Tag: Comunità Papa Giovanni XXIII

Rom e Sinti: oggi evento conclusivo del progetto “Latcho Drom” contro la discriminazione

22 Marzo 2022 -
Roma - Si è svolto queata mattina l’evento conclusivo online del progetto “Latcho Drom” contro la discriminazione di Rom e Sinti. “Latcho Drom” è un progetto finanziato dal Programma “Rights, equality and citizenship”dell’Unione europea. Il progetto è stato avviato ad agosto 2019 ed è coordinato dall’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII in partenariato con il Comune di Rimini e il Center for the study of democracy in Bulgaria. “Latcho Drom” intende contribuire a ridurre le discriminazioni nei confronti delle comunità rom e sinti e favorire la loro piena inclusione sociale attraverso un percorso pilota rivolto alle stesse comunità rom e sinti in tre città italiane (Cuneo, Torino e Rimini), agli operatori del settore, alla cittadinanza e alle autorità locali. Durante la conferenza sono stati presentati il progetto e i principali risultati raggiunti.

Don Buonaiuto: subito corridoi umanitari in Libia

13 Luglio 2020 -

 Roma - L’altra sera in una strada della prostituzione del Centro Italia una ragazza nigeriana, al quinto mese di gravidanza, mi ha descritto l’orrore della sua prigionia in Libia, e lo stupro subito e della 'madame' incaricata di indirizzarla al mercimonio. Gli ho chiesto chi l’avesse messa incinta e mi ha risposto: 'i cattivi in Libia', mostrandomi la schiena piagata dalle frustate. In tanti anni sulle strade della tratta ho visto che i 'cattivi' non si trovano soltanto aldilà del mare, ma anche tra coloro che lasciano mano libera ai trafficanti senza arrivare mai a una politica internazionale che tolga alle organizzazioni criminali un formidabile strumento di sfruttamento e di arricchimento. Persino nelle guerre più cruente e nei momenti nei quali sembrava smarrito ogni senso di umanità, la salvaguardia dello straniero, maggiormente esposto e fragile è stata sempre riconosciuta e garantita. Una regola non scritta ma ovunque osservata fin dall’antichità, attribuisce all’ostaggio, al fuggitivo uno status di persona che scappa da morte certa e perciò merita tutela e misericordia. La storia ci insegna che, durante qualsiasi conflitto, negoziare e aprire vie di salvezza per fasce di popolazione particolarmente oppresse è l’unica soluzione praticabile per scongiurare stragi di innocenti. Come è possibile che nel terzo millennio non si comprenda che l’accorgimento più vantaggioso è quello di non far esplodere situazioni potenzialmente fuori controllo? Tra i tanti riferimenti concreti, guerre dimenticate e sofferenze ignorate, il pensiero va alla vicina e martoriata Libia, dove in tempi anche recenti hanno ben funzionato i 'corridoi umanitari', nati da un’iniziativa ecumenica dei cristiani italiani in collaborazione e in coordinamento con i ministeri degli Esteri e dell’Interno. Grazie a essi si è permesso di lasciare il Paese a donne, bambini, famiglie e ammalati senza dover sottostare alla violenza e alla cupidigia dei mercanti di carne umana. Incredibilmente, quando alla cronica instabilità di quell’area geografica si è aggiunto l’allarme coronavirus, si è smesso di percorrere il sentiero di vita che solo può opporsi alla civiltà della morte. Tanto più inconcepibile è questa perdurante sottovalutazione di una pratica virtuosa e salvifica che in un momento di emergenza sanitaria è, in realtà, ancora più necessaria. Non sarebbe più semplice regolare le partenze verificando le situazioni di bisogno e senza trascurare i dati epidemiologici dell’allerta Covid? Una famiglia che affronta mesi di migrazione coatta non può subire la pena supplementare di trovare un muro di indifferenza e ostilità proprio in quell’Europa che a parole si proclama paladina dei diritti universali e delle libertà inviolabili.

A tutta la classe dirigente vorrei ricordare l’immagine straziante del neonato emerso senza vita dal Mediterraneo con indosso una tenera tutina colorata. Le nostre mani gronderanno sangue innocente finché non saranno ripristinate vie legali e sicure per consentire di varcare le soglie dell’Occidente a coloro che sono dolorosamente costretti a sradicarsi dalla propria terra. Ogni giorno che perdiamo in sterili polemiche muoiono indigenti a causa della nostra accidia. Non c’è più tempo da perdere, 'corridoi umanitari' subito oppure dovremo renderne conto a Dio e alla storia. (Aldo Buonaiuto - Sacerdote, Comunità Papa Giovanni XXIII - Lettera al quotidiano "Avvenire)