Primo Piano

Naufragio in Calabria: mons. Battaglia, “porti siano aperti per chi cerca speranza e futuro”

27 Febbraio 2023 -
Paola - “Non bisogna fermare le Ong ma essere disponibili affinché i porti possano essere aperti, perché questa è gente che cerca speranza e futuro”. Lo ha detto mons. Domenico Battaglia, arcivescovo di Napoli, a proposito del naufragio di migranti a Cutro (Kr). Il presule è intervenuto a Paola (CS) alla Marcia della pace “IncontrAmiamoci”, organizzata su impulso dei Frati minimi. “Bisogna davvero pregare, ma alla preghiera devono seguire le azioni. Non si può rimanere indifferenti di fronte a ciò che è successo”. Infatti, ha aggiunto l’arcivescovo di Napoli, “queste persone sono volti e sono cuori, storie, e possono continuare a essere anche speranza. Dobbiamo essere capaci di aprire il nostro cuore e poter accogliere tutti”. “Non possiamo voltarci dall’altra parte – ha concluso il presule – perché questa è qualcosa che ci riguarda, e per questo l’impegno deve essere quello dell’accoglienza e della giustizia”.

Uomo dov’è tuo fratello ?

27 Febbraio 2023 -
Crotone - Terrore, paura, buio e morte nel Mediterraneo. Una nuova tragedia! Naufraga ancora la nostra umanità! Nello specchio di mare di Cutro una carretta del mare, partita forse dalla Turchia, si spezza tra i flutti e il mare ingoia altre sessanta vittime, molte delle quali bambini e minori. Ci sommergono flutti di morte, come torrenti impetuosi la morte appaga la sua fame, apre le fauci a uomini e donne in cerca la speranza, ai quali questo inalienabile diritto tante volte è negato. Sui tg si consuma nuovamente il teatrino: fumi di parole, vesti strappate e capi cosparsi di cenere, dopo un silenzio lungo su questo grande dramma, durato mesi, su una vicenda che interroga e chiede ancora una volta: dov’è tuo fratello? Si tratta di un cainismo, forse indiretto, ma che tante volte fa girare il volto dall’altra parte per non vedere un fenomeno che prosegue silenzioso anche se non ne parliamo sui giornali o in tv. Poi irrompe la cronaca e via con i pellegrinaggi, le promesse, gli impegni e gli appelli. Cose che sembrano quasi inutili, forse doverose, all’occhio del cronista ma soprattutto di chi è rimasto in vita, dopo aver visto morire amici e familiari a cento metri dalla riva. Qualche mese fa il professor Sgarbi, in una lectio su “Europa e Mediterraneo” tenuta nell’abbazia florense di San Giovanni in Fiore ha presentato un dipinto. Si trattava del “quarto stato” di Giovanni Iudice nel quale l’artista rappresenta il doloroso destino degli emigranti africani approdati sulle coste siciliane. Il critico d’arte ha fatto cogliere ai presenti come quella umanità rassegnata, “incapace di decidere il proprio destino” porta su di sè il fallimento della speranza. “Il cammino percorso da quel popolo si è interrotto proprie sulle nostre coste”, affoga in quel mare Mediterrano rappresentato in passato nella sua luminosità, e che oggi si trasforma in un mare di morte. Il mare della speranza, del sogno, della fraternità che diventa terribile mostro, nemico da affrontare. E i viaggi della speranza si rivelano, per i disperati, battaglie con la morte, pellegrinaggi verso il nulla di una vita che si incaglia o è ingoiata da una crescente indifferenza. Quanto ne parleranno le cronache, di questo ennesimo naufragio? quanto saremo coinvolti emotivamente questa volta? Rischiamo di macinare anche questo evento tra i tanti accadimenti. E forse non sentiremo che il Creatore ci chiede ancora conto della vita, del diritto alla speranza di questi fratelli. Il teatro istituzionale continuerà per un pò, fino alla prossima distrazione, con il rimbalzo delle responsabilità. L’Europa sarà sempre più lontana. E il continente del mare nostrum diventerà la terra del mare mostrum. (Enzo Gabrieli - Dir. Parola di Vita)

Migrantes: il cordoglio per le morti in mare in Calabria

27 Febbraio 2023 - Roma - Cordoglio e preghiera per le vittime, vicinanza ai superstiti ma anche sconcerto per l’ennesimo naufragio avvenuto all’alba di ieri mattina sulle coste di Cutro, in Calabria. Gli immigrati morti in mare sono “come una spina nel cuore” ha detto papa Francesco durante il suo primo viaggio del Pontificato avvenuto a Lampedusa. 62 i morti finora accertati: tra loro anche bambini. Uomini, donne e bambini di cui non conosceremo forse mai i nomi, ma che si aggiungono alla lista dei tanti morti nel Mediterraneo diventato un vero e proprio cimitero. Non possiamo più vedere immagini strazianti come quelle viste dai soccorritori ieri in Calabria. Mentre sulle spiagge di Steccato di Cutro si procedeva a raccogliere ciò che resta di un uomo, di una donna, di un bambino senza vita, all'ospedale sono stati accolti i superstiti, quelli, racconta la direttrice Migrantes della diocesi di Crotone-Santa Severina, sr. Loredana Pisani - nel disastro hanno riportato ferite, anche gravi. Tra queste persone “la disperazione di una donna, molto provata e ferita, che incessantemente chiama la figlia morta che non ha potuto salvare...Dal reparto di pediatria le urla sono di una piccola bambina, anche lei ferita, anche lei piange e si dispera perchè cerca una mamma che non può più rispondere. Intere famiglie sono morte in quest'orrore, tutte accomunate dal desiderio di una vita migliore”. Storie che chiedono un rinnovato impegno di solidarietà e di responsabilità, perché sia vinta l’indifferenza che fa dimenticare queste tragedie, perché sia finalmente superato un disimpegno per una nuova stagione umanitaria che accompagna e non abbandona persone in fuga da primavere e inverni umani. Sono nostri figli e fratelli. E difendere la loro vita è sacro. La “profonda tristezza” e “acuto dolore” che attraversano il Paese dopo questo ennesimo naufragio, come ha detto il card. Matteo Zuppi, chiedono un supplemento di umanità. Come Fondazione Migrantes ci uniamo all’appello della Chiesa Italiana e alla preghiera di papa Francesco che ancora una volta ieri ha fatto sentire la sua voce pregando “per ognuno di loro, per i dispersi e per gli altri migranti sopravvissuti” e ringraziando quanti hanno portato soccorso e stanno dando accoglienza.    

Mons. Pierpaolo Felicolo

Direttore Generale Fondazione Migrantes

        Roma, 27 Febbraio 2023

Naufragio in Calabria: mons. Panzetta, “nel cuore una certa indignazione”

27 Febbraio 2023 - Crotone - Ancora una volta il nostro mare è diventato una tomba, di vite e di speranze. Ancora una volta una tragedia immane si consuma davanti ai nostri occhi. Si mette in moto la macchina dei soccorsi, fatta di operatori che sanno esprimere grande professionalità, di volontari instancabili, di gente che accorre spontaneamente per offrire quel che serve. Questo però non basta, non più. Non è più tollerabile che giovani vite siano inghiottite dalle onde e dalla nostra incapacità di mettere in atto, come comunità sociale, risposte strutturali, durature, di ampio respiro, perché non si debba più assistere al naufragio dell’umanità. “Sono appena tornato dal luogo della tragedia – ha detto l’arcivescovo di Crotone - Santa Severina, mons. Angelo Panzetta, che si è recato ieri pomeriggio a Steccato di Cutro – e ho nel cuore una certa indignazione. Vedere quasi sessanta buste piene di esseri umani che avrebbero potuto essere accolti diversamente ci dà da pensare e riempie il cuore di tristezza”. “Nella tradizione cristiana la persona umana è il diritto sussistente, poi vengono tutte le altre normative umane”, ha continuato il Vescovo. Questo ci fa avvertire tutto il senso di responsabilità per la vita di queste persone, nostri fratelli in umanità, che sono semplicemente alla ricerca di condizioni di vita migliori. Esercitano un diritto fondamentale, che viene loro negato perché non si è scelto ancora di mettere in atto misure efficaci, che garantiscano loro un viaggio sicuro e un’accoglienza dignitosa. Questo è un dovere morale fondamentale. Ogni ordinamento umano degno di questo nome, non può che rispettare questo valore imprescindibile. (Francesco Gentile)

Migrantes Crotone-Santa Severina: il naufragio dei disperati del terzo millennio sotto gli occhi indifferenti dell’Europa

27 Febbraio 2023 - Crotone - Non ci sono parole sufficienti a descrivere l'orrore e la paura che si sperimenta tentando di leggere negli occhi dei sopravvissuti il dramma accaduto. Sì, accaduto, ancora una volta, tra l'indifferenza di molti, quell'indifferenza non tanto diversa dalle storiche indifferenze che hanno generato i più grandi orrori di disumanità. Mentre sulle spiagge di Steccato di Cutro si procede a raccogliere ciò che resta di uomo, di una donna, di un bambino senza vita, all'ospedale sono stati accolti i superstiti, quelli che nel disastro hanno riportato ferite, anche gravi. Tra queste persone si erge immediatamente la disperazione di una donna, molto provata e ferita, che incessantemente chiama la figlia morta che non ha potuto salvare...Dal reparto di pediatria le urla sono di una piccola bambina, anche lei ferita, anche lei piange e si dispera perchè cerca una mamma che non può più rispondere. Intere famiglie sono morte in quest'orrore, tutte accomunate dal desiderio di una vita migliore. Sì, perchè chi parte, fugge dalla disperazione della guerra, dalle situazioni di grave instabilità politica, dalla povertà, dalla fame, dalle calamità. Nessuno rischia una traversata in mare senza portarsi dietro quel dramma che rende la propria vita impossibile di essere vissuta nella propria terra. Si parte nutrendo una speranza, sempre! Questa loro speranza stanotte si è infranta dinanzi a chi ha gettato in mare tante persone, perché, scambiando le luci dei pescherecci con le navi motovedette, hanno affrettato "le operazioni di approdo" alleggerendo il peso di una specie di imbarcazione. Il pianto degli innocenti, dei piccoli non li ha commossi: quei pianti ora non suonano all'orecchio di nessuno più, perché non sono più. La loro speranza ha incontrato anche la contrarietà del mare, della secca nella quale il barcone si è arenato, ripiegato; a quel punto la speranza è rimasta viva ma silente, molto silente solo in quelle persone, poche, che sono riuscite a sopravvivere, ma nessuno è felice, su nessun volto si accenna un sorriso, in tutti le lacrime si fermano negli occhi arrossati e spenti perchè, tormentandosi, si chiedono dove sono gli altri, perchè io sono vivo e gli altri no. Quella flebile speranza è confusa, è silente. Dinanzi a tutto ciò non si può stare zitti, non si può difendersi nell'oblio del "non poter far nulla". Non esiste una persona che ha dignità e un'altra che non ce l'ha. Non esistono guerre di serie A e guerre di serie B, e quindi, profughi da accogliere ed altri da lasciar morire in mare. Perchè la vera domanda che tutti noi dobbiamo farci è: "come mai in 4 giorni di navigazione nessuno li ha visti?". A tutti noi spetta rispondere. Queste persone, questi piccoli, soprattutto quelli che non sono più, meritano una risposta. Io, tu, dobbiamo dare una risposta!  (Sr. Loredana Pisani, direttrice Migrantes Crotone-Santa Severina)  

Naufragio in Calabria: bandiere a mezz’asta sulla facciata del Consiglio regione in segno di lutto

27 Febbraio 2023 - Reggio Calabria - Il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Filippo Mancuso, ha disposto di far abbassare a mezz'asta le bandiere sulla facciata di Palazzo Campanella, in segno di lutto per l’ennesima tragedia dei migranti nel Mediterraneo, tra i quali donne e bambini. “Nell’esprimere il cordoglio del Consiglio regionale per le vittime e nel ringraziare i soccorritori per l’impegno solerte che hanno immediatamente dispiegato, auspico - sottolinea il presidente Mancuso - che l’Unione Europea e la comunità internazionale assumano finalmente la responsabilità di governare i flussi epocali di migranti, perché tragedie come quella davanti le coste crotonesi non abbiano più a ripetersi”.

Conferenza Episcopale Calabra: “Naufragio di umanità”

26 Febbraio 2023 -

Catanzaro - "Come Vescovi delle diocesi della Calabria esprimiamo il profondo dolore e lo sconcerto per l’ennesima tragedia che si è consumata nel mare della nostra regione e invitiamo tutte le comunità cristiane a manifestare con la preghiera e la solidarietà, una concreta vicinanza alle vittime". E' quanto si legge in una nota della Conferenza Episcopale Calabra dopo il naufragio sulle coste di Cutro. "Di fronte alla dolorosa cronaca di queste ore, nessuno può rimanere indifferente di fronte a tanti fratelli e sorelle fra cui bambini, che hanno perso la vita in questo dramma, ultimo di tanti, troppi che hanno funestato le coste della nostra Calabria", sottolineano i presuli della regione. Domani, lunedì 27 febbraio, il vescovo di Cassano allo Jonio, vice presidente della Cei e delegato Migrantes della Conferenza episcopale Calabrese mons. Francesco Savino, si recherà sul luogo della tragedia in rappresentanza della Conferenza episcopale italiana per un momento di preghiera e per esprimere la prossimità e la vicinanza di tutta la Chiesa italiana. "In questo momento come Vescovi della Calabria - si legge nella nota -  ci sentiamo di elevare un invito accorato rivolto a tutti, a non rimanere inerti, a immaginare nuove strade solidali che possano permettere al nostro Mediterraneo di non essere più uno scenario di morte. È il momento del dolore, ma anche del risveglio: tutti facciano la loro parte, tutti facciano di più, con rinnovata responsabilità: l’Europa deve fare di più, l’Italia deve fare di più, le nostre Comunità cristiane devono fare di più… sentendosi tutti sulla stessa barca, su quella stessa barca che non deve naufragare perché sarebbe il naufragio della civiltà. Per salvarci da questo tragico naufragio, con Papa Francesco invitiamo tutti a comportarsi con più umanità, 'Guardando le persone non come dei numeri, ma per quello che sono, cioè dei volti, delle storie, semplicemente uomini e donne, fratelli e sorelle'", come ha detto il Pontefice. (Raffaele Iaria)

Naufragio migranti: il cordoglio del Centro Astalli

26 Febbraio 2023 - Roma - Il Centro Astalli esprime "profondo cordoglio" per le decine di vittime del naufragio al largo della Calabria. "Dolore e sgomento nell’apprendere che su una vecchia barca di legno sono state stipate 250 persone in fuga da Iran, Afghanistan e Pakistan. Si tratta di Paesi senza libertà, democrazia e pace", evidenzia il Centro Astalli: "le istituzioni nazionali e sovranazionali non rimangano ferme davanti a questa tragedia", si legge in una nota nella quale si chiede "un’operazione ampia, strutturata di ricerca e soccorso in mare che metta in salvo vite umane; l’attivazione immediata di canali umanitari dalle principali aree di crisi" e "l’apertura stabile e proporzionata di vie di ingresso legali come visti per lavoro e nuovi criteri che amplino i ricongiungimenti familiari". Per p. Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli “lasciar morire in mare è inaccettabile. La politica, di qualunque orientamento, non può non agire per salvare vite umane. Purtroppo - sottolinea p. Ripamonti - le politiche di chiusura ed esternalizzazione delle frontiere europee degli ultimi anni hanno ampiamente dimostrato di essere fallimentari, inutili e di favorire il traffico e la tratta di esseri umani. Le migrazioni non si possono fermare ma si devono gestire. In questo il diritto internazionale e la nostra Costituzione indicano l’unica strada percorribile: accoglienza, protezione e tutela dei diritti umani per ogni essere umano”. (R.Iaria)

Mattarella su naufragio: “nessuno può rimanere indifferente”

26 Febbraio 2023 -
Roma - Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha espresso il proprio "dolore per il naufragio avanti alle coste crotonesi, nella quale hanno perso la vita decine persone e tra queste alcuni bambini. Molti tra questi migranti provenivano dall’Afghanistan e dall’Iran, fuggendo da condizioni di grande difficoltà. È una ennesima tragedia del Mediterraneo che non può lasciare nessuno indifferente", ha detto il Capo dello Stato. Nell’esprimere il cordoglio per le vittime, la vicinanza ai naufraghi – cui va assicurata un’adeguata accoglienza - e il ringraziamento ai soccorritori, il Presidente della Repubblica sollecita "un forte impegno della comunità internazionale per rimuovere le cause alla base dei flussi di migranti; guerre, persecuzioni, terrorismo, povertà, territori resi inospitali dal cambiamento climatico. È altrettanto indispensabile che l’Unione Europea assuma finalmente in concreto la responsabilità di governare il fenomeno migratorio per sottrarlo ai trafficanti di esseri umani, impegnandosi direttamente nelle politiche migratorie, nel sostegno alla cooperazione per lo sviluppo dei paesi da cui i giovani sono costretti ad allontanarsi per mancanza di prospettive", si legge in una nota del Quirinale.
 

Card. Zuppi: “la questione dei migranti e dei rifugiati va affrontata con responsabilità e umanità”

26 Febbraio 2023 -
Roma - "Una profonda tristezza e un acuto dolore attraversano il Paese per l’ennesimo naufragio avvenuto sulle nostre coste". Lo dice il card. Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana in una nota dopo il naufragio avvenuto oggi, 26 febbraio, davanti alle coste di Cutro (Crotone). "Le vittime sono di tutti e le sentiamo nostre", evidenza il porporato: "il bilancio è drammatico e sale di ora in ora: sono stati già recuperati 40 corpi, tra cui molti bambini. Ci uniamo alla preghiera del Santo Padre per ognuno di loro, per quanti sono ancora dispersi e per i sopravvissuti. Li affidiamo a Dio con un pensiero per le loro famiglie".
Questa ennesima tragedia, nella "sua drammaticità, ricorda - sottolinea ancora il presidente dei vescovi italiani - che la questione dei migranti e dei rifugiati va affrontata con responsabilità e umanità. Non possiamo ripetere parole che abbiamo sprecato in eventi tragici simili a questo, che hanno reso il Mediterraneo in venti anni un grande cimitero. Occorrono scelte e politiche, nazionali ed europee, con una determinazione nuova e con la consapevolezza che non farle permette il ripetersi di situazioni analoghe. L’orologio della storia non può essere portato indietro e segna l’ora di una presa di coscienza europea e internazionale. Che sia una nuova operazione Mare Nostrum o Sophia o Irini, ciò che conta è che sia una risposta strutturale, condivisa e solidale tra le Istituzioni e i Paesi. Perché - conclude il card. Zuppi - nessuno sia lasciato solo e l’Europa sia all’altezza delle tradizioni di difesa della persona e di accoglienza". (Raffaele Iaria)

Papa Francesco prega per i migranti vittime del naufragio di questa mattina

26 Febbraio 2023 - Città del Vaticano - "Stamattina ho saputo con dolore del naufragio avvenuto sulla costa calabrese, presso Crotone. Già sono stati recuperati quaranta morti, tra cui molti bambini. Prego per ognuno di loro, per i dispersi e per gli altri migranti sopravvissuti". Lo ha detto papa Francesco al termine della preghiera dell'Angelus ricordando il naufragio di questa mattina che ha causato, finora, oltre 40 morti. "Ringrazio quanti hanno portato soccorso e coloro che stanno dando accoglienza", ha detto il Pontefice: "la Madonna sostenga questi nostri fratelli e sorelle. E non dimentichiamo la tragedia della guerra in Ucraina, già un anno è stato fatto di guerra. E non dimentichiamo il dolore del popolo siriano e di quello turco per il terremoto". (R.Iaria)

Migrantes e Caritas Ugento-Santa Maria di Leuca: oggi l’accoglienza di un ragazzo afghano

26 Febbraio 2023 - Roma - La Caritas e l’Ufficio Migrantes della diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca informano che questo pomeriggio, presso la Parrocchia Madonna delle Grazie di Tutino di Tricase (LE), durante la celebrazione della Santa Messa delle ore 17.30, il vescovo, mons. Vito Angiuli, il sindaco, Antonio De Donno e la comunità parrocchiale daranno il benvenuto a Zawal Fayaz, un ragazzo afghano di 27 anni, giunto in Italia il 23 febbraio, in aereo a Roma, insieme ad altri 96 cittadini afghani, grazie ai Corridoi Umanitari della Cei. Fayaz sarà accolto dalla Chiesa di Ugento – S. Maria di Leuca presso l’Oratorio parrocchiale di Tutino per un anno. Durante quest’anno la comunità sarà coinvolta in un cammino di accoglienza, protezione, promozione e integrazione. La storia di Zawal Fayaz è comune a molti altri suoi concittadini. Ha lavorato per la Nato e per il Governo afgano, nato dopo la sconfitta dei talebani, ma con il ritorno dei talebani, nell’agosto del 2021, la vita per lui è diventata difficilissima come per moltissimi suoi connazionali. L’unica soluzione è stata quella di fuggire via, di lasciare il proprio Paese dove per un breve periodo, durante l’assenza dei talebani, ha avuto la speranza di poter restare e costruirsi un futuro.

Nuove morti nel Mediterraneo: urgente operazione europea Mare nostrum

26 Febbraio 2023 - Roma - Mentre i rami del Parlamento approvano un urgente e straordinario decreto per regolare i flussi migratori, che di urgente e straordinario ha solo l’ennesima operazione ideologica, indebolendo in realtà le azioni di salvataggio in mare delle navi ONG, un barcone spezzato dalla burrasca della notte, che portava almeno 150 migranti, si è inabissato nel Mediterraneo, al largo delle coste calabre crotonesi. Sono 33 (fino al questo momento) i morti accertati, tra cui un neonato, almeno 100 i dispersi, che vanno ad aumentare le migliaia di morti e di tombe anonime nel cimitero del Mediterraneo. Un nuovo drammatico segnale sulla disperazione di chi si mette in fuga da situazioni disumane di sfruttamento, violenza, miseria e di chi è indifferente politicamente a questo dramma. Un nuovo drammatico segnale che indebolisce la Democrazia, perché indebolisce la tutela dei diritti umani: dal diritto alla vita al diritto di migrare, al diritto di protezione internazionale. Mentre queste morti non possono che generare vergogna, chiedono un impegno europeo per un’operazione Mare nostrum, che metta strettamente in collaborazione le istituzioni europee, i Paesi europei, la società civile europea rappresentata dalle ONG. La collaborazione con i Paesi del Nord Africa non può limitarsi a interessi energetici o a sostegni per impedire i viaggi della speranza, ma deve portare a un canale umanitario permanente e controllato nel Mediterraneo verso l’Europa. Chi arrivando in Europa avrà diritto a una protezione vedrà salvaguardato tale diritto; chi non ne avrà diritto sarà rimpatriato. È chiaro che questo esame, solo nella terra europea, dovrà essere agile, organizzato, alla presenza di diverse figure – dai mediatori, dalle forze di polizia, dagli operatori internazionali, da osservatori dell’UNHCR, da operatori sociali … - perché il minore non accompagnato sia tutelato come la vittima di tratta, o chi viene da una drammatica situazione sanitaria o da una guerra o disastro ambientale. Le risorse vanno investite nella tutela della vita, nell’accompagnamento delle persone non in muri o campi disumani. La vita e il futuro dell’Europa dipendono da come si accoglie, tutela, promuove e integra le persone in cammino.

Mons. Gian Carlo Perego Arcivescovo di Ferrara-Comacchio Presidente Cemi e Fondazione Migrantes

Ucraina: domenica celebrazione con l’Esarca per pregare per la pace e ricordare le vittime del conflitto

24 Febbraio 2023 - Roma - Una Divina Liturgia domenica alle ore 10  presso la Basilica di Santa Sofia a Roma per ricordare e pregare ad un anno dallo scoppio della guerra in Ucraina. La celebrazione sarà presieduta dall’Esarca Apostolico per i cattolici ucraini di rito bizantino residenti in Italia, mons. Dionisio Lachovicz. Sarà un momento di preghiera per la pace ma anche per ricordare le tante vittime di questa "orrenda guerra" che ha causato morti, feriti, distruzione e sfollati, ci dice don Marco Yaroslav Semehen, Rettore della Basilica e direttore dell'Ufficio Migrantes dell’Esarcato che in questi mesi è stato molto attivo nell’accogliere e nell’indirizzare i tanti che si sono rivolti a lui per ricevere un consiglio, un aiuto, un indirizzo. Oltre alla celebrazione, alle 12, l’inaugurazione della mostra “Graffiti del tempo di Guerra” dello scultore Capri Otti (Luciano Capriotti)  che attraverso questi lavori ha voluto esprime solidarietà e vicinanza alla popolazione ucraina e dire no alla guerra in corso. (R.I.)

Card. Zuppi: “chi non ha casa va accolto”

24 Febbraio 2023 - Roma - “Non ci dobbiamo abituare alla guerra e alla violenza. Non dobbiamo mai rinunciare alla ricerca della pace. L’abitudine porta alla rassegnazione e si accetta la guerra come unica via possibile. Ma la vera vittoria è sempre la pace. Lo sforzo da compiere è aprire tutti gli spazi possibili per interrompere la logica della guerra, iniziata da un aggressore. Dialogo e giustizia, pace e giustizia devono andare d’accordo. Chi cerca la pace, trova anche la giustizia. Con l’insistenza della povera vedova, bisogna cercare la via della pace. E cercare la pace non è mai complicità con il male o arrendevolezza”. Lo dice il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, in un’intervista al Sir (che sarà pubblicata lunedì 27 febbraio) in occasione del primo anniversario della guerra in Ucraina e in vista del decimo anniversario dall’elezione di Papa Francesco. Di fronte ai milioni di profughi che scappano in tutto il mondo dalle guerre, il cardinale ricorda che “l’accoglienza è l’unico messaggio possibile”: “Chi non ha casa, va accolto. Dobbiamo metterci sempre nei panni degli altri. Chi ha perduto tutto e deve scappare, deve trovare accoglienza. Non ci sono alternative. Quello all’emigrazione – spiega – era un diritto garantito per tutti gli uomini, prima che sorgessero muri e nascessero paure. Tanto più per chi scappa da guerra, violenza o fame. Mettere in contrapposizione questo con il nostro futuro, significa non volere il futuro. L’accoglienza apre al futuro, la chiusura fa perdere anche il presente”.

Mons. Damiano: “le migrazioni vanno governate”

24 Febbraio 2023 -
Agrigendo - “Proponiamo di aprire immediatamente canali legali di ingresso in Europa che consentano alle persone di intraprendere viaggi sicuri e legali, come già sperimentato grazie alla prassi dei ‘corridoi umanitari’, ma anche favorendo il rilascio di visti regolari”. Lo ha detto l’arcivescovo di Agrigento, mons. Alessandro Damiano, alla luce degli sbarchi di persone migranti sulle coste dell’isola di Lampedusa e sulla loro accoglienza nell’ hotspot isolano lanciando un appello sul fenomeno migratorio nel Mediterraneo. Reputando “urgente e necessario” porre in essere “scelte politiche coraggiose che possano portare a un definitivo cambio di rotta”, il presule evidenzia inoltre l’esigenza di “limitare unicamente ai soggetti particolarmente vulnerabili l’accoglienza sull’Isola di Lampedusa”; “destinare risorse consistenti alla cooperazione internazionale per favorire lo sviluppo politico, sociale ed economico dei paesi di provenienza e rendere la scelta di migrare realmente libera; sospendere qualsiasi accordo in materia di migrazioni con paesi governati da dittature e/o che non rispettino i diritti umani”. Per il vescovo agrigentino “le nuove ondate di sbarchi di migranti sulle coste lampedusane richiedono con urgenza che le migrazioni, più che essere bloccate, siano governate. Sarebbe ingenuo continuare a considerarle come un fenomeno emergenziale, senza considerare che costituiscono ormai un dato fisiologico e strutturale”. Negli ultimi 20 anni Lampedusa e Linosa, con la loro capacità di accoglienza, hanno garantito “un approdo sicuro a uomini e donne in cerca di salvezza, nonostante politiche spesso ambigue e altalenanti”. “Ma ora non è più così”, ha spiegato monsl Damiano. Soffemandosi   sulla “strategia di allontanare le navi della flotta civile umanitaria dal Mediterraneo” per “non intasare i porti del sud Italia”, l’arcivescovo evidenzia che, “com’era prevedibile, ha costretto Guardia Costiera e Guardia di Finanza a condurre a Lampedusa la quasi totalità dei naufraghi salvati”. Mons. Damiano rileva anche come “i trasferimenti con navi dedicate – che negli ultimi due anni avevano in gran parte garantito ai salvati brevi periodi di permanenza e diminuito notevolmente i periodi di sovraffollamento dell’hotspot – risultano adesso totalmente inadeguati”. E sottolinea anche che, “malgrado sull’isola, da oltre 20 anni, esistano strutture destinate all’accoglienza delle persone migranti, non era mai accaduto che nel giro di soli due mesi ben 3 persone (e tra questi un neonato) morissero al loro interno”. “L’ormai quasi fisiologico sovraffollamento rende inadeguato l’hotspot al suo uso e costringe i suoi ospiti a condizioni di vita disumane, senza considerare che la costrizione in uno spazio angusto lascia presagire la reiterazione di eventi violenti con grave rischio per ospiti e operatori – conclude -. A fronte di questa situazione il sostanziale silenzio delle istituzioni politiche di governo e di opposizione, malgrado l’efficace copertura mediatica dei recenti accadimenti, aumenta notevolmente la preoccupazione che tutto si ripeta secondo lo schema ormai ciclicamente registrato e, quindi, prevedibile”.

Card. Zuppi: fare dell’accoglienza la vera risorsa

24 Febbraio 2023 - Roma - “Chi si fa migrante tra i migranti è aiutato a stringere relazioni e stabilire tante alleanze, collaborazioni per portare a soluzione vicende spesso difficili e purtroppo prolungate nel tempo e che tante volte diventano delle vere e proprie patologie”. Lo ha detto ieri pomeriggio il card. Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, aprendo il corso di Formazione Giuridica sul tema della migrazione promosso dalla Fondazione Migrantes. Il porporato si è congratulato per l’iniziativa ed ha ricordato il cammino sinodale: “le persone con le quali voi – ha detto rivolgendosi ai direttori e collaboratori degli uffici Migrantes delle diocesi italiane – vi siate messi in cammino ci aiutano a camminare e arricchiscono le nostre chiese e ci spingono a farci un po' migranti”. C’è bisogno di formazione anche giuridica: “tante volte ci sono novità normative  peggiorative e che non affrontano i veri problemi e spesso limitanti rispetto all’evidenza delle situazioni che voi tutti i giorni vivete”, ha detto il presidente della Cei. Dobbiamo avere un’altra visione - ha aggiunto - che è quella di sollecitare le istituzioni a rispondere ai veri bisogni e necessità in modo adeguato e che guarda al futuro. Bisogna uscire da una visione di sicurezza e provare invece  a fare dell’accoglienza la vera risorsa”. Parlando poi delle vittime di tratta il card. Zuppi ha detto che è un fenomeno che “non dobbiamo assolutamente dimenticare”. Il corso, dopo un saluto del direttore generale, mons. Pierpaolo Felicolo, è proseguito con l’intervento di Paola Scevi, Direttrice del Master in Diritto delle Migrazioni presso l’Università degli Studi di Bergamo che si è soffermata sulle disposizioni legislative circa l’ingresso legale e il soggiorno in Italia. Il prossimo incontro – previsto per il 14 marzo, sarà dedicato alla protezione delle vittime di Tratta: sarà introdotto da mons. Pierpaolo Felicolo mentre le conclusioni saranno affidate all’arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente della Migrantes, Gian Carlo Perego. (Raffaele Iaria

24 febbraio 2022- 24 febbraio 2023: una riflessione ad un anno dalla guerra in Ucraina

24 Febbraio 2023 - Roma Il 24 febbraio 2022, la guerra tra Ucraina e Russia iniziata nel 2014 nel disinteresse di tutti, subiva un’accelerazione con l’invasione del Donbass da parte delle truppe russe. Da quella data la guerra è diventata mondiale, ha coinvolto tutti sul piano economico, sociale, politico e militare. Sul piano economico la guerra ha innescato una crisi a partire dal costo del gas, ma anche dal blocco del grano. Sul piano sociale è iniziato un esodo di 7 milioni di persone, di cui 3 milioni e mezzo hanno preso la strada dell’Europa, 170 mila hanno raggiunto l’Italia, generando un nuovo mondo di richiedenti asilo e protezione internazionale. Sul piano politico abbiamo assistito alla creazione di fatto di due blocchi - Stati Uniti ed Europa, Russia e Cina – e al fallimento di ogni tentativo diplomatico di pace. Sul piano militare è ripresa la corsa agli armamenti, anche nucleari e è iniziato l’invio di armi dai Paesi europei verso l’Ucraina. A distanza di un anno ogni giorno conosciamo le armi che vengono inviate in Ucraina, ma non sappiamo il numero dei morti dall’una e dall’altra parte: 100.000? 200.000? 400.000?. L’invio delle armi ha preso il sopravvento sui morti civili e militari, di giovani e adulti, di neonati e anziani. Dalle città europee le mamme e i bambini giunti tra noi in fuga dalla guerra ogni giorno, da mesi, vivono il dramma della lontananza da casa, dal proprio Paese, dai mariti, dai fratelli e genitori. Cosa fare a un anno di distanza? Anzitutto accogliere e tutelare le persone in fuga che sono arrivati tra noi, farli sentire a casa, superando i tempi lunghi della burocrazia, garantendo un minimo vitale, sostenendo i traumi nascosti, curando i malati. Il diritto d’asilo ha avuto con gli ucraini di riabilitare dopo 20 anni la protezione temporanea, ma senza le gambe di una cura, un’assistenza che in altri Paesi è stata più veloce, più vicina, più capace di valorizzare il patrimonio umano di persone, donne e bambini soprattutto. E’ importante, però, non dimenticare che anche questa guerra, come tutte le altre non è ‘giusta’, non può essere accettata: per rispetto ai morti, alle persone in fuga, a chi ha perso tutto. Purtroppo, è più facile sentire parlare di guerra, di invio di armi e carri armati. Di guerra sentiamo parlare in politica, nelle aule parlamentari del nostro Paese e dell’Europa, nei circoli, nei dibattiti televisivi, al bar e nelle nostre comunità. La pace è considerata un gesto di ingenuità, al massimo profetico, dando a questo aggettivo un significato futuristico più che di segno, ‘segno dei tempi’, per trasformare la realtà. Un cristiano non può che esigere la pace. La pace è una nostra ostinazione. Dobbiamo ripetere ancora con ostinazione ‘Tu non uccidere’. Uccidere è l’esito della guerra, di ogni guerra, anche di questa guerra in corso in Ucraina: una nuova guerra ingiusta, irrazionale, frutto di nuovi nazionalismi e di capitalismi, che spinge al riarmo. E di fronte a questa nuova “sciagura”, al nuovo “flagello” per l’umanità ritorna il valore della scelta dell’obiezione di coscienza alle armi. Le veglie di preghiera, le marce di questi giorni hanno un valore politico, perché impegnano a cercare la pace, a costruirla ogni giorno, senza armi. Preghiamo, marciamo, costruiamo la pace per regalare futuro all’Ucraina e all’Europa, ricordando il monito di S. Giovanni XXIII, sessant’anni fa, nell’enciclica Pacem in terris: “Non c’è pace senza disarmo. Non c’è disarmo se non tacciono i cannoni, se non si smontano, oltre alle rampe missilistiche, anche gli spiriti. La pace non si regge sull’equilibrio degli armamenti, ma solo sulla vicendevole fiducia, sul disarmo dei cuori (P.T. 113).

S.E. Mons. Gian Carlo Perego

Arcivescovo di Ferrara-Comacchio

Presidente Cemi e Fondazione Migrantes

 

Mci: martedì la nuova puntata “Gli italiani nel mondo. E la Chiesa con loro”

23 Febbraio 2023 -

Milano - Martedì 28 febbraio 2023 - su Radio Mater, dalle 18.50 alle 19.30 - la rubrica «Gli italiani nel mondo. E la Chiesa con loro» ospita padre Sante Cervellin. Il religioso svolge il proprio ministero, da decenni, tra gli italiani in America Latina. Si collegherà da Buenos Aires, dove scrive per la “Voce d'Italia”, testata degli scalabriniani edita in Argentina. Il giornale è tra i più longevi del settore, con i suoi 65 anni di vita appena compiuti.

Tra una manciata di giorni, poi, ricorrerà il 10° anniversario della elezione di papa Francesco, l’italo-discendente più noto. La scelta di intervistare p. Cervellin non è casuale. Egli è stato nominato “parroco dei migranti”, a Buenos Aires, proprio dal card. Bergoglio e con lui ha collaborato presso la Conferenza Episcopale Argentina. Anche di questo si farà cenno nel colloquio radiofonico.

Ideata e condotta da Massimo Pavanello, sacerdote della diocesi di Milano, la trasmissione - con la consulenza della Fondazione Migrantes - presenta la realtà delle Missioni cattoliche italiane e va in onda l’ultimo martedì di ogni mese.

Migrantes Toscana: incontro con la commissione Immigrazione edl Comune di Firenze

23 Febbraio 2023 - Firenze - La  Commissione Pari opportunità, pace, diritti umani, relazioni internazionali, immigrazione del comune di Firenze ha ricevuto ieri Sara Vatteroni, Direttrice Commissione Migrantes Toscana, don Giovanni Martini membro della Commissione Toscana e Direttore Migrantes di Firenze e Maurizio Certini, Membro della Commissione Toscana e della Consulta Nazionale per le Migrazioni della Fondazione Migrantes. È stato un incontro importante – sottolinea la presidente della Commissione Donata Bianchi – che ha permesso di approfondire temi legati all’immigrazione con particolare attenzione alla questione dei centri per il rimpatrio, un tema sul quale la Commissione ha avuto modo di soffermarsi anche in passato con altre audizioni ed esprimendo orientamenti anche diversificati tra i membri sia di maggioranza sia di opposizione. È stato importante affrontare con pacatezza e chiarezza problemi che spesso vedono divisi a prescindere dalla conoscenza dei fenomeni e delle situazioni. Ad introdurre - riferisce una nota del Co,une - Maurizio Certini che ha voluto ricordare il ruolo della Migrantes che esiste dall’inizio del Novecento prima come organismo della Chiesa volto a facilitare l’accoglienza dell’emigrazione italiana all’estero e negli ultimi decenni votato anche al lavoro di accoglienza e conoscenza sul fenomeno dell’immigrazione nel nostro Paese. In relazione al CPR ha ricordato il recente documento di Migrantes e Caritas Toscana con il quale si è espresso un parere contrario all’apertura di un CPR anche in regione, in quanto risposta non adeguata e luogo dove si può rimanere detenuti per mesi, in condizioni umilianti e alienanti, pur non avendo commesso nessun crimine o reato. Sara Vatteroni ha richiamato la recente relazione del Garante nazionale delle persone in stato di detenzione o restrizione che ha criticato la scelta dei CPR quali luoghi di compressione dei diritti umani e patogeni per le umilianti condizioni di vita. La direttrice Migrantes della Toscana  ha sollecitato l'attenzione anche sugli alti costi di questo tipo di strutture, sono stati spesi 44 milioni di euro nel periodo 2018 – 2022 solo per la gestione cui si devono aggiungere i costi delle forze di polizia e delle infrastrutture. Risorse che potrebbero essere dedicate all’accoglienza e alla rinnovata promozione di quel modello di accoglienza diffusa che ha caratterizzato a lungo l’esperienza toscana. Ha sottolineato poi anche gli aspetti complessi dell’accoglienza di persone fragili dal punto di vista sanitario o per gravi sofferenze psichiatriche, si tratta di un numero sempre più in aumento come effetto delle drammatiche condizioni di partenza o della lunga permanenza nei lager libici. I CPR sono luoghi dove le persone sono spesso inserite senza che abbiano commesso alcun reato eccetto il fatto di non essere giunte regolarmente in Italia o non avere documenti in regola come conseguenza anche di ritardi nelle procedure burocratiche. In relazione al tema dell’accoglienza e dei CPR don Giovanni Martini ha fatto riferimento alla posizione diplomatica della Santa Sede , espressa anche in sede ONU, contraria ai luoghi di detenzione in quanto la migrazione irregolare non dovrebbe essere trattata come un reato. È questo un orientamento ripreso recentemente anche da Papa Francesco e che si sostanzia in quattro parole: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. "Oggi, al centro del confronto – spiega la presidente della Commissione Bianchi – è stato il valore alto della dignità umana e la volontà di confrontarsi, un impegno che speriamo possa essere ripreso, come proposto dai nostri ospiti, con l’organizzazione di un seminario di studio che coinvolga gli amministratori e le amministratrici dell’area fiorentina per un approfondimento non ideologico, ma ancorato al terreno della progettualità alternativa, della possibilità e del rispetto dei diritti umani”.