Più irregolari in mare e su terra

14 Febbraio 2023 – Milano – I flussi migratori non si fermano. Neppure per decreto. I dati dei primi quaranta giorni del 2023 fotografano ingressi in crescita nel nostro Paese, via mare e via terra. Su tutti, è il dato del cruscotto del Viminale, che viene quotidianamente aggiornato dal ministero, a dare il polso della situazione: dal 1° gennaio 2023 al 13 febbraio 2023, sono stati 6.460 i migranti sbarcati. Erano 4.024 nell’analogo periodo del 2022 e 2.341 nel 2021. Una crescita netta, dunque, confermata anche dai dati macro a livello europeo. Ieri è toccato a Frontex certificare l’aumento degli arrivi sulla rotta del Mediterraneo centrale. Con 4.500 attraversamenti, è stata proprio questa la rotta che ha registrato il maggior incremento di profughi irregolari rilevati, nel solo mese di gennaio questa volta, rispetto allo stesso mese del 2022 (+49%). La rotta dei Balcani occidentali, invece, è quella che ha fatto segnare, in percentuale, il maggior numero di attraversamenti (43% a gennaio), anche se la situazione rispetto allo scorso anno rimane sostanzialmente invariata, con un -5% su base annua.

Le rotte che a gennaio hanno registrato il maggior calo nei flussi migratori sono state invece quelle dell’Africa occidentale e del Mediterraneo Occidentale, rispettivamente dell’82% e del 49%, principalmente a causa delle condizioni meteorologiche avverse che hanno influenzato le partenze. Un altro motivo di questa diminuzione, osserva Frontex, è l’aumento delle attività di pattugliamento e prevenzione messe in atto dai Paesi extra Ue, Marocco in primis. Complessivamente, infatti, a gennaio, sono stati rilevati più di 13.200 attraversamenti irregolari alle frontiere esterne dell’Ue, in calo del 12% rispetto a un anno fa. Resta il fatto che la situazione degli irregolari preoccupa non soltanto per i controlli alle frontiere, nazionali e d europee, ma anche per la presenza crescente nelle grandi città. Oltre 800 cittadini stranieri si sono radunati due notti fa a Milano, nel corso della notte, fuori dalla caserma Annarumma della Polizia di Stato dove si trova la sede distaccata dell’ufficio Immigrazione. Il Reparto mobile è dovuto intervenire per bloccare quasi 400 cittadini egiziani che si erano mossi insieme per tentare di forzare il blocco: l’obiettivo era guadagnare le prime file della coda, strategiche visti i tempi lunghi di attesa per l’esame delle domande di protezione da parte della Questura. Proprio il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, intanto, ha voluto ribadire ieri l’importanza di politiche rigorose sul tema immigrazione. Fondamentali, da questo punto di vista, sono gli interventi per favorire i rientri in patria pr gli stranieri che non possono restare in Italia. «I Cpr, i centri di permanenza per il rimpatrio, per questo governo sono strutture importanti per l’implementazione e miglioramento delle politiche di rimpatrio degli stranieri irregolari» ha spiegato il titolare del Viminale, rilevando che tra le persone che vengono trattenute presso i Cpr la capacità di eseguire rimpatri va dal 50 al 55% mentre tra coloro che non passano attraverso i Cpr è del 2%. Quanto all’adeguamento delle strutture, Piantedosi ha precisato che «noi speriamo che si verifichino sempre meno le cause per cui i Cpr talvolta vengono messi in condizioni di non funzionare bene, che sono tutte cause autoindotte».

Secondo l’esponente di governo, «noi, ovviamente, staremo sempre dietro al mantenimento di condizioni adeguate perché è giusto sia così ma confidiamo che non siano altri a mettere i Cpr in condizioni di non presentarsi in maniera adeguata alle esigenze di trattenimento delle persone». (Giulio Isola – Avvenire)

 

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