Papa Francesco: la tragedia di Cutro “non doveva avvenire, e bisogna fare tutto il possibile perché non si ripeta”

18 Marzo 2023 – Città del Vaticano – E’ stata una festa con tanti uomini, donne e bambini provenienti da molti Paesi e arrivati in Italia attraverso i corridoi umanitari  quella che si è svolta questa mattina nell’Aula Paolo VI con Papa Francesco. Corridoi umanitari che “non solo mirano a far giungere in Italia e in altri Paesi europei persone profughe, strappandole da situazioni di incertezza, pericolo e attese infinite” ma operano anche “per l’integrazione, perché non c’è accoglienza senza integrazione”, ha scritto il Papa nel testo consegnato loro che ha riassunto dopo aver ascoltato alcuni saluti e alcune testimonianze. Un evento di notevole rilievo sul fronte della questione-migranti, primo evento pubblico del Papa con i migranti dopo la tragedia di Cutro, un naufragio che “non doveva avvenire, e bisogna fare tutto il possibile perché non si ripeta”, ha detto il Pontefice evidenziando che i corridoi “gettano dei ponti che tanti bambini, donne, uomini, anziani, provenienti da situazioni molto precarie e da gravi pericoli, hanno infine percorso in sicurezza, legalità e dignità fino ai Paesi di accoglienza. Essi attraversano i confini e, ancor più, i muri di indifferenza su cui spesso si infrange la speranza di tantissime persone”. “Occorrono ancora molti sforzi – ha aggiunto – per estendere questo modello e per aprire più percorsi legali per la migrazione. Dove manca la volontà politica, i modelli efficaci come il vostro offrono nuove strade percorribili. Del resto – scrive il Papa nel testo – una migrazione sicura, ordinata, regolare e sostenibile è nell’interesse di tutti i Paesi. Se non si aiuta a riconoscere questo, il rischio è che la paura spenga il futuro e giustifichi le barriere su cui si infrangono vite umane”. “Il lavoro che voi fate, individuando e accogliendo persone vulnerabili, cerca di rispondere nella maniera più adeguata a un segno dei tempi. Indica una strada all’Europa – prosegue il Pontefice – perché non resti bloccata, spaventata, senza visione del futuro”. Ricordando poi i profughi ucraini il Pontefice ha detto loro che “il Papa non rinuncia a cercare la pace, a sperare nella pace e a pregare per essa. Lo faccio per il vostro Paese martoriato e per gli altri che sono colpiti dalla guerra”. (Raffaele Iaria)

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