3 Novembre 2021 - Roma - Nel corso di cinque interventi ieri gli equipaggi delle navi umanitarie Sea Eye 4 di Sea Eye e Rise Above di Mission Lifeline hanno soccorso 325 migranti che si trovavano su imbarcazioni in difficoltà al largo della Libia. Tra i salvati – fanno sapere le due organizzazioni tedesche – 153 sono minorenni.
«Siamo stati informati da Alarm Phone – raccontano – e nello stesso momento abbiamo avvisato anche le autorità responsabili, senza alcuna risposta». Anche la nave Ocean Viking di Sos Mediterranee ha effettuato due salvataggi in poche ore: l’ultimo, ieri mattina, sono stati presi a bordo 94 migranti che si trovavano su un gommone sgonfio e sovraffollato. Ora a bordo della nave ci sono 139 persone.
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Restituire nomi e storie a chi è morto nel Mediterraneo
2 Novembre 2021 - Vicenza - “Questo mare che ci avvolge nel presente non è fatto solo di onde. Ma anche di ferro e acciaio, è un confine che uccide, reso tale dalle leggi degli uomini. È un mare spinato nel quale piume di libertà rimangono impigliate per sempre perdendo respiro e memoria». Sono le parole che si possono leggere all’entrata del cimitero di Lampedusa. Parole accompagnate da un simbolo che ritorna nelle tombe “di chi ha trovato dimora eterna in questa terra attraversando la frontiera dell’ingiustizia”. Nel campo santo di Cala Pisana le tombe degli isolani si mescolano a quelle di coloro che hanno tentato di raggiungere l’Europa attraversando il Mediterraneo, ma che in questo “viaggio della speranza” hanno perso la vita. Per la maggior parte sono corpi senza nome, ma ognuno con una storia che ha bisogno di essere recuperata e custodita. Nel contesto di una narrazione prevalente che “parla” solo di numeri, emerge la necessità di mettere veramente al centro le persone e la loro memoria. Di questo, da diversi anni, se ne occupano alcune realtà attive a Lampedusa formate da associazioni, gruppi di volontariato, donne e uomini della società civile che stanno cercando di far prevalere i nomi ai numeri, attraverso un tanto importante quanto complesso lavoro di ricerca tra testimonianze di chi ha intrapreso il viaggio con chi non c’è più, verbali delle forze dell’ordine e articoli di giornale.
A questo si aggiunge l’altrettanto difficile comparazione del Dna con i parenti delle vittime, iniziata dopo la strage del 3 ottobre 2013 quando 368 persone morirono al largo di Lampedusa. E di cui si è celebrato da poco l’ottavo anniversario con una serie di appuntamenti sull’isola che hanno sottolineato come queste stragi si ripetano continuamente sotto i nostri occhi. Grazie al lavoro delle realtà impegnate nel recupero della memoria dei morti in mare anche il cimitero di Cala Pisana ha assunto un “altro” volto. Con la sistemazione delle lapidi l’anomia del grigio del cemento ha lasciato posto alla ceramica e al disegno “con un nuovo linguaggio per tramandare storia e memoria contro il processo di disumanizzazione che oggi caratterizza la frontiera, sia per i vivi che per i morti”. “Il 17 giugno 2008 il corpo di una donna di età compresa tra i 30 e i 40 anni viene rinvenuto dagli uomini della Guardia di Finanza a circa 5 miglia da Capo Ponente. Qui riposa” si legge in una delle tombe del cimitero sotto il disegno di una piuma imprigionata in un filo spinato trasformato in opera in ceramica. Opera che sostituisce la scritta “Extra comunitaria 2008” con cui la giovane donna era stata sepolta inizialmente. Scritta che trasuda indifferenza e fa l’effetto di pugno nello stomaco. “Pare che si chiamasse Yassin. Pare che Yassin venisse dall’Eritrea, che fosse stato arrestato senza motivo e chiuso in uno dei tanti altri lager libici. Pare che avesse un bimbo e una moglie in un centro di accoglienza in Svezia e che volesse raggiungerli. Certo è che il suo corpo è arrivato senza vita a Lampedusa il 7 settembre 2015” si legge in un’altra lapide sempre accompagnata dal simbolo che contraddistingue coloro che sono morti nella traversata del Mediterraneo.
Per chi è impegnato in questo percorso di memoria viva, questo mare “è attraversato da un’odissea che nessuno vuole raccontare, una tragedia della modernità, frutto delle leggi ingiuste dell’uomo che rendono il Mediterraneo un cimitero. Nei suoi abissi spesso la memoria si perde. I migranti muoiono due volte: la prima perché l’acqua gli toglie il respiro, la seconda perché l’oblio gli toglie la dignità della memoria. Ed è così che il mare diventa cimitero dell’indifferenza, nelle cui profondità si perdono nomi, storie, sogni e speranze”. Su altre tombe, invece, come in quella di un nigeriano 36enne morto nel 2009 e ritrovato senza vita in un’imbarcazione a bordo della quale cercava di raggiungere l’Europa, è riportato il nome: Eze Chidi o Ezequiel. Del primo nome si è venuti a conoscenza grazie all’allora parroco dell’isola che chiese notizie ai suoi compagni di viaggio sopravvissuti. Oppure come in quella di Ester Ada, anche lei nigeriana morta nel 2009 a 18 anni. Ester Ada era tra i 153 migranti, tutti di origine subsahariana, in un’imbarcazione soccorsa dal mercantile Pinar che per “quattro interminabili giorni – si legge sulla lapide – rimase a 25 miglia da Lampedusa bloccato da un assurdo braccio di ferro tra governo maltese e governo italiano che si rifiutavano di accogliere il mercantile”. E in questo breve racconto oltre alla “fine” della vita di Ester Ada il pensiero va anche a come si siano indurite le politiche di accoglienza che oggi vedono le navi umanitarie, con a bordo decine e decine di persone, bloccate per ben più di quattro interminabili giorni.
In un’altra ala del cimitero, si trovano un’altra decina di migranti senza nome. L’ex custode ha posto sulle tombe una croce in legno: un modo per umanizzare e dare dignità a quei corpi, nonostante della loro storia, della loro religione e dei loro cari non si sappia nulla.
Tra queste c’è anche la tomba di Yusuf Ali Kannehm, un bimbo di sei mesi morto a seguito del naufragio dell’11 novembre 2020 e soccorso invano dai volontari della ong Open Arms. Il giorno del suo funerale una donna lampedusana ha appoggiato sulle spalle della sua mamma, appena diciottenne, uno scialle in segno di vicinanza. Da questo gesto, semplice ma potente, è nata l’iniziativa “La coperta di Yusuf”, coordinata dal Forum Lampedusa Solidale, che è un invito collettivo a realizzare un piccolo quadrato all’uncinetto o ai ferri per creare una coperta capace di “coprire e proteggere simbolicamente i più deboli”. In questi mesi all’appello hanno aderito in tantissimi inviando sull’isola centinaia di piccoli tasselli. Ma quella di Yusef è una coperta senza fine e che potrà sempre essere ingrandita. E con i suoi colori sgargianti ci ricorda l’ingiustizia inflitta a chi cerca solo un futuro migliore e l’importanza di non far cadere nell’oscurità e nel silenzio la memoria di chi è morto in mare. (Lorenza Zago - “La Voce dei Berici”)
Card. Hollerich su migranti climatici: “siamo solo all’inizio di un grande movimento e i muri non sono una soluzione”
28 Ottobre 2021 - Bruxelles - “Siamo solo all’inizio: sono ancora pochi i rifugiati costretti a fuggire per ragioni climatiche. Ma saranno molti di più in futuro. È soltanto l’inizio di un grande movimento. Bisogna agire ora, altrimenti sarà troppo tardi”. A richiamare lo stretto legame tra emergenza climatica e aumento delle migrazioni è il card. Jean-Claude Hollerich, Presidente della Commissione degli Episcopati dell’Ue (COMECE) che ieri in vista della Conferenza Onu sul clima ha rivolto una lettera ai leader delle istituzioni europee perché “facciano la differenza” al Summit di Glasgow.
“La situazione è preoccupante”, dice subito il cardinale in un’intervista rilasciata al Sir. “In Europa stiamo assistendo alle conseguenze del cambiamento climatico con inondazioni e incendi sempre più frequenti e devastanti. Ma la situazione negli altri Paesi è molto più allarmante”. Riguardo quindi all’inevitabile aumento di migranti che fuggono da terre devastate da siccità e inondazioni, il presidente dei vescovi Ue osserva e si rivolge ai leader politici europei: “Vorrei dire due cose: la prima è chiedere di accogliere i migranti e di accoglierli con la dignità umana che è loro dovuta. Non possiamo lasciare la gente morire alla frontiera esterna dell’Unione Europea. Sarebbe contro tutti i valori che l’Europa invoca da sempre. D’altra parte, è anche vero che non è possibile che l’Europa accolga tutta la popolazione del mondo. Dobbiamo – ed è questa la seconda considerazione – avviare politiche che consentano alle persone di rimanere nella loro terra, con le loro famiglie. Per farlo occorre investire con un aiuto economico molto forte. Ma una delle condizioni perché le persone possano rimanere nei loro paesi è prendersi cura del clima e dell’ambiente”. E aggiunge: “I muri non sono mai una soluzione. È un’idea molto triste. Siamo il continente che ha fatto esperienza sulla sua terra di muri. Il muro di Berlino, i muri che hanno diviso l’Europa orientale dall’Europa occidentale. Sappiamo quanto dolore e quante ingiustizie hanno provocato. Ora siamo noi ad erigere nuovi muri oggi. È una cosa folle. Privo di ogni umanesimo. Il mondo è uno e noi lo vogliamo dividere per garantirci sicurezza. Non è possibile”.
La Geo Barents a Palermo: al sicuro i 367 naufraghi
28 Ottobre 2021 - Roma - È entrata nel porto di Palermo, ieri sera, la nave Ong Geo Barents. La comunicazione ufficiale del porto assegnato, è stata data ieri mattina, sollecitato dai volontari anche a causa del maltempo e del rischio uragano in mare.
Sulla nave di Medici senza frontiere ci sono 367 migranti soccorsi nei giorni scorsi nel Mediterraneo centrale in cinque diverse operazioni di salvataggio. Tra loro anche 172 minori, di cui 134 non accompagnati, e 29 donne. Sessanta naufraghi hanno meno di 15 anni.
“Non ci sono parole per esprimere la gioia e il sollievo a bordo” twitta la Ong. “Palermo è pronta ad accogliere – ha twittato il sindaco, Leoluca Orlando – Difendiamo il diritto alla vita”.
Le sfide della migrazione: una riflessione a Torino
28 Ottobre 2021 - Torino - Gli stranieri in Italia diminuiscono, ma i toni allarmistici continuano, mentre nessuno pensa alle migliaia di emigrati italiani: Sergio Durando, direttore dell’Ufficio Migrantes di Torino in un incontro a Pino Torinese ha tracciato le linee del fenomeno migratorio in Italia alla luce del Rapporto Immigrazione Caritas Italiana e Fondazione Migrantes. C’è emozione nelle parole del parroco don Mimmo Mitolo nell’introdurre la prima serata di nuovo nel teatro parrocchiale dopo la pandemia: è mercoledì 20 ottobre e a Pino Torinese l’Azione Cattolica, il Volontariato Vincenziano e il gruppo scout cittadino hanno invitato Sergio Durando a parlare delle sfide della migrazione. «Quest’anno gli immigrati residenti in Italia sono diminuiti di 300 mila unità: un fatto nuovissimo che non accadeva da moltissimi anni». Il direttore Migrantes focalizza l’attenzione sui numeri: il calo di immigrati nel nostro Paese fa riflettere, anche se non bisogna considerare in maniera acritica il numero assoluto. Nella diminuzione di stranieri rispetto agli anni precedenti bisogna infatti contare chi nel frattempo è diventato italiano assumendo la cittadinanza e chi è deceduto, senza dimenticare le vittime della pandemia. «In ogni caso il numero complessivo è diminuito, così come gli sbarchi in Sicilia da anni non sono più i grandi numeri del 2015 – 2016», argomenta il direttore Migrantes di Torino: «Questo ci fa pensare da un lato all’attenzione mediatica, che continua ad essere spesso una narrazione di emergenza, dall’altro all’attrattività del nostro Paese: è indubbio che tra questi numeri ci sono migliaia di persone straniere che hanno deciso di andarsene dall’Italia». Durando ha poi portato a riflettere sul calo demografico in corso nel Paese a causa della bassa natalità: per la prima volta quest’anno la popolazione straniera non compensa la diminuzione degli Italiani, in quella che viene considerata la più grave crisi demografica dal dopoguerra. In tutto ciò si inserisce, con scarsa attenzione da parte dei mezzi di informazione, il fenomeno degli italiani che emigrano: «Tutti gli anni come Fondazione Migrantes pubblichiamo il ‘Rapporto Italiani nel mondo’, ma se ne parla pochissimo eppure dovremmo rifletterci: si tratta del futuro dell’Italia». Citando dal «XXX Rapporto Immigrazione Caritas Migrantes» appena uscito, Durando evidenzia l’effetto negativo della pandemia sulla situazione della povertà: il 26% della popolazione straniera in Italia vive sotto la soglia della povertà, contro il 6% di quella italiana e i poveri stranieri sono tendenzialmente più giovani. «È molto negativo anche il ritardo sulla vaccinazione della popolazione straniera rispetto a quella italiana: sono effetti di una politica che nette in concorrenza i poveri facendo crescere la conflittualità sociale». Di fronte ad un quadro così complesso dalla platea emerge subito spontanea la domanda: che fare? Come si può impegnare ognuno di noi per contribuire a questa sfida del nostro tempo? «A livello istituzionale occorrono investimenti seri nei Paesi in difficoltà», risponde Durando, «servono corridoi umanitari e sistemi di accoglienza efficaci. Ognuno di noi, oltre a mettersi a servizio nel volontariato, può impegnarsi per costruire una società che sia davvero accogliente a tutti i livelli e non solo nei confronti degli stranieri: serve una cultura dell’accoglienza reciproca». (Simone Garbero – La Voce e il Tempo)
Srilankesi in Italia: oggi all’Udienza generale la comunità di Napoli
27 Ottobre 2021 - Città del Vaticano - Questa mattina all'Udienza generale con Papa Francesco anche la comunità srilankese di Napoli.
L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta nell’Aula Paolo VI dove il Papa ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del
mondo.
Nel discorso in lingua italiana, continuando il ciclo di catechesi sulla Lettera ai Galati dell’Apostolo Paolo, ha incentrato la sua meditazione sul tema: “Il frutto dello Spirito”.
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, Papa Francesco, come sempre, ha indirizzato particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica. Tra queste la Fondazione San Vito di Mazara del Vallo, da tempo impegnata nell'accoglienza e la comunità srilankese di Napoli.
A Calais lo sciopero della fame in chiesa per i diritti dei migranti
26 Ottobre 2021 - Roma - È il decimo giorno di sciopero della fame per Ludo, Anaïs e don Philippe, sacerdote di 72 anni cappellano del Sécours Catholique. Accolti nella chiesa di San Pietro a Calais, i tre attivisti hanno deciso di smettere di mangiare per protestare contro l’aumento delle violenze della polizia verso i migranti. Nel solo mese di settembre, la polizia ha smantellato e distrutto almeno 379 tende e teloni, 46 borse, 17 biciclette, 14 materassi e 52 sacchi a pelo, dicono con precisione i dati riportati da “Faim aux frontières”. Gli effetti personali (borse, telefoni, documenti d’identità, caricabatterie, passeggini) vengono trafugati dalla polizia, e il recupero è reso impossibile per gli immigrati. Questo avviene ormai da mesi, ma con l’arrivo dell’inverno queste confische mettono in pericolo la vita delle persone. Esasperati dal totale silenzio dello Stato, Ludo, Anaïs et don Philippe hanno deciso la forma di protesta più radicale per ottenere tre cose: sospendere gli sgomberi quotidiani e lo smantellamento dei campi durante il periodo invernale; fermare la confisca delle tende e degli effetti personali dei migranti; aprire un dialogo tra autorità pubbliche e associazioni sull’apertura di punti di distribuzione ben localizzati per i beni necessari. “Il buon senso”, dice il manifesto che accompagna lo sciopero, “esigerebbe che in una Repubblica che predica la fraternità queste richieste trovassero subito risposta”. E ancora: la fraternità “che noi pratichiamo con queste persone ogni giorno non si fonda su identità date da documenti, ma sull’evidenza che apparteniamo alla stessa umanità, così come condividiamo una comunità di destini sul nostro pianeta”. Il Sir ha raggiunto telefonicamente don Louis-Emmanuel Meyer, parroco della chiesa di San Pietro.
Perché li avete accolti nella chiesa?
Vogliamo che sia una manifestazione pubblica, che possa essere conosciuta. Bisognava proteggerli da una possibile espulsione: se fossero stati in un luogo pubblico avrebbero rischiato di essere cacciati.
Come stanno Ludo, Anaïs e don Philippe?
Sono in piedi, mi sembra stiano bene, anche se un po’ indeboliti. C’è un medico che li segue e non ci sono pericoli immediati.
Dove stanno fisicamente?
Nella chiesa ci sono diverse cappelle e loro sono in una cappella vicino all’ingresso, che non impedisce l’accesso alla Chiesa dove tutto continua normalmente. Ci sono le celebrazioni e le iniziative già programmate, come concerti o cose del genere. C’è un’ottima coabitazione.
E che cosa fanno tutto il giorno?
Ricevono tante visite, da persone normali che vogliono incontrarli, tanti giornalisti. Ma organizzano anche momenti di scambio o tavole rotonde.
La protesta ha suscitato qualche risposta da parte della comunità politica?
La sotto-prefetto è passata lunedì e ha discusso con loro. Sulle tre rivendicazioni non ha dato risposta.
Quante persone sono a Calais e sono di fatto coinvolte nelle azioni della polizia?
Lo Stato stima che a Calais ci siano tra 800 e 1000 migranti e rifugiati, ma in realtà le associazioni che, su richiesta dello Stato stesso, distribuiscono il cibo dicono che servono più di 1000 pasti al giorno. Alcuni parrocchiani che ricaricano i cellulari per loro ci hanno detto che in un giorno hanno ricaricato 1300 telefoni.
Dove stanno tutte queste persone?
Il punto è questo: fanno fatica a sopravvivere perché tutte le mattine o ogni due giorni la polizia arriva e li fa sgombrare, li fa scappare e distruggere le tende, ruba gli effetti personali. Perché non si vuole vedere la migrazione a Calais. Ma le persone ci sono. Di notte cercano di spostarsi in Inghilterra, e sperano di risposarsi di giorno, ma è reso loro impossibile. C’è un vero problema umanitario: il diritto al sonno, condizioni di vita umane, il nutrimento, il ripararsi dal freddo sono loro negate.
Lei ha ricevuto anche delle proteste contro questo suo gesto di accoglienza. Che ne pensa?
Non credo si debba dare troppa importanza. Si tratta certamente di una persona sola, non è la reazione dei parrocchiani, che sono con noi in questa iniziativa, in modo molto unanime. Il nostro approccio al problema non è politico, è umanitario: ci sono persone che hanno bisogno.
Ci sono solo cristiani coinvolti nella battaglia?
No, questa protesta è sostenuta dai cristiani ma anche molte associazioni a-confessionali. Quello che le associazioni fanno di giorno, lo Stato lo distrugge la notte e non sappiamo più come fare per fermare questi maltrattamenti. Siamo sostenuti anche dal vescovo, che è venuto a trovare i tre attivisti. C’è un sacco di sostegno.
Fino a quando continueranno?
Fino a quando avranno almeno una risposta. Sono vent’anni che a Calais ci sono persone migranti. Ma la nostra richiesta adesso è davvero semplice: che durante l’inverno si lascino stare le tende. Certo c’è un livello politico che riguarda la questione migratoria, ma qui a Calais adesso, siamo su un piano umanitario, che ne è la conseguenza, e la priorità è nutrire, vestire, soccorrere. (Sarah Numico - SIR)
Mediterraneo: arrivi e soccorsi, l’attesa dei 360
26 Ottobre 2021 - Milano - «Chiediamo un porto sicuro per la GeoBarents subito. Con 367 sopravvissuti a bordo, tra loro 172 minori, e previsioni meteo terribili, non possiamo più aspettare in mare» è l’appello accorato lanciato dalla nave della Ong Medici senza frontiere. Dopo cinque soccorsi con condizioni meteo proribitive, i medici volontari sono ancora in attesa di un porto sicuro. Dei 367 sopravvissuti dalle onde del mare alte fino a 3 metri e dai venti di 25 nodi e più, ben 172 sono minori e fra questi, 134 sono soli e non accompagnati. «Grazie alla segnalazione di Alarm Phone, abbiamo raggiunto un gommone che stava imbarcando acqua. Nonostante le condizioni meteo molto difficili siamo riusciti a salvare tutte le 71 persone a bordo» raccontano i volontari. Sono invece sicure, in un porto italiano, le 512 persone sbarcate negli ultimi due giorni in diversi porti d’Italia. L’arrivo più massiccio, come ormai avviene da alcune settimane, in Calabria, a Roccella Jonica. La Guardia Costiera ha coordinato il soccorso di un peschereccio con i migranti a bordo. L’unità, partita da Tobruk, è stata soccorsa in condizioni meteomarine avverse, peraltro in forte peggioramento. L’operazione è avvenuta sabato ma è stata data notizia solo ieri. Sul posto sono intervenute la nave Dattilo della Guardia Costiera, un’unità navale della Polizia di Frontiera rumena, presente nell’ area per attività di vigilanza sotto l’egida dell’Agenzia Frontex, nonchè tre motovedette della Guardia Costiera che hanno tratto in salvo i migranti per poi trasferirli a bordo delle due unità maggiori. Nella stessa serata di sabato le persone soccorse sono state portate in sicurezza nel porto di Crotone.
Anche i 68 migranti che erano al largo di Lampedusa hanno finalmente trovato un porto sicuro. Sono stati tratti in salvo dalla motovedetta della Guardia di Finanza: erano su un barcone segnalato in difficoltà dal centralino umanitario Alarm phone, attivo nel monitoraggio del Mediterraneo. Sono in tutto 329 le persone attualmente ospitate nell’hotspot di Lampedusa. «Qui la situazione è tranquilla: siamo abituati a gestire anche più di 300 persone, per noi questi numeri sono la normalità » conferma il sindaco della piccola isola, Totò Martello. «Ora – precisa – a causa del maltempo, stiamo aspettando la nave quarantena che attraccherà appena il tempo sarà bello. A quel punto, li caricherà e i migranti osserveranno i giorni di quarantena come è prassi». Buone notizie anche per i 105 migranti a bordo dell’Aita Mari, la nave del progetto di salvataggio marittimo Maydayterraneo che ha attraccato ieri mattina a Trapani, dopo essere restata in attesa del via libera per quattro giorni. Ma c’è preoccupazione per il maltempo annunciato per le prossime ore. «Nelle prossime 48 ore – spiega la Ong Mediterranea – il Mediterraneo centrale e le isole ioniche saranno interessate da perturbazioni cicloniche molto forti con condizioni proibitive per la navigazione». Maltempo che rischia però di non fermare, al contrario di quello che accadeva negli anni scorsi, le partenze via mare. «Le partenze sono continue nonostante il maltempo, non si interrompono in inverno. Lo dimostrano anche i fatti di questi giorni: il maltempo non frena chi è disperato» commenta la ong Open Arms. Chi organizza la traversata non si fa tanti scrupoli e le barche sono lasciate a se stesse, aggiunge l’organizzazione umanitaria. Tragedia, infine, in Spagna dove un bambino è morto a bordo di un’imbarcazione che si trovava al largo delle Isole Canarie. Il piccolo è stato poi caricato su un elicottero del servizio di salvataggio marittimo spagnolo insieme ad altri cinque minori, tra cui due neonati, e due adulti, in quanto tutti sono stati considerati in condizioni di salute preoccupanti. Intanto hanno superato quota 50mila i migranti sbarcati in Italia nel 2021, mentre l’Oim stima in 26.705 le persone partite via mare ed riportate in Libia dalla cosiddetta Guardia costiera dall’1 gennaio: in tutto il 2020 furono 11.891. Sono invece 493 le persone che hanno perso al vita in mare e 686 i dispersi, da gennaio, nella rotta del Mediterraneo centrale. Non si fermano intanto gli allarmi in mare. Ieri, in tarda serata, è stato lanciato un allarme dalla nave portacontainer Jolly Cristallo che ha lanciato il mayday per una barca con 70 migranti a bordo (tra cui diversi bambini e anziani). La Guardia costiera ha inviato due motovedette in condizioni di mare proibitive, con onde alte quattro metri. (Daniela Fassini - Avvenire)
Cei: la sicurezza e la dignità della vita umana reclamano rispetto sempre e per tutti
25 Ottobre 2021 -
Roma - La Presidenza della CEI fa proprie le parole pronunciate da Papa Francesco ieri, 24 ottobre, dopo la preghiera dell’Angelus, e rivolge al Paese e all’Unione europea un appello affinché siano posti in atto interventi efficaci, capaci di garantire il rispetto dei diritti umani e la tutela della persona.
Accogliere, proteggere, promuovere e integrare – verbi indicati dal Papa – restano la bussola da seguire per affrontare la questione migratoria e trovare soluzioni adeguate a un dramma che continua a mietere vittime e infliggere sofferenze. Si tratta di una situazione che non può essere più ignorata. Per questo, la Presidenza, assicurando che la Chiesa italiana, alla luce dell'enciclica “Fratelli tutti”, proseguirà nella sua intensa opera in favore degli ultimi, auspica che anche la Comunità internazionale si faccia carico dei bisogni dei migranti e dei profughi, perché nessuno sia più costretto a fuggire dalla propria terra e a morire nei viaggi verso un futuro migliore. Solo ascoltando il grido degli ultimi si potrà costruire un mondo più solidale e giusto per tutti.
Il Mediterraneo deve tornare ad essere culla di civiltà e di dialogo, nello spirito della fratellanza già incoraggiato nel secolo scorso da Giorgio La Pira, nel cui ricordo i Vescovi dei Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum si ritroveranno – per iniziativa della CEI - a Firenze, dal 23 al 27 febbraio 2022, per riflettere sul tema della cittadinanza. In Libia, ha ricordato il Papa ieri, “ci sono dei veri e propri lager”. La sicurezza e la dignità della vita umana reclamano rispetto sempre e per tutti. La Presidenza CEI chiede di non volgere più lo sguardo altrove e invita tutte le comunità cristiane a unirsi alla preghiera di Papa Francesco.
Presidenza della Cei
La scrittura non va in esilio: la festa per le scuole del centro Astalli
25 Ottobre 2021 -
Roma - Centinaia di studenti delle scuole superiori di oltre 15 città italiane saranno protagonisti de “La scrittura non va in esilio”, la grande festa della scuola all’Auditorium del Massimo a Roma che verrà trasmessa in diretta sul sito di Rai Scuola, Media Partner della manifestazione, mercoledì 27 ottobre a partire dalle ore 10:30. Sarà l’occasione per premiare gli studenti vincitori dei concorsi letterari “La scrittura non va in esilio” per le scuole superiori e “Scriviamo a colori” per le scuole medie. Tutti i racconti vincitori sono raccolti in una pubblicazione a cura del Centro Astalli.
Interverranno all’evento Marino Sinibaldi (presidente Centro per il Libro e la Lettura), Flavia Cristiano (presidente Ibby Italia), Valerio Cataldi (presidente Carta di Roma), l’attrice Donatella Finocchiaro, gli scrittori Fabio Geda e Giorgio Brizio, e Maria Benedicta Chigbolu (atleta olimpica Tokyo 2020 nella staffetta 4 x 400).
A premiare i vincitori, oltre a loro, ci saranno P. Camillo Ripamonti (presidente Centro Astalli) e Mauro Biani, che ha illustrato il racconto primo classificato “Strade di cicatrici” di Alice Formica, del Liceo Scientifico Statale “Vittorio Veneto” di Milano, che è diventato una graphic novel, pubblicata dal Centro Astalli. Presenta l’evento Giovanni Anversa (giornalista Rai). Ad arricchire la mattinata gli interventi musicali di Tahnee Rodriguez.
L’evento sarà anche l’occasione per riconoscere il titolo di Student Ambassadors del programma europeo CHANGE a tutti gli studenti che hanno preso parte al progetto del JRS Europa negli ultimi due anni e per consegnare l’attestazione di “Scuola amica dei rifugiati” agli istituti che hanno promosso tra gli studenti la realizzazione di iniziative di sensibilizzazione e di cittadinanza attiva con l’obiettivo di creare una società più giusta, più aperta e più accogliente. Accompagnare, servire, difendere i diritti dei rifugiati e degli altri migranti forzati è la mission del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (JRS).
Migrantes Torino: dialogo sull’accoglienza
25 Ottobre 2021 - Torino – All’interno del Festival dell’Accoglienza “E mi avete accolto”, in corso a Torino su iniziativa dell’Ufficio Migrantes, oggi pomeriggio, 25 ottobre, alle ore 18, una occasione per riflettere sul significato del verbo accogliere: Monsignor Gian Carlo Perego, Presidente della Commissione per le Migrazioni della Conferenza Episcopale Italiana e Presidente della Fondazione Migrantes dialogherà con Gustavo Zagrebelsky, Presidente emerito della Corte Costituzionale. A moderare sarà Angela La Rotella, responsabile dell’Area Cultura e Comunicazione del Politecnico di Torino. L’incontro si svolgerà presso il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano (Piazza Carlo Alberto, 8).
Migrantes: non cadano nel vuoto le parole del Santo Padre
25 Ottobre 2021 - Roma - La Fondazione Migrantes fa proprie le parole pronunciate dal Santo Padre ieri durante l'Angelus: “Esprimo la mia vicinanza alle migliaia di migranti, rifugiati e altri bisognosi di protezione in Libia: non vi dimentico mai; sento le vostre grida e prego per voi. Tanti di questi uomini, donne e bambini sono sottoposti a una violenza disumana”. E si unisce alla Sua richiesta “alla comunità internazionale di mantenere le promesse di cercare soluzioni comuni, concrete e durevoli per la gestione dei flussi migratori in Libia e in tutto il Mediterraneo. E quanto soffrono coloro che sono respinti! Ci sono dei veri lager lì. Occorre porre fine al ritorno dei migranti in Paesi non sicuri e dare priorità al soccorso di vite umane in mare con dispositivi di salvataggio e di sbarco prevedibile, garantire loro condizioni di vite degne, alternative alla detenzione, percorsi regolari di migrazione e accesso alle procedure di asilo. Sentiamoci tutti responsabili di questi nostri fratelli e sorelle, che da troppi anni sono vittime di questa gravissima situazione”.
La Migrantes auspica che queste parole del Santo Padre non cadano nel vuoto e che si rinnovi l'impegno nella preghiera e nel fare tutto quello che è nelle nostre possibilità perché esse trovino attuazione.
Papa Francesco: “porre fine ai respingimenti dei migranti
25 Ottobre 2021 - Città del Vaticano - “Occorre porre fine al ritorno dei migranti in Paesi non sicuri e dare priorità al soccorso di vite umane in mare con dispositivi di salvataggio e di sbarco prevedibile, garantire loro condizioni di vita degne, alternative alla detenzione, percorsi regolari di migrazione e accesso alle procedure di asilo”. È il forte appello rivolto ieri da Papa Francesco nel Dopo Angelus in piazza San Pietro. “Esprimo – ha detto - la mia vicinanza alle migliaia di migranti, rifugiati e altri bisognosi di protezione in Libia: non vi dimentico mai; sento le vostre grida e prego per voi”. Il papa ha quindi ricordato i “tanti di questi uomini, donne e bambini sottoposti a una violenza disumana”. Da qui la richiesta alla comunità internazionale di “mantenere le promesse di cercare soluzioni comuni, concrete e durevoli per la gestione dei flussi migratori in Libia e in tutto il Mediterraneo. E quanto soffrono coloro che sono respinti! Ci sono dei veri lager lì”. “Sentiamoci – ha concluso Papa Francesco - tutti responsabili di questi nostri fratelli e sorelle, che da troppi anni sono vittime di questa gravissima situazione. Preghiamo insieme per loro in silenzio”. (Raffaele Iaria)
Il card. Montenegro membro del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale
22 Ottobre 2021 - Città del Vaticano - Papa Francesco ha nominato membro del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale il card. Francesco Montenegro, arcivescovo emerito di Agrigento e già presidente della Fondazione Migrantes.
Al card. Montenegro gli auguri di un proficuo lavoro.
Istat: forte riduzione anche dei permessi per asilo
22 Ottobre 2021 - Roma - I permessi per asilo in Italia sono diminuiti del 51,1% rispetto all’anno precedente. In totale nel 2020 si sono registrati 13.467 nuovi permessi per richiesta di asilo e protezione internazionale (12,6% del totale dei nuovi permessi rilasciati). La diminuzione ha riguardato tutti i paesi non comunitari di principale provenienza, ma il calo relativo più evidente (superiore all’80% rispetto al 2019) ha interessato i cittadini indiani e ucraini. Lo si evince dal Report dell'Istat sui cittadini non comunitari in Italia diffuso oggi. Anche i permessi per famiglia, principale motivazione di ingresso nel nostro paese, sono calati del 38,3% sull’anno precedente e coprono ormai quasi il 59% dei nuovi permessi rilasciati. Gli ingressi per lavoro hanno subito una contrazione meno intensa tra il 2019 e il 2020 (-8,8%) rispetto a quelli dovuti ad altre motivazioni. Tuttavia, gli arrivi per motivi lavorativi erano già a livelli molto bassi negli anni passati. In questo caso il calo non è generalizzato: per alcune delle principali cittadinanze la variazione relativa è stata ampiamente positiva, pur in un quadro di valori assoluti contenuti. Ciò è avvenuto per gli arrivi da Nigeria, Pakistan e Bangladesh. Anche altre collettività hanno fatto registrare un aumento, anche se meno evidente, dei nuovi ingressi per lavoro, come è avvenuto per l’Ucraina e il
Marocco. Questa dinamica può essere in parte attribuita ai risultati della regolarizzazione che sebbene, come detto, non abbia ancora esplicato completamente i suoi effetti, ha avuto comunque delle conseguenze per alcune collettività.
Istat: toccato il minimo storico dei nuovi flussi in ingresso di cittadini non comunitari in Italia
22 Ottobre 2021 - Roma - Nel corso del 2020 sono stati rilasciati in Italia 106.503 nuovi permessi di soggiorno, il numero più basso di nuovi ingressi degli ultimi 10 anni: quasi il 40% in meno rispetto a quelli emessi nel 2019. Lo segnala oggi oggi l'Istat nel Rapporto sui cittadini non comunitari in Italia. Già tra il 2018 e il 2019 era stata rilevata una netta diminuzione (-26,8%) dei nuovi permessi emessi, ma la limitazione degli spostamenti dovuta alla pandemia da Covid-19 ha comportato una ulteriore sensibile diminuzione, scrive l'istituto di statistica italiana. A questo si deve aggiungere che la pandemia ha comportato anche un ritardo nella lavorazione delle pratiche che potrebbe aver contribuito al basso numero di permessi concessi. Nella seconda metà del 2020, infatti, il Ministero dell’Interno ha registrato un aumento degli sbarchi sulle coste italiane che solo in parte si è tradotto in una crescita dei permessi di soggiorno rilasciati, "probabilmente per il ritardo nel disbrigo delle pratiche".
Anche l’esame delle richieste di regolarizzazione avanzate in base all'articolo 103 del D.l. 34/2020 è risultato più lento rispetto a quanto avvenuto per le precedenti regolarizzazioni (pochissimi i casi esaminati entro il dicembre 2020) e verosimilmente saranno i flussi del 2021 a risentire del procedimento di regolarizzazione. Nel generale calo degli ingressi, alcuni paesi di cittadinanza hanno fatto registrare decrementi particolarmente evidenti: è il caso di Stati Uniti (-51,0%), Cina (-46,8%) e Ucraina (-46,4%). Per Nigeria (-24,9%) e Pakistan (-29,3%) le riduzioni dei flussi sono state invece più contenute. La diminuzione relativa maggiore ha interessato i permessi per studio, scesi del 58,1% rispetto all’anno precedente. Nel 2020 sono stati rilasciati 8.552 documenti per studio, l’8% del totale dei permessi contro i 20.409 del 2019 (l’11% del totale).
Il decremento era largamente atteso, vista la politica di chiusura attuata da molti paesi per contrastare la pandemia, ad esempio gli Stati Uniti che, tradizionalmente, alimentano un rilevante flusso di studenti verso il nostro Paese. I nuovi permessi per studio concessi agli statunitensi sono stati meno di 200 contro gli oltre 2.000 del 2019, con un calo superiore al 90%.
In controtendenza sono cresciuti i nuovi permessi per studio concessi a cittadini pakistani (+14,6%). Nel 2020 quasi il 28% di tutti i permessi concessi per studio sono stati rilasciati a cittadini cinesi, che detengono il primato dei nuovi rilasci per questa motivazione, nonostante il calo degli ingressi.
Istat: 106mila i nuovi permessi di soggiorno a cittadini non comunitari
22 Ottobre 2021 - Roma - Nel 2020 sono stati rilasciati in Italia circa 106.500 nuovi permessi di soggiorno a cittadini non comunitari, il numero più basso degli ultimi 10 anni. Lo segnala oggi l'Istat nel report sui cittadini non comunitari residenti in Italia. In calo soprattutto i nuovi permessi - evidenzia l'Istituto di Statistica italiano - concessi per studio (-58,1% rispetto all’anno precedente) e i permessi per asilo (-51%). I cittadini non comunitari regolarmente presenti calano del 7%, da 3.615.826 a 3.373.876 (dal 1° gennaio 2020 al 1° gennaio 2021), anche in conseguenza del crescente numero di persone che acquisiscono la cittadinanza italiana.
Al 1° gennaio 2020 risiedono in Italia oltre 1 milione 250 mila persone nate con cittadinanza di un paese non comunitario che hanno acquisito quella italiana.
Viminale: da inizio anno sbarcate 50.879 persone migranti sulle nostre coste
21 Ottobre 2021 - Roma - Sono 50.879 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno. Nello stesso periodo. Di questi 14.137 sono di nazionalità tunisina (28%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Bangladesh (6.284, 12%), Egitto (5.171, 10%), Costa d’Avorio (3.055, 6%), Iran (3.046, 6%), Iraq (2.113, 4%), Guinea (1.891, 4%), Eritrea (1.715, 4%), Marocco (1.593, 3%), Sudan (1.558, 3%) a cui si aggiungono 10.316 persone (20%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione.
Il dato è stato diffuso dal Ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina.
Draghi: impegnarsi di più, seguendo il modello dei cosiddetti corridoi umanitari”.
20 Ottobre 2021 - Roma - Per quanto riguarda le migrazioni, l’Italia aveva «promosso una discussione sul tema nel Consiglio europeo di giugno, con l’obiettivo di incoraggiare una gestione davvero europea dei flussi». Lo ha detto oggi il Presidente del Consiglio, Maria Draghi, intervenendo al Senato sui temi del prossimo Consiglio Europeo. Anche i Paesi preoccupati dai cosiddetti “movimenti secondari” hanno – ha aggiunto – “preso atto dell’importanza di prevenire e contenere i flussi irregolari e di incentivare i canali di migrazione legale. Su quest’ultimo aspetto, l’Europa dovrebbe impegnarsi di più, seguendo ad esempio il modello dei cosiddetti corridoi umanitari”.
Viminale: da inizio anno sbarcate 50.540 persone migranti sulle coste italiane
19 Ottobre 2021 - Roma - Sono 50.540 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno. Di questi 14.035 sono di nazionalità tunisina (28%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Bangladesh (6.242, 12%), Egitto (5.136, 10%), Iran (3.010, 6%), Costa d’Avorio (3.003, 6%), Iraq (2.102, 4%), Guinea (1.889, 4%), Eritrea (1.709, 4%), Marocco (1.593, 3%), Sudan (1.551, 3%) a cui si aggiungono 10.270 persone (20%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Il dato è stato diffuso dal Ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina. Fino ad oggi sono stati 7.190 i minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto il nostro Paese via mare. Il dato è aggiornato a ieri, 18 ottobre.