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La parte migliore
Don Maffeis è il nuovo arcivescovo di Perugia-Città delle Pieve
16 Luglio 2022 - Don Ivan Maffeis è il nuovo arcivescovo di Perugia-Città della Pieve. La nomina questa mattina di Papa Francesco. Nato il 18 novembre 1963 a Pinzolo, in provincia di Trento don Maffeis è stato ordinato sacerdote il 26 giugno 1988. Nella sua diocesi ha ricoperto diversi incarichi- Tra questi la direzione del settimanale diocesano Vita Trentina e della Radio Diocesana (2001-2009). Successivamente in Cei è stato vice-Direttore e direttore fino al 2019 e Sotto-Segretario dal 2015 al 2020). Ritornato nella sua diocesi ha guidato, come parroco le comunità di Rovereto S. Marco e S. Famiglia, di Trambileno, Vanza, Noriglio e Terragnolo. “Vengo fra voi per mettermi in ascolto di questa preziosa terra di santi e di bellezza, della quale chiedo con umiltà di divenirne figlio; vengo – ha scritto il neo arcivescovo nel suo priomo messaggio alla diocesi che è stato choiamto a guidare - per amare questa Chiesa con tutte le mie forze, in un servizio di preghiera e di dedizione; vengo per condividere – alla luce del Vangelo di Gesù Cristo – ‘le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce’ di ciascuno. Offro la disponibilità a incontrare e a lasciarmi incontrare nella maniera più ampia e diretta possibile”.
A don Ivan, che è anche direttore di questa testata, gli auguri di un proficuo lavoro da parte della Fondazione Migrantes certi del contributo che saprà dare nell’attuale contesto sociale, culturale ed ecclesiale della Chiesa che è in Perugia-Città della Pieve. (R.Iaria) Viminale: da inizio anno sbarcate 31.947 persone sulle coste italiane
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Migranti: convenzioni scadute e stop ai mediatori
Dal primo luglio circa 300/350 mediatori sono rimasti a casa e gli uffici immigrazione, già in affanno per ferie e malattie legate al Covid, si ritrovano anche senza questa risorsa essenziale. Senza contare l’aumentato afflusso di pratiche, dovuto all’arrivo dei profughi ucraini.
Due sindacati di polizia hanno scritto alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese per avere l’immediato ripristino del servizio. La pubblica sicurezza, dice il segretario del Siulp Fabio Lauri, «non può permettersi di rinunciare a nessuna delle risorse disponibili. Men che meno dei traduttori e degli interpreti che consentono di assolvere alle funzionalità necessarie degli Uffici immigrazione, già oberati da lavoro ordinario e straordinario». Parole analoghe quelle del Sap, Sindacato autonomo di polizia, che richiedono alla ministra «un intervento in favore di una celere definizione della procedura contrattuale ». «Sei mesi e poi ad un certo punto il 30 giugno alle 18 di pomeriggio ci dicono che la trattativa con il Ministero non è andata bene e che dal giorno dopo non lavoriamo più». Mediatori che aiutano da Ventimiglia a Lampedusa, nelle situazioni più delicate. «Alcune questure riescono a riempire quei buchi, altre come Napoli, sono in forte difficoltà – continua Mouktar –. Lì avevamo 13 mediatori che parlavano diverse lingue ed il flusso è di 300 migranti al giorno, di cui 200 ucraini».
Anche R.I., mediatore ad Alessandria, è a casa dal primo luglio, «dall’emergenza nord Africa in poi il mediatore culturale è una figura indispensabile per i lavori degli uffici immigrazione e delle prefetture». Intanto un gruppo di mediatori, a seguito del temporaneo mancato rinnovo del contratto si sta organizzando per parlare con una voce sola con il Ministero, chiedere l’immediato ripristino del servizio e un riconoscimento della professione a livello nazionale che li possa far accedere ad una contrattazione collettiva.