Tag: Mobilità umana e migrazioni

Un matrimonio fecondo

3 Novembre 2020 - Il matrimonio tuttavia non è stato istituito soltanto per la procreazione; il carattere stesso di alleanza indissolubile tra persone e il bene dei figli esigono che anche il mutuo amore dei coniugi abbia le sue giuste manifestazioni, si sviluppi e arrivi a maturità. E perciò anche se la prole, molto spesso tanto vivamente desiderata, non c’è, il matrimonio perdura come comunità e comunione di tutta la vita e conserva il suo valore e la sua indissolubilità. (Gaudium et Spes, n. 50, 7 dicembre 1965) Un intero paragrafo dedicato alla fecondità nel matrimonio ci porta al cuore della relazione coniugale, ovvero alla sua facoltà di generare la vita. Le parole che il documento conciliare utilizza sono particolarmente significative: “il matrimonio e l’amore coniugale sono ordinati per loro natura alla procreazione ed educazione della prole”, Dio ha voluto comunicare all’uomo “una speciale partecipazione nella sua opera creatrice” (GS 50). Il dono della fertilità è incommensurabile e rende gli sposi “cooperatori dell’amore di Dio”, un ruolo altissimo che dona a tutti i genitori una gioia indicibile, ma li pone anche di fronte alla responsabilità di aumentare il numero dei figli di Dio. Lette in quest’ottica la paternità e la maternità non possono essere vissute come una prerogativa frutto solo di una volontà umana, ma rientrano in un progetto provvidenziale molto più grande, che allontana dal pericolo dell’egoismo e del possesso che pure insidiano costantemente la relazione con i figli. Spetta, quindi, a marito e moglie formarsi un “retto giudizio” rispetto al numero di figli che doneranno al mondo, un discernimento personale, affidato alla loro coscienza, a sua volta ispirata, però, dal magistero della Chiesa. Si tratta dei presupposti di quella paternità e maternità responsabili che vedono in questi testi i primi fondamenti e che troveranno ampliamento nel magistero di Paolo VI (in particolare nella enciclica Humanae Vitae che sarà emanata da qui a qualche anno) e poi in quello di Giovanni Paolo II. Al termine di questo numero 50 sul dono della vita, i padri conciliari decidono, però, di aggiungere un paragrafo di grande importanza. In esso viene precisato che il matrimonio non è istituito soltanto per la procreazione. È un concetto nuovo e non scontato, che rinnova la dottrina morale su questo argomento. Il matrimonio conserva il suo valore e la sua indissolubilità anche se non arrivano i magari tanto desiderati figli. L’amore dei coniugi ha le sue manifestazioni, si sviluppa e arriva a maturità anche qualora non sia fertile dal punto di vista biologico. Si tratta di un grande spazio di libertà che si apre per tutte quelle coppie che scoprono di non poter avere figli. Uno spazio di libertà che amplifica l’amore fra gli sposi e inizia a contemplare la dimensione unitiva e procreativa così come da adesso in avanti saranno espresse nel magistero. Lo scopo dell’amore coniugale non è solo la procreazione, ma ha un valore in sé nel mutuo scambio fra i coniugi. Questa verità, che vale per ogni atto sessuale di tutti gli sposi, è ancora più cogente per coloro che hanno scoperto di non poter generare la vita. Ad essi è affidato il compito speciale di testimoniare che l’amore nuziale ha una sua fecondità propria, che va oltre la possibilità di procreare. Molte coppie cristiane che vivono la croce dell’infertilità sperimentano giorno per giorno che il loro amore genera altri frutti, che non sono i figli naturali. Basti pensare a tutti i percorsi di adozione e di affido che vedono coinvolti genitori esemplari per capacità di ascolto e di educazione, ma a ciò si aggiungono tantissime dimensioni di servizio che generano rapporti di figliolanza o fraternità spirituale in cui la coppia dona i frutti maturi del suo stesso amore inserendosi nel circuito più grande dell’amore di Dio per il mondo. (Giovanni M. Capetta)  

Migrantes: in distribuzione il nuovo numero

2 Novembre 2020 - Roma - “Conoscere per comprendere” è il titolo di copertina del nuovo numero di Migranti-Press, la rivista mensile della Fondazione Migrantes, in distribuzione in questi giorni. Il primo piano è dedicato al Rapporto Immigrazione redatto da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes mentre l’editoriale invita a “lasciarsi contagiare dal virus della conoscenza”. Nel numero spazio alla recente invocazione dedicata ai migranti nelle Litanie lauretane voluta da Papa Francesco e una riflessione su “ascoltare il ‘segno dei tempi’ che stiamo vivendo nella pandemia”, un servizio sulle opere dedicate da don  Giampiero Arabia – prematuramente scomparso pochi mesi fa - al mondo migrante, una intervista al giovane studente universitario in Italia Joerge Hmenez Castro dedicata al conflitto colombiano e un servizio alle tragedie dell’emigrazione ne italiana nel mondo “per non dimenticare il sacrificio di tanti lavoratori italiani”. E ancora l’esperienza con il popolo rom a Scampia di p. Eraldo Cacchione.  

Ascoltare il silenzio

2 Novembre 2020 -   Roma - Tornano sui media in questi primi giorni di novembre le immagini delle visite ai cimiteri. Anche se l’aggressività del virus le rende diverse da quelle degli anni scorsi il significato di questi incontri della memoria rimane intatto. Non è una abitudine che si ripete, é un appuntamento che ogni anno si rinnova con il suo carico di tristezza, di nostalgia ma anche di tenerezza, di speranza e di fiducia. Sono soprattutto loro, i defunti, a inviare a una società disorientata e avvolta nella paura un messaggio di vita. Sembra impossibile ma la storia che è scritta in un cimitero, nel linguaggio cristiano chiamato “camposanto”, è una storia di persone diverse che hanno vissuto il loro presente con gli occhi rivolti al futuro, anche nei momenti più dolorosi, anche quando sembrava che la notte non potesse avere fine. Un secondo insegnamento riguarda l’esperienza umana dell’amicizia che, dicono i colloqui accanto alle tombe, non si conclude con la fine di un’esistenza. In splendide pagine di Cicerone e di Agostino si trovano bellissimi pensieri. Da molto tempo il camposanto, tranne in qualche paese, non confina più con la chiesa, non l’abbraccia, non esprime più visibilmente l’intensa comunicazione tra chi è in cammino e chi è ha raggiunto la meta. Tuttavia non si dissolve il significato di un legame che va oltre il tempo. Una comunicazione che si esprime anche attraverso i fiori richiama il tema dell’eternità e il senso ultimo del cammino dell’uomo. L’esperienza di amicizia vissuta nel silenzio e nei sussurri dei vialetti cimiteriali diventa un monito a tenere vive le relazioni affinché la comunità non si frantumi, soprattutto nel tempo della pandemia. Una domanda infine nasce da quei cimiteri recenti che sono formati dalle onde di un mare come il Mediterraneo, oppure dalle zolle di un campo sterminato come Srebrenica nei Balcani. Il grido che viene da questi luoghi riesce a toccare la coscienza dei vivi che di fronte alla violenza, alle sofferenze, alle ingiustizie girano lo sguardo dall’altra parte e rischiano di rendersi complici dei violenti, degli oppressori, degli ingiusti? Un ultimo messaggio viene dai cimiteri di guerra, numerosi in molti Paesi d’Europa. Documentano un impressionante numero di innocenti uccisi dall’odio, dalla sete di potere, dalla follia del sentirsi i migliori. Il silenzio dei cimiteri è colmo di quelle parole essenziali generate dalla tenerezza e dalla trasparenza della memoria che, come una maestra saggia, a tutti chiede ascolto. Quindi interroga, tutti. (Paolo Bustaffa – SIR)

Ognissanti e commemorazione dei defunti: una scossa alla fede

30 Ottobre 2020 - Una scossa alla nostra fede si ripropone ogni anno al varco dei mesi di ottobre e novembre: Tutti i Santi e i Defunti. La fede è messa alla prova perché la rimozione della morte è naturale e corre sul filo del fluire della nostra vita quotidiana. Progettiamo, pianifichiamo e speriamo di raccogliere esiti e frutti. Del tutto normale, siamo disposti a dirci. Tuttavia, facciamo il conto senza l’oste. Non è quella spada di Damocle che può piombarci addosso all’improvviso e tagliarci fuori dal tempo e dalla storia. Non è neppure il filo tessuto dalle Parche: l’ultima attende le giunga fra le mani per darvi un bel taglio e precipitarci nel nulla. Fosse così o solo così la rimozione avrebbe il sapore della correttezza e bisognerebbe coltivarla. Rimbalzerebbe però un altro quesito: perché mettere al mondo dei figli? Per inserirli in un meccanismo distruttivo che logora i giorni e toglie il fiato? La fede, cioè l’Amen che la persona pronuncia quando prega o riceve i sacramenti, dona un’altra prospettiva che non scansa, evita o seppellisce i problemi e le difficoltà ma conferisce loro una capacità creativa che avvolge tutto e lascia promanare la pace. Il Misericorde ha fatto irruzione nella storia, si è donato completamente, ci ha creati perché rendessimo ancora più bella la sua creazione, perché stringessimo fra di noi legami di fraternità. Perché fossimo certi di camminare da pellegrini, diretti al Suo Volto. Quando entriamo in un cimitero non dovremmo guardare alle lastre tombali come ad un coperchio ormai chiuso e sigillato su di un’esistenza, di cui, peraltro, ben presto si dimenticano gli eventi, i successi e gli insuccessi. Lastre ed epigrafi dovrebbero riportare alla nostra memoria e alla memoria della fede un dato che si dovrebbe palpare nell’aria: chi ha chiuso gli occhi alla storia, li ha chiusi aprendoli sul quel mistero che siamo stati chiamati a conoscere in vita. Dire Amore non è uno spreco di parole ormai sporcate da vicende dai toni turpi e oscuri. Dire Amore significa che ogni tomba sprigiona una forza, un’energia che ci investe e ci richiama a valori perenni, a opzioni che lasciano un segno invisibile nella storia dei potenti e dei magnati che sembrano gestire tutta l’esistenza. Segno che la fede sa cogliere, sa fare proprio e rendere vitale. Amore significa gratuità, servizio, disinteresse. Significa riconoscersi fratelli, tutti insieme animati dal desiderio del bene comune. Camminare fra le tombe può suscitare un sentire nostalgico per i volti di chi nella nostra storia ci ha generato, accompagnato stando al fianco con tutto l’amore che ha potuto donare. Può però suscitare un sentimento più profondo e liberante: riallacciare un legame che trapassa, che non mente, che non si esaurisce perché affonda in Dio stesso. Ormai immersi nel grembo del Padre chi ci ha lasciato è diventato potente canale di grazia, di amicizia vera. La tomba, quindi, non può essere luttuosa, terrificante. Ad ogni tomba è sottesa quella tomba che ha racchiuso il Corpo del Salvatore che ci ha promesso vita eterna. Quel Sepolcro, che denominano Santo, nel mistero di fede è compresente ad ogni tomba, ad ogni cimitero e l’energia del Risorto circola su quello che sembra uno scenario immobile, tagliato fuori ed espulso dal contesto di vita, effondendo una luce che non solo illumina ma anche riscalda i cuori. Parla di quella dimensione che sappiamo ormai essere dei santi che lodano Dio perennemente, in una gioia reciproca resa trasparente, senza quelle opacità che hanno caratterizzato la vita e i legami terreni. Non è una proiezione magica o scaramantica per richiama antichi riti ancestrali, è ben di più. È la scelta di fondo su cui poggia ogni nostra successiva scelta finché muoviamo, passo dopo passo, su quel sentiero che ci conduce in vetta: al Volto di Dio, Creatore e Padre, al Figlio che, con la sua morte, ha dato un senso al nostro lasciare la terra per consegnare in assoluta fiducia il nostro respiro e transitare all’eterna Luce. (Cristiana Dobner – Sir)  

Il Centro Astalli premia i vincitori del concorso “La scrittura non va in esilio”

28 Ottobre 2020 - Roma - Migliaia di studenti delle scuole superiori di 15 città italiane saranno i protagonisti de “La scrittura non va in esilio”, evento realizzato dal Centro Astalli in collaborazione con Rai Cultura (Media Partner della manifestazione), dedicato alla cultura, ai libri, all'educazione e alla scuola come vie per una società solidale e inclusiva delle diversità. La manifestazione, che si svolgerà online nel rispetto delle misure per il contenimento della pandemia da Coronavirus, sarà l’occasione per premiare gli studenti vincitori della XIV edizione del concorso letterario “La scrittura non va in esilio” riservato alle scuole medie superiori e della VI edizione del concorso letterario “Scriviamo a colori” per le scuole medie inferiori. Sono stati oltre 200 i racconti inviati negli scorsi mesi per partecipare ai due concorsi letterari promossi dal Centro Astalli nell’ambito dei progetti didattici “Finestre-Storie di rifugiati”, parte del programma europeo CHANGE, e “Incontri-Percorsi di dialogo interreligioso”, attraverso i quali rifugiati e fedeli di altre religioni incontrano ogni anno oltre 25.000 studenti di oltre 100 istituti italiani. La giuria di esperti composta da scrittori, giornalisti e rappresentanti di organizzazioni internazionali ha riconosciuto una menzione speciale alla poesia "Fosse giganti" di Elisa Fraschetti Giolito, studentessa del Liceo Tito Lucrezio Caro di Roma. La poesia introdotta da un commento di Melania Mazzucco è contenuta nella raccolta dei racconti “La scrittura non va in esilio”, curata dal Centro Astalli. L’evento, domani mattina alle 10,30,  sarà anche l’occasione per riconoscere il titolo di Scuola amica dei rifugiati e di Student Ambassadors Programme del progetto europeo CHANGE agli istituti che hanno promosso iniziative di sensibilizzazione e di cittadinanza attiva realizzate dagli studenti con l’obiettivo di creare una società più giusta, più aperta e più accogliente.

Coldiretti: 2020 senza 2 stagionali su 3, servono voucher

27 Ottobre 2020 -

Roma - La pandemia con il blocco delle frontiere ha impedito l’arrivo in Italia di quasi 2 lavoratori stagionali su 3 (65,1%) da Paesi extra Ue con un impatto drammatico sulle attività agricole. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi ai Cittadini non comunitari in Italia nel primo semestre del 2020. Se si considera il livello regionale – sottolinea la Coldiretti - la percentuale sale addirittura fino al 90% in Emilia Romagna, che è la regione in cui era stato registrato il maggior numero di permessi per lavoro stagionale. La situazione – sottolinea la Coldiretti - non è migliorata nella seconda metà dell’anno per effetto del ritardo nell’emanazione del decreto flussi che ha dato il via libera all’ingresso di 18mila lavoratori stagionali extracomunitari solo a partire da metà ottobre. Una situazione che – continua la Coldiretti - ha avuto un impatto sulle attività di raccolta, dalla frutta alle olive fino alla vendemmia, in assenza di strumenti flessibili adeguati per affrontare l’emergenza. Il mancato arrivo di braccianti che non è stato infatti fino ad ora accompagnato – conclude la Coldiretti – da misure per favorire l’accesso al lavoro degli italiani come l’introduzione di voucher semplificati per consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui tanti lavoratori sono in cassa integrazione e le fasce più deboli della popolazione sono in difficoltà.

Istat: in calo i cittadini non comunitari

27 Ottobre 2020 - Roma - In Italia i cittadini non comunitari con regolare permesso di soggiorno sono diminuiti del 3% circa (da 3.717.406 al 1° gennaio 2019 a 3.615.826 al 1° gennaio 2020). Lo rende noto l’Istat diffondendo il report “Cittadini non comunitari in Italia” per gli anni 2019-2020. Stando ai dati contenuti nel report, nel 2019 sono stati rilasciati 177.254 nuovi permessi di soggiorno, il 26,8% in meno rispetto al 2018. La contrazione ha interessato in maniera generalizzata i permessi richiesti per tutte le diverse motivazioni all’ingresso. Tuttavia, anche nel 2019, il calo maggiore ha interessato i permessi rilasciati per richiesta di asilo, passati da circa 51mila e 500 nel 2018 a 27.029 nel 2019 (-47,4%). Sono in calo anche i permessi per lavoro (-22,5%), cresciuti invece tra il 2017 e il 2018; i permessi per ricongiungimento familiare (-17,8%); i permessi per studio (-7,4%), caratterizzati da un’elevata quota di ingressi di giovanissimi (oltre il 56,5% ha meno di 25 anni) e di donne (57,9% dei flussi per studio). “La diffusione dell’epidemia da Covid-19 ha portato molti Paesi a chiudere le frontiere sia in entrata sia in uscita; questi provvedimenti hanno avuto conseguenze rilevanti sui flussi migratori verso il nostro Paese”, sottolinea l’Istat. “Nei primi sei mesi del 2019 – viene spiegato – erano stati rilasciati oltre 100mila nuovi permessi di soggiorno mentre nello stesso periodo del 2020 ne sono stati registrati meno di 43mila, con una diminuzione del 57,7%. I mesi che hanno fatto registrare la contrazione maggiore sono aprile e maggio (rispettivamente -93,4% e -86,7%), tuttavia già a gennaio e febbraio il calo dei nuovi ingressi ha sfiorato il 20% in entrambi i mesi, un dato in linea con la tendenza alla diminuzione avviatasi dal 2018”. Tutte le diverse motivazioni all’ingresso hanno risentito della chiusura delle frontiere e del rallentamento dell’attività amministrativa nelle prime fasi del lockdown, anche se con intensità diverse. La motivazione di ingresso più rilevante, quella per ricongiungimento familiare, ha visto una contrazione del 63,6% mentre i permessi per richiesta asilo sono diminuiti del 55,5%. In Italia gli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana nel corso del 2019 sono stati 127.001; di questi 113.979 (89,7%) erano precedentemente cittadini non comunitari. Si registra un lieve incremento rispetto al 2018, quando i cittadini non comunitari divenuti italiani erano stati poco più di 103mila; è cresciuta più la componente maschile (+14,2%) rispetto a quella femminile (+6,7%). Stando ai dati diffusi dall’Istituto di statistica italiano, nel 2019, tra le prime dieci collettività per numero di acquisizioni, i maggiori incrementi rispetto al 2018 si evidenziano per macedoni (+42,4%), pakistani (+37,9%) ed ecuadoriani (+31,9%), mentre gli indiani mostrano un evidente calo sia in termini assoluti (-742) sia relativi (-13,7%). “Rispetto all’anno precedente – viene spiegato –, nel 2019 tornano a crescere le acquisizioni per residenza e quelle per elezione, ovvero dei diciottenni nati e residenti in Italia che decidono di diventare italiani (+28,3% e +15,1% rispettivamente); continuano ad aumentare i nuovi italiani che acquisiscono la cittadinanza per ius sanguinis, ovvero per discendenza da un avo italiano (+27,1%). Subiscono, invece, un forte decremento le acquisizioni per matrimonio (-29,8%)”. Dal punto di vista territoriale, quasi due nuovi italiani su tre risiedono in una Regione del Nord. Più uniforme appare invece la distribuzione geografica delle acquisizioni per discendenza, per le quali si registra una lieve prevalenza delle regioni del Sud, con il 29,3% del totale delle acquisizioni per ius sanguinis. “La distribuzione all’interno delle Regioni – rileva l’Istat – evidenzia una netta prevalenza delle acquisizioni per residenza in Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige e Liguria, dove rappresentano più della metà dei procedimenti. In Molise, Basilicata e Calabria, invece, vi è una preponderanza dei nuovi italiani per discendenza, con quote che oscillano dal 53% al 49% circa del totale delle acquisizioni verificatesi in quelle regioni”.  

Card. Bassetti: dinanzi al fenomeno delle migrazioni, “si possano trovare soluzioni appropriate ed eque”

21 Ottobre 2020 - Roma – “Come Chiesa auspichiamo che, dinanzi al fenomeno complesso ed epocale delle migrazioni, si possano trovare soluzioni appropriate ed eque”. Lo ha detto nei giorni scorsi al quotidiano “la Stampa” il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Card. Gualtiero Bassetti, risponde ad una domanda sul tema migratorio.  Per il porporato “è necessario avere un sistema di accoglienza integrato e diffuso, adeguato alle sfide che abbiamo davanti. In questo senso le ultime modifiche normative stanno portando una discontinuità con il recente passato. È una prima risposta buona alle situazioni di crisi registrate nel tempo. Quello che serve è carità e responsabilità verso tutti: nei confronti delle persone che migrano e verso le popolazioni che accolgono”.  

Cavalieri al merito: tra questi anche tre giovani stranieri

20 Ottobre 2020 -

Roma -

Questa mattina si svolta al Quirinale la consegna delle OMRI - Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Una cerimonia speciale dedicata a quelle persone che con il loro operato o attraverso azioni particolari si sono distinte durante l’emergenza da Covid-19, così come annunciato lo scorso 2 giugno a Codogno “Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – si legge nella nota della Cerimonia di Consegna - ha voluto insignire dell’onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica un primo gruppo di cittadini, di diversi ruoli, professioni e provenienza geografica, che si sono particolarmente distinti nel servizio alla comunità durante l’emergenza del coronavirus. I riconoscimenti, attribuiti ai singoli, vogliono simbolicamente rappresentare l’impegno corale di tanti nostri concittadini nel nome della solidarietà e dei valori costituzionali”. Ad essere ospitati nel salone del Quirinale ci sono stati uomini e donne che operano nel settore sanitario, nelle forze dell'Ordine, volontari, operatori del commercio, un tassista, una preside. Tutti in qualche modo in prima linea a fronteggiare l'epidemia. Tra i 56 nomi risultano anche alcuni cittadini stranieri come Mahmoud Lutfi Ghuniem, in Italia dal 2012, che fa il rider, che ha regalato alla Croce Rossa di Torino uno stock di mille mascherine acquistate di tasca sua nei primi giorni dell'emergenza. Yvette Batantu Yanzege, originaria del Congo, che assieme al suo collega Marco Buono della Croce Rossa di Riccione hanno risposto all’appello della Lombardia che chiedeva aiuto a medici e personale con ambulanze. E poi  Mata Maxime Esuite Mband, giocatore per il Zebra Rugby Club e per la nazionale italiana, volontario sulle ambulanze per l’Associazione Seirs Croce Gialla di Parma. Mahmoud Lutfi Ghuniem in alcune interviste spiegò come quel gesto fosse un modo per sdebitarsi di quanto ha fatto l'Italia per lui.  Ora il nuovo cavaliere che “si è particolarmente distinto, in questi mesi, nell'aiutare la comunità nella fase dell'emergenza", vuole tornare a fare il suo mestiere, quello di infermiere.

La Costituzione ad alta voce: letture fra rifugiati

20 Ottobre 2020 -

Bologna - Lettura ad alta voce, letture condivise. Questo lo scopo del gruppo di lavoro che ormai da tre anni si riunisce settimanalmente a Bologna. Rifugiati e migranti si confrontano con testi italiani per favorire l’apprendimento della lingua e costruire nuove relazioni.

Il laboratorio di lettura è a cura dell’Associazione Refugees Welcome Bologna e a guidarlo è la volontaria Anna Compagnoni che “crede fortemente nella lettura come strumento di crescita, ma anche di accoglienza e integrazione”. Il laboratorio, interrotto a causa dell’emergenza sanitaria, ha ripreso a funzionare settimanalmente questo ottobre, nella biblioteca bolognese “Tassinari Clò” a Villa Spada, il sabato mattina.

Il libro su cui i ragazzi hanno scelto di lavorare quest’anno è “Sei stato tu? La Costituzione attraverso le domande dei bambini”, un testo per ragazzi sulla Costituzione italiana, molto semplificato e discorsivo. Anna Compagnoni ha spiegato il funzionamento del laboratorio a Redattore sociale “Ognuno legge un passo del libro mentre gli altri ascoltano, e a volte si apre un dibattito. I ragazzi vogliono capire il funzionamento dello stato che li sta ospitando, le similitudini e le differenze con i loro paesi, ma anche le contraddizioni fra ciò che dovrebbe essere e ciò che in realtà spesso si trovano a vivere anche personalmente: il diritto all’accoglienza, la parità di diritti e di doveri, il diritto al lavoro e a una vita degna, il rispetto per le differenze di sesso, provenienza e religione, i diritti e i doveri dello stato nei confronti dei propri cittadini […]”. 

La lettura ad alta voce è uno strumento utilissimo perché facilita lo sviluppo delle abilità relazionali, aiuta nella costruzione di un proprio bagaglio di conoscenze e favorisce lo sviluppo del pensiero critico. Competenze quanto mai utili per tutti e ancora più utili per chi affronta la sfida di costruirsi una nuova vita in un paese straniero.

 

Fides: le statistiche della Chiesa cattolica 2020

16 Ottobre 2020 - Città del Vaticano - In occasione della 94.ma Giornata Missionaria Mondiale, che si celebrerà domenica 18 ottobre, l’Agenzia Fides presenta alcune statistiche scelte in modo da offrire un quadro panoramico della Chiesa nel mondo. Le tavole sono tratte dall’ultimo «Annuario Statistico della Chiesa» pubblicato (aggiornato al 31 dicembre 2018) e riguardano i membri della Chiesa, le strutture pastorali, le attività nel campo sanitario, assistenziale ed educativo. Vengono quindi indicate le variazioni, aumento o diminuzione, rispetto all’anno precedente. Infine viene riportato il quadro delle circoscrizioni ecclesiastiche affidate alla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Al 31 dicembre 2018 la popolazione mondiale era di 7.496.394.000 persone, con un aumento di 88.020.000 unità rispetto all’anno precedente, registrato in tutti i continenti. Alla stessa data del 31 dicembre 2018, il numero dei cattolici era pari a 1.328.993.000 persone, con un aumento complessivo di 15.716.000 unità rispetto all’anno precedente. L’aumento interessa tutti i continenti. La percentuale mondiale dei cattolici è rimasta invariata, al 17,73%. Il numero totale dei Vescovi nel mondo è diminuito di 12 unità, raggiungendo quota 5.377. Aumentano i Vescovi diocesani (+6) e diminuiscono i Vescovi religiosi (-18). Il numero totale dei sacerdoti nel mondo è diminuito anche quest’anno, raggiungendo quota 414.065 (-517). A segnare una diminuzione consistente ancora una volta è l’Europa (-2.675) cui si aggiunge l’America (-104). Gli aumenti si registrano in Africa (+1.391), Asia (+823) e Oceania (+48). I religiosi non sacerdoti sono diminuiti per il sesto anno consecutivo, di 594 unità, arrivando al numero di 50.941. Le diminuzioni si registrano in Europa (-591), America (-290) e Oceania (-17). Aumenti in Africa (+217) e Asia (+87). Si conferma anche la tendenza alla diminuzione globale delle religiose, di 7.249 unità, come l’anno precedente. Sono complessivamente 641.661. Gli aumenti sono, ancora una volta, in Africa (+2.220) e in Asia (+1.218), le diminuzioni in Europa (-7.167), America (-3.253) e Oceania (–267). Il numero dei Missionari laici nel mondo è pari a 376.188, con un aumento globale di 20.388 unità, così ripartito: Europa (+128), America (+8.129), Asia (+12.433), diminuiscono in Oceania (-12) e in Africa (-290). I Catechisti nel mondo sono diminuiti complessivamente di 43.697 unità, raggiungendo quota 3.076.624. Le diminuzioni si sono registrate in America (-40.846), Europa (-9.418), Oceania (-321), gli aumenti in Africa (+5.133) e in Asia (+1.755). I seminaristi maggiori, diocesani e religiosi, quest’anno sono aumentati, globalmente di 552 unità, e hanno così raggiunto il numero di 115.880. Gli aumenti si registrano in Africa (+964), in Asia (+354) e in Oceania (+52). Diminuiscono in Europa (-696) e in America (-122). Il numero totale dei seminaristi minori, diocesani e religiosi, per il terzo anno è diminuito, quest’anno di 617 unità, raggiungendo il numero di 100.164. Sono diminuiti in tutti i continenti ad eccezione dell’Asia (+340): in America (-529), Africa (-226), Europa (-169) e in Oceania (-33). Nel campo dell’istruzione e dell’educazione, la Chiesa gestisce nel mondo 73.164 scuole materne; 103.146 scuole primarie; 49.541 istituti secondari. Inoltre segue 2.251.600 alunni delle scuole superiori e 3.707.559 studenti universitari. Gli istituti di beneficenza e assistenza gestiti nel mondo dalla Chiesa comprendono: 5.192 ospedali; 15.481 dispensari; 577 lebbrosari; 15.423 case per anziani, malati cronici ed handicappati; 9.295 orfanotrofi; 10.747 giardini d’infanzia; 12.515 consultori matrimoniali; 3.225 centri di educazione o rieducazione sociale e 31.091 istituzioni di altro tipo. Le Circoscrizioni ecclesiastiche dipendenti dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli (Cep) sono complessivamente 1.119. La maggior parte delle circoscrizioni ecclesiastiche affidate a Propaganda Fide si trova in Africa (516) e in Asia (484). Seguono America (73) ed Oceania (46).  

Migrantes Marche : domenica scorsa il giubileo dei migranti a Loreto

16 Ottobre 2020 - Loreto - Domenica 11 ottobre, a Loreto. Il virus spaventa, la pioggia disturba, la gente in una giornata grigia arriva timidamente, poco alla volta... É il «giubileo dei migranti». Tutto sembra scoraggiare... Il pullman dalla Romagna carico di badanti rumene, all’ultimo istante, non verrà! Quando, come d'improvviso, l’enorme gruppo di nigeriani da Jesi accende l'entusiasmo. Donne, uomini, bambini dalla pelle nera e dagli abiti coloratissimi, gente che si sente ormai marchigiana di adozione. Così, con le loro musiche e ritmi fanno vibrare di emozione le austere pareti della basilica della Santa Casa di Loreto. Trascinano come in un vortice altri - migranti e italiani presenti - in un crescendo di energie e sonorità. É il miracolo dell’Africa. Kika, dalla voce potente e calda, gli uomini dai tamburi e strumenti a percussione più disparati, i bambini africani con un festoso agitare di bandiere di ogni nazione. Quasi fosse il loro futuro in questa terra. Multicolore. Sì, il nostro domani… Un giovane cappuccino del Benin, Janvier, animatore della giornata, ringrazia commosso. « Mi avete fatto ritrovare i ritmi della mia terra !» esclama, tra sorpresa e emozione. È lui che spiega la Bibbia come un continuo narrare di migrazioni infinite: da Abramo ai patriarchi, dai profeti fino all’Egitto di Giuseppe, di Maria e Gesù. Costretti a fuggire. Come milioni di uomini d’oggi. Tragedie che nella storia non terminano mai e si tingono insieme di speranza e di disperazione… Segue, poi, « la danza del pane ». Un grande, enorme pane con una bella croce sopra, fragrante e dorato, vola con eleganza sopra le teste trasportato da Hillary, giovane nigeriana, danzando e ondulando nell’aria, dolcemente, come un bambino appena nato. Il pane, si sa, va sempre spezzato. Come la vita di un emigrante, che dovrà spezzare affetti, relazioni, abitudini, lingua e tradizioni sue. Per nutrire altri e la terra dove vivrà. Dura, grande lezione, questa: imparare a spezzare la vita come il pane. « Quel pane siamo noi ! » sembrano dire centinaia di occhi sospesi a questa magica danza, accompagnata da una commossa corale africana. Stefano, della « Fondazione Papa Giovanni XXIII » di don Oreste Benzi, presenta, poi, il progetto di liberazione di una donna, presa nella tratta. Sono tutte immigrate e sfruttate per il mercato avvilente del sesso. Ogni emigrante mette oggi un solo euro nei contenitori di raccolta, come « l'obolo della vedova ». Il raccolto è eccezionale, più di 500 euro. Sì, giubileo è liberare gli oppressi. È dare libertà a chi ha una vita misera e maledetta. La Messa giubilare è celebrata dall’arcivescovo di Loreto Mons. Fabio Dal Cin. Nell'omelia ricorda che nella Chiesa si è tutti fratelli, non appartenenti a nessuna etnia o nazione e che i migranti non sono numeri, cifre o statistiche. Sono persone. Non insidiano le nostre sicurezze. Ma fuggono da guerra, miseria, assenza di futuro. Cercano una vita migliore, meno indegna da vivere. Con tutte le forze dell’anima cercano fratellanza. All'uscita, dei pellegrini italiani presenti alla celebrazione giubilare si lasciano sfuggire : «La messa africana ? Fantastica !» Bernard, rappresentante dei Nigeriani, visibilmente felice, vi dirà «Ma, oggi, più felice di tutti è Dio ! » Aggiungendo, con i suoi neri occhi ridenti: « E Maria, che siamo venuti a trovare proprio a casa sua!" Don Alberto BALDUCCI Direttore Migrantes -  Jesi  

Patto educativo globale: oggi l’apertura con il videomessaggio del Papa

15 Ottobre 2020 -

Roma - Sarà un videomessaggio del Papa ad aprire i lavori del convegno sul “Global Compact on Education” (patto globale per l’educazione) che si svolgerà dalle 14.30 di oggi in diretta streaming sul portale di Vatican News (e sui canali di YouTube) dall’Università Lateranense di Roma, che ospita l’evento. Un “patto globale” per l’educazione lanciato più di un anno fa. La pandemia ha condizionato i programmi, che passano oggi da questa nuova tappa di un cammino destinato a continuare. Sarà trasmesso anche un videomessaggio della direttrice generale dell’Unesco, Audrey Azoulay, mentre alla Lateranense saranno presenti i vertici della Congregazione per l’educazione cattolica, il prefetto, Card. Giuseppe Versaldi e il Segretario Mons. Vincenzo Zani. Previsti anche gli interventi dei rettori Vincenzo Buonomo (Lateranense) e Franco Anelli (Università Cattolica che ritrasmetterà l’evento sui propri profili social).

“Rilanciare i contenuti che il Papa ha esplicitato in diverse occasioni a partire dal suo messaggio del 12 settembre 2019, quando ha parlato per la prima volta del patto globale per l’educazione”, dice Mons. Zani alla Radio Vaticana: “l’obiettivo del Papa – sottolinea Zani – mi pare proprio quello di invitare tutti ad avere un passo comune sul fronte educativo. Ognuno segue direzioni diverse e assistiamo a quella che potremo definire quasi una catastrofe educativa”. Certo lo scenario attuale è molto diverso da quello di un anno fa, ma, ribadisce l’arcivescovo, ci ricorda sempre di più che “il futuro è nelle mani dell’educazione, perché l’educazione è il segno della speranza. Educare significa investire tutte le energie possibili per aiutare le persone a guardare avanti”. Un cammino che in questi mesi ha visto la Congregazione promuovere una quindicina tra convegni e congressi che hanno approfondito i vari temi per toccare le diverse sfaccettature il patto educativo.

Comunicare per formare

14 Ottobre 2020 - Roma - C’è un aspetto della comunicazione che molto spesso passa in secondo piano o non viene tenuto in debita attenzione. Invece l’attualità di tutti i giorni ci inchioda con le spalle al muro rispetto alle nostre responsabilità. Mi riferisco alla formazione. Comunicare è anche formare… le coscienze, le esperienze, le generazioni, le menti… Insomma, l’integralità della persona. L’iniziativa di papa Francesco “Global Compact on Education” con l’evento di giovedì 15 ottobre (info: www.educationglobalcompact.org) pone l’accento proprio su questo punto, evidenziando un’esigenza ancora più urgente in questo tempo segnato dalla pandemia. Generare un cambiamento è possibile, stringere alleanze per un patto educativo è fondamentale, comunicare per formare è un impegno. È in gioco il futuro dei nostri ragazzi. Vincenzo Corrado

Guatemala: bloccata la carovana dei migranti, circa 900 già rimpatriati in Honduras.

6 Ottobre 2020 - Roma - L’Istituto nazionale per le migrazioni dell’Honduras riferisce che già oltre 900 migranti che costituivano la carovana partita la scorsa settimana da San Pedro Sula sono stati rimpatriati dalle autorità del confinante Guatemala. Tra i rimpatriati ci sono circa 600 adulti e 300 minori. Da sabato sera circa 10 camion e autobus con migranti sono arrivati al terminal di San Pedro Sula, nel nord dell’Honduras, e sono rimasti sul posto perché non hanno soldi per tornare a casa. Spiega al Sir padre Juan Luis Carbajal, direttore dell’ufficio della Conferenza Episcopale Guatemalteca per la Mobilità umana: “Mi trovo nel dipartimento di Izabal, esattamente lungo l’itinerario dei migranti, con loro. La risposta del Governo è stata di blocco, detenzione e rimpatrio, molti migranti sono stati riportati alla frontiera, altri sono stati arrestati e sono state commesse molte violazioni di diritti umani. Le case del migrante e le parrocchie di frontiera continuano a distribuire alimenti, acqua, kit di igiene e a curare le ferite ai piedi. Io stesso sto portando mascherine, alcol, disinfettante, per distribuirlo nei vari punti di assistenza”. Altri autobus sarebbero in arrivo a San Pedro Sula. Secondo quanto ha raccontato un migrante all’honduregna Radio Progreso, molti migranti sarebbero stati bloccati con la motivazione di fare il test rapido per il Covid-19, con la promessa che avrebbero poi potuto proseguire nel proprio cammino. Invece, sarebbero poi stati fatti salire sugli autobus e riportati in Honduras. La carovana ha tentato di attraversare il Guatemala per la rotta orientale, entrando nel dipartimento di Izabal attraverso la frontiera di Los Ríos, con l’intenzione di attraversare il dipartimento settentrionale del Petén, che si incunea dentro i confini messicani.

Una carezza che è una scintilla

6 Ottobre 2020 - Tornando a casa troverete i bambini; date una carezza ai vostri bambini e dite: “Questa è la carezza del Papa”. Troverete qualche lacrima da asciugare. Fate qualcosa, dite una parola buona. Il Papa è con noi specialmente nelle ore della tristezza e dell’amarezza. (Saluto del Santo Padre Giovanni XXIII ai fedeli partecipanti alla fiaccolata in occasione dell’apertura del Concilio Vaticano II, giovedì 11 ottobre 1962) Il 15 maggio del 1961 è pubblicata l’enciclica Mater et Magistra ed in essa papa Giovanni dedica un passaggio al rispetto delle leggi della vita e alla responsabilità della maternità e paternità. È come un ponte fra il dettato magisteriale di Pio XI ( si pensi all’enciclica Casti Connubii) e di Pio XII e quello che a breve produrrà in abbondanza il suo successore Paolo VI (in particolare con l’enciclica Humanae Vitae). Non ci soffermiamo su questo testo e invece andiamo al cuore del pontificato di Papa Roncalli, ovvero il Concilio Vaticano II. Quel giovedì 11 ottobre 1962, la Chiesa cattolica ha vissuto “uno spettacolo che neppure la basilica di San Pietro, che ha quattro secoli di storia, ha mai potuto contemplare”. I padri conciliari sono sfilati in processione e sono andati ad occupare i loro posti nelle tribune allestite nella navata centrale. È una grande occasione di pace, di fratellanza, di spiritualità condivisa, il Papa ne è consapevole e ne ricorda la solennità, pur volendo sottrarre la sua persona dal ruolo di protagonista che, invece, ha di fatto avuto nell’intuizione della convocazione dell’assise. La sera molte persone su iniziativa dell’Azione Cattolica sono confluite in una fiaccolata in piazza San Pietro e via della Conciliazione. Si tratta di una folla che lascia trapelare un forte afflato, un senso ecclesiale spiccato, la consapevolezza che il Concilio riguarda i singoli fedeli, il popolo di Dio, non è solo un affare delle gerarchie. Di fronte alla sfilata dei partecipanti alla fiaccolata si dice che il Papa non avesse intenzione di intervenire, ma poi vedendo la folla mostratagli dalla finestra dal suo segretario monsignor Capovilla, si commosse e prese la parola che amplificata raggiunse tutti i fedeli in piazza San Pietro. A questi il Papa rivolse le parole che sono passate alla storia come “il discorso alla luna”. La tenerezza di quell’invito a portare la carezza del Papa ai bambini nelle case ha un sapore inedito, una novità nel linguaggio papale, Giovanni XXIII si sbilancia, si rivolge ai partecipanti come un affettuoso parroco che conosce i suoi fedeli uno a uno. La folla non è abituata a sentirsi interpellata così sinceramente negli affetti personali. Ha il sapore di una profezia questo linguaggio colloquiale, anticipa quello che sarà l’atteggiamento di successori molto distanti nel tempo. È come se il Papa affidasse all’amore all’interno delle famiglie di custodire il mistero dell’amore di Dio per il suo popolo e di conseguenza quello del pontefice per i suoi fedeli. Portare una scintilla di speranza, portare un barlume della luce di quelle fiaccole accese nelle singole case, essere capaci di asciugare una lacrima, di consolare un dolore o un’amarezza. Le famiglie italiane, le famiglie del mondo sono le destinatarie principali di quello che si sta vivendo in Vaticano, non c’è soluzione di continuità fra la Chiesa dei vescovi e dei cardinali e la Chiesa composta dai laici che compongono il tessuto del popolo di Dio. Per questo motivo il Concilio dovrà essere al servizio del popolo e il lavoro dei padri conciliari non dovrà fermarsi all’elaborazione di nuove dottrine ma inserirsi come linfa viva nella storia della Chiesa. Il Papa dimostra di conoscere e di riconoscere il bene che sgorga ordinariamente nella vita delle famiglie, ne valorizza la preziosità quotidiana. Nell’atteggiamento di confidenza manifestato spontaneamente da Giovanni XXIII possiamo leggere in germe quella che sarà la nuova interpretazione che il Concilio saprà dare della famiglia nel contesto del discorso sulla Chiesa. Un discorso che ancora oggi, a distanza di tanti anni, necessita di essere assimilato sia dai pastori sia dall’assemblea e che potremo rivisitare prossimamente anche noi. (Giovanni M. Capetta)  

Lo svantaggio dei giovani migranti

5 Ottobre 2020 - Roma - Il livello di istruzione raggiunto e la qualità della formazione non garantiscono una sicurezza e una stabilità, ma sono il fondamento essenziale per costruire il proprio futuro, sono un’opportunità che apre alla possibilità di scegliere i propri obiettivi e inseguire sogni e desideri. Purtroppo i ragazzi e le ragazze con “background” migratorio, partono svantaggiati e non sfruttano le loro potenzialità. La loro carriera scolastica non segue le stesse dinamiche di quella degli alunni proveniente da famiglia italiana. Appare questo risultato dal Rapporto Ismu “Alunni con background migratorio in Italia” che confronta le scelte scolastiche degli studenti al termine del primo ciclo di istruzione. Oltre la metà degli alunni di origine italiana (51,8%) si iscrive a un liceo, mentre è solo il 34,9% degli alunni stranieri di seconda generazione e appena il 24,4% degli studenti di prima generazione. Questa scelta è importante per il prosieguo degli studi indirizza verso l’Università e offre una preparazione più ampia, a differenza di altri percorsi più professionalizzanti e specialistici che poi tenderanno a circoscrivere le scelte biografiche nel futuro. Una differenza così ampia merita una spiegazione. Dal Rapporto dell’Ismu, curato dalle sociologhe Mariagrazia Santagati ed Erica Colussi, emerge che la distanza non è dovuta soltanto a una diversa qualità dell’apprendimento, ma anche da altri fattori. Infatti anche quando vengono considerati gli studenti con risultati eccellenti (sono state confrontate le scelte tra gli alunni che hanno ottenuto i migliori risultati del test Invalsi in matematica) la differenza rimane: il tasso di iscrizione al liceo è sopra il 70% per gli italiani, mentre meno del 40% tra gli alunni di prima generazione. Simile risultato si ottiene osservando il voto finale della licenza media. Intorno a questi ragazzi, anche quando raggiungono ottimi risultati, c’è una sfiducia che si tramuta in svantaggio. Lo si nota quando nell’analisi emerge la tendenza degli insegnanti, nel loro consiglio orientativo per la scelta della scuola, a raccomandare molto più spesso a studenti italiani il percorso liceale l’iscrizione a un liceo a parità di risultati raggiunti. Ma anche quando viene suggerito un percorso liceale gli studenti stranieri seguono meno il consiglio (sono il 73% in confronto all’89% degli italiani). La provenienza degli studenti diventa uno svantaggio, in parte dovuto alle difficoltà di integrazione specialmente per i figli di genitori appena migrati, in parte dovuto a uno stereotipo che vede per gli stranieri opportunità limitate, in parte – ancora – da attribuirsi alla maggiore vulnerabilità sociale che chiede ai figli di famiglie migranti di limitare il percorso di studi per iniziare a lavorare prima in modo da contribuire alle spese. Una cosa la impariamo, però: in un contesto di sfiducia, l’incoraggiamento degli insegnanti aumenta la probabilità di vedere studenti stranieri in un liceo. (Andrea Casavecchia – Sir)  

Favorire cultura e integrazione per i giovani migranti attraverso l’arte: da Catania il progetto europeo MYgrant Metamorphosis perl’educazione e l’inclusione sociale

2 Ottobre 2020 - Catania - Supportare l’inclusione sociale dei giovani migranti e rafforzare il loro ruolo di cittadini attivi, attraverso un approccio educativo votato al multiculturalismo, utilizzando l’arte come motore educativo e strumento didattico. Questo l’obiettivo del progetto MYgrant METAMORPHOSIS Professionalisation of Youth Workers finanziato dall’Unione Europea attraverso il programma Erasmus Plus. Il fine è quello di offrire gratuitamente una serie di metodi e strumenti a supporto degli operatori giovanili per le loro attività professionali, facendo così fronte alle barriere linguistiche e culturali che impediscono processi di reale inclusione sociale. L’intento principale del progetto MYgrant METAMORPHOSIS è fornire strumenti utili per educatori e operatori impegnati nei processi di inclusione sociale dei giovani migranti in modo da rafforzare il loro ruolo di cittadini europei. MYgrant METAMORPHOSIS mette a disposizione gratuita, grazie all’apposita piattaforma web, specifiche risorse: un manuale per operatori giovanili contenente una serie di workshop multimediali e artistici per sviluppare l’inclusione sociale tramite la poesia, la cucina e la scrittura; un gioco da tavolo con lo scopo di instaurare un’interazione e utilizzare l’attività ludica per conoscere le altre culture e le differenti lingue correlate, incentivando la cooperazione e spaziando dalla geografia alle tipicità; una piattaforma webcontenente, oltre a storie di successo di integrazione, anche risorse multimediali a integrazione del manuale; una guida per la realizzazione di eventi artistici a basso costo dedicata sia agli educatori che ai giovani migranti. Il progetto europeo prevede la realizzazione finale di un evento in ogni nazione coinvolta dalla partnership internazionale. Nel consorzio europeo, oltre a partner tedeschi, greci e polacchi, è protagonista l’Italia grazie alla presenza di VITECO, società specializzata in soluzioni e-learning del cluster catanese di aziende JO Group. Il lavoro di operatori, docenti ed educatori impegnati nello sfidante settore dell’educazione e dell’integrazione, potrà così giovarsi gratuitamente di nuovi preziosi strumenti di ultima generazione.  

Vangelo Migrante: XXVII domenica del Tempo Ordinario (Vangelo 21,33-43)

1 Ottobre 2020 - Ancora una vigna. Gesù doveva conoscerle molto bene e deve averci anche lavorato. Le osservava con occhi d'amore e nascevano parabole. Oggi racconta di una vigna con una vendemmia di sangue e tradimento. La parabola è trasparente. Un uomo pianta una vigna, la affida a dei contadini e se ne va. A suo tempo, a più riprese, manda i servi a ritirare il raccolto e i contadini li maltrattano, li bastonano e li uccidono. Da ultimo manda suo figlio. Ma anche questi viene ucciso. La vigna è Israele, siamo noi, sono io: tutti insieme speranza e delusione di Dio, fino alle ultime parole dei vignaioli, insensate e brutali: “Costui è l'erede, venite, uccidiamolo e avremo noi l'eredità!”. Il movente è avere, possedere, prendere, accumulare. Questa ubriacatura per il potere e il denaro è l'origine delle vendemmie di sangue della terra, “radice di tutti i mali”, dice la Scrittura (1Tm 6,10). Eppure è confortante vedere che Dio non si arrende, non è mai a corto di meraviglie e ricomincia dopo ogni tradimento ad assediare di nuovo il cuore, con altri profeti, con nuovi servitori, con il figlio e, infine, anche con le pietre scartate. Conclude la parabola: “Che cosa farà il Padrone della vigna dopo l'uccisione del Figlio?”. La soluzione proposta dai giudei è logica, una vendetta esemplare e poi nuovi contadini, che paghino il dovuto al padrone. Gesù non è d'accordo. Dio non spreca la sua eternità in vendette. La storia perenne dell'amore e del tradimento tra uomo e Dio non si conclude con un fallimento ma con una vigna nuova: “il Regno di Dio sarà dato a un popolo che ne produca i frutti”. È questa la novità propria del Vangelo. C’è grande conforto in queste parole. I miei dubbi, i miei peccati, il mio campo sterile non bastano a interrompere la storia di Dio. Il suo progetto, che è un vino di festa per il mondo, è più forte dei miei tradimenti e avanza nonostante tutte le forze e i venti contrari. La vigna fiorirà. Ciò che Dio si aspetta non è il tributo finalmente pagato o la pena scontata, ma una vigna che non maturi più grappoli rossi di sangue e amari di tristezza bensì grappoli caldi e dolci; una storia che non sia guerra di possessi, chiusure e battaglie di potere, ma produca una vendemmia di bontà, un frutto di giustizia, grappoli di onestà e, forse, perfino gocce di Dio tra noi.
  1. Gaetano Saracino
 

Osservatore Romano si rinnova e riprende le pubblicazioni cartacee

30 Settembre 2020 - Città del Vaticano - L’Osservatore Romano, diretto da Andrea Monda, si rinnova nella grafica e nei contenuti e si integra nel sistema dei media vaticani per offrire più approfondimenti. Da domenica 4 ottobre ogni giorno otto pagine sull'attualità vaticana, religiosa, politica e culturale integrate da un inserto tematico: il martedì pomeriggio “Quattropagine”, il settimanale culturale; il mercoledì pomeriggio “Religio”, dedicato alla Chiesa ospedale da campo in cammino sulle vie del mondo; il giovedì pomeriggio “La settimana di Papa Francesco”, per fissare parole e gesti del Pontefice; il venerdì pomeriggio “Atlante”, le “cronache di un mondo globalizzato”. Un modo nuovo di fare informazione per raccontare il bene che silenziosamente si fa strada, la speranza che fiorisce anche nelle situazioni più drammatiche, il grido e le attese degli ultimi e degli scartati che spesso faticano a trovare spazio nel flusso delle notizie quotidiane. “In un tempo frenetico, quanto più siamo sommersi di informazioni, tanto più abbiamo bisogno – si legge in una nota - di fermarci a riflettere per vedere al di là e per capire, permettendo alla realtà di sorprenderci, metterci in discussione, commuoverci”. Il cambio di grafica e la nuova promozione sul digitale coincide con la piena integrazione del quotidiano vaticano nel sistema dei media della Santa Sede: con Radio Vaticana che, oltre a curare in diverse lingue la tele-radiocronaca del Papa, trasmette radiogiornali, programmi informativi e di approfondimento, reportage, musica e podcast in 40 lingue ed è ascoltabile in tutto il mondo grazie al satellite, internet e alle onde corte. Con il portale Vatican News (https://vaticannews.va/it.html) che pubblica quotidianamente notizie, interviste e video in 35 lingue, trasmette le dirette degli avvenimenti papali e informa, anche attraverso i social media, sull’attività del Papa, del Vaticano e della Chiesa nel mondo.