24 Aprile 2025 - Un ricordo e una riflessione di mons. Gian Carlo Perego, presidente della Commissione episcopale per le Migrazioni della Cei.
È indubbio che il volto e la parola di Papa Francesco sono stati legati, talvolta strumentalmente, ai migranti. Difficile in poche righe riassumere il ricco Magistero sui migranti che ha attraversato e segnato profondamente il Suo Pontificato e che è in gran parte raccolto in Luci sulle strade della speranza (2019), volume di insegnamenti del Santo Padre in materia di pastorale dei migranti, dei rifugiati e delle vittime della tratta, curato dal Dicastero per lo sviluppo umano e Integrale. Segnalerò, pertanto, i passaggi più significativi.
All’indomani della sua elezione, l’8 luglio 2013, Papa Francesco compie il suo primo viaggio apostolico a Lampedusa, isola alla frontiera dell’Italia e dell’Europa, portando l’attenzione su quel mare, il Mediterraneo che da strada e via di speranza è diventata per molti migranti in fuga, luogo di sofferenze, cimitero, e sulla responsabilità di tutti nei confronti dei fratelli e sorelle migranti, ripetendo le parole di Dio a Caino: “Dov’è tuo fratello?”.
Da quel giorno in questi dodici anni di Pontificato il Magistero del Papa sui migranti è stato sempre un puntuale richiamo alla loro situazione drammatica, all’impegno delle comunità cristiane, al dovere delle istituzioni di tutelare i diritti fondamentali di chi, soprattutto, era costretto a lasciare – per guerre, disastri ambientali, miseria, sfruttamento, persecuzione politica o religiosa – il proprio Paese. [...]
22 Aprile 2025 - Il messaggio della Conferenza episcopale italiana in occasione della morte di Papa Francesco.
«Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine» (Gv 13,1)
Queste parole del Vangelo di Giovanni sembrano oggi più che mai adatte a descrivere il Pontificato di Francesco. Sono ancora negli occhi di tutti, infatti, le ultime immagini, mentre passa attraverso la folla di Piazza San Pietro nella Domenica di Risurrezione. E in realtà è proprio la contemplazione del Risorto, il Cristo Buon Pastore, a sostenere la Chiesa italiana in questo momento in cui eleva la sua preghiera di suffragio per Papa Francesco, Vescovo di Roma e Primate d’Italia.
Con parole incisive e gesti profetici, Francesco si è rivelato davvero Pastore di tutti secondo il cuore misericordioso del Padre (cfr. Ger 3,15). Sin dall’inizio del suo ministero petrino, ha mostrato una particolare vicinanza al suo gregge, che ha condotto con sapienza e coraggio. In particolare, i Vescovi italiani gli sono grati per il costante dialogo e, soprattutto, per aver incarnato per primo quello straordinario programma di vita che aveva sintetizzato invitando ad essere sacerdoti con l’odore delle pecore e il sorriso dei padri (cfr. Omelia, Santa Messa del Crisma, 2 aprile 2015).
Torna alla mente il “buona sera” con cui si è presentato alla Chiesa e al mondo intero: quel saluto ha rappresentato uno spartiacque, l’inizio di un rapporto tra un padre e i suoi figli a cui ha ricordato quanto il Vangelo sia attraente, gioioso, capace di dare risposta alle tante domande della storia, anche a quelle sopite o soffocate. Da padre, ha indicato la via dell’ascolto e della prossimità, incoraggiando a uscire dalle logiche del consenso, dell’abitudine, dalla tentazione dello scoraggiamento o del potere che limita lo sguardo all’io senza aprirlo al noi. L’invito rivolto ai partecipanti al Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze ha tracciato una rotta precisa: «Mi piace una Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza» (10 novembre 2015). Questo desiderio continua a ispirare le azioni delle comunità ecclesiali.
«Abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri, nessuno di noi è un’isola, […] possiamo costruire il futuro solo insieme, senza escludere nessuno», è stato uno degli insegnamenti più incisivi del Pontificato, che ha attraversato il dramma della pandemia, con il suo carico di dolore, solitudine e morte. L’incedere del Santo Padre, da solo, in silenzio, su una Piazza San Pietro vuota, in occasione del “Momento straordinario di preghiera in tempo di epidemia” (27 marzo 2020), resta scolpito nelle menti e nei cuori di tutti. Così come il capo chino e le lacrime davanti all’Immacolata, alla quale spesso ha affidato l’angoscia per il dramma delle guerre, chiedendo a tutti di diventare artigiani di pace, ogni giorno, nelle pieghe della quotidianità, in ogni ambito di vita.
La Chiesa in Italia lo ringrazia, in modo speciale, per il dono del Cammino sinodale e l’incessante incoraggiamento ad andare avanti insieme. E oggi, insieme, affida il suo Pastore, che ha amato davvero i suoi sino alla fine, all’abbraccio tenero e misericordioso del Padre.
21 Aprile 2025 - Con grande dolore e commozione, che certamente è condiviso da tante persone in tutto il mondo, la Fondazione Migrantes ha appreso la notizia della morte di papa Francesco.
A darla è stato il cardinale camerlengo, S. Em. Kevin Joseph Farrell, intorno alle ore 10 di questa mattina: “Carissimi fratelli e sorelle, con profondo dolore devo annunciare la morte di nostro Santo Padre Francesco. Alle ore 7:35 di questa mattina il Vescovo di Roma, Francesco, è tornato alla casa del Padre. La sua vita tutta intera è stata dedicata al servizio del Signore e della Sua Chiesa. Ci ha insegnato a vivere i valori del Vangelo con fedeltà, coraggio ed amore universale, in modo particolare a favore dei più poveri e emarginati. "Con immensa gratitudine per il suo esempio di vero discepolo del Signore Gesù, raccomandiamo l'anima di papa Francesco all'infinito amore misericordioso di Dio Uno e Trino".
Proprio ieri, nell'Omelia per la Messa di Pasqua, il Santo Padre ci ricordava "la speranza più grande della nostra vita", ossia che "possiamo vivere questa esistenza povera, fragile e ferita aggrappati a Cristo, perché Lui ha vinto la morte, vince le nostre oscurità e vincerà le tenebre del mondo, per farci vivere con Lui nella gioia, per sempre".
Sempre nella giornata d ieri, nel tradizionale messaggio Urbi et Orbi, papa Francesco aveva fatto appello "a tutti quanti nel mondo hanno responsabilità politiche a non cedere alla logica della paura che chiude, ma a usare le risorse a disposizione per aiutare i bisognosi, combattere la fame e favorire iniziative che promuovano lo sviluppo. Sono queste le 'armi' della pace: quelle che costruiscono il futuro, invece di seminare morte!". E, con il pensiero rivolto alle persone che sono anche nel cuore della missione della Fondazione Migrantes, ha scritto: "In questo giorno, vorrei che tornassimo a sperare e ad avere fiducia negli altri, anche in chi non ci è vicino o proviene da terre lontane con usi, modi di vivere, idee, costumi diversi da quelli a noi più familiari, poiché siamo tutti figli di Dio!".
"Fino all’ultimo giorno della sua vita - ha dichiarato il presidente della Fondazione Migrantes e della Commissione episcopale per le migrazioni (CEMi), S.E. mons. Gian Carlo Perego - papa Francesco ha avuto nel suo cuore e nella sua mente il ricordo dei migranti. Da figlio di emigranti ha compreso nella sua vita cosa significa lasciare tutto e partire, soprattutto se costretti dalla fame, dalle guerre e dalle persecuzioni. Il suo impegno e il suo magistero per la tutela della dignità dei migranti ci accompagneranno nel lavoro quotidiano".
25 Febbraio 2025 - "Sono veramente in cammino o piuttosto paralizzato, statico, con la paura e la mancanza di speranza, oppure adagiato nella mia zona di comodità? Cerco percorsi di liberazione dalle situazioni di peccato e di mancanza di dignità?". È stato diffuso oggi il Messaggio per la Quaresima 2025 di papa Francesco, intitolato Camminiamo insieme nella speranza, firmato il 6 febbraio 2025 a San Giovanni Laterano. Il Santo Padre desidera offrire una riflessione su "cosa significa camminare insieme nella speranza, e scoprire gli appelli alla conversione che la misericordia di Dio rivolge a tutti noi, come persone e come comunità".
Nel testo esorta i fedeli a confrontarsi concretamente con coloro che, nelle loro comunità, vivono in situazioni di vulnerabilità, fisica o spirituale. In particolare scrive che "sarebbe un buon esercizio quaresimale confrontarsi con la realtà concreta di qualche migrante o pellegrino e lasciare che ci coinvolga, in modo da scoprire che cosa Dio ci chiede per essere viaggiatori migliori verso la casa del Padre".
Poco prima faceva riferimento all'Esodo biblico, che non si può ricordare "senza pensare a tanti fratelli e sorelle che oggi fuggono da situazioni di miseria e di violenza e vanno in cerca di una vita migliore per sé e i propri cari. Qui sorge un primo richiamo alla conversione, perché siamo tutti pellegrini nella vita, ma ognuno può chiedersi: come mi lascio interpellare da questa condizione?".
19 Febbraio 2025 - Papa Francesco “si è alzato e seduto in poltrona, come ha fatto normalmente in questi giorni. Il cuore regge molto bene, è autoventilato”. È quanto filtra da fonti vaticane a proposito del sesto giorno di ricovero del Papa al Gemelli per una polmonite bilaterale, come si è appreso dall’ultimo bollettino di ieri sera. Nei prossimi giorni, sempre secondo le stesse fonti, è ipotizzabile una conferenza stampa con lo staff medico del nosocomio romano e del Vaticano per ulteriori precisazioni sulle condizioni di salute del Santo Padre. Nel tardo pomeriggio è atteso un altro bollettino medico. Sempre nel pomeriggio è previsto l’arrivo al Gemelli del cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, di rientro dal Burkina Faso. Quanto alle fake news che circolano insistentemente in questi giorni, da fonti vaticane si fa notare che “le informazioni sulla salute del Santo Padre le diamo con regolarità”.
“Rinnoviamo la vicinanza delle Chiese in Italia a Papa Francesco, ricoverato da venerdì 14 febbraio al Policlinico A. Gemelli. Nell’affidare al Signore l’operato dei medici e del personale sanitario, ci stringiamo al Santo Padre con affetto, invitando le comunità ecclesiali a sostenerlo con la preghiera in questo momento di sofferenza”. È quanto si legge in una nota della Presidenza della Cei.
[caption id="attachment_54694" align="aligncenter" width="768"] I bambini dell’Oncologia Pediatrica del Policlinico Gemelli a Papa Francesco (foto: ANSA/SIR)[/caption]
11 Febbraio 2025 - “L’atto di deportare persone che in molti casi hanno lasciato la propria terra per motivi di estrema povertà, insicurezza, sfruttamento, persecuzione o grave deterioramento dell’ambiente, ferisce la dignità di tanti uomini e donne, di intere famiglie, e li pone in uno stato di particolare vulnerabilità”. Questo un passaggio della lettera - suddivisa in dieci punti, diffusa oggi in lingua inglese e spagnola, - che papa Francesco ha indirizzato alla Conferenza Episcopale statunitense, a poco più di due settimane dalla pubblicazione sull’account X della Casa Bianca delle fotografie di una decina di migranti che camminano in fila, ammanettati e in catene, verso un aereo militare per essere riportati in patria.
Dopo aver spiegato di aver "seguito da vicino la grande crisi che si sta verificando negli Stati Uniti con l'avvio di un programma di deportazioni di massa", nella sua missiva il Pontefice scrive tra l'altro: "Il vero bene comune si promuove quando la società e il governo, con creatività e rigoroso rispetto dei diritti di tutti - come ho affermato in numerose occasioni - accolgono, proteggono, promuovono e integrano le persone più fragili, non protette e vulnerabili. Ciò non impedisce lo sviluppo di una politica che regoli una migrazione ordinata e legale. Tuttavia, questo sviluppo non può avvenire attraverso il privilegio di alcuni e il sacrificio di altri. Ciò che è costruito sulla base della forza, e non sulla verità della pari dignità di ogni essere umano, inizia male e finirà male".
16 Gennaio 2025 - Al termine dell’udienza di mercoledì 15 gennaio in Aula Paolo VI, durante i saluti ai fedeli di lingua italiana, il Papa ha assistito, divertito, a un’esibizione del Circo Rony Roller, come aveva fatto il mercoledì precedente con gli artisti di CircAfrica. I fedeli presenti in Aula Paolo VI hanno applaudito a più riprese, mostrando di gradire lo spettacolo a sorpresa sopra i gradini del palco, con la partecipazione di un cane che ha ripreso, da protagonista, una palla da tennis lanciata dal Santo Padre. Alla fine, alcuni bimbi sono saliti fino alla postazione papale e Francesco, distribuendo loro caramelle, ha commentato a braccio: “Loro sono i padroni”. Durante i saluti ai fedeli di lingua italiana e prima della foto corale sul palco, il Papa ha ringraziato i circensi: “Il lavoro del circo è un lavoro umano, un lavoro d’arte, un lavoro di tanto sforzo. Quando torneranno, gli diamo un bell’applauso!”.
10 Maggio 2024 - Città del Vaticano – “Non potranno mancare segni di speranza nei riguardi dei migranti, che abbandonano la loro terra alla ricerca di una vita migliore per sé stessi e per le loro famiglie. Le loro attese non siano vanificate da pregiudizi e chiusure; l’accoglienza, che spalanca le braccia ad ognuno secondo la sua dignità, si accompagni con la responsabilità, affinché a nessuno sia negato il diritto di costruire un futuro migliore”. Lo scrive Papa Francesco nella Bolla d’indizione del Giubileo 2025, Spes non confundit.
Ai tanti esuli, profughi e rifugiati, che “le controverse vicende internazionali obbligano a fuggire per evitare guerre, violenze e discriminazioni – scrive il Papa - siano garantiti la sicurezza e l’accesso al lavoro e all’istruzione, strumenti necessari per il loro inserimento nel nuovo contesto sociale. La comunità cristiana sia sempre pronta a difendere il diritto dei più deboli”. E ‘invito a “spalancare con generosità le porte dell’accoglienza, perché a nessuno venga mai a mancare la speranza di una vita migliore. Risuoni nei cuori la Parola del Signore che, nella grande parabola del giudizio finale, ha detto: ‘Ero straniero e mi avete accolto’, perché ‘tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me’ (Mt 25,35.40)”.
La Porta Santa della Basilica di San Pietro in Vaticano sarà aperta “il 24 dicembre del presente anno 2024, dando così inizio al Giubileo Ordinario. La domenica successiva - si legge nella Bolla - 29 dicembre 2024, aprirò la Porta Santa della mia cattedrale di San Giovanni in Laterano, che il 9 novembre di quest’anno celebrerà i 1700 anni della dedicazione. A seguire, il 1° gennaio 2025, Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, verrà aperta la Porta Santa della Basilica papale di Santa Maria Maggiore.
Infine, domenica 5 gennaio sarà aperta la Porta Santa della Basilica papale di San Paolo fuori le Mura. Queste ultime tre Porte Sante saranno chiuse entro domenica 28 dicembre dello stesso anno”. Papa Francesco stabilisce ancora che “domenica 29 dicembre 2024, in tutte le cattedrali e concattedrali, i Vescovi diocesani celebrino la santa Eucaristia come solenne apertura dell’Anno giubilare, secondo il Rituale che verrà predisposto per l’occasione. Per la celebrazione nella chiesa concattedrale, il Vescovo potrà essere sostituito da un suo Delegato appositamente designato. Il pellegrinaggio da una chiesa, scelta per la collectio, verso la cattedrale sia il segno del cammino di speranza che, illuminato dalla Parola di Dio, accomuna i credenti. In esso si dia lettura di alcuni brani del presente Documento e si annunci al popolo l’Indulgenza Giubilare, che potrà essere ottenuta secondo le prescrizioni contenute nel medesimo Rituale per la celebrazione del Giubileo nelle Chiese particolari”. Durante l’Anno Santo, che nelle Chiese particolari terminerà domenica 28 dicembre 2025, “si abbia cura che il Popolo di Dio possa accogliere con piena partecipazione sia l’annuncio di speranza della grazia di Dio sia i segni che ne attestano l’efficacia. Il Giubileo Ordinario terminerà con la chiusura della Porta Santa della Basilica papale di San Pietro in Vaticano il 6 gennaio 2026, Epifania del Signore. Possa la luce della speranza cristiana – scrive ancora papa Francesco - raggiungere ogni persona, come messaggio dell’amore di Dio rivolto a tutti! E possa la Chiesa essere testimone fedele di questo annuncio in ogni parte del mondo!”. (Raffaele Iaria)
8 Maggio 2024 - Città del Vaticano - Non bisogna dimenticare la questione che riguarda la relazione tra "lavoro dignitoso e migrazione". Lo ha ricordato oggi papa Francesco ricevendo in Udienza i partecipanti alla Consultazione “La cura è lavoro, il lavoro è cura” del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. "Per molte ragioni - ha detto il Pontefice - sono tante le persone che emigrano in cerca di lavoro, mentre altre sono costrette a farlo per fuggire dai loro Paesi di provenienza, spesso dilaniati dalla violenza e dalla povertà. Queste persone - ha spiegato - anche a causa di pregiudizi e di una informazione imprecisa o ideologica, sono spesso viste come un problema e un aggravio per i costi di una Nazione, mentre essi in realtà, lavorando, contribuiscono allo sviluppo economico e sociale del Paese che li accoglie e di quello da cui provengono". Papa Francesco è tornato quindi a parlare della "poca natalità" evidenziando che i Paesi ricchi "non fanno figli: tutti hanno un cagnolino, un gatto, tutti, ma non fanno figli. La denatalità è un problema, e la migrazione viene ad aiutare la crisi che provoca la denatalità. Questo è un problema molto grave". Tuttavia - ha detto il Papa - "molti migranti e lavoratori vulnerabili non sono ancora pienamente integrati nella pienezza dei diritti, sono cittadini 'di seconda', restando esclusi dall’accesso ai servizi sanitari, alle cure, all’assistenza, ai piani di protezione finanziaria e ai servizi psicosociali". (Raffaele Iaria)
23 Ottobre 2023 - Città del Vaticano - L’integrazione “dipende da come viene fatta; dal modo in cui si fomenta la convivenza. Il problema, in Europa, è che in alcune città si formano ghetti di immigrati. Questo non è positivo né per loro né per il Paese ospitante”. Lo dice papa Francesco nel libro “Non sei solo. Sfide, risposte, speranze” in conversazione con Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin, in uscita domani ed edito da Salani. Il papa ricorda che “c’ è stato un caso di giovani che hanno perpetrato un attentato con decine di morti e feriti. Vivevano in un ghetto che si è trasformato in terreno fertile perché fossero sottoposti a un lavaggio del cervello. Chiediamoci quale futuro può avere un giovane a cui, quando cerca un lavoro, sbattono tutte le porte in faccia per il semplice fatto di avere origini diverse. Il rischio di cadere nell'alcolismo, nella droga odi delinquere per sopravvivere è alto. Finanche – dice il Pontefice nel testo anticipato oggi dal quotidiano “La Stampa” - nella tentazione del suicidio. Per non parlare di chi invece si ritrova coinvolto con l'ISIS”. Per papa Francesco è necessario “andare oltre i pregiudizi e che gli stessi rifugiati facciano uno sforzo e si aprano a un nuovo contesto culturale senza perdere le loro tradizioni, che sono un arricchimento. Scusate se cito il mio Paese, ma è l'esempio che conosco meglio, e in più, vista l'enorme quantità di immigrati di diversi Paesi, culture e religioni che ha accolto, l'Argentina è anche un esempio di integrazione”. Il papa racconta che quando era un ragazzo ragazzo, alla scuola pubblica “convivevano, senza nessun problema, giovani delle più diverse origini famigliari. E tuttavia capisco certe cautele da parte dei cittadini e anche la prudenza delle autorità dei Paesi ospitanti perché in alcuni casi sono plausibili. Detto ciò, che da un certo timore si passi al terrore e si chiudano le frontiere mi sembra un atteggiamento irrazionale. Perché non ci sediamo e non analizziamo come si può agire a favore dell'integrazione? E perché non stabiliamo anche quanti ne possiamo integrare? Anche in Europa ci sono eccellenti esempi di integrazione”. Il Pontefice insiste nel dire che “la chiave sta nell'integrazione è nel portarla a termine. È vero che l'ideologizzazione dell'elemento religioso, quello che in Africa si chiama islam radicale, è un problema e rappresenta una perversione della religiosità perché l'islam, in verità, è una religione di pace e la maggior parte dei suoi membri sono pacifici. Come dicono loro, o si è terroristi o si è musulmani. Che poi, detto traparentesi, il fondamentalismo lo troviamo in tutte le religioni. Inoltre, caso strano, nei Paesi africani in cui non sono filtrate organizzazioni come l'ISIS, di solito la convivenza è molto buona. In alcuni, a Natale, i musulmani fanno regali ai cristiani. E i cristiani fanno regali ai musulmani per il Ramadan o perla festa del Sacrificio. Un nunzio destinato a un Paese africano – ha detto ancora papa Francesco - mi ha raccontato che, nella cattedrale della sua capitale, si forma una lunga coda per varcare la Porta Santa e ottenere indulgenze giubilare e che tra i cristiani ci sono molti musulmani che poi si dirigono all'altare dove si trova l'immagine della Madonna perché Maria è venerata nell'islam”. (R.I.)
(Foto Vatican Media/SIR)
Roma - “È una sorta di porto dove attraccare, dove poter trovare ascolto e comprensione”. Così Papa Francesco nel suo discorso all’incontro con gli operatori della carità si è riferito all’inaugurazione della Casa della Misericordia, durante il suo viaggio apostolico in Mongolia. “Si propone come punto di riferimento per una molteplicità di interventi caritativi, mani tese verso i fratelli e le sorelle che faticano a navigare tra i problemi della vita – ha aggiunto -. Questa nuova iniziativa, però, mentre si aggiunge alle numerose altre sostenute dalle varie istituzioni cattoliche, ne rappresenta una versione inedita: qui, infatti, è la Chiesa particolare a portare avanti l’opera, nella sinergia di tutte le componenti missionarie ma con una chiara identità locale, come genuina espressione della Prefettura Apostolica nel suo insieme. E mi piace molto il nome che avete voluto darle: Casa della Misericordia. In queste due parole c’è la definizione della Chiesa, chiamata a essere dimora accogliente dove tutti possono sperimentare un amore superiore, che smuove e commuove il cuore: l’amore tenero e provvidente del Padre, che ci vuole fratelli, ci vuole sorelle nella sua casa”. Dal Papa l’auspicio che “possiate trovarvi tutti attorno a questa realizzazione, che le varie comunità missionarie vi partecipino attivamente, impegnando personale e risorse”. “Perché ciò si realizzi è indispensabile il volontariato, il servizio, cioè, puramente gratuito e disinteressato, che le persone liberamente decidono di offrire a chi è nel bisogno: non sulla base di un compenso economico o di una qualsiasi forma di ritorno individuale, ma per puro amore al prossimo”. “Servire così sembra una scommessa perdente, ma quando ci si mette in gioco si scopre che ciò che si dona senza aspettare contraccambio non è sprecato; anzi, diventa una grande ricchezza per chi offre tempo ed energie. La gratuità, infatti, alleggerisce l’animo, risana le ferite del cuore, avvicina a Dio, dischiude la fonte della gioia e mantiene giovani dentro. In questo Paese pieno di giovani dedicarsi al volontariato può essere una via di crescita personale e sociale decisiva”.
È pomeriggio inoltrato a Ulan Bator, capitale della Mongolia dove Papa Fran0cesco si trova da venerdì primo settembre, 43mo viaggio internazionale. In Italia sono da poco passate le undici del mattino quando, al termine della messa, celebrata nel moderno Palazzo del ghiaccio, il vescovo di Roma rivolge un messaggio alla Cina, tenendo per mano l’arcivescovo emerito di Hong Kong, cardinale John Tong Hon, e il successore Stephen Chow Sauyan, che riceverà la porpora nel concistoro del 30 settembre 2023: “vorrei approfittare della loro presenza per inviare un caloroso saluto al nobile popolo cinese. A tutto il popolo auguro il meglio, e andare avanti, progredire sempre! E ai cattolici cinesi chiedo di essere buoni cristiani e buoni cittadini”.
Due ore di aereo separano la capitale della Mongolia da Pechino; qualcosa in più da Mosca. Ma è evidente il valore di queste parole che Francesco pronuncia con a fianco i due presuli cinesi. Parole che anticipano l’annunciata visita a Pechino dell’inviato del Papa per il processo di pace in Ucraina, il cardinale Matteo Zuppi. Parole da leggere in controluce con quelle pronunciate, poco prima della celebrazione, nell’incontro interreligioso nel quale ha detto: “continuiamo a crescere insieme nella fraternità, come semi di pace in un mondo tristemente funestato da troppe guerre e conflitti”. Come esponenti di diverse religioni dobbiamo promuovere uno “stare insieme armonioso e aperto al trascendente, in cui l’impegno per la giustizia e la pace trovano ispirazione e fondamento nel rapporto con il divino”.
Domenica in cui il Vangelo di Matteo ci propone il dialogo tra Pietro e Gesù, il quale parla di cosa accadrà a Gerusalemme: patire e soffrire a causa della cecità e dell’arroganza di anziani, sacerdoti e scribi, e venire ucciso per poi risorgere. Pietro non accetta queste parole, ragiona con logica umana, è convinto che Dio non lascerà morire suo figlio sulla croce. Ma Gesù sa che senza la croce non ci sarà resurrezione e non saranno sconfitti il peccato e la morte. Così dice a Pietro “va dietro di me, Satana, tu mi sei di scandalo”.
Domenica scorsa abbiamo letto nel Vangelo che il Signore ha cambiato il nome di Simone in Cefa, ovvero in Pietro, la roccia sulla quale edificherà la sua chiesa; e questa domenica lo chiama Satana. Pietro si ribella, rifiuta il destino annunciato da Gesù lo considera un fallimento e così diventa da pietra solida a pietra d’inciampo nel cammino del Signore.
Nell’omelia pronunciata nel Palazzo del ghiaccio cita le parole del Salmo, e si sofferma su due aspetti: la sete che ci abita e l’amore che ci disseta. Alla sinistra del Papa c’è la statua di legno della Vergine ritrovata da una donna nella spazzatura, alle spalle il grande crocifisso: chi vuole seguire Gesù percorre un cammino che passa attraverso l’esperienza del rifiuto, della contraddizione: “se qualcuno vuol venire dietro di me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Rinnegare è dire no all’egoismo che ci fa ragionare con il metro della convenienza e non quello dell’affidamento totale.
Siamo “nomadi di Dio” dice il Papa, “pellegrini alla ricerca della felicità, di “un significato e una direzione della nostra vita, di una motivazione per le attività”. La fede cristiana afferma il vescovo di Roma “risponde a questa sete, la prende sul serio; non la rimuove, non cerca di placarla con palliativi o surrogati. Perché in questa sete c’è il nostro grande mistero: essa ci apre al Dio vivente, al Dio Amore che ci viene incontro per farci figli suoi e fratelli e sorelle tra di noi”. Ciò che ci disseta è l’amore, ricorda Francesco: “a volte ci sentiamo come una terra deserta, arida e senz’acqua, ma è altrettanto vero che Dio si prende cura di noi e ci offre l’acqua limpida e dissetante, l’acqua viva dello Spirito che sgorgando in noi ci rinnova liberandoci dal pericolo della siccità”. Successo, potere e cose materiali non dissetano le arsure della nostra vita, “questa è una mentalità mondana, che non porta a nulla di buono e ci lascia più aridi di prima”. Gesù, dice Francesco, ci indica la via: se vogliamo essere suoi discepoli dobbiamo prendere la sua croce e seguirlo. Solo l’amore ci disseta il cuore, guarisce le nostre ferite e ci dà la vera gioia. (Fabio Zavattaro - Sir)
8 Luglio 2023 - Lampedusa – “In questi giorni in cui stiamo assistendo al ripetersi di gravi tragedie nel Mediterraneo, siamo scossi dalle stragi silenziose davanti alle quali ancora si rimane inermi e attoniti. La morte di innocenti, principalmente bambini, in cerca di una esistenza più serena, lontano da guerre e violenze, è un grido doloroso e assordante che non può lasciarci indifferenti. E' la vergogna di una società che non sa più piangere e compatire l'altro".
Dieci anni fa papa Francesco compiva il suo primo viaggio apostolico. In occasione di questo anniversario il Pomtefice ha inviato un messaggio dicendosi "vicino con l'affetto, la preghiera e l'incoraggiamento", all'arcivescovo di Agrigento Alessandro Damiano, che ne ha dato lettura alla “Porta d’Europa” in occasione dell’incontro promosso nell’Isola delle Pelagie promosso dall’Ufficio Nazionale per l’Apostolato del Mare della Cei, dalla Fondazione Migrantes e dala diocesi di Agrigento. "Sono trascorsi 10 anni dal viaggio che ho voluto compiere nella comunità lampedusana per manifestare il mio sostegno e la paterna vicinanza a chi dopo penose peripezie, in balia del mare, è approdato sulle vostre coste”, si legge nel testo: “il consumarsi di sciagure così disumane deve assolutamente scuotere le coscienze. Dio ci chiede: 'Adamo dove sei? Dov'è tuo fratello?'. Vogliamo perseverare nell'errore, pretendere di metterci al posto del Creatore, dominare per tutelare i propri interessi, rompere l'armonia costitutiva tra lui e noi? Bisogna cambiare atteggiamento. Il fratello che bussa alla porta è degno di amore, di accoglienza e di ogni premura. E' un fratello che, come me, è stato posto sulla terra per godere di ciò che vi esiste e condividerlo in comunione". In tale contesto per papa Francesco “tutti siamo chiamati ad un rinnovato e profondo senso di responsabilità, dando prova di solidarietà e di condivisione. È necessario quindi che la Chiesa, per essere realmente profetica, si adoperi con sollecitudine per porsi sulle rotte dei dimenticati, uscendo da sé stessa, lenendo con il balsamo della fraternità e della carità le piaghe sanguinanti di coloro che portano impresse nel proprio corpo le medesime ferite di Cristo”. L’esortazione del Papa è quella di “non restare imprigionati nella paura o nelle logiche di parte”, ma essere “cristiani capaci di fecondare con la ricchezza spirituale del Vangelo codesta Isola, posta nel cuore del Mare Nostrum, affinché ritorni a splendere nella sua originaria bellezza”. (Raffaele Iaria - www.migrantesonline.it)
7 Giugno 2023 - Città del Vaticano - Papa Francesco al termine dell'Udienza Generale "si è recato presso il Policlinico Universitario A. Gemelli dove nel primo pomeriggio sarà sottoposto in anestesia generale ad un intervento chirurgico di Laparotomia e plastica della parete addominale con protesi". Lo comunica il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni spiegando che l'operazione, "concertata nei giorni scorsi dall'equipe medica che assiste il Santo Padre, sì è resa necessaria a causa di un laparocele incarcerato che sta causando sindromi sub occlusive ricorrenti, dolorose e ingravescenti". La degenza presso la struttura sanitaria durerà "diversi giorni per permettere il normale decorso post operatorio e la piena ripresa funzionale", ha detto Bruni. (R.Iaria)
5 Giugno 2023 - Città del Vaticano - A Maria, "madre premurosa, affido le popolazioni provate dal flagello della guerra, specialmente la cara e martoriata Ucraina”. Al termine dell’Angelus di ieri, papa Francesco ha affidato ancora una volta a Maria la popolazione ucraina. Dopo aver assicurato la sua preghiera “per le numerose vittime dell’incidente ferroviario avvenuto due giorni fa in India”, il Pontefice ha salutato, tra gli altri, in maniera speciale i rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri, “che ringrazio per la vicinanza quotidiana alla popolazione”, ha detto il Papa: “La Virgo Fidelis, vostra Patrona, protegga voi e le vostre famiglie”.
31 Maggio 2023 - Città del Vaticano - Papa Francesco continua le sue catechesi del Mercoledì sul tema dello zelo apostolico. E parlando di questo questa mattina ha dedicato la catechesi a Matteo Ricci, gesuita, missionario in Cina tra il XVI e il XVII secolo. Dopo averne ripercorso brevemente la vita il Pontefice ha sottolineato che "lo spirito e il metodo missionario di Matteo Ricci costituiscono un modello vivo e attuale" aggiungendo che il missionario ha seguito "sempre la via del dialogo e dell'amicizia con tutte le persone che incontrava, e questo gli ha aperto molte porte per l'annuncio della fede cristiana". "Dopo il tentativo di Francesco Saverio, altri venticinque Gesuiti - ha detto papa Francesco - avevano provato inutilmente ad entrare in Cina. Ma Ricci e un suo confratello si prepararono molto bene, studiando accuratamente la lingua e i costumi cinesi, e alla fine riuscirono a ottenere di stabilirsi nel sud del Paese. Ci vollero diciotto anni, con quattro tappe attraverso quattro città differenti, prima di arrivare a Pechino, che era il centro. Con costanza e pazienza, animato da una fede incrollabile, Matteo Ricci poté superare difficoltà e pericoli, diffidenze e opposizioni. Qual è stato il segreto? Ha seguito sempre la via del dialogo e dell'amicizia con tutte le persone che incontrava, e questo gli ha aperto molte porte per l'annuncio della fede cristiana". "Per inserirsi nella cultura e nella vita cinese in un primo tempo si vestiva come i bonzi buddisti, all'usanza del Paese, ma poi capì - ha detto ancira il Papa - che la via migliore era quella di assumere lo stile di vita e le vesti dei letterati, come i professori universitari. Studiò in modo approfondito i loro testi classici, così da poter presentare il cristianesimo in dialogo positivo con la loro saggezza confuciana e con gli usi e i costumi della società cinese". Per papa Francesoc questo si chiama "atteggiamento di inculturazione". Tra i maggiori pregi della missione e della vita di padre Matteo Ricci - ha sottolineatro il papa - "oltre alla dottrina" c'era quello della "coerenza" nella "testimonianza di vita religiosa, di virtù e di preghiera". "Questi missionari pregavano - ha sottolineato -, andavano a predicare, facevano mosse politica, ma pregavano. E' quello che alimenta la vita missionaria". Quindi "la sua carità, la sua umiltà e il suo totale disinteresse per onori e ricchezze, che inducono molti dei suoi discepoli e amici cinesi ad accogliere la fede cattolica - ha detto ancora -. Perché vedevano un uomo intelligente, così saggio, così furbo anche nel portare avanti le cose: dicevano 'quello che dice è vero, perché dà testimonianza con la vita di quello che annuncia'". E questo, secondo papa Francesco, "vale per tutti noi cristiani". (Raffaele Iaria)
31 Maggio 2023 - Città del Vaticano - “Pregare di più per la cara e martoriata Ucraina, che tanto soffre”. È l’invito, a braccio del Papa, al termine dell’udienza di oggi in piazza San Pietro, durante i saluti ai fedeli di lingua italiana. “Accolgo con affetto i giovani di Rondine Cittadella della Pace di Arezzo, accompagnati dal vescovo Monsignor Andrea Migliavacca – ha detto poi il Pontefice - con un pensiero grato per quanti, venendo dall’Ucraina e dalla Russia e da altri Paesi di guerra, hanno deciso di non essere nemici, ma di vivere da fratelli. Il vostro esempio possa suscitare propositi di pace in tutti, anche in coloro che hanno responsabilità politiche”. “E questo ci deve portare a pregare di più per la martoriata Ucraina, ed essere vicini”. Infine il Papa ha affidato alla “materna intercessione” di Maria “quanti sono provati dalla guerra, specialmente la cara e martoriata Ucraina che tanto soffre”.
Roma - La Presidenza della CEI, a nome dei Vescovi italiani, esprime vicinanza a papa Francesco, dal pomeriggio di ieri (29 marzo) al Policlinico Universitario Agostino Gemelli, assicurando la preghiera corale delle Chiese in Italia. "Nell’augurare al Santo Padre una rapida ripresa", la Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana "affida al Signore i medici e il personale sanitario che, con professionalità e dedizione, si prendono cura di Lui e di tutti i pazienti".
20 Marzo 2023 - Città del Vaticano – “Voi cooperate in senso largo all’annuncio del Vangelo per la gioia che portate alla gente con le vostre attrazioni. Voi siete seminatori di gioia, non dimenticate questo! E a volte seminate gioia in momenti in cui il cuore non è gioioso, è triste per i problemi... Ma voi seminate, la vostra vocazione è seminare gioia”. Lo ha detto questa mattina papa Francesco ricevendo in udienza i membri dell’Unione Nazionale Attrazionisti Viaggianti (U.N.A.V.) incoraggiandoli a “tenere sempre il vostro cuore e la vostra vita aperti a una prospettiva di fede, che nasce dall’incontro con Gesù, presente e operante nella sua Chiesa, presente e operante in voi, in ognuna delle persone che voi trovate, in ognuna delle persone che voi fate ridere. Che è una delle cose belle: seminatori di sorrisi, è bello!”. Il pontefice ha ricordato come la pandemia ha impedito loro di svolgere le consuete attività, viaggiando di piazza in piazza con le attrazioni: “So che la Fondazione Migrantes vi è stata vicina incoraggiandovi ad andare avanti con spirito di fede e di speranza. Ora, grazie a Dio, avete potuto riprendere. La Chiesa continua – ha detto il Papa - ad accompagnarvi annunciandovi Cristo Salvatore, il quale percorreva città e villaggi portando a tutti l’annuncio gioioso del Regno di Dio”. Sostando con le giostre nei paesi e nelle città, “voi offrite ai bambini e agli adulti momenti di spensieratezza, distraendoli un po’ dalle preoccupazioni che assillano la vita quotidiana. La felicità di un bambino sulla giostra è un’immagine di gioia pulita che appartiene alla memoria di ogni famiglia”. Il senso di gioia e di festa – ha quindi aggiunto papa Francesco - che “voi diffondete scaturisce dalla creatività e dalla fantasia, non ricalca i modelli artificiali e conformisti che circolano nei media; si alimenta non dalla ricerca di sensazioni sempre nuove, ma dalla semplicità e genuinità che si può respirare in un luna park”. Da qui l’invito ad andare avanti “nel vostro lavoro itinerante! In un mondo dove si respira spesso un clima grigio e pesante, voi ci ricordate che la strada per essere contenti è la semplicità; e anche una forma di divertimento all’aria aperta e in compagnia: l’opposto di quello che sempre più spesso si vede oggi, ognuno da solo con il suo telefonino o con il computer, che ti isola dalla comunicazione sociale. Voi invitate a uscire, a incontrarsi sulla piazza, a divertirsi insieme. Vi apprezzo per questo. E vi ringrazio perché, in fondo, ci ricordate che non siamo fatti solo per il lavoro ma anche per la festa, e Dio è contento quando noi festeggiamo insieme da fratelli in semplicità. E la vostra vocazione è: ridere e far sorridere. A volte il cuore è triste, ma la vocazione ti porta avanti per dare dei sorrisi agli altri, dei sorrisi che li facciano ridere. E questo è bello: seminare sorrisi, seminare gioia, seminare pace, seminare un orizzonte più positivo di quello che forse sta vivendo la gente in quel momento”. Il Pontefice all’inizio dell’udienza ha voluto fare gli auguri, per il suo 80mo compleanno, a suor Geneviève, Piccola Sorella da anni impegnata nella pastorale con i luna parkisti e che oggi vive al Luna park di Ostia. (Raffaele Iaria)
Sacrofano - Tramite il card. Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, papa Francesco ha voluto inviare un messaggio ai partecipanti alla prima edizione del percorso formativo “Cattedra dell’accoglienza” esprimento “vivo apprezzamento per l’opera dei volontari coinvolti nella cura degli immigrati”. Il Pontefice auspica che “il significativo evento susciti un rinnovato impegno nel favorire lo spirito dell’accoglienza e della solidarietà, promuovendo così la pace e la fraternità tra i popoli” e incoraggia a “considerare la presenza di tanti fratelli e sorelle migranti un’opportunità di crescita umana, di incontro e di dialogo tra culture e religioni”.