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Libia: 99 rifugiati portati in Italia

2 Marzo 2022 -

Roma - Un gruppo di 99 migranti rifugiati e richiedenti asilo vulnerabili è stato evacuato nella notte scorsa dalla Libia con un volo umanitario, il primo del 2022, organizzato dall’Agenzia dell’Onu per i rifugiati (Unhcr) in collaborazione con il ministero degli Interni, la Farnesina e l’Istituto nazionale per la migrazione e la povertà (Inmp). Le persone evacuate nella notte provengono da Eritrea, Etiopia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen e molte di loro hanno trascorso lunghi periodi di privazioni ed hanno bisogno urgente di assistenza. I rifugiati, dopo 10 giorni di quarantena come previsto dai protocolli per l’emergenza Covid, saranno trasferiti in strutture del Sistema di accoglienza e integrazione (Sai) a carico del Ministero dell’Interno e distribuite su tutto il territorio nazionale. I voli di evacuazione dalla Libia verso l’Italia, che erano stati sospesi da oltre due anni, hanno portato in salvo oltre 1.100 rifugiati dal 2017 ad oggi.

Cei: la sicurezza e la dignità della vita umana reclamano rispetto sempre e per tutti

25 Ottobre 2021 -
Roma - La Presidenza della CEI fa proprie le parole pronunciate da Papa Francesco ieri, 24 ottobre, dopo la preghiera dell’Angelus, e rivolge al Paese e all’Unione europea un appello affinché siano posti in atto interventi efficaci, capaci di garantire il rispetto dei diritti umani e la tutela della persona.
Accogliere, proteggere, promuovere e integrare – verbi indicati dal Papa – restano la bussola da seguire per affrontare la questione migratoria e trovare soluzioni adeguate a un dramma che continua a mietere vittime e infliggere sofferenze. Si tratta di una situazione che non può essere più ignorata. Per questo, la Presidenza, assicurando che la Chiesa italiana, alla luce dell'enciclica “Fratelli tutti”, proseguirà nella sua intensa opera in favore degli ultimi, auspica che anche la Comunità internazionale si faccia carico dei bisogni dei migranti e dei profughi, perché nessuno sia più costretto a fuggire dalla propria terra e a morire nei viaggi verso un futuro migliore. Solo ascoltando il grido degli ultimi si potrà costruire un mondo più solidale e giusto per tutti.
Il Mediterraneo deve tornare ad essere culla di civiltà e di dialogo, nello spirito della fratellanza già incoraggiato nel secolo scorso da Giorgio La Pira, nel cui ricordo i Vescovi dei Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum si ritroveranno – per iniziativa della CEI - a Firenze, dal 23 al 27 febbraio 2022, per riflettere sul tema della cittadinanza. In Libia, ha ricordato il Papa ieri, “ci sono dei veri e propri lager”. La sicurezza e la dignità della vita umana reclamano rispetto sempre e per tutti. La Presidenza CEI chiede di non volgere più lo sguardo altrove e invita tutte le comunità cristiane a unirsi alla preghiera di Papa Francesco.
Presidenza della Cei

Migrantes: ancora una volta si è persa l’occasione per scrivere una pagina per la costruzione di un’Europa più solidale

15 Luglio 2021 - Roma - "Ancora una volta si è persa l'occasione per scrivere una pagina per la costruzione di un'Europa più solidale. Ancora una volta saranno schiacciati i diritti dei più deboli e verrà ingannata l'opinione pubblica. La votazione di oggi a favore del rifinanziamento della Guardia costiera libica è una pagina triste: se porta a prorogare uno stato di fatto che vede i respingimenti dei migranti in fuga da situazioni drammatiche e a non tutelare il diritto alla protezione internazionale, tollera allo stesso tempo le violenze e le morti non solo in mare, ma anche nelle carceri". Lo afferma oggi mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente della Fondazione Migrantes.

Centro Astalli: dolore per il bombardamento che ha colpito un centro migranti in Libia

3 Luglio 2019 - Roma - Con “profondo dolore” il Centro Astalli apprende del bombardamento che ha colpito durante la notte il centro di detenzione per migranti di Tajoura, sobborgo nella zona est di Tripoli. 40 persone sono morte e 80 risultano ferite, ma il bilancio delle vittime è destinato a salire. Si tratta per lo più di migranti subsahariani. “Orrore si aggiunge alla tragedia quotidiana che le persone, già provate dalla fuga dai loro paesi di origine a causa di guerre, persecuzioni, violenza generalizzata, sono costrette a vivere nei centri di detenzione dove vengono sottoposte a torture di ogni genere”, si legge in una nota del Centro dei gesuiti che evidenzia come la Libia “non è un paese sicuro, è un paese dove da tempo si combatte una guerra civile, dove manca stabilità politica e militare e dove vengono perpetrate sistematiche violazioni dei diritti umani soprattutto a danno dei migranti”. “Volevamo la prova che la Libia non fosse un porto sicuro ora l’abbiamo, una prova pagata a prezzo di decine di vite umane in un centro di detenzione che non doveva essere lì, nel quale non dovevano esserci migranti, ma anche questa tragedia non servirà a smuoverci dalla nostra colpevole indifferenza!”, dichiara padre Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli: “a fianco alle vittime del conflitto che si sta consumando in Libia dobbiamo contare anche queste. Concediamoci un tempo per piangerle, forse siamo ancora in tempo per tornare indietro dalle nostre ottuse ed egoistiche logiche da fortezza Europa”.

Mons. Di Tora: atto in Libia “disumano”

3 Luglio 2019 - Roma - Mons. Guerino Di Tora, presidente della Commissione episcopale Cei per le Migrazioni e presidente della Fondazione Migrantes condanna il raid in Libia su un centro di detenzione migranti che ha causato oltre 40 morti e 35 feriti, tra cui donne e bambini. “Un atto deplorevole, di disumanità nei confronti di gente che già sta subendo una persecuzione in questi campi di detenzione”, ha detto il presule a Vatican News: “diventa veramente qualcosa che rasenta l’assurdità umana, la follia. Dobbiamo veramente rimetterci in un atteggiamento non solo di attenzione ma di comprensione di fronte a certe problematiche che riguardano l’umanità intera”. Per mons. Di Tora il fenomeno delle migrazioni, “questo fenomeno di gente che deve fuggire da guerre - e non c’è solo la guerra delle armi, c’è anche la guerra della fame, della siccità, della desertificazione, - ci interpella tutti. Dobbiamo tutti poterci sentire corresponsabili. E allora diventa per noi una presa di coscienza umana - umana! - Prima ancora che cristiana. Certo per noi cristiani rappresenta qualche cosa in più: il richiamo che il Signore ci fa di fronte a queste situazioni, di non lasciare l’altro, il nostro prossimo, in realtà disumane, di soccorrerlo, di accoglierlo”.