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Dopo il naufragio di Salakta. Mons. Lhernould (Tunisi): “Non basta commuoversi, servono azioni concrete e condivise”

24 Ottobre 2025 - Un nuovo naufragio ha sconvolto la costa tunisina di Salakta, nei pressi di Mahdia. L’imbarcazione, partita in modo clandestino verso l’Europa, è affondata nella notte tra il 21 e il 22 ottobre. Secondo la Guardia costiera tunisina, almeno quaranta migranti, tra cui diversi bambini, hanno perso la vita, mentre trenta persone sono state tratte in salvo. Un dramma che si ripete e che interroga le coscienze. Ne parla mons. Nicolas Lhernould, vescovo di Tunisi. Nato nel 1975 a Courbevoie, in Francia, è vescovo di Tunisi dal gennaio 2020. Ordinato sacerdote nel 2004 per la diocesi di Tunisi, ha vissuto per oltre quindici anni in Tunisia, a Sousse e Monastir, dove ha svolto ministero pastorale tra i giovani e nel dialogo interreligioso. È stato anche parroco a Sfax e responsabile nazionale della Caritas Tunisia. Eccellenza, il naufragio di Salakta ha provocato decine di vittime. Come ha vissuto questa nuova tragedia? È un fatto terribile. Non è un naufragio in più: sono persone, vite uniche che si spengono. Come ha detto papa Francesco, non dobbiamo mai abituarci a queste cose. Il pensiero va alle loro famiglie, che forse neppure sanno che i loro cari sono morti in mare. Davanti a questi drammi, il cuore sanguina. Cosa prova, come pastore, davanti a un dolore che sembra non avere fine? Un dolore molto profondo. Un dolore che tocca tutti, credenti e non. Ogni volta ci troviamo a piangere persone che cercavano vita, speranza, futuro. Ciò non può essere ottenuto con mezzi pericolosi e proibiti, dove è in gioco niente di meno che la vita delle persone. Ma accanto alla tristezza nasce anche una domanda: come mai le persone sono spinte a rischiare la vita in questo modo, che siano consapevoli o meno dei pericoli, e cosa fare collettivamente per garantire che simili tragedie non si ripetano?
I numeri dei migranti morti nel Mediterraneo Secondo i dati del Missing Migrants Project dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) e dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), dal 2014 a oggi oltre 33.000 persone hanno perso la vita o risultano disperse nel Mar Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l’Europa. Nel solo 2024 si contano circa 2.450 vittime, uno dei bilanci più gravi dell’ultimo decennio. Dall’inizio del 2025, le stime aggiornate indicano già oltre 1.000 morti o dispersi. Il Mediterraneo resta la rotta migratoria più pericolosa al mondo, simbolo di una crisi umanitaria che chiede risposte condivise e durature.
La Tunisia è spesso luogo di transito per chi tenta di raggiungere l’Europa. Che cosa sta accadendo oggi nel Paese?
Bisogna ricordare che chi arriva in Tunisia per tentare di passare in Europa ha già attraversato il deserto del Sahara, che oggi è diventato il più grande cimitero del mondo. Lo ha ricordato papa Francesco a Marsiglia, nel 2023. Le ragioni che spingono le persone a partire sono molte: povertà, insicurezza, assenza di prospettive… Alcuni partono spinti dalla disperazione, altri per ingenuità, perché qualcuno promette loro un futuro migliore che poi non esiste. Ci sono anche reti di sfruttamento dietro questi viaggi della speranza? Sì, purtroppo esistono reti di trafficanti che approfittano del desiderio di speranza e trascinano la gente in situazioni terribili. Ho provato sollievo nel leggere che, grazie alla Guardia costiera tunisina, trenta persone sono state salvate. Purtroppo quaranta, tra cui anche bambini, sono morte. Il dramma è che queste partenze avvengono in modo del tutto clandestino, e noi ne veniamo a conoscenza solo a tragedia avvenuta. È doloroso, perché nessuno dovrebbe essere costretto a mettere in gioco la propria vita per una speranza che, spesso, è solo un miraggio. Qual è oggi il volto della Chiesa tunisina? La nostra è una piccola Chiesa, familiare: circa trentamila fedeli su una popolazione di dodici o tredici milioni di abitanti, provenienti da circa ottanta nazionalità. Un piccolo specchio della Chiesa universale. Il nostro impegno si concentra attorno a tre parole: contemplazione, cultura e carità. In che modo vivete concretamente queste tre dimensioni? Siamo, come dicevano i monaci di Tibhirine in Algeria, “persone che pregano in mezzo ad altre persone che pregano”. La preghiera e la testimonianza silenziosa sono il nostro primo linguaggio. Poi c’è la cultura e l’educazione, con centri culturali e nove scuole che animiamo nel Paese. Infine la carità: una piccola Caritas e molte iniziative di solidarietà, spesso nate dal contatto diretto con chi è nel bisogno.
Come risponde la Chiesa locale al dramma delle migrazioni?
Davanti alle migrazioni, la nostra risposta si fonda su tre atteggiamenti. Il primo è la “disponibilità del buon samaritano”: come il buon samaritano, cerchiamo di fare il possibile per alleviare la sofferenza di chi incontriamo. Il secondo è l’ascolto: molti hanno smarrito la bussola della propria vita. Nei centri di ascolto, cerchiamo di accompagnarli nel discernimento, aiutandoli a riscoprire una speranza reale, non illusoria. Il terzo è l’aiuto al ritorno volontario. Aiutiamo anche i tunisini desiderosi di rientrare dopo esperienze difficili in Europa, sostenendoli nel reinserimento, affinché ritrovino fiducia e radicamento nel proprio Paese. Cosa la colpisce maggiormente nel rapporto con i migranti che incontrate? Incontriamo le persone in movimento quando loro stesse vengono a noi. Il dono più grande è la fiducia che la gente ripone in noi. Vengono non solo per chiedere aiuto materiale, ma anche per cercare una parola fraterna, un ascolto umano. In fondo, il bisogno più profondo degli esseri umani è sentirsi accolti e riconosciuti. Che messaggio vuole lanciare alle istituzioni europee dopo questa tragedia? La questione politica è complessa, ma la bussola deve restare una sola: il rispetto incondizionato della persona umana. La Scrittura, nel libro della Sapienza, dice che “il giusto deve essere umano”. Ogni essere umano, migrante o no, è immagine e somiglianza di Dio. Cosa serve, secondo lei, per superare la logica dell’emergenza e guardare al futuro? Bisogna andare alle radici. Non basta commuoversi per le tragedie: occorre affrontare le cause che spingono la gente a partire, con una collaborazione sincera tra Nord e Sud. E serve anche ascoltare le paure delle opinioni pubbliche europee: solo così si può trasformare la paura in una relazione umana e razionale, orientata al bene comune. Non basta gestire l’emergenza: occorre costruire un futuro condiviso. (Riccardo Benotti/SIR)

Naufragio in Yemen: mons. Martinelli (vicariato Arabia), “necessarie politiche migratorie oculate e sagge”

5 Agosto 2025 - “Il naufragio accaduto vicino alle coste dello Yemen è motivo di grande dolore e tristezza”. Così mons. Paolo Martinelli, vicario apostolico dell’Arabia Meridionale, esprime al Sir il suo cordoglio per l’ennesima tragedia del mare. “Preghiamo per le vittime: il Signore le accolga nella sua pace; i sopravvissuti possano essere curati degnamente e ritrovare serenità”, aggiunge. Il presule, pastore di una Chiesa composta interamente da migranti, ribadisce la necessità di “politiche migratorie oculate e sagge” per contrastare i viaggi organizzati da “trafficanti senza scrupoli”. Mons. Martinelli, che ha guidato a Roma novanta giovani del Golfo per il Giubileo, sottolinea: “Come Chiesa di migranti credo sia importante sottolineare l’importanza dei processi migratori, così diffusi nel mondo intero”, e insiste: “Sono processi che devono essere governati sapientemente, interrompendo questi viaggi che spesso hanno esiti nefasti, come in questo caso”. (R.B./SIR)

Naufragio di Lampione (Lampedusa). Mons. Felicolo: “Servono forme legali di ingresso”

19 Marzo 2025 - Risultano essere 10 i superstiti, tra cui quattro donne, tratti in salvo dalla Guardia costiera e dalla Guardia di finanza e condotti all’hotspot di Lampedusa, dopo il naufragio avvenuto la scorsa notte al largo dell’isolotto di Lampione. Un gommone partito da Sfax, in Tunisia, con 56 persone a bordo, è affondato. Si contano purtroppo sei morti e circa 40 dispersi. “Siamo qui di nuovo a piangere dei morti e a commentare un’altra tragedia che appare evitabile, una tragedia che colpisce persone che cercano soltanto un futuro dignitoso per sé e per la propria famiglia. Sono persone che incontriamo tutti i giorni nelle nostre comunità e che accompagniamo in tanti modi, proprio a partire dalla infaticabile generosità del popolo lampedusano”. Queste le parole di mons. Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes a commento dei fatti della scorsa notte. “Proprio in questo momento del mondo siamo tutti chiamati a un surplus di sensibilità ai bisogni elementari di chi cerca accoglienza, un surplus di generosità gratuita”, continua il direttore generale della Fondazione Migrantes. “Sarebbe auspicabile che l’Unione europea, con la sua storia e le sue radici di diritto, invece di preoccuparsi di regolamentare, ad esempio, la gestione dei rimpatri, proponesse e finanziasse subito norme volte a investire in massima parte sul rafforzamento delle forme legali di ingresso. Solo le forme legali di ingresso sono l’unica vera forma di prevenzione che possa impedire il ripetersi di simili tragedie”.

Quei morti “non perdano anche la voce”. La strage di Cutro, due anni dopo

26 Febbraio 2025 - Nella notte tra il 25 e il 26 febbraio 2023, a Steccato di Cutro (Kr), 34 uomini, 26 donne e 34 minori trovarono la morte nelle acque di quel mare che rappresentava la loro unica speranza. In una nota resa pubblica nella giornata di ieri, i vescovi della Calabria hanno ricordato quei fatti, evidenziando che dal 2014 sono circa 23.000 le persone che hanno perso la vita nel Mar Mediterraneo: “Il rischio è che perdano anche la voce: quella voce che siamo chiamati ascoltare, non solo per non dimenticarli, ma per non rendere vana la loro vita e la loro morte”, scrivono in una nota diffusa poco fa. I presuli calabri rivolgono “un accorato appello affinché non scenda l’ombra dell’oblio su queste vite spente né sulle tante altre che necessitano ancora di essere ascoltate. Non possiamo – scrivono – dimenticare come molte di queste provengano da campi profughi di cui nessuno parla e da città ghetto di cui nessuno si occupa volentieri”. La Conferenza episcopale calabra chiede che “tutti facciano la loro parte: Stato, Regioni, Province e Comuni, Chiesa, mondo dell’informazione e altre realtà associative. Tutti, ognuno per ciò che gli è proprio, si impegnino con maggior coraggio e forza per promuovere non la cultura della chiusura, della persecuzione, della violenza, della deprivazione della dignità umana, ma quella della accoglienza e della familiarità. Costruiamo insieme una storia che non sia la fine, ma un nuovo inizio per quei tanti che in noi vedono una speranza di vita nuova!”. Anche il Santo Padre aveva più volte dedicato la sua attenzione alle vittime della strage. Dopo averne fatto menzione già nell'Angelus del 26 febbraio stesso, quando purtroppo però il bilancio era ancora solo provvisorio, papa Francesco aveva voluto dedicare un pensiero alle vittime anche nella preghiera della domenica successiva, il 5 marzo 2023. In particolare, sottolineò il suo "apprezzamento" e la sua "gratitudine alla popolazione locale e alle istituzioni per la solidarietà e l’accoglienza verso questi nostri fratelli e sorelle e rinnovo a tutti il mio appello affinché non si ripetano simili tragedie. I trafficanti di esseri umani siano fermati, non continuino a disporre della vita di tanti innocenti! I viaggi della speranza non si trasformino mai più in viaggi della morte! Le limpide acque del Mediterraneo non siano più insanguinate da tali drammatici incidenti! Che il Signore ci dia la forza di capire e di piangere". Il Papa era poi tornato su quei fatti pochi giorni dopo, il 18 marzo, nel corso del primo evento pubblico del Papa con i migranti dopo la tragedia di Cutro, un naufragio che “non doveva avvenire, e bisogna fare tutto il possibile perché non si ripeta”. Del resto, aveva scritto il Papa nel testo del messaggio per quell'evento, "una migrazione sicura, ordinata, regolare e sostenibile è nell’interesse di tutti i Paesi. Se non si aiuta a riconoscere questo, il rischio è che la paura spenga il futuro e giustifichi le barriere su cui si infrangono vite umane”. “Nonostante l’indignazione suscitata in occasione di quell’ennesimo, drammatico naufragio, tragedie simili hanno continuato a verificarsi”, scrivono in una Dichiarazione congiunta Laurence Hart, direttore dell’Ufficio di coordinamento del Mediterraneo dell’Oim, Nicola Dell’Arciprete, coordinatore della Risposta in Italia per l’Ufficio Unicef per l’Europa e l’Asia Centrale, e Chiara Cardoletti, rappresentante dell’Unhcr per l’Italia, la Santa Sede e San Marino.

Naufragio in Calabria: Migrantes Asti, oggi preghiera con mons. Prastaro

15 Marzo 2023 -
Asti - Di fronte alle vittime del naufragio avvenuto davanti alle coste di Cutro, in provincia di Crotone, domenica 26 febbraio, il vescovo di Asti, mons. Marco Prastaro, attraverso l’Ufficio Migrantes della diocesi  invita tutte le realtà diocesane, i rappresentanti delle diverse fedi religiose, le associazioni e tutti coloro che "si sentono toccati da questa tragedia" a partecipare a un incontro di riflessione e preghiera, questa sera, mercoledì 15 marzo, alle 18.30, presso il Foyer delle famiglie di via Milliavacca, 5. Chi desidera portare il proprio contributo attraverso la lettura di un testo o una testimonianza può farlo comunicandolo - fa sapere la Migrantes diocesana,  è pregato di comunicarlo a Paolo Maccario scrivendo a migrantes.asti@gmail.com".

Naufragio in Calabria: Mons. Aloise, “i cuori di chi è morto in questo mare non devono smettere di battere”

13 Marzo 2023 - Pietrapaola - “La cultura della vita deve prevalere su quella della morte. Sempre. Non possono essere gli interessi economici a guidare le sorti dell’umanità. I cuori di chi è morto in questo mare, soprattutto i cuori di tutti quei bambini non devono smettere di battere, il loro battito è il nostro battito ogni volta che sceglieremo la via della vita”. Sono un inno a preservare, custodire e accogliere la vita le parole pronunciate dall’arcivescovo di Rossano-Cariati, mons. Maurizio Aloise, a Pietrapaola, per il momento di preghiera e di riflessione per le vittime del naufragio di Cutro. Parole rivolte principalmente ai tanti bambini che hanno affollato la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, veri protagonisti di un momento che ha voluto rendere omaggio alle vite che sono state spezzate sulla spiaggia di Cutro, ma anche ai sogni e alle speranze che ognuno di quei cuori custodiva. L’appuntamento è stato organizzato e promosso dall’Ufficio diocesano per l’Apostolato del Mare diretto da don Giuseppe Ruffo, in sinergia con l’ufficio Migrantes diretto da Giovanni Fortino, che hanno accolto con entusiasmo il sincero moto di partecipazione emotiva degli studenti dell’istituto comprensivo di Mandatoriccio, plesso di Pietrapaola, diretto da Mirella Pacifico raccolto dal parroco di Santa Maria delle Grazie di Pietrapaola, don Umberto Sapia e fatto proprio dagli uffici diocesani. Presenti i parroci e numerosi sindaci del territorio con in testa il primo cittadino di Pietrapaola Manuela Labonia. Toccante il momento conclusivo. Dal lancio dei palloncini bianchi degli studenti delle scuole dell’infanzia, fino al corteo sulla 106 e l’arrivo sulla spiaggia dove vi è stato un momenti di preghiera e il lancio in mare di una corona di fiori.

Naufragio in Calabria: card. Czerny, “ipocrita dire non è stato possibile dare una risposta”

10 Marzo 2023 -
Città del Vaticano - “Non è stata una tragedia annunciata, ma una tragedia denunciata. Credo che sia ipocrita dire non è stato possibile dare una risposta”. Così il card. Michael Czerny, prefetto del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale, in un’intervista su Vatican news in occasione dei dieci anni di pontificato di Bergoglio, definisce il naufragio nel crotonese. “Non abbiamo saputo o voluto anticipare”, prosegue il cardinale: “Nella Chiesa, a cominciare da Papa Francesco, in tanti lo hanno sottolineato mille volte: non c’è nessuna sorpresa in queste vicende, sono cose previste e molto politiche. Oltre che tristissime”. IL card. Czerny, in particolare, denuncia “una confusione, una incoerenza anche nella politica migratoria europea”. “Dall’altra, ci sono i trafficanti che sono furbi, impresari, e approfittano dell’incoerenza per far prosperare il loro business – aggiunge -. Si può dire che il tema migratorio è il ‘sacramento’ del magistero di Papa Francesco”, ha sottolineato aggiungendo che "questa problematica così concreta, così umana e anche così ‘santa’ nel senso della sua grandissima importanza, lui ha cercato di comunicarla a tutti i fedeli e non solo. A tutti nel mondo il Papa ha fatto capire quanto è fondamentale la dignità della vita umana e la necessità di rispondere al nostro vicino. Lui ha reso rilevante il fenomeno migratorio, ha reso evidente la presenza di Gesù, della Santa Famiglia, fra coloro che fuggono. A tutti ha aperto la possibilità di rispondere – come cristiani e come uomini – con il suo insegnamento: accogliere, promuovere, proteggere e integrare”. Secondo il card. Czerny, “tutte le persone hanno capito ciò che il Papa ha detto, anche i responsabili di queste cosiddette tragedie che è piuttosto un crimine”. “Sono risultati di azioni politiche. Attenzione, quindi, a non mescolare le due cose… Le parole di Francesco arrivano a tutti, i credenti anzitutto, le persone che credono in Dio, nella vita, nella fraternità, nella casa comune. Costoro rispondono alle parole del Santo Padre, non cedono a un rifiuto crudele e inumano del prossimo”. Come augurio per il Papa, il cardinale formula “il desiderio forte che riceva ancora la grazia e sappia quanta infinita è la nostra gratitudine, la gratitudine di tutto il mondo per questi dieci anni che ci hanno cambiato tutti in meglio”.

Naufragio in Calabria: tensione davanti al PalaMilone

8 Marzo 2023 - Crotone - Questa mattina tensione alta davanti al PalaMilone di Crotone, con i familiari dei migranti morti a Cutro che domandano risposte sulla sorte delle bare che da quasi dieci giorni sono all’interno del Palazzetto dello Sport. “Dove sono i diritti umani?”, “è questa l’Italia? È questa l’Europa? Si può morire in mare?”, “sono dieci giorni che stiamo aspettando, ma cosa dobbiamo aspettare?”, le espressioni più ricorrenti. Secondo alcuni familiari, “in acqua ci sono ancora quaranta persone”. Tra i presenti anche la madre e la sorella di Torpekai Amarkhel, la giornalista collaboratrice Onu che ha perso la vita nel naufragio. A lei il settimanale calabrese della diocesi di Cosenza-Bisignano, “Parola di Vita” dedica la copertina ricordando che con lei sono morti anche altri quattro membri della sua famiglia. “Abbiamo pensato – scrive il giornale – di dedicarle la nostra prima pagina e offrirle così il nostro fiore e la nostra preghiera pensando alle tante altre donne vittime di violenza e ingiustizia”. Il settimanale pubblica anche una intervista del direttore,  Enzo Gabrieli, con il presidente della Commissione Cei per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes, l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, mons. Gian Carlo Perego.

Naufragio in Calabria: Tavolo Asilo, manifestazione sabato dalla spiaggia di Cutro

8 Marzo 2023 - Roma - «Fermare la strage, subito! La strage di Cutro non è stato un incidente imprevedibile. È solo l'ultima di una lunghissima serie di tragedie che si dovevano e si potevano evitare». Si apre così l'appello sottoscritto da Tavolo Asilo e Immigrazione, da Rete 26 Febbraio, dalle Ong impegnate in operazioni di ricerca e soccorso e dalle tante organizzazioni locali e nazionali che hanno deciso di promuovere una manifestazione sulla spiaggia di Cutro il prossimo 11 marzo, per esprimere indignazione per quanto accaduto e solidarietà con le famiglie delle vittime. La manifestazione, che comincerà alle 14.30 sul lungomare di Cutro, è «il primo importante appuntamento nazionale di un percorso di iniziative e mobilitazioni che le reti intendono organizzare». «La drammatica assenza di canali sicuri e legali di accesso al territorio europeo viene spiegato in una nota - obbliga chi fugge da guerre, persecuzioni e povertà a rischiare la vita: l'obiettivo di organizzazioni e associazioni è sollecitare un'inversione di rotta delle politiche migratorie in Italia e nell'Unione europea. A chi non potrà essere presente a Steccato di Cutro le associazioni chiedono di mobilitarsi online scattandosi una foto con la fascia bianca al braccio e pubblicarlo sui social con l'hashtag #fermarelastrage. Finora hanno aderito all'iniziativa, fra le altre, anche Acli, Caritas Italiana, Centro Astalli, Comunità Papa Giovanni XXIII, Comunità di S.Egidio, e Fondazione Migrantes.

Naufragio in Calabria: sale a 72 il numero dei morti accertati, 17 i minori

7 Marzo 2023 -
Roma - Sale a 72 il numero accertato di vittime del naufragio di migranti del 26 febbraio davanti alla spiaggia di Steccato di Cutro, nel Crotonese: 17 sono minori. Questa mattina il corpicino di una bambina dell'apparente età di 3 o 4 anni è stato avvistato in mare da alcuni cittadini che hanno avvisato la Guardia Costiera la quale ha provveduto al recupero. La piccola salma è stata portata in obitorio. Poco dopo è stato recuperato anche il cadavere di una donna. I sedici minori trovati morti in precedenza sono stati tutti identificati grazie al lavoro della Polizia scientifica di Crotone. Tre dei minori sopravvissuti sono ancora ricoverati nel reparto di pediatria dell'ospedale di Crotone. Le ricerche proseguono senza sosta con mezzi aerei, navali, sommozzatori, droni e personale di presidio a terra di Guardia Costiera, Questura, Carabinieri, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco e Protezione Civile regionale. Intanto c'è la convocazione del Consiglio dei ministri a Cutro per giovedì.

Naufragio in Calabria: da Nord a Sud fascia bianca al braccio in segno di lutto

7 Marzo 2023 -

Milano - Fascia bianca ieri in consiglio comunale, a Torino, e in molte scuole italiane, da nord a sud, in segno di lutto per i morti del naufragio di Cutro. A Torino l’hanno indossata il sindaco Stefano Lo Russo e i consiglieri di maggioranza, oltre che del M5s e “Torino Bellissima”, aderendo a un’iniziativa lanciata dalla scrittrice Elena Stancanelli che ha coinvolto anche numerose scuole. «È un messaggio simbolico - hanno spiegato i consiglieri - per far sì che le coscienze non si addormentino e per dire che le politiche devono basarsi sul fatto che accoglienza e solidarietà sono l’unica dimensione possibile che ci rappresenta come popolo». «La mia proposta è: dichiariamolo, il nostro lutto. Un lutto al quale ci ribelliamo: mettiamo al braccio una fascia bianca. Andateci a scuola, lunedì. Fatevi vedere, mostratevi sui vostri social, gridate la vostra estraneità a questo abominio. Rimanete innocenti, dichiarando pubblicamente la vostra distanza. Se non grideremo abbastanza, se non faremo capire in tutti i modi quanto ci fa schifo quello che è stato fatto domenica, quello che continua ad accadere nel nostro mare, ne porteremo addosso il dolore anche noi. La mia voce è piccola, ma la nostra tutti insieme è potente», aveva scritto Stancanelli. E 3 studenti su 10 si sono detti disposti a portare ieri la fascia a scuola o condividerla sui social. Tra gli oltre 1.200 giovanissimi di età compresa tra gli 11 e i 19 anni intervistati dal portale Skuola.net per La Stampa - infatti, ben 3 su 10 hanno detto di essere della partita, indipendentemente dalle proprie idee sull'argomento immigrazione e sulla politica in generale.

Naufragio in Calabria: Mattarella, “il cordoglio deve tradursi in scelte concrete, operative, da parte di tutti”

6 Marzo 2023 - Potenza – “A non molta distanza da qui, sulle coste di Calabria, giorni fa si è verificato un evento tragico che ha, come tutti ben sappiamo, coinvolto interamente la commozione del nostro Paese. I profughi afgani hanno fatto tornare anzitutto in mente quanto, quasi due anni fa, il nostro Paese ha fatto nel momento in cui i talebani occupavano Kabul per portare in Italia non soltanto i nostri militari in missione lì, ma per portare in Italia tutti i cittadini afgani che avevano collaborato con la nostra missione. Non ne abbiamo lasciato nessuno, li abbiamo tutti accolti qui in Italia”. Lo ha detto questa mattina il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo a Potenza in occasione del 40° anniversario dell’Università degli studi della Basilicata, nel 40° dalla sua fondazione. I fatti di Cutro ci fa tornare alla mente “le immagini televisive della grande folla di afgani all’aeroporto di Kabul che imploravano un passaggio in aereo per recarsi altrove. Ci fa – ha detto Mattarella -  quindi comprendere il perché intere famiglie, persone che non vedono futuro, cercano di lasciare, con sofferenza - come sempre avviene - la propria terra per cercare un avvenire altrove, per avere possibilità di un futuro altrove”. Per il Capo dello Stato di fronte all’evento “drammatico che si è consumato, ma ancor più a ciò che questo raffigura di condizioni drammatiche, in quello come in altri Paesi, il cordoglio deve tradursi in scelte concrete, operative, da parte di tutti. Dell’Italia, per la sua parte, dell’Unione europea, di tutti i Paesi che ne fanno parte. Perché questa è la risposta vera da dare a quello che è avvenuto, a queste condizioni che – ripeto - con violazione dei diritti umani e della libertà, colpiscono tutti, in qualunque parte del mondo”.    

Naufragio in Calabria: card. Parolin, “monito alle nostre coscienze e non può lasciarci né indifferenti né bloccati dalla paura”.

6 Marzo 2023 - Sacrofano -  “Le scelte concrete da compiere nel quotidiano e le sfide che la società odierna deve affrontare ci suggeriscono di scorgere nella fraternità universale il fondamento profondo dell’accoglienza, oggi come non mai indispensabile per costruire un mondo rappacificato, nel quale il diritto ad una vita libera e dignitosa venga assicurato ad ogni essere umano, in qualunque parte del mondo si trovi, specialmente se nel suo Paese questo non è possibile o se vi è perseguitato”.  Lo ha detto oggi il card. Pietro Parolin  intervenendo alla prima edizione della “Cattedra dell’Accoglienza che si aperta oggi a Sacrofano. Per il porporato anche “la condivisione dei beni e delle risorse può certamente favorire un atteggiamento accogliente da parte dei popoli che vivono nel cosiddetto mondo sviluppato. La cura di ogni essere umano favorirà poi quel dialogo tra i popoli di cui oggi si sente urgente bisogno”. Oggi – ha aggiunto il card. Parolin - “c’è un grande nemico dell’accoglienza: la paura! E l’opinione pubblica sembra trovare motivi sempre validi per alimentare questa paura, che arriva a condizionare le scelte politiche di Governi e istituzioni. È di queste ore il dibattito, non sempre costruttivo e proficuo, che si è generato a partire dalla tragedia consumatasi al largo di Cutro, dove il 26 febbraio scorso è terminato il viaggio di 180 migranti, con un bilancio gravissimo e tristissimo di vittime e dispersi, molti dei quali sono bambini. Quella disgrazia è un monito alle nostre coscienze e non può lasciarci né indifferenti né bloccati dalla paura”. Il Segretario di Stato Vaticano ha auspicato che questa “Cattedra dell’accoglienza” aiuti a “smontare il sentimento della paura, mettendone in luce i gravi rischi se non viene superata da nuovo impegno e nuova responsabilità nel trovare vie concrete di disponibilità, e attivi meccanismi di informazione e formazione capaci di forgiare nuove tendenze all’interno dell’opinione pubblica. La Cattedra – ha quindi aggiunto - non pretende certo di sostituirsi alla necessaria educazione del cuore, per la quale la Chiesa è impegnata in prima linea; al contrario, si propone di contribuire a strutturare cammini formativi capaci di rispondere all’urgente bisogno di cura e di sensibilità verso l’altro, trovando nella fede e nella preghiera un privilegiato campo d’azione”. L’incontro – che si concluderà venerdì 10 vedrà la presenza, tra gli interventi, di mons. Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes.  L’iniziativa, partita nel marzo scorso a Sacrofano proprio alla presenza del card. Parolin, intende essere a cadenza annuale per “ribadire a noi stessi la necessità e l’urgenza della formazione, oltre che della condivisione delle esperienze e delle buone pratiche”, è stato spiegato. (Raffaele Iaria)

Naufragio in Calabria: una giornata di preghiera e riflessione venerdì 10 marzo

6 Marzo 2023 - Rossano - "La tragedia di Cutro non può e non deve lasciarci indifferenti. Le vite spezzate in un mare in tempesta interrogano ognuno di noi dal profondo. In questo triste e tragico momento di dolore irrompe con urgenza la necessità di fermarsi a riflettere e pregare". Così una nota della diocesi di Rossano Cariati invita tutte le comunità cristiane a manifestare con la preghiera e la solidarietà "una concreta vicinanza alle vittime". Un momento di preghiera e di riflessione si svolgerà venerdì prossimo, 10 marzo, a Pietrapaola su iniziativa dell’Ufficio diocesano per l’Apostolato del Mare diretto da don Giuseppe Ruffo, dall'Ufficio Migrantes  diretto da Giovanni Fortino, dalla parrocchia di Santa Maria delle Grazie di Pietrapaola guidata da don Umberto Sapia e dall'Istituto comprensivo di Mandatoriccio diretto dalla dirigente scolastica Mirella Pacifico. L’appuntamento prevede due momenti. Prima il momento di preghiera nella parrocchia di S. Maria delle Grazie che sarà presieduto dall'arcivescovo mons. Maurizio Aloise. Saranno proprio gli alunni dell'istituto comprensivo di Mandatoriccio (plesso di Pietrapaola) ad animarlo con poesie, cartelloni e riflessioni suscitate nei loro cuori dalle terribili immagini della spiaggia di Steccato di Cutro. A conclusione del momento di raccoglimento si andrà verso la spiaggia dove verrà lanciata nel mare una corona di fiori in ricordo delle vittime del naufragio. (R.Iaria)  

Naufragio in Calabria: migliaia alla Via Crucis sul luogo della tragedia

6 Marzo 2023 - Crotone – Erano migliaia le persone che ieri si sono ritrovate sulla spiaggia di Steccato di Cutro per una Via Crucis in ricordo dei 70 migranti morti nel naufragio di domenica scorsa. “Con Cristo tra i migranti dinanzi all’indifferenza dei potenti”, il tema scelto dagli uffici Migrantes e Liturgico della diocesi di Crotone-Santa Severina che nanno promosso l'iniziativa. Con il legno di quel barcone affondato a pochi metri dalla spiaggia  è stata costruita una Croce con gli stessi bulloni e gli stessi chiodi realizzata con l'aiuto di un artista  locale e che sarà custodita nella parrocchia di Le Castella, ha spiegato il parroco don Francesco Loprete. A portare quella croce i fedeli della varie parrocchie del circondario di Cutro, nella diocesi di Crotone- Santa Severina. Con loro l’arcivescovo mons. Angelo Panzetta e l’imam della Moschea di Cutro, Mustafa Achik. “Non ci aspettavamo questa grande partecipazione”, dicono dall'Ufficio Migrantes della diocesi crotonese. Al termine del rito, al quale hanno partecipato anche l’arcivescovo di Cosenza-Bisignano e membro della Commissione Migrantes della Cei, mons. Giovanni Checchinato e  il vescovo di Lamezia Terme, mons. Serafino Parisi, la recita di un Eterno riposo e la corona di fiori bianchi gettata in mare dall’imam insieme ad un sacerdote.  Un’altra “Via Crucis”, all’interno delle comunità parrocchiali, si era svolta venerdì, sempre per le vittime sinora accertare del disastro, cui aggiungere, sottolinea la direttrice di Migrantes suor Loredana Pisani, le altre custodite nel cuore del mare. “Mancano da trenta a cinquanta persone, gran parte bambini”, dice: “la situazione migratoria è difficile da fronteggiare ed è vero che bisogna evitare gli sbarchi, ma non è possibile evitare che i migranti cerchino vie di fuga". Sr. Pisani ricorda che ciascun migrante ha pagato da 8 a 10mila euro per il viaggio poi terminato con il naufragio di Cutro, quindi se ci fossero dei canali legali li seguirebbero volentieri. (R.Iaria)

Naufragio in Calabria: mons. Panzetta, “non vogliamo un’Europa con il filo spinato” dove “è difficile trovare accoglienza”

6 Marzo 2023 - Crotone - “Non vogliamo un’Europa con il filo spinato e laddove è difficile trovare accoglienza. Le persone che hanno perso la vita in questo mare sono la carne di Gesù”. Lo ha detto ieri mons. Angelo Raffaele Panzetta, arcivescovo di Crotone-Santa Severina, al termine della Via Crucis che si è tenuta sulla spiaggia dello Steccato di Cutro, animata dalle parrocchie del territorio e promossa dall'Ufficio Migrantes della diocesi. Alla Via Crucis anche mons. Giovanni Checchinato, arcivescovo di Cosenza-Bisignano e membro della Commissione Cei per le Migrazioni, e mons. Serafino Parisi, vescovo di Lamezia Terme. Mons. Panzetta ha evidenziato che “Gesù è il cuore accogliente e ospitale di Dio nei confronti dell’umanità. Se siamo cristiani non possiamo non essere accoglienti, dobbiamo avere il cuore aperto come il Signore” e “sappiamo che Dio, oceano di pace, ha accolto questi fratelli con cuore di Padre”. Per il presule crotonese, “abbiamo la necessità di generare intorno a noi un clima di accoglienza, di fraternità, di amicizia, non permettiamo alla paura di farci diventare comunità dal cuore gelido, atterrito di fronte alle diversità, perché noi vogliamo una convivialità delle differenze”.  

Liberaci dal male

6 Marzo 2023 - Roma - Era l’8 luglio del 2013 quando papa Francesco, da Lampedusa, denunciava la “globalizzazione dell’indifferenza” causata dal benessere. "Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro!", aveva detto il Pontefice. Di lì a tre mesi il mare sarebbe tornato a inghiottire altre vite, altre speranze, che cercavano solo un approdo di salvezza. Sono trascorsi 10 anni e, da Lampedusa a Cutro, nulla è cambiato. Non si riesce a fare a meno di pensare a quelle vite - ai bambini, alle donne, agli uomini, ciascuno con un nome, una storia, dei familiari che li piangono - travolte dalla nostra indifferenza, inghiottite dal nostro egoismo. All’inarrestabile fremito di speranza, all’innato istinto di sopravvivenza che le aveva spinte a cercare vita, più vita, affidandosi alla forza ignota del mare, alle mani crudeli di dispensatori di morte. Con il trascorrere dei giorni, poi, aumentano i dubbi su ciò che avrebbe potuto essere fatto, si tirano in ballo “regole di ingaggio”, si pronunciano parole dure come le pietre, affilate come lame: “Non dovevate partire”, che è come dire: “È colpa vostra”. E aumentano la rabbia e il dolore. Nella Sacra Scrittura il mare rappresenta il male. È ad esso che Gesù si rivolge, intimandogli di calmarsi, minacciandolo, riconsegnando così le acque e i discepoli a un’insperata quiete (Mt 8,23-27). Il Principe della Pace compie in questo modo un esorcismo sulle forze malefiche che si annidavano tra le onde. Oggi quel male non abita le profondità degli abissi, ma il nostro cuore indurito, che ha riempito quegli abissi di morti innocenti. Ed è il nostro cuore che oggi Gesù deve liberare. No, non si riesce a non pensare a quest’ultima strage, a tutte le stragi, anche a quelle che si consumate lontano dai nostri occhi, dalle nostre coste. Continueranno i viaggi, non si fermeranno le traversate. Fino a quando ci saranno sperequazioni e sfruttamento, fino a quando saccheggeremo e faremo violenza sulle terre dei poveri, i poveri verranno a chiederci conto delle nostre azioni. Signore, liberarci dal male. Solo Tu puoi farlo. Liberaci, Signore. E sarà di nuovo bonaccia nella nostra vita, nelle nostre relazioni, nell'umanità che Tu ci hai affidato. (Luca Insalaco)  

Naufragio in Calabria: Papa Francesco, “non si ripetano simili tragedie”

6 Marzo 2023 - Città del vaticano - "Esprimo il mio dolore per la tragedia avvenuta nelle acque di Cutro, presso Crotone. Prego per le numerose vittime del naufragio, per i loro familiari e per quanti sono sopravvissuti. Manifesto il mio apprezzamento e la mia gratitudine alla popolazione locale e alle istituzioni per la solidarietà e l’accoglienza verso questi nostri fratelli e sorelle e rinnovo a tutti il mio appello affinché non si ripetano simili tragedie. I trafficanti di esseri umani siano fermati, non continuino a disporre della vita di tanti innocenti! I viaggi della speranza non si trasformino mai più in viaggi della morte! Le limpide acque del Mediterraneo non siano più insanguinate da tali drammatici incidenti! Che il Signore ci dia la forza di capire e di piangere". Lo ha detto ieri mattina papa Francesco al termine della preghiera mariana dell'Angelus. (R.I.)

Naufragio in Calabria: Mattarella in preghiera davanti alle salme dei migranti morti

2 Marzo 2023 - Crotone - Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha reso omaggio questa mattina, a Crotone, alle vittime del naufragio avvenuto al largo delle coste di Steccato di Cutro domenica scorsa. Dopo essersi raccolto in silenzio davanti alle bare nella camera ardente allestita nel palazzetto dello sport di Crotone, il presidente ha incontrato le famiglie delle vittime e ha ricevuto da loro una richiesta di aiuto per poter riportare in patria le salme. Quindi Mattarella si è recato all’ospedale cittadino dove sono ricoverati 15 superstiti del naufragio, tra cui alcuni bambini. Il presidente è stato preceduto da alcuni pacchi contenenti giocattoli fatti consegnare ai piccoli degenti che si trovano nel reparto di pediatria.   (Foto di Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Mons. Lorefice: “quel che è avvenuto a Cutro non è stato un incidente, bensì la naturale conseguenza delle politiche italiane ed europee di questi anni

1 Marzo 2023 - Palermo - I morti di Cutro, “fratelli e sorelle sfiniti dalla sofferenza della fuga da una patria martoriata e ingoiati dalle onde del nostro mare in un ultimo, disperato combattimento, hanno tentato fino all’ultima bracciata, fino all’ultimo respiro di sfiorare con le dita la speranza che fin qui avevano inseguito: toccare terra in un luogo capace di salvarli e di accoglierli. La speranza di una terra diversa da quella che tragicamente avevano dovuto abbandonare perché incapace di assicurare il diritto alla vita e alla sicurezza dell’umanità in quanto tale”. E’ quanto dice l’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lojudice dopo la tragedia avvenuta sulle coste calabre. “Non hanno riconosciuto, i nostri fratelli pakistani, afghani, iraniani, siriani, nell’orizzonte freddo della costa, avara di aiuti e incapace di cura per l’unicità preziosa delle loro vite, non hanno riconosciuto questa diversità della nostra terra rispetto a quella che li ha scacciati, perseguitati, minacciati, costretti all’esilio. Ci avrebbero chiesto, se fossero riusciti ad approdare – ce lo chiedono gli occhi sgomenti, atterriti dei sopravvissuti – su cosa fondiamo oggi noi europei, noi occidentali, la promessa che abbiamo fatto quando abbiamo scritto la Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo. Ci avrebbero chiesto – e ora tocca a noi, da cittadini, da cristiani, chiedercelo e chiederlo a nome di ognuno di loro ai Governi italiano ed europeo – se abbiamo compreso che quella promessa l’abbiamo fatta innanzitutto a coloro che ancor oggi scappano dai luoghi in cui questi diritti sono sconosciuti, violati, e se ci siamo resi conto che lasciandoli morire li abbiamo violati noi stessi, per primi”, evidenzia il presule che è anche delegato Migrantes della Conferenza Episcopale Siciliana. Per mons. Lorefice “non è solo dinanzi a quello che è accaduto in Calabria che ci sentiamo di dover fare questa affermazione, ma anche e soprattutto dinanzi alla negazione delle responsabilità, alla gravità della loro elusione, alla mancanza di consapevolezza politica ed umana da parte delle istituzioni nazionali ed internazionali impegnate solo a stringere accordi con paesi come la Libia per trattenere e sospingere i migranti in veri e propri campi di concentramento. Non c’è spazio oggi per i qualunquismi: è tempo per tutti noi di rifuggire con chiarezza da ogni narrazione tesa a colpevolizzare l’anello più debole della società. La responsabilità è nostra: quel che è avvenuto a Cutro non è stato un incidente, bensì la naturale conseguenza delle politiche italiane ed europee di questi anni, la naturale conseguenza del modo in cui noi cittadini, noi cristiani, malgrado il continuo appello di Papa Francesco, non abbiamo levato la nostra voce, non abbiamo fatto quel che era necessario fare girandoci dall’altra parte o rimanendo tiepidi e timorosi”. Il “culmine simbolico di tutto ciò – ha detto ancora l’arcivescovo di Palermo  - è stata la dichiarazione resa dal ministro Piantedosi, un uomo delle istituzioni che ha prestato il proprio giuramento sulla Costituzione italiana – la stessa Costituzione che prima di ogni altra cosa riconosce e garantisce quei diritti inviolabili dell’uomo –, il quale ha ribaltato la colpa sulle vittime. Come mi sono già trovato a dire, durante la Preghiera per la pace del 4 novembre 2022, rischiamo tutti di ammalarci ‘di una forma particolare di Alzheimer, un Alzheimer che fa dimenticare i volti dei bambini, la bellezza delle donne, il vigore degli uomini, la tenerezza saggia degli anziani. Fa dimenticare la fragranza di una mensa condivisa’. Come cristiani, memori della parola del Vangelo del Messia che si è fatto povero e ha sposato la causa dei poveri, insieme alle donne e agli uomini di buona volontà e alle numerose associazioni umanitarie impegnate nel Mediterraneo e sulle rotte di terra, crediamo che sia necessario rispondere ai tanti interrogativi ancora aperti sul naufragio di Cutro e che venga dissipato ogni equivoco sulla gravissima responsabilità di chi non soccorre i naufraghi lasciandoli morire in mare. Si aprano una volta per tutte i tanto attesi corridoi umanitari, si agisca sul diritto di asilo, si lavori sull’integrazione. Facciamo insieme di questa nostra terra un giardino fecondo di vita, in cui celebrare e sperimentare la convivialità delle differenze”.