13 Luglio 2021 - Lampedusa - Qualche settimana fa un pescatore della mia Lampedusa, Vincenzo Partinico, ha salvato 24 persone migranti che stavano affondando a poche miglia dall'isola. Per avere sconfinato l'area di pesca consentita Vincenzo è stato denunciato, ma lui non si è pentito del gesto compiuto. Anzi. A chi lo intervistava ha detto: "Se dovesse ricapitarmi lo rifarei altre mille volte. Non potevo invertire la rotta e andare via lasciandoli in mare. Una persona che ha un cuore non può farlo".
Per la meravigliosa forza dello Spirito che anima la Parola e la rende sempre viva e attuale, queste parole, così vere e semplici, mi hanno ricordato quelle del centurione, che leggiamo nel Vangelo "Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di' soltanto una parola e il mio servo sarà guarito".
Sono le parole di un pagano, indicato da Gesù agli uomini di ogni tempo come modello di fede e che noi pronunciamo a sugellare il momento più alto di ogni celebrazione eucaristica: il corpo di Cristo dato per amore nostro.
Quelle del soldato romano sono parole umili, come quelle del pescatore lampedusano, che esprimono una grande fede, in Dio e nell’uomo, il cui valore è pari al prezzo che ha Cristo pagato sulla Croce. Proprio per questo colpiscono e commuovono. Perché l'amore si nutre di fatti prima che di parole. Perché la fede di un cristiano, sia esso centurione o pescatore, si nutre dell'amore da cui è sostanziato. (Luca Insalaco)
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Vulnerabilità e irregolarità: la storia di Coulibaly, “ingabbiato” tra le carte
13 Luglio 2021 - Roma - Coulibaly è arrivato in Italia nel 2017. È partito dalla Costa d’Avorio lasciando la sua famiglia e tutti i suoi affetti con la speranza di una vita migliore nel nostro Paese e con l’obiettivo di studiare per diventare capo cantiere.
Per un periodo però ha fatto parte di quella folta schiera di braccianti agricoli che lavorano nei campi per qualche spicciolo.
Un lavoro difficile che si trovano a fare tanti giovani migranti che arrivano sulle nostre coste e sul quale, pochi giorni fa, si sono riaccesi i riflettori dopo la morte di Camara Fantamadi giovane del Mali accasciatosi a terra mentre tornava a casa dopo una giornata sfiancante nei campi.
Le condizioni di lavoro a cui sono sottoposti infatti sono molto dure e la paga non compensa gli sforzi. I più fortunati prendono sei euro l’ora, combattendo tutto il giorno contro il sole cocente e il sudore. La coperta delle tutele e dei diritti è molto corta e i turni sono infiniti.
Un sacrificio reso sopportabile solo dalla necessità di avere qualche soldo per andare avanti e mandare quei pochi che avanzano - se avanzano - alla famiglia.
Lo sa bene Coulibaly che ha lavorato raccogliendo kiwi a Latina.
Non era ciò che si era immaginato venendo nel nostro paese. Non era venuto in Italia per questo, ma non vi erano altre vie.
Senza una posizione legale corretta infatti i ragazzi che arrivano non possono ambire ad un lavoro regolare. Per loro rimane così solo il lavoro nero, unica soluzione per sopravvivere, anche se questo vuol dire lasciarsi sfruttare.
La mancanza di informazioni è uno dei principali problemi. Chi parte non sa a cosa va incontro, i documenti necessari per vivere in Europa o per lavorare nel nostro paese, ritrovandosi in un limbo, ai margini della società, dal quale è difficile uscire.
Una situazione drammatica a cui Sophia Impresa Sociale, cooperativa da anni attiva nel sostegno ai migranti in difficoltà, ha voluto dare una risposta concreta.
Grazie ad uno dei numerosi progetti di formazione ai mestieri artigianali, Koulibaly ha potuto apprendere le basi per diventare un muratore e imparare la lingua italiana, riuscendo ad ottenere anche la certificazione A2 di italiano.
Con le competenze acquisite con il progetto Koulibaly ha trovato un lavoro con il quale adesso riesce a sostenersi. “La vicenda di Camara Fantamadi deve essere un monito. Molti dei ragazzi che abbiamo accompagnato ci hanno raccontato di aver vissuto, come Coulibaly, una situazione simile di sfruttamento e di degrado” spiega Giuseppe Alfonsi, che ha formato più di 100 giovani ai mestieri artigianali in Sophia: “per questo nei percorsi che creiamo con ciascuno di loro offriamo oltre alla formazione pratica anche sostegno legale e linguistico, per permettergli di mettersi in regola, di integrarsi e di cominciare a vivere in maniera dignitosa nel nostro paese”. (A.C.)
Viminale: da inizio anno sbarcate 23.948 persone migranti sulle coste italiane
12 Luglio 2021 - Roma - Sono 23.948 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane dall’ inizio anno. Di questi 3.978 sono di nazionalità tunisina (16%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Bangladesh (3.597, 15%), Egitto (1.871, 8%), Costa d’Avorio (1.830, 8%), Eritrea (1.214, 5%), Guinea (1.199, 5%), Sudan (1.163, 5%), Marocco (935, 4%), Iran (905, 4%), Mali (707, 3%) a cui si aggiungono 6.549 persone (27%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Il dato è stato diffuso dal ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina.
Migrantes Agrigento: il fenomeno migratorio rappresenta il segno di un’Europa che ha smarrito il valore dell’accoglienza
10 Luglio 2021 - Agrigento - Una preghiera per le persone migranti, in particolare per quelle che hanno perso la vita nella traversata nel Mar Mediterraneo: così la Presidenza della Conferenza episcopale italiana invita le comunità ecclesiali a ricordare le numerose vittime dei viaggi della speranza che, anche in questa estate 2021, riempiono le cronache.
I dati dell’OIM parlano di 632 persone morte nei primi cinque mesi dell’anno nel Mediterraneo centrale (+200% rispetto allo scorso anno), di cui 173 accertate e 459 disperse; a queste sono da aggiungere le vittime su altre rotte: quella delle Canarie, la via dei Balcani, il Sahara, la Libia …
La data prescelta per l’11 luglio non è casuale: si celebra infatti la festa di S. Benedetto, che in un tempo certamente non facile come l’Alto Medioevo, segnò profondamente l’Europa con la fondazione di numerosi monasteri, dediti al lavoro e alla preghiera, divenuti centri di cultura e segno pubblico nella vita della Chiesa e della società. Disseminati in tutta Europa, i monasteri furono centri di accoglienza e ospitalità per i tanti pellegrini che percorrevano la via Francigena diretti a Roma o a Gerusalemme.
Il fenomeno migratorio, trattato sempre come emergenza benché sia strutturale, rappresenta il segno di un’Europa che ha smarrito il valore dell’accoglienza , si ripiega sulla difesa e finisce per imboccare la via dell’involuzione, con il suo portato di frammentazione, decadenza morale e culturale, disorientamento.
La preghiera per i migranti si conclude con questa significative parole: “Lo Spirito Santo aleggi sulle acque, affinché siano fonte di vita e non luogo di sepoltura, e illumini le menti dei governanti perché, mediante leggi giuste e solidali, il Mare Nostrum, per intercessione di san Benedetto, patrono d’Europa, sia ponte tra le sponde della terra, oceano di pace, arco di fratellanza di popoli e culture” . (Mariella Guidotti - Direttrice Migrantes Agrigento)
Migrantes Emilia Romagna: il dramma del Mare Nostrum ci interpella e ci scuote
10 Luglio 2021 - Bologna - Non vogliamo dimenticare che san Benedetto è uno dei sei patroni del continente europeo, a testimoniare la ricchezza e la diversità culturale del continente da sud a nord e da oriente a occidente. Nel contatto quotidiano con i migranti, oggi tocchiamo con mano quanto lo stivale non sia in questo momento una destinazione ambita e come la soluzione ai problemi sia efficace solo nella misura in cui venga condivisa a livello europeo. Certo il dramma del Mare Nostrum ci interpella e ci scuote, ma vediamo anche che la maggior parte degli immigrati provengono dal nostro stesso continente (che non coincide con la UE), una Europa che continua ad avere in casa guerre e mancanza di libertà. Preghiera e lavoro sono spesso l’unica vera ricchezza di molti migranti, ed è proprio Benedetto con la sua regola che mostra come questo sia in realtà il binomio che ha la forza di costruire una grande civiltà. (don Andrea Caniato - Direttore regionale Migrantes Emilia Romagna)
Migrantes Andria: ripensamento di ogni sistema di interazione tra le nazioni:
10 Luglio 2021 - Andria - Domenica 11 luglio 2021, festa di San Benedetto patrono d’Europa le comunità cristiane sono invitate a pregare per i migranti morti, nelle tante e diverse rotte, nel tentativo di approdare in terre pronte a riportare vita e ridonare speranza.
Papa Francesco nell’Angelus di domenica 13 giugno u.s., ha pronunciato queste severe parole: «Questo simbolo di tante tragedie del Mar Mediterraneo continui a interpellare la coscienza di tutti e favorisca la crescita di un’umanità più solidale, che abbatta il muro dell’indifferenza. Pensiamoci: il Mediterraneo è diventato il cimitero più grande dell’Europa».
Inoltre di fronte a questo dramma, la Presidenza della CEI invita quindi le comunità ecclesiali a “non dimenticare quanti hanno perso la loro vita mentre cercavano di raggiungere le coste italiane ed europee”.
Le attraversate piene di speranza, per tanti uomini, donne e bambini disperati, non possono essere arrestate con politiche di contenimento che finiscono per “legittimare” l’affido del destino di queste anime innocenti a persone che eseguono ordini di morte. Da troppo tempo i nostri Governi e l’Europa stipulano accordi con Paesi non sicuri per bloccare gli arrivi dei migranti. Grandi sono i risultati: una continua strage in un mare che è diventato una grande fossa comune.
La speranza è stata privatizzata, inaccessibile a chi nasce aldilà del Mediterraneo, essenziale motore dell'azione per chi ne nasce al di qua. La retorica in questi casi è fin troppo scontata, parlare di morti nel Mediterraneo è diventato quasi uno stanco cliché inascoltato.
Ma il mondo che viene dopo la crisi del covid impone il ripensamento di ogni sistema di interazione tra le nazioni: abbiamo imparato, o avremmo dovuto imparare, con tutta la durezza dell'ultimo anno che nessun Paese è un'isola, né tanto meno l'essere umano è capace di vivere rinchiuso. E che il privilegio di essere nati nella parte ricca del mondo, nella sponda giusta del Mediterraneo, decade miseramente di fronte alla forza della natura e nessuna barricata argina realmente la disperazione del nostro vicino. (don Geremia Acri - Direttore Migrantes Andria)
Migrantes Toscana: ricordiamo le vittime non del Mediterraneo ma dei paesi ciechi di fronte alla sofferenza dell’umanità errante
10 Luglio 2021 - Massa Carrara - Con la preghiera di domani pr i migranti - promossa dalla Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana - "ricordiamo le vittime non del Mediterraneo ma dei paesi ciechi di fronte alla sofferenza dell'umanità errante che cerca di raggiungere la ricca Europa". Lo duce oggi a www.migrantesonline.it la direttrice regionale Migrantes per la Toscana, Sara Vatteroni. "Una Europa - aggiunge - sempre più anziana ma che ha difficoltà a considerare l'immigrazione un opportunità e non una minaccia. L'Italia, purtroppo non ha cambiato la sua politica benchè in apparenza la narrazione salviniana sia stata abbandonata. Respingimenti, una bassa percentuale di riconoscimenti rispetto agli altri paesi dovuto a una cattiva accoglienza e una pessima integrazione, mentre tantissime risorse vengono spese per politiche sicuritarie".
Migrantes: domenica una “preghiera per la vita dei migranti” in tutte le chiese
9 Luglio 2021 -
Roma - Domenica 11 luglio, in tutte le nostre parrocchie, una delle preghiere dei fedeli che guardano alla vita della Chiesa e del mondo sarà per le persone migranti - uomini, donne e bambini – che sono morte nel nostro mare, il Mediterraneo. Sono oltre 7000 dal 2017 e 700 nei primi sei mesi del 2021. Sono nostri fratelli e sorelle che nel loro cammino, talora una fuga dalla morte, dalla miseria, dalla guerra, dalle inondazioni, hanno trovato la morte mentre cercavano la vita, la sicurezza, un futuro.
La nostra preghiera Domenica sarà anche accompagnata da un impegno, che nasce anche dal ricordo di S. Benedetto, patrono d’Europa, perchè l’Europa si apra alla solidarietà nei confronti dei richiedenti asilo da una parte attraverso una nuova operazione Mare nostrum per il salvataggio in mare e dall’altra per un sistema europeo di accoglienza che veda impegnati tutti i 27 Paesi europei. E’ un impegno che chiede la responsabilità di tutti, dai singoli cittadini ai governi. E’ un impegno per la vita, che va tutelata sempre. (mons. Gian Carlo Perego - Presidente Fondazione Migrantes)
Honduras: proibito agli emigranti haitiani prendere l’autobus o chiedere passaggi
9 Luglio 2021 - Tegucigalpa – “Noi accogliamo gli emigranti nei nostri templi, nelle chiese delle nostre comunità di Quebradas, Cifuentes e San José de Mata Guineo. Il mare di persone è incredibile! Quanto è triste che non possano viaggiare in autobus o che non si possano portare in auto, perché è proibito dal governo honduregno": queste le amare parole del missionario redentorista padre Eduardo Andrés Martínez ripresa dall’agenzia Fides. Da alcune settimane infatti i redentoristi della missione permanente nel comune di Trojes, dipartimento del Paraíso, sono impegnati ad alleviare le sofferenze degli emigranti haitiani che stanno attraversando grandi difficoltà, a tutti i livelli, per raggiungere gli Stati Uniti, scrive l’agfenzia Vaticana.
Nella nota dei missionari redentoristi che lavorano nel centro America, si legge anche la testimonianza dell’economo provinciale, padre Oscar Danilo Orozco Martínez, CSsR, che condivide in un video quanto ha visto nel suo viaggio in Honduras: "immagini che fanno molta impressione: sulla strada per Trojes, vedere tante gente che cammina verso Tegucigalpa, a cui il governo honduregno ha vietato di salire sui mezzi di trasporto, costringendoli a percorrere a piedi lunghe distanze, molte sono donne incinte con i bambini in braccio".
Anche sulle reti sociali si può vedere quanto raccontato dai missionari redentoristi, sul profilo Facebook del centro di evangelizzazione "Jesus esta vivo" e su quello della Parrocchia del Sacro Cuore del quartiere Nueva Esperanza de Danlí, che sono diventate un rifugio per i migranti haitiani che, nel loro viaggio irregolare verso gli Stati Uniti, transitano per l'Honduras e hanno denunciato ripetute violazioni dei loro diritti umani.
Mons. José Antonio Canales Motiño, Vescovo di Danlì, ha sottolineato la mancanza di risposta delle autorità al problema dell'immigrazione, e ha anche chiesto misericordia per gli haitiani, fraternità, gentilezza, protezione dalle ingiustizie, oltre a cibo o sostegni economici. "Gesù ha detto che il giorno del giudizio ci chiederà come ci siamo comportati con lo straniero, lui stesso dice: ero straniero e mi avete dato alloggio. Come Chiesa vogliamo adempiere al mandato di Gesù e offrire secondo le nostre possibilità, una notte di riposo, una cena o una colazione, in modo che il passaggio dei migranti haitiani attraverso il nostro paese, sia meno difficile. Non ci fermeremo finché ci saranno migranti che ne avranno bisogno" ha affermato il Vescovo sui social media.
Mons. Canales ha inoltre precisato: "Riguardo alle autorità, io mi vergogno. Quale honduregno non ha un parente che si è recato illegalmente negli Stati Uniti? Conosciamo la sofferenza che subiscono i nostri fratelli nel loro passaggio attraverso il Guatemala o il Messico? Perché ci comportiamo così con loro? Voglio pensare che la maggior parte degli honduregni non sia così, ma ci sono persone che, per l'autorità che hanno, sono testarde verso questi fratelli e sorelle. I migranti vogliono solo che il loro passaggio attraverso l'Honduras sia tranquillo, non sono e non saranno un problema per noi".
Il Vescovo ha annunciato che la parrocchia redentorista di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso a Trojes ha dato vita alla Pastorale dei Migranti o della Mobilità umana. “Così possiamo avere più risorse umana di solidarietà, inoltre il direttore regionale della Salute mi ha contattato per offrire la sua assistenza sulle questioni sanitarie di cui i migranti hanno bisogno" ha aggiunto.
Più di 3.000 immigrati stranieri sono stati arrestati in Honduras da gennaio a giugno 2021 per essere entrati illegalmente nel Paese con l'idea di raggiungere gli Stati Uniti, secondo i dati del National Migration Institute (INM). L'Honduras infatti è diventato negli ultimi anni un punto di transito privilegiato per gli emigranti, soprattutto haitiani, cubani e africani, che attraversano i paesi centroamericani per raggiungere gli Stati Uniti. In queste ultime settimane, secondo fonti di Fides, il numero degli haitiani è aumentato enormemente rispetto agli altri gruppi.
Cif: l’immigrazione non è un problema solo italiano
8 Luglio 2021 -
Roma - “Nelle ore in cui il nostro Parlamento è chiamato a deliberare sul rinnovo delle missioni militari, tra le quali quella in Libia, sulle cui coste milizie e bande perpetrano abusi costanti e violenze di ogni tipo, è necessario promuovere una riflessione politica profonda”. Cosi, in una dichirazione, Renata Natili Micheli, Presidente Nazionale del Centro Italiano Femminile. Che aggiunge: “È arrivato il momento, è questo il momento, in cui l’Italia deve indurre l’Europa ad un’azione politica cui non può più sottrarsi al fine di garantire i diritti umani e la libertà dei migranti di cui l’Europa si dice custode e la cui violazione fa del ‘mare nostrum’ un cimitero a cielo aperto”.
Consiglio d’Europa: rapporto sui migranti in Bosnia-Erzegovina
8 Luglio 2021 - Roma - Migliorare i servizi necessari per l’accoglienza dei profughi in Bosnia-Erzegovina, tra cui l’alloggio, il cibo e il sostegno nella prevenzione di Covid-19, assicurare alloggi adatti per minori non-accompagnati e provvedere a misure di risposta tra i migranti e i richiedenti asilo, in modo particolare nel cantone Una-Sana. Sono le conclusioni del rapporto del rappresentante speciale del segretario generale del Consiglio d’Europa per le migrazioni e i rifugiati, ambasciatore Drahoslav Stefanek, in missione conoscitiva in Bosnia-Erzegovina. Le misure sopracitate dovrebbero essere effettuate tramite il sostegno finanziario della Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa, richiesto dalle autorità della Bosnia-Erzegovina. Lo scopo della missione è stato fornire un quadro dell’attuale situazione dei migranti in Bosnia-Erzegovina con accento particolare sulle fasce vulnerabili, tra cui famiglie con figli, minori non accompagnati e separati e le donne. “Al momento della mia visita, le condizioni della tendopoli di emergenza militare di Lipa erano molto difficili, e in più con abbondanti nevicate”, ha affermato il rappresentante speciale Stefanek, il quale ha descritto “un campo con circa mille maschi single che vivono in grandi tende militari riscaldate da cannoni ad aria, azionati da generatori di elettricità”. A suo avviso, “le autorità hanno fatto del loro meglio in queste circostanze drammatiche”.
“Ma per non ripetere questa crisi dell’inverno passato è essenziale stabilire una base solida per una soluzione sostenibile nell’area di Bihac”, aggiunge. Durante la missione, datata dal 24 al 30 gennaio 2021, in Bosnia-Erzegovina erano presenti tra 9mila e 10mila migranti, concentrati prevalentemente nella parte nord-occidentale a ridosso del confine con la Croazia. Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni tra i 4.000 e i 5.300 migranti vivono in modo precario in attesa di entrare nell’Ue, mentre la capacità ufficiale di accoglienza della Bosnia-Erzegovina è stata ridotta dopo la chiusura del centro di accoglienza di Bira e il campo di emergenza di Lipa. Inoltre, sono stati forniti alloggi aggiuntivi nei centri di accoglienza di Miral e Blazuj per oltre mille e tremila persone rispettivamente. Considerando la pandemia, il rischio di infezione in questi centri “già sovraffollati è molto alto”.
Parlamento Europeo: approvati due fondi per aiutare a migliorare la gestione di flussi migratori
8 Luglio 2021 - Strasburgo – Il Parlamento Europeo ha approvato il Fondo per l'asilo, la migrazione e l'integrazione 2021-2027, del valore di 9,88 miliardi di euro, che ha l’obiettivo di rafforzare la politica comune di asilo, sviluppare la migrazione legale in linea con le esigenze degli Stati membri, sostenere l'integrazione dei cittadini dei paesi terzi e contribuire alla lotta contro la migrazione irregolare.
Su richiesta del Parlamento, il fondo dovrebbe servire anche a convincere gli Stati membri a condividere più equamente la responsabilità di ospitare rifugiati e richiedenti asilo in tutta l'UE.
La maggior parte dei fondi (63,5%) sarà assegnata a programmi gestiti congiuntamente dall'UE e dagli Stati membri, con i finanziamenti che varieranno a seconda, tra gli altri fattori, del numero di cittadini di paesi terzi residenti nel paese, delle richieste di asilo ricevute, delle decisioni di rimpatrio prese e dei rimpatri effettuati.
L'altro 36,5% sarà gestito direttamente dall'UE e dedicato, tra le varie azioni, all'assistenza d'emergenza, al reinsediamento e all'ammissione umanitaria da paesi non-UE e al trasferimento di richiedenti asilo e rifugiati in altri Stati membri, "come parte degli sforzi di solidarietà".
Il Fondo per la gestione integrata delle frontiere, per un valore di 6,24 miliardi di euro, contribuirà a rafforzare la gestione delle frontiere esterne, garantendo al tempo stesso il rispetto dei diritti fondamentali. Sosterrà anche a una politica comune e armonizzata dei visti e finanzierà misure di protezione per le persone vulnerabili che giungono in Europa, in particolare i bambini non accompagnati.
Entrambi i testi legislativi sono stati approvati senza votazione finale, poiché nessun emendamento al testo concordato col Consiglio è stato adottato (conformemente alla seconda lettura della procedura legislatura ordinaria).
I Regolamenti che istituiscono i due Fondi entreranno in vigore il giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea e si applicheranno retroattivamente dal 1° gennaio 2021.
Europarlamento: oggi il voto su fondi per aiutare i Paesi Ue a migliorare la gestione di flussi migratori
6 Luglio 2021 - Stasburgo - Tra gli argomenti oggi alla seconda giornata di plenaria dell’Europarlamento a Strasburgo quello dell'immigrazione con il voto su due fondi per aiutare i Paesi Ue a migliorare la gestione di flussi migratori e delle frontiere e facilitare l’integrazione dei cittadini di Paesi terzi. Il Fondo per l’asilo, la migrazione e l’integrazione 2021-2027, del valore di 9,88 miliardi di euro, “mira a rafforzare la politica comune di asilo, sviluppare la migrazione legale in linea con le esigenze degli Stati membri, sostenere l’integrazione dei cittadini dei Paesi terzi e contribuire alla lotta contro la migrazione irregolare”. Su richiesta del Parlamento, il fondo dovrebbe servire anche a convincere gli Stati membri a condividere più equamente la responsabilità di ospitare rifugiati e richiedenti asilo in tutta l’Ue, posizione più volte sostenuta dall’Italia. Inoltre il Fondo per la gestione integrata delle frontiere, per un valore di 6,24 miliardi di euro, dovrebbe contribuire a “rafforzare la gestione delle frontiere esterne, garantendo al tempo stesso il rispetto dei diritti fondamentali”.
Tavolo Asilo: “basta stragi”
6 Luglio 2021 - Roma - Nel Mediterraneo si continua a morire. Le stragi di migranti che cercano di raggiungere le coste europee sono ormai quasi quotidiane, col rischio che si consumino nell’indifferenza generale. Il Tavolo Asilo e Immigrazione ha inviato una lettera aperta al presidente Draghi, perché fermi questa situazione e interrompa il finanziamento alla cosiddetta Guardia costiera libica. I motivi che hanno indotto il Tavolo Asilo e Immigrazione a prendere questa iniziativa verranno illustrati in una conferenza stampa che si terrà domani, mercoledì 7 luglio alle 15 presso la sala Caduti di Nassirya del Senato. Parteciperanno alcuni parlamentari che sostengono l’iniziativa.
Le associazioni riunite nel Tavolo Asilo ricordano che "la politica dei respingimenti continua, nonostante lo stesso Alto Commissario delle Nazioni Unite Filippo Grandi sia intervenuto più volte per affermare che la Libia non può essere considerata Paese sicuro, visto che i diritti, compreso quello d’asilo, non vengono rispettati e chiedendo dunque di far cessare i respingimenti in quel Paese. Nonostante tutto questo, il Parlamento sta per votare la delibera sulle missioni militari all’estero, tra cui anche il rinnovo di quella in Libia".
"Noi pensiamo - affermano - che sia necessario un radicale cambio di rotta, mettendo in campo provvedimenti finalizzati al salvataggio delle persone, evacuando le persone rinchiuse in tutti i centri di detenzione in Libia, per inviarle verso Paesi dove i diritti siano rispettati".
Del Tavolo Asilo fanno parte : A Buon Diritto, Acli ActionAid, Amnesty international Italia, Arci, Casa dei diritti sociali, Centro Astalli, Cgil, Cies, Comunità Papa Giovanni XXIII, Cnca, Comunità di S. Egidio, Conngi, Emergency, Europasilo, Fcei, Fondazione Migrantes, Intersos, Legambiente, Medici del Mondo Italia, Medu, Movimento Italiani senza cittadinanza, Msf, Oxfam, Refugees Welcome Italia, Save the children, Senza Confine, Simm.
Mons. Perego: “il viaggio e il sogno sono due elementi che caratterizzano anche la vita dei migranti
6 Luglio 2021 - Roma - “Il viaggio e il sogno sono due elementi che caratterizzano anche la vita dei migranti. Un viaggio non facile e un sogno che è animato dalla speranza di un futuro migliore”. È quanto ha detto ieri sera l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, mons. Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes, nell’omelia della celebrazione eucaristica a conclusione della prima giornata del corso di formazione “Linee di pastorale migratoria” promosso dalla Fondazione Migrantes. Citando la storia di Giacobbe che si rivolge al Signore per essere protetto nel viaggio mons. Perego sottolinea che questa è la preghiera che “abbiamo ritrovato anche tra i materiali dei migranti naufragati” come la preghiera, ad esempio, di un diacono eritreo, morto durante la traversata del Mediterraneo, ritrovata in un diario di viaggio che era “una sola unica preghiera. E’ la preghiera che oggi vogliamo rivolgere al Signore per tutte le nostre sorelle e fratelli migranti, in cammino verso una terra dove trovare casa, protezione, lavoro, giustizia, pace: in una parola, vita”. La storia della salvezza – ha quindi aggiunto il presule – “è anche storia di migrazione, di cammini, di ricerca”.
Il progetto “Confini” tra le SDGs Good Practices dell’ONU
5 Luglio 2021 - Roma - "Confini", il progetto educativo sul tema dell’immigrazione di Sophia impresa Sociale rivolto alle scuole superiori e medie è stato inserito tra le SDGs Good Practices: è un modello per come si propone di promuovere un mondo più sostenibile, secondo l’Agenda 2030 delineata dall’Onu nel 2015.
A Confini è stata riconosciuta la capacità di permettere agli studenti di “formare la propria percezione dell'immigrazione e di una società multiculturale e inclusiva basata su una corretta informazione sul fenomeno migratorio nella loro società e nel mondo”, contribuendo in particolare allo sviluppo dell'obiettivo 4: “Fornire un’educazione di qualità, equa e inclusiva e opportunità di apprendimento per tutti”.
Anche grazie al sostegno della Fondazione Migrantes, il team di Sophia ha sviluppato negli anni una metodologia di insegnamento che si è dimostrata efficace per far maturare negli studenti una nuova percezione del migrante e del fenomeno migratorio, la “Information and Knowledge for Change” (IK4C).
Secondo questa metodologia, il cambiamento avviene in primo luogo, grazie alla lettura in classe di storie di emigrazione e l’incontro con chi ha vissuto in prima persona le difficoltà nel lasciare il proprio paese e nell’integrarsi; in secondo luogo grazie alle informazioni fornite da un formatore di Sophia, sui dati economici, sui i numeri reali del fenomeno migratorio, le motivazioni di chi parte e le leggi sull’emigrazione, grazie all’ausilio di un Dossier e di dati puntuali. Al termine degli incontri - nell’era pre-covid - Sophia organizza un evento pubblico nel quale gli studenti sono chiamati a presentare un progetto ai loro colleghi, insegnanti e figure di spicco della politica e dell’ambito no-profit, sull’argomento che più li ha colpiti.
La Fondazione Migrantes è stata di deciso supporto sia per la realizzazione del libro “Là non morirai di fame”, che racconta la storia di Dullal, dal Bangladesh, sia nella realizzazione del Dossier Migrazione, adattamento per studenti del Rapporto Immigrazione di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes.
Il riconoscimento dato a Confini arriva un anno dopo il suo “debutto” all’estero: dopo sei edizioni “italiane” e numerosissimi studenti formati è nato il desiderio di formare sul tema dell’immigrazione anche i giovani dei paesi dove è forte la spinta ad emigrare. Confini è diventato dunque “Educare Senza Confini” e è da oggi attivo in tre paesi diversi: Italia, Senegal e Guinea.
“Questo riconoscimento ci rende felici e ci sprona a fare ancora meglio per l’anno prossimo: abbiamo già previsto tantissime novità e non vediamo l’ora di incontrare nuovi studenti!” commenta Erik Conte, responsabile dei progetti educativi di Sophia in Italia e all’estero. (A.C.)
Mons. Damiano: “ciascuno di noi possa essere perseguitato perché cercatore e operatore di giustizia”
2 Luglio 2021 - Agrigento - “Se per essere operatori di giustizia, occorre essere perseguitato, allora che ciascuno di noi possa essere perseguitato perché cercatore e operatore di giustizia”. A dirlo è mons. Alessandro Damiano, arcivescovo di Agrigento, a Porto Empedocle, davanti i feretri delle sette donne morte nel naufragio a largo di Lampedusa. “Ci troviamo di fronte a sette donne – continua -, fra cui una con in grembo una vita, e possiamo parlare di una tragedia annunciata. Possiamo cambiare lo sguardo di ciò che avviene nel Mediterraneo e oltre il Sahara. Cambiare lo sguardo leggendo questi versetti del Vangelo di Matteo, nella pagina delle Beatitudini. Queste donne sono entrate nella beatitudine. I loro nomi, che noi non conosciamo, sono scritti in cielo e c’è chi li conosce. Sono beate”. “A noi tocca leggere con occhi diversi queste beatitudini, con una aggiunta: beati coloro che sono in cammino verso la misericordia, beati coloro che sono in cammino nella ricerca del volto di Dio, beati noi se sapremo fare questo cammino di fame e sete della giustizia. Al di là delle religioni e etnie – conclude – abbiamo delle sorelle che attraverso la morte sono entrate nella vita piena. Non conosciamo le loro storie, non conosciamo chi le ha perse”.
Viminale: da inizio anno sbarcate 20.854 persone migranti sulle coste italiane
2 Luglio 2021 - Roma - Sono 20.854 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane. Di questi 3.332 sono di nazionalità bengalese (16%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Tunisia (2.974, 14%), Costa d’Avorio (1.618, 8%), Egitto (1.553, 7%), Eritrea (1.195, 6%), Sudan (1.153, 6%), Guinea (1.065, 5%), Marocco (924, 4%), Iran (821, 4%), Mali (661, 3%) a cui si aggiungono 5.558 persone (27%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Il dato è stato diffuso dal Ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina.
Un momento commemorativo per ricordare l’ultimo naufragio di migranti
2 Luglio 2021 - Agrigento- Chi sono? Da dove vengono? Quanti anni avevano? Che religione professavano? Chi hanno lasciato? Sono figlie? Spose? Sorelle? Mamme? Chi li attende e non sa ancora della tragedia? Che cosa li ha spinti a lasciare la loro casa ed i loro affetti?
Queste ed altre domande, sono riecheggiate durante il momento commemorativo e nella mia mente quando, al molo commerciale di Porto Empedocle, le braccia di ferro di un muletto, manovrato con cura e attenzione dall’operatore, prelevano, dalla cella frigorifera, una ad una, le bare delle donne migranti morte nel naufragio, all’alba del 30 giugno 2021, nelle acque fra Lampedusa e Lampione, e giunte ieri sera, 1 luglio, a bordo della nave di linea “Sansovino”, insieme ai supersiti, a Porto Empedocle. Mentre l’operatore le sistemava, una accanto all’altra, sul molo, un forte vento di scirocco accarezzava le rose ed i fiori che le autorità, man mano, deponevano sulle bare delle sette donne identificate solo da un numero e dalla data della morte. La speranza e che i corpi possano essere identificati e fare ritorno nella loro terra.
Poco distante, sul ponte passeggeri della nave “Sansovino”, alcuni superstiti al naufragio hanno assistito al momento commemorativo – a cui hanno preso parte i rappresentanti, religiosi, istituzionali, militari. – “felici” per avercela fatta, ma con le guance rigate dalle lacrime per la morte delle compagne di viaggio. Tra essi, probabilmente, qualche amico, forse anche qualche delle vittime e degli altri 9 dispersi i cui corpi non sono stati ancora recuperati.
Al momento commemorativo erano presenti il Prefetto, Maria Rita Cocciufa, unitamente ai suoi più stretti collaboratori dell’Ufficio Territoriale del Governo impegnato a coordinare il non facile e problematico fenomeno migratorio sulle nostre coste, i rappresentanti delle forze dell’ordine e portuali, i sindaci di Agrigento, Franco Miccichè, Porto Empedocle, Ida Carmina e quello di Palma di Montechiaro, Stefano Castelino, che ha dato pronta disponibilità ad accogliere nel cimitero cittadino le salme dei migranti per una degna sepoltura. Sul molo erano presenti l’arcivescovo di Agrigento, mons. Alessandro Damiano, l’arciprete di Porto Empedocle, don Leo Argento, il coparroco di Lampedusa, don Fabio Maiorana ed i referenti degli Ufficio diocesani Migrantes e dialogo interreligioso. La comunità islamica è stata rappresentata dall’Iman, Abdelhafid Kheit, presidente comunità islamica di Cicilia e vice presidente dell’unione delle comunità islamiche d’Italia.
Sulla bocca di coloro che sono intervenuti alla commemorazione parole di pietà e compassione ma anche richiami a non abituarsi alla morte in mare di migranti unitamente all’auspicio che fatti del genere non abbiano più a ripetersi nella piena consapevolezza che quella che si è consumata è “la stata cronaca di una morte annunciata” e che il fenomeno non è più una emergenza e che quei morti chiedono ben altre risposte e uno sguardo nuovo al fenomeno che vada nel oltre il mediterraneo ed il Sahara.
Nel mentre, all’inizio di una estate che non è difficile prevedere caldissima dal punto di vista del fenomeno migratorio, nel Mediterrano si consumano scene da “battaglia navale”, come denuncia il video ripreso dall’aereo di Sea Watch dove si vedono i guardacoste libici che hanno tentato di speronare e sparare su un barcone che cerca di sfuggire alla cattura. (vedi) “La riprova – scrive Avvenire – che i confini delle aree Sar (ricerca e soccorso, ndr) vengono utilizzati come pretesto per rinunciare ai soccorsi lasciando che migranti e profughi vengano catturati dalle autorità libiche, oppure intercettati dalla flotta fantasma di pescherecci adoperati da Malta per respingere i migranti senza sporcarsi le mani”. Di “inquietante video” parla Flavio Di Giacomo, portavoce dell’Organizzazione Onu per i migranti (Oim). I guardacoste libici inseguono “in acque Sar maltesi, quasi speronandoli, i migranti in mare. Questa operazione non può essere certa definita un soccorso”.
La nostra ricca e opulenta Europa, società civile ed istituzioni, all’alba del 30 giugno, ancora una volta è naufragata insieme a queste sette sorelle; con essi naufragano anche le nostre coscienze di uomini e cristiani. Sono tante, troppo le vittime per bollare il fenomeno come emergenziale. Secondo un drammatico conteggio fatto dalla Comunità Sant’Egidio (ovviamente per difetto) sono 43.390 le persone morte, senza contare i dispersi, dal 1990 a oggi, nel Mare Mediterraneo o nelle altre rotte, via terra, dell’immigrazione verso l’Europa. Un conteggio drammatico, che si è ulteriormente aggravato nell’ultimo anno: sono infatti 4.080 le persone che, da giugno 2020 ad oggi, hanno perso la vita nel Mediterraneo e lungo le vie di terra nel tentativo di raggiungere il nostro continente, soprattutto dalla Libia attraverso la rotta del Mediterraneo centrale. (Carmelo Petrone - direttore L’Amico del Popolo - Agrigento)
Fondazione Moressa: in aumento il contributo fiscale degli stranieri in Italia
2 Luglio 2021 - Roma - I dati del MEF - Dipartimento delle Finanze sulle dichiarazioni dei redditi 2020 (a.i. 2019) consentono di analizzare il peso della componente immigrata sul totale dei contribuenti del nostro Paese: i contribuenti nati all’estero sono 4,2 milioni, hanno dichiarato 60,2 miliardi di euro di redditi e versato 9,0 miliardi di euro di Irpef. Osservando l’andamento dal 2010 al 2019, si nota un progressivo aumento sia nel numero di contribuenti nati all’estero (+27,2%) che nel volume di redditi dichiarati (+31,5%).
Lo nota la Fondazione Moressa evidenziando che complessivamente, i contribuenti nati all’estero rappresentano il 10,2% del totale, con un’incidenza che oscilla tra il 4,3% nella fascia di reddito più alta e il 15,9% in quella più bassa. Tra i contribuenti nati all’estero, quasi la metà (47,7%) ha dichiarato un reddito annuo inferiore a 10 mila euro. Tra i nati in Italia, in quella classe di reddito si attesta solo il 28,6% dei contribuenti. Molto diversa anche la situazione per i redditi oltre 25 mila euro: appena il 12,1% dei contribuenti nati all’estero si colloca in questa fascia, contro il 31,1% dei nati in Italia.
Oltre la metà dei contribuenti nati all’estero si concentra in quattro regioni: Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Lazio. Mediamente i contribuenti stranieri rappresentano il 10,2% del totale, ma nelle regioni del Centro-Nord i valori si alzano, raggiungendo il valore massimo in Trentino A.A. (16,3%).
Tuttavia, il differenziale tra redditi tra nati in Italia e nati all’estero rimane piuttosto elevato, fa notare la Fondazione Moressa: mediamente, in Italia, un contribuente nato all’estero ha dichiarato 14.680 euro, quasi 8 mila euro in meno rispetto ad un contribuente italiano. Differenza che sale oltre i 10 mila euro in ben sei regioni. A livello provinciale, l’incidenza dei contribuenti nati all’estero tocca il picco massimo a Prato (23,4%). Tra le grandi città, Milano registra un’incidenza del 14,6%. Nettamente superiori alla media nazionale anche Genova e Firenze.
Mediamente la componente femminile si attesta al 44,5%, con picchi molto più alti tra i paesi dell’Est Europa (Ucraina, Moldavia, Polonia) e dell’America Latina (Perù, Brasile). Mediamente, ciascun contribuente nato all’estero nel 2020 ha dichiarato 14.680 euro e versato Irpef per 3.360. I paesi Ue e dell’Europa occidentale presentano generalmente valori più alti, in linea con i nati in Italia.
Incrociando i dati MEF con quelli degli occupati per ciascuna nazionalità, possiamo stimare un numero di contribuenti stranieri pari a 2,3 milioni. Da qui è possibile calcolare il volume dei redditi dichiarati dai contribuenti stranieri (30,3 miliardi di Euro) e il volume di Irpef versata (4,0 miliardi). La comunità più rappresentata è quella della Romania con oltre 635 mila contribuenti, seguita da Albania (162 mila) e Cina (149 mila).