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Ismu: presentato il Rapporto sulle migrazioni 2022

11 Febbraio 2022 -
Milano - Fondazione ISMU stima che al 1° gennaio 2021 gli stranieri presenti in Italia siano 5.756.000, 167.000 unità in meno rispetto alla stessa data del 2020 (-2,8%). Il numero degli irregolari resta sostanzialmente invariato, attestandosi sui 519mila (contro i 517mila dell’anno precedente): a causa del ritardo della procedura valutativa delle istanze della sanatoria del luglio 2020, il dato comprende ancora la quasi totalità delle persone che hanno presentato domanda di emersione. Gli stranieri rappresentano nel complesso circa il 10% della popolazione presente in Italia al 1° gennaio 2021. Da segnalare il numero dei decessi tra gli immigrati che, se pur in termini assoluti sia del tutto modesto (in totale si contano 9.323 morti), nell’anno della pandemia segna una variazione di mortalità in aumento del 23,3% rispetto al biennio 2018-2019.  I dati qui riportati restituiscono l’immagine di una popolazione in calo per il secondo anno consecutivo, in virtù sia della flessione degli ingressi sia del costante flusso di acquisizioni di cittadinanza. Sul fronte lavorativo l'Ismu osserva come la vulnerabilità della popolazione con background migratorio, già strutturalmente svantaggiata rispetto a quella italiana, si sia accentuata a causa della pandemia: il tasso di occupazione degli stranieri, infatti, subisce una significativa flessione, passando dal 61% del 2019 al 57,3% del 2020. Si assiste a un ulteriore aggravamento della povertà, giunta nel 2020 a riguardare il 29,3% degli stranieri (contro il 7,5% degli italiani) e il 26,7% delle famiglie di soli stranieri (erano il 24,4% nel 2019), pari a ben 415mila nuclei familiari. Nel 2020 la retribuzione media annua dei lavoratori extracomunitari, pari a 12.902 euro, è inferiore del 38% a quella del complesso dei lavoratori. Un segnale positivo arriva invece dall’imprenditoria immigrata: nell’anno più segnato dalla pandemia (2020) si rileva un incremento pari al 2,3% dei titolari e soci nati all’estero. Inoltre nel primo semestre 2021 le imprese “straniere” registrano un saldo positivo di 16.197 unità, nettamente più elevato del corrispondente periodo del 2020. Sul fronte scolastico è interessante notare che nell’anno scolastico 2019/20 per la prima volta gli alunni stranieri iscritti al liceo superano quelli iscritti agli istituti professionali e che, però, il ritardo scolastico riguarda circa il 30% degli alunni con cittadinanza non italiana (contro il 9% degli alunni italiani). Sono questi alcuni dei principali dati del XXVII Rapporto sulle migrazioni 2021, elaborato da Fondazione ISMU (Iniziative e Studi sulla Multietnicità) e presentato questa mattina.

Lo svantaggio dei giovani migranti

5 Ottobre 2020 - Roma - Il livello di istruzione raggiunto e la qualità della formazione non garantiscono una sicurezza e una stabilità, ma sono il fondamento essenziale per costruire il proprio futuro, sono un’opportunità che apre alla possibilità di scegliere i propri obiettivi e inseguire sogni e desideri. Purtroppo i ragazzi e le ragazze con “background” migratorio, partono svantaggiati e non sfruttano le loro potenzialità. La loro carriera scolastica non segue le stesse dinamiche di quella degli alunni proveniente da famiglia italiana. Appare questo risultato dal Rapporto Ismu “Alunni con background migratorio in Italia” che confronta le scelte scolastiche degli studenti al termine del primo ciclo di istruzione. Oltre la metà degli alunni di origine italiana (51,8%) si iscrive a un liceo, mentre è solo il 34,9% degli alunni stranieri di seconda generazione e appena il 24,4% degli studenti di prima generazione. Questa scelta è importante per il prosieguo degli studi indirizza verso l’Università e offre una preparazione più ampia, a differenza di altri percorsi più professionalizzanti e specialistici che poi tenderanno a circoscrivere le scelte biografiche nel futuro. Una differenza così ampia merita una spiegazione. Dal Rapporto dell’Ismu, curato dalle sociologhe Mariagrazia Santagati ed Erica Colussi, emerge che la distanza non è dovuta soltanto a una diversa qualità dell’apprendimento, ma anche da altri fattori. Infatti anche quando vengono considerati gli studenti con risultati eccellenti (sono state confrontate le scelte tra gli alunni che hanno ottenuto i migliori risultati del test Invalsi in matematica) la differenza rimane: il tasso di iscrizione al liceo è sopra il 70% per gli italiani, mentre meno del 40% tra gli alunni di prima generazione. Simile risultato si ottiene osservando il voto finale della licenza media. Intorno a questi ragazzi, anche quando raggiungono ottimi risultati, c’è una sfiducia che si tramuta in svantaggio. Lo si nota quando nell’analisi emerge la tendenza degli insegnanti, nel loro consiglio orientativo per la scelta della scuola, a raccomandare molto più spesso a studenti italiani il percorso liceale l’iscrizione a un liceo a parità di risultati raggiunti. Ma anche quando viene suggerito un percorso liceale gli studenti stranieri seguono meno il consiglio (sono il 73% in confronto all’89% degli italiani). La provenienza degli studenti diventa uno svantaggio, in parte dovuto alle difficoltà di integrazione specialmente per i figli di genitori appena migrati, in parte dovuto a uno stereotipo che vede per gli stranieri opportunità limitate, in parte – ancora – da attribuirsi alla maggiore vulnerabilità sociale che chiede ai figli di famiglie migranti di limitare il percorso di studi per iniziare a lavorare prima in modo da contribuire alle spese. Una cosa la impariamo, però: in un contesto di sfiducia, l’incoraggiamento degli insegnanti aumenta la probabilità di vedere studenti stranieri in un liceo. (Andrea Casavecchia – Sir)