Tag: Immigrati e rifugiati
Tavolo Asilo, “proposta di Patto Ue è inaccettabile”
Scalabriniane: in Africa e Asia sono 3 su 5 i minori Migranti, seguire il “modello Marchetti”
Latino americani in Italia e la Festa di Nostra Signora di Guadalupe
Migrantes Messina-Lipari-S. Lucia del Mela: lunedì la presentazione del Rapporto Diritto Asilo
Milano: domani mons. Delpini in Via Padova per la benedizione natalizia alle comunità etniche
Aversa: con le scuole parte la X Edizione della Festa dei Popoli
Rifugiati e migranti tra solidarietà e paura: un convegno a Gennaio
Migrantes Rimini: anche quest’anno la mostra “Presepi dal Mondo”
Rimini - La pandemia non ferma la mostra sewi Presepi dal Mondo promossa annualmente dall'ufficio Migrantes e dalla Caritas diocesana di Rimini, arrivata alla sua XVII edizione. Quest'anno la mostra avrà una modalità diversa. Sarà, infatti, itinerante. Grazie alla collaborazione di Zeinta di Borg e al sostegno del Comune di Rimini, numerosi negozi del centro storico hanno messo a disposizione la propria vetrina per dare spazio a una natività proveniente da diverse parti del mondo. In alcuni casi la vetrina è stata allestita insieme agli immigrati che hanno dato la propria disponibilità per preparare il presepe della propria nazione, in altri casi il presepe è stato offerto al negoziante che lo ha poi messo in mostra nella propria vetrina. La scelta di allestire la mostra nelle vetrine dei negozi è nata per "portare la speranza e la bellezza del Natale nella nostra città, evitando situazioni di assembramento e permettendo una visibilità della mostra dall’esterno, a cui si aggiunge l’intento di sostenere la rete dei negozi locali che in questo periodo stanno lottando contro la spietata concorrenza delle vendite on-line e di far sentire le comunità migranti, presenti nella nostra diocesi, parte del nostro tessuto sociale partecipando con presepi caratteristici della propria cultura", spiega la diocesi aggiungendo che i presepi saranno esposti da domani, 8 dicembre al 6 gennaio.
Migranti: Viminale, da inizio anno sbarcate 32.919 persone sulle nostre coste
Migrantes: le persone in fuga nel mondo aumentano, ma quelle che trovano protezione in Europa e in Italia sono sempre meno
Roma - Che cosa costringe un numero sempre più elevato di persone nel mondo a lasciare le proprie case e i propri Paesi d’origine? Quali sono le rotte che le persone in fuga percorrono per cercare protezione nei confini dell’Unione Europea e in Italia?
Sono le prime questioni a cui il Report 2020 sul Diritto d’Asilo della Fondazione Migrantes, presentato oggi, intende rispondere, dati aggiornati e fatti alla mano. Per essere poi costretto a richiamare l’attenzione su una constatazione preoccupante: una domanda globale di protezione in crescita per guerre, crisi, violazioni dei diritti, disuguaglianze economiche, mancato accesso al cibo o all’acqua, land grabbing, desertificazione, disastri ambientali e attacchi terroristici trova sempre meno risposte nell’Unione Europea e in Italia, così come continuano ad essere troppo poche le persone che riescono ad attraversare questi confini attraverso canali legali sicuri. Mentre la pandemia di Covid-19 che ha colpito e sta continuando a colpire tutto il mondo non ha portato, per ora, una maggiore solidarietà, ma perlopiù inasprimenti nella chiusura delle frontiere.
Anche nel nuovo progetto di “Patto europeo per la migrazione e l’asilo”, uno dei pochi obiettivi condivisi (al di là delle dichiarazioni di principio) non è tanto proteggere le persone costrette a fuggire o agire sulle cause che le obbligano alla partenza, ma farne entrare nel continente (e nel nostro Paese) il minor numero possibile.
Habeshia: “aprire corridoi e aiuti umanitari”
Roma - I campi dei profughi eritrei nel Tigrai, che ospitano circa 96mila persone, hanno subito gli effetti dell’azione militare portata avanti dal governo centrale dell’Etiopia. L’agenzia Habeshia riferisce oggi di 3 morti (non accertati) e teme 6mila rimpatri forzati ad Asmara. I profughi eritrei vivono da anni in quattro grandi centri di raccolta, gestiti dall’Unhcr (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), situati a Adi Harush, Mai Aini, Hitsats e Shimelba. “Lo sconvolgimento portato dalla guerra – lancia l’allarme l’agenzia Habeshia di padre Mussie Zerai – rischia adesso di far saltare questo fragile equilibrio e, peggio, anche ogni forma di protezione”. I combattimenti fortunatamente non li hanno colpiti direttamente ma “ad Adi Harush risulta che tre giovani siano stati uccisi da una raffica di schegge durante un pesante bombardamento sull’area limitrofa al campo”. Due sono le minacce temute: “Il rischio di deportazione forzata in Eritrea e la difficoltà di sussistenza a causa della brusca interruzione di tutte le forme di assistenza e rifornimento anche dei beni più indispensabili”. Nel campo di Shimelba, in particolare, a 30 km dalla frontiera con l’Eritrea, “circolano da giorni notizie che circa 6mila profughi sarebbero stati bloccati all’interno o nei dintorni del centro di accoglienza e rimpatriati in stato d’arresto da parte di reparti militari eritrei entrati in territorio tigrino, come alleati dell’esercito federale etiopico”. In questo modo rischiano di diventare dei “desaparecidos” “perché tutti i registri dell’UNHCR sarebbero stati distrutti, in modo da non lasciare traccia degli ospiti del campo o comunque da rendere estremamente difficili le ricerche”. Al momento, precisa Habeshia, vista l’interruzione delle reti telefoniche ed internet e il divieto di ingresso nel Tigrai a giornalisti e organizzazioni umanitarie “non è stato possibile finora verificare se queste notizie abbiano fondamento”. A fronte di tutto ciò l’agenzia Habeshia chiede, tra l’altro, di “organizzare canali umanitari che consentano il trasferimento verso altri Stati delle migliaia di profughi che si sono trovati loro malgrado coinvolti nella guerra” e di “riaprire subito le frontiere del Tigrai agli aiuti umanitari”. (Sir)
Migrantes Messina-Lipari-S. Lucia del Mela: domani “Traiettorie dell’inclusione”
Messina - Domani, martedì 1 dicembre 2020, dalle ore 15.30 sarà presentato il volume “Traiettorie dell'inclusione. Esperienze e strategie di lavoro sociale con le persone straniere”, a cura di Andrea Biagiotti e Tiziana Tarsia. L’evento, organizzato dall’Ufficio Migrantes Messina-Lipari-S. Lucia del Mela e dal Dipartimento COSPECS dell’Università degli Studi di Messina, è inserito tra gli appuntamenti del progetto “Trame migranti” per la diffusione delle tematiche e delle buone pratiche che riguardano le migrazioni e l’accoglienza. Il volume offre una rassegna di ricerche su servizi ed esperienze nel campo dell’inclusione. Dopo una descrizione delle traiettorie recenti del fenomeno migratorio in Italia, da parte di Maurizio Ambrosini, si esplorano, a partire dalle specificità del lavoro sociale, la relazione di aiuto, l’attivazione delle reti di supporto e le traiettorie di vita nell’intervento con i migranti, descrivendo nei casi concreti le strategie e le pratiche sociali che gli operatori e i servizi mettono in atto per costruire percorsi di autonomia e spazi di permanenza consapevole. Il volume raccoglie l’esperienza del progetto di formazione e ricerca “Migrazioni: complessità e conflitto”, che l’Ufficio diocesano Migrantes e il Dipartimento COSPECS hanno realizzato con il finanziamento della Fondazione Migrantes attraverso i fondi dell’8xmille della Chiesa cattolica. La presentazione del volume si aprirà con i saluti del Direttore del Dipartimento Cospecs, Pietro Perconti, del Direttore Generale della Fondazione Migrantes, don Giovanni De Robertis e del Direttore dell’Ufficio diocesano, Santino Tornesi. Durante l'incontro, introdotto da Maurizio Ambrosini, sociologo dell’Università degli Studi di Milano, sono previsti interventi di Monia Giovannetti , responsabile Dipartimento Studi e Ricerche di Cittalia e Marco Calisto, RSD Associate presso UNHCR Agenzia Onu per i Rifugiati. L’incontro sarà moderato da Andrea Biagiotti e Tiziana Tarsia, sociologi del Dipartimento COSPECS dell’Università degli Studi di Messina. Saranno presenti gli autori: Anna Elia (Università della Calabria), Vanna Riva (Università di MilanoBicocca), Paolo Rossi (Università di Milano-Bicocca), Federica Marino e Domenico Pellegrino (Ufficio Migrantes di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela), Chiara Raffa, Esmeralda De Maria, Michele Romano, Marco Nolasco, Stefania La Malfa (partecipanti al corso “Migrazioni: complessità e conflitto”).
Ismu: un quinto degli stranieri in Italia sono minori
Un calendario e un percorso per imparare a essere “sfollati come Gesù”
Festival della Migrazione: oggi la giornata conclusiva
Prodi al Festival della Migrazione: “Un Master europeo per studiare questi temi”
Modena - E’ iniziato questo pomeriggio il Festival della Migrazione di Modena che quest’anno si terrà completamente online sul sitowww.festivalmigrazione.it e sulla pagina Facebook del Festival. Ad aprire i lavori il portavoce del Festival, Edoardo Patriarca. Tra i primi interventi quello del Vice Ministro agli Interni, Matteo Mauri che ha annunciati che "questa notte la Camera ha chiuso i lavori per la conversione in legge del decreto Immigrazione. Una battaglia culturale per chiudere una stagione in cui si è voluto dipingere il diverso come nemico e criminalizzare chi fa soccorso in mare. Dobbiamo superare la logica inaccettabile di mettere penultimi contro ultimi e dobbiamo costruire una società più equa”. Il vice Ministro ha concluso allargando lo sguardo: “Introdurremo di nuovo la protezione umanitaria e ne allargheremo i confini e poi c’è il nuovo sistema di accoglienza e integrazione (Sai), che prende spunto dagli Sprar con un sistema diffuso di tanti gruppi di piccole dimensioni per fare vera integrazione e limitare al massimo le conflittualità. E poi interverremo sulla formazione e l’inserimento nel mondo del lavoro. E’ necessario però mettere mano alla legge su cittadinanza e al superamento della ‘Bossi Fini’, che crea un sistema che crea irregolari. Serve anche un racconto diverso e occorre farlo insieme, forze politiche e sociali”. L’intervento del professor Romano Prodi è entrato in pieno sul tema: “Siamo il Paese con la più bassa natalità del mondo: è un segno di stanchezza e disagio collettivo. Nascono appena 400mila bambini. In una società così il tema dei giovani è complicato, perché la voce degli anziani finisce con l’interessare di più e poi c’è un mercato del lavoro che non riesce ad assorbire i giovani. A questi si aggiungono circa 5 milioni di stranieri, l’8% della popolazione, un numero calato di 500mila rispetto al 2015: è chiaro, dunque, che chi parla di invasione lo fa con motivazioni politiche. Ma questo festival non è un’occasione per lamentarsi, ma dare risposte concrete: per fare questo abbiamo bisogno di un centro di analisi complessiva, coinvolgendo l’università. Va pensato e realizzato un master che si occupi di questi temi a tutto tondo, a Modena o altrove, e deve essere a livello internazionale, europeo. La consapevolezza che il fenomeno migratorio sta cambiando l’Europa adesso è comune a tutti i paesi, cambiare il trattato di Dublino è necessario, ben sapendo che si tratta di un problema molto complesso. Vedo però passi avanti in Europa, forse anche per l’uscita della Gran Bretagna. In Italia c’è un lavoro da fare anche a livello locale: non abbiamo mai saputo realmente valorizzare il contributo dei migranti e in questo modo abbiamo perso tutti qualcosa. Il migrante è uno di noi – ha sottolineato – e c’è invece l’idea di catalogarli tra i poveri, quando invece portano con loro grandi risorse”. Il finale è per il Mediterraneo: “Cento anni fa il Mediterraneo era fonte di affari, oggi è una barriera. Bisogna ricostruire una struttura di collaborazione, anche per un interesse nazionale. Il nostro Mezzogiorno non potrà mai svilupparsi se intorno a sé non ha niente e il Mediterraneo in questo è decisivo. L’Italia è decisiva per costruire alleanze, in Europa abbiamo questa missione, quella di legare il Mediterraneo ed è il vero modo di aiutare le nuove generazioni”.
L’arcivescovo di Modena, mons. Erio Castellucci, ha spiegato: “Cento anni fa, proprio oggi, nasceva Ermanno Gorrieri che, oltre a tanto altro, sapeva educare i giovani a un futuro di speranza, di integrazione, di inclusione, un futuro bello. Iniziative come questo festival va in questa direzione, guarda avanti. Spesso sulle nuove generazioni si ragiona e si fanno discorsi, ma vanno prima di tutto ascoltate. E chi viene da fuori e diventerà italiano a tutti gli effetti, come auspichiamo, porta con sè energie e proposte di cui una società come la nostra, che è invecchiata, ha bisogno”. La chiosa del Sindaco di Modena, Giancarlo Muzzarelli: “Occorre fare un salto di qualità sul tema, parliamo della nostra storia di ieri e di oggi. E dobbiamo guardare alle nuove generazioni. Pensiamo ai ragazzi stranieri delle nostre scuole: noi diamo la cittadinanza modenese a 10 anni, sentono l’appartenenza. E’ tempo di un dialogo culturale che faccia crescere tutti”.
L’appuntamento è promosso da Fondazione Migrantes, Porta Aperta, Crid di Unimore e Integriamo, con il patrocinio e il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Comune di Modena e oltre 50 aderenti ed enti locali, gode inoltre del sostegno del Csv Terre Estensi e di Fondazione di Modena e del contributo di Bper Banca, Coop Alleanza 3.0, Menù e Neon King.