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Migrantes: il RIM Junior torna a raccontare l’emigrazione italiana e propone un “vademecum per vincere gli stereotipi”

27 Novembre 2020 - Roma - È fresco di stampa il RIM junior 2020, pubblicato dalla Fondazione Migrantes, che torna a raccontare l’emigrazione italiana, questa volta attraverso la storia dei pregiudizi e delle discriminazioni di cui sono stati vittime i nostri connazionali. Il volume è stato presentato questa mattina all’interno della quinta edizione del Festival della Migrazione. Il RIM junior nasce come una sorta di “fratello minore” del Rapporto Italiani nel Mondo (RIM) e si pone l’obiettivo di coinvolgere il lettore di ogni età nel racconto delle nostre migrazioni, grazie allo stile fresco e accattivante dei testi di Daniela Maniscalco, alle magnifiche illustrazioni di Carmela D’Errico sotto la direzione artistica di Mirko Notarangelo dell’Associazione MamApulia, con il coordinamento scientifico di Delfina Licata della Fondazione Migrantes. L’edizione di quest’anno si è arricchita dei moderni video in grafica animata di Silvano Delli Carri e della collaborazione di Amir Issaa, noto rapper e produttore discografico italiano, da cui è nato un contenuto speciale realizzato ad hoc per il RIM junior. I fan del musicista troveranno anche un testo inedito che potrà essere anche ascoltato tramite l’applicazione Qr code. Come nelle precedenti edizioni, infatti, i lettori potranno approfondire i temi trattati nel RIM junior utilizzando con uno smartphone il QR code, che dà accesso a vari contenuti aggiuntivi. Tra questi, un video che ripercorre i dati più salienti della presenza italiana all’estero. Dal 2006 al 2020 la mobilità degli italiani è aumentata del 76,6%. Gli italiani ufficialmente residenti all’estero oggi sono quasi 5,5 milioni. Nell’ultimo anno hanno lasciato l’Italia alla volta dell’estero e in modo regolare quasi 131 mila connazionali da 107 province e verso 186 destinazioni differenti del mondo. Carcamanosdagosmozzarella nigger e Spaghettifresser: sono solo alcuni dei nomignoli che furono affibbiati agli italiani emigrati all’estero. Si riteneva fossero disonesti e li si accusava di calcare volentieri la mano quando vendevano frutta e verdura. Si rimproverava loro la passionalità, che li avrebbe spinti ad adoperare spesso e volentieri il coltello. Esponenti di spicco di una certa pseudoscienza li consideravano appartenenti ad una razza subalterna, che aveva molti tratti in comune con gli afroamericani, anche loro ritenuti inferiori. E come se non bastasse, i nostri connazionali venivano criticati perché amavano cibarsi di una pietanza un tempo tanto esotica quanto ributtante come gli spaghetti. Con il passare del tempo, e grazie al duro lavoro e agli innumerevoli sacrifici degli italiani, la maggior parte di questi pregiudizi sono stati superati e spesso addirittura ribaltati in modo positivo. Gli spaghetti insieme alla pizza sono diventati uno dei cibi più amati a livello mondiale e la passionalità del temperamento degli italiani si è trasformata in quell’ingrediente magico, indispensabile per il tanto apprezzato Italian style. A livello generale però molto resta ancora da fare per imparare a guardare la realtà senza basarsi sui pregiudizi, che hanno la triste prerogativa di non risparmiare nessun popolo e nessuna categoria, sebbene tendano soprattutto a colpire chi si trova in situazione di particolare vulnerabilità. Il RIM junior 2020 offre ai giovani, ma non solo, gli strumenti per capire cosa sono gli stereotipi e i pregiudizi e imparare a vedere la realtà da prospettive diverse, tenendo sempre a mente che “la mappa non è il territorio”, come amava ripetere il fondatore della semantica generale, il polacco Alfred Korzybski. Dopo aver esaminato stereotipi e pregiudizi, il libro analizza le idee fallaci che hanno portato intere generazioni a credere che esistano le razze, superiori e inferiori, offrendo così una giustificazione teorica al razzismo e all’eugenetica. Un capitolo si sofferma sui modi di dire e sulle barzellette, che non farebbero ridere se non si basassero su stereotipi condivisi, alcuni dei quali sfociano nel razzismo. Un altro capitolo è dedicato ai cibi, spesso utilizzati per deridere chi è diverso da noi, e all’analisi in chiave storica dell’idea di mamma italiana e dello stereotipo del ‘mammone’. Infine, dopo un focus sull’emigrazione femminile, il libro si concentra sulle storie vissute dai nostri connazionali emigrati all’estero. Spesso si trattò di vicende tristi, talora addirittura drammatiche. A volte però gli stessi stereotipi lavorarono a favore dei nostri connazionali, considerati il popolo degli artisti per eccellenza, come avvenne in Giappone alla fine dell’Ottocento. Il libro si conclude con un glossario dei termini relativi all’emigrazione, una bibliografia per approfondire gli argomenti trattati e infine un “vademecum per vincere gli stereotipi” che presenta alcune valide strategie per imparare a spezzare le categorizzazioni preconcette della realtà.    

Prodi al Festival della Migrazione: “Un Master europeo per studiare questi temi”

26 Novembre 2020 -

Modena - E’ iniziato questo pomeriggio il Festival della Migrazione di Modena che quest’anno si terrà completamente online sul sitowww.festivalmigrazione.it e sulla pagina Facebook del Festival. Ad aprire i lavori il portavoce del Festival, Edoardo Patriarca. Tra i primi interventi quello del Vice Ministro agli Interni, Matteo Mauri che ha annunciati che "questa notte la Camera ha chiuso i lavori per la conversione in legge del decreto Immigrazione. Una battaglia culturale per chiudere una stagione in cui si è voluto dipingere il diverso come nemico e criminalizzare chi fa soccorso in mare. Dobbiamo superare la logica inaccettabile di mettere penultimi contro ultimi e dobbiamo costruire una società più equa”. Il vice Ministro ha concluso allargando lo sguardo: “Introdurremo di nuovo la protezione umanitaria e ne allargheremo i confini e poi c’è il nuovo sistema di accoglienza e integrazione (Sai), che prende spunto dagli Sprar con un sistema diffuso di tanti gruppi di piccole dimensioni per fare vera integrazione e limitare al massimo le conflittualità. E poi interverremo sulla formazione e l’inserimento nel mondo del lavoro. E’ necessario però mettere mano alla legge su cittadinanza e al superamento della ‘Bossi Fini’, che crea un sistema che crea irregolari. Serve anche un racconto diverso e occorre farlo insieme, forze politiche e sociali”. L’intervento del professor Romano Prodi è entrato in pieno sul tema: “Siamo il Paese con la più bassa natalità del mondo: è un segno di stanchezza e disagio collettivo. Nascono appena 400mila bambini. In una società così il tema dei giovani è complicato, perché la voce degli anziani finisce con l’interessare di più e poi c’è un mercato del lavoro che non riesce ad assorbire i giovani. A questi si aggiungono circa 5 milioni di stranieri, l’8% della popolazione, un numero calato di 500mila rispetto al 2015: è chiaro, dunque, che chi parla di invasione lo fa con motivazioni politiche. Ma questo festival non è un’occasione per lamentarsi, ma dare risposte concrete: per fare questo abbiamo bisogno di un centro di analisi complessiva, coinvolgendo l’università. Va pensato e realizzato un master che si occupi di questi temi a tutto tondo, a Modena o altrove, e deve essere a livello internazionale, europeo. La consapevolezza che il fenomeno migratorio sta cambiando l’Europa adesso è comune a tutti i paesi, cambiare il trattato di Dublino è necessario, ben sapendo che si tratta di un problema molto complesso. Vedo però passi avanti in Europa, forse anche per l’uscita della Gran Bretagna. In Italia c’è un lavoro da fare anche a livello locale: non abbiamo mai saputo realmente valorizzare il contributo dei migranti e in questo modo abbiamo perso tutti qualcosa. Il migrante è uno di noi – ha sottolineato – e c’è invece l’idea di catalogarli tra i poveri, quando invece portano con loro grandi risorse”. Il finale è per il Mediterraneo: “Cento anni fa il Mediterraneo era fonte di affari, oggi è una barriera. Bisogna ricostruire una struttura di collaborazione, anche per un interesse nazionale. Il nostro Mezzogiorno non potrà mai svilupparsi se intorno a sé non ha niente e il Mediterraneo in questo è decisivo. L’Italia è decisiva per costruire alleanze, in Europa abbiamo questa missione, quella di legare il Mediterraneo ed è il vero modo di aiutare le nuove generazioni”.

L’arcivescovo di Modena, mons. Erio Castellucci, ha spiegato: “Cento anni fa, proprio oggi, nasceva Ermanno Gorrieri che, oltre a tanto altro, sapeva educare i giovani a un futuro di speranza, di integrazione, di inclusione, un futuro bello. Iniziative come questo festival va in questa direzione, guarda avanti. Spesso sulle nuove generazioni si ragiona e si fanno discorsi, ma vanno prima di tutto ascoltate. E chi viene da fuori e diventerà italiano a tutti gli effetti, come auspichiamo, porta con sè energie e proposte di cui una società come la nostra, che è invecchiata, ha bisogno”. La chiosa del Sindaco di Modena, Giancarlo Muzzarelli: “Occorre fare un salto di qualità sul tema, parliamo della nostra storia di ieri e di oggi. E dobbiamo guardare alle nuove generazioni. Pensiamo ai ragazzi stranieri delle nostre scuole: noi diamo la cittadinanza modenese a 10 anni, sentono l’appartenenza. E’ tempo di un dialogo culturale che faccia crescere tutti”.

L’appuntamento è promosso da Fondazione Migrantes, Porta Aperta, Crid di Unimore e Integriamo, con il patrocinio e il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Comune di Modena e oltre 50 aderenti ed enti locali, gode inoltre del sostegno del Csv Terre Estensi e di Fondazione di Modena e del contributo di Bper Banca, Coop Alleanza 3.0, Menù e Neon King.

Mci Gran Bretagna: il covid e le comunità italiane

26 Novembre 2020 - Londra - Anche se potrebbe sembrare un controsenso, questo periodo in cui la pandemia invita tutti ad isolarsi è il tempo favorevole in cui la Chiesa è sollecitata più che mai ad uscire, a recuperare la dimensione che le è propria, la missionarietà. E’ un tempo molto simile a quello in cui il profeta Ezechiele si trovava ad infondere speranza al suo popolo esiliato in Babilonia. La Missione Cattolica Italiana di Londra, così come tutte le altre realtà ecclesiali e non, in questo tempo hanno subito un grande contraccolpo e tanti un po’ per l’età, un po’ per paura, un po’ perché confusi o altri perché si trovavano già da prima in uno stato di tiepidezza spirituale, hanno abbandonato la Chiesa e la frequenza alla celebrazione della Santa Messa domenicale. Nonostante le Chiese siano oggi tra i posti più sicuri rispetto alle procedure di sicurezza per combattere il Covid-19, la frequenza dopo il primo lockdown primaverile è calata ai minimi storici. Nella maggior parte delle Parrocchie, almeno di un terzo. Alla Missione Italiana la ripresa della celebrazione delle Sante messe, nonostante le limitazioni circa il numero dei partecipanti, presentava numeri incoraggianti. Non solo numeri. E’ come se il Coronavirus avesse deciso di fare una selezione simile a quella raccontata da Gesù nel Vangelo tra pecore e capri. Era evidente che le persone che stavano partecipando alla santa Messa fossero persone altamente motivate dalla fede e ardentemente desiderose dell' Eucaristia. Ora il nuovo lockdown voluto dal Governo di Boris Johnson sino al due di dicembre ha imposto anche la chiusura delle chiese. Un altro contraccolpo a quanto di più essenziale nella vita della Chiesa: la vita comunitaria. Per compensare la mancanza di interazione e di presenza fisica, come tanti ci siamo dovuti organizzare diversamente, avvalendoci degli strumenti a disposizione. La santa messa viene trasmessa ogni domenica alle ore 10 (11 italiane) da una delle comunità su una delle piattaforme usata dalle parrocchie della Gran Bretagna: https://www.churchservices.tv/enfield . Durante il primo lockdown ho attrezzato un piccolo studio di registrazione e tramite Whatsapp ho inviato a circa un migliaio di persone l’audio delle letture del giorno e una breve riflessione. In questo secondo lockdown, con l’aiuto dei catechisti abbiamo ripreso la catechesi per i bambini in video conferenza sulla piattaforma Zoom. Ogni venerdì tengo un video-incontro di lectio divina nella quale si leggono, spiegano e attualizzano le letture della domenica successiva e al quale partecipa un nutrito gruppo di membri della comunità oltre a persone anche dall’Italia. Tanto del mio tempo come missionario è trascorso a celebrare i funerali nelle diverse comunità che distano tra loro anche venti chilometri. Tramite video conferenza, grazie alla collaborazione dei volontari, abbiamo animato la comunità organizzando degli incontri formativi. Grazie alla buona volontà di alcuni dei nostri volontari stiamo avviando sessioni di ginnastica per anziani, quiz e delle piazze virtuali in cui incontrarci. Ho la certezza che questo tempo di grande prova e sofferenza per tutti continuerà ad essere tempo di grazia in cui il Signore non farà mancare la sua Provvidenza per permetterci di continuare il nostro cammino di vita con più entusiasmo di prima. (don Antonio Serra)      

“E subito riprende il viaggio”: da oggi il Festival della Migrazione

26 Novembre 2020 - Modena - “E subito riprende il viaggio. Giovani generazioni, nuove energie per superare la fragilità”: questo il titolo della V edizione del Festival della Migrazione di Modena, che mette al centro l’inclusione e l’integrazione soprattutto dei ragazzi. Sia di coloro che arrivano in Italia, sia i nostri connazionali che si spostano in altri Paesi. Per tre giorni, da giovedì 26 a sabato 28 novembre 2020, la città della Ghirlandina ospiterà – rigorosamente via web per via delle restrizioni dovute all’emergenza Covid19 – incontri, seminari, spettacoli, mostre, film e libri per entrare nel vivo del tema migrazione, approfondirlo grazie alla partecipazione di relatori internazionali e dare voce ai protagonisti e alle loro storie. Un percorso che si svilupperà lungo tappe di carattere giuridico, giornalistico, culturale e, soprattutto, umano. Nel corso del Festival, che prevede approfondimenti e tavoli tematici su cooperazione, economia e lavoro, sarà presentato in anteprima il “Rim Junior” della Fondazione Migrantes, il Rapporto Italiani nel Mondo. L’evento è promosso da Fondazione Migrantes con le diocesi del territorio emiliano, il Terzo settore (con Porta Aperta come capofila di una cinquantina di organizzazioni), l’Università di Modena e Reggio Emilia e il Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e Vulnerabilità, con il patrocinio e il sostegno, tra gli altri, della Regione Emilia-Romagna e del Comune di Modena. L'edizione 2020  potrà essere seguito in diretta dalla pagina Facebook del Festival.

MCI Canton Lucerna: il coronavirus e gli italiani

25 Novembre 2020 - Lucerna - Le Missioni Cattoliche di Lingua Italiana rappresentano un pezzo di patria per gli italiani all’estero. Esse continuano ad offrire soprattutto in questo periodo di pandemia la possibilità di coltivare ed esprimere la propria Fede secondo le loro tradizioni e origini. Il nostro compito come Comunità di Lingua italiana è quello di continuare a seguire pastoralmente (ma non solo) gli italiani per dare loro un sostegno e aiuto spirituale e non lasciarli soli in questo momento di difficoltà.  Questo tempo del Covid-19 sta incidendo in modo essenziale non solo nella nostra vita quotidiana, ma anche nel nostro modo di vivere. La sfida delle MCLI consiste nel trovare nuove forme e/o alternative che faccino riscoprire il valore del nostro essere e dell’essere Comunità in questo tempo, dove i bisogni fondamentali degli esseri umani sono stati catapultati: il bisogno di sicurezza e protezione, di appartenenza, di affetto e d’identificazione, di successo, il bisogno di realizzazione di sé.  Abbiamo perso il controllo della nostra vita e a questa cosa non eravamo pronti.  Questo lo si nota ancora di più in Svizzera, paese ricco e di grandi opportunità. Trovare nuove forme, che possano dare in questo tempo di lontananza fisica lo stesso un messaggio di speranza, di vicinanza umana e nello stesso tempo non perdere il coraggio di credere in un futuro migliore, è una grande sfida anche per noi che abitiamo in Svizzera. Abbiamo cercato e cerchiamo di accogliere questa sfida come dono, come un’opportunità di apprendimento. In questi mesi c’è stato un continuo bisogno di sapersi adattare alle nuove circostanze, essere flessibili e aperti per le nuove situazioni, disposizioni della Diocesi di Basilea che cambiano, misure di sicurezza del Consiglio Federale di Berna che vengono emanate quasi quotidianamente.  Questa situazione ci ha fatto capire, che non siamo preparati a superare delle possibili crisi che ci riportano all’essenzialità. “Siamo tutti nella stessa barca”: le paure, le insicurezze, le mancanze d’affetto dei familiari, la mancanza di prospettive, rende l’intera umanità fragile ed inerme. Per chi ha famigliari in Italia, il non poter più partire spontaneamente come lo faceva prima, il non poter dare un abbraccio di conforto ai propri cari e il non sapere quando ci sarà la prossima possibilità per incontrarsi, aggiunge una amarezza profonda a tutta questa situazione. La capacità di resistere a queste tensioni non è del tutto facile. Riscontriamo  nelle persone un forte bisogno di ascolto, di raccontarsi, di comunicare per poter elaborare questi sentimenti. Avere in un paese straniero un punto di riferimento, dove le tradizioni, la cultura, il modo di pensare e di vivere viene capito e condiviso, in una comunità dove ci si conosce a vicenda, dove si possono creare rapporti di fiducia, amicizia e fratellanza reciproca più profonda, rappresenta di per sé già un grande sostegno morale. La cosa che riteniamo più importante in questo tempo è proprio il concedersi nell’ascolto, il telefonarsi a vicenda, avere un’attenzione particolare per il nostro prossimo bisognoso, condividere quello che ci opprime. Fare delle segnalazioni delle persone o famiglie che vivono un disagio, in modo da poter essere contattate direttamente dal nostro sacerdote italiano. Questi sono degli obiettivi importante che continuiamo a perseguire con un’attenzione particolare. Il Covid 19 sta insegnando a tutti noi come le tecnologie mediatiche, accompagnate con della creatività, possono essere una grande opportunità per aiutare a raggiungere questa sfida ed essere vicini nella lontananza in tempo reale. Ecco in sintesi alcune attività di accompagnamento che attualmente stiamo ugualmente portando avanti anche se si deve rispettare il piano di protezione Covid e non sarà possibile superare il nr di 50 presenze (sia per le Messe che per gli incontri di Comunità ). Festa degli anniversari di Matrimonio: sono state annullate le attività in presenza durante le celebrazioni. Le coppie verranno pubblicate sul nostro prossimo bollettino parrocchiale e riceveranno un presente con una preghiera da pregare in famiglia. Durante la celebrazione della Festa del Cristo Re si leggerà una Preghiera dei fedeli con un’attenzione particolare a tutte le coppie di sposi che durante quest’anno hanno celebrato un giubileo di Matrimonio. Ritiro Spirituale di Avvento nel 1° sabato di Avvento con la presenza di don Gabriele Diener della Diocesi di Lugano sulla tematica “Il Natale: annuncio e prefigurazione della Pasqua”. Purtroppo la limitazione del nr di presenti (max 50 persone) ci obbligherà a trasmetterlo via streaming. Natale dei Pensionati: verrà eliminato il pranzo. Si festeggerà martedì 8.12.2020, festa dell’Immacolata, con la celebrazione della Santa Messa e con una tombolata (seguendo il concetto di protezione Covid); alla fine verranno consegnati dei panettoni da portare a casa ma non sarà possibile nessun aperitivo comunitario. Natale dei bambini: Verranno annullati i festeggiamenti con tutta la Comunità: ci saranno dei semplici festeggiamenti durante l’Oratorio del Mercoledì con la presenza di San Nicolao e una donazione di un panettone a tutti i bambini da portare a casa. Veglia di Natale e Festa di Natale: Verranno celebrate diverse funzioni in diversi orari e zone pastorali del Cantone di Lucerna. Abbiamo pensato di celebrare altre Sante Messe visto che il nr. massimo consentito di fedeli rimane sempre 50 persone. 10° anniversario del nostro Centro Papa Giovanni e festa della Missione: Domenica 31.1.2021 si svolgerà la celebrazione della Santa Messa con la presenza del vescovo ausiliare della Diocesi di Basilea Mons. Denis Theurriat e con l’invito ai futuri sposi e alle loro famiglie. Era previsto anche di invitare tutti gli operai (più di 100) che gratuitamente 10 anni fa si sono spesi per la realizzazione del nostro Centro Papa Giovanni in Emmenbrücke ma sarà tutto rinviato. Non sappiamo ancora comunque come potremo celebrare questo importante giubileo della nostra Comunità di Missione visto le restrizioni che attualmente abbiamo. Per quest’anno faremo qualche cosa di semplice. Vangelo-in-casa “online” formazione cristiana con i collaboratori “online” (Silvana Pisaturo, Presidente del Consiglio Pastorale della Missione Cattolica di Lingua Italiana nel Canton Lucerna  

Migrantes: il 27 novembre la presentazione del Rim Junior

25 Novembre 2020 -

Venerdì 27 novembre, alle ore 10.30 sarà presentato il Rim Junior 2020. Il racconto delle migrazioni italiane nel mondo della Fondazione Migrantes in diretta streaming sul sito del Festival della Migrazione (www.festivalmigrazione.it). La presentazione, infatti, si inserisce nella sesta edizione del Festival, che si svolgerà dal 26 al 28 novembre, promosso da Fondazione Migrantes con le diocesi del territorio emiliano, il Terzo settore (con Porta Aperta come capofila di una cinquantina di organizzazioni), l’Università di Modena e Reggio Emilia e il Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e Vulnerabilità, con il patrocinio e il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Comune di Modena e altri Enti Locali.

Il Rim Junior nasce con l’obiettivo di raccontare ai ragazzi, con un linguaggio semplice e accattivante, la mobilità italiana nel mondo. Il volume di quest’anno porterà il lettore a compiere “un giro giro intorno al mondo per sfatare gli stereotipi” con storie a volte allegre o romantiche, spesso decisamente tristi o persino drammatiche.

Sono previsti interventi di don Giovanni De Robertis, Direttore generale Migrantes; Vincenzo Amendola, Ministro per gli Affari europei (in attesa di conferma); Elly Schlein, vicepresidente Regione Emilia Romagna; Paolo Pagliaro, Direttore 9colonne; Amir Issaa, musicista; Daniela Maniscalco, autrice Rim Junior; Mirko Notarangelo, Direttore artistico del Rapporto e Delfina Licata, Coordinatrice scientifica del Rim Junior che modererà la presentazione.

Mci Mosca: oggi raccolta generi alimentari per i poveri

14 Novembre 2020 -

Mosca - Anche quest’anno, prima dell’inizio dell’Avvento 2020 che inizierà domenica 29 novembre, la Missione Cattolica Italiana di Mosca organizza  "un’opera concreta di misericordia in favore dei nostri fratelli più bisognosi". Oggi, Giornata Mondiale dei Poveri "come azione concreta promuoviamo una raccolta di generi alimentari a lunga conservazione", dice il responsabile della Mci don Giampiero Caruso. La raccolta si svolgerà anche domenica 22 novembre.

Semi, Fiori, frutti

15 Novembre 2020 - I talenti sono segni. Qualcuno dice della grazia; qualcuno dice della natura: buon carattere, buona intelligenza, buon fisico,...; qualcun altro li paragona alle 'occasioni' che ci si presentano nella vita: quella del matrimonio, quella di avere un figlio, quella di incontrare una determinata persona ,...,ed altre ancora. Se le sappiamo sfruttare, utilizziamo i talenti che in esse sono nascosti. Ed è la nostra vita che si nutre di 'intuizione' e di 'talento'. Nella parabola di oggi che Gesù ci racconta, vediamo i primi due servi che hanno ricevuto un capitale, uno splendido dono, sarebbero i talenti, e attraverso di essi vedono il mondo, la natura, gli uomini, come un giardino che ha bisogno di essere seminato per fiorire. Il terzo ha ricevuto anche lui il dono, ma ha paura e si astiene. Lo chiude in una buca. Chiude la sua intelligenza, il suo cuore è malato, incapace di produrre, non semina e fa marcire. Il suo desiderio non sente più lo stimolo della vita. Quali servi siamo? Anche a noi è richiesto di moltiplicare i nostri 'talenti', così come la natura moltiplica ogni seme. In questa moltiplicazione c'è il senso della nostra storia e la nostra vita si riempie di gioia e tutto il nostro essere scaturisce energia. Come la natura anche la nostra vita si nutre di un cuore che vuole crescere e di entusiasmo per un progetto di libertà, ma di una libertà che sia generativa, quindi nella responsabilità. E come la natura si ammala se perde il suo equilibrio, così è per ciascuno di noi quando perdiamo il nostro equilibrio e il desiderio perde la speranza, come vediamo ai nostri giorni. Il mondo è il luogo dove siamo immersi nella vita. Siamo semi, fiori, frutti nello spazio di questo mondo e in questo nostro tempo che ci è dato da vivere. Il Padrone della parabola non chiede di produrre per lui, né chiede di produrre per sé stessi, in fondo chiede di partecipare alla vita della creazione, in armonia. Il terzo servo ha reso impossibile ogni progresso, ha nascosto a sé  e agli altri il bene, ha reso inutile il dono. Infatti, la nostra vita è una continua ricerca di felicità, e abbiamo  anche noi doti, doni, 'talenti', per poter camminare verso la vita piena, verso la gioia. Oggi siamo messi alla prova a causa della pandemia. Ma il segreto sta nel trovare in quel poco di immediato che ci è dato, il segno, l'incoraggiamento, l'invito a procedere. Il segreto sta nel non spaventarci quando la gioia immediata non arriva e non si riesce a sperimentarla. Abbiamo bisogno di uno sguardo aperto che ci porti oltre le nostre paure, i nostri disagi e, traendo insegnamento dai disagi che stiamo vivendo in cui scopriamo i nostri veri bisogni, rinsaldiamo il nostro desiderio dell'incontro. Perché la vita è questo incontro d'amore.

don Pasquale Avena

Mci Annecy

     

Italiani nel mondo: aiuti nel tempo di pandemia

13 Novembre 2020 -

Roma - Sussidi ai non residenti, aiuti alle piccole e micro imprese, sostegno all’apprendimento, progetti di riqualificazione professionale, convenzioni con enti assistenziali locali, un bonus per chi sceglie il rimpatrio definitivo in Italia. In risposta all’aggravarsi ed al prolungarsi della pandemia da Coronavirus, il Governo italiano, informa il sito del Ministero degli Esteri, ha messo a disposizione sei milioni di euro per interventi di assistenza a favore dei connazionali all’estero in condizioni di indigenza o necessità. La Direzione Generale per gli Italiani all’Estero del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale si è subito attivata per ampliare la casistica dell’assistenza offerta dalle Sedi diplomatico-consolari nel mondo.​

Germania: le nuove restrizioni nella vita sociale e pubblica per tutto il mese di novembre

13 Novembre 2020 - “Non sarà un mese facile, per nessuno di noi, e poi è novembre, un mese triste, la poca luce predispone alla malinconia”. “Dovremo stare più in casa e allora armiamoci di pazienza, ascoltiamo musica, leggiamo un buon libro, meditiamo, preghiamo, guardiamo un buon film, riscopriamo i giochi di società in famiglia, manteniamo i contatti con amici e parenti, soprattutto con quelli più soli, facciamo passeggiate con un amico, un’amica, cuciniamo. Ordiniamo qualche volta da mangiare al nostro ristorante preferito per ricordar loro che li sosteniamo come possiamo. Siamo tutti chiamati ad avere responsabilità collettiva, solidarietà, fiducia e tenacia”. Così scrive il mensile delle Missioni Cattoliche Italiane in Germania e Scandinavia, “Corriere d’Italia” commentando il lockdown in vigore, fino alla fine del mese in Germania”. Le misure anti coronavirus, annunciate il 28 ottobre dalla Cancelliera Merkel in concerto con i ministri presidenti dei Bundesländer e che varranno per tutto il mese di novembre, servono a evitare il diffondersi incontrollato del virus che aveva visto un andamento esponenziale dei contagiati. L’andamento dell’epidemia era già allarmante dall’inizio di ottobre e le misure restrittive entrate in vigore il 2 novembre sono “un tentativo di evitare il collasso degli ospedali”, scrive il giornale.

Pandemia da Covid-19: danno o opportunità? Una riflessione dalla MCI di Wohlen-Lenzburg

11 Novembre 2020 - Wohlen-Lenzburg - Con i progressivi allentamenti delle norme di distanziamento per la difesa della pandemia da Covid-19, stiamo assistendo ad una ripresa lenta e cauta delle quotidiane attività sociali e religiose. Anche la nostra M.C.L.I. di Wohlen-Lenzburg, costretta dal lockdown a rigide chiusure, sta già da qualche tempo riprendendo le attività. Cosa è successo nei mesi scorsi, o forse dovremmo dire cosa non è successo, cosa non è stato possibile fare dal mese di marzo, quando la Confederazione elvetica, rispondendo alla preoccupazione di molti, ha iniziato a prendere le dovute precauzioni dichiarando lo stato di emergenza? Molte attività sono state repentinamente sospese: le attività pastorali di incontri con i gruppi bambini, ragazzi e giovani; sono saltati pellegrinaggi già programmati, il viaggio culturale programmato per la Polonia. A livello celebrativo e liturgico sono state sospese le Celebrazioni Eucaristiche in presenza del Popolo di Dio, e l’amministrazione dei sacramenti in particolare dei Battesimi e dei Matrimoni. Le esequie, sono state possibili soltanto con l’esiguo numero dei familiari più stretti. Abbiamo dovuto interrompere la preghiera settimanale della Via Crucis, itinerante nei luoghi della nostra Missione, ed il Corso di Cresima per adulti e il Corso di preparazione al matrimonio sono stati annullati. Cos’altro poteva capitarci? Chiusi ed impauriti… Questo è stato il danno! Saremmo potuti rimanere lontani e distanti, ad aspettare che la tempesta passasse; trascorrere le giornate con il timore di contagiarci a vicenda… ma per quanto tempo? La parola di Dio, ci veniva incontro “La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: "Pace a voi!". (Gv 20,19)”. Le porte chiuse non potranno bloccarci… L’amore ha vinto la morte! “Venne all'improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso…” (At 2,2). Il timore si disperde al soffio dello Spirito … Depositario della Buona Novella, il cristiano sa che il timore non deve fermarlo… il cristiano sa che in Dio, ogni cosa ha un senso e ciò che sembra “danno” può e deve diventare un’opportunità di testimonianza, d’amore condiviso, di comunione… Così in Missione non siamo rimasti chiusi ed impauriti, ma forti nella speranza, con le possibilità che avevamo, nel pieno rispetto di ogni normativa vigente, custodi della salute nostra ed altrui, direi con appena “cinque pani e due pesci” (cosa è questo poco per tanta gente?), ci siamo messi in gioco, certi che quei cinque pani, donati a Cristo, avrebbero riempito ceste e scacciato la paura ed il timore… E così, gli uffici della Missione sono rimasti sempre aperti, alternandoci nel rispetto delle distanze, la nostra luce è rimasta accesa per quanti hanno bussato alla porta. Telefonicamente e quotidianamente abbiamo raggiunto i fedeli, gli ammalati, i sani, i tristi, e gli impauriti, con una voce, una parola di conforto e di incoraggiamento, con la vicinanza che da cuore a cuore supera anche l’impossibilità di un contatto fisico. Le Celebrazioni eucaristiche sono state trasmesse in streaming, e lo sono ancora, dalla Parrocchia di Lenzburg ogni settimana, ed abbiamo vissuto insieme, uniti e commossi da uno schermo, anche i riti della Settimana Santa. Quanti lontani si sono riavvicinati grazie a queste liturgie che ci hanno rafforzato nella comunione spirituale? Per tutto il mese di maggio abbiamo recitato la preghiera del Rosario in diretta, trasmessa via web, (potenza delle telecomunicazioni!) ogni giorno, noi suore dalla cappellina di casa ci siamo inventate registe, a volte con il semplice cellulare, in comunione di preghiera così intensa e vera. Maria, Madre della Speranza, Madre di Dio e Madre nostra, è stata invocata e presente nelle nostre case portando serenità. Tramite WhatsApp, don Luigi Talarico, il responsabile della Missione, ha inviato video messaggi di incoraggiamento e preghiera, raggiungendo il cuore di molti impauriti e sgomenti, e come se non bastasse, anche un video con la preghiera della Via Crucis. Oggi, lentamente e con cautela, la situazione si va aprendo. Sono riprese le Celebrazioni in presenza del Popolo, nel rispetto dei numeri consentiti e delle norme sanitarie, adesso è possibile guardarsi negli occhi, condividere sorrisi, e soprattutto vivere insieme i Sacramenti, consumare il Corpo e sangue di Cristo, Quel Corpo-Pane donato vivo vero e presente, nell’Eucaristia. Sono riprese le Celebrazioni dei Battesimi, già numerosi ad oggi, e dei Matrimoni. I gruppi pastorali rianimano le sale, ed i bambini e i ragazzi con i loro giochi e sorrisi cancellano la paura per tutto quello che temevamo di perdere. Sono certa che il tempo ci darà ragione, che i sacrifici di oggi, tenere la mascherina, mantenere le distanze, ancora non potersi abbracciare, con il tempo e la pazienza daranno i loro frutti di buona salute. Ed è tempo di cogliere l’opportunità della fede e della pastorale, non trascurando tutte le persone che sono state raggiunte, che forse per timore hanno riaperto il loro cuore a Dio, tutte quelle che hanno rafforzato la loro fede: nessuno deve essere più perso per strada. È tempo di confermare in noi ed apprendere la grande lezione dell’Amore di Dio: “le grandi acque non possono spegnere l’Amore né i fiumi travolgerlo (Ct 8,7)”, se noi, in Cristo, ci facciamo suoi testimoni, anche quando il “danno” sembra sovrastarci. (Suor Cristina Compagno)  

MCI Londra: la pastorale “corre veloce” sulle piattaforme digitali

11 Novembre 2020 - Londra – A Londra la situazione dei contagi e delle terapie intensive affollate ha indotto il Governo a decretare per la Metropoli un secondo lockdown che, come ci dice p. Andrea Fulco della Missione Cattolica Italiana a St. Peter Italian Church a Londra, non è percepito come restrizione severa come nel primo. “La paura e la stanchezza dei londinesi è evidente. Non c'è paura ma credo stanchezza e la città è divisa da chi prende seriamente il problema della diffusione del virus e cerca di difendersi: le chiese cristiane hanno osservato tutte le norme e non ci sono prove di contagi come ha ribadito il cardinale Nichols alle autorità competenti nell'immediato lockdown imposto anche ai luoghi di culto”. La comunità italiana vive “come se fosse in Italia e quindi si ritira in casa e molti lavorano da casa. La pastorale ha la sua forza nello streaming delle Messe: raggiungiamo non solo i parrocchiani ma chiunque. I media possono esercitare una forza non indifferente anche se ci spogliano della relazione e dei contatti umani”. IL sacerdote svolge regolarmente le catechesi in preparazioni al matrimonio attraverso le piattaforme e anche i catechisti della prima comunione hanno coinvolto non solo i ragazzi ma anche i genitori nel compito educativo di insegnare la dottrina ai figli seguiti on line dagli stessi catechisti. I sacerdoti della comunità stanno anche portando avanti delle catechesi e delle lectio divine con i giovani ogni tre settimane e sono molto frequentate e inoltre “abbiamo iniziato un cammino spirituale on line” con Chiara Amirante della comunità “Nuovi Orizzonti”.  In questo mese di novembre saranno ospiti dei vari incontri, sempre sulle piattaforme digitali, mons. Frisina e il teologo Curtaz. “Una pastorale – aggiunge p. Fulco - che scorre sul web grazie alle piattaforme dove però non manca la vicinanza affettiva di coloro che sebbene a distanza e con mascherina ci regalano il loro sguardo bussando alle nostre porte e i poveri che chiedono la carità anche a distanza. Questo è il duro lavoro che tento di fare superando l'isolamento imposto da questa situazione e accorciando le distanze”. Importanti sono anche i momenti della recita del Rosario on line che permette a tanti di unirsi in preghiera: “la Chiesa in questo modo non è mai chiusa. Oltre ad essere aperta solo per il culto individuale rimane aperta sulle varie ‘onde’”. Una pastorale che procede a fianco degli italiani a Londra “a passo veloce anche se distanziato sperando di poter ripristinare dopo questa urgenza il linguaggio fisico delle strette di mano e degli abbracci che spannano il vetro opaco degli screen computerizzati e ci permettono di unirci di persona a tutti. E' vero il distanziamento non è allontanamento ma precauzione tuttavia può diventare pericoloso”. (R.I.)  

Covid19: il racconto di suor Giuliana Bosini

10 Novembre 2020 - Francoforte - All’inizio di marzo è morto un mio cugino sacerdote per il Corona-virus. Ogni giorno poi chiamavo mio fratello Marco a Piacenza, anche lui malato per sapere come stava. Il 21 marzo si è fatto ricoverare perché la sua situazione respiratoria era peggiorata. A quel punto anche mia cognata era positiva. Entrambi si occupavano di mia mamma. Intanto i giorni passavano e in Germania eravamo nel blocco delle attività con le chiese chiuse. Ho detto alle mie consorelle “se va in ospedale anche mia cognata, la mia mamma a novant’anni rimane sola. Devo fare qualcosa, devo uscire da qui”. L’unico modo per arrivare da mia madre a Piacenza era prendere l’auto. Il 25 marzo dopo aver parlato con tutti, sacerdoti, superiori, comunità eccetera sono partita. Sono arrivata senza problemi alle frontiere ma a casa mi sono subito accorta che mia mamma non stava bene. Io mi sono messa in quella parte della casa con mia mamma un po’ più riservata e isolata. Abbiamo provveduto alla cura di mia cognata che aveva febbre e tanta tosse. I miei nipoti dicevano “zia, sei l’unica che può guidare la macchina per favore vai a fare la spesa”. E un giorno a far spesa, un giorno dal medico, un giorno in farmacia, le situazioni erano varie e mi prendevo cura un po’ di tutto questo. Il 31 marzo ho cominciato ad avvertire febbre e lì ho capito che potevo essere positiva anch’io e da quel giorno non solo più uscita di casa. Il 2 aprile la mia mamma venne ricoverata in geriatria a Piacenza, era positiva e cominciava ad aggravarsi. Intanto io a casa andavo avanti con Tachipirina e antibiotici, i medici ci curavano per telefono finché la situazione si è aggravata ed è venuta la dottoressa Rapacioli e un collega che mi hanno subito fatto una lastra al torace e hanno detto “Ha la polmonite, sorella, dobbiamo passare all’antivirale”. Mi hanno dato sette pastiglie rosa antivirali, grandi come confetti e mi sono detta “beh, sono sette, passerà presto” ma il terzo giorno non respiravo più, mi hanno ricoverata. In una giornata il mio polmone è peggiorato, dal 40% è sceso all’20% di attività, quindi il mio lettino è passato dalla medicina d’urgenza alla rianimazione, era il 10 aprile, Venerdì santo. Mentre mi trasportavano in rianimazione vedevo dalle vetrate la Cupola della Basilica di Santa Maria di Campania e ho detto “Maria, va avanti tu”, non sapevo in che condizioni fossi, che cosa mi stavano facendo. Il virus lavora sul polmone in modo devastante e molto velocemente. Arrivata in rianimazione la dottoressa Savi mi guardò e disse: “Lei non ha alternative che essere intubata. Si tolga gli anelli e si prepari, in tre minuti deve essere intubata”. Ed è stata una seconda consegna, la prima l’ho fatta alla Madonna e la seconda l’ho fatta a questa dottoressa che è stata molto autorevole e precisa. Ed era il pomeriggio del venerdì santo. Mi hanno messo in coma farmacologico per nove giorni, poi hanno cominciato a ridurre la somministrazione del farmaco per il risveglio. E quella mattina aprendo gli occhi vedevo sulla parete di fronte al mio letto l’immagine di una madonnina e dicevo “Maria, come andiamo a finire qua? Non ho la forza di battere ciglio”. Dopo tutti questi giorni non sapevo dove mi trovavo, vedevo solo questa madonnina e dialogavo con lei e con Gesù. Ho dato la vita a Gesù e non la voglio ritirare – “Gesù, la vita è tua e me la stai prendendo”. Mi sembrava davvero che la mia vita fosse un gradino in discesa. Poi proseguendo nella preghiera e nella riflessione guardavo la madonnina “Maria, solo tu puoi andare avanti, solo tu mi puoi salvare da queste acque, troppo grave è la mia situazione”. Mi venne in mente un’immagine che una famiglia mi mostrò tornando dalla Terrasanta, quella della piscina di Betzaeta, vedendo quella foto, allora, scoppiai a piangere. La famiglia mi regalò la foto che mi ricordava l’episodio del Vangelo dove chiede al paralitico “Vuoi guarire?”. Cominciavo a essere consapevole che la grazia della guarigione che avvenne a quell’uomo vicino alla piscina di Siloe in quel momento poteva avvenire anche per me, in quel momento ero io la paralitica. “Gesù, ascolta, chi mi può salvare, chi mi può immergere in questa acqua di guarigione?”. Ho sentito che Maria avrebbe interceduto! Così ho promesso che se fossi guarita sarei andata a Loreto a piedi per ringraziare. Immediatamente nella mia mente è risuonato questo versetto biblico: “e sulle alture mi fa camminare” (Ab 3, 16). Ho capito di avercela fatta, di aver ricevuto la grazia della guarigione. Verso le otto di sera sento la voce di un’infermiera che dice “Suor Giuliana, sono l’infermiera incaricata del risveglio, mi sente?”. La sentivo ma non capivo dov’ero. “Si ricorda che è stata intubata, che è in rianimazione, si ricorda?”. Cominciavo a ricordare. “Ha male?” mi chiedeva. Avevo male ma non potevo parlare, mi toccava le mani per chiedere un segno convenzionale e capìi che mi facevano male i lacci che tenevano le braccia legate alle spranghe del letto. Tutti i ricoverati in rianimazione venivano legati al letto per evitare che si strappassero i tubi. L’infermiera allora disse “slegatela”. Su quel lettino, ero il numero nove della rianimazione, avevo davanti al mio letto, grandissimo l’orologio, e vedevo scattare minuto per minuto senza capire se era notte o giorno perché avevamo sempre una luce artificiale, essendo un reparto sotterraneo, e cercando di capire dal saluto che davano gli infermieri se eravamo di mattina presto, di pomeriggio; avendo dormito tanto al risveglio sono stata con gli occhi sbarrati per giorni e giorni e questo mi ha aiutata a considerare tante cose, il valore del tempo, il valore delle relazioni, a considerare il valore della preghiera e la certezza che molte persone pregavano per me, molti amici laici. Era come se un po’ in giro per il mondo ci fossero delle forze che si univano per sganciare me da quella situazione di immobilità. Ne ero così certa che mi sembrava di sentire la loro presenza lì. In particolare una signora di Napoli, Rosaria che abita vicino a Pompei, non so perché, mi sembrava che la sua mano fosse veramente stretta alla mia destra. Riportata in medicina d’urgenza dove era rimasta tutta la mia roba ho fatto delle telefonate. La prima con la superiora di Piacenza che mi disse “Eravamo in ottocentosettanta su facebook alle tre e mezza ogni giorno unite nella preghiera per chiedere la tua guarigione”. C’erano le amiche di Padova, di Piacenza, le persone della Germania, le mie suore del Brasile, degli Stati Uniti e dell’India, appena incontrate a Roma per il Capitolo generale, sapevo che la preghiera di tutte loro era in quel momento una forza per me. Questa cosa è rimasta nel mio cuore. In tante situazioni non è la nostra forza che ci innalza che ci fa fare, che ci fa essere; è veramente la grazia della preghiera e io l’ho sentita tanto. Dopo quella telefonata mi arrivò la telefonata di Rosaria di Pompei – “Suor Giuliana, ma tu hai sentito la mia mano?” – “Rosaria, non mi dire così” – “Ma hai sentito la mia mano? Io ti ho voluta stringere forte per dirti che non ti lascio un istante”. Il 21 aprile mi fanno uscire dalla rianimazione e spunta la dottoressa che mi ha intubato e mi disse “Si ricordi che Lei è un ottimo risultato per noi, risultato non scontato. Preghi per noi” Mentre io uscivo dal pericolo la mia mamma moriva nell’altro ospedale. Il 25 aprile mi hanno detto che ero fuori pericolo. Il 27 io e il mio compagno di camera, Giuseppe, un vigile urbano, che anche lui ha perso la mamma mentre era in coma, siamo stati portati all’ospedale di Castel San Giovanni, dove il giorno prima era morta la mia mamma. E non ci siamo viste. Non dovevo buttare via niente di questo dolore e del dolore di tanti altri, dovevo trasformare questo dolore in una nuova forma di evangelizzazione e così pensando durante il rientro in Germania in auto, che mi è costato fatica guidare otto ore. Ho chiesto a Gesù di farmi capire quale diversità dovevo porre nel mio ritornare in guarigione, cosa si attendeva da me, quale nuovo slancio. Non lo so ma mi sembra di percepire a distanza di riqualificare la parola di Dio che salva che rigenera. Passando in mezzo a queste prove ti accorgi che tutto non è come prima, la vita la si dona, ma in un batter d’occhio può volar via e la vita vale molto. Mi sembrava di voler cancellare ogni forma di frettolosità e di porre al centro la persona perché la persona è un tesoro così alto, così straordinario, dato da Dio, fatta a sua immagine. In assoluto la persona al primo posto, questo è ciò che mi è rimasto, cercare un equilibrio fra le richieste della missione e la qualità dell’annuncio che voglio dare che sento di dover dare alla nostra gente. (Corriere d'Italia)  

Germania: le Nuove restrizioni nella vita sociale e pubblica per tutto il mese di novembre

10 Novembre 2020 - Francoforte - "Non sarà un mese facile, per nessuno di noi, e poi è novembre, un mese triste, la poca luce predispone alla malinconia". "Dovremo stare più in casa e allora armiamoci di pazienza, ascoltiamo musica, leggiamo un buon libro, meditiamo, preghiamo, guardiamo un buon film, riscopriamo i giochi di società in famiglia, manteniamo i contatti con amici e parenti, soprattutto con quelli più soli, facciamo passeggiate con un amico, un’amica, cuciniamo. Ordiniamo qualche volta da mangiare al nostro ristorante preferito per ricordar loro che li sosteniamo come possiamo. Siamo tutti chiamati ad avere responsabilità collettiva, solidarietà, fiducia e tenacia". Così scrive il mensile delle Missioni Cattoliche Italiane in Germania e Scandinavia, "Corriere d'Italia" commentando il lockdown in vigore, fino alla fine del mese in Germania”. Le misure anti coronavirus, annunciate il 28 ottobre dalla Cancelliera Merkel in concerto con i ministri presidenti dei Bundesländer e che varranno per tutto il mese di novembre, servono a evitare il diffondersi incontrollato del virus che aveva visto un andamento esponenziale dei contagiati. L'andamento dell’epidemia era già allarmante dall’inizio di ottobre e le misure restrittive entrate in vigore il 2 novembre sono "un tentativo di evitare il collasso degli ospedali", scrive il giornale.

R.I.

MCI Germania e Scandinavia: riunito il Consiglio di Delegazione

10 Novembre 2020 - Francoforte – Nei giorni scorsi il Consiglio di Delegazione delle Missioni Cattoliche Italiane in Germania e Scandinavia si è incontrato in videoconferenza per valutare il recente Convegno Nazionale (tenuto in videoconferenza dal 28 settembre al 2 ottobre 2020), preparare i Convegni di Zona di novembre, avviare gli incontri di categoria, avere un primo scambio di idee sulla recente enciclica “Fratelli tutti”, approvare i progetti di archiviazione in Delegazione e di digitalizzazione del Corriere d’Italia. Molto positiva – dice il delegato nazionale p. Tobia Bassanelli - la valutazione del Convegno nazionale sia per i contenuti  che per lo svolgimento. Il Consiglio di Delegazione ha approvato il progetto relativo gli incontri di categoria previsti nel presente anno pastorale, dai collaboratori pastorali in novembre, alle segretarie in dicembre, ai presidenti dei CP, i catechisti e le catechiste nei mesi successivi. Giorgio Feller è stato nominato revisore dei conti del Fondo di Solidarietà al posto di don Silvestro. Il prossimo incontro del Consiglio di Delegazione avrà luogo giovedì 19 novembre, pure in videoconferenza. In videoconferenza anche i Convegni di Zona programmati in un primo momento come incontri in presenza e poi svoltisi in videoconferenza. L’incontro della zona Nord si è svolto il 3 novembre ed ha avuto come tema centrale l’istruzione vaticana sulla conversione pastorale delle parrocchie, introdotto da Paola Colombo (Udep/Delegazione) che ha introdotto l’incontro della Zona Centro con una relazione sulla tematica del Convegno Nazionale. La Baviera nella mattinata di giovedì 5 novembre, ha riflettuto sull’enciclica “Fratelli tutti”, presentata da p. Gino Levorato. La Zona Sud ieri dopo una riflessione sull’istruzione vaticana della “conversione pastorale” delle parrocchie, presentata da Paola Colombo, ha tra l’altro toccato il Pellegrinaggio a Zwiefalten e le proposte della Zona.  

Un podcast sugli Esteri: parte “Voci dalla Farnesina”

5 Novembre 2020 -

Roma - Raccontare, attraverso le voci di chi lavora al Ministero degli Esteri e nella rete di ambasciate, consolati e Istituti di cultura, l’operato della Farnesina in Italia e nel mondo: politica estera, cooperazione allo sviluppo, assistenza ai connazionali in difficoltà, emissione di visti e molto altro. È l’obiettivo con cui parte “Voci dalla Farnesina”, canale podcast realizzato in collaborazione con l’agenzia Ansa. Si è cominciato ieri con la “puntata zero”: un dialogo tra il Segretario generale degli Esteri, Elisabetta Belloni, e il Direttore dell’Ansa, Luigi Contu. Saranno invece pubblicati con frequenza quotidiana nella rubrica “Farnesina per le imprese” delle pillole interamente dedicate a presentare idee e opportunità destinate nello specifico ad aziende a sostegno del percorso d’internazionalizzazione.

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Annecy: i balconi silenziosi

4 Novembre 2020 -

Annecy - Questa sera alle 20 sarò sul balcone ad applaudire, come a primavera, ai medici, agli infermieri, a tutti coloro che lavorano in ospedale per dimostrare loro la solidarietà della gente comune”, questo mi ha detto la mia vicina quando ci siamo incontrate in giardino, a debita distanza e con la mascherina. Lei portava fuori il suo cane, io andavo a fare una passeggiata, rigorosamente per solo un’ora e entro il raggio di 1 km. dalla mia abitazione, come prevede il nuovo regolamento COVID, qui in Francia.

A sera ho aperto il balcone e ascoltato: nessuno sui balconi, nonostante la temperatura fosse gradevole solo io e la mia vicina abbiamo applaudito ci ha fatto eco il rumore di una motocicletta che passava sulla strada e l’abbaiare di un cane solitario. Silenzio radio. Che tristezza.

La maggior parte delle persone è arrabbiata o demoralizzata. Non esiste più la solidarietà di questa primavera.

A marzo e aprile si vedeva una luce in fondo al tunnel. Avevamo la speranza di “uscirne” senza troppi danni, ci si sentiva solidali contro le avversità, vedevamo avvicinarsi l’estate e con essa le vacanze, gli “apericena”, le nuotate al mare, le passeggiate sulle montagne.

Ora non più.

Alle ore 20, al tempo della seconda ondata di pandemia, i balconi sono silenziosi, qua e là qualche zucca illuminata da una candela.. E’ Halloween.

Ma non è la stessa cosa.

Vorrei gridare: non perdiamo la speranza, non perdiamo la solidarietà, non nascondiamo i sorrisi dietro le maschere, non è ancora il tempo di abbandonarci e di richiuderci in casa, in noi stessi.

Passerà. Anche questa volta ci rialzeremo. E sarà più bello se il nostro cuore sarà ancora pieno d’amore gli uni per gli altri. (Gabriella Rasi)

 

Giovani: anche gli italiani pellegrini a Santiago per il Pej 2021

4 Novembre 2020 - Roma - Nell’agosto del 2021 la Spagna, con il sostegno del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa offrirà a tutto il Continente l’esperienza del pellegrinaggio dei giovani europei a Santiago (Pej21), nell’anno giubilare che si aprirà la notte del prossimo 31 dicembre nel Santuario compostelano. I giorni dal 4 all’8 agosto 2021 saranno dedicati ai giovani europei che vivranno momenti di incontro, preghiera e festa nella città di Santiago. Il Servizio nazionale per la pastorale giovanile della CEI sta elaborando una proposta di partecipazione in modo da rendere significativa la presenza dei giovani italiani a Santiago. Il pellegrinaggio alla tomba di San Giacomo è un segno antico dal profondo valore educativo e di fede, per questo anche le diocesi che non potranno prendervi parte potrebbero proporre dei propri percorso di cammino e pellegrinaggio.

San Marino: video interviste a giovani residenti all’estero

2 Novembre 2020 - San Marino - 45 interviste video ad altrettanti giovani sammarinesi residenti all’estero faranno parte dell’archivio storico del Centro di ricerca sull’emigrazione di San Marino. Una iniziativa che si inserisce nell'ambito di un percorso di tutela e valorizzazione della memoria orale che dal 2015 ha visto la digitalizzazione di circa 250 interviste a cittadini sammarinesi emigrati, raccolte nei 20 anni precedenti", si legge in una nota.  L’operazione, curata da Paola Melone nell’ambito di una borsa di studio e coordinata dalla storica Patrizia Di Luca, responsabile presso il Museo dell’Emigrante del Centro di Ricerca sull’Emigrazione rientra nel progetto “Nuove Generazioni – storie di radici” nato “per conoscere meglio il legame esistente tra le ragazze e i ragazzi sammarinesi residenti all’estero e il Paese d’origine dei loro antenati”, ha spiegato Di Luca. “I contributi offrono la possibilità di raccogliere informazioni, riflessioni ed emozioni che vorremmo condividere con le studentesse e gli studenti delle scuole tramite attività didattiche. Quando l’emergenza sanitaria lo renderà possibile, saranno organizzati inoltre una mostra fotografica e una presentazione pubblica dei risultati della ricerca”.

Italiani a Londra: un studio statistico del Consolato italiano

20 Ottobre 2020 -

Londra - La crescita numerica della comunità italiana nel Regno Unito negli ultimi anni è stata impetuosa. Gli iscritti all’AIRE in Inghilterra e Galles sono più che raddoppiati nel giro di 8 anni, passando da poco meno di 200 mila a più di 415 mila. Lo evidenzia il Consolato Generale d’Italia a Londra che ha diffuso uno studio statistico su “La presenza italiana in Inghilterra e Galles”, frutto, scrive il console generale d’Italia a Londra Marco Villani, dell’analisi dei dati disponibili nell’anagrafe consolare del Consolato Generale d’Italia a Londra (aggiornata al luglio 2020) e rappresenta “una fotografia che, sebbene soggetta a invecchiamento data la dinamicità della nostra presenza nel Regno Unito, costituisce una bussola e un punto di partenza per qualsiasi eventuale studio futuro”. Questo studio, attraverso i dati AIRE della Sede e dell'Home Office, analizza la collettività attraverso vari criteri statistici (es. età, titolo di studio, tipo di impiego, luogo di residenza e nascita etc.). Una studio - spiega ancora il console – che “intende gettare luce sulla comunità italiana residente in Inghilterra e Galles. O meglio, sulle diverse comunità italiane che vi convivono.  La prima cosa che stupisce, anche ad uno sguardo superficiale, è la complessità di questa grande realtà italiana. Il 10% dei nostri connazionali ha più di 65 anni, circa il 20% meno di 18. Oltre agli studenti, sono rappresentate tutte le categorie professionali: impiegati, operatori sanitari, accademici, addetti alla ristorazione e all’ospitalità, artisti, scrittori, insegnanti, operai, imprenditori, funzionari, dirigenti, agricoltori, giornalisti e religiosi (l’elenco potrebbe continuare…). Circa metà dei nostri cittadini sono nati in Italia, un quarto nel Regno Unito e il rimanente quarto nel resto del mondo. Un affascinante caleidoscopio culturale dove si incontrano nuova cittadinanza e cittadini italiani divenuti tali per discendenza. In un contesto, in cui chi è arrivato nell’ultimo decennio (più della metà dei nostri cittadini) si aggiunge a chi chiama ‘casa’ questa isola da decenni.  Per questo dobbiamo parlare di ‘comunità’ al plurale. Pur convivendo accanto le une alle altre, le nostre comunità si sfiorano, senza praticamente toccarsi. Senza neanche accorgersi, o quasi, della presenza delle altre”. Comunità che sono “lo specchio dell’Italia, ma uno specchio particolare, che ci permette di guardare non solo l’immagine riflessa del presente, ma anche quella del passato”.