Migranti: convenzioni scadute e stop ai mediatori

14 Luglio 2022 –

Dal primo luglio circa 300/350 mediatori sono rimasti a casa e gli uffici immigrazione, già in affanno per ferie e malattie legate al Covid, si ritrovano anche senza questa risorsa essenziale. Senza contare l’aumentato afflusso di pratiche, dovuto all’arrivo dei profughi ucraini.

Due sindacati di polizia hanno scritto alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese per avere l’immediato ripristino del servizio. La pubblica sicurezza, dice il segretario del Siulp Fabio Lauri, «non può permettersi di rinunciare a nessuna delle risorse disponibili. Men che meno dei traduttori e degli interpreti che consentono di assolvere alle funzionalità necessarie degli Uffici immigrazione, già oberati da lavoro ordinario e straordinario». Parole analoghe quelle del Sap, Sindacato autonomo di polizia, che richiedono alla ministra «un intervento in favore di una celere definizione della procedura contrattuale ». «Sei mesi e poi ad un certo punto il 30 giugno alle 18 di pomeriggio ci dicono che la trattativa con il Ministero non è andata bene e che dal giorno dopo non lavoriamo più». Mediatori che aiutano da Ventimiglia a Lampedusa, nelle situazioni più delicate. «Alcune questure riescono a riempire quei buchi, altre come Napoli, sono in forte difficoltà – continua Mouktar –. Lì avevamo 13 mediatori che parlavano diverse lingue ed il flusso è di 300 migranti al giorno, di cui 200 ucraini».

Anche R.I., mediatore ad Alessandria, è a casa dal primo luglio, «dall’emergenza nord Africa in poi il mediatore culturale è una figura indispensabile per i lavori degli uffici immigrazione e delle prefetture». Intanto un gruppo di mediatori, a seguito del temporaneo mancato rinnovo del contratto si sta organizzando per parlare con una voce sola con il Ministero, chiedere l’immediato ripristino del servizio e un riconoscimento della professione a livello nazionale che li possa far accedere ad una contrattazione collettiva.