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Ala: dal Sudan in Italia dove ha trovato una famiglia e una scuola

13 Marzo 2024 - Milano - Ala Adine ha 18 anni e come tanti ragazzi della sua età pensa al futuro. A Torino frequenta un corso di formazione in meccanica industriale che gli darà un lavoro garantito. Il passato lo vuole lasciare alle spalle. Il dolore preferisce non raccontarlo. «La sua strada è ben segnata», si augura Davide Dentico, 57enne, impiegato nel commerciale. Insieme alla moglie Beatrice Zampieri, grafica di 54 anni, e alle figlie Chiara di 28 e Francesca di 23, ha accolto in casa Ala Adine quando di certezze sul futuro non ne aveva affatto. A 17 anni il giovane è andato in affido in questa famiglia grazie a “Pagella in tasca”, un progetto dell'associazione Intersos, realizzato con il sostegno della Conferenza episcopale italiana (nell'ambito della campagna “Liberi di partire - Liberi di restare”), della Fondazione Migrantes, di Acri e della Fondazione Compagnia di San Paolo. Adesso il percorso è a carico del Comune di Torino. Ala Adine e altri 34 minori non accompagnati, scappati dalle persecuzioni in Sudan e rifugiati in un campo in Niger gestito da Unhcr, sono arrivati in Italia attraverso un canale di ingresso regolare con un visto per studio. È il progetto virtuoso dei corridoi umanitari. «L'avvicinamento ad Ala Adine è stato graduale. All'inizio era molto teso, si sentiva un ospite. Più avanti, un ospite gradito. Adesso è parte della famiglia, anche se rimane un ragazzo timido e sulla nostra storia preferisce lasciar parlare noi», spiega Davide Dentico. Quella di Ala Adine e della sua famiglia affidataria è una parabola che mostra un'integrazione possibile , ma non ancora abbastanza praticata. In fuga da quando aveva 14 anni, Ala Adine ha attraversato il deserto fino alla Libia, dove ha lavorato come bracciante. Intercettato dai membri dell'Unhcr, è entrato nel campo per rifugiati di Agadez, in Niger. Grazie alla sua forte motivazione allo studio, qui è stato selezionato per il progetto “Pagella in tasca”. In Italia, in un anno, Ala Adine non ha appreso solo la lingua e il mestiere di meccanico, ma aspetti di sé che prima non avrebbe potuto neppure esprimere . «A casa ho sempre tele, pennelli e colori. Era curioso, così gli ho spiegato un po' di tecniche e l'ho portato a vedere musei e mostre. Si è innamorato di Mirò — ricorda orgogliosa la madre affidataria —. Lo scorso Natale, ha voluto riprodurre i quadri dell'artista per donarli ai nostri amici e parenti. Ha un grande talento artistico». Ora che sono maggiorenni, «i ragazzi possono prolungare l'affido e studiare con un sostegno economico di 550 euro al mese fino ai 21 anni», precisa Elena Rozzi, responsabile del progetto per Intersos. Hanno ottenuto lo status di rifugiati e dopo cinque anni (anziché 10 come per gli altri immigrati residenti) potranno chiedere la cittadinanza. In quanto rifugiati, non dovranno presentare il certificato di nascita né quello penale, difficili da recuperare nel loro Paese. «Per parlare con loro di cittadinanza è ancora presto — aggiunge Rozzi —. Non so cosa decideranno, ma la cittadinanza dà diritti in più che in realtà tutti vogliono». Le ragioni della fuga dal Sudan si capiscono dalle loro storie. C'è per esempio Said (nome di fantasia), nato nel Darfur e cresciuto in un campo per sfollati interni. Da bambino aiutava già un medico in ospedale. Quando aveva 13 anni, le milizie janjaweed (i miliziani filogovernativi impegnati nella guerra civile del Darfur, ndr ) hanno ucciso e torturato alcuni membri della sua famiglia. Said è scappato in Libia, dove è stato detenuto per cinque mesi. Nel 2020, è riuscito a fuggire in Niger. Quando Intersos lo ha intercettato ad Agadez, Said non aveva mai avuto la possibilità di frequentare regolarmente la scuola. In Italia, spera di poter diventare un medico. All'arrivo dei miliziani, Abdoul (un altro nome di fantasia) aveva invece 14 anni. Al villaggio, in cui abitava con la sua famiglia, reclutavano forzatamente i ragazzi. Così è andato in Libia. Ha lavorato per otto mesi in un ristorante, ma se chiedeva una paga veniva picchiato. Prima di avere asilo in Niger, aveva potuto frequentare solo la scuola coranica. Oggi sogna di diventare un informatico. Sono desideri comuni, che adesso possono diventare realtà. Sullo sfondo, un percorso di integrazione che sarebbe auspicabile per tutti quei minori ancora in viaggio, alla ricerca di un posto da chiamare casa. (Elena Campisi - Avvenire)      

Card. Zuppi: “mancano risposte forti e adeguate a tragedia migrazioni”

14 Ottobre 2020 -

Roma -Il fenomeno della migrazione è da considerarsi alla stregua di “una pandemia, perché la tragedia continua e non ci sono risposte forti e adeguate”. Così il Card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, nel suo intervento di oggi a Roma all’evento conclusivo della campagna “Liberi di partire, liberi di restare”, promossa dalla CEI e durata tre anni. “Sono 30 anni che andiamo avanti con la logica dell’emergenza pensando di trovare risposte rapide ed efficaci – ha fatto notare il Card. Zuppi -. La campagna invece dava una prospettiva, per lasciare le persone libere di restare e libere di partire. Rappresentava una scelta importantissima: non accontentarci di non poter far nulla. Perché quando diciamo: ‘aiutiamoli a casa loro’, non si fa niente né qui né lì, tanto che i soldi per la cooperazione sono ancora diminuiti”. In questi anni, ha proseguito, ci sono state “tante occasioni perse, tante tragedie in mare che non hanno prodotto nulla”. 

Il porporato ha invitato la Chiesa a fare cultura, in contrapposizione con “tanti slogan che inquinano”: “Oggi non ci si vergogna più. Dobbiamo avere ancora più coraggio nel trasmettere dei contenuti in maniera intelligente, tra una generazione che rischia la superficialità digitale e la fabbrica dell’odio che può dire tutto e il contrario di tutto”. “Senza cultura, visione della vita, valori condivisi, è davvero pericoloso – ha affermato -. La carità deve produrre cultura. Perché non basta la generosità. Dobbiamo andare in profondità per capire le necessità e cosa si può fare”. La Chiesa, ha ricordato, “si occupa di fare l’ospedale da campo perché è Chiesa. Ma quando pensiamo di vivere nelle cliniche private non ci accorgiamo più dell’ospedale da campo”. La campagna ha avuto il merito di tessere una “rete di solidarietà intelligente tra le Caritas e le varie realtà, associazioni e movimenti. Questo è un frutto importante per spezzare le catene per permettere ad ogni uomo di essere davvero libero di partire e di restare”.

Mons. Russo: guardare l’altro non come un’insidia, un problema, un usurpatore, ma come persona degna di essere amata, soccorsa e aiutata.

14 Ottobre 2020 - Roma - "Solo riconoscendoci tutti fratelli potremo disinnescare le tensioni che ci abitano e che alimentano i conflitti nel mondo. Solo riconoscendoci fratelli potremo guardare l’altro non come un’insidia, un problema, un usurpatore, ma come persona degna di essere amata, soccorsa e aiutata. Solo riconoscendoci fratelli potremo affrontare le sfide che l’attualità ci pone dinanzi. Una delle lezioni che il tempo che stiamo vivendo ci consegna è che possiamo salvarci solo insieme, nessuno può farlo da solo". È quanto ha detto questa mattina il Segretario generale della CEI, Mons. Stefano Russo nel suo saluto all'evento conclusivo della Campagna "Liberi di partire, liberi di restare" della CEI una "iniziativa straordinaria promossa tre anni fa dalla Conferenza Episcopale Italiana come risposta concreta al dramma delle migrazioni". "È il segno eloquente - ha detto Mons. Russo - di un’attenzione non sporadica al fenomeno migratorio, di un impegno globale e continuo che è testimonianza di una Chiesa in uscita, che vuole abitare il mondo e guardare con gli occhi del Vangelo chi sta per strada e cosa vi avviene". Con questa iniziativa - ha detto ancora Mons. Russo -  la Chiesa italiana ha contributo a "cambiare la narrazione sui migranti, spesso falsata e utilizzata come leva per battaglie ideologiche. I progetti che sono stati avviati, infatti, hanno unito l’azione alla sensibilizzazione, la cura di quanti scappano da guerra e fame con la promozione di uno sguardo diverso nei territori, tra le comunità ecclesiali e civili". Per il segretario Cei, infatti, "non basta garantire un tetto e un po’ di cibo: se non si favorisce l’incontro reale e non si offrono strumenti per l’integrazione, si consegnano i migranti all’emarginazione, alla ghettizzazione e alla criminalità organizzata. Ecco allora che i quattro verbi – accogliere, proteggere, promuovere, integrare – indicati da Papa Francesco nel Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato del 2018 non possono essere considerati a sé stanti, quasi come se un’azione fosse possibile a prescindere dalle altre, o come se realizzarne una sia sufficiente. Questi quattro verbi costituiscono la magna carta di ogni politica migratoria che voglia essere efficace, ma anche dell’atteggiamento di chiunque si dica cristiano". Mons. Russo ha ricordato alcuni dati della campagna durata tre anni durante i quali sono stati finanziati - con i fondi dell’8xmille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica - 130 progetti per un totale di oltre 27 milioni di euro. Centodieci sono gli interventi avviati in Italia per quasi 15 milioni di euro: di questi 29 sono quelli promossi da associazioni, istituti religiosi e cooperative e 81 quelli voluti dalle diocesi. Sette sono poi i progetti finanziati nei Paesi di transito – Marocco, Albania, Algeria, Niger, Tunisia e Turchia – per una somma di oltre 4 milioni e 200mila euro. Mali, Nigeria, Costa d’Avorio, Senegal, Gambia, Guinea sono i Paesi di partenza dei flussi migratori in cui sono state avviate 13 iniziative per uno stanziamento complessivo di oltre 8 milioni di euro. "Se educazione e formazione (anche professionale), informazione, sanità, inserimento lavorativo, riconciliazione sono stati i principali ambiti d’intervento, bambini e donne sono stati i destinatari privilegiati della Campagna", ha detto il Segretario generale della CEI: i progetti, sia nel nostro Paese che in diverse nazioni del mondo, hanno "mobilitato risorse e forze, cercando sempre di mettere al centro i migranti e renderli protagonisti del loro riscatto". “Non basta garantire un tetto e un po’ di cibo: se non si favorisce l’incontro reale e non si offrono strumenti per l’integrazione - ha sottolineato ancora - si consegnano i migranti all’emarginazione, alla ghettizzazione e alla criminalità organizzata” (Raffaele Iaria)  

Card. Bassetti: la Campagna “Liberi di partire, liberi di restare”, è stata “un luogo di testimonianza di libertà, di solidarietà, di giustizia, di democrazia, di pace”

14 Ottobre 2020 -

Roma - La campagna della CEI, “Liberi di partire, liberi di restare”, è stata "un ‘segno dei tempi’, un luogo di testimonianza di libertà, di solidarietà, di giustizia, di democrazia, di pace. È stata un cammino che, in questi tre anni, ha visto protagonisti i migranti e, insieme a loro, operatori, volontari, religiosi, religiose, sacerdoti e laici, in Italia e all’estero". Lo ha detto questa mattina il Card. Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, nell'omelia della messa che ha aperto l'evento conclusivo della campagna "Liberi di partire, liberi di restare".  Attraverso i tanti progetti avviati nei Paesi di partenza dei flussi migratori, di transito e di arrivo, la campagna - ha detto il porporato - ha promosso "uno sviluppo umano integrale" per 'tutti gli uomini e tutto l’uomo', a livello familiare e comunitario. La nostra iniziativa ha permesso anche di sperimentare nuove piste di azione, di favorire una maggiore consapevolezza del dramma delle migrazioni, di realizzare iniziative concrete in diversi settori, come l’educazione, la formazione professionale, l’inclusione lavorativa, la tutela dei minori. Si è trattato di un lungo cammino di condivisione di storie e di iniziative che hanno cercato di gettare uno sguardo e porgere l’aiuto possibile sul vasto fenomeno delle migrazioni, che interessa da sempre il bacino del Mediterraneo, ma che ormai è divenuto un fenomeno planetario, con milioni di persone in tutto il mondo che sono alla ricerca di una vita migliore". "Spiace - ha detto quindi il Card. Bassetti - constatare che molte volte le parole che vengono dal mondo sono di chiusura ed esclusione, se non addirittura aggressive", come ha ricordato anche papa Francesco nella sua enciclica "Fratelli tutti". 

Il Presidente della CEI, dopo aver citato alcuni passaggi dell'Enciclica ha detto che "tra le opere di giustizia sulle quali verremo giudicati vi è anche quella dell’accoglienza nei confronti degli stranieri. Lo si legge nella grande scena del capitolo venticinquesimo del Vangelo di Matteo, quella in cui il Figlio dell’uomo, il re, dirà a coloro che si trovano alla sua sinistra: 'Ero straniero e non mi avete accolto' (Mt 25,43). Certo, quanto sta accadendo oggi in Italia, nel Mediterraneo, in Europa, è molto diverso dalla situazione a cui si riferiva Gesù, ma vale sempre la stessa regola, quella della giustizia e dell’amore, di cui ha detto il Signore". "Certo – ha scritto il papa nell’Enciclica Fratelli tutti -  l’ideale sarebbe evitare le migrazioni non necessarie e a tale scopo la strada è creare nei Paesi di origine la possibilità concreta di vivere e di crescere con dignità, così che si possano trovare lì le condizioni per il proprio sviluppo integrale. Ma, finché non ci sono seri progressi in questa direzione, è nostro dovere rispettare il diritto di ogni essere umano di trovare un luogo dove poter non solo soddisfare i suoi bisogni primari e quelli della sua famiglia, ma anche realizzarsi pienamente come persona". Parole "vere". "ecco perché ha spiegato - oggi siamo qui a riflettere su 'Liberi di partire, liberi di restare', un’occasione preziosa non solo per la nostra Chiesa, ma per tutta la società, che ha profondamente bisogno di agire concretamente e con giustizia, e di avere informazioni corrette, riconoscendo non solo la complessità dei problemi riguardanti le migrazioni, ma anche ricordando a tutti che – come si legge nel progetto della campagna – 'i migranti sono un valore e un tesoro per le città e i paesi'. Perché questo venga riconosciuto, certamente, è necessario 'fare ogni sforzo per integrare'. E siccome 'la complessità di tale processo implica formazione, dialogo, approcci sussidiari, partecipazione di tutti, inclusione, lungimiranza, programmazione che tenga conto delle esigenze e delle specificità dei territori e delle comunità di accoglienza', noi vogliamo essere - ha detto ancora il presidente della CEI - presenti in questo processo, e ci siamo già, con le nostre comunità ecclesiali, in prima linea".  Raffaele Iaria

Campagna “Liberi di partire, liberi di restare”: i numeri della Campagna

14 Ottobre 2020 -

Roma - Sono 130 – per un totale di 27.529.890 milioni di euro - i progetti realizzati grazie alla Campagna “Liberi di partire, liberi di restare”, lanciata nel 2017 in risposta al dramma delle migrazioni. È il bilancio della Campagna “Liberi di partire, Liberi di restare” presentato questa mattina a Roma. Centodieci sono gli interventi avviati in Italia per 14.879.290 euro: di questi 29 sono quelli promossi da associazioni, istituti religiosi e cooperative (9.433.920) e 81 quelli voluti dalle diocesi (5.445.370). Sono invece 7 i progetti finanziati nei Paesi di transito – Marocco, Albania, Algeria, Niger, Tunisia e Turchia – per una somma di 4.284.600 euro.

Mali, Nigeria, Costa d’Avorio, Senegal, Gambia, Guinea sono i Paesi di partenza dei flussi migratori in cui sono state avviate 13 iniziative per uno stanziamento complessivo di 8.366.000 euro. L’iniziativa straordinaria della Chiesa italiana ha contribuito in questi anni a sensibilizzare la popolazione sul tema delle migrazioni e a realizzare progetti nei Paesi di partenza, di transito e di accoglienza di quanti, specialmente bambini e donne, fuggono da guerre, fame e violenza. 

Oltre ad agire sul fronte culturale, la Campagna ha sostenuto l’educazione e la formazione (anche professionale), l’informazione in loco, i settori sociale e sanitario, l’inserimento lavorativo e

l’accompagnamento di chi ha scelto volontariamente di tornare in Patria. Sempre nel solco tracciato da papa Francesco con i quattro verbi – accogliere, proteggere, promuovere ed integrare

– che hanno fatto da bussola all’intera Campagna.

L’incontro di oggi sarà introdotto dalla messa celebrata dal presidente della CEI, il Card. Gualtiero Bassetti e prevede gli interventi del Segretario generale della CEI, Mons. Stefano Russo e del Card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna seguito da alcuni interventi con esponenti di Caritas e Migrantes in prima linea nell’accoglienza.

Campagna “Liberi di partire, liberi di restare”: l’anima e i protagonisti di un’iniziativa straordinaria

14 Ottobre 2020 - Roma - “Accogliere, proteggere, promuovere e integrare”. Sono i quattro verbi indicati più volte da papa Francesco e ribaditi nell’Enciclica “Fratelli tutti” come sintesi dell’impegno nei confronti delle persone migranti. Proprio questi verbi hanno fatto da filo conduttore alla Campagna “Liberi di partire, liberi di restare”, lanciata dalla Chiesa Italiana nel 2017 per aumentare la consapevolezza delle storie dei migranti, sperimentare un percorso di accoglienza, tutela, promozione e integrazione di quanti arrivano nel nostro Paese, riconoscere il diritto di ogni persona a vivere nella propria terra. In quest’ottica, la Campagna ha agito a livello concreto, finanziando (con i fondi dell’8xmille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica) 130 progetti in Italia, nei Paesi di transito e in quelli di partenza dei flussi migratori, per un totale di 27.529.890 euro. All’intervento negli ambiti della formazione, della sanità, del lavoro e dello sviluppo, si è affiancata un’opera sul fronte culturale, volta alla sensibilizzazione e alla promozione di una cultura dell’incontro. A coordinare le attività della Campagna, è stato il “Tavolo Migrazioni”, un organismo formato da rappresentanti dell’Ufficio nazionale per gli interventi caritativi a favore del Terzo mondo, di Caritas Italiana, della Fondazione Migrantes, della Fondazione Missio e dell’Apostolato del mare, che nel tempo è diventato anche un modello di lavoro per le diocesi. Grazie al coinvolgimento dei Vescovi, infatti, sono nate diverse esperienze di pastorale integrata a livello locale, preludio all’elaborazione e alla realizzazione di progetti e all’organizzazione di iniziative sui temi dell’accoglienza, dell’integrazione, dell’accompagnamento dei minori. Dal 31 ottobre 2017, è online il portale www.liberidipartireliberidirestare.it che ha accompagnato lo svolgersi della Campagna, raccontando le storie e le testimonianze delle persone coinvolte, sia dei promotori delle attività sia dei loro beneficiari. La grande mappa in home page permette di “entrare” nei luoghi di intervento, di scoprire cosa vi si realizza e con quante risorse, mentre la sezione “news” aiuta ad approfondire il significato e gli ambiti di questa iniziativa straordinaria della CEI attraverso le voci dei protagonisti. Insieme al sito, per tutta la durata della Campagna è stata offerta alle diocesi, alle parrocchie, alle Caritas locali, ai Centri missionari e Migrantes, ai gruppi, alle associazioni e agli operatori pastorali impegnati a vario titolo sul fronte delle migrazioni, dell’accoglienza e dell’educazione alla mondialità la Newsletter, uno strumento agile per contribuire alla riflessione e alla sinergia, oltre che per favorire il confronto e lo scambio di esperienze a livello nazionale e internazionale.    

“Liberi di Partire, Liberi di Restare”: evento Cei il 14 ottobre a Roma

8 Ottobre 2020 - Roma - La Conferenza episcopale italiana il prossimo 14 ottobre a Roma promuove un incontro a conclusione della campagna "Liberi di partire, liberi di restare". L’incontro, introdotto dalla messa celebrata dal presidente della Cei, il card. Gualtiero Bassetti, prevede gli interventi del segretario generale della Cei, mons. Stefano Russo e del card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna seguito da un dibattito con esponenti di Caritas e Migrantes in prima linea nell’accoglienza.