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Papa Francesco “la gratuità alleggerisce l’animo, risana le ferite del cuore”

4 Settembre 2023 -
(Foto Vatican Media/SIR)
Roma - “È una sorta di porto dove attraccare, dove poter trovare ascolto e comprensione”. Così Papa Francesco nel suo discorso all’incontro con gli operatori della carità si è riferito all’inaugurazione della Casa della Misericordia, durante il suo viaggio apostolico in Mongolia. “Si propone come punto di riferimento per una molteplicità di interventi caritativi, mani tese verso i fratelli e le sorelle che faticano a navigare tra i problemi della vita – ha aggiunto -. Questa nuova iniziativa, però, mentre si aggiunge alle numerose altre sostenute dalle varie istituzioni cattoliche, ne rappresenta una versione inedita: qui, infatti, è la Chiesa particolare a portare avanti l’opera, nella sinergia di tutte le componenti missionarie ma con una chiara identità locale, come genuina espressione della Prefettura Apostolica nel suo insieme. E mi piace molto il nome che avete voluto darle: Casa della Misericordia. In queste due parole c’è la definizione della Chiesa, chiamata a essere dimora accogliente dove tutti possono sperimentare un amore superiore, che smuove e commuove il cuore: l’amore tenero e provvidente del Padre, che ci vuole fratelli, ci vuole sorelle nella sua casa”. Dal Papa l’auspicio che “possiate trovarvi tutti attorno a questa realizzazione, che le varie comunità missionarie vi partecipino attivamente, impegnando personale e risorse”. “Perché ciò si realizzi è indispensabile il volontariato, il servizio, cioè, puramente gratuito e disinteressato, che le persone liberamente decidono di offrire a chi è nel bisogno: non sulla base di un compenso economico o di una qualsiasi forma di ritorno individuale, ma per puro amore al prossimo”. “Servire così sembra una scommessa perdente, ma quando ci si mette in gioco si scopre che ciò che si dona senza aspettare contraccambio non è sprecato; anzi, diventa una grande ricchezza per chi offre tempo ed energie. La gratuità, infatti, alleggerisce l’animo, risana le ferite del cuore, avvicina a Dio, dischiude la fonte della gioia e mantiene giovani dentro. In questo Paese pieno di giovani dedicarsi al volontariato può essere una via di crescita personale e sociale decisiva”.

Ciò che ci disseta è l’Amore

4 Settembre 2023 -
È pomeriggio inoltrato a Ulan Bator, capitale della Mongolia dove Papa Fran0cesco si trova da venerdì primo settembre, 43mo viaggio internazionale. In Italia sono da poco passate le undici del mattino quando, al termine della messa, celebrata nel moderno Palazzo del ghiaccio, il vescovo di Roma rivolge un messaggio alla Cina, tenendo per mano l’arcivescovo emerito di Hong Kong, cardinale John Tong Hon, e il successore Stephen Chow Sauyan, che riceverà la porpora nel concistoro del 30 settembre 2023: “vorrei approfittare della loro presenza per inviare un caloroso saluto al nobile popolo cinese. A tutto il popolo auguro il meglio, e andare avanti, progredire sempre! E ai cattolici cinesi chiedo di essere buoni cristiani e buoni cittadini”. Due ore di aereo separano la capitale della Mongolia da Pechino; qualcosa in più da Mosca. Ma è evidente il valore di queste parole che Francesco pronuncia con a fianco i due presuli cinesi. Parole che anticipano l’annunciata visita a Pechino dell’inviato del Papa per il processo di pace in Ucraina, il cardinale Matteo Zuppi. Parole da leggere in controluce con quelle pronunciate, poco prima della celebrazione, nell’incontro interreligioso nel quale ha detto: “continuiamo a crescere insieme nella fraternità, come semi di pace in un mondo tristemente funestato da troppe guerre e conflitti”. Come esponenti di diverse religioni dobbiamo promuovere uno “stare insieme armonioso e aperto al trascendente, in cui l’impegno per la giustizia e la pace trovano ispirazione e fondamento nel rapporto con il divino”. Domenica in cui il Vangelo di Matteo ci propone il dialogo tra Pietro e Gesù, il quale parla di cosa accadrà a Gerusalemme: patire e soffrire a causa della cecità e dell’arroganza di anziani, sacerdoti e scribi, e venire ucciso per poi risorgere. Pietro non accetta queste parole, ragiona con logica umana, è convinto che Dio non lascerà morire suo figlio sulla croce. Ma Gesù sa che senza la croce non ci sarà resurrezione e non saranno sconfitti il peccato e la morte. Così dice a Pietro “va dietro di me, Satana, tu mi sei di scandalo”. Domenica scorsa abbiamo letto nel Vangelo che il Signore ha cambiato il nome di Simone in Cefa, ovvero in Pietro, la roccia sulla quale edificherà la sua chiesa; e questa domenica lo chiama Satana. Pietro si ribella, rifiuta il destino annunciato da Gesù lo considera un fallimento e così diventa da pietra solida a pietra d’inciampo nel cammino del Signore. Nell’omelia pronunciata nel Palazzo del ghiaccio cita le parole del Salmo, e si sofferma su due aspetti: la sete che ci abita e l’amore che ci disseta. Alla sinistra del Papa c’è la statua di legno della Vergine ritrovata da una donna nella spazzatura, alle spalle il grande crocifisso: chi vuole seguire Gesù percorre un cammino che passa attraverso l’esperienza del rifiuto, della contraddizione: “se qualcuno vuol venire dietro di me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Rinnegare è dire no all’egoismo che ci fa ragionare con il metro della convenienza e non quello dell’affidamento totale. Siamo “nomadi di Dio” dice il Papa, “pellegrini alla ricerca della felicità, di “un significato e una direzione della nostra vita, di una motivazione per le attività”. La fede cristiana afferma il vescovo di Roma “risponde a questa sete, la prende sul serio; non la rimuove, non cerca di placarla con palliativi o surrogati. Perché in questa sete c’è il nostro grande mistero: essa ci apre al Dio vivente, al Dio Amore che ci viene incontro per farci figli suoi e fratelli e sorelle tra di noi”. Ciò che ci disseta è l’amore, ricorda Francesco: “a volte ci sentiamo come una terra deserta, arida e senz’acqua, ma è altrettanto vero che Dio si prende cura di noi e ci offre l’acqua limpida e dissetante, l’acqua viva dello Spirito che sgorgando in noi ci rinnova liberandoci dal pericolo della siccità”. Successo, potere e cose materiali non dissetano le arsure della nostra vita, “questa è una mentalità mondana, che non porta a nulla di buono e ci lascia più aridi di prima”. Gesù, dice Francesco, ci indica la via: se vogliamo essere suoi discepoli dobbiamo prendere la sua croce e seguirlo. Solo l’amore ci disseta il cuore, guarisce le nostre ferite e ci dà la vera gioia. (Fabio Zavattaro - Sir)