Primo Piano

Ucraina: Tavolo Asilo, “protezione temporanea per tutti, anche a ucraini già presenti in Italia”

18 Marzo 2022 -
Roma - “Vogliamo ancora una volta sottolineare l’importanza di consentire a tutte le persone che chiederanno la protezione temporanea di accedere ai servizi (scolastico, sanitario, formativo, lavorativo, ecc.) alle stesse condizioni degli italiani e di non dover aspettare per questo il titolo di soggiorno, ma di poterlo fare già con il cedolino della richiesta, come peraltro previsto dal Testo unico sull’immigrazione”. Lo chiedono le organizzazioni cattoliche e laiche che fanno parte del Tavolo Asilo e immigrazione, in riferimento all’arrivo sul territorio nazionale di profughi ucraini in fuga dalla guerra. “Il ritardo sull’implementazione della Direttiva 55/2001, attraverso un Dpcm che non è stato ancora pubblicato, produce incertezza e confusione – fanno notare -. Ribadiamo la necessità di offrire protezione anche a tutti gli ucraini già presenti in Italia e senza titolo di soggiorno, per i quali è evidente l’impossibilità di tornare in Ucraina”. Decine di migliaia di studenti universitari, ad esempio, “rischierebbero altrimenti di dover abbandonare percorsi avviati con grande difficoltà e perdere la possibilità di finire un percorso di studi. Non è in alcun modo giustificata l’eventuale sospensione della procedura asilo per coloro che vorranno allo stesso tempo chiedere la protezione temporanea”. Invitano inoltre le istituzioni ad evitare, per l’accesso alla protezione temporanea, “la dimostrazione dell’uscita dal Paese dopo il 24 febbraio, documentazione che difficilmente è recuperabile in condizioni di guerra. Per questo suggeriamo di ricorrere all’auto dichiarazione, peraltro prevista dalla nostra legislazione”. Sul sistema d’accoglienza, già in difficoltà prima della crisi ucraina, ritengono “necessario avere innanzitutto una regia unitaria, che oggi pensiamo sia giusto attribuire alla Protezione civile”. Sull’accoglienza in famiglia chiedono “che siano valorizzate le esperienze già consolidate, con una centralità delle associazioni e degli enti locali, con l’obiettivo di non lasciare sole le famiglie che in queste settimane si sono fatte carico dell’accoglienza in misura consistente”. Per le dimensioni della crisi in corso ritengono sia utile “che il governo nomini una commissione indipendente per monitorare la dinamica del sistema d’accoglienza, le procedure, comprese quelle relative al rilascio dei documenti, e la gestione concreta dell’accoglienza”.

Vangelo Migrante: III Domenica di Quaresima | Vangelo (Lc 13,1-9)

17 Marzo 2022 -   Nel cammino quaresimale questa è la domenica della conversione. Nel Vangelo, Gesù l’annuncia come una necessità e non come un rimprovero. E vi ci arriva a partire da un atteggiamento di alcuni che gli presentano un sensazionale fatto di cronaca, dinanzi al quale cercano un colpevole, una causa: Pilato aveva ucciso alcuni Galilei che erano venuti a Gerusalemme per offrire sacrifici. Al sangue dei sacrifici ha aggiunto quello delle persone. Sensazionale per sensazionale, Gesù aggiunge la notizia di una calamità nella quale morirono 18 persone: il crollo della Torre di Siloe. E commenta: credete che quelle vittime, per il fatto che si possa trovare un colpevole o una causa, fossero più meritevoli di quella sorte, rispetto ad altri? “No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete allo stesso modo”. Gesù gira la questione. L’uomo non è stato creato per rovinarsi la vita. Non è Dio l’architetto delle sventure. Né la storia gira attorno alle colpe dell’uno e dell’altro. Cercare nelle teorie colpevolizzanti o nelle leggi causa-effetto le ragioni della vita, e delle tragedie e delle sciagure, è solo una maniera per sfamare il sensazionalismo di cui si nutre la nostra vita e illudersi di quietare forme di razionalità che non spostano di una virgola i fatti e le sventure. Tanto è vero che si ripetono sempre e possono colpire chiunque. Sapere chi è stato, non serve a niente. È come quando una nave sta andando a sbattere: non serve contare i buoni e i cattivi che sono a bordo; serve cambiare rotta: convertirsi! E convertirsi vuol dire innanzitutto farsi interrogare quello che sta capitando. Nella prima lettura a Mosè appare l’angelo di Dio in un roveto ardente che brucia ma non si consuma. Mosè è curioso dello spettacolo che ha dinanzi e vuole vederlo. Dio gli grida: non ti avvicinare. Togliti i sandali. Il luogo dove sei è sacro. Da quel roveto sarà Dio che gli dirà qualcosa; gli rivelerà le sofferenze del suo popolo e gli cambierà la vita inviando proprio lui ad alleviare quelle sofferenze. Non ci si misura con le cose della vita come dei turisti; ma ci si mette dinanzi ai fatti con la domanda: cosa mi chiedono? Per noi oggi: questa guerra, i profughi (di quel fronte e non solo) cosa mi chiedono? Non si trascorre la vita per analizzarla ma per rispondere agli appelli con cui mi parla. La vita non è un ‘cluedo’ esistenziale … per trovare il colpevole. Non è mai tardi per passare dalla sterilità di chi assiste e basta, al portare frutto, come aggiunge ancora Gesù nella parabola del fico sterile. Il primo atteggiamento dinanzi al grido di Dio può essere quello della preghiera; ma la storia della Salvezza ci insegna che tutti coloro che si sono lasciati ‘coltivare’ da Dio, Dio li ha condotti all’azione. Quanti uomini e donne hanno cambiato la loro esistenza dinanzi a certe cose! Se i fatti e le notizie non diventano un appello, resteremo ‘leoni da tastiera’ e opinionisti da salotto (ahinoi! anche nel dramma della guerra in corso). E, sì facendo, non cambieremo nulla né di noi, né della storia! Ma la Pasqua non si arrende ed è ancora lì che sospinge la storia. (p. Gaetano Saracino)

Ucraina: oltre 50mila i profughi arrivati in Italia

17 Marzo 2022 -
Roma - Sono finora 50.649 i profughi in fuga dal conflitto in Ucraina arrivati finora in Italia. La maggioranza rimane composta da donne, 25.846, e da minori, 20.478, mentre gli uomini sono 4.325. Le principali città di destinazione dichiarate al momento dell'ingresso in Italia sono ancora Milano, Roma, Napoli e Bologna.

Viminale: da inizio anno sbarcate 6.367 migranti sulle coste italiane

17 Marzo 2022 -
Roma - Sono 6.367 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane dall'inizio anno. Di questi 1.518 sono di nazionalità egiziana (24%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Bangladesh (1.241, 20%), Tunisia (870, 14%), Afghanistan (469, 8%), Eritrea (341, 5%), Costa d’Avorio (330, 5%), Siria (277, 4%), Guinea (203, 3%), Sudan (140, 2%), Camerun (131, 2%) a cui si aggiungono 847 persone (13%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Il dato è aggiornato alle 8 dei questa mattina ed è stato diffuso dal Ministero dell'Interno.  

Cei: da lunedì il Consiglio Permanente

17 Marzo 2022 -
Roma - Si svolgerà da lunedì 21 a mercoledì 23 marzo, a Roma, presso la sede della CEI  la sessione primaverile del Consiglio Episcopale Permanente della Cei. Dopo l’Introduzione del Cardinale Gualtiero Bassetti i lavori prevedono la presentazione del programma dell’Assemblea Generale ordinaria (23-27 maggio 2022) che avrà per tema: “In ascolto delle narrazioni del Popolo di Dio. Il primo discernimento: quali priorità stanno emergendo per il Cammino sinodale?”. All’ordine del giorno, poi, un aggiornamento circa le attività di contrasto agli abusi promosse dal Servizio Nazionale per la tutela dei minori, le proposte dei percorsi di accesso ai ministeri del lettorato, dell’accolitato e del catechista, alcune prime riflessioni sull’adeguamento degli “Orientamenti e norme per i seminari” alla luce della Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis.

Mons. Perego: nella scuola il “passaggio è a percorsi interculturali”

17 Marzo 2022 - Roma – “Occorre costruire in città una nuova relazione diffusa e intelligente, con un’attenzione preferenziale ai più deboli, con un orecchio alle ‘attese della povera gente’: di chi arriva e rimane ai margini della città; di chi è espulso dalla città, di chi è solo tra le case, di chi abbandona la scuola, di chi ha paura – sia in senso fisico che psichico; di chi non ha famiglia, di chi perde il lavoro o coniuga con il lavoro tempi di attesa, di chi lavora irregolarmente ed è schiavo di nuovi meccanismi di caporalato o d’impresa o d’agenzia”. Lo scrive mons. Gian Carlo Perego, presidente della Commissione Cei per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes, nel volume “Di generazione in generazione”, edito dalla Fondazione Migrantes nella collana “Quaderni” e diffuso questa mattina durante il convegno per la presentazione degli “Orientamenti interculturali. Idee e proposte per l’integrazione di alunni e alunne provenienti da contesti migratori”. Nella scuola – ha evidenziato il presidente della Migrantes, “certamente il passaggio richiesto è a percorsi interculturali”.

Mediterranean Hope: in un anno 33mila a Lampedusa e oltre 2mila morti

17 Marzo 2022 -
Lampedusa - Nel 2021 hanno raggiunto Lampedusa 32.841 persone. L’isola si conferma essere il punto d’arrivo principale del fenomeno migratorio che interessa il confine del Mediterraneo Centrale. Nel 2021 più di duemila persone, secondo i dati forniti dall’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim), sono morte o disperse nel tentativo di attraversare il Canale di Sicilia per raggiungere l’Italia, mentre sono 193 le persone morte o scomparse durante i primi due mesi del 2022. Sono i dati contenuti in un report di Mediterranean Hope, l’iniziativa promossa dalla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia. 16.626 persone sono arrivate a Lampedusa dalla Libia. Molte altre sono state respinte dalla cosiddetta guardia costiera libica. Dal Bangladesh all’Egitto, dal Congo alla Somalia, passando per la Siria e il Marocco, sono tantissime le nazionalità che hanno raggiunto l’isola partendo soprattutto dai dintorni delle città costiere di Zuwarah e Zawiyah. La seconda rotta che attraversa il Mediterraneo Centrale riguarda persone tunisine che si imbarcano lungo la costa orientale, da Mahdia fino a Djerba. L’incremento delle partenze di cittadini/e tunisini/e si è verificato in corrispondenza dell’aggravarsi della crisi economica e politica, inasprita dalla pandemia e sfociata nella svolta autoritaria del presidente Kais Saied il 25 luglio 2021. Solo nei mesi estivi di luglio e agosto hanno raggiunto le coste lampedusane 8.118 persone, più della metà di tutte le 15.238 persone che si sono imbarcate dalla Tunisia durante l’anno. Tra loro molte donne, spesso accompagnate da bambini/e anche piccoli/e. In questi ultimi giorni, tra l’11 e il 12 marzo 2022, sono approdate a Lampedusa su cinque diverse imbarcazioni 127 persone. Quattro di queste provenivano dalla Tunisia mentre una era partita dalla Libia.

Bianchi: presenza alunni stranieri ”grande occasione per ripensare alla scuola e al suo mandato”

17 Marzo 2022 - Roma – “Di fronte ad un compito così difficile e decisivo, che sollecita ad esprimere tutta la qualità inclusiva del nostro sistema scolastico, è necessario costruire alleanze nei diversi contesti territoriali, con il mondo delle istituzioni, degli enti locali, delle associazioni, del volontariato”. Lo scrive il ministro dell’Istruzione , Patrizio Bianchi, nell’introduzione agli “Orientamenti interculturali. Idee e proposte per l’integrazione di alunni e alunne provenienti da contesti migratori” presentato questa mattina a Roma presso l’Università di Roma Tre. Per il Ministro è “importante, come viene suggerito le documento, coinvolgere tutti gli studenti, indipendentemente dalla propria provenienza, insieme, in azioni di partecipazione attiva e reciproco scambio”. La presenza nella comunità scolastica – ricorda Bianchi – di alunni e studenti “portatori di ulteriori valori culturali, linguistici, religiosi, è certamente un elemento di complessità, ma può rivelarsi, come testimoniato da diverse positive progettualità scolastiche, anche una grande occasione per ripensare alla scuola e al suo mandato di fronte alle sfide del pluralismo socio culturale”. Durante la presentazione degli “Orientamenti” è stato anche consegnato ai partecipanti il volume “Di generazione in generazioni” pubblicato dalla Fondazione Migrantes nella collana “Quaderni” e curato da Delfina Licata e Vinicio Ongini”. Il volume ha la prefazione del Ministro Bianchi e ospita anche un interventi di mons. Gian Carlo ”Perego, Presidente della Fondazione Migrantes dal titolo “Per una educazione intergenerazionale”. (R.Iaria)

Bianchi: il dialogo è il “principale ponte che le giovani generazioni possono attraversare”

17 Marzo 2022 - Roma – “Stiamo attraversando un periodo di cambiamento culturale, che è stato accelerato, ma non iniziato, dalla complessa situazione pandemica. L’idea dietro a tale cambiamento ci invita a riflettere proprio sulla costruzione di ponti, che sottintende un approccio di fattiva collaborazione tra tutti gli attori istituzionali, sociali, culturali, economici, religiosi, territoriali. L’ottica è quella di un condiviso patto educativo, in cui l’istruzione si pone al centro del cambiamento culturale, facendo tesoro degli strumenti e delle proposte volte a rilanciare lo sviluppo del Paese, inserendoli in un quadro progettuale di condivisione integrata e di corre- sponsabilità educativa”. E’ quanto scrive il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, nel volume “Di generazione in generazione”, edito dalla Fondazione Migrantes nella collana “Quaderni” e diffuso questa mattina durante il convegno per la presentazione degli “Orientamenti interculturali. Idee e proposte per l’integrazione di alunni e alunne provenienti da contesti migratori”. Per Bianchi la scuola è “il battito della comunità, è il luogo in cui si formano cittadini attivi e partecipi, in cui si sviluppano i rapporti, le idee, le conoscenze e le convinzioni. I nostri giovani hanno dimostrato di intraprendere percorsi di crescita, coltivando e valorizzando il loro stesso senso di responsabilità, la partecipazione e il sentimento del bene comune. In un momento di rapido cambiamento culturale, emerge sempre più forte l’importanza del dialogo, fondamentale per la salvaguardia della memoria e del patrimonio culturale condiviso. Il dialogo – ha scritto Bianchi -  è il principale ponte che le giovani generazioni possono attraversare, che riescono ad approcciare abilmente anche attraverso il digitale, e che diventa un elemento fondante per la costruzione di una comunità umana equa ed inclusiva, che crea cittadini partecipi, impegnati a preservare i principi costituzionali di eguaglianza, democrazia, libertà e dignità umana”. (Raffaele Iaria)

Card. Czerny: ho visto la guerra negli occhi dei profughi

17 Marzo 2022 - Dall’8 all’11 marzo, il card. Michael Czerny, prefetto ad interim del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale ha visitato l’Ungheria per portare ai rifugiati ucraini e a coloro che li accolgono l’abbraccio e la benedizione del Papa. Giunto a Budapest si è diretto a est, a Barabás, punto di passaggio della frontiera per i profughi ucraini. Di lì ha potuto spingersi per qualche kilometro in territorio ucraino, raggiungendo la città di Berehove. Ascoltiamo le sue riflessioni al rientro, mentre si prepara per una missione analoga, questa volta in Slovacchia, che comincia il 16 marzo. Di seguito una sua riflessione pubblicata sul sito di "Aggiornamenti Sociali"   Ho visto la guerra, ma non direttamente, perché la regione in cui sono stato finora è stata risparmiata dal conflitto: l’ho vista negli occhi delle donne e degli uomini che ho incontrato: persone sradicate, smarrite, che in uno zaino o in una borsa della spesa portano tutto quello che è loro rimasto. Respirano e camminano, ma si può dire che hanno “perso la vita”, anzi che la guerra gliel’ha tolta, e non hanno ancora cominciato a costruirne una nuova. Per questo sembrano cavarsela meglio gli immigrati stranieri: erano numerosi in Ucraina, solo gli studenti erano circa 75mila, da Africa, Asia e America Latina. Anche loro fuggono insieme alla popolazione ucraina, anche loro hanno solo uno zaino o una valigia, ma non hanno “perso la vita”, anche se alcuni hanno dovuto fare i conti con episodi di razzismo durante il viaggio. La maggioranza dei profughi sono donne e bambini, e per loro si aggiunge la minaccia della tratta. Vengono da una storia – quella del mondo sovietico – in cui hanno imparato a diffidare da tutto ciò che è pubblico o statale; così stanno alla larga dai pullman organizzati dal Governo e questo fa il gioco dei trafficanti, che si avvicinano e offrono un passaggio su un’auto privata. Ma non ho visto solo questo, anzi ho visto soprattutto altro: tante persone impegnate a fare la pace, avvicinandosi ai profughi, proprio mentre i soldati sono impegnati a fare la guerra, spesso da lontano, guardando lo schermo di un computer, perché si combatte una guerra tecnologica. È un vero esercito di pace che si è mobilitato per le iniziative di accoglienza e solidarietà, a tanti diversi livelli. C’è la solidarietà degli Stati, che in pochi giorni hanno messo in piedi infrastrutture e snellito le procedure che consentono l’ingresso legale ai profughi, che mettono a disposizione gli autobus o consentono di viaggiare gratuitamente sui treni; c’è quella dei funzionari pubblici che mandano avanti le operazioni. Poi c’è la solidarietà organizzata dalle ONG, dalle Chiese e dalle comunità religiose: tutte quelle presenti sul territorio che ho visitato – cattolici di rito latino e orientale, ortodossi, protestanti ed ebrei – capaci di collaborare in uno spirito di ecumenismo pratico. Quella che mi ha colpito di più è la solidarietà spontanea della gente comune. Degli ungheresi, certo, ma anche di tante persone che ho incontrato, arrivate dall’Italia, dal Belgio, dalla Spagna…: hanno lasciato quello che stavano facendo e sono partite guidando per migliaia di kilometri, a proprie spese, per arrivare alla frontiera ucraina, scaricare gli aiuti che hanno portato e caricare le persone che ospiteranno a casa propria. Ho visto un’Europa capace di mettere da parte chiusure e paure, capace di aprire le porte e le frontiere, anziché costruire muri e steccati. Ho visto europei capaci di comportarsi ancora come il buon samaritano, caricando su auto e pullman – non più su un cavallo o un asino – degli sconosciuti trovati “mezzi morti” lungo le strade che portano al confine. Prego perché, una volta terminata questa crisi, l’Europa e gli europei non tornino indietro, ma restino aperti e accoglienti! In poche parole, ho visto Fratelli tutti in azione, nelle mani e nei volti delle persone, nelle loro azioni e nelle loro parole. Penso che come Chiesa abbiamo qui un grande compito da svolgere: mentre la Santa Sede e la sua diplomazia continuano a cercare strade per far cessare il conflitto, offrendosi anche come mediatori, a un altro livello dobbiamo impegnarci per sostenere e rinforzare questo sforzo di solidarietà. Ce ne sarà bisogno perché la crisi potrebbe prolungarsi, ma soprattutto perché una volta tornata la pace, servirà la stessa solidarietà, forse persino più grande, per accompagnare le persone nel ritorno a casa, perché possano riprendersi quella vita che adesso sembrano aver smarrito, superare i lutti, le ferite e le sofferenze che la guerra lascerà sul territorio dell’Ucraina, e costruire un futuro di pace per il proprio Paese. L’impegno degli uomini e delle donne dell’Ucraina è già cominciato. Al rientro a Roma mi hanno raccontato un fatto accaduto a Medyka, città polacca di frontiera. Alcuni trafficanti cercavano di convincere le donne in fuga a salire su due autobus che le avrebbero portate in Danimarca, per inserirle nel giro della prostituzione. Altre donne ucraine, già residenti in Polonia, hanno chiesto che venisse controllata l’identità di questi trafficanti, che rapidamente sono spariti. Ora le donne ucraine si stanno organizzando per impedire che fatti di questo genere si ripetano. Possiamo solo immaginare quello che riusciranno a una volta che potranno tornare a casa, con lo stesso spirito e la stessa determinazione. Per dare un futuro all’Ucraina è indispensabile che tacciano le armi, ma non basta: serve che i profughi possano rientrare, rimettersi al lavoro, tornare a scuola… Un Paese non può vivere senza i suoi cittadini! La settimana scorsa sono partito per «un viaggio di preghiera, di profezia e di denuncia». Così è stato. Ma al rientro posso dire che è stato anche un viaggio di testimonianza, di amore e di speranza. Con questo spirito riparto ora per la Slovacchia. (card. Michael Czerny)

Mattarella: italiani ed europei “siamo chiamati alla solidarietà e all’aiuto nei confronti delle popolazioni terribilmente colpite”

17 Marzo 2022 -

Roma - «Italiani ed europei siamo chiamati alla solidarietà e all’aiuto nei confronti delle popolazioni terribilmente colpite, e all’impegno perché si fermino i combattimenti, si ritirino le forze di occupazione e venga ripristinato il diritto internazionale». Lo ha dtto questa mattina il Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella in occasione della Giornata dell'Unità Nazionale aggiungendo che «ora più che mai i simboli della Repubblica Italiana, in cui gli italiani si riconoscono, ci inducono a riflettere sull’importanza della libertà, della democrazia, sul valore dei diritti dell’uomo, primo dei quali è il diritto a vivere in pace». Oggi l’Italia celebra la giornata dell’Unità Nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera, commemorando il 161° anniversario del raggiungimento dell’unità del Paese: «una storia lunga e travagliata, che - ha detto Mattarella - ha portato a realizzare gli ideali di indipendenza, libertà, democrazia propri al Risorgimento e alla lotta di Liberazione e realizzati pienamente con la nascita della Repubblica e l’approvazione della Carta Costituzionale. La coesione e i valori che uniscono gli italiani hanno reso forte la nostra comunità, consentendole di affrontare e superare prove e difficoltà grandissime, come la tremenda pandemia e le sue conseguenze. La indivisibilità della condizione umana - ha concluso - ci deve spingere oggi, con fermezza, insieme agli altri paesi che condividono i valori democratici, ad arginare e a battere le ragioni della guerra aperta dalla Federazione Russa al centro dell’Europa». (Rafaele Iaria)

 

Ucraina: incontro online tra il papa Francesco e il patriarca Kirill

17 Marzo 2022 - Città del Vaticano - Si è tenuto, ieri pomeriggio, un colloquio telematico fra papa Francesco e Sua Santità Kirill, Patriarca di Mosca e di tutta la Russia. Lo ha confermato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni informando che all’incontro hanno preso parte anche il card. Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, e il Metropolita Hilarion di Volokolamsk, Capo del Dipartimento di Relazioni Esterne del Patriarcato di Mosca. Il colloquio ha avuto al suo centro la guerra in Ucraina e il ruolo dei cristiani e dei loro pastori nel "fare di tutto perché prevalga la pace". Papa Francesco ha ringraziato il Patriarca per questo incontro, "motivato dalla volontà di indicare, come pastori del loro popolo, una strada per la pace, di pregare per il dono della pace, perché cessi il fuoco", ha detto Bruni. "La Chiesa – il Papa ha convenuto con il Patriarca - non deve usare la lingua della politica, ma il linguaggio di Gesù". "Siamo pastori dello stesso Santo Popolo che crede in Dio, nella Santissima Trinità, nella Santa Madre di Dio: per questo dobbiamo unirci nello sforzo di aiutare la pace, di aiutare chi soffre, di cercare vie di pace, per fermare il fuoco". Entrambi hanno sottolineato l'eccezionale importanza del processo negoziale in corso perché, ha detto il Papa: "Chi paga il conto della guerra è la gente, sono i soldati russi ed è la gente che viene bombardata e muore”. "Come pastori – ha continuato il Papa - abbiamo il dovere di stare vicino e aiutare tutte le persone che soffrono per la guerra. Un tempo si parlava anche nelle nostre Chiese di guerra santa o di guerra giusta. Oggi non si può parlare così. Si è sviluppata la coscienza cristiana della importanza della pace”. E, convenendo con il Patriarca quanto “Le Chiese sono chiamate a contribuire a rafforzare la pace e la giustizia” Papa Francesco concludeva: "Le guerre sono sempre ingiuste. Perché chi paga è il popolo di Dio. I nostri cuori non possono non piangere di fronte ai bambini, alle donne uccise, a tutte le vittime della guerra. La guerra non è mai la strada. Lo Spirito che ci unisce ci chiede come pastori di aiutare i popoli che soffrono per la guerra".         (Foto Vatican Media)

Ue accusa Gb: ucraini respinti alla frontiera

17 Marzo 2022 -
Milano - L' emergenza profughi in fuga dall' Ucraina torna a creare tensioni tra Londra e Bruxelles, sollevando nuove critiche sul modo in cui il Regno Unito gestisce la crisi dei rifugiati. In un' informativa al Parlamento europeo, la commissaria Ue agli Affari Interni, Ylva Johansson, ha riferito di «problemi con gli ucraini che cercano di andare in Regno Unito» ma, una volta arrivati a Calais, «non riescono a salire sui treni perché serve un visto» per entrare nel Paese e «devono tornare a Parigi per richiederlo». Nei giorni scorsi, Londra è finita nel mirino delle critiche per non aver esentato i profughi provenienti dall' Ucraina dall' obbligo del visto, a differenza di quanto disposto dall' Ue. Una decisione che ha rallentato l' afflusso dei rifugiati nel Paese: finora dei tre milioni di persone scappate dall' Ucraina, solo 5.500 hanno ottenuto il visto per entrare nel Regno Unito a fronte di circa 20mila domande presentate. Il premier Boris Johnson ha continuato a difendere il piano di accoglienza sostenendo la scorsa settimana che il Paese è «assolutamente determinato ad essere il più generoso possibile». Una versione che stride con le parole di Johansson che ha chiesto a più riprese e senza successo alla ministra degli Interni britannica, Priti Patel, di inviare funzionari a Calais per velocizzare il rilascio dei visti. Intanto l' Ue è tornata a lanciare l' allarme sul rischio di tratta di esseri umani e di sfruttamento per chi scappa dall' Ucraina. «Tanti minori non accompagnati sono entrati nell' Ue e abbiamo segnalazioni di donne e bambini scomparsi di cui non si ha traccia», ha affermato Johansson.

Migrantes Modena: domenica una veglia per la pace in Ucraina

16 Marzo 2022 -

Modena - A pochi giorni dall’invasione russa in Ucraina, siamo stati invitati dalla comunità greco-cattolica ucraina di Modena alla Divina liturgia. I rapporti con questa comunità, una piccola realtà nel contesto modenese, datano da lungo tempo, almeno 15 anni. La loro partecipazione alle iniziative dell’Ufficio Pastorale Migrantes, specialmente alla Giornata mondiale del migrante, è stata sempre puntuale, segno della volontà di partecipare alla nostra Chiesa locale. Quella domenica, però, ci siamo sentiti a disagio. Ci siamo sentiti dire che noi, i cristiani indigeni modenesi, non potevamo capire. Cosa non potevamo capire? Non è facile a dirsi. Probabilmente il senso di angoscia che questa comunità, insieme alla lontananza, prova per i propri amici, famigliari che sono ancora esposti alle bombe e alle violenze o sono in viaggio lungo strade pericolose per raggiungere la salvezza. Ma forse non è nemmeno “capire” il problema, quello che ci chiedono questi nostri fratelli e sorelle è farci carico un po’ della loro angoscia e della loro paura, in modo che il loro carico sia almeno un po’ più leggero. Insomma ci chiedono di metterci al loro fianco, specialmente nel lungo periodo, quando i riflettori si affievoliranno anche sulla guerra in Ucraina. C’è un altro aspetto che abbiamo colto, derivante dall’intensità della preghiera, dalla convinzione che effettivamente con la preghiera sarebbero stati ascoltati. E qui c’è un’altra cosa che tutti possiamo fare, per evitare, prima o poi, di finire per legittimare o giustificare la violenza e la guerra con la religione. Nella liturgia cattolica la preghiera per la pace viene suggellata dallo scambio della pace (Covid permettendo), l’unico momento in cui la relazione passa attraverso il contatto corporeo. In questo momento possiamo fare in modo che la preghiera per la pace diventi una effettiva comunione di fratellanza e sorellanza, certamente con il popolo ucraino, ma anche con quello russo.

Con questo intento, domenica 20 marzo, sarà celebrata a livello interdiocesano una Veglia di preghiera per la pace, presieduta dal vescovo Erio Castellucci nella chiesa di Regina Pacis, alle 21. L’invito è rivolto alle comunità parrocchiali delle diocesi, delle Chiese sorelle e delle comunità immigrate, per estendere la preghiera per la pace a tutto il mondo in questo momento di tensione che investe l’Europa. Poi ci sono i profughi ucraini. In questi giorni sono decine le persone già arrivate o in arrivo anche a Modena. Specialmente donne con bambini e quindi ancora una volta famiglie spezzate, con i padri e i mariti distanti non solo geograficamente, ma in guerra. Siamo sicuri che, ancora una volta, la macchina della solidarietà modenese saprà rispondere in maniera adeguata. Ma forse, da questa esperienza che stiamo vivendo insieme al popolo ucraino, possiamo fare di più. Non solo fare l’accoglienza, ma essere accoglienti. Pensate come sarebbe bello se i nostri fratelli e sorelle che scappano dalla guerra fossero accolti da una sorta di “comitato” di benvenuto; cose non formali ma semplici, a livello di parrocchia, di quartiere, in modo che sappiano che gli vogliamo bene, che condividiamo la loro sofferenza e che possono contare su di noi. Se riusciamo a farlo in questa occasione, magari ci aiuta a diventare tutti più accoglienti verso coloro che sono arrivati e arriveranno: ossia più umani. E con questo surplus di umanità, diamo un’altra spinta per buttare la guerra fuori dalla storia. (Giorgio Bonini - Direttore Migrantes Modena-Nonantola)

Seoul: studentessa di italianistica Ambasciatrice per un giorno

16 Marzo 2022 -

Papa Francesco prega per la pace in Ucraina con la preghiera scritta dall’arcivescovo di Napoli

16 Marzo 2022 -

Città del Vaticano - Papa Francesco ha voluto concludere l'Udienza generale di questa mattina con l'invito a pregare per la pace in Ucraina. E lo ha fatto leggendo il testo di una preghiera composta dall’arcivescovo di Napoli, mons. Mimmo Battaglia, e inviata alla comunità diocesana partenopea. Questo il testo della preghiera, presa in prestito dal Papa e affidata così ai fedeli di tutto il mondo: “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi misericordia di noi peccatori! Signore Gesù, nato sotto le bombe di Kiev, abbi pietà di noi! Signore Gesù, morto in braccio alla mamma in un bunker di Kharkiv, abbi pietà di noi! Signore Gesù, mandato ventenne al fronte, abbi pietà di noi! Signore Gesù, che vedi ancora le mani armate all’ombra della tua croce, abbi pietà di noi! Perdonaci Signore, se non contenti dei chiodi con i quali trafiggemmo la tua mano, continuiamo ad abbeverarci al sangue dei morti dilaniati dalle armi. Perdonaci, se queste mani che avevi creato per custodire, si sono trasformate in strumenti di morte. Perdonaci, Signore, se continuiamo ad uccidere nostro fratello, se continuiamo come Caino a togliere le pietre dal nostro campo per uccidere Abele. Perdonaci, se continuiamo a giustificare con la nostra fatica la crudeltà, se con il nostro dolore legittimiamo l’efferatezza dei nostri gesti. Perdonaci la guerra, Signore. Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, ti imploriamo! Ferma la mano di Caino! Illumina la nostra coscienza, non sia fatta la nostra volontà, non abbandonarci al nostro agire! Fermaci, Signore, fermaci! E quando avrai fermato la mano di Caino, abbi cura anche di lui. È nostro fratello. O Signore, poni un freno alla violenza! Fermaci, Signore!”.

(Foto Vatican Media/Sir)

Ucraina: vicario generale dell’esarcato cattolico ucraino in Italia, “questa guerra è un piano diabolico che si sta realizzando”

16 Marzo 2022 - Milano - «Questa guerra è un piano diabolico che si sta realizzando. Il nostro popolo sta rispondendo unito, soprattutto con la preghiera, a questa aggressione».  Padre Teodosio Roman Hren, vicario generale dell’esarcato apostolico per i fedeli cattolici ucraini di rito bizantino residenti in Italia, si confida in un’intervista che Famiglia Cristiana pubblica nel numero da domani in edicola. «In Italia cattolici e ortodossi vengono nelle nostre chiese per invocare, insieme, la pace. Noi accettiamo tutti. Abbiamo organizzato diversi incontri, pellegrinaggi, veglie notturne per pregare il Signore affinché doni la pace, non solo in Ucraina, ma in tutto il mondo. La guerra è un male dove non ci sono vincitori, perdono tutti. E per noi quando c’è una guerra, penso allo Yemen, ma pure ad altre zone del mondo, è un dolore». «Anche in Ucraina si sta pregando insieme», puntualizza padre Teodosio Roman Hren. «Ci sono gli ortodossi membri della Chiesa ortodossa di Mosca che fa capo al patriarca Kirill e c’è la Chiesa ortodossa autocefala che nel 2017 ha ricevuto la capacità di autogoverno dal Patriarca di Costantinopoli, cosa alla quale Mosca ha risposto rompendo la comunione con Bartolomeo. Con la guerra, sappiamo che alcune cose sono cambiate perché anche gli ortodossi russi residenti in Ucraina sono contro la guerra, contro l’aggressione e non accettano quello che succede. Diverse parrocchie sono passate alla Chiesa ortodossa ucraina e anche quelle che sono rimaste unite con Mosca hanno smesso di commemorare Kirill durante le liturgie (come se in quelle cattoliche non si pregasse più a Messa per il Papa, ndr). Oggi, in realtà,  i fedeli in Ucraina non si dividono: ortodossi e cattolici, a prescindere dal diritto e dalla confessione, si aiutano e pregano. Il nostro popolo si sta opponendo al male».

Alto Adige: ex maestre ucraine in cattedra per i rifugiati

16 Marzo 2022 - Bolzano - Insegnanti ucraine venute in Alto Adige per lavorare come badanti torneranno in cattedra per insegnare nella madrelingua ai bambini che fuggono dalla guerra: è il progetto dell’Intendenza per le scuole in lingua tedesca dell’Alto Adige. Lo ha riferito la sovrintendente scolastica, Sigrun Falkensteiner. Finora sono circa 400 i rifugiati arrivati dall’Ucraina a Bolzano e provincia, soprattutto donne e bambini. «Per i minori prevediamo sia l’inserimento nelle classi esistenti sia la creazione di classi d’accoglienza» spiega Falkensteiner. Per il reperimento dei docenti di madrelingua le autorità scolastiche fanno affidamento su insegnanti presenti tra gli stessi rifugiati, ma soprattutto sulle numerose ucraine che lavorano da anni in provincia di Bolzano soprattutto come come badanti o collaboratrici domestiche.  

Ucraina: in San Pietro oggi alle 17 la Messa con Parolin

16 Marzo 2022 -

Roma - Una Messa per la pace in Ucraina sarà celebrata oggi alle 17 nella Basilica di San Pietro. A presiederla, il cardinale segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, con la partecipazione del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. Più volte nei giorni scorsi il porporato ha garantito la piena disponibilità a mediare per porre fine al conflitto. In particolare sabato, parlando ai media vaticani, Parolin, oltre a condannare «lo scempio della guerra», aveva sottolineato che si avverte chiaramente «il bisogno di iniziative politico diplomatiche di ampio respiro. La Santa Sede è disposta a fare tutto ciò che è possibile in questo senso». Accanto all’azione diplomatica il Vaticano sta mettendo in campo un forte impegno sul fronte umanitario attraverso la presenza nella zona del conflitto dei cardinali Konrad Krajewski e Michael Czerny.  Guarda alla guerra anche “Prega con noi”. Tv2000 e radio InBlu2000 invitano a ritrovarsi, stasera alle 20.50, alla recita del Rosario per la pace in Ucraina trasmesso su Tv2000, InBlu2000, e su Facebook e dedicato in particolare alle vittime innocenti della guerra, agli anziani, alle mamme e ai bambini sotto le bombe o in fuga. La preghiera dalla Basilica di Santa Sofia, chiesa nazionale degli ucraini a Roma, sarà guidata da monsignor Giorgio Gallaro, segretario della Congregazione per le Chiese orientali.