Primo Piano
Viminale: da inizio anno sbarcate 6.460 persone migranti sulle coste italiane
Scalabriniane: un nuovo logo “Humilitas” sostiene la missione per i migranti
Migranti tratti in salvo al largo delle Canarie
«pessime condizioni» di salute.
Secondo quanto riferito dai sopravvissuti, durante la traversata - scrive l'Osservatore Romano - sarebbero morti altri 6 migranti che facevano parte dello stesso gruppo.
Le 23 persone tratte in salvo davanti a Tenerife si aggiungono ai 107 migranti soccorsi complessivamente l’8 febbraio, a largo di Lanzarote e di Gran Canaria.
Questa rotta migratoria marittima, infatti, si sta rivelando sempre più battuta e sempre più letale: secondo Caminando Fronteras, ong specializzata in interventi e analisi del fenomeno migratorio nel Mediterraneo occidentale, sono almeno 464 le persone che, nel 2022, sono morte o risultano disperse mentre tentavano di raggiungere la Spagna
via mare, partendo dall’Africa.
MCI Berna: il 16 febbraio la presentazione del Rapporto Italiani nel Mondo
Assemblea sinodale di Praga: l’impegno dei vescovi
La bussola da ritrovare
La fede: storia d’amore con Dio
Mattarella: “muri e reticolati generano diffidenza, paura, conflitti”
Migrantes: a Messina la presentazione de “Il Diritto d’Asilo”
In duemila al circo su invito di papa Francesco
Profughi ucraini: Anci, “in un limbo oltre 4mila posti resi disponibili dai Comuni”. Biffoni, “situazione al limite del surreale”
Vangelo Migrante: VI domenica del tempo ordinario|Vangelo (Mt 5,17-37)
Card. Zuppi: costruire qualcosa che resta solo se va oltre di noi
Roma – La Basilica di san Giovanni in Laterano piena immigrati, rifugiati, rom, sinti, senza dimora per il 55mo anniversario della Comunità di Sant’Egidio. Una celebrazione presieduta da uno dei primi” figli sin dalla fondazione: il card. Matteo Zuppi, oggi arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana. “A volte sperimentiamo, con amarezza quando i ritardi sono colpa degli uomini, la nostra fragilità e limite, ma senza rinunciare a cercare le risposte. È successo così con i corridoi umanitari, che hanno aperto il muro impenetrabile del ‘non c’è niente da fare’, ‘si può solo aspettare’”, ha detto il porporato nell’omelia: “migliaia di persone che lo aspettavano hanno avuto futuro. Poche? Chi salva un uomo - un uomo - salva il mondo intero, perché ogni persona è un mondo, unico e insostituibile. Ricordiamoci sempre e per tutti che chi perde un uomo, perde un mondo intero. Questi anni ci confermano che è sempre possibile amare la vita, difenderla, cambiare questo mondo perché la fraternità sia reale, che tutti possono farlo e farlo riempie di felicità, libera dalla tristezza o da un amore ridotto a adrenalina. La voce persuasiva del falso realismo ripete continuamente di lasciare perdere, di pensare che non vale la pena, rende vane energie e sciupa tanti mezzi e possibilità. Tanti. E speriamo che in questo tempo di piani per il futuro sappiamo costruire qualcosa che resta solo se va oltre di noi”. Alla celebrazione anche ministri, la figlia del Capo dello Stato laura Mattarella e tanti cardinali, vescovi e sacerdoti: il card. Gualtiero Bassetti, il card. Giovanni Battista Re, decano del Collegio cardinalizio, il card. Angelo De Donatis, vicario del Papa per la diocesi di Roma, i cardinali Walter Kasper e Kevin Farrell, il segretario generale della Cei, mons. Giuseppe Baturi. Per Zuppi occorre continuare ad “accendere luci di speranza e a mostrare un mondo migliore quando intorno c'è il buio della violenza, della guerra, ma anche quello della solitudine e dell'insignificanza”. E poi l’invito a continuare nel gettare semi di pace per costruire “un mondo diverso, per iniziare già oggi dove siamo il cessate il fuoco, disarmando le mani e le menti e riempiendole di sentimenti e legami di amore”. A portare il saluto della comunità, fondata da Andrea Riccardi, il presidente Marco Impagliazzo che oltre ai saluti istituzionali ha voluto salutare i tanti immigrati arrivati in Italia e oggi “perfettamente integrati nel nostro Paese” e i tanti che lavorano per costruire un futuro diverso. (Raffaele Iaria) Mons. Battaglia: i poveri ci salvano, ci insegnano ad amare
Napoli - Centosette migranti a bordo, tra cui ventidue non accompagnati, sono giunti nel porto di Napolin nei giorni scorsi, a bordo della nave Sea-Eye 4: a loro si rivolge l’arcivescovo della diocesi partenopea, mons. Mimmo Battaglia, nel giorno in cui celebra il suo trentacinquesimo anniversario di sacerdozio. Compie un pellegrinaggio nei luoghi della sofferenza, Battaglia, per chinarsi «sulle ferite dei piccoli, allo stesso modo di come – sottolinea – il Signore si china sulle mie». Nel raccontare di essersi recato in preghiera dalle suore Sacramentine (la cui chiesa è nei pressi dell’episcopio e dove è sua consuetudine recarsi ogni mattina per la preghiera), l’arcivescovo ringrazia il «Maestro che trasforma il pane in suo corpo, il vino in suo sangue, fino a donarsi senza riserve come cibo, nutrimento, viatico chiedendo a me, a voi fratelli e sorelle, di fare lo stesso con la nostra vita». Così mons. Battaglia, nel giorno del suo anniversario, si è messo in cammino per arrivare al mare e incontrare «un gruppo di Samaritani, esperti nel cavalcare le onde del Mediterraneo come quelle della sofferenza umana». «Mi sono accorto – spiega il presule – di non aver interrotto l’adorazione e che il Cristo che mi parlava dall’Eucaristia era lo stesso che, attraverso quei volti, sofferenti che chiedevano giustizia e pace, mi parlava al cuore, chiedendomi ancora una volta: ama e fallo in memoria di me». Per Battaglia sono questi «i poveri che ci salvano, che ci offrono l’opportunità di amare fino in fondo e gratuitamente, il loro volto ci chiede di “restare umani”, diseppellendo la nostra umanità dai detriti dell’egoismo». «Ci salvano i 107 fratelli e sorelle – scrive nella lettera a loro indirizzata – che sono arrivati a Napoli con la nave Sea-Eye 4 e noi faremo memoria di Lui lasciandoci salvare e accogliendoli». L’arcivescovo, che nel pomeriggio di lunedì li ha accolti al Molo 21, ha anche benedetto le salme di due persone che non sono sopravvissute al naufragio, una delle quali era la madre di un bambino di 10 mesi. Ai bambini, in particolare, si rivolge Battaglia nella lettera e dice: «Quando un bambino in braccio a sua madre mi ha dato la mano nel tentativo di afferrare la mia mi è parso di ascoltare nel cuore la voce del Signore: “non sarai solo, ti darò io stesso una mano attraverso i piccoli e i poveri, gli emarginati e gli esclusi che incontrerai sul tuo cammino”». E poi dedica un pensiero alla donna che, piangendo, ha baciato la terra, appena scesa dalla nave: «La terra che per lei aveva il sapore della speranza e noi faremo memoria di Lui se la speranza pervaderà davvero e fino in fondo la nostra vita, condividendola con coloro a cui l’indifferenza umana l’ha sottratta». Nel giorno in cui Battaglia ricorda il sacerdozio, un impegno per la Chiesa diocesana: «Per fare fino in fondo in sua memoria – dice – non ho altra strada che farmi casa accogliente, insieme alla Chiesa napoletana che il Signore mi ha affidato, città ospitale, voce disposta a gridare nel deserto dell’indifferenza il dovere dell’accoglienza, il sacramento dell’ospitalità». (Rosanna Borzillo)
Migrantes Andria: domani una giornata contro la tratta delle persone
Mons. Perego: la pastorale interculturale ha al “centro l’unità dell’annuncio del Vangelo”
Insieme, per non cadere nella trappola della Rete
Papa Francesco: “La tratta di persone sfigura la dignità”
Ultimatum e barriere: il summit sui migranti inizia in salita
Milano - Nuovi muri e barriere “fisiche” finanziate con i fondi dell’Unione europea: lo continuano a ripetere come un mantra alcuni Paesi (in particolare gli otto che hanno scritto una lettera informale alla Commissione e al Consiglio Ue in vista del vertice che si terrà oggi a Bruxelles). Rischia così di cadere nel vuoto l’appello lanciato alla vigilia del summit dei 27 da Dunja Mijatovic, commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, che chiede ai leader che partecipano al Consiglio europeo straordinario «di usare questa opportunità per esprimere un chiaro impegno a porre fine alle violazioni dei diritti umani». Intanto, fonti da Bruxelles confermano che «è probabile che il dossier del finanziamento dei muri sia sul tavolo del summit europeo». Dal Consiglio infatti è stato già chiarito che è possibile usare finanziamenti europei per le barriere se è previsto un punto di ingresso. «La questione va chiarita dal punto di vista politico». E il punto di vista politico lo chiarisce subito, senza perdere tempo, oltre all’ungherese Viktor Orbán, anche il cancelliere austriaco.
Karl Nehammer si dice pronto a bloccare le conclusioni del Consiglio Europeo, se non verranno raggiunti accordi concreti per contrastare le migrazioni irregolari. Le parole non bastano, dice in un’intervista pubblicata ieri al quotidiano tedesco Die Welt , chiedendo un impegno «chiaro e inequivoco» per rafforzare la protezione dei confini esterni dell’Ue e l’uso di fondi comunitari allo scopo. In gennaio Nehammer aveva chiesto di usare 2 miliardi di euro del bilancio Ue per ampliare la barriera esistente al confine tra Bulgaria e Turchia. Nell’ottobre 2021, 12 Paesi Ue, tra cui Austria, Polonia e Ungheria, hanno chiesto alla Commissione Europea di finanziare la costruzione di barriere fisiche usando risorse tratte dal bilancio Ue. La Commissione e alcuni altri Paesi membri, tra cui la Germania, sono contrari. In vista del vertice che inizierà oggi, l’Austria e altri sette Paesi (Danimarca, Estonia, Lituania, Lettonia, Malta, Grecia e Slovacchia) hanno inviato una lettera ai presidenti della Commissione e del Consiglio Europeo per esercitare pressioni per aumentare il contrasto all’immigrazione illegale. Nella lettera si afferma che l’attuale sistema di asilo è fallito e avvantaggia principalmente i trafficanti. È molto probabile quindi che nelle conclusioni del vertice straordinario sia inserita una “formulazione specifica” da adottare. Intanto anche dalla Germania (primo Paese europeo per numero di richiedenti accolti in rapporto alla popolazione) ieri ha messo le mani avanti: «Chi non riceve il diritto di restare, deve lasciare di nuovo la Germania» ha detto in parlamento il cancelliere Olaf Scholz, parlando di immigrazione. Scholz ha citato l’idea di collegare l’immigrazione legale alla disponibilità dei Paesi a riprendere i richiedenti asilo invece respinti, sottolineando quanto sia importante un’immigrazione professionale in Germania.
I leader europei discuteranno della protezione dei confini con l’obiettivo di rafforzare la cooperazione con i Paesi terzi di origine e transito in materia di rimpatri e riammissione dei migranti, attraverso un sistema di incentivi che faccia leva ad esempio sui visti come un mezzo per imporre ai Paesi d’origine di accettare più rimpatri. Rimpatri che, secondo la commissaria Mi-jatovic, rischiano di essere dei veri e propri «respingimenti su larga scala e spesso violenti». Come ad esempio , al negato accesso alle procedure di asilo o «all’intercettazione di persone in mare e del loro ritorno in condizioni di orribile abuso». La commissaria chiede quindi l’impegno a mettere fine al sostegno alle pratiche di controllo della migrazione degli Stati membri o dei paesi terzi che violano i diritti umani e a rafforzare i meccanismi di trasparenza e responsabilità. L’ Alto commissario Onu per i rifugiati, Filippo Grandi, invita i leader europei a «riaffermare la solidarietà e il sostegno a tutti i rifugiati», attuando il Nuovo Patto. ((D. Fas. - Avvenire)