Primo Piano

Vangelo Migrante: Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo| Vangelo (Lc 23,35-43)

17 Novembre 2022 - Che Dio è un Dio che muore? E per di più, di una morte infamante come la croce, maltrattato e deriso: ‘guardatelo, il Re!’ I più scandalizzati sono i devoti osservanti: “ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto”. Si scandalizzano i soldati, gli uomini forti; come a dire: ‘se sei il re, usa la forza!’ E per bocca di uno dei crocifissi, ritorna con prepotenza anche la tentazione del deserto: “non sei tu il Cristo? salva te stesso e noi”. Fino all’ultimo Gesù deve scegliere quale volto di Dio incarnare: quello di un messia di potere, secondo le attese di Israele, o quello di un Re che sta in mezzo ai suoi come colui che serve? Il messia dei miracoli e della onnipotenza, o quello della tenerezza e del perdono? E sceglie. Ce lo dice l’assassino che prova un moto compassione per Lui e vorrebbe difenderlo pur nella sua impotenza di inchiodato a morte. In risposta all’altro detrattore, urla: “non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena?”. Egli vede Gesù nella loro stessa pena. Eccolo il Re: è dentro il nostro patire, è crocifisso in tutti i crocifissi della storia, naviga nel fiume di lacrime che scorre nel mondo, o tra le onde che solcano mari in cerca di approdo, entra nella morte perché là entra ogni figlio di Dio. E mostra come il primo dovere di chi ama è di essere insieme con l’amato. “Non ha fatto nulla di male!”: questo è Gesù! Niente di male, per nessuno, mai, solo bene, esclusivamente bene. E fa del bene fino alla fine: perdona, si preoccupa non di sé ma di chi gli muore accanto. Anche sull’orlo della morte, stabilisce un momento sublime di comunione che diventa via al cielo: “ricordati di me quando sarai nel tuo regno”, gli chiede uno dei due compagni di sventura. Gesù non solo si ricorda, ma lo porta via con sé, se lo carica sulle spalle, come fa il pastore con la pecora perduta e ritrovata, perché sia più leggero l’ultimo tratto di strada verso casa: “oggi sarai con me in paradiso”. La salvezza è un regalo, non un merito. I re, per come li intende il mondo, la vita la chiedono ai sudditi. Mandano in guerra gli eserciti e garantiscono la vita di tutti salvando la propria! Per Gesù no: Lui è la Via e la fa con noi, la verità e la condivide con noi, la vita e ce la dona! Qualunque sia il nostro passato: questa è la Buona Notizia di Gesù Cristo, Re dell’Universo. (p. Gaetano Saracino)

Arrivi via mare e via terra se i numeri non mentono

17 Novembre 2022 - Roma -  «La presenza delle navi delle Ong fa aumentare gli sbarchi sulle coste italiane». È una delle frasi più ripetute da esponenti del centrodestra. E lo ha sostenuto anche il ministro Piantedosi parlando di «un fattore di attrazione». Ma è vero l’esatto contrario. Da quando le Ong sono state bloccate dal ministro dell’Interno, gli immigrati sbarcati sono quasi raddoppiati. Lo rivelano proprio i dati ufficiali del Viminale, il “cruscotto giornaliero”. Dall’1 al 24 ottobre, giorno dell’intervento di Piantedosi, con le Ong in mare, sono sbarcate 7.244 persone. Dal 25 ottobre a oggi ne sono sbarcate 13.703 (mancano quelle sbarcate negli ultimi due giorni). Ma senza imbarcazioni delle Ong. Nello stesso periodo del 2021 erano sbarcate 6.413 persone. E allora le Ong operavano. Piantedosi, nel suo intervento ha affermato che dall’1 gennaio 2021 al 9 novembre 2022 le Ong, hanno portato sulle coste italiane 21.046 migranti, di cui 9.956 nel 2021 e 11.090 nel 2022. Vero, ma per il 2021 rappresentano il 14% del totale degli sbarchi e per il 2022 l’11%. Dunque addirittura un calo, mentre cresce il totale degli sbarchi. Ma sono sbarchi autonomi o soccorsi da Guardia costiera, Guardia di Finanza e navi mercantili di varie nazionalità. Anche questi sono dati del Ministero. Un’ulteriore conferma arriva dall’ultimo rapporto di Frontex. Nei primi dieci mesi del 2022 gli arrivi di immigrati rilevati ai confini esterni dell’Ue sono stati 275.500, in aumento del 73% rispetto al 2021. La rotta più attiva è quella dei Balcani occidentali, dove si sono registrati 128.438 attraversamenti, in aumento del 168%. Una rotta terrestre dove non ci sono le Ong. E un fortissimo aumento ha avuto anche la rotta del Mediterraneo Orientale (dalla Turchia o dalla Libia orientale), con 35.343 arrivi (+122%). E anche qui non operano le Ong, ma solo le imbarcazioni della Guardia costiera e della Gdf. Mentre la rotta del Mediterraneo Centrale, quella che porta a Lampedusa e dove operano le Ong, pur essendo la seconda in numero assoluto con 79.140 rilevamenti è cresciuta “solo” del 48%. Ma dove finiscono tutti questi immigrati? Come confermato anche per gli ultimi sbarchi in Calabria e Puglia dalla rotta turca, gran parte delle persone, soprattutto afghani, curdi, siriani, non fanno domanda d’asilo e accettano il decreto di respingimento, anche se avrebbero diritto alla protezione internazionale, perché vengono da Paesi in guerra o dove dominano violenza e persecuzione. Ma non vogliono restare in Italia. Per loro è solo luogo di sbarco e di transito per poi raggiungere il Nord Europa, soprattutto attraverso il confine italo-francese. Un percorso in aumento. La prova ce la fornisce Martina Cociglio, operatrice legale del servizio della Diaconia valdese che partecipa, con altre organizzazioni, al progetto Open Europe, sulle tre frontiere, quella di ingresso di Trieste e quelle in uscita di Ventimiglia e Oulx in Val di Susa. A settembre su 391 persone contattate 59 venivano dalla rotta turca, 309 da quella balcanica, 11 da quella libica, 7 da quella tunisino-algerina. E questo spiega perché 268 fossero afghani, seguiti da 45 iraniani e 33 marocchini. Ben 14 le famiglie con figli, anche molto numerose, e in gran parte afghane, 4 quelle senza figli, 69 i minori non accompagnati (66 afghani). A ottobre calano le persone contattate che sono state 232, ma non la provenienza: 165 dalla rotta balcanica, 33 da quella turca, 18 da quella libica, 7 da quella tunisino-algerina. La maggioranza restano gli afghani, con 120 persone, seguiti da 34 iraniani, 28 marocchini. E in gran parte afghane le 9 famiglie con figli, le 8 senza figli, e i minori non accompagnati (20 su 22). I dati di novembre segnalano un aumento considerevole degli arrivi dalla rotta turca. Su 172 contattati 74 venivano dalla rotta balcanica, 64 da quella turca, 25 da quella libica, 5 da quella tunisino-algerina. Quanto alle nazionalità 66 erano afghani, 37 iraniani, 24 marocchini. Otto le famiglie con figli (anche con mamme incinte e bimbi molto piccoli), 5 quelle senza figli, 10 i minori non accompagnati. Tra di loro anche un gruppo proveniente da due sbarchi del 29 ottobre a Santa Maria di Leuca la cui storia Avvenire aveva raccontato. (Antonio Maria Mira - Avvenire)

Cei: “dare non la morte ma la vita”

16 Novembre 2022 -

Roma - “Dare non la morte ma la vita, generare e servire sempre la vita”. È l’invito dei vescovi italiani, nel Messaggio per la prossima Giornata per la vita, in programma il 3 febbraio prossimo sul tema: “La morte non è mai una soluzione. ‘Dio ha creato tutte le cose perché esistano; le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte’ (Sap 1,14)”. Un imperativo, questo, che secondo la Cei “ci mostra come sia possibile coglierne il senso e il valore anche quando la sperimentiamo fragile, minacciata e faticosa”: “Ci aiuta ad accogliere la drammatica prepotenza della malattia e il lento venire della morte, schiudendo il mistero dell’origine e della fine. Ci insegna a condividere le stagioni difficili della sofferenza, della malattia devastante, delle gravidanze che mettono a soqquadro progetti ed equilibri… offrendo relazioni intrise di amore, rispetto, vicinanza, dialogo e servizio. Ci guida a lasciarsi sfidare dalla voglia di vivere dei bambini, dei disabili, degli anziani, dei malati, dei migranti e di tanti uomini e donne che chiedono soprattutto rispetto, dignità e accoglienza. Ci esorta a educare le nuove generazioni alla gratitudine per la vita ricevuta e all’impegno di custodirla con cura, in sé e negli altri”. Di qui l’omaggio ai “tanti uomini e le donne, credenti di tutte le fedi e non credenti, che affrontano i problemi producendo vita, a volte pagando duramente di persona il loro impegno. A queste persone e alle tante organizzazioni schierate su diversi fronti a difesa della vita va la nostra riconoscenza e il nostro incoraggiamento”.

Corridoi umanitari: Unhcr, arrivati a Fiumicino 51 rifugiati vincitori di borse di studio in 33 università

16 Novembre 2022 -
(fonte Unhcr)
Roma - È arrivato questa mattina all’aeroporto di Fiumicino il primo gruppo dei 51 rifugiati destinatari di borse di studio che proseguiranno il loro percorso accademico in 33 atenei italiani grazie alla quarte edizione del progetto Unicore – University corridors for refugees. Alla sua quarta edizione, il progetto Unicore University corridors for refugees offre a rifugiati residenti in Camerun, Malawi, Mozambico, Niger, Nigeria, Sudafrica, Zambia e Zimbabwe, l’opportunità di arrivare in Italia in maniera regolare e sicura per proseguire gli studi presso 33 atenei italiani. Grazie ai partner del progetto, tra cui il Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Caritas italiana, Diaconia Valdese, Centro Astalli, Gandhi Charity ed un’ampia rete di partner locali gli studenti riceveranno il supporto necessario per completare gli studi e favorire la loro integrazione nella vita universitaria. Gli studenti, 13 donne e 38 uomini, sono stati selezionati dagli stessi atenei sulla base del merito accademico e della motivazione in seguito ad in bando pubblicato ad aprile 2022 e frequenteranno un programma di laurea magistrale della durata di due anni. Prima della partenza gli studenti hanno potuto frequentare un corso di lingua italiana messo a disposizione dalle Università per stranieri di Perugia e di Siena e dall’Università di Notre Dame. University corridors for refugees è coordinato da Unhcr, Agenzia Onu per i rifugiati e vede la partecipazione di 38 atenei che hanno reso disponibili oltre 140 borse di studio negli ultimi 4 anni. La Fondazione Finanza Etica fornirà un supporto nell’agevolare il percorso di integrazione degli studenti in Italia aiutandoli nell’accesso ai conti correnti bancari, aperti presso le filiali di Banca Etica, e attraverso tirocini all’interno delle proprie sedi. L’83% dei rifugiati nel mondo vive in Paesi in via di sviluppo dove troppo spesso le opportunità per ricostruire il proprio futuro in dignità sono assenti. Unhcr mira a rafforzare i canali di ingresso sicuri come i corridoi universitari che rappresentano per i rifugiati un’alternativa ai pericolosi viaggi nelle mani dei trafficanti. Attraverso il progetto Unicore mira, inoltre, a raggiungere un tasso di iscrizione a programmi di istruzione superiore al 15% per i rifugiati nei Paesi di primo asilo e nei Paesi terzi. A livello globale, infatti, emerge un quadro drammatico: solo il 5% dei rifugiati ha accesso all’istruzione superiore contro il 38% della popolazione non rifugiata.

Mons. Perego: “gli egoismi e le ideologie non affoghino la solidarietà dell’Europa”

16 Novembre 2022 - Milano - "Ritornano i respingimenti, si bloccano i ricollocamenti dei migranti, si alzano i muri tra i Paesi: sono purtroppo queste le conseguenze delle scelte dell’Italia e dello scontro tra la Francia e il nostro Paese in questi giorni. Mentre la guerra è alle porte, la crisi economica delle famiglie e delle imprese grave, diventa il problema principale lo sbarco in un nostro porto con l’immediato ricollocamento nei Paesi europei di 234 persone sulla nave Ocean Viking. La bandiera che sventola sulla nave ha avuto più valore delle sofferenze delle persone, la forza ha avuto la prevalenza sulla legalità, l’ideologia sulla ragionevolezza». È l’analisi di mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, presidente Cemi e Fondazione Migrantes, nell’editoriale che apre il nuovo numero di Famiglia Cristiana, in edicola da domani. «Le prime vittime di questa retorica sono state una donna morta per ipotermia, che attraversava il Mediterraneo in cerca di cure, e un bambino di 20 giorni affogato in un barchino: sono i volti della tragedia delle rotte del Mediterraneo che si aggiungono ai 1.800 morti di quest’anno che hanno una tomba in fondo al nostro Mare, al Mare d’Europa diventato un cimitero», è l’amaro commento di mons. Perego. Di fronte a una situazione così drammatica, è necessario un sussulto politico dell’Europa: «L’impegno per la solidarietà europea non può, però, fermarsi, ma deve continuare, rafforzarsi e prendere esempio dall’accoglienza di sei milioni e mezzo di persone avvenuta in tutto il Continente: dove si è messa al centro la protezione della persona, dopo vent’anni di dimenticanza, e non i confini, dove la collaborazione fra Paesi e istituzioni, società civile si è rafforzata attorno all’accoglienza diffusa… Non affoghiamo la solidarietà europea», conclude Perego. «Non affondiamo le parole evangeliche: “Ero forestiero e mi avete ospitato”».

Migrantes Bologna: il progetto “Diffusamente” nella diocesi emiliana

16 Novembre 2022 -
Bologna - Sono state 16 le parrocchie bolognesi che si sono attivate per accogliere o sostenere l’accoglienza di profughi dall’Ucraina, secondo quanto è stato rilevato in occasione del progetto “Diffusamente” della Fondazione Migrantes, per un totale di 117 persone, senza contare i profughi che sono stati sostenuti da Caritas e dalle altre organizzazioni.
Dai fondi stanziati per il progetto, la Migrantes diocesana ha ricevuto € 16.000 che sono stati ripartiti tra le 16 parrocchie, 2 centri di ospitalità cattolici e la parrocchia greco-cattolica ucraina, in proporzione al numero delle persone assistite.
Alcune parrocchie hanno offerto ospitalità presso le proprie strutture o in appartamenti; altre hanno dato sostegno a famiglie italiane che hanno accolto profughi; altre parrocchie hanno sostenuto famiglie ucraine che hanno avuto ricongiungimenti.
Alla fine dell'estate, numerosi profughi sono rientrati in patria e continuano in vari casi ad essere accompagnati dal sostegno delle parrocchie nelle loro necessità (ad esempio con i supporti tecnologici per la DAD dei figli in età scolare e con beni di prima necessità), alimentando i legami di amicizia e di sostegno.

Medico di colore insultato sui social

16 Novembre 2022 - Milano - Aveva deciso di mollare, di lasciare quel lavoro di medico di base, tanto desiderato e atteso, anche se per ora solo a tempo: pregiudizi e razzismo lo avevano spinto a gettare la spugna. Poi, il ripensamento: resto. È la storia, amara, di Enock Rodrigue Emvolo, 48 enne medico camerunense laureato a La Sapienza di Roma, che aveva deciso di lasciare Fagnano Olona (Varese), dove aveva assunto il ruolo di medico di base di un collega andato in pensione, come sostituto. Ieri però, dopo una riunione con il sindaco Marco Baroffio e i vertici Asst, ha cambiato idea e resterà al suo posto. Un ufficio senza computer, le ricette da scrivere a mano e il “volto nuovo”, gli avevano regalato decine di commenti negativi sui social, tra cui anche un paio di matrice razzista. «Senegalese» e, ancora, «vai a pascolare le pecore» i due commenti più pesanti e razzisti (ora oscurati) che su un gruppo Facebook avevano hanno dato il via alla polemica. Gli altri, per lo più, lo avevano attaccato per la sua “lentezza” e per le mancate risposte a telefonate di pazienti, e per le ricette scritte a mano. A denunciare la vicenda e i post razzisti era stata per prima l’ex sindaco Elena Catelli. Ieri l’attuale primo cittadino Baroffio ha confermato che il dottor Emvolo resterà al suo posto finché non arriverà il sostituto. «Ci ha spiegato quello che è successo, ed è molto amareggiato per essere divenuto noto per questa vicenda, tanto che non desidera parlarne». Secondo il sindaco, «due idiozie hanno etichettato tutta Fagnano Olona, che è un Comune che accoglie da sempre, rifugiati dalla guerra». E infine, cercando di placare le polemiche, ha aggiunto che nella giornata odierna «lo accompagneremo nel nuovo studio, dove sarà dotato di pc, collegamenti e di tutto ciò che è necessario per lavorare bene».

Cei: domani sessione straordinaria del Consiglio Permanente

15 Novembre 2022 -
Roma - Domani, mercoledì 16 novembre, dalle ore 9.30, si svolgerà a Roma, presso la sede di Circonvallazione Aurelia 50, una sessione straordinaria del Consiglio Episcopale Permanente che avrà al centro il Cammino sinodale, entrato nel vivo del secondo anno dedicato all’ascolto.
Le Diocesi italiane sono impegnate a sviluppare la “fase narrativa” secondo le indicazioni contenute nel documento “I cantieri di Betania” e nel Vademecum ad esso correlato. Durante i lavori sarà condiviso un aggiornamento sul percorso e sulle iniziative in atto.
Il Consiglio Permanente provvederà poi ad alcune nomine, tra cui quelle dei membri del Comitato nazionale del Cammino sinodale.

Migrantes Foligno: opitalità con il progetto “Diffusamente” di Acri e Migrantes

15 Novembre 2022 - Foligno - La Migrantes della Diocesi di Foligno ha accolto con immediatezza l’appello di Papa Francesco per l’ospitalità degli ucraini fuggiti o allontanatesi dalla crudele guerra, creando un comitato di accoglienza con le parrocchie e le varie realtà caritative presenti sul territorio.  Dieci parrocchie, coordinate dal parroco e dai Consigli Pastorali delle rispettive Unità pastorali: Sant’Eraclio-Cancellara e San Domenico da Foligno, hanno aderito al progetto “Diffusamente” di Acri e Fondazione Migrantes, proposto dalla Migrantes diocesana. Il contributo di 3000 euro del progetto “Diffusamente” ha sostenuto le parrocchie nell’ospitalità dei n. 5 nuclei famigliari, e  di altre famiglie ospitanti. Il progetto “Diffusamente” di Acri e Migrantes verrà presentato a Modena al festival dell’emigrazione il 23 novembre con la presenza del presidente Acri e di Monsignor Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes. Gli operatori delle Unità Pastorali Sant’Eraclio, Cancellara e San Domenico da Foligno hanno accompagnato le persone accolte, giornalmente, nei vari impegni burocratici: cessione di fabbricato, documenti di identità, inserimento dei ragazzi nelle scuole, vaccinazioni, come usufruire dell’emporio Caritas diocesana o parrocchiale. L’esperienza è stata molto positiva. Ci si è adoperati ad inserire i ragazzi anche nella vita e attività degli oratori per una buona socializzazione con tutti i bambini/ragazzi del territorio che già frequentavano l’oratorio,  sia nei mesi di Marzo, Aprile e Maggio, che durante l’oratorio estivo. Le due Unità pastorali hanno ricevuto rispettivamente euro 1500 a sostegno sicuramente parziale ma gratificante, delle spese sostenute.

Scalabriniane: sr. Bosini nuova superiora provinciale

15 Novembre 2022 - Piacenza - Le Suore Missionarie Scalabriniane della Provincia San Giuseppe -Europa-, hanno appena finito il XXI Capitolo Provinciale ed è stato eletto un nuovo Governo Provinciale: Suor Giuliana Bosini come Superiora Provinciale; Suor Eleia Scariot come Prima Consigliera, Suor Janete Santos Ribeiro, Suor Etra Modica, Suor Stella Jonh Joseph.  Giorni di lavoro, di riflessioni sui "passi compiuti ed uno sguardo rivolto al futuro hanno dato luogo al discernimento, all’azione dello Spirito Santo e al SÍ di ogni suora che è stata votata", spiega una nota.  “Mi metto a servizio con molto amore ad esempio di Maria. Lo Spirito farà cose nuove, Lui ci aiuterà con certezza a mettere in atto quello che ci siamo detti in questi giorni. Dobbiamo salire sul monte con Gesù, ma Lui ci darà la forza e la Madonna non ci lascerà” ha  detto la nuova  superiora Sr. Bosini che sostituisce sr. Milva Caro. Tra l’altro il governo appena eletto rispecchia l’internazionalità che caratterizza la Provincia San Giuseppe, e questo "lo rende fedele al carisma Scalabriniano, sicure che la diversità unisce e fortifica". A sr. Bosini e al nuovo governo della Provincia San Giuseppe gli auguri del Presidente e del Direttore generale della Fondazione Migrantes - l'arcivescovo mons. Gian Carlo Perego e mons. Pierpaolo Felicolo - di un proficuo lavoro sempre a servizio dei migranti. La Migrantes ringrazia anche sr. Milva caro per la collaborazione in questi anni.

Migrantes Taranto: oggi convegno diocesano

15 Novembre 2022 - Taranto - "Costruire il futuro con i Migranti e profughi": questo il tema del convegno Migrantes della diocesi di Taranto che si svolgerà questa mattina presso l' Istituto Superiore "Maria Pia" con la presenza dell' arcivescovo di Taranto mons. Filippo Santoro. Dopo i saluti della dirigente scolastica dell' istituto "Maria Pia", Giovanna Santoro, del prefetto Demetrio Martino, del sindaco Rinaldo Melucci interverranno: mons. Ciro Alabrese direttore diocesano Scuola e Università, Cosima Ilaria Buonocore docente Incaricata dell' Università di Bari, il comandante della Capitaneria di Porto Diego Tomat, Ciro Intermite dell' istituto Maria Pia, Flavia Leopardo dell' associazione Noi e Voi e don Giuseppe Mandrillo, direttore diocesano Ufficio Missionario. Modererà il convefbo la direttrice dell'Ufficio Migrantes Marisa Metrangolo.

Guardare da vicino, vedere lontano: una mostra fotografica dà luce ai volti e ai luoghi dell’immigrazione in Italia

14 Novembre 2022 - Roma - Le mantelle si aprono rosse e blu e le gonne a campana roteano, mentre tre giovani piroettano sui passi della danza tradizionale. Venditori sistemano in barca i pomi di guava, galleggiando sui canali di Barisal. Una donna si inginocchia sull’uscio di una chiesa in legno. Due mani intrecciano fibre di paglia per creare la tesa d’un cappello, l’artigiano di Kumartuli modella le gambe di una dea d’argilla, il sorriso della raccoglitrice spunta sotto un grosso carico di foglie di tè, la frutta resta da vendere sulle strade della periferia di Bamako. In questi giorni a Roma, al Palazzo delle Esposizioni, camminando per la sala Fontana, si finisce trasportati in Afghanistan, Bangladesh, Romania, Ecuador, India, Indonesia, Mali. E il viaggio per il mondo continua fuori dal centro, nelle biblioteche comunali dei quartieri Salario, Testaccio, Spinaceto e Tufello. Una mostra fotografica permette tutto questo, organizzata nel 50° anniversario della Convenzione UNESCO del 1972 per la Protezione del patrimonio mondiale. Si chiama Vicino/lontano e la sua idea è illuminare il volto dei Paesi d’origine delle migrazioni verso l’Italia, con il loro patrimonio umano, paesaggistico, artistico e di tradizioni, attraverso gli occhi di fotografi che in essi hanno le proprie radici. Vicino, in primo piano, come lo sguardo del pastore pakistano sull’Himalaya, come le rughe del padre albanese, come le mani tinte delle donne afghane durante la cerimonia dell’hennè, come i grossi pesci scaricati a braccia sull’isola ecuadoriana di Santa Cruz. E lontano, sullo sfondo: il monte Horeb in Marocco, in un’area sacra a Cristiani, Islamici ed Ebrei; l’architettura dell’isola di Gorée, in Senegal, fino all’Ottocento il più grande centro per il commercio di schiavi africani; i canti Hudhud della comunità filippina degli Ifugao, intonati durante la semina del riso; il paesaggio minerario di Roșia Montană, in Romania, e il santuario dei panda giganti in Sichuan – Wolong, Cina. Ma anche il festival di pesca nigeriano e la preghiera nell’immensa moschea di Giacarta. E poi i segni di guerre passate e presenti, sul fianco della rupe di Bamiyan in Afghanistan, dove dal 2001 non ci sono più i due Buddha giganti, distrutti dai talebani, e tra i giardini e i palazzi di Kyiv e Mariupol, che oggi non esistono più. Il titolo della mostra evoca il movimento di un obiettivo fotografico puntato sulla fonte delle migrazioni, sui tanti, diversissimi Paesi da cui parte chi giunge in Italia. Allarga l’inquadratura, per cogliere lo splendore della natura e dell’architettura, la ricchezza della cultura tradizionale, gli usi, i riti, la spiritualità, ma anche l’asprezza di certi territori, le ferite non rimarginate della Storia, le ingiustizie e le povertà. E poi mette a fuoco i dettagli: la fronte, gli occhi, la bocca, le mani di chi abita quei Paesi, con tutti i pensieri, i sentimenti, le parole, le abilità che nascondono. Così la mostra permette di conoscere e comprendere, getta le basi del dialogo e inizia a costruire l’amicizia, com’è nello spirito della Convenzione UNESCO e, ancor prima, del grande sogno delle Nazioni Unite. È questo l’unico antidoto possibile contro la logica della conta degli sbarchi e della trattativa sulle quote dell’accoglienza, contro quelle tendenze che sono prevalse nell’Europa degli ultimi anni e che conducono dritte alla narrativa dell’emergenza e alle politiche dell’esclusione. Il cambiamento nasce dal recuperare l’individualità all’interno del “flusso”. Dallo scoprire in ogni migrante un uomo, una donna, un bambino, il mondo ricchissimo che hanno lasciato e il futuro che sognano di costruire. Per iniziare questo esercizio di riumanizzazione, la mostra resta aperta a Roma fino al 27 novembre. (Livi Cefaloni)    

Papa Francesco: “Migrazioni forzate sono tra i grandi mali della nostra epoca”

14 Novembre 2022 - Città del Vaticano - "Pensiamo a quanti giovani sono oggi costretti a lasciare la propria terra alla ricerca di un'esistenza dignitosa; a quanti uomini, donne e bambini affrontano viaggi disumani e violenze di ogni tipo, pur di cercare un domani migliore". E' quanto si  legge nel discorso che Papa Francesco ha consegnato ai volontari della Focsiv ricevuti in Vaticano questa mattina. Il pensiero del Pontefice è andato a quanti "continuano a morire sulle rotte della disperazione, mentre si discute sul loro destino o ci si gira dall'altra parte! Le migrazioni forzate, per fuggire a guerre, fame, persecuzioni o mutamenti climatici, sono uno dei grandi mali di questa epoca, che potremo affrontare alla radice solo assicurando un reale sviluppo in ogni Paese. E voi, volontari della Focsiv, siete impegnati anche su questo versante".

Card. Zuppi: “che muoia un bambino e una donna di freddo mi fa star molto male”

14 Novembre 2022 - Roma - Quello delle migrazioni "è un problema che va affrontato insieme, l'Europa deve aiutare tutti i paesi compreso l'Italia che sono più esposti all'immigrazione, forse c'è da concentrarsi in maniera come abbiamo detto in tanti anni costruttiva e non divisiva". Lo ha detto il presidente della Cei, card. Matteo Zuppi, a margine di un evento sulla natalità svoltasi sabato a Roma. "Soltanto insieme si affronta un problema così perché soltanto insieme - ha aggiunto - si affrontano problemi di questo rilievo". Alla domanda su come abbia vissuto personalmente gli ultimi sbarchi, ha risposto: "Che muoia un bambino e una donna di freddo mi fa star molto male".  

Migrantes: anche a Reggio Calabria il progetto “Diffusamente” sull’accoglienza degli Ucraini

14 Novembre 2022 - Reggio Calabria - A Reggio Calabria, il “Comitato per le mamme e i bambini dell’Ucraina”, il “Centro Ascolto G.B. Scalabrini”, il “Centro diocesano Migrantes” e la Parrocchia Sant’Agostino, gestita dai Missionari Scalabriniani, si sono impegnati a rispondere alle necessità delle persone in fuga dall’Ucraina, giunte nel territorio diocesano a causa della guerra, che ormai da mesi sconvolge quella nazione. In particolare, l’unione di alcuni enti, volontari e collaboratori ha permesso di dare urgente accoglienza e opportune indicazioni sia ai profughi Ucraini, sia a chi si è reso disponibile a offrire loro una dignitosa ospitalità. Diverse organizzazioni di volontariato, tra cui parrocchie, associazioni laiche e cattoliche, cooperative sociali, patronati sindacali e singoli cittadini, hanno unito le forze per dare ascolto, vicinanza, accoglienza e accompagnamento soprattutto alle mamme e ai minori Ucraini. Il metodo scelto è stato quello dell’accoglienza diffusa, centrato su progetti familiari personalizzati, che prevedevano non solo la risposta ai bisogni materiali più impellenti, ma anche una presa in carico globale dei nuclei familiari. Grazie alla Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana e alla sua collaborazione con l’ACRI (Associazione delle Fondazioni delle casse di risparmio in Italia), questi organismi hanno avuto sostegno anche dal progetto “Diffusamente”, riguardante l’accoglienza nelle parrocchie e nelle famiglie di persone e famiglie ucraine, fuggite dalla guerra nel corso del 2022. Il progetto ha sostenuto l’accoglienza di 1100 persone Ucraine – 589 adulti e 481 minori, 311 famiglie – fuori dai circuiti istituzionali (Prefettura, Protezione civile, Comuni…), in 18 province italiane. L’ACRI ha messo a disposizione la somma di 100.000 euro, integrati da un contributo della Fondazione Migrantes. Il progetto “Diffusamente” sarà presentato al Festival dell’immigrazione a Modena il 23 novembre, in un convegno che vedrà la partecipazione di  Francesco Profumo, Presidente ACRI, di mons. Gian Carlo Perego, Presidente della Fondazione Migrantes, di don Marco Jaroslav Semehen, Rettore della Basilica di S. Sofia, a Roma, e Direttore Migrantes dell’Esarcato Apostolico degli Ucraini in Italia.  

Foyer Catholique: inaugurato a Bruxelles il “focolare” culturale e spirituale nel cuore del quartiere europeo

14 Novembre 2022 - Bruxelles - Un luogo di educazione, cultura, catechesi, dialogo, voluto 60 anni fa da laici cristiani impegnati nella costruzione della “casa comune europea”: una storia che si rinnova e che guarda al futuro. È stato inaugurato, nei giorni scorsi  a Bruxelles il rinnovato Foyer Catholique Européen, nel cuore del quartiere europeo della capitale belga. L’antico edificio, in Rue du Cornet al numero 51, è stato completamente ristrutturato, compresa la cappella oggi arricchita da un gigantesco mosaico dell’artista italiano Andrea Mastrovito raffigurante lo Spirito Santo. Il presidente del Consiglio di amministrazione, Lorenzo Mannelli, ha fatto gli onori di casa ripercorrendo la storia del Foyer, che nel corso del tempo ha cambiato quattro sedi ma ha mantenuto la vocazione originaria, tra la pastorale, la promozione culturale e l’ecumenismo. Lo stesso Mannelli ha quindi indicato alcune linee di sviluppo dell’attività del Foyer. All’inaugurazione erano presenti la regina madre, Paola Ruffo di Calabria; il vescovo ausiliare di Bruxelles-Malines, mons. Jean Kockerols; il vescovo di Bergamo, mons. Francesco Beschi; mons Hrvoje Skrlec in rappresentanza della nunziatura presso l'Unione europea; la vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno; il direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo; numerosi esponenti del mondo religioso e istituzionale belga e comunitario. Don Claudio Visconti, responsabile Migrantes della comunità italiana cattolica a Bruxelles – anima del progetto e della nuova vita del Foyer –, è intervenuto per illustrarne le prossime finalità religiose e spirituali. Andrea Mastrovito – che da anni vive e opera a New York – ha invece spiegato il senso dell’opera che arricchisce la cappella, realizzata con materiali ligneo e inserti di pagine della Bibbia. Infine mons. Kockerols ha benedetto, dopo un momento di preghiera, il Foyer, le persone che vi operano e le sue prossime attività.

Perseveranti, severi e decisi

14 Novembre 2022 - Città del Vaticano - In questa penultima domenica del tempo ordinario Paolo e Luca ci aiutano a riflettere sulla condizione umana; il primo, l’apostolo delle genti, affronta con la comunità di Tessalonica il tema della speranza e dell’operosità e chiede loro di allontanarsi da chi conduce una vita disordinata e oziosa. Luca, con le parole di Gesù, invita a vivere il tempo presente con sapienza, discernimento e perseveranza. Il Signore dice che ci saranno distruzioni e persecuzioni, ma, scrive l’evangelista, “non lasciatevi ingannare”, “non andate dietro” ai falsi profeti, “non vi terrorizzate”. L’invito è chiaro: non perdere la fiducia nella parola di Dio. Non è un caso che Luca termini il brano dicendo: nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Sorprendente questa frase: Gesù annuncia distruzioni, persecuzioni, sofferenze, eppure invita a non disperare, a perseverare anche nei giorni bui. È il tempo della contraddizione della speranza. Gesù parla dalla città di Gerusalemme che lo vedrà morire sulla croce, città che cadrà nel 70 dopo Cristo, il cui tempio sarà distrutto. Ma è proprio qui che avviene il fatto che pone in secondo piano tutte le altre cose, aprendo il cuore alla speranza: la resurrezione di Gesù. Nella domenica, Giornata mondiale dei poveri, l’invito che ci viene dalle letture, dice in San Pietro il Papa è di non lasciarsi ingannare, di non leggere “i fatti più drammatici in modo superstizioso o catastrofico, come se fossimo ormai vicini alla fine del mondo e non valesse la pena di impegnarci più in nulla di buono”; ancora, di non lasciarci guidare dalla paura magari affidandoci alle “fandonie di maghi o oroscopi, che non mancano mai” o a “qualche messia dell’ultim’ora, in genere sempre disfattisti e complottisti”. Ecco allora la parola perseveranza. Essere “severi, ligi, persistenti”, dice Francesco, in ciò che sta a cuore al Signore, concentrandoci “su ciò che resta, per evitare di dedicare la vita a costruire qualcosa che poi sarà distrutto, come quel tempio, e dimenticarsi di edificare ciò che non crolla, di edificare sulla sua parola, sull’amore, sul bene; perseveranti, severi e decisi “nell’edificare su ciò che non passa”, ovvero “costruire ogni giorno il bene”. La Giornata mondiale dei poveri è l’occasione, attraverso le parole di Gesù, di “rompere quella sordità interiore che tutti noi abbiamo e che ci impedisce di ascoltare il grido di dolore soffocato dei più deboli”, di “piangere con loro e per loro” nel vedere “quanta solitudine e angoscia si nascondono anche negli angoli dimenticati delle nostre città”. Lì si vede “tanta miseria e tanto dolore e tanta povertà scartata”. Nell’omelia in San Pietro Papa Francesco dice: “anche oggi viviamo in società ferite e assistiamo, proprio come ci ha detto il Vangelo, a scenari di violenza – basta pensare alle crudeltà che sta soffrendo il popolo ucraino –, di ingiustizia e di persecuzione”. Sull’Ucraina il vescovo di Roma tornerà anche nel discorso dopo la recita dell’Angelus parlando di terra martoriata: “la pace è possibile. Non rassegniamoci alla guerra”; alla “sciagura della guerra che provoca la morte di tanti innocenti e moltiplica il veleno dell’odio”. Oggi molto più di ieri, afferma il Papa nella basilica vaticana, “tanti fratelli e sorelle, provati e sconfortati, migrano in cerca di speranza, e tante persone vivono nella precarietà per la mancanza di occupazione o per condizioni lavorative ingiuste e indegne”. Di qui l’invito “forte e chiaro” che viene dalle parole del Vangelo a non lasciarci ingannare: “non diamo ascolto ai profeti di sventura; non facciamoci incantare dalle sirene del populismo, che strumentalizza i bisogni del popolo proponendo soluzioni troppo facili e sbrigative. Non seguiamo i falsi messia che, in nome del guadagno, proclamano ricette utili solo ad accrescere la ricchezza di pochi, condannando i poveri all'emarginazione", ha affermato il Papa. In mezzo all’scurità “accendiamo luci di speranza”, e nelle situazioni drammatiche cogliamo “occasioni per testimoniare il Vangelo della gioia e costruire un mondo più fraterno, almeno un po' più fraterno; impegniamoci con coraggio per la giustizia, la legalità e la pace, stando a fianco dei più deboli. Non scappiamo per difenderci dalla storia, ma lottiamo per dare a questa storia, che noi stiamo vivendo, un volto diverso". (Fabio Zavattaro - Sir)

Il neonato senza vita sul barchino

11 Novembre 2022 -

Lampedusa - Una donna uccisa dal freddo. Un neonato trovato morto su un barchino, perché non ha retto la traversata. Il dolore di Lampedusa non finisce mai. Gli sbarchi si susseguono sul molo di quello che, nonostante tutto, rimane un avamposto di speranza e solidarietà. E la cronaca somma, in abbondanza, le storie delle persone migranti, in cerca di un approdo. In trentasei ore, questo il bollettino del pomeriggio di ieri, si sono registrati circa settecento arrivi. L’hotspot conta più di milletrecento ospiti. Mercoledì scorso, una giovane donna è morta al poliambulatorio dell’isola, per ipotermia. I medici hanno cercato di salvarla, senza riuscirci.  Successivamente, si è consumata la tragedia di un neonato della Costa d’Avorio. La sua mamma era partita dalla Tunisia, con l’idea di curare quel bambino fragile, di appena venti giorni, e di assicurargli un futuro migliore. «Sono qui da un anno e un mese – dice don Carmelo Rizzo, parroco di Lampedusa -. Sapevo delle tante difficoltà, ma qui si incontra la morte ogni giorno. Ed è terribile quando vedi arrivare un bambino senza vita, con i parenti che gridano per la disperazione». Lancia un appello, don Carmelo: «Si garantiscano viaggi in sicurezza. Non si può continuare così». Il presidio di soccorso dell’isola è guidato dal dottore Francesco D’Arca che è a Lampedusa da due mesi. E’ lui che racconta, da vicino, i drammi a ripetizione. « La situazione è molto pesante – dice il dottore –. Il nostro impegno è massimo, ogni giorno. Con la ragazza abbiamo tentato il tutto per tutto, purtroppo non c’è stato niente da fare». Poi, quell’altra pagina tremenda. « L’allarme lo abbiamo ricevuto intorno alle 23 di mercoledì – spiega il dottore D’Arca –. Abbiamo appreso che c’era un neonato morto. La mamma è una ragazza di diciannove anni. A quanto pare, il bambino soffriva di problemi respiratori e si erano imbarcati anche per farlo curare». Francesco D’Arca è un medico di lungo corso. Ha lavorato nelle corsie della chirurgia d’urgenza, nell’ospedale Villa Sofia, prima che l’Asp di Palermo lo mandasse dentro la più estrema delle trincee. Ma perfino un camice bianco con anni di curriculum non può che rimanere scosso. «La mamma del neonato – racconta – ha chiesto di guardare per l’ultima volta suo figlio e la zia ha scattato una foto da inviare al papà, rimasto in Costa d’Avorio. Noi non dimenticheremo mai quello che abbiamo visto». La politica, ovviamente, è in fibrillazione. «È un continuo ricevere chiamate da parte delle forze dell’ordine per informarmi che ci sono cadaveri. Mi sembra di assistere a un bollettino di guerra e ciò che mi preoccupa è che stia diventando una quotidianità, nell’indifferenza dell’Europa. È duro lavorare in queste condizioni, innanzitutto umanamente e poi perché il nostro Comune non può sopportare questo peso, anche per l’insufficienza di risorse umane, strumentali e finanziarie». Sono parole del sindaco di Lampedusa e Linosa, Filippo Mannino, che ha scritto al premier Giorgia Meloni e al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per un incontro urgente. «Vanno cercate soluzioni durature e fattibili alle problematiche che hanno ricaduta diretta su questo territorio – aggiunge Mannino – . (Roberto Pugliesi - Avvenire)

Migrantes: in Italia il primo corridoio umanitario per minori migranti soli

11 Novembre 2022 -
Roma - È il primo corridoio umanitario per minori migranti soli, una esperienza unica in Italia, in Europa e forse nel mondo. Serve a dare la possibilità di studiare e realizzare il loro sogno di vita a bambini e ragazzi fuggiti da conflitti e povertà da soli, senza familiari ad accompagnarli. Il progetto, promosso da Intersos insieme ad Unhcr, Agenzia Onu per i rifugiati, si intitola “Pagella in tasca. Canali di studio per minori rifugiati” ed è realizzato grazie a un protocollo d’intesa con i ministeri degli Affari esteri e della cooperazione italiana, dell’Interno e del Lavoro. L’idea nasce con l’appoggio della diocesi di Torino. È stato finanziato dalla Conferenza episcopale italiana con 400.000 euro, tramite la Campagna “Liberi di partire, liberi di restare”. Tra gli altri partner, la Fondazione Migrantes della Cei e il Comune di Torino. Nell’ottobre 2021 è arrivato un primo gruppo di cinque ragazzi, il 12 ottobre 2022 sono sbarcati all’aeroporto di Torino altri quattro. Ora stanno preparando le carte per far partire altri cinque ragazzi. Sono tutti sudanesi, provenienti dai campi per rifugiati in Niger. L’obiettivo è inserirli in famiglia tramite l’affido familiare, con una borsa di studio di 12 mesi che permette loro di iniziare o proseguire gli studi. In totale il progetto prevede l’arrivo in Italia di 35 ragazzi, tra i 16 e i 17 anni. Hanno tutti situazioni drammatiche alle spalle.

(foto Martina Martelloni per-INTERSOS)

“Una forte motivazione allo studio è stato il criterio principale di selezione” spiega al Sir Elena Rozzi, coordinatrice del progetto “Pagella in tasca” di Intersos. “Il paradosso è che i minori stranieri non accompagnati, che sono tra i più vulnerabili, non possono accedere ai corridoi umanitari tradizionali. Le procedure che dovrebbero tutelarli, nei fatti li escludono”, precisa. I motivi sono complicazioni di carattere burocratico, anche perché è necessario il consenso dei genitori (spesso non rintracciabili). Inoltre devono essere accolti in strutture apposite per minori. Gli operatori di Intersos hanno però scoperto che  in Italia “esiste un permesso di soggiorno per studio per i ragazzi tra i 15 e i 17 anni che non viene mai utilizzato. Così lo abbiamo sfruttato. Poi una volta inseriti in famiglia e nei percorsi scolastici possono fare richiesta d’asilo con le normali procedure. Non è stato facile: le procedure per i minori sono più complicate e i tempi si sono allungati più del previsto ma ci siamo riusciti. I ragazzi si sono inseriti molto bene in famiglia. Le cose stanno andando oltre le nostre aspettative”. Intersos accompagna le famiglie affidatarie con la mediazione culturale, il supporto educativo, il sostegno nelle pratiche per la richiesta d’asilo. I servizi sociali dei Comuni coinvolti si occupano di seguire le famiglie, che rientrano nei tradizionali percorsi di affidamento familiare. La maggior parte sono a Torino, un paio di ragazzi sono ad Alba e a Genova ma l’intenzione sarebbe di estendere la rete. La coordinatrice del progetto lancia a questo proposito un appello: “Ci piacerebbe che altri Comuni e realtà della società civile partecipassero”. Alcuni ragazzi stanno frequentando le 150 ore delle scuole speciali per l’alfabetizzazione degli adulti. Uno di ha imparato a leggere e a scrivere in italiano a 17 anni. Altri sono inseriti alle scuole medie, uno al terzo anno di liceo linguistico: “Hanno una volontà e una forza eccezionale, che ha consentito loro di sopravvivere alla guerra in Darfur, alla Libia e ai campi profughi. Dedicano moltissimo tempo allo studio”. Nel frattempo alcuni ragazzi hanno compiuto la maggiore età. Alcune famiglie del primo gruppo hanno già chiesto al Tribunale per i minorenni di Torino il proseguimento amministrativo dell’affido fino ai 21 anni. “Nonostante tutte le difficoltà stanno facendo progressi immensi – conclude l’operatrice -. Speriamo riescano ad ottenere una qualifica e poi a trovare un lavoro. Con questo progetto vogliamo dimostrare di poter aprire una via in un campo finora inesplorato. Ci auguriamo che queste procedure diventino un modello replicabile. È una modalità importante per sottrarre i bambini e ragazzi che viaggiano soli al rischio tratta e sfruttamento nei viaggi illegali”. In Niger (foto Martina Martelloni per Intersos).

Tra i ragazzi arrivati in Italia c’è Omar (è un nome di fantasia), 17 anni, sudanese. Il suo sogno è fare il medico. Aveva solo 13 anni quando le milizie janjaweed, il terrore della gente che vive in Darfur, hanno attaccato il campo profughi in cui viveva, torturando e uccidendo alcuni membri della sua famiglia. Omar ha vissuto la terribile esperienza dei campi di detenzione in Libia e poi nel 2020 è riuscito a fuggire in Niger, e ha chiesto asilo in un campo per rifugiati ad Agadez. Grazie all’incontro con gli operatori di Intersos è riuscito ad arrivare a Torino, dove è stato accolto da una famiglia affidataria. Ha già imparato l’italiano, si trova benissimo in famiglia e si impegna strenuamente nello studio.

(foto Fabio Bucciarelli per INTERSOS )
 

Vangelo Migrante: XXXIII Domenica del Tempo Ordinario | Vangelo (Lc 21,5-19)

10 Novembre 2022 - I discepoli ammirano l’architettura del tempio. Gli occhi di Gesù si spingono più in là: egli vede la distruzione di quello che vedono, l’apparizione di falsi profeti, le guerre e la distruzione di Gerusalemme, i cataclismi naturali e le persecuzioni dei cristiani e della Chiesa. In mezzo a tutte queste catastrofi, dov’è la buona notizia su Dio e sull’uomo? Per comprenderla è necessario operare lo stesso passaggio che Gesù fa compiere ai suoi discepoli. Le sue parole sorprendono e turbano i presenti che per lo meno vorrebbero indicazioni più precise: “Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?” Il desiderio di conoscere con precisione il futuro nasconde la segreta speranza di esser rassicurati che non si tratta di un evento immediato, e quindi ci si illude di poter programmare senza fretta e senza paura la propria vita. Ma Gesù, ‘nella fine’ delle cose, indica ‘il fine’ di ogni cosa, il senso di tutto, sicchè l’unica cosa necessaria è convertirsi. È solo nella relazione con il Signore che la persecuzione può diventare testimonianza, la contesa sapienza, la carenza generosità, l’ingiustizia perdono, la povertà condivisione. Solo una vita che si riconosce nelle mani di Dio è resa libera da questo mondo. L’alternativa è quella di contare i giorni a rovescio. Chi lo comprende, non rimanderà a domani la propria conversione. Gesù è esplicito: ad ogni immagine della ‘fine’ sovrappone il germoglio della speranza: “non vi terrorizzate (…) non è subito la fine; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo (…) metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno (…) Avrete allora occasione di dare testimonianza. (…). Io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. (…). Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto”. Nessuna cosa è eterna. Ma l’uomo sì. Si spegneranno le stelle prima che l’uomo si spenga. Saranno distrutte le pietre, ma l’uomo sarà al sicuro nel palmo della mano di Dio. Non resterà pietra su pietra delle sue magnifiche costruzioni, ma l’uomo resterà e nemmeno un suo capello andrà perduto; l’uomo resterà, nella sua interezza, dettaglio su dettaglio. Perché Dio, come un innamorato, ha cura di ogni dettaglio del suo amato. Nel mondo che cade finiscono tanti punti di riferimento ma si annunciano anche sentori di primavera. Posta al termine dell’anno liturgico, questa Parola che riguarda gli ultimi momenti della vita pubblica di Gesù, ci invita a guardare questo mondo che porta nel grembo un Altro mondo. Ogni giorno c’è un mondo che muore, ma ogni giorno c’è anche un mondo che nasce. Oggi, le migrazioni ne sono l’icona. (p. Gaetano Saracino)