nel 1980 a Cuiabá. Nel Continente asiatico, uno dei progetti vedrà la luce a Timor Est dove le Suore della Divina Volontà realizzeranno un Centro sociale a Maumeta (Aileu), nella diocesi di Dili, in un contesto rurale, povero, con pochissime infrastrutture, difficile da raggiungere per la presenza di strade non asfaltate che le condizioni climatiche rendono poco praticabili e pericolose. In 8 città  – Karachi, Lahore, Sargodha, Faisalabad, Islamabad, Sialkot, Quetta e Gojra – del Pakistan, infine, grazie ai fondi dell’8xmille, si favorirà l’integrazione delle comunità cristiane e il dialogo interreligioso attraverso la promozione di iniziative ad hoc e soprattutto il sostegno alla formazione di 230 studenti cristiani che frequentano la scuola superiore e l’università, di 455 bambini e ragazzi dai 6 ai 12 anni delle “scuole di pace” (centri gratuiti che aiutano quanti sono a rischio analfabetismo e le loro famiglie nell’inserimento scolastico) e di 450 volontari della Comunità di S. Egidio.
020919-016-664x373 (Foto Conferenza Episcopale Italiana)

Ala: dal Sudan in Italia dove ha trovato una famiglia e una scuola

13 Marzo 2024 - Milano - Ala Adine ha 18 anni e come tanti ragazzi della sua età pensa al futuro. A Torino frequenta un corso di formazione in meccanica industriale che gli darà un lavoro garantito. Il passato lo vuole lasciare alle spalle. Il dolore preferisce non raccontarlo. «La sua strada è ben segnata», si augura Davide Dentico, 57enne, impiegato nel commerciale. Insieme alla moglie Beatrice Zampieri, grafica di 54 anni, e alle figlie Chiara di 28 e Francesca di 23, ha accolto in casa Ala Adine quando di certezze sul futuro non ne aveva affatto. A 17 anni il giovane è andato in affido in questa famiglia grazie a “Pagella in tasca”, un progetto dell'associazione Intersos, realizzato con il sostegno della Conferenza episcopale italiana (nell'ambito della campagna “Liberi di partire - Liberi di restare”), della Fondazione Migrantes, di Acri e della Fondazione Compagnia di San Paolo. Adesso il percorso è a carico del Comune di Torino. Ala Adine e altri 34 minori non accompagnati, scappati dalle persecuzioni in Sudan e rifugiati in un campo in Niger gestito da Unhcr, sono arrivati in Italia attraverso un canale di ingresso regolare con un visto per studio. È il progetto virtuoso dei corridoi umanitari. «L'avvicinamento ad Ala Adine è stato graduale. All'inizio era molto teso, si sentiva un ospite. Più avanti, un ospite gradito. Adesso è parte della famiglia, anche se rimane un ragazzo timido e sulla nostra storia preferisce lasciar parlare noi», spiega Davide Dentico. Quella di Ala Adine e della sua famiglia affidataria è una parabola che mostra un'integrazione possibile , ma non ancora abbastanza praticata. In fuga da quando aveva 14 anni, Ala Adine ha attraversato il deserto fino alla Libia, dove ha lavorato come bracciante. Intercettato dai membri dell'Unhcr, è entrato nel campo per rifugiati di Agadez, in Niger. Grazie alla sua forte motivazione allo studio, qui è stato selezionato per il progetto “Pagella in tasca”. In Italia, in un anno, Ala Adine non ha appreso solo la lingua e il mestiere di meccanico, ma aspetti di sé che prima non avrebbe potuto neppure esprimere . «A casa ho sempre tele, pennelli e colori. Era curioso, così gli ho spiegato un po' di tecniche e l'ho portato a vedere musei e mostre. Si è innamorato di Mirò — ricorda orgogliosa la madre affidataria —. Lo scorso Natale, ha voluto riprodurre i quadri dell'artista per donarli ai nostri amici e parenti. Ha un grande talento artistico». Ora che sono maggiorenni, «i ragazzi possono prolungare l'affido e studiare con un sostegno economico di 550 euro al mese fino ai 21 anni», precisa Elena Rozzi, responsabile del progetto per Intersos. Hanno ottenuto lo status di rifugiati e dopo cinque anni (anziché 10 come per gli altri immigrati residenti) potranno chiedere la cittadinanza. In quanto rifugiati, non dovranno presentare il certificato di nascita né quello penale, difficili da recuperare nel loro Paese. «Per parlare con loro di cittadinanza è ancora presto — aggiunge Rozzi —. Non so cosa decideranno, ma la cittadinanza dà diritti in più che in realtà tutti vogliono». Le ragioni della fuga dal Sudan si capiscono dalle loro storie. C'è per esempio Said (nome di fantasia), nato nel Darfur e cresciuto in un campo per sfollati interni. Da bambino aiutava già un medico in ospedale. Quando aveva 13 anni, le milizie janjaweed (i miliziani filogovernativi impegnati nella guerra civile del Darfur, ndr ) hanno ucciso e torturato alcuni membri della sua famiglia. Said è scappato in Libia, dove è stato detenuto per cinque mesi. Nel 2020, è riuscito a fuggire in Niger. Quando Intersos lo ha intercettato ad Agadez, Said non aveva mai avuto la possibilità di frequentare regolarmente la scuola. In Italia, spera di poter diventare un medico. All'arrivo dei miliziani, Abdoul (un altro nome di fantasia) aveva invece 14 anni. Al villaggio, in cui abitava con la sua famiglia, reclutavano forzatamente i ragazzi. Così è andato in Libia. Ha lavorato per otto mesi in un ristorante, ma se chiedeva una paga veniva picchiato. Prima di avere asilo in Niger, aveva potuto frequentare solo la scuola coranica. Oggi sogna di diventare un informatico. Sono desideri comuni, che adesso possono diventare realtà. Sullo sfondo, un percorso di integrazione che sarebbe auspicabile per tutti quei minori ancora in viaggio, alla ricerca di un posto da chiamare casa. (Elena Campisi - Avvenire)      

Diocesi Ferrara-Comacchio: parte il progetto “Madri a scuola”

23 Gennaio 2024 -   Il progetto “Madri a scuola” promosso nella diocesi di Ferrara-Comacchio è un progetto di integrazione per donne immigrate con figli in età prescolare (0-6 anni) che nasce dal desiderio di Piera Murador (insegnante di alfabetizzazione L2 e membro della Comunità Papa Giovanni XXIII) e Fabrizia Bovi (Educatrice infantile e membro dell’Ass. Famiglie Numerose) di offrire le proprie competenze professionali ad altre donne che necessitano di affiancamento per la loro integrazione e di conseguenza di quella dei loro figli. Il Progetto è coordinato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, supportato dal contributo finanziario della Fondazione Migrantes e appoggiato dalla diocesi  con la collaborazione della Parrocchia della Beata Vergine Addolorata di Ferrara. Lo scopo del progetto è quello di intervenire, sul territorio della città di Ferrara, rispetto al bisogno per queste madri di competenze linguistiche di base e di letto-scrittura. Infatti, l’analfabetismo che spesso affligge le donne straniere provenienti da Paesi di recente immigrazione frena la loro inclusione sociale, rendendole tra i soggetti più vulnerabili in contesti immigratori. Le madri che al mattino devono farsi carico dei figli molto piccoli, spesso non inseriti nei nidi o nelle scuole dell’infanzia, potranno avere la possibilità di uno spazio dedicato sia per i loro bisogni linguistici e scolastici, sia per i loro piccoli che restando in un locale attiguo alla classe possono essere accuditi da educatrici esperte e volontari. Il Progetto “Madri a scuola” si svolgerà nei locali della parrocchia della Beata Vergine Addolorata di Ferrara: si avvarrà dell’utilizzo di un’aula-laboratorio per i bambini con angolo morbido e attrezzature per i giochi e le attività educative e di un’aula scolastica per le lezioni di letto-scrittura delle madri con l’utilizzo di una LIM, di alcuni computer e il collegamento Internet. Gli incontri-lezioni si terranno due mattine alla settimana (mercoledì e venerdì) dalle ore 9.00 alle 11.30.

Magliano Vetere: la scuola del piccolo borgo campano resta aperta grazie ai figli dei migranti

6 Ottobre 2023 - Magliano Vetere - A Magliano Vetere sei bambini provenienti dal Burkina Faso hanno consentito con la loro presenza di non far chiudere l'asilo e le elementari per "insufficienza di alunni". E si sono perfettamente integrati Napoli Sei bambini africani, figli di genitori provenienti dal Burkina Faso, hanno consentito a Magliano Vetere, un comune di 600 abitanti del Cilento, di tenere in vita con la loro presenza l'asilo e la scuola elementare. E forse nemmeno lo sanno. Intanto, giorno dopo giorno, prendono sempre più confidenza con i propri compagni di classe italiani. Ogni anno, come accade in tanti altri comuni delle aree interne, il rischio chiusura è dietro l'angolo: si raggiungerà il numero minimo per formare le classi? In caso contrario, i bambini di Magliano Vetere dovranno studiare nelle scuole dei paesi vicini, anch'esse costrette sempre a fare i conti con gli esegui numeri delle iscrizioni. A dare una mano, nel caso di questo piccolo borgo del Cilento tra le valli dei fiumi Calore Lucano e Alento, è intervenuto il progetto Sai (Sistema accoglienza integrazione) con le opportunità che offre ai migranti che sono accolti e alle stesse comunità che decidono di ospitarli. La scuola di Magliano Vetere è un classico esempio di multiculturalismo: tra i figli degli abitanti di questo centro in provincia di Salerno e quelli dei migranti africani e di alcuni rifugiati ucraini c'è, infatti, un perfetto bilanciamento. «Senza una scuola, una comunità può dirsi morta», commenta il preside, Bruno Bonfrisco, che aggiunge: «Sorprende osservare l'educazione esemplare di questi bambini, perfettamente integrati nel contesto scolastico in cui sono entrati solo da poco. Giocano con i propri compagni di scuola, socializzano con una facilità impressionante Come spesso accade in casi del genere, tra i genitori dei miei alunni e gli abitanti di Magliano Vetere serpeggiava un certo scetticismo sui nuovi arrivati dall'Africa. Inutile dire che in poco tempo questo scetticismo si è trasformato in contentezza per il loro arrivo in paese». Bonfrisco è uno di quei presidi a capo di varie scuole. «Percorro anche 100 chilometri per recarmi da un istituto all'altro - racconta -. In poche ore passo dai centri più grandi del Cilento a realtà come Magliano Vetere, dove ogni anno si spera di avere il numero minimo per tenere in vita la scuola. Credo che chi si è trovato finora a governare il Paese manchi di una visione territoriale e si limiti a guardare all'istruzione in termini puramente economici. Bisogna mettere mano a una riforma che guardi alle esigenze dei piccoli centri: le norme in vigore non tengono conto dei cambiamenti avvenuti negli ultimi anni e di contesti diversi da quelli cittadini». Prima di spuntarla, il Comune di Magliano Vetere ha partecipato tre volte ai bandi Sai. Da tre anni il progetto di accoglienza e integrazione dei migranti procede spedito, e va ben oltre la necessità di tenere in vita le scuole del paese. « È chiaro che l'arrivo dei migranti ci aiuti a tenere aperte le nostre scuole e questo ci fa felici - dice il sindaco, Adriano Piano -. Ospitare i migranti non significa solo accoglierli, ma anche farli diventare a tutti gli effetti parte della nostra comunità. I loro figli andranno a scuola qui. Nel frattempo, i loro genitori vivranno e lavoreranno qui, e qui spenderanno i soldi che guadagneranno, magari parteciperanno ai nostri progetti per ridare slancio al paese: il ponte tibetano, i percorsi di trekking, alberghi per un turismo a basso costo e all'insegna dell'ambiente». Intanto, tra una lezione e l'altra, i bambini africani giocano con i propri compagni, contenti di vivere a Magliano Vetere. (Avvenire)

Scuola, sanità e promozione sociale: 72 nuovi progetti della Chiesa in Italia

13 Luglio 2023 -
Roma - Il Comitato per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli, nella riunione del 7 e 8 luglio, ha approvato 72 nuovi progetti, per i quali saranno stanziati € 13.564.698 così suddivisi: € 5.273.407 per 27 progetti in Africa, € 5.429.915 per 30 progetti in America Latina; € 2.810.454 per 14 progetti in Asia; € 50.922 per 1 progetto nell’Est Europa.
Dei 27 interventi che saranno realizzati nel Continente africano, assume particolare rilevanza quello promosso dai Missionari Oblati di Maria Immacolata che a Belmonte, in Angola, costruiranno nuove aule per l’Istituto scolastico “Padre Mathuni”: questo permetterà di ampliare l’offerta formativa, aggiungendo alle sezioni di primaria e secondaria anche quelle tecnico-professionali di sartoria e informatica, e di organizzare corsi pomeridiani di alfabetizzazione per le donne del quartiere. Sempre sul versante della formazione, in Kenya, le Piccole Ancelle del Sacro Cuore ingrandiranno la struttura che ospita la scuola primaria “Sacred Heart” a Banana Hill dando la possibilità ad altri 400 bambini appartenenti a famiglie povere di frequentare le lezioni. In Costa d’Avorio, invece, l’arcidiocesi di Gagnoa amplierà il Centro Emaús per garantire corsi gratuiti e attività socioculturali e sportive a circa 700 persone di età compresa tra i 18 e i 30 anni. Nella Repubblica Democratica del Congo, le suore della Divina Provvidenza potenzieranno e attrezzeranno il Centro di riabilitazione “Guy Homery”, nella città di Kahemba a Sukisa, che offre assistenza a giovani disabili, in particolare quelli affetti da Konzo, una grave malattia che provoca paralisi; attualmente il Centro ne ha in carico più di 160, di età compresa tra 1 e 25 anni. Tra gli interventi più significativi, cinque sono nel Continente latino-americano: ad Ampére, in Brasile, gli Agostiniani Scalzi, attraverso l’Associaçâo Social Agostiniana, realizzeranno una fattoria agricola dove coltivare foraggio e insegnare a produrre latte a basso costo alle famiglie più bisognose del territorio. In Messico, la diocesi di Tarahumara, mediante l’Associazione “Todos hermanos”, allestirà un laboratorio di cucito per le donne indigene, e in Venezuela la Fondazione Sofia Onlus (Salvatorian Office for International Aid) doterà di nuove attrezzature il Centro “Padre Jordan” che, ogni mese, offre assistenza sanitaria a 900 persone. In Costa Rica, l’Universidad Católica ristrutturerà alcuni spazi della sede di San Carlos, colpiti dal sisma, costruendone di nuovi, mentre ad Haiti la diocesi di Les Gonaives ricostruirà un collegio scolastico nel comune di Petit Riviere, fortemente lesionato dai terremoti. Nel Continente Asiatico, due dei progetti vedranno la luce in India: la Hyderabad Archidiocese Social Service Society promuoverà un programma di agricoltura sostenibile, fornendo sementi, materiali e corsi di formazione e rendendo gli abitanti della zona protagonisti del loro sviluppo. A Koduppunna, le Suore Piccole Operaie dei Sacri Cuori ristruttureranno e amplieranno la “Vijamata Public School”, una scuola ancora segnata dall’alluvione del 2018, facilitando così l’inserimento scolastico di 180 bambini, tra cui piccoli con disabilità motoria o ritardo cognitivo, emarginati e poveri. Nell’Europa dell’Est, la diocesi di Rrëshen in Albania acquisterà computer e materiale informatico per la scuola “San Giuseppe Operaio”, che offre corsi professionalizzanti ai giovani della regione.
 

Studenti cattolici: dedicata ai migranti la scuola europea di formazione alla politica

14 Marzo 2023 -

Trento - Si è conclusa a Trento la seconda edizione della Scuola europea di formazione alla politica (Sefap) promossa dalla Fondazione Fuci. All’iniziativa hanno partecipato settanta studenti universitari provenienti da Germania, Austria, Polonia, Ucraina, Italia e Repubblica Ceca. Il tema dei migranti e delle migrazioni è stato al centro delle relazioni e del dibattito che ha caratterizzato le tre giornate di studio, ospitate presso il Museo diocesano dal 10 al 12 marzo. Nel saluto introduttivo, i coordinatori della Sefap hanno riassunto il senso dell’incontro fra universitari europei. “La pandemia sembrava averci unito, ci aveva costituito unica comunità umana, ci siamo sentiti – forse per la prima volta nella storia recente – davvero tutti sulla stessa barca, senza parti. Eravamo, insomma, tutti convinti che ne saremmo usciti migliori. Ci sentivamo al punto di svolta avvertendo l’entusiasmo palpabile che il nostro destino europeo si stava compiendo pienamente. Le bombe un anno fa sull’Ucraina, continuate a cadere incessantemente fino a oggi, hanno violentemente spento quell’entusiasmo. Giorno dopo giorno, mese dopo mese, ci siamo resi conto che quell’entusiasmo era solo emozionale e non razionale.  Però quell’entusiasmo ci ha permesso di pensare ad un ordine internazionale costruito sulla solidarietà sociale ed edificato da una comunità di uomini e di donne che si riconoscono parte di una unica e grande comunità di popoli. In poche parole: se si è spento l’entusiasmo, si è accesa la speranza. Siamo convinti che anche le donne, gli uomini e i bambini arrivati senza vita sulla spiaggia di Steccato di Cutro nutrivano la nostra stessa speranza tra le speranze che li avevano spinti ad affrontare il mare in Marzo. Dinanzi ad un sistema sordo a fenomeni del genere, che parla di numeri e non di persone vacilla anche la nostra speranza. Avvertire un sistema che non riconosce il suo fallimento nel non avere impedito la fine della vita anche di una sola donna, di un solo uomo o di un solo bambino ci sconforta e ci scoraggia. Ma è quando la speranza vacilla che siamo chiamati a ricostruirne le fondamenta”. Alla scuola di formazione hanno portato la loro testimonianza anche alcune studentesse ucraine. “Ogni nuovo attacco porta nuovo dolore. Il nostro obiettivo come giovani è studiare, sviluppare il nostro Paese e fare tutto il possibile per migliorare la vita delle persone. Perché la vera vittoria per noi è un'Ucraina rinnovata, con un popolo democratico e un governo onesto” hanno detto le giovani appartenenti all’associazione di studenti cattolici “Obnova” nata nel 1930 a Leopoli. “Se un anno fa abbiamo deciso di costruire insieme questo luogo relazionale in cui desideriamo riconoscerci tutti europei, abbiamo scelto – consciamente o inconsciamente – da che parte della Storia stare. Abbiamo deciso di stare dalla parte dei valori che uomini come Alcide De Gasperi e Antonio Megalizzi hanno sognato, vissuto e difeso” si legge nella dichiarazione finale. La strada indicata dai giovani a Trento sul tema delle migrazioni è quella di un sistema di accoglienza diffusa, dove la persona accolta è rispettata nella sua dignità e integrata nel contesto sociale in cui arriva. “Bisogna dirsi ora – concludono i partecipanti – che una comunità mondiale costruita sulla solidarietà tra i popoli è possibile".

Diocesi Forlì-Bertinoro: alla scuola di formazione all’impegno politico si parlerà di Migrazioni

15 Febbraio 2023 -

Forlì - Si svolgerà il prossimo 7 marzo - dalle ore 20,45 -  nell’ambito della Scuola Diocesana di Formazione all’Impegno Sociale e Politico della Diocesi di Forlì-Bertinoro, l’incontro online “Migranti e integrazione nell’Italia di oggi”. Interverranno per la Fondazione Migrantes l'arcivescovo mons. Gian Carlo Perego, Presidente della Commissione Episcopale per le Migrazioni dellòa Cei e della Fondazione  Migrantes, e Simone Varisco, co-curatore del Rapporto Immigrazione Caritas Italiana e Fondazione Migrantes. Agli interventi seguiranno riflessioni con riferimento alla situazione del territorio forlivese. Per informazioni: pastlav@forli.chiesacattolica.it

CEI: 81 nuovi progetti su scuola, lavoro e sanità

3 Febbraio 2023 - Roma - Il Comitato per gli interventi caritativi a favore del Terzo Mondo, nella riunione del 27 e 28 gennaio, ha approvato 81 nuovi progetti, per i quali saranno stanziati € 11.590.647 così suddivisi: € 7.429.249 per 42 progetti in Africa, € 1.734.877 per 19 progetti in America Latina; € 1.950.552 per 18 progetti in Asia; € 475.969 per 2 progetti in Medio Oriente. Tra gli interventi più significativi, sette sono in Africa: in Benin, l’Arcidiocesi di Parakou realizzerà e attrezzerà una scuola per i 240 bambini del villaggio di Korobororu, mentre in Kenya le Figlie di Sant’Anna costruiranno un complesso con materna ed elementare per i piccoli del distretto di Mashuru. In Cameroun, i Chierici Regolari Poveri della Madre di Dio delle Scuole Pie sosterranno l’inserimento scolastico di circa 230 minori, provenienti da contesti di crisi, attraverso la costruzione di nuovi dormitori. In Burkina Faso, le Suore dell’Immacolata Concezione ristruttureranno alcuni reparti del Centro medico “Jean Louis Goarnisson” di Ouagadougou e acquisteranno nuove strumentazioni. In Guinea Conakry, le Soeurs Servantes de Marie Vierge Mere (che operano in un territorio della diocesi di N’Zerekoré dove oltre il 50% dei giovani non frequenta la scuola per mancanza di mezzi) avvieranno un’azienda agro-pastorale che permetterà di introdurre nuove colture a beneficio dell’intera comunità e, in particolare, degli orfani e delle ragazze madri. In Malawi, la “Fondazione Marista per la Solidarietà Internazionale Onlus” costruirà a Salima una sala polifunzionale e un ostello che nel lungo periodo ospiterà ben 200 studenti e studentesse all’anno. In Mozambico, la Comunità Obra de Maria realizzerà, presso la Missione di São José de Lhanguene, il Convitto femminile “Santa Bakhita” per accogliere 80 giovani donne della zona rurale di Maputo e proporre loro corsi di informatica, oltre che lezioni di danza e teatro. Tra i progetti approvati in America Latina, uno sarà promosso a Santa Rita, in Brasile, dai Missionari Comboniani che doteranno di nuovi macchinari la cooperativa “Marcos Moura” che si occupa di raccolta e riciclaggio di materiali; in Paraguay la “De La Salle Solidarietà Internazionale Onlus” garantirà l’approvvigionamento idrico e la depurazione dell’acqua alla scuola “San Isidro Labrador” del Vicariato di Pilcomayo e alle 200 famiglie che abitano nelle vicinanze; in Colombia, il Vicariato Apostólico di Puerto Gaitán formerà 300 persone su temi dell’ambiente e dell’ecologia integrale. Nel Continente Asiatico, un intervento particolarmente rilevante riguarda l’India dove la “Marthandam Integrated Development Society” (MIDS) della diocesi Siro-Malankarese di Marthandam coinvolgerà circa 200 donne nell’attività di apicoltura. In Medio Oriente, uno dei progetti verrà sviluppato in Libano grazie alla “Congregation of the Lebanese Maronite Missionaries” che realizzerà un Centro Socio Culturale a Mayrouba per consentire a 60 giovani, ogni anno, di ricevere formazione professionale nei settori dell’agricoltura, del marketing, dell’informatica e dell’amministrazione.  

“Ebraismo e cristianesimo a scuola: “Il progetto CEI-UCEI per l’insegnamento della religione cattolica”

23 Gennaio 2023 - Roma - Si terrà a Ferrara il 15 e il 16 marzo l’evento “Ebraismo e Cristianesimo a Scuola. 16 Schede per conoscerci meglio”, promosso congiuntamente dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI) e dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI). L’annuncio dell’iniziativa è arrivata in una data simbolica, ovvero il 17 gennaio, giorno in cui si è celebrata la 34ª Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei, che ha proprio l’obiettivo di sensibilizzare i cattolici verso il rispetto, il dialogo e la conoscenza della tradizione ebraica. Al centro del Convegno, che si svolgerà presso il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – MEIS, ci sarà infatti la presentazione di alcune schede sull’ebraismo destinate alla redazione dei libri di testo per l’insegnamento della religione cattolica (IRC) nelle scuole, predisposte da un gruppo misto di redattori ebrei e cattolici. In tal modo, CEI e UCEI intendono confermare l’impegno a operare insieme per una corretta conoscenza e trasmissione della tradizione e della storia ebraica alle nuove generazioni. Luogo privilegiato perché ciò avvenga è l’insegnamento scolastico della religione cattolica, all’interno del quale le 16 schede costituiscono un capitale di cultura e di conoscenza che si rivela importante in un contesto storico come l’attuale dove rigurgiti di antisemitismo sembrano mostrare ancora una forte capacità di condizionare e deformare il linguaggio, le azioni, la cultura e la storia. L’evento di Ferrara è articolato in due momenti. Nel pomeriggio del 15 marzo è previsto il momento istituzionale, con gli interventi delle autorità locali e dei rappresentanti della CEI e dell’UCEI. Seguiranno la consegna delle schede agli editori e la visita delle mostre permanenti del MEIS. La sessione del 16 marzo, invece, ospiterà alcuni  laboratori didattici rivolti agli insegnanti dei diversi ordini di scuola su temi quali la storia dell’ebraismo italiano, “Gesù ebreo”, aspetti inerenti la terminologia e il linguaggio. Con la presentazione delle schede giunge a compimento un progetto avviato tre anni fa e condotto, per la Segreteria Generale della CEI, dall’Ufficio Nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, dall’Ufficio Nazionale per l’educazione, la scuola e l’università e dal Servizio Nazionale per l’insegnamento della religione cattolica. Un percorso che aveva già visto tappe significative nel giugno 2019 e nel dicembre 2021 con un seminario per insegnanti e un incontro presso il Monastero di Camaldoli.

Migrantes Brescia: un focus su scuola ed educazione sul tema “Costruire il futuro con i migranti: il XXXI Rapporto Immigrazione 2022”

20 Gennaio 2023 - Brescia  - “Costruire il futuro con i migranti. Focus sulla scuola e sull’educazione: il XXXI Rapporto Immigrazione 2022”. Questo il tema del convegno in programma  a Brescia il 26 gennaio, promosso dalle tre aree pastorali della Diocesi, da Comunità e Scuola, dalla Caritas diocesana e dal Centro Migrantes  in collaborazione con l’ Ufficio scolastico territoriale di Brescia. Coordinati da Anna Della Moretta interverranno Vinicio Ongini dell’Osservatorio per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’intercultura del Ministero Istruzione su “Alunni con cittadinanza non italiana, fra calo e criticità irrisolte”; Giuseppe Bonelli, dirigente UST Brescia, con “18,2%: non solo numeri. L’esperienza bresciana”; Simone Varisco della Fondazione Migrantes e redattore del Rapporto Immigrazione 2022 che aiuterà a leggere a leggere l’immigrazione partendo dalla scuola.

Ebraismo e Cristianesimo a scuola

17 Gennaio 2023 -
Roma - Si terrà a Ferrara il 15 e il 16 marzo l’evento “Ebraismo e Cristianesimo a Scuola. 16 Schede per conoscerci meglio”, promosso congiuntamente dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI) e dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI). L’annuncio dell’iniziativa arriva in una data simbolica, ovvero nel giorno in cui si celebra la 34ª Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei, che ha proprio l’obiettivo di sensibilizzare i cattolici verso il rispetto, il dialogo e la conoscenza della tradizione ebraica.
Al centro del Convegno, che si svolgerà presso il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – MEIS, ci sarà infatti la presentazione di alcune schede sull’ebraismo destinate alla redazione dei libri di testo per l’insegnamento della religione cattolica (IRC) nelle scuole, predisposte da un gruppo misto di redattori ebrei e cattolici. In tal modo, CEI e UCEI intendono confermare l’impegno a operare insieme per una corretta conoscenza e trasmissione della tradizione e della storia ebraica alle nuove generazioni. Luogo privilegiato perché ciò avvenga è l’insegnamento scolastico della religione cattolica, all’interno del quale le 16 schede costituiscono un capitale di cultura e di conoscenza che si rivela importante in un contesto storico come l’attuale dove rigurgiti di antisemitismo sembrano mostrare ancora una forte capacità di condizionare e deformare il linguaggio, le azioni, la cultura e la storia.
L’evento di Ferrara è articolato in due momenti. Nel pomeriggio del 15 marzo è previsto il momento istituzionale, con gli interventi delle autorità locali e dei rappresentanti della CEI e dell’UCEI. Seguiranno la consegna delle schede agli editori e la visita delle mostre permanenti del MEIS. La sessione del 16 marzo, invece, ospiterà alcuni laboratori didattici rivolti agli insegnanti dei diversi ordini di scuola su temi quali la storia dell’ebraismo italiano, “Gesù ebreo”, aspetti inerenti la terminologia e il linguaggio.
Con la presentazione delle schede giunge a compimento un progetto avviato tre anni fa e condotto, per la Segreteria Generale della CEI, dall’Ufficio Nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, dall’Ufficio Nazionale per l’educazione, la scuola e l’università e dal Servizio Nazionale per l’insegnamento della religione cattolica. Un percorso che aveva già visto tappe significative nel giugno 2019 e nel dicembre 2021 con un seminario per insegnanti e un incontro presso il Monastero di Camaldoli.

Siena: a scuola d’italiano le famiglie siriane arrivate dal Libano

11 Gennaio 2023 -
Siena - Grazie alla collaborazione tra l’Università per Stranieri di Siena, la diocesi di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino e l’Istituto Bandini, le due famiglie di rifugiati siriani, che sono arrivate lo scorso 28 novembre 2022 e che attualmente sono accolte hanno iniziato ieri un programma di alfabetizzazione per potere avviare un percorso efficace di integrazione. L’attività si svolge il martedì e il giovedì dalle ore 11 alle ore 13 presso l’istituto Bandini. I docenti sono Nasimi Aisha e Diego Lombardi coordinati da Alfredo Stefanelli, preside dell’Istituto Bandini di Siena. I bimbi saranno successivamente inseriti alla scuola materna, nel frattempo, nelle quattro ore di scuola previste per gli adulti, saranno custoditi da volontari (insegnanti del Bandini in pensione). Le due famiglie erano arrivate all’aeroporto di Fiumicino con un gruppo di 35 rifugiati siriani con un volo da Beirut grazie ai corridoi umanitari promossi da Comunità di Sant’Egidio e Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei) in accordo con i ministeri dell’Interno e degli Esteri. Tra i profughi, provenienti dai campi della Bekaa e di Tel Abbas in Libano, circa la metà sono minori. Ad accoglierli in Italia, oltre a Sant’Egidio e alle Chiese protestanti, la Caritas dell’arcidiocesi di Siena-Colle di Val D’Elsa -Montalcino, che sta ospitando le due famiglie composte una da un nucleo di 5 e uno di 4 persone. Sono tutte con bambini con patologie importanti. “La rete di solidarietà che esiste a Siena – spiega il card. Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena-Colle di Val D’Elsa-Montalcino – ancora una volta ha risposto in maniera encomiabile e per questo motivo ringrazio l’Università per Stranieri e l’Istituto Bandini per avere scelto di essere al nostro fianco nel programma di integrazione delle due famiglie siriane. Un segnale importante di solidarietà e di speranza per chi ha perso tutto”.
(Foto: arcidiocesi di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino)
 

Migrantes Andria: l’accoglienza e l’integrazione a scuola

14 Dicembre 2022 -

Andria - La Scuola media “Manzoni” nell’a.s. in corso ha intrapreso un percorso curricolare per conoscere le ragioni del fenomeno migratorio, coinvolgendo i volontari della Casa di Accoglienza “S. Maria Goretti” - Ufficio Migrantes della Diocesi di Andria e gli operatori della Comunità Migrantesliberi che da anni operano nell’ambito, promuovendo le buone pratiche di accoglienza e integrazione.

Durante gli incontri, tenutisi nei giorni 14-21 e 28 novembre, gli alunni hanno potuto esprimere attraverso, i pensieri e le riflessioni le domande che il tema dell’immigrazione ha suscitato in loro. Inoltre nei giorni 5 e 12 dicembre, negli ambienti della scuola è stato allestito il Mercatino della Teranga, per far conoscere e proporre i manufatti della sartoria sociale, che rientra in uno dei diversi progetti di integrazione e realizzazione dell’autonomia lavorativa previsti per i migranti accolti in Città.

L’iniziativa è stata coordinata dalla docente di Religione prof. Nunzia Zinfollino dove i ragazzi si sono misurati con il tema dei diritti umani e quindi hanno riflettuto e dibattuto su questioni riguardanti il pregiudizio, l’intolleranza e il timore dello straniero. Il coinvolgimento degli operatori e dei volontari ha dato voce a storie che vengono da lontano portate sui barconi della speranza, per la realizzazione di uno strumento informativo che vuole narrare un pensare vero, vivace e bello del mondo delle migrazioni. Incontrare ed accogliere l’altro dovrebbe essere un’esperienza naturale, un’occasione per arricchirsi e crescere. In una sua opera il poeta libanese Khalil Gibran scrive: “Se ci fossero due uomini uguali, il mondo non sarebbe grande abbastanza da contenerli”.

La Scuola attraverso il proprio intervento e le sue alte finalità di promozione della crescita umana del discente vuole essere un punto di riferimento capace di orientare le giovani generazioni, sempre più disorientate da proposte di ogni tipo, alla scelta di principi positivi che possano stare alla base delle loro scelte e delle loro azioni. (don Geremia Acri - Migrantes Andria)