Primo Piano

Migranti circolari

19 Luglio 2022 - Milano - Seny è uno dei tanti arrivati con un barcone in Italia in cerca di una vita migliore. Senegal, Libia, Lampedusa. Ospitato nel centro di accoglienza Don Bosco di Aimone (Enna), va a scuola, prende la licenza media e impara così bene l’italiano che diventa mediatore culturale in un centro per migranti gestito dai salesiani. E’ in questo contesto che, insieme ai volontari dell’associazione Don Bosco 2000, matura l’idea di un percorso di “migrazione circolare”: dopo alcuni mesi di formazione torna in Senegal dove avvia un progetto per la costruzione di pozzi e pannelli solari in cui trovano lavoro giovani che si stavano preparando al viaggio in mare e all’avventura europea, e invece sono rimasti nella loro terra seminando un germe di sviluppo insieme a Seny. Il quale da due anni torna periodicamente in Sicilia per migliorare le conoscenze tecnologiche e agronomiche indispensabili per dare un futuro al suo progetto e alle speranza di tanti giovani. È diventato un “migrante circolare”, coordina progetti di sviluppo e va nei villaggi per raccontare i rischi mortali della migrazione attraverso il Mediterraneo e per testimoniare che restare nella propria terra può diventare qualcosa di conveniente. Non sempre è necessario partire, si può “ripartire” restando a casa. (Giorgio Paolucci)

Bologna accoglie rom e sinti da 600 anni: una targa a Porta Galliera

18 Luglio 2022 -
Il testo scelto per la targa commemorativa, informa l'agenzia Dire -  è quello della cronaca Rampona che, assieme alla cronaca Varignana: entrambe sono conservate tra i codici della Biblioteca universitaria di Bologna in via Zamboni 33-35, a Palazzo Poggi, e per il momento restano le prime testimonianze della presenza romanì in Italia. La 'festa' per i 600 anni continuerà sabato e domenica, con un programma di iniziative promosse dalle associazioni di riferimento. Ricorda intervenendo alla cerimonia di oggi Tomas Fulli, 43enne sinto bolognese presidente dell'associazione Mirs-Mediatori interculturali rom e sinti: "Quando ancora qualcuno ci dice 'andate a casa vostra", noi rispondiamo che ci siamo già da tanto tempo. Veniamo messi al muro per mancanza di conoscenza, più che altro. Ringraziamo allora associazioni, Comune e Regione per il loro aiuto e per il loro lavoro".

Papa Francesco: no a “fake news”, sì a “inclusione digitale”

18 Luglio 2022 -
Cittòà del Vaticano - “L’uso dei media digitali, specialmente i social media, ha fatto sorgere un numero di serie questioni etiche che richiedono saggezza e discernimento da parte dei comunicatori e di tutti coloro che sono preoccupati dell’autenticità e della qualità delle relazioni umane”. Ne è convinto il Papa, che nel messaggio inviato ai partecipanti al Signis World Congress 2022, in programma presso la Sogang University di Seoul dal 15 al 18 agosto sul tema “Pace nel mondo digitale”, fa notare come “a volte e in alcuni luoghi i siti dei media sono diventati luoghi di tossicità, discorsi d’odio e fake news”: in questo ambito, Signis “può giocare un ruolo importante attraverso l’educazione ai media, mettendo in rete i media cattolici e contrastando bugie e disinformazione”. Di qui l’incoraggiamento di Francesco “a perseverare in questi sforzi, prestando particolare attenzione al bisogno di assistere le persone, specialmente i giovani, nello sviluppare un senso critico, imparando a distinguere la verità dalla falsità, la ragione dal torto, il bene dal male, e ad apprezzare l’importanza di lavorare per la giustizia, la concordia sociale e il rispetto del bene comune”. Fare dell’”inclusione digitale” una priorità, l’altro invito del Papa, in modo da “diffondere una cultura della pace” attraverso “l’apostolato dell’ascolto”.

Una nuova legge per un nuovo mondo: il punto della rete “Ero straniero”

18 Luglio 2022 - Roma  - Era il 2002. Una nuova legge interveniva sulla normativa italiana in materia di immigrazione e, tra i vari aspetti toccati, trasformava il lavoro migrante, consentendo di entrare in Italia solo a chi fosse già in possesso di un contratto ed eliminando la figura dello sponsor, che dall’introduzione del Testo unico nel 1998 sosteneva (anche economicamente) la presenza di cittadini stranieri in cerca di lavoro nel nostro Paese. Si fece conoscere come Bossi-Fini, il suo obiettivo era eliminare l’irregolarità. Non ci riuscì. Quindici anni dopo, nel 2017, gli esponenti riuniti a Roma di decine di organizzazioni – tra cui la Fondazione Migrantes – hanno creato una rete che aveva nel titolo il suo ideale: “Ero straniero”. Ne nacquero proposte concrete e confluirono in una proposta di legge di iniziativa popolare, spinta in Parlamento dal sostegno di 90.000 firme, finita arenata in Commissione Affari costituzionali alla Camera. Oggi, a vent’anni di distanza, quelle realtà sono tornate ad incontrarsi. Il giorno è il 14 luglio, il luogo lo stesso della fondazione, la sala Zuccari di palazzo Giustiniani. Anche la Bossi-Fini è la stessa, nonostante le critiche ricevute in questi anni da tutte le parti, persino dai suoi creatori. Intorno, però, tutto è cambiato. L’Italia là fuori è più vecchia e ha perso la fertilità. I bambini non nascono, i giovani emigrano. È stanca e tra poco non ci saranno più braccia né menti a costruire il suo futuro. I cittadini stranieri sono 5,2 milioni, un valore (sottostimato) pari all’8% della popolazione nazionale, quasi interamente raggiunto nel corso degli ultimi trenta anni. Anche il mondo è cambiato, più instabile, più fragile, almeno – forse – più consapevole. Una pandemia ha mostrato quali attività sono davvero essenziali alla sopravvivenza delle società, e chi le svolge. Una guerra inattesa ha offerto modelli di solidarietà, tra i governi e tra le persone, ma ha anche approfondito crisi già in corso – di disuguaglianza, di fame, di clima – e aggravato la condizione di intere fasce di mondo: chi sopravvivrà, tenterà di migrare. Se già nel 2002 sollevavano perplessità, le regole italiane sui flussi appaiono oggi decisamente e gravemente inadeguate. Non sono sufficienti gli ingressi e le conversioni per lavoro consentiti dai decreti flussi: la loro pubblicazione una volta l’anno (per di più a discrezione della politica), la limitatezza delle quote (raddoppiate fino a 70.000 col decreto 2022, ma a fronte di oltre 100.000 domande dei datori), la condizione di avere un’offerta di lavoro prima dell’ingresso rendono incerto, a tratti inapplicabile, l’unico meccanismo (tendenzialmente) stabile di ingresso per lavoro. Non sono sufficienti neppure le sanatorie, cicliche nella loro straordinarietà visto che, nell’assenza di alternative, l’irregolarità dei lavoratori stranieri è un fenomeno inestinguibile. È la dolorosa conseguenza di quando la norma non ascolta la realtà. Ma a quali categorie sono destinate quelle sanatorie, e quanto tempo ci vuole prima di esaminare tutte le domande? Quanta sofferenza si vive prima di una risposta positiva? Quanti, nel frattempo, sprofondano nella marginalità, cedono alla criminalità, semplicemente non ce la fanno e muoiono, come Yusupha, come Isetu, come tanti e tanti invisibili di cui non sapremo mai? La soluzione è semplicissima e rivoluzionaria: mettere in contatto datori e lavoratori attraverso i confini. Se la condizione deve essere la disponibilità di un lavoro in Italia, aprire canali che consentano all’informazione del bisogno di un’impresa di raggiungere chi cerca occupazione, in qualunque parte di mondo viva. Con i mezzi tecnologici di oggi è perfettamente possibile e la società civile è già in grado di offrire l’infrastruttura di accoglienza e integrazione. Se i benefici umani non bastassero, dal punto di vista più materiale, ciò creerebbe più lavoro locale e più entrate per il fisco, oltre a rispondere alle esigenze del mondo produttivo. Ci sta provando la piattaforma MyGrants, che testa e poi pubblicizza le competenze dei lavoratori iscritti: il fondatore Chris Richmond sogna corridoi intellettuali per la libera circolazione delle conoscenze. Sulla necessità di una via legale di ingresso, certa e permanente, tutti si trovano d’accordo: esponenti dell’associazionismo e della società civile come Giulia Gori e sindacalisti come Hardeep Kaur, ma anche studiosi come Chiara Tronchin e imprenditori come Claudio Cappellini. Persino la politica quando è seria e l’amministrazione, della cui difficoltà di fronte a norme rigide e cieche ha parlato Tatiana Esposito, del Ministero del lavoro. In sala Zuccari, per un attimo, la soluzione è parsa limpida e afferrabile. Ma allora, cos’è che per vent’anni ha impedito di agire? Non la razionalità dei dati, piuttosto un sentimento di immotivata avversione verso l’altro, alimentato dall’ottica di emergenza e di paura che continua a caratterizzare il racconto dell’immigrazione diffuso da televisione e social media. L’ha spiegato l’economista Leonardo Becchetti e l’ha testimoniato Giulia Capitani di Oxfam: con questa consapevolezza, “Ero straniero” ha sempre affiancato alle proposte tecniche la promozione di una nuova narrazione. La migrazione non è un ostacolo e non è un problema, reca con sé una componente di dolore, ma anche una di speranza e si trasforma in trauma, persino in morte, solo quando le politiche dei confini non la agevolano e vorrebbero impedirla. Di per sé, storicamente, la migrazione ha fatto la ricchezza le nazioni, ha ricordato Becchetti. Consentirla in semplicità e sicurezza è il passo urgente da fare oggi: anche in mezzo alla crisi, anzi proprio allora, visto che di quella crisi può essere parte della soluzione. L’esperienza mostrerà che una politica di flussi per lavoro liberi e stabili non produce perdenti, ma solo vincitori. In prospettiva, condurrà al superamento dell’attuale segmentazione del lavoro – che relega i lavoratori stranieri ad alcuni ruoli soltanto, per lo più non qualificati – valorizzando le competenze di ognuno, combinandole con la formazione e lasciando esprimere le potenzialità. Se è una legge ad impedire questo bellissimo circolo virtuoso, allora forse è proprio il caso di cambiarla. (livia Cefaloni)    

La parte migliore

18 Luglio 2022 - Città del Vaticano - Agire, ascoltare. Sono i due verbi che accompagnano la riflessione di queste due domeniche di luglio: agire, l’agire misericordioso, è il Vangelo di domenica scorsa, appartiene al buon samaritano che si china per aiutare la vittima della violenza abbandonata sul ciglio della strada. Ascoltare – ascolto della parola di Dio – è l’atto che Maria, la sorella di Marta, compie una volta ospitato Gesù nella loro casa di Betania. Potremmo quasi dire che in questa pagina del Vangelo Luca pone in primo piano il tema dell’ospitalità, che significa, certo, condividere la casa e il cibo, ma ancor di più trovare il tempo per ascoltare l’altro, per essere accanto all’ospite accolto. Marta, come il buon samaritano, si spende per l’altro, nel caso per il Signore che è entrato nella sua casa e si ribella all’immobilità della sorella che “seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola”. Luca, in questa pagina del Vangelo, ripropone, in modo diverso, quanto è tramandato dal Talmud, dove si legge che il mondo poggia su tre colonne: lo studio della Torah, il culto e le opere di misericordia. Per l’evangelista l’ascolto della Parola – “nella capacità dell’ascolto c’è la radice della pace”, dice il Papa – è in mezzo e unisce il fare misericordia e pregare. Perché è proprio nell’ascolto della Parola che troviamo la guida per i nostri gesti verso i fratelli e per comprendere meglio il senso e il valore della preghiera. Marta si lamenta e si rivolge a Gesù chiedendogli di dire a Maria di aiutarla. La risposta ancora una volta sorprende, “ribalta il nostro modo di pensare”, afferma Francesco all’Angelus: “Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una sola cosa c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta”. La risposta di Gesù è da un lato impegno a riconoscere “la generosa premura di Marta”; dall’altro sottolinearle che “c’è un ordine di priorità nuovo, diverso da quello che fino a allora aveva seguito”, c’è una “parte migliore cui va dato il primo posto”, ovvero l’ascolto della parola di Gesù, e tutto il resto, afferma il Papa, “viene dopo, come un corso d’acqua che scaturisce dalla sorgente”. Altra sottolineatura del vescovo di Roma, Maria è seduta ai piedi di Gesù, perché “ha capito che lui non è un ospite come gli altri. A prima vista sembra che sia venuto a ricevere, perché ha bisogno di cibo e di un alloggio, ma in realtà il Maestro è venuto per donarci sé stesso mediante la sua parola”. La “parte migliore” perché la sua, afferma Francesco, non è una parola astratta, “è un insegnamento che tocca e plasma la vita, la cambia, la libera dalle opacità del male, appaga e infonde una gioia che non passa”. Ecco perché Maria si ferma e ascolta: il resto verrà dopo. E quell’ascolto, dice il Papa, “non toglie nulla al valore dell’impegno pratico, però esso non deve precedere, ma sgorgare dall’ascolto della parola di Gesù, dev’essere animato dal suo Spirito. Altrimenti si riduce a un affannarsi e agitarsi per molte cose, si riduce a un attivismo sterile”. Il tempo delle vacanze, per Francesco, può essere anche il tempo dell’ascolto, perché oggi “si fa sempre più fatica a trovare momenti liberi per meditare. Per tante persone i ritmi di lavoro sono frenetici, logoranti. Il periodo estivo può essere prezioso anche per aprire il Vangelo e leggerlo lentamente, senza fretta, un passo ogni giorno, un piccolo passo del Vangelo”. E “lasciamoci interrogare da quelle pagine, domandiamoci come sta andando la nostra vita, se è in linea con ciò che dice Gesù o non tanto”. Domenica nella quale Francesco ricorda il suo prossimo viaggio in Canada, partirà domenica prossima; “pellegrinaggio penitenziale” lo definisce, per contribuire al “cammino di guarigione e riconciliazione” e ricorda che “molti cristiani, compresi alcuni membri di istituti religiosi, hanno contribuito alle politiche di assimilazione culturale che, in passato, hanno gravemente danneggiato, in diversi modi, le comunità native”. Infine, esprime vicinanza e chiede la fine delle violenze e un dialogo per il bene comune in Sri Lanka. Quindi nuovo appello per la martoriata Ucraina: “la guerra crea solo distruzione e morte, allontanando i popoli, uccidendo la verità e il dialogo”. Per questo chiede che riprendano i negoziati, per non “alimentare l’insensatezza della guerra”. (Fabio Zavattaro - Sir)

Don Maffeis è il nuovo arcivescovo di Perugia-Città delle Pieve

16 Luglio 2022 - Don Ivan Maffeis è il nuovo arcivescovo di Perugia-Città della Pieve. La nomina questa mattina di Papa Francesco. Nato il 18 novembre 1963 a Pinzolo, in provincia di Trento don Maffeis è stato ordinato sacerdote il 26 giugno 1988. Nella sua diocesi ha ricoperto diversi incarichi- Tra questi la direzione del settimanale diocesano Vita Trentina e della Radio Diocesana (2001-2009). Successivamente in Cei è stato vice-Direttore e direttore fino al 2019 e Sotto-Segretario dal 2015 al 2020). Ritornato nella sua diocesi ha guidato, come parroco le comunità di Rovereto S. Marco e S. Famiglia, di Trambileno, Vanza, Noriglio e Terragnolo. “Vengo fra voi per mettermi in ascolto di questa preziosa terra di santi e di bellezza, della quale chiedo con umiltà di divenirne figlio; vengo – ha scritto il neo arcivescovo nel suo priomo messaggio alla diocesi che è stato choiamto a guidare -  per amare questa Chiesa con tutte le mie forze, in un servizio di preghiera e di dedizione; vengo per condividere – alla luce del Vangelo di Gesù Cristo – ‘le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce’ di ciascuno. Offro la disponibilità a incontrare e a lasciarmi incontrare nella maniera più ampia e diretta possibile”. A don Ivan, che è anche direttore di questa testata, gli auguri di un proficuo lavoro da parte della Fondazione Migrantes certi del contributo che saprà dare nell’attuale contesto sociale, culturale ed ecclesiale della Chiesa che è in Perugia-Città della Pieve. (R.Iaria)

Viminale: da inizio anno sbarcate 31.947 persone sulle coste italiane

15 Luglio 2022 -
Roma -Sono 31.947 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno. Il dato è del ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina. Di questi 5.730 sono di nazionalità bengalese (18%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Egitto (5.391, 17%), Tunisia (5.003, 16%), Afghanistan (3.292, 10%), Siria (1.922, 6%), Costa d’Avorio (1.210, 4%), Eritrea (939, 3%), Guinea (939, 3%), Iran (761, 2%), Pakistan (645, 2%) a cui si aggiungono 6.182 persone (19%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Fino ad oggi sono stati 3.907 i minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto il nostro Paese via mare. Per quanto riguarda la presenza di migranti in accoglienza, i dati parlano di 92.470 persone su tutto il territorio nazionale di cui 689 negli hot spot (409 in Sicilia e 280 in Puglia), 61.387 nei centri di accoglienza e 30.394 nei centri Sai. La Regione con la più alta percentuale di migranti accolti è la Lombardia (11%, in totale 10.634 persone), seguita da Emilia Romagna (10%), Lazio e Piemonte (9%), Sicilia (8%) e Toscana (7%).

Canarie: bimba e donna migranti morte durante traversata

15 Luglio 2022 - Madrid - Una bimba di circa quattro anni e una donna sono state trovate morte su un'imbarcazione di fortuna utilizzata da migranti  per tentare di raggiungere le isole Canarie (Spagna). Lo riporta l'agenzia di stampa Efe - ripresa da Ansa - in base a informazioni dei servizi d'emergenza spagnola. Le due persone decedute sono state trovate nel corso della nottata scorsa, durante la quale sono state effettuate diverse operazioni di salvataggio di migranti. In tutto, sono state fatte sbarcare oltre 100 persone.

Ucraina: quasi 151mila i profughi che hanno raggiunto l’Italia

15 Luglio 2022 -
Roma - Sono 150.791 le persone in fuga dal conflitto in Ucraina giunte fino a oggi in Italia, 143.405 delle quali alla frontiera e 7.386 controllate dal compartimento Polizia ferroviaria del Friuli Venezia Giulia. Ne dà notizia il Viminale precisando che “sul totale, 79.945 sono donne, 24.063 uomini e 46.783 minori”. Le principali città di destinazione dichiarate all’ingresso in Italia continuano ad essere Milano, Roma, Napoli e Bologna.

Card. Zuppi: ci auguriamo uno scatto di responsabilità

15 Luglio 2022 -
Roma - “Guardiamo con grande preoccupazione alla situazione politica che si sta determinando e che rischia di sovrapporsi ad una fase di crisi più generale che sta già incidendo in modo pesante sulla vita delle persone e delle famiglie”. Lo dichiara il card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, commentando gli ultimi sviluppi politici. “La guerra in Ucraina e le sue temibili conseguenze; l’inflazione a livelli eccezionali che richiede continuità e tempestività di interventi urgenti; le pandemie che non smettono di colpire; il lavoro mortificato dalla precarietà e dalla generale incertezza sono elementi che impongono chiarezza di decisioni e una forte concertazione con le parti sociali e con l’Europa. Il confronto dialettico e il pluralismo – ricorda il Cardinale – sono una ricchezza irrinunciabile della democrazia ancora di più in vista delle prossime naturali scadenze elettorali, ma in un momento come questo conviene avvenga nel massimo della convergenza e della stabilità per terminare l’avvio di interventi decisivi sui quali da mesi si sta discutendo e che condizioneranno i prossimi anni. Per questo ci auguriamo che vi sia uno scatto di responsabilità in nome dell’interesse generale del Paese che deve prevalere sulle pur legittime posizioni di parte per identificare quello che è necessario e possibile per il bene di tutti”.

Ma davvero a scuola nessuno è straniero

15 Luglio 2022 -
Milano - Secondo il Rapporto statistico del Ministero dell'Istruzione (2021) oggi sui banchi di scuola siedono 876.801 studenti non italiani e, se si includesse in tale stima anche i figli di coppie miste o adottati, e coloro che hanno ottenuto la cittadinanza italiana, i numeri raddoppierebbero, collocandosi tra il milione e mezzo e i due milioni di alunni (su un totale di circa otto milioni di studenti). Parliamo di persone, bambine e bambini, ragazze e giovani, già in mezzo a noi. Mentre a livello politico si infiamma la battaglia sullo Ius scholae (come ieri quella per lo Ius culturae), la realtà delle nostre aule è molto più avanti dei contrasti di parte e ci racconta come, per gli insegnanti e i dirigenti italiani, a scuola nessuno è straniero, ma ciascuno, nella sua singolarità psicologica, sociale e culturale, è una persona da accogliere e da accompagnare nella crescita, perché possa fiorire. Sarebbe desiderabile che la politica ascoltasse la lezione di realtà che la scuola propone e che contiene una grande saggezza: la possibilità di futuro e di sviluppo di un Paese è legata alla cura dell'intelligenza e del cuore dei bambini e dei giovani che frequentano la scuola. Purtroppo i riflettori dell'attenzione mediatica vengono accesi solo in presenza di episodi di criminalità quando vedono protagoniste persone non italiane, e su questo fanno leva le forze politiche ostili allo Ius scholae per alimentare rabbia e paure, in previsione di un tornaconto elettorale, perdendo così di vista l'unica prospettiva vantaggiosa per il nostro futuro, che è quella dell'accoglienza. Riconoscere il desiderio di questi nuovi italiani di diventare a pieno titolo cittadini italiani, così come oggi, a pieno titolo, fanno parte della classe che frequentano e della scuola del quartiere dove abitano, è investire sul futuro del nostro Paese, oggi interessato da un crescente invecchiamento e da una preoccupante diminuzione del numero di nascite. Dobbiamo poter contare sull'intelligenza, il talento, la passione civile di tutti e la via da seguire è quella dell'inclusione e non dell'esclusione, non solo nella scuola, ma nella comunità sociale. Questo lo hanno capito gli insegnanti, le parrocchie, le associazioni di volontariato, le società sportive e ricreative. È già tanto, ma non è sufficiente. Quello che nella scuola e nella società civile è realtà diffusa chiede oggi alla politica di superare pregiudizi ideologici e calcoli di corto respiro. La scuola è il più grande luogo di inclusione di cui disponiamo, dove gli studenti di ogni età e di ogni appartenenza sociale e culturale, imparano a diventare cittadini. Nel 2019 il Parlamento italiano, con voto unanime, ha approvato la legge n.92, che introduce l'insegnamento dell'educazione civica nelle scuole di ogni ordine e grado. Nel testo si afferma una idea di cittadinanza non semplicistica o puramente formale, ma attiva, partecipativa, pluridimensionale, inclusiva. Se è stato possibile per il Parlamento trovare un accordo solo qualche anno fa, in tema di cittadinanza, dovrebbe essere in grado di farlo anche oggi, in coerenza con la visione che allora è stata condivisa. (Italo Fiorin - Presidente Scuola di Alta Formazione Eis, Università Lumsa e membro dell'Osservatorio nazionale per l'integrazione degli alunni stranieri e per l'intercultura del Ministero dell'Istruzione).
Si tratta di una lettera pubblicata oggi su Avvenire

Vangelo Migrante: XVI Domenica del Tempo Ordinario | Vangelo (Lc 10,38-42)

15 Luglio 2022 - La storia del Vangelo di questa domenica la conosciamo bene: è quella di Marta e Maria. Gesù e i suoi discepoli sono in viaggio e Marta lo ospitò. Marta ha una sorella di nome Maria ma lei è la primogenita, la generosa ma anche la pratica, l’operativa e, se vogliamo, la servizievole. Lei ospita Gesù, e sua sorella non si mette a collaborare con lei. Dal dialogo che segue con Gesù, comprendiamo che Marta ha un problema: è arrabbiata e, per questo, rimprovera il Signore perché nelle cose che sta dicendo non si interessa di quella ingiustizia domestica. E interviene sulla Sua predica borbottando: “dille che mi aiuti!” Ha ospitato il Signore ma resta nel suo mondo: il Signore deve fare (e dire) quello che dice lei. Gesù le dà una risposta pungente e profonda allo stesso tempo: ci sono altre cose che contano; quelle a cui lei dà importanza, sono ‘a termine’ e, per questo, secondarie. Prima o poi le saranno tolte. Come Marta, anche per noi un Signore che non risponde ai nostri schemi, compreso il nostro senso di giustizia, … sta sbagliando. In chi non vede altro, questo fa rabbia. Tanta. Ma questo non è lo schema del Vangelo. Non è l’assoluto per la vita eterna. Con Gesù i conti non tornano mai. Gesù non è venuto a portare giustizia (un tanto ciascuno) ma è venuto a portare la parte migliore di ogni cosa, a tutti. Le aspettative di Marta sono deluse. Ma ciò che è più grave è che con il suo gesto non accoglie il Signore. Lo alloggia. Accogliere è anche ascoltare; e lei, invece, continua a parlare … È un rischio: si può dare spazio al Signore, essere operativi per Lui ma non lasciarlo parlare. Quando il Signore arriva può chiedere anche qualcosa di diverso da quello che noi pensiamo; qualcosa che potremmo non ritenere importante. Il Signore può visitarci anche come accade con alcune ‘prove’: quante volte ci accorgiamo che potevano essere un’opportunità per cambiare il nostro cuore e, invece, essendoci concentrati sulle soluzioni, non abbiamo permesso che ci parlassero e ci cambiassero. È un Vangelo che mette in crisi uno stile efficentista ed efficace, anche nell’accoglienza. Un’ospitalità solo organizzativa che non prevede l’ascolto … oltre a non esser accogliente rischia anche di essere dannosa. Il problema quel giorno non era preparare il pranzo o fare bella figura ma era accogliere e ascoltare Gesù.  Forse Marta se n’è accorta solo dopo che Gesù se n’è andato! Ma per fortuna Gesù tornerà. Perché torna sempre. (p. Gaetano Saracino)

Cei: quasi nove milioni di euro per 48 nuovi progetti nel Terzo Mondo

14 Luglio 2022 -
Roma - Il Comitato per gli interventi caritativi a favore del Terzo Mondo, nella riunione dell'8 e 9 luglio, ha approvato 48 nuovi progetti, per i quali saranno stanziati € 8.884.515 così suddivisi: € 3.629.015 per 21 progetti in Africa, € 1.695.096 per 8 progetti in America Latina; € 1.805.035 per 13 progetti in Asia; € 1.605.209 per 4 progetti in Medio Oriente; € 150.160 per 2 progetti nell’Europa dell’Est. Tra gli interventi più significativi, quattro sono in Africa: in Etiopia, le Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli costruiranno un centro di formazione professionale per favorire la promozione e lo sviluppo socioeconomico delle giovani donne. Insieme ai corsi di informatica, cucina, taglio e cucito, è previsto anche un servizio di sostegno psicologico per disabili, vittime di violenza e situazioni di disagio. In Ciad, BELACD Caritas offrirà formazione sull’agro-ecologia al fine di assicurare la sicurezza alimentare e nutrizionale e rinforzare l’economia locale attraverso il sostegno alla produzione vegetale ed animale per 4200 famiglie organizzate in 60 gruppi che lavorano presso 6 filiere di produzione. In Mozambico si provvederà invece ad arredare ed attrezzare una scuola agraria.  Nella Repubblica Democratica del Congo, i fondi dell’8xmille serviranno a costruire e equipaggiare un Centro ospedaliero ed oftalmologico con 200 posti letto, dove opererà uno staff di 70 persone. Tra i progetti approvati in America Latina, due saranno realizzati in Brasile: il primo riguarda un centro sociale che accoglierà 160 anziani  in situazione di povertà e vulnerabilità sociale della regione metropolitana di Belém; il secondo ha come destinatari i piccoli produttori di 16 municipi ed è volto a facilitare l’accesso a risorse tecniche e finanziarie per le loro attività, migliorandone le condizioni di vita e promuovendo la difesa dei diritti umani. In Ecuador, grazie al supporto della Caritas locale, verrà creata una Scuola di sviluppo umano integrale e solidale e d’economia sociale e solidale, si potenzierà la capacità di commercializzazione e vendita dei prodotti e si promuoveranno gruppi di risparmio e credito: il tutto a beneficio di 200 nuclei familiari. Nel Continente Asiatico, due interventi riguardano l’India: la Congregazione di Santa Teresa di Lisieux, che gestisce dal 2010 un centro di formazione professionale per infermieri, provvederà ad ammodernare e equipaggiare un laboratorio, una biblioteca, una sala informatica. I Padri Carmelitani di Maria Immacolata, sosterranno invece la formazione di circa 200 persone disabili di 19 villaggi del distretto di Idukki in vista della loro inclusione lavorativa. In Medio Oriente, uno dei progetti verrà sviluppato, grazie alla Caritas, in Turchia: l’obiettivo è migliorare l’inclusione di circa 4000 migranti e persone fragili presenti sul territorio nazionale attraverso l’educazione (con corsi di lingua, attività di doposcuola e corsi professionalizzanti), l’avvio di microimprese, il sostegno economico alle famiglie più povere, la creazione di centri di ascolto e l’offerta di supporto psicologico.

Circo: ad ottobre il festival di Latina

14 Luglio 2022 - Latina - Dal 13 al 27 ottobre prossimo a Latina la 23^ edizione dell’International Circus Festival of Italy, la manifestazione circense, storicamente legata al nome del capoluogo italiano, tesa alla promozione del Circo e dello spettacolo dal vivo. L’evento si snoderà, come ogni anno, attorno alla competizione tra i migliori artisti circensi selezionati nei cinque continenti che si esibiranno di fronte ad una Giuria Tecnica Internazionale composta dai massimi esperti del settore e ad una Giuria della Critica di cui faranno parte giornalisti e personalità del mondo dello spettacolo. I premi “Latina d’Oro”, “Latina d’Argento” e “Latina di Bronzo” saranno consegnati durante la serata finale del 17 Ottobre.

Papa Francesco: a settembre visita ad Assisi e Matera

14 Luglio 2022 - Roma - A settembre papa Francesco sarà ad Assisi e Matera. Due giorni intensi che inizieranno il 24 settembre nella città del Poverello  per l’evento «The Economy of Francesco». Alle 9,30 l’elicottero con a bordo il Papa arriverà nel piazzale antistante il palaeventi di Santa Maria degli Angeli, dove sarà accolto da tre giovani, in rappresentanza dei partecipanti all’evento, e dai membri del comitato promotore: Luigino Bruni, Francesca di Maolo, suor Alessandra Smerilli, rappresentanti delle Famiglie francescane di Assisi e della Pro Civitate Christiana. Alle 10 il Papa raggiungerà il palco per l’incontro con i giovani, che prevede il racconto di esperienze da parte di otto giovani. Poi il discorso del Santo Padre. Alle 11.30, al termine dell’incontro, il Papa raggiungerà in auto il piazzale antistante il Teatro, da dove un quarto d’ora dopo è previsto il decollo da Santa Maria degli Angeli. L’evento coinvolgerà i giovani di oltre 100 Paesi del mondo. Il giorno successivo, domenica 25 settembre, papa Francesco sarà a Matera nella giornata conclusiva del Congresso eucaristico nazionale. Alle 8,30 l’elicottero con a bordo il Santo Padre arriverà nello Stadio comunale XXI Settembre. A Matera Francesco sarà accolto dal card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, da mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, arcivescovo di Matera-Irsina, e dalle autorità locali. Subito dopo il trasferimento in auto in cattedrale, dove alle 9 si svolgerà l’incontro con i profughi e i rifugiati. Il programma prevede la presentazione di mons. Caiazzo e le parole di saluto del Papa, che alle 9.30 lascerà la cattedrale. Alle 10, in piazza Matteotti, la concelebrazione eucaristica per la conclusione del Congresso eucaristico nazionale, con l’omelia del Papa e l’Angelus, cui seguiranno le parole di ringraziamento del card. Zuppi. Alle 11.45 Il Santo Padre raggiungerà in auto  la mensa della fraternità intitolata a «Don Giovanni Mele» dove è prevista la benedizione e inaugurazione della nuova struttura. Alle 12.30, nello stadio comunale il saluto alle autorità e la partenza per il Vaticano.

Camminando, in ascolto

14 Luglio 2022 - Roma - Dall’ascolto… ai linguaggi. Le prospettive per il secondo anno del Cammino sinodale, dal titolo “I cantieri di Betania”, disegnano un percorso molto affascinante che richiede un “di più” di progettualità e creatività. Quel “da… a”, infatti, non indica la vastità, la complessità o il paragone, ma l’input iniziale che traccia anche il dispiegarsi nello spazio e nel tempo. È l’ascolto delle persone e della realtà a sostenere l’impegno, come si legge nel testo, a “rimodulare i linguaggi ecclesiali, ad apprenderne di nuovi, a frequentare canali meno usuali…”. E, prima ancora, è l’ascolto dello Spirito a sorprendere come è sempre avvenuto nella nostra storia. È una riscoperta, per quanti sono impegnati nella comunicazione, a tessere le trame di un processo che, se realizzato fino in fondo, porta sempre alla donazione di sé nell’amore. (Vincenzo Corrado)      

Migranti: convenzioni scadute e stop ai mediatori

14 Luglio 2022 -

Dal primo luglio circa 300/350 mediatori sono rimasti a casa e gli uffici immigrazione, già in affanno per ferie e malattie legate al Covid, si ritrovano anche senza questa risorsa essenziale. Senza contare l’aumentato afflusso di pratiche, dovuto all’arrivo dei profughi ucraini.

Due sindacati di polizia hanno scritto alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese per avere l’immediato ripristino del servizio. La pubblica sicurezza, dice il segretario del Siulp Fabio Lauri, «non può permettersi di rinunciare a nessuna delle risorse disponibili. Men che meno dei traduttori e degli interpreti che consentono di assolvere alle funzionalità necessarie degli Uffici immigrazione, già oberati da lavoro ordinario e straordinario». Parole analoghe quelle del Sap, Sindacato autonomo di polizia, che richiedono alla ministra «un intervento in favore di una celere definizione della procedura contrattuale ». «Sei mesi e poi ad un certo punto il 30 giugno alle 18 di pomeriggio ci dicono che la trattativa con il Ministero non è andata bene e che dal giorno dopo non lavoriamo più». Mediatori che aiutano da Ventimiglia a Lampedusa, nelle situazioni più delicate. «Alcune questure riescono a riempire quei buchi, altre come Napoli, sono in forte difficoltà – continua Mouktar –. Lì avevamo 13 mediatori che parlavano diverse lingue ed il flusso è di 300 migranti al giorno, di cui 200 ucraini».

Anche R.I., mediatore ad Alessandria, è a casa dal primo luglio, «dall’emergenza nord Africa in poi il mediatore culturale è una figura indispensabile per i lavori degli uffici immigrazione e delle prefetture». Intanto un gruppo di mediatori, a seguito del temporaneo mancato rinnovo del contratto si sta organizzando per parlare con una voce sola con il Ministero, chiedere l’immediato ripristino del servizio e un riconoscimento della professione a livello nazionale che li possa far accedere ad una contrattazione collettiva.

 

GMMR: le celebrazioni in Italia

12 Luglio 2022 - Roma - Le celebrazioni ufficiali della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2022 si svolgeranno quest’anno in Sardegna. L’iniziativa è della Commissione Cei per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes che proprio in questa regione promuoverà, dal 29 agosto al 2 settembre ad Alghero, il Corso di Alta Formazione sul tema “Costruire il futuro con” per tutti i direttori e collaboratori diocesani Migrantes d’Italia. In Sardegna anche la celebrazione eucaristica nazionale che si svolgerà domenica 25 settembre, Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato nella cattedrale di Iglesias, alle ore 11, presieduta da mons. Giovanni Paolo Zedda, Vescovo di Iglesias e delegato Migrantes della Conferenza Episcopale Sarda. (R.Iaria)

Migrantes Crotone-Santa Severina: sr Pisani, “non basta accogliere, ma bisogna innescare processi di integrazione”

13 Luglio 2022 - Crotone - Il 27 giugno scorso, a Roccella Jonica, sono arrivati 108 migranti. Il 3 luglio sono sbarcati altri 50. Poche ore dopo, sulle coste calabresi sono arrivate altre 150 persone. “Il mare piatto di questi giorni favorisce gli sbarchi, con le rotte che provengono dalla Afghanistan e dalla Turchia, ma anche dalla Siria”, dice al Sir suor Loredana Pisani, direttrice dell’Ufficio Migrantes dell’arcidiocesi di Crotone-Santa Severina. Dall’inizio del 2022 sono stati 34 gli sbarchi in Calabria, per un totale di circa 5mila migranti. E con l’estate ancora nel vivo, non c’è dubbio che il numero degli arrivi per l’anno in corso sarà ben superiore rispetto alle 7mila unità fatte registrare nel 2021. Roccella, Siderno, Caulonia, Palizzi, Reggio Calabria, le località dove più di tutte si verificano gli sbarchi. Nel Reggino, infatti, gli approdi nel 2022 sono aumentati, come testimonia Cristina Ciccone, presidente della cooperativa Demetra, nata grazie al Progetto Policoro, impegnata nell’accoglienza nella diocesi di Reggio Calabria-Bova. Tra i nodi da risolvere dell’impegno delle associazioni e delle Istituzioni ecclesiali e civili, c’è quello delle carenze strutturali e della necessità di garantire situazioni di accoglienza dignitose a quanti arrivano in Calabria. Anche perché “da febbraio – spiega Ciccone – da un lato abbiamo dovuto provvedere all’accoglienza dei migranti, per i quali vengono utilizzate anche palestre presenti in città, dall’altro vi è stato il fermento dovuto all’arrivo delle famiglie ucraine, per cui non sempre si riesce a dare accoglienza dignitosa”. Nel Crotonese la situazione non è delle migliori. Il capoluogo pitagorico, grazie al centro di accoglienza “Sant’Anna” di Isola Capo Rizzuto, è quello maggiormente impegnato nell’accoglienza dei migranti che arrivano nell’area dello Jonio calabrese. “Il maggior numero di sbarchi si verifica nei mesi primaverili ed estivi perché la costa jonica è sempre accessibile, di conseguenza diventa un punto strategico”, evidenzia suor Pisani. “L’ultimo sbarco, di pochi giorni fa, con 150 persone in due momenti diversi, tra cui anche dei minori, ha visto approdare sulle nostre coste persone provenienti da Afghanistan, Iraq, Iran e Turchia, che sfuggono dalla povertà e dalla guerra. Un fatto è certo: Crotone è un punto di sbarco, ma chi viene qui lo fa per raggiungere altri luoghi, perché starci non conviene; infatti, la pandemia, la mancanza di lavoro e la carenza delle infrastrutture rendono non appetibile il territorio”. In Calabria i migranti arrivano a migliaia, vengono aiutati dalla Capitaneria di Porto, dalla Protezione Civile e dalla Croce Rossa, secondo le sensibilità dei territori. Gli organismi ecclesiali, da parte loro, offrono ascolto, accoglienza, cura pastorale. È essenziale, soprattutto da parte delle associazioni impegnate sui territori, dare un sostegno a quanti arrivano. Così come ha inteso fare Medici senza frontiere (Msf), che a Roccella, durante l’estate, fornirà supporto medico e psicologico ai migranti, con particolare attenzione all’individuazione di persone con vulnerabilità mediche a cui garantire la continuità delle cure nelle strutture di prima e seconda accoglienza. “In questi primi giorni abbiamo visto arrivare, dopo viaggi lunghi giorni e spesso a bordo di imbarcazioni fatiscenti, famiglie, minori soli, donne incinte – afferma Giovanni Perna, capo progetto di Msf a Roccella Jonica -. Siamo qui per supportare la città e in generale tutto il territorio della Prefettura di Reggio Calabria, che dall’inizio dell’anno è stata chiamata a gestire uno sbarco in media ogni 3 giorni”. L’altro segnale viene dalla Capitaneria di Porto di Reggio Calabria, che ha messo a regime tre motovedette classe 300 pronte ad intercettare nelle miglia di competenza quanti arrivano via mare. Gli Uffici diocesani Migrantes e Caritas, unitamente alle parrocchie e alle associazioni legate alla progettualità ecclesiale, sono attenti a quanto accade nei territori. Il 2022 è stata una sorta di palestra, perché arrivi di ucraini e incremento dei migranti hanno chiamato a una nuova responsabilità. Terminata l’esperienza della comunità parrocchiale San Nicola di Roccella Jonica, che per un mese ha accolto 50 giovani profughi sfuggiti dalla guerra, l’impegno nella carità è diffuso a più livelli nelle zone “calde” degli sbarchi: “Il nostro desiderio è quello di offrire assistenza, anche solo una vicinanza di prossimità – chiarisce suor Pisani -. Non basta accogliere, ma bisogna innescare processi di integrazione, imparando a far convivere le diverse culture”. A farle eco Agostino Martino, socio della cooperativa Demetra, responsabile dell’area immigrazione: “Noi non ci occupiamo di prima accoglienza, ma da anni siamo impegnati nel campo dell’immigrazione con diversi progetti di prossimità, una presa in carico olistica per non abbandonare nessuno di quelli che arriva nel Reggino, a partire dalle criticità dell’area di Gioia Tauro, dove si trova la tendopoli di San Ferdinando e, ancora, l’insediamento dei migranti a Taurianova”. Questo perché “la logica dell’assistenza non ha senso: dobbiamo puntare sulla emancipazione”. (Fabio Mandato – Sir)