Tag: Immigrati e rifugiati

Riccardi: “le vie dell’illegalità non danno sicurezza”

16 Luglio 2020 - Roma - “Le vie dell’illegalità non danno sicurezza né a chi fa il viaggio né al Paese che accoglie. Qualcuno dice che i corridoi umanitari durante la pandemia non sono possibili, io penso che la pandemia riguarda tutti. I corridoi umanitari non sono finiti e continuano anche dopo il lockdown”. Lo ha detto oggi il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, parlando alla stampa a Roma in attesa di accogliere nella mensa di via Dandolo 10 profughi afgani provenienti da Lesbo. Sono arrivati alle 9,30 con un volo di linea da Atene ma sono in ritardo per i controlli a Fiumicino. Fanno parte di 4 nuclei familiari, tra loro 2 minori, e hanno trascorso tutti alcuni anni nei campi profughi di Lesbo. Dopo aver vissuto lunghi mesi di attesa, dovuti alla crisi da coronavirus, giunge in Italia l’ultimo gruppo di profughi che Papa Francesco ha voluto portare in salvezza attraverso l’Elemosineria Apostolica e la Comunità di Sant’Egidio. I 10 rifugiati si aggiungono ai 57 già venuti in Italia, con diversi viaggi, il primo effettuato il 16 aprile 2016 nello stesso aereo con cui il Papa è tornato a Roma dalla sua storica visita a Lesbo. I profughi, che appartengono a quattro nuclei familiari, non erano riusciti a partire nel dicembre scorso per motivi contingenti e, successivamente, erano rimasti bloccati dalla pandemia. “È stata una lunghissima  attesa per queste famiglie di afgani – ha affermato Riccardi -. I corridoi si riaprono e si iniziano dei percorsi di inserimento nella società italiana.  Questa è una speranza  e una gioia per loro”. Se a causa della pandemia “c’è  una scarsità di risorse anche in Italia, fame e miseria e c’è bisogno di concentrare l’aiuto anche sulla gente del nostro Paese – ha aggiunto – credo che questo si può fare senza dimenticare il mondo”. Con il sistema dei corridoi umanitari sono giunti finora in Europa oltre 3mila profughi dal Medio Oriente e dall’Africa.  

Mons. Perego: la Madonna del Carmelo è la Madonna dell’Accoglienza

16 Luglio 2020 - Ferrara – “Anche noi vogliamo metterci in ascolto del Signore e guardando al mare Mediterraneo, oggi confine di morte e non strada di vita, affidare le madri, i bambini, i giovani in fuga in questo mare, perché siano bagnati dalle benedizioni del Signore e dalla protezione di Maria, ma anche dalla compassione di un’Europa che per loro rischia di non essere ‘casa comune’. Lo ha detto questa mattina l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, nel monastero delle carmelitane scalze, nel giorno della festa della Madonna del Carmelo che è “la Madonna dell’incontro con Dio, che magnifica il Signore”. “Con le sue braccia aperte”, è “la Madonna dell’Accoglienza. Guardando a Lei – ha detto mons. Perego - possiamo invocare Maria con il nuovo titolo che Papa Francesco ha regalato alla Chiesa, inserendolo nelle Litanie Lauretane: solacium migrantium, soccorso dei migranti. A Maria affidiamo chi è in viaggio, chi è in fuga e arriva sulle nostre coste, nelle nostre città, per riposo, per turismo, alla ricerca di sicurezza, per lavoro, per sfuggire alla morte: sono il volto di chi cerca riposo, di chi cerca di salvare la vita, di chi vuole sostenere la propria famiglia. Sono i volti dei ricchi e dei poveri, delle persone sole e delle famiglie, di uomini e donne, giovani e adulti. La Madonna del Carmelo ci invita ad abbracciare tutti, ad accompagnare tutti, ad accogliere tutti, come figli, come fratelli, perché la nostra preghiera, il nostro grido: Abbà Padre – come ci ha ricordato la pagina di San Paolo ai Galati – non sia una finzione, ma una realtà che ci porta a considerare tutti gli uomini figli e fratelli e non estranei”. L’arcivescovo ferrarese ha quindi pregato “perché la nostra vita sia un cammino di fede, speranza e carità, di riconoscimento che il mondo è una sola famiglia umana: la strada del Paradiso è solo la strada della fraternità. Chiediamo al dono dello Spirito, per intercessione di Maria, di aiutarci a riconoscere in ogni uomo un fratello, un figlio”.

R.Iaria

La situazione oggi a Lampedusa raccontata dal parroco don La Magra

14 Luglio 2020 - Lampedusa - In questi giorni si è ricordato il settimo anniversario della visita di Papa Francesco a Lampedusa. Era l’8 luglio del 2013 e il Pontefice scelse questa isola per il suo primo viaggio dopo la sua elezione sul Soglio di Pietro . Nell’isola chiamata “La porta d’Europa nel Mediterraneo”, accompagnato da mons. Francesco Montenegro – allora presidente della Fondazione Migrantes - volle incontrare quelle persone dai volti segnati dalla disperazione ma anche dalle torture subite durante il viaggio. Don Carmelo La Magra, parroco da quattro anni di San Gerlando, unica parrocchia dell’Isola, fotografa con www.migrantesonline.it  la situazione attuale. “Purtroppo non è cambiato molto da allora”, afferma: “dopo la visita del Papa, il 3 ottobre di quello stesso anno ci fu il grande naufragio in cui morirono centinaia di migranti e sembrava che qualcosa si stava muovendo cin i primi salvataggi ma dopo poco più di un anno i soccorsi sono diventati sempre più difficil”. Lampedusa è uno dei tanti approdi scelti dai migranti ma sono anche tantissimi i turisti attratti da questa terra e dal suo mare. “Non so negli altri posti, malgrado tutto quello che oggi si sta vivendo in Italia per la stagione turistica compromessa – dice - qui si è ripresa, non dico al 100% ma quasi; siamo in una estate quasi normale, non so da quello sanitario che cosa ci accadrà, ma da quello economico credo che qualcosa si stia salvando”. In questi giorni si è sentito molto parlare degli sbarchi che hanno ripreso, ma per don Carmelo “è come ogni altra estate, come ogni altro periodo dell’anno, quotidianamente ci sono diversi sbarchi”. I migranti e i turisti, due realtà distinte a cui la comunità di Lampedusa è da sempre abituata. “Specialmente in questo periodo di quarantena in cui i migranti sono ancora più distanti dal centro abitato - commenta il sacerdote - ma in generale, il turista non ha alcuno modo di aver contatto con il mondo della migrazione, può capitare ad un turista di stare per giorni e di non vedere nessun migrante”. I migranti dice il parroco “arrivano al molo militare e anche se è immerso nel centro è un molo chiuso, i trasferimenti avvengono verso l’hot spot, in cui nessuno accede. Di solito i migranti sono liberi di uscire, ma in questo periodo con la quarantena un po’ meno, però anche quando escono in mezzo a decina di migliaia di turisti qui pochi migranti non fanno media, non incidono, diciamo che sono invisibili anche in mezzo agli altri”.   Nicoletta Di Benedetto

Mons. Lorefice: il nostro Mediterraneo torni ad essere uno spazio di pace e di concordia tra i popoli. Un mare dolce, un mare ospitale”

15 Luglio 2020 - Palermo - “Consentimi, nostra cara Santuzza, stasera di volgere lo sguardo a questo mare, al Mediterraneo”. È “lo stesso mare nel quale oggi finiscono le vite e le speranza di tante donne e di tanti uomini dell’Africa e dal Medio Oriente, spinti dalla fame e dalla guerra verso il nostro Occidente e sottoposti per questo ad un esodo disumano: abbandonati nel deserto, catturati e torturati nei campi di concentramento libici, lasciati morire in mare o magari crudelmente respinti”. Lo ha detto, ieri sera, l’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, nel suo discorso alla città in occasione del Festino di santa Rosalia. “Apro il mio cuore davanti a te stasera, cara Santuzza nostra, perché la pandemia sembra essere diventata un motivo ulteriore di disinteresse, di chiusura e di respingimento. Come se il nostro malessere fosse una scusa buona per chiudere la porta in faccia a quanti, ancora una volta da noi – ha detto l’arcivescovo di Palermo -  hanno ricevuto, dopo secoli di soprusi e di rapine, anche il virus che si trova sui barconi. Giorni fa, addirittura, abbiamo avuto l’ardire di rimandare in Libia, nei campi di concentramento, un bambino neonato. È stato il colmo dell’abiezione”. “Devo gridare basta: basta – è stato il monito di mons. Lorefice -  con questo egoismo omicida e suicida! Basta con questa miopia! Se il virus non ci ha insegnato che il destino del mondo è uno solo, che ci salveremo o periremo assieme; se la pandemia ci ha resi ancora più pavidi e calcolatori, facendoci credere di poter salvare il nostro posto al sole, siamo degli illusi, dei poveri disperati. Basta con gli stratagemmi internazionali, con i respingimenti, basta con le leggi omicide”. “L’inferno per questi nostri fratelli – ha concluso -  è diventata, per causa nostra, questa terra. È diventato questo ‘mare salato’ di cui cantava il poeta, salato per le lacrime dei disperati che vi sono affondati senza riparo, senza una mano che li soccorresse, nella distruzione di ogni speranza. Per questo chiedo il tuo sostegno, Rosalia, perché il mare di Palermo, il nostro Mediterraneo, torni ad essere uno spazio di pace e di concordia tra i popoli. Un mare dolce, un mare ospitale”.

Raffaele Iaria

Viminale: da inizio anno sbarcate 9.706 persone sulle nostre coste

15 Luglio 2020 - Sono  9.706 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno. Il dato è aggiornato alle 8 di questa mattina dal Ministero dell'Interno. Degli oltre 9.700 migranti sbarcati in Italia nel 2020, 2.830 sono di nazionalità tunisina (29%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Bangladesh (1.733, 18%), Costa d’Avorio (795, 8%), Algeria (503, 5%), Sudan (461, 5%), Marocco (365, 4%), Guinea (245, 3%), Somalia (233, 2%), Pakistan (230, 2%), Egitto (174, 2%) a cui si aggiungono 2.137 persone (22%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Per quanto riguarda la presenza di migranti in accoglienza, i dati parlano di 85.498 persone su tutto il territorio nazionale di cui 1.122 negli hot spot (874 in Sicilia e 248 in Puglia), 61.421 nei centri di accoglienza e 22.955 nei centri Siproimi. La Regione con la più alta percentuale di migranti accolti è la Lombardia (13%, in totale 11.491 persone), seguita da Emilia Romagna (10%), Lazio e Piemonte (9%), Sicilia (8%), Campania e Toscana (7%), Veneto (6%).

Migranti: domani corridoi umanitari da Lesbo per lockdown

15 Luglio 2020 - Roma - Dopo aver vissuto lunghi mesi di attesa, dovuti alla crisi da coronavirus, giunge in Italia l’ultimo gruppo di profughi che Papa Francesco ha voluto portare in salvezza attraverso l’Elemosineria Apostolica e la Comunità di Sant’Egidio. Si tratta di 10 rifugiati, che si aggiungono ai 57 già venuti in Italia, con diversi viaggi, il primo effettuato il 16 aprile 2016 nello stesso aereo con cui il Papa è tornato a Roma dalla sua storica visita a Lesbo. I profughi, che appartengono a quattro nuclei famigliari, non erano riusciti a partire nel dicembre scorso per motivi contingenti e, successivamente, erano rimasti bloccati dalla pandemia. Il primo corridoio umanitario dopo il lockdown è stato reso possibile grazie ad una preziosa sinergia tra le autorità italiane e greche, in particolare tra il Viminale nella persona del Capo Dipartimento Michele di Bari e il ministero dell’Immigrazione e Asilo greco. Ad accogliere i nuovi 10 profughi saranno anche i rifugiati giunti con i precedenti corridoi umanitari da Lesbo che, dopo la conferenza stampa, pranzeranno con loro nei locali della mensa dei poveri della Comunità di Sant’Egidio insieme ai volontari che si occupano dell’ospitalità e dell’integrazione. Con il sistema dei corridoi umanitari sono giunti finora in Europa oltre 3 mila profughi dal Medio Oriente e dall’Africa.

Viminale: oltre 9mila i migranti sbarcati nel 2020 in Italia

14 Luglio 2020 - Roma – Fino a questa mattina alle 8 in Italia sono arrivate 9.372 persone migranti. Il dato è del ministero degli Interni ed è consultabile su sito. Degli oltre novemila migranti sbarcati sulle coste italiane in questo 2020, 2.576 sono di nazionalità tunisina (28%). Gli altri provengono da Bangladesh (1.733, 19%), Costa d’Avorio (795, 8%), Algeria (495, 5%), Sudan (461, 5%), Marocco (365, 4%), Guinea (245, 3%), Somalia (233, 2%), Pakistan (230, 2%), Egitto (174, 2%) a cui si aggiungono 2.065 persone (22%) provenienti da altri. I minori non accompagnati approdati sulle coste italiane sono 1260.  

Msf, “rifugiati vulnerabili privati di alloggi e sussidi e lasciati dormire nelle strade di Atene”

14 Luglio 2020 -
Atene - “In Grecia, un numero crescente di rifugiati in gravi condizioni di salute fisica e mentale rischiano di essere privati dei loro alloggi, esclusi dai sussidi e lasciati a vivere in strada senza un rifugio e adeguate cure mediche”: è la denuncia di Medici senza frontiere (Msf). In cerca di una soluzione rapida per decongestionare i campi sovraffollati sulle isole, il governo greco ha cominciato a sfrattare oltre 11.000 beneficiari di protezione internazionale dalle strutture di accoglienza, di cui molti estremamente vulnerabili. Msf chiede al governo greco di sospendere gli sfratti delle persone vulnerabili, compresi i sopravvissuti a violenza sessuale, tortura e maltrattamenti, gli anziani e le persone con malattie croniche, e di individuare soluzioni abitative immediate e ampliare i programmi di accoglienza già esistenti. “Abbiamo pazienti in gravi condizioni che vengono abbandonati, mentre donne in fase avanzata di gravidanza dormono a Victoria Square, nel centro di Atene – afferma Marine Berthet, coordinatrice medica di Msf in Grecia -. Nel mezzo di una pandemia globale, i governi dovrebbero proteggere le persone ad alto rischio di contrarre il Covid-19, non gettarle in strada lasciandole senza protezione, riparo o accesso alle cure mediche”. A giugno, una paziente di Msf estremamente vulnerabile è morta per arresto cardiaco poco dopo essere stata minacciata di sfratto ed aver quindi lasciato il suo alloggio. “La nostra paziente era paraplegica e presentava molteplici gravi patologie, tra cui diabete e malattie cardiovascolari, eppure era stata minacciata di sfratto in più occasioni – continua Berthet -. Con la paura di perdere la casa, la sua famiglia l’ha portata al campo di Schisto dove suo figlio vive in un container con altre 12 persone. Due giorni dopo ha avuto un arresto cardiaco ed è morta”. Almeno altri 30 pazienti di Msf in gravi condizioni di salute sono stati privati del loro alloggio o notificati di sfratto e ora rischiano di essere tagliati fuori dai programmi di sussidio. “Il caso della donna deceduta è solo la punta dell’iceberg. Abbiamo pazienti affetti da cancro, sopravvissuti alla tortura, madri sole con malattie croniche e donne in gravidanza con complicazioni che si trovano a vivere per strada, senza alcun supporto”, conclude Berthet. Per supportare le centinaia di rifugiati che dormono nelle strade di Victoria Square ad Atene, Msf sta trasferendo chi ha maggiore urgenza di cure mediche nel proprio centro ambulatoriale nella capitale greca, ma i bisogni più elementari delle persone restano scoperti.

Istat: In Italia presenti 194 nazionalità

13 Luglio 2020 - Roma - Al 31 dicembre 2019 si contano in Italia 194 differenti cittadinanze, quasi 50 con almeno 10 mila residenti. La graduatoria delle prime cinque cittadinanze resta stabile nel tempo, con le cittadinanze romena (1 milione 208 mila), albanese (441 mila), marocchina (432 mila), cinese (305 mila) e ucraina (240 mila) a rappresentare da sole quasi il 50% del totale degli stranieri residenti. Lo si evince dalla lettura del Bilancio Demografico Nazionale diffuso oggi dall’Istat. La distribuzione per sesso delle prime 10 cittadinanze registra differenze tra uomini e donne. Mentre le prime tre cittadinanze più numerose si confermano nei primi posti per entrambi i sessi (romena, albanese e marocchina), a partire dal quarto posto si rilevano differenze nella composizione con l’emergere dei cinesi per il genere maschile (6,0%) e delle ucraine per quello femminile (6,8%). Sempre secondo il report dell’Istituto di Statistica Italiano dopo la flessione registrata nel biennio precedente, nel 2019 aumentano i cittadini divenuti italiani per acquisizione della cittadinanza: se ne contano 127 mila, 24 ogni mille stranieri, il 13% in più rispetto al 2018. Dal 2015, complessivamente i “nuovi cittadini italiani” sono stati oltre 766 mila, valore di poco inferiore alla perdita di popolazione di cittadinanza italiana negli stessi anni. Senza questo apporto, il calo degli italiani sarebbe stato intorno a 1 milione e 600 mila unità, fa notare l’Istat. I nuovi cittadini italiani sono prevalentemente donne (52,7%) e risiedono per il 65,4% nel Nord. In rapporto alla popolazione straniera residente 27,7 persone su mille del Nord-est sono diventate italiane, solo il 15,7 per mille nelle Isole.

Istat: stabili gli iscritti in anagrafe dall’estero

13 Luglio 2020 - Roma - Le iscrizioni dall’estero nel 2019 ammontano a 333.799, solamente lo 0,4% in più rispetto al 2018. Aumenta invece il numero delle persone che si trasferiscono all’estero: nel 2019 i cancellati per l’estero sono stati 182.154, il 16,1% in più rispetto all’anno precedente. Il saldo migratorio con l’estero si è quindi ridotto a 152 mila unità nel 2019. Gli iscritti in anagrafe provenienti da un Paese estero sono soprattutto cittadini stranieri (78,2%); aumenta, tuttavia, il numero di italiani che rientra dopo un periodo di emigrazione all’estero (sono 73 mila nel 2019, 26 mila unità in più rispetto al 2018). Il dato è stato fornito oggi dall’Istat nel report del Bilancio demografico nazionale 2019. Le persone che lo scorso anno hanno lasciato il nostro Paese per trasferirsi all’estero sono 182 mila, con un aumento di 25 mila unità rispetto al 2018. Tra questi, la componente dovuta ai cittadini stranieri è cresciuta del 39,2% rispetto all’anno precedente e ammonta a 56 mila cancellazioni. Prosegue, inoltre, l’aumento dell’emigrazione di cittadini italiani: si sono trasferiti all’estero in 126 mila con un incremento dell’8,1% rispetto al 2018. Va considerato che, tra gli italiani che trasferiscono all’estero la loro residenza, una quota è da imputare ai cittadini in precedenza stranieri che, una volta acquisita la cittadinanza italiana, decidono di emigrare in Paesi terzi o di fare ritorno nel luogo di origine. Una tendenza che negli ultimi anni sta acquistando sempre più consistenza: nel 2018, le emigrazioni di questi "nuovi" italiani ammontavano a circa 35 mila (30% degli espatri, +6% rispetto al 2017).

Conferenza ministri Mediterraneo, “sofferenza umana, combattere lo sfruttamento delle persone vulnerabili e la perdita di vite in mare”

13 Luglio 2020 -

Roma - “Ridurre la sofferenza umana, combattere lo sfruttamento delle persone vulnerabili e la perdita di vite in mare e a terra” rimane un “imperativo morale comune e una sfida comune per tutti”. È quanto si legge nella dichiarazione congiunta sottoscritta a seguito della Conferenza ministeriale per contrastare il traffico di migranti a cui stamattina hanno partecipato i ministri dell’Interno di Francia, Germania, Italia, Malta e Spagna e i Commissari europei per gli Affari interni e per il Vicinato e l’allargamento nella quale hanno incontrato le loro controparti provenienti da Algeria, Libia, Mauritania, Marocco e Tunisia al fine di rafforzare l’impegno reciproco nel prevenire e combattere il traffico di migranti. È stato espresso “un chiaro impegno a prevenire e combattere il traffico di migranti in modo congiunto e coordinato, nell’ambito del loro approccio globale ed equilibrato alla gestione della migrazione”. Inoltre, i partecipanti hanno espresso “un forte e continuo sostegno agli sforzi delle loro autorità di contrasto e di gestione delle frontiere per salvare vite in mare e a terra, allo scopo di smantellare le organizzazioni criminali coinvolte nel traffico di migranti e per rafforzare la resilienza sociale ed economica a questo grave crimine”. “I partecipanti – prosegue la dichiarazione ripresa dal Sir – si sono impegnati a compiere passi in avanti sulla base degli sforzi significativi già compiuti da tutti i soggetti per combattere il traffico di migranti e hanno sottolineato il proprio impegno a proseguire nel dialogo con i partner africani per individuare i futuri percorsi di cooperazione nella lotta contro il traffico di migranti con un approccio coerente”. L’intenzione emersa è quella di “una più stretta cooperazione tra Afripol e le agenzie dell’Ue, tra cui Frontex ed Europol, e la Rete europea di Ufficiali di collegamento per l’immigrazione”. Ribadita poi la “necessità di rafforzare la cooperazione tra forze dell’ordine di tutte le parti attraverso progetti di formazione di polizia, capacità operativa e sostegno finanziario per le attrezzature tecniche”. “I partecipanti hanno inoltre sottolineato l’importanza di sensibilizzare i potenziali migranti al fine di contrastare la narrativa dei trafficanti” e “hanno richiamato l’importanza del supporto di tutti gli Stati membri dell’Ue al fine di sostenere gli sforzi per il contrasto al traffico di migranti”.

Lamorgese: “da Europa e Africa impegno reciproco per prevenire e combattere il traffico”

13 Luglio 2020 -
Roma - “È stato un confronto proficuo che ci permette di rafforzare l’impegno reciproco nel prevenire e combattere il traffico dei migranti. Tutti i Paesi hanno anche condiviso la sfida che ci impone di garantire il rispetto dei diritti umani e la dignità delle persone, ridurre la sofferenza umana di chi è più esposto ad ogni ricatto”. Così il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha commentato quanto emerso nel corso della Conferenza ministeriale per contrastare il traffico di migranti ospitata dall’Italia a cui stamattina hanno partecipato i ministri dell’Interno di Francia, Germania, Malta e Spagna e i Commissari europei per gli Affari interni e per il Vicinato e l’allargamento e nella quale hanno incontrato le loro controparti provenienti da Algeria, Libia, Mauritania, Marocco e Tunisia al fine di rafforzare l’impegno reciproco nel prevenire e combattere il traffico di migranti. “Utilizzeremo tutti gli strumenti disponibili, compresi i partenariati bilaterali, per individuare e perseguire le reti criminali che sfruttano le persone più vulnerabili. Anche promuovendo una più stretta cooperazione di polizia per rafforzare gli strumenti operativi e le attività investigative”, ha proseguito Lamorgese. “Oggi tutti insieme abbiamo avviato un importante percorso che ci vede protagonisti, europei ed africani, per tentare di governare il complesso fenomeno delle migrazioni”, ha concluso il ministro.

Il Jesuit refugee service per i profughi in Angola: nuove strategie contro la pandemia

13 Luglio 2020 -
Luanda - "Dopo che il covid-19 ha bussato alle nostre porte a metà marzo, il Jesuit refugee service (Jrs) è stato costretto a ripensare la sua missione. Non si trattava di cambiare il contenuto della missione stessa, ma di adattare le nostre strategie al nuovo contesto creato dalla pandemia di coronavirus»: lo afferma padre Celestine Epalango, che opera in Angola con il Jrs. L’organizzazione, prosegue, «sta ancora servendo, accompagnando e difendendo i rifugiati nella provincia di Lunda Norte, sviluppando materiali formativi che mirano a sensibilizzare la comunità in modo da preveni-
re un numero maggiore di rifugiati o lo spostamento interno delle persone causato dagli effetti dirompenti del covid-19». Inoltre, il Jrs partecipa alla promozione di iniziative avviate ai rifugiati, come ad esempio la produzione di più di 6.000 mascherine, vendute al prezzo di 100 Kwanzas. «Questo è un modo concreto per promuovere la sostenibilità economica dei rifugiati e fornire mezzi per combattere la diffusione della pandemia», sottolinea padre Epalango. L’organizzazione fornisce regolarmente attrezzature igieniche ai rifugiati, in particolare a quelli che sono vittime della violenza di genere, e organizza sessioni di dimostrazione di buone pratiche di protezione e prevenzione contro il covid-19. Il Jrs infine effettua visite quotidiane ai centri di detenzione per assistere nel rilascio di rifugiati che, avendo violato le regole dello stato di emergenza, sono stati arrestati. In media, due detenuti vengono rilasciati a settimana.
La realtà dei rifugiati in Angola, assistiti dal Jrs, è molto complessa e articolata. Nel 2017 un gran numero di persone è fuggito dalla provincia di Kasai nella Repubblica Democratica del Congo (Rdc) ed è entrato nella parte nord-orientale dell’Angola. Questa migrazione forzata è il risultato di un conflittoall’interno della Rdc, che ha causato lo sfollamento interno di 1,4 milioni di persone. In quel momento circa 35 mila persone sono fuggite nella provincia di Lunda Norte. «Negli ultimi tredici anni — sottolinea padre Epalango — il Jrs ha fornito assistenza legale gratuita, consulenza sociale e spirituale a rifugiati e richiedenti asilo, bambini non accompagnati, orfani, vittime della violenza di genere, giovani madri single, bambini rifugiati che non possono andare a scuola e coloro che non hanno nemmeno certificati di nascita, anziani e rifugiati e richiedenti asilo in Angola» (Osservatore Romano)

Don Buonaiuto: subito corridoi umanitari in Libia

13 Luglio 2020 -

 Roma - L’altra sera in una strada della prostituzione del Centro Italia una ragazza nigeriana, al quinto mese di gravidanza, mi ha descritto l’orrore della sua prigionia in Libia, e lo stupro subito e della 'madame' incaricata di indirizzarla al mercimonio. Gli ho chiesto chi l’avesse messa incinta e mi ha risposto: 'i cattivi in Libia', mostrandomi la schiena piagata dalle frustate. In tanti anni sulle strade della tratta ho visto che i 'cattivi' non si trovano soltanto aldilà del mare, ma anche tra coloro che lasciano mano libera ai trafficanti senza arrivare mai a una politica internazionale che tolga alle organizzazioni criminali un formidabile strumento di sfruttamento e di arricchimento. Persino nelle guerre più cruente e nei momenti nei quali sembrava smarrito ogni senso di umanità, la salvaguardia dello straniero, maggiormente esposto e fragile è stata sempre riconosciuta e garantita. Una regola non scritta ma ovunque osservata fin dall’antichità, attribuisce all’ostaggio, al fuggitivo uno status di persona che scappa da morte certa e perciò merita tutela e misericordia. La storia ci insegna che, durante qualsiasi conflitto, negoziare e aprire vie di salvezza per fasce di popolazione particolarmente oppresse è l’unica soluzione praticabile per scongiurare stragi di innocenti. Come è possibile che nel terzo millennio non si comprenda che l’accorgimento più vantaggioso è quello di non far esplodere situazioni potenzialmente fuori controllo? Tra i tanti riferimenti concreti, guerre dimenticate e sofferenze ignorate, il pensiero va alla vicina e martoriata Libia, dove in tempi anche recenti hanno ben funzionato i 'corridoi umanitari', nati da un’iniziativa ecumenica dei cristiani italiani in collaborazione e in coordinamento con i ministeri degli Esteri e dell’Interno. Grazie a essi si è permesso di lasciare il Paese a donne, bambini, famiglie e ammalati senza dover sottostare alla violenza e alla cupidigia dei mercanti di carne umana. Incredibilmente, quando alla cronica instabilità di quell’area geografica si è aggiunto l’allarme coronavirus, si è smesso di percorrere il sentiero di vita che solo può opporsi alla civiltà della morte. Tanto più inconcepibile è questa perdurante sottovalutazione di una pratica virtuosa e salvifica che in un momento di emergenza sanitaria è, in realtà, ancora più necessaria. Non sarebbe più semplice regolare le partenze verificando le situazioni di bisogno e senza trascurare i dati epidemiologici dell’allerta Covid? Una famiglia che affronta mesi di migrazione coatta non può subire la pena supplementare di trovare un muro di indifferenza e ostilità proprio in quell’Europa che a parole si proclama paladina dei diritti universali e delle libertà inviolabili.

A tutta la classe dirigente vorrei ricordare l’immagine straziante del neonato emerso senza vita dal Mediterraneo con indosso una tenera tutina colorata. Le nostre mani gronderanno sangue innocente finché non saranno ripristinate vie legali e sicure per consentire di varcare le soglie dell’Occidente a coloro che sono dolorosamente costretti a sradicarsi dalla propria terra. Ogni giorno che perdiamo in sterili polemiche muoiono indigenti a causa della nostra accidia. Non c’è più tempo da perdere, 'corridoi umanitari' subito oppure dovremo renderne conto a Dio e alla storia. (Aldo Buonaiuto - Sacerdote, Comunità Papa Giovanni XXIII - Lettera al quotidiano "Avvenire)

Minori non accompagnati, arriva il protocollo per stabilire l’età

13 Luglio 2020 -

Milano - A volte, stabilire l’età può determinare il destino di una persona. Succede per esempio ai ragazzi non accompagnati, che giungono in Italia come migranti: essere o meno minorenni fa un’enorme differenza. Così il protocollo per la determinazione dell’età dei minori stranieri non accompagnati, firmato  in Conferenza Stato- Regioni, costituisce uno strumento importante per l’effettiva attuazione della legge 47/2017 sulla protezione dei bambini migranti. Non esiste un metodo scientifico certo per determinare l’età di un soggetto e l’affidabilità dei sistemi in uso è molto discussa; in genere si pratica la misura del polso e della mano, con un margine di errore di un paio d’anni in più o in meno. Con il nuovo Protocollo multidisciplinare si stabiliscono la composizione e le modalità operative di un’équipe multiprofessionale che – commenta Maria Concetta Storaci, consigliera nazionale dell’Ordine degli assistenti sociali – "ci vede protagonisti come avevamo richiesto e come facciamo da anni seppure in assenza di atti attuativi che arrivano soltanto oggi".

Don De Robertis: “sentenza Consulta è grande risultato che non risolve elementi di incostituzionalità dei decreti Sicurezza”

10 Luglio 2020 - Roma - “È un grande risultato quello che abbiamo raggiunto con questa sentenza che dichiara la norma introdotta con il primo decreto sicurezza, sia irrazionale, perché non agevola il controllo del territorio, sia irragionevole, per la disparità di trattamento che rende più difficile ai richiedenti asilo l’accesso ai servizi”. Lo afferma don Gianni De Robertis, direttore della Fondazione Migrantes, all’indomani della sentenza della Corte Costituzionale, che ha esaminato le questioni di legittimità sollevate dai Tribunali di Milano, Ancona e Salerno sulla disposizione che preclude l’iscrizione anagrafica degli stranieri richiedenti asilo. “Nonostante ciò – sottolinea De Robertis – resta il problema che i due decreti sicurezza non sono stati ancora cambiati, sebbene presentino numerosi elementi in contrasto con la Costituzione. Rendendo così percorribile solo l’iter giudiziario per smantellarli, che richiede però tempi molto più lunghi, con il rischio che le persone siano costrette a subire violazioni di diritto magari per anni”.

Viminale: 8000 i migranti arrivati sulle coste italiane nel 2020

10 Luglio 2020 -
Roma - Sono poco più di 8000 i migranti arrivati sulle coste italiane nel 2020. Sono, infatti, 8.087 secomdo i dati del Ministero degli Interni aggiornati alle 8 di questa mattina. Degli oltre 8mila migranti 1.833 sono di nazionalità tunisina (23%). Gli altri provengono da Bangladesh (1.383, 17%), Costa d’Avorio (777, 10%), Algeria (489, 6%), Sudan (459, 6%), Marocco (354, 4%), Guinea (245, 3%), Somalia (233, 3%), Mali (168, 2%), Egitto (168, 2%).

Regolarizzazione migranti: presentate 93.371 domande, oltre 81mila per lavoro domestico

10 Luglio 2020 - Roma - Le richieste di regolarizzazione sono quasi 100.000. In particolare, le istanze presentate sono 93.371, di cui 11.697 per lavoro subordinato e 81.674 per lavoro domestico. Sono 11.021 le domande in corso di ultimazione. Altre 4.386 arrivano dal canale gestito dalle Poste. I dati sono stati forniti ieri dal capo del Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione del Ministero dell’Interno, Michele Di Bari durante un incontro, in video conferenza al quale hanno partecipato, fra gli altri, il viceministro dell'Interno Matteo Mauri e il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Teresa Bellanova. Nel corso della riunione, si sono succeduti numerosi interventi da parte dei rappresentanti del mondo dell'associazionismo, dei sindacati, dei patronati e anche universitario che hanno espresso suggerimenti e posto quesiti per rendere più fluida la procedura. Le istanze di regolarizzazione potranno essere presentate entro il prossimo 15 agosto.

R.I.

Corte Costituzionale: “irragionevole la norma che preclude l’iscrizione anagrafica ai richiedenti asilo”

9 Luglio 2020 - Roma - La Corte costituzionale ha esaminato oggi le questioni di legittimità costituzionale sollevate dai Tribunali di Milano, Ancona e Salerno sulla disposizione che preclude l’iscrizione anagrafica degli stranieri richiedenti asilo, introdotta con il primo “Decreto sicurezza” In attesa del deposito della sentenza, l’Ufficio stampa della Corte fa sapere che la disposizione censurata “non è stata ritenuta dalla Corte in contrasto con l’articolo 77 della Costituzione sui requisiti di necessità e di urgenza dei decreti legge. Tuttavia, la Corte ne ha dichiarato l’incostituzionalità per violazione dell’articolo 3 della Costituzione sotto un duplice profilo: per irrazionalità intrinseca, poiché la norma censurata non agevola il perseguimento delle finalità di controllo del territorio dichiarate dal decreto sicurezza; per irragionevole disparità di trattamento, perché rende ingiustificatamente più difficile ai richiedenti asilo l’accesso ai servizi che siano anche ad essi garantiti”, si legge in un comunicato diffuso oggi.

R.I.