Tag: Mons. Lorefice

Mons. Lorefice: il dovere della memoria per vincere l’indifferenza

26 Gennaio 2022 -
Palermo - «Sulla fragile barca dell’umanità ci uccide l’indifferenza, ma può ancora salvarci la memoria. Il corpo dei nostri fratelli che muoiono tentando di raggiungere l’Europa, proprio nei giorni in cui questa Europa celebra la Giornata della Memoria, ci urla con quanta facilità la storia rischi di ripetersi».Così l’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, commenta la tragica fine dei sette migranti morti la scorsa notte per ipotermia a poche miglia da Lampedusa e allo stesso tempo lancia il suo messaggio per il 27 gennaio, giorno in cui si commemorano le vittime della Shoah: «Lasciar morire di freddo qualcuno alle porte dell’Europa, alla porta di ognuna delle nostre case, significa rinnovare il disinteresse e l’indifferenza che ci rende colpevoli. È una coincidenza che ci ammonisce: non possiamo permetterci di guardare con dolore agli stermini che siamo stati capaci di commettere in passato, se allo stesso tempo non siamo capaci di aprire gli occhi su quelli verso cui restiamo inermi nel presente».«Ripetutamente e da più parti – prosegue mons. Lorefice – commenteremo in queste ore, in questi giorni, la portata della raccapricciante mortificazione della dignità umana che il mondo intero si trovò davanti il giorno in cui furono aperti i cancelli di Auschwitz, e ripeteremo quel ‘never again’ che oggi è scolpito in tutte le lingue sulle porte di quei campi; tante volte ribadiremo sui giornali, nelle piazze, nelle scuole, che il dolore di quella mortificazione ci riguarda tutti, perché tutti siamo ancora esposti al rischio di essere emarginati o di emarginare, di ritrovarci vittime o di diventare complici di chi sceglie la strada della sopraffazione verso chi ci sembra diverso e verso chi è più debole. Ecco, faccio appello alle coscienze di tutti affinché possiamo accostarci a questo necessario e prezioso momento della Memoria con un senso di responsabilità privo di qualunque ipocrisia dettata dalle circostanze. Farci profondamente interpreti del significato di un orrore così grande significa oggi prendere posizione a testa alta e ad alta voce contro nuovi orrori che perdurano: ricordiamo i nostri fratelli morti di stenti, di fatica, di soprusi, di malattia nei lager nazisti, privati dell’identità e di ogni dignità, e troviamo il coraggio di unirci nel giudicare inaccettabili gli stenti, la fatica, i soprusi, la malattia per cui altri nostri fratelli continuano a morire nei lager libici, nei deserti che attraversano, nel mare a cui si affidano, nei respingimenti finanziati con i fondi italiani ed europei. Il dramma di cui facciamo Memoria ci aiuti a riconoscere il loro, e a non esitare più nell’accoglierlo. Perché chi non ricorda il proprio passato è destinato a riviverlo».

Vescovi Sicilia: l’arcivescovo Lorefice e il vescovo Fragnelli in visita alla Mare Jonio

14 Gennaio 2022 - Trapani - “Una reale visita di amicizia e di fraterno sostegno, una visita ‘familiare’, senza altoparlanti”. Così l’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, che, nei giorni scorsi, assieme al vescovo di Trapani, mons. Pietro Maria Fragnelli, ha fatto visita all’equipaggio della “Mare Jonio” dell’organizzazione no profit Mediterranea Saving Humans che a Trapani sta ultimando i preparativi per la partenza della decima missione di soccorso nel Mediterraneo. “Una visita, la mia, per ribadire la stima e la gratitudine nei loro confronti, perché loro stanno custodendo a rischio della vita, di incomprensioni e di ostilità, la parola più importante e urgente di questa odierna pagina della storia e che corrisponde al cuore del Vangelo: la ‘compassione’ che fa propria ogni sofferenza umana, ogni desiderio di riscatto e di vita, fino a al dono di sé. Sono loro – ha aggiunto l’arcivescovo di Palermo – che portano avanti la storia, insieme a tutti quelli che ogni giorno con silente fedeltà compiono il loro dovere umano, operatori di bene e di pace. Il mio è stato un umile riverbero di accoglienza del messaggio di sostegno di vicinanza e preghiera che ieri il Papa ha fatto arrivare loro attraverso la parola del cardinale Michael Czerny”, prefetto ad interim del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale”. Per mons. Corrado Lorefice, “un giorno questa nostra generazione dovrà arrossire ed espiare per questo ennesimo sterminio generato dall’indurimento e dall’accecamento di molti cuori”. “Ma grazie anche a questi uomini e a queste donne che solcheranno il Mediterraneo in cerca di altri uomini e donne da salvare, la storia umana può ancora sperare di avanzare verso un traguardo di vita e di beatitudine”.

Mons. Lorefice: “ci perdonino tutti coloro che hanno perso la vita in questi anni e ci infondano il coraggio di cambiare, insieme!”

24 Aprile 2021 - Palermo - L’ennesima strage silenziosa consumatasi, che ha visto la morte di circa 130 migranti, inghiottiti dalle onde del Mediterraneo, ha provocato la reazione "indignata" e "accorata" dell’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice. «A ferire la coscienza umana e cristiana – ha detto   – non è solo l’assoluta indifferenza in cui tutto questo è avvenuto, non è solo l’assoluta indifferenza con cui gran parte dei principali organi di stampa nazionali ne hanno dato conto, trattando la tragica fine di queste vite come una notizia di second’ordine o peggio di ordinaria routine: è anche e soprattutto il grave rimpallo di responsabilità tra la Libia, Malta, l’Italia e l’Unione Europea a cui si assiste nelle ricostruzioni di queste ore. Il lungo temporeggiare sull’obbligo del soccorso e l’accavallarsi confuso delle giustificazioni sul perché non si sia fatto nulla per precipitarsi a salvare 130 persone innocenti in evidente pericolo – uomini, donne e bambini che avevano nel cuore solo la grande speranza di ricevere la nostra accoglienza e l’opportunità di un futuro – continuano purtroppo a dimostrarci che non è più possibile che si ritardi nella ricerca di una soluzione politica a livello europeo, una soluzione umanamente sostenibile che ponga fine una volta per tutte a questa straziante barbarie». A tal proposito l’arcivescovo di Palermo ribadisce il proprio pensiero sulla priorità di una sfida globale: «Ricordo a tutti, a tutti coloro che ancora sentono parte della famiglia umana, che le sorelle e i fratelli, le donne e gli uomini dell’Africa sono vittime, da parte dell’Occidente, di una spoliazione quotidiana e sistematica, che depreda della loro ricchezza miliardi di persone e le costringe a cercare vita e fortuna altrove. Basti guardare in questi mesi al Congo e al North Kiwu per capirlo. Ebbene, di fronte a questa ingiustizia sistematica, noi europei, invece di sentire l’obbligo di un risarcimento, chiudiamo le frontiere del nostro benessere grondante del sangue dei poveri, per impedire ad altri il diritto ad un’esistenza che non sia svuotata della sua stessa dignità. Tutto questo è scandaloso, lo dico senza mezze misure, così come lo è il fatto che l’Europa e l’Italia, la nostra Italia, esperta nel dolore del migrare, non sentano l’urgenza di adoperarsi per cambiare un tale stato di cose". Conclude mons. Lorefice: «Ci perdonino tutti coloro che hanno perso la vita in questi anni e ci infondano il coraggio di cambiare, insieme!».

Mons. Lorefice: il nostro Mediterraneo torni ad essere uno spazio di pace e di concordia tra i popoli. Un mare dolce, un mare ospitale”

15 Luglio 2020 - Palermo - “Consentimi, nostra cara Santuzza, stasera di volgere lo sguardo a questo mare, al Mediterraneo”. È “lo stesso mare nel quale oggi finiscono le vite e le speranza di tante donne e di tanti uomini dell’Africa e dal Medio Oriente, spinti dalla fame e dalla guerra verso il nostro Occidente e sottoposti per questo ad un esodo disumano: abbandonati nel deserto, catturati e torturati nei campi di concentramento libici, lasciati morire in mare o magari crudelmente respinti”. Lo ha detto, ieri sera, l’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, nel suo discorso alla città in occasione del Festino di santa Rosalia. “Apro il mio cuore davanti a te stasera, cara Santuzza nostra, perché la pandemia sembra essere diventata un motivo ulteriore di disinteresse, di chiusura e di respingimento. Come se il nostro malessere fosse una scusa buona per chiudere la porta in faccia a quanti, ancora una volta da noi – ha detto l’arcivescovo di Palermo -  hanno ricevuto, dopo secoli di soprusi e di rapine, anche il virus che si trova sui barconi. Giorni fa, addirittura, abbiamo avuto l’ardire di rimandare in Libia, nei campi di concentramento, un bambino neonato. È stato il colmo dell’abiezione”. “Devo gridare basta: basta – è stato il monito di mons. Lorefice -  con questo egoismo omicida e suicida! Basta con questa miopia! Se il virus non ci ha insegnato che il destino del mondo è uno solo, che ci salveremo o periremo assieme; se la pandemia ci ha resi ancora più pavidi e calcolatori, facendoci credere di poter salvare il nostro posto al sole, siamo degli illusi, dei poveri disperati. Basta con gli stratagemmi internazionali, con i respingimenti, basta con le leggi omicide”. “L’inferno per questi nostri fratelli – ha concluso -  è diventata, per causa nostra, questa terra. È diventato questo ‘mare salato’ di cui cantava il poeta, salato per le lacrime dei disperati che vi sono affondati senza riparo, senza una mano che li soccorresse, nella distruzione di ogni speranza. Per questo chiedo il tuo sostegno, Rosalia, perché il mare di Palermo, il nostro Mediterraneo, torni ad essere uno spazio di pace e di concordia tra i popoli. Un mare dolce, un mare ospitale”.

Raffaele Iaria

Mons. Lorefice a Lampedusa per “ricordare i fratelli migranti

25 Settembre 2019 - Lampedusa -  “Il Figlio di Maria e di Giuseppe, la prima famiglia di profughi dell’era cristiana, dice oggi alla comunità civile e cristiana di Lampedusa: “Sii porto di approdo; sii porto salvo”. “Perché attorno a Maria, con questo titolo, Porto Salvo, ti sei da sempre ritrovata e continui a ritrovarti”. “Sii porto di salvati e porto di salvezza soprattutto per chi è destinatario della predilezione di Dio: i suoi figli affamati, assetati, nudi, perseguitati, forestieri, ammalati, carcerati. A noi cristiani, il Signore, rivestendoci della sua Luce, continua a dire: “Voi siete la luce del mondo, il sale della terra”. Rinnova la sua chiamata: “venite vi farò pescatori di uomini”. Lo ha detto l’arcivescovo di Palermo, Mons. Corrado Lorefice, nel corso dell’omelia pronunciata a Lampedusa, durante la concelebrazione Eucaristica, presieduta nella Parrocchia di San Gerlando per i festeggiamenti in onore della patrona dell’isola delle Pelagie. Mons. Lorefice, per l’occasione, ha utilizzato il pastorale realizzato con il legno dei barconi, che ha usato Papa Francesco, nel suo primo viaggio l’8 luglio 2013. A sovrastare l’abside della chiesa parrocchiale, la Croce “Milagro” donata all’isola dallo stesso Pontefice, realizzata con i remi dei barconi dei migranti. Nella sua riflessione l’arcivescovo ha poi aggiunto: “Il Figlio di Dio che oggi dice a questa nostra santa assemblea, a questa nostra comunità cristiana che porta il nome di Gesù, Cristo: “Alzati! Rivestiti di luce” (Is 60,1). La luce di Cristo dilata il tuo cuore. Il nostro cuore. La luce di Dio, accolta, dilata il cuore. “L’abbondanza del mare si riversa su di te” (Is 60, 5), come ha annunziato il profeta Isaia. Il Figlio di Maria che dice a questa nostra umanità: “Non fuggire. Non chiuderti. Non voltare le spalle. Non alzare i muri. Chi viene dal mare è “la ricchezza delle genti” (Is 60, 5). È ricchezza perché – ha continuato – arrivano figli d’uomo e dunque figli di Dio. Figli amati da Dio. Destinati alla luce e alla vita da Dio. Le genti che arrivano dal mare sono portatori di ricchezza. Sul loro volto è la ricchezza del volto di persona, sono corpi umani, storie, sentimenti, portano attese, hanno sentimenti, desideri, ricercano felicità, libertà, pienezza di vita”. Mons. Lorefice si è recato anche presso il cimitero, accompagnato dai parroci don Carmelo La Magra e don Fabio Maiorana insieme a Paola La Rosa del Forum Lampedusa Solidale, dove si è fermato in religioso silenzio davanti alle tombe delle persone morte nel Canale di Sicilia durante le traversate per sfuggire alle guerre, alla fame e alle torture subite.