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Naufragio in Calabria: Tavolo Asilo, manifestazione sabato dalla spiaggia di Cutro

8 Marzo 2023 - Roma - «Fermare la strage, subito! La strage di Cutro non è stato un incidente imprevedibile. È solo l'ultima di una lunghissima serie di tragedie che si dovevano e si potevano evitare». Si apre così l'appello sottoscritto da Tavolo Asilo e Immigrazione, da Rete 26 Febbraio, dalle Ong impegnate in operazioni di ricerca e soccorso e dalle tante organizzazioni locali e nazionali che hanno deciso di promuovere una manifestazione sulla spiaggia di Cutro il prossimo 11 marzo, per esprimere indignazione per quanto accaduto e solidarietà con le famiglie delle vittime. La manifestazione, che comincerà alle 14.30 sul lungomare di Cutro, è «il primo importante appuntamento nazionale di un percorso di iniziative e mobilitazioni che le reti intendono organizzare». «La drammatica assenza di canali sicuri e legali di accesso al territorio europeo viene spiegato in una nota - obbliga chi fugge da guerre, persecuzioni e povertà a rischiare la vita: l'obiettivo di organizzazioni e associazioni è sollecitare un'inversione di rotta delle politiche migratorie in Italia e nell'Unione europea. A chi non potrà essere presente a Steccato di Cutro le associazioni chiedono di mobilitarsi online scattandosi una foto con la fascia bianca al braccio e pubblicarlo sui social con l'hashtag #fermarelastrage. Finora hanno aderito all'iniziativa, fra le altre, anche Acli, Caritas Italiana, Centro Astalli, Comunità Papa Giovanni XXIII, Comunità di S.Egidio, e Fondazione Migrantes.

Tavolo Asilo e Immigrazione: il decreto legge 1/2023 non va convertito

14 Febbraio 2023 - Roma - "Il Parlamento si appresta a votare il Disegno di Legge di conversione del decreto ONG: chiediamo ai parlamentari e alle parlamentari di opporsi affinché la legge non venga approvata. L’Italia deve garantire una maggiore tutela dei diritti delle persone in cerca di protezione e non ostacolare chi salva le persone che rischiano di
morire in mare". E' quanto si legge in un nota del Tavolo Asilo diffuso oggi. Il decreto ordina alle Ong di procedere allo sbarco subito dopo ogni operazione di salvataggio. Una misura  -spiega il Tavolo Asilo - che ostacola ulteriori salvataggi, "contrastando con quanto sancito dall’Unclos, che obbliga il capitano a prestare assistenza immediata alle persone in difficoltà. A questo si aggiunge la recente prassi governativa di assegnare come porti di sbarco luoghi lontani dalle aree di salvataggio: di fatto, le Ong sono obbligate a trascorrere molto tempo in mare, con a bordo persone già in situazione di vulnerabilità, e senza poter effettuare altri salvataggi".
"In assenza di uno sforzo di pattugliamento e soccorso statale italiano ed europeo - spiegano le associazioni firmatarie - l’allontanamento forzato delle navi di soccorso delle Ong aumenta il rischio di perdita di vite umane in mare. Il decreto impone inoltre compiti eccessivi e ingiustificati al comandante della nave, che dovrebbe raccogliere i dati dei richiedenti asilo: un processo che è invece a carico degli Stati e, come evidenziato dall’Unhcr, deve essere svolto solo dopo lo sbarco in un luogo sicuro e una volta soddisfatte le necessità immediate". Il Tavolo Asilo fa appello  a tutti i membri del Parlamento italiano affinché "si oppongano al decreto legge 1/2023 impedendone la conversione" e chiedono al Governo di "non intervenire con ulteriori provvedimenti contro chi pratica la solidarietà. L’Italia deve garantire una maggiore tutela dei diritti e delle persone che cercano protezione". Con questo provvedimento "l’Italia - prosegue la nota - rischia un ulteriore isolamento in Europa". Alle 14.00 di domani, mercoledì 15 febbraio 2023, presso la Sala Cristallo dell’Hotel Nazionale, Piazza Montecitorio a Roma è prevista una conferenza stampa con la partecipazione delle associazioni del Tavolo Asilo e Immigrazione, delle ONG che operano salvataggio in mare e dei parlamentari che si oppongono alla conversione in legge del Decreto del Governo.

Elezioni: Tavolo Asilo e immigrazione, sette proposte ai partiti per “misure urgenti e necessarie”

21 Settembre 2022 - Roma - Sette proposte ai partiti riguardo alle politiche sull’immigrazione e il diritto d’asilo per “misure urgenti e necessarie” da attuare nella prossima legislatura sono contenute in un Documento proposte Tavolo Asilo e Immigrazione elezioni 25 settembre 2022 stilato dal Tavolo Asilo e immigrazione, la principale coalizione nazionale che riunisce le organizzazioni del Terzo settore impegnate in quest’ambito in Italia. “Le politiche sull’immigrazione e il diritto d’asilo sono state, almeno negli ultimi venti anni, frutto di numerosi interventi, volti quasi tutti a ridurre lo spazio dei diritti delle persone di origine straniera – osservano –. Questa tendenza, con poche eccezioni, ha accentuato la condizione di precarietà degli stranieri e la loro riscattabilità, fino a determinare pesanti forme di discriminazione. Dal 2011 ad oggi il discorso pubblico sull’immigrazione si è sempre più polarizzato, sviluppandosi principalmente intorno al binomio ‘migrazione-sicurezza’ e adottando un approccio emergenziale anziché strutturale, progressivamente concentrato sull’accesso al diritto d’asilo e sull’accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati”. Sette i temi in cui si articola il documento: Rapporto tra persone straniere e pubblica amministrazione; Canali di ingresso legali e presenza regolare sul territorio; Cittadinanza e diritto di voto; Accesso alla procedura di protezione internazionale e gestione delle frontiere esterne e interne all’Unione europea; Riforma del sistema di accoglienza; Detenzione amministrativa ed espulsione; Ufficio nazionale anti discriminazioni razziali. Fanno parte del Tavolo Asilo e immigrazione: A Buon Diritto, Acat Italia, Acli, ActionAid, Arci, Asgi, Centro Astalli, Cies, Cgil, Cnca, Comunità Papa Giovanni XXIII, CoNNgi, Emergency, Europasilo, Focus Casa dei diritti sociali, Medici del mondo Italia, Movimento Italiani senza cittadinanza, Medici senza frontiere, Oxfam, Refugees Welcome Italia, Senzaconfine, Simm, Uil, Unire.  

Tavolo Asilo: domani presentazione delle proposte al Governo per riformare il sistema d’accoglienza

21 Giugno 2022 -
Roma - “Venti anni fa il nostro Parlamento introduceva per legge il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), il primo sistema pubblico di accoglienza per chi arrivava in Italia in fuga da guerre e persecuzioni. Una riforma molto importante che ha rappresentato un grande passo in avanti per il diritto d’asilo e l’accoglienza. Dopo tanti anni quella riforma è ancora incompiuta e il sistema Sprar, che nel frattempo ha cambiato nome e si chiama Sai, Sistema d’accoglienza e integrazione, non è mai diventato quel sistema unico che tutti hanno sempre auspicato a parole e che la stessa legge, più volte modificata, prevede”. Lo evidenzia in una nota il Tavola Asilo in una nota pubblicata in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato. Il Sai, sottolinea il Tavolo, continua a rappresentare meno di un terzo del totale dei posti in accoglienza in Italia. Di gran lunga più ampio è quel sistema gestito dalle prefetture, Centri d’accoglienza straordinaria (Cas), che risponde all’eterna emergenza, troppo spesso determinata dalla mancanza di programmazione da parte del Governo. “Le tante criticità del nostro sistema d’accoglienza ricadono ogni giorno sui territori e sulle organizzazioni della società civile che gestiscono direttamente le attività con i beneficiari presenti nei diversi progetti”. Il Tavolo Asilo e Immigrazione, la coalizione più ampia delle organizzazioni della società civile impegnate per la promozione e la tutela dei diritti delle persone di origine straniera nel nostro Paese, ha condotto una approfondita indagine su cosa pensano i responsabili dei progetti d’accoglienza delle tante strutture distribuite sul territorio nazionale e sulla base delle risposte degli operatori e delle operatrici dell’accoglienza, nonché sulla base dell’esperienza delle associazioni che sono impegnate da tanti anni in questo ambito, propone un documento per una riforma del sistema d’accoglienza chiedendo alle istituzioni responsabili di aprire un confronto urgente per superare le tante criticità di questo sistema”. Il Tavolo convoca una conferenza stampa per mercoledì 22 giugno, alle 11.30, presso la Sala Campigli dell’hotel delle Nazioni, in Via Poli 6, a Roma, per presentare i risultati dell’indagine e per avanzare le proprie proposte al governo e alle istituzioni responsabili dell’accoglienza nel nostro Paese.

Ucraina: Tavolo Asilo, “protezione temporanea per tutti, anche a ucraini già presenti in Italia”

18 Marzo 2022 -
Roma - “Vogliamo ancora una volta sottolineare l’importanza di consentire a tutte le persone che chiederanno la protezione temporanea di accedere ai servizi (scolastico, sanitario, formativo, lavorativo, ecc.) alle stesse condizioni degli italiani e di non dover aspettare per questo il titolo di soggiorno, ma di poterlo fare già con il cedolino della richiesta, come peraltro previsto dal Testo unico sull’immigrazione”. Lo chiedono le organizzazioni cattoliche e laiche che fanno parte del Tavolo Asilo e immigrazione, in riferimento all’arrivo sul territorio nazionale di profughi ucraini in fuga dalla guerra. “Il ritardo sull’implementazione della Direttiva 55/2001, attraverso un Dpcm che non è stato ancora pubblicato, produce incertezza e confusione – fanno notare -. Ribadiamo la necessità di offrire protezione anche a tutti gli ucraini già presenti in Italia e senza titolo di soggiorno, per i quali è evidente l’impossibilità di tornare in Ucraina”. Decine di migliaia di studenti universitari, ad esempio, “rischierebbero altrimenti di dover abbandonare percorsi avviati con grande difficoltà e perdere la possibilità di finire un percorso di studi. Non è in alcun modo giustificata l’eventuale sospensione della procedura asilo per coloro che vorranno allo stesso tempo chiedere la protezione temporanea”. Invitano inoltre le istituzioni ad evitare, per l’accesso alla protezione temporanea, “la dimostrazione dell’uscita dal Paese dopo il 24 febbraio, documentazione che difficilmente è recuperabile in condizioni di guerra. Per questo suggeriamo di ricorrere all’auto dichiarazione, peraltro prevista dalla nostra legislazione”. Sul sistema d’accoglienza, già in difficoltà prima della crisi ucraina, ritengono “necessario avere innanzitutto una regia unitaria, che oggi pensiamo sia giusto attribuire alla Protezione civile”. Sull’accoglienza in famiglia chiedono “che siano valorizzate le esperienze già consolidate, con una centralità delle associazioni e degli enti locali, con l’obiettivo di non lasciare sole le famiglie che in queste settimane si sono fatte carico dell’accoglienza in misura consistente”. Per le dimensioni della crisi in corso ritengono sia utile “che il governo nomini una commissione indipendente per monitorare la dinamica del sistema d’accoglienza, le procedure, comprese quelle relative al rilascio dei documenti, e la gestione concreta dell’accoglienza”.

Tavolo Asilo: crisi ucraina e accoglienza degli sfollati in Italia

8 Marzo 2022 - Roma - Trentadue organizzazioni nazionali che fanno parte del Tavolo Asilo e immigrazione hanno inviato una nota urgente al Presidente del Consiglio Draghi, alla Ministra dell’Interno Lamorgese e al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Orlando in relazione alla crisi ucraina e all’accoglienza degli sfollati in Italia. In particolare le osservazioni e proposte riguardano il riconoscimento della protezione temporanea anche alle persone che sono fuggite dall'Ucraina nelle settimane precedenti il 24 febbraio 2022 o che comunque in tale data già si trovavano nel territorio dell’Unione (per vacanza, lavoro, studio o altri motivi) e che, a causa del conflitto armato, non possono ritornare in Ucraina; prevedere "procedure semplificate per la verifica della cittadinanza ucraina dei richiedenti, del godimento della protezione internazionale in Ucraina,  nonché del legame famigliare o parentale dei familiari, dal momento che il conflitto in atto può impedire alle persone di dimostrare il possesso di tali requisiti in via documentale; di differire il termine per l’esame delle domande di riconoscimento della protezione internazionale prevedendo che il richiedente possa intanto beneficiare comunque del regime di protezione temporanea; prevedere modalità semplificate e veloci per consentire un allontanamento temporaneo dal territorio nazionale dei beneficiari di protezione temporanea, nonché dei cittadini/e ucraini/e presenti in Italia ancora in attesa della definizione della procedura di emersione; riconoscere la protezione temporanea anche a cittadini di paesi terzi che soggiornavano in Ucraina e che non possono ritornare in condizioni sicure nel proprio paese di origine; ampliare il sistema di accoglienza e integrazione, in particolare il sistema SAI, anche sostenendo concretamente le forme di “accoglienza esterna” (per esempio in famiglia) nell’ambito del sistema pubblico; coinvolgere il Tavolo Asilo e Immigrazione nella definizione degli strumenti operativi e legislativi che definiranno le modalità di gestione dell’accoglienza nel nostro Paese".

Tavolo asilo e immigrazione, “si accolgano i profughi della guerra”

24 Febbraio 2022 -
Roma - “Facciamo appello al nostro governo e all’Ue affinché le persone costrette a fuggire trovino le frontiere europee aperte e accessibili e affinché si predisponga con urgenza un piano europeo d’accoglienza con una suddivisione equa tra i Paesi membri. Per evidenti ragioni l’Ucraina va subito cancellata dall’elenco dei cosiddetti Paesi di origine sicuri”. Lo chiede il Tavolo asilo e immigrazione, che riunisce le principali organizzazioni laiche e cattoliche che si occupano di accoglienza, esprimendo “sgomento e preoccupazione per quel che sta succedendo in queste ore in Ucraina, in particolare per la sorte delle popolazioni civili coinvolte”. “D’altronde – commentano – se non si lavora per costruire la pace, ma si alimentano confronti muscolari e si aumentano le spese militari, il risultato non può che essere tragico”. “Siamo convinti che l’unica strada da perseguire sia quella della diplomazia – affermano -. In seguito ai bombardamenti e alle violenze migliaia di persone sono in fuga e cercheranno protezione”. “Non possiamo e non vogliamo accettare nessuna ipotesi di chiusura di fronte alle vittime di una guerra scoppiata nel cuore dell’Europa e che i nostri governi troppo poco hanno fatto per scongiurare”, concludono.

Tavolo Asilo: intervenire con urgenza per garantire diritto d’asilo alle persone in fuga dall’Afghanistan

9 Settembre 2021 - Roma - La situazione politica in Afghanistan, dopo la definitiva partenza dei contingenti militari americani e alleati, resta estremamente tesa e in continua evoluzione. Già nei primi sei mesi del 2021 è apparso chiaro l’impatto terribile dell’escalation di violenza sulla popolazione civile, con oltre 1600 civili uccisi e più di 3500 feriti, larghissima parte dei quali sono donne, ragazze e bambini (dati UNAMA). Il deterioramento della situazione nelle ultime settimane ha ulteriormente aggravato il quadro, con decine di migliaia di persone costrette ad abbandonare le loro case e ad aggiungersi ai più di 5 milioni di sfollati interni già presenti nel paese (OIM), fino ai tragici tentativi di evacuazione di civili dall’aeroporto di Kabul, che se hanno consentito di mettere in salvo migliaia di persone, ne hanno purtroppo lasciate indietro molte di più. La popolazione civile continuerà ad essere esposta al rischio di violenza, peraltro in quadro economico disastroso, dove quasi 11 milioni di cittadini afghani vivevano in uno stato di emergenza o grave crisi alimentare già prima degli accadimenti delle ultime settimane.   In questo contesto l’UE, i suoi Paesi membri e l’Italia, che hanno una significativa parte di responsabilità in quanto sta avvenendo, devono mettere in campo iniziative all’altezza della tragedia che si svolge davanti ai nostri occhi Il processo di evacuazione che ha interessato alcune migliaia di persone e che non potrà proseguire a causa della chiusura delle operazioni e del progressivo deterioramento della situazione, non può certamente rappresentare l’unica azione messa in atto dai Governi dell’Unione Europea. Fino ad oggi la quasi totalità dei profughi, rifugiati e sfollati prodotti dalla guerra in Afghanistan, ha trovato accoglienza nei Paesi limitrofi (soprattutto Pakistan e Iran che hanno accolto il 90% dei 5 milioni di afghani che sono stati costretti a lasciare il Paese); nell’UE negli ultimi dieci anni sono state presentate meno di 700.000 richieste di asilo. A fronte di questo, appaiono inaccettabili le conclusioni del Consiglio UE dei Ministri degli Interni, tenutosi il 31 agosto scorso, che di fatto escludono un impegno degli Stati Membri ad accogliere i cittadini afghani in fuga, scaricando gli oneri sui paesi limitrofi e ribadendo l’obiettivo prioritario della protezione dei confini esterni dagli ingressi non autorizzati.   Occorre invece intervenire tramite la realizzazione di un ampio programma di trasferimenti/ricollocamenti dei cittadini afgani da attuarsi anche dai paesi di transito, tramite un’iniziativa che garantisca l’equilibrio degli sforzi tra gli Stati membri, in attuazione dell’art. 78 paragrafo 3 del TFUE e del principio di solidarietà ed equa ripartizione delle responsabilità sancito dall’art. 80 dello stesso TFUE. I Paesi in cui molti cittadini afghani che tentano di raggiungere l’Unione Europea si trovano bloccati, come la Turchia e i Paesi non UE dell’area balcanica, non possono essere considerati Paesi sicuri in merito all’accesso al diritto di asilo e ad assicurare un livello adeguato di protezione e deve essere escluso ogni accordo finalizzato ad effettuare i rimpatri di cittadini afghani in questi Paesi o nei Paesi limitrofi all’Afghanistan, oltre che ovviamente nel loro Paese di origine. Si tratta dunque di realizzare un intervento straordinario che consenta alla minoranza di persone che sceglieranno di non restare nei Paesi confinanti, di viaggiare in sicurezza e legalmente. Particolare attenzione merita poi la situazione della Grecia, paese UE dove si trovano attualmente bloccati migliaia di cittadini afghani in condizioni precarie.   Per consentire una soluzione europea condivisa bisogna utilizzare tutti gli strumenti esistenti, inclusi il rilascio di visti umanitari e l'attivazione della Direttiva n. 55/2001/CE, adottabile anche a maggioranza qualificata, che è in vigore e che, pur non essendo mai stata applicata, contiene elementi e indicazioni utili alla crisi in atto: possibilità di adozione di un ampio piano di evacuazione concordato a livello europeo con ripartizione dell’accoglienza concordata dagli Stati sulla base di criteri equi che comunque tengano conto dei possibili legami significativi delle persone con un dato paese della UE, accesso a risorse europee e rilascio di un titolo di soggiorno per protezione temporanea. Riteniamo inoltre che debba essere effettuato ogni sforzo per garantire a tutti i cittadini afghani, senza distinzione di genere, religione, provenienza etnica o orientamento politico una maggiore sicurezza in Afghanistan e per assicurare un’adeguata assistenza umanitaria alla popolazione.   In particolare chiediamo   All’Italia e all’Unione Europea:
  • che siano garantite con urgenza protezione e assistenza umanitaria ai 39 milioni di afghani
rimasti nel Paese attraverso il supporto e il finanziamento dei progetti a tutela dei diritti umani della popolazione, contribuendo in maniera efficace e coordinata alla risposta umanitaria globale;
  • che si definisca un chiaro impegno degli Stati Membri a partecipare al meccanismo di reinsediamento (resettlement), di cittadini afghani verso il territorio dell’Unione Europea;
  • che venga in via complementare attuata la Direttiva 2011/55/CE al fine di assicurare una tutela immediata e temporanea ai cittadini afghani costretti a lasciare il proprio Paese anche qualora gli stessi si trovino già nel territorio di Stati terzi, garantendo un’adeguata ripartizione tra gli Stati membri nonché l’unità dei nuclei familiari, come previsto dall’art 15 della medesima Direttiva, e assicurando in ogni caso l’accesso alla procedura per il riconoscimento della protezione internazionale ,
  • che, adottando criteri unici tra i diversi paesi UE, con priorità nei confronti delle categorie vulnerabili e delle persone a rischio, venga in ogni caso consentito l’accesso in sicurezza nel territorio dell’UE a tutte quelle persone che rischiano la vita per ragioni diverse restando in Afghanistan, o che siano fuggite dal Paese attraverso il rilascio di visti umanitari in base all’art. 25 del Codice Visti (Regolamento CE 810/2009);
  • che venga sempre consentito l’accesso al territorio dell’Unione Europea e alla procedura per il riconoscimento della protezione internazionale e vengano sospesi i respingimenti posti in essere sia dalle autorità nazionali sia dall’Agenzia europea per la guardia di frontiera e costiera, in particolare nel Mare Egeo e verso la Turchia così come verso i Paesi non UE dell’area balcanica;
  • che si sospenda qualsiasi forma di decisione negativa (dinieghi, rimpatri e respingimenti) nei confronti degli afghani presenti nei Paesi dell’Unione Europea o alle frontiere dell’UE, così come richiesto anche dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, considerando tutte le donne come rifugiate prima facie, e che si proceda ad un rapido riesame delle decisioni negative che hanno precluso a cittadini afghani il riconoscimento della protezione internazionale, così come delle richieste di protezione internazionale attualmente in corso di valutazione, garantendo l’adozione di decisioni rapide;
  • che si adotti un programma almeno biennale di ricollocazione in tutta la UE delle persone attualmente accolte nei centri di accoglienza presenti in Grecia e in particolare nelle isole greche, a partire dai minori non accompagnati, dai nuclei familiari e dai soggetti vulnerabili, in considerazione delle condizioni estremamente critiche dei centri e della concreta possibilità che i nuovi arrivi spontanei di migranti portino ad una eccessiva pressione sulla Grecia e a un ulteriore deterioramento delle condizioni di vita delle persone;
  • che il c.d. “Blueprint network”, istituito come previsto dal Patto europeo asilo e migrazione, nonché qualsiasi altra task force che verrà creata per affrontare gli sviluppi in corso a livello europeo includa competenze in materia di protezione dei minori.
  • che venga supportata la costituzione di un meccanismo indipendente per monitorare violazioni e abusi dei diritti umani che dovessero verificarsi nel Paese.
  chiediamo inoltre all’Italia:  
  • che vengano trasferite alle rappresentanze consolari italiane nei Paesi limitrofi (insieme agli altri servizi consolari) anche le competenze relative al rilascio di visti d’ingresso per i cittadini afghani, in particolare quelli per ricongiungimento familiare o comunque il rilascio di visti umanitari, garantendo procedure rapide e semplificate che tengano conto della  possibilità che il passaporto afgano possa essere scaduto o non sia più in possesso degli interessati in considerazione della situazione e del mancato soggiorno regolare del richiedente nel Paese in cui la rappresentanza consolare è situata;
  • che venga consentito l’accesso in Italia di quelle persone che hanno già ricevuto un nulla osta per il ricongiungimento familiare dalle autorità italiane e non sono riusciti ad ottenere il visto, anche in considerazione della chiusura da oltre un anno dell’ufficio visti a Kabul, e di tutti i parenti, anche in una accezione allargata, di coloro che hanno chiesto e possono chiedere il ricongiungimento, anche se non hanno concluso la procedura;
  • che venga facilitato il reingresso di cittadini afghani titolari di un permesso di soggiorno italiano che, per varie ragioni, risultano essere bloccati in Afghanistan o nei Paesi limitrofi attraverso il rapido rilascio di visti di reingresso;
  • che si favorisca l’arrivo e l’accoglienza degli studenti universitari attraverso il rilascio di visti d'ingresso per studio;
  • che, in attesa dell’eventuale attivazione della Direttiva 55/2001, venga assicurato ai cittadini afghani comunque presenti in Italia, l’immediato accesso alla procedura per il riconoscimento della protezione internazionale e ad un titolo di soggiorno che garantisca loro e, per quanto possibile, i propri familiari attualmente in Afghanistan o in Paesi terzi una adeguata tutela. Nei confronti di costoro è opportuno che, attraverso un esame prioritario ai sensi art. 28, co. 2, lett. a) d.lgs. 25/2008, le commissioni territoriali riconoscano una delle due forme di protezione internazionale previste dall’ordinamento giuridico e che ciò avvenga – ove possibile – omettendo il colloquio personale con il richiedente, ai sensi dell’art. 12, co. 2 e 2 bis, d.lgs. 25/2008;
  • che venga sospeso ogni trasferimento dall’Italia verso altri Stati membri di cittadini afghani destinatari di un provvedimento di trasferimento ai sensi del Regolamento (UE) n. 604/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013 (cd. Regolamento Dublino III) garantendo l’assunzione della competenza da parte dell’Italia all’esame della domanda di protezione internazionale, ivi compresi quelli che hanno procedure giudiziarie in corso;
  • che venga ampliato il sistema d’accoglienza pubblico, attraverso un finanziamento straordinario del SAI che consenta ai nuovi richiedenti asilo di essere ospitati nel sistema dei Comuni anche attraverso assorbimenti consistenti dal sistema CAS al SAI, e valorizzando le disponibilità volontarie della popolazione italiana da collegare subito al sistema SAI, senza attivare sistemi paralleli, in modo da consentire una gestione competente e integrata ai servizi del territorio;
  • che venga in ogni caso assicurata un’adeguata presa in carico medica e psicologica, attraverso un pieno coinvolgimento dei servizi sanitari pubblici e in collaborazione con le associazioni e le realtà del privato sociale con specifiche competenze in materia.
    Si evidenzia infine come l’emergenza della crisi afgana vada affrontata in un quadro di politiche coerenti che riguardano sia gli interventi di aiuto umanitario che le politiche relative ai programmi di ingresso protetto e di accoglienza. Per tale ragione si sostiene la richiesta già avanzata dalle rappresentanze delle ONG e di enti ed associazioni italiane, di istituire un tavolo di coordinamento unitario sull’Afghanistan che veda il coinvolgimento dei Ministeri interessati, a partire dal MAECI e dal Ministero dell’Interno, delle rappresentanze ONG e di enti ed associazioni italiane afferenti al Tavolo Asilo e Immigrazione, oltre a rappresentanti degli Enti Locali e delle Regioni.

 Tavolo Asilo: “basta stragi”

6 Luglio 2021 - Roma - Nel Mediterraneo si continua a morire. Le stragi di migranti che cercano di raggiungere le coste europee sono ormai quasi quotidiane, col rischio che si consumino nell’indifferenza generale. Il Tavolo Asilo e Immigrazione ha inviato una lettera aperta al presidente Draghi, perché fermi questa situazione e interrompa il finanziamento alla cosiddetta Guardia costiera libica. I motivi che hanno indotto il Tavolo Asilo e Immigrazione a prendere questa iniziativa verranno illustrati in una conferenza stampa che si terrà domani, mercoledì 7 luglio alle 15 presso la sala Caduti di Nassirya del Senato. Parteciperanno alcuni parlamentari che sostengono l’iniziativa. Le associazioni riunite nel Tavolo Asilo ricordano che "la politica dei respingimenti continua, nonostante lo stesso Alto Commissario delle Nazioni Unite Filippo Grandi sia intervenuto più volte per affermare che la Libia non può essere considerata Paese sicuro, visto che i diritti, compreso quello d’asilo, non vengono rispettati e chiedendo dunque di far cessare i respingimenti in quel Paese. Nonostante tutto questo, il Parlamento sta per votare la delibera sulle missioni militari all’estero, tra cui anche il rinnovo di quella in Libia". "Noi pensiamo - affermano - che sia necessario un radicale cambio di rotta, mettendo in campo provvedimenti finalizzati al salvataggio delle persone, evacuando le persone rinchiuse in tutti i centri di detenzione in Libia, per inviarle verso Paesi dove i diritti siano rispettati". Del Tavolo Asilo fanno parte : A Buon Diritto, Acli ActionAid, Amnesty international Italia, Arci, Casa dei diritti sociali, Centro Astalli, Cgil, Cies, Comunità Papa Giovanni XXIII, Cnca, Comunità di S. Egidio, Conngi, Emergency, Europasilo, Fcei, Fondazione Migrantes, Intersos, Legambiente, Medici del Mondo Italia, Medu, Movimento Italiani senza cittadinanza, Msf, Oxfam, Refugees Welcome Italia, Save the children, Senza Confine, Simm.

Tavolo Asilo: “finalmente superati” i decreti Sicurezza

23 Ottobre 2020 - Roma - “Con questo decreto si fa un passo avanti nel rispetto dei diritti delle persone migranti, ma molto resta ancora da fare per assicurare un’accoglienza dignitosa su tutto il territorio nazionale e la piena integrazione sociale e lavorativa”. Lo afferma oggi il Tavolo Asilo nazionale, coordinamento di organizzazioni cattoliche e laiche impegnate nell’accoglienza e integrazione dei migranti. Il presidente della Repubblica ha firmato il decreto Immigrazione, che sostituisce i decreti sicurezza. Il testo contiene una modifica (art.15) che prevede che l’articolo 1 si applichi anche ai procedimenti pendenti davanti alle commissioni territoriali, al questore e alle sezioni specializzate dei tribunali, alla data di entrata in vigore del decreto. Una modifica che consentirà, almeno in parte, a coloro che hanno subito le conseguenze dei decreti sicurezza di fare rivalutare le proprie posizioni.  Il Tavolo Asilo seguirà con attenzione l’iter parlamentare, “per evitare che vengano introdotti emendamenti peggiorativi” e chiedere “miglioramenti, per esempio in tema di cittadinanza, di servizi destinati a richiedenti asilo nel sistema d’accoglienza, di modifica dell’art.15 per consentire a tutti di vedere rivalutata la loro posizione davanti alle Commissioni”. Il Tavolo Asilo ha inviato un documento alla Ministra dell’Interno Luciana Lamorgese e al Vice Ministro Matteo Mauri nel quale sottolineano le principali criticità dell’attuale legislazione in materia d’asilo e d’accoglienza e avanzano proposte. Tra queste, “il superamento urgente delle navi quarantena”, la cancellazione “delle procedure accelerate e della lista di Paesi sicuri”, un “cambio di rotta nelle politiche su migrazioni e asilo sul piano europeo, a partire da una revisione del Regolamento di Dublino”.