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Ucraina: da oggi su Rainews24 il primo tg italiano in ucraino
Ucraina: Cei, gesti concreti di vicinanza e solidarietà
Cei: i lavori del Consiglio Permanente
Durante i lavori, i Vescovi si sono concentrati sul Cammino sinodale che in tutte le Diocesi italiane ha permesso di attivare percorsi di ascolto e coinvolgimento di numerose persone e realtà, facendo riscoprire il senso di appartenenza alla comunità e mostrando il volto di una Chiesa accogliente e attenta. In vista delle prossime tappe, il Consiglio ha approvato il cronoprogramma elaborato dal Gruppo di Coordinamento nazionale che contiene le linee operative per raggiungere gli obiettivi prefissati per il primo anno. Rientra in questo processo di ascolto anche il tema dei ministeri istituiti: è stata presentata infatti una prima Nota che recepisce le indicazioni magisteriali dei due Motu Proprio sui ministeri dell’Accolitato, del Lettorato e del Catechista, orientando la prassi concreta delle Chiese che sono in Italia e facendo sì che questi percorsi rientrino nell’alveo del Cammino sinodale in quanto opportunità per rinnovare la “forma Ecclesiae” in chiave più comunionale.
Un approfondimento ha riguardato lo stato dell’arte delle attività di prevenzione, formazione e accoglienza per le vittime di abusi promosse attraverso i Servizi diocesani per la tutela dei minori e
i 140 Centri d’ascolto già costituiti. Al riguardo, i Vescovi intendono promuovere una "migliore conoscenza del fenomeno per valutare e rendere più efficaci le misure di protezione e prevenzione.
Nel riaffermare l’impegno a favore dei sofferenti e dei loro familiari, il Consiglio Permanente ha auspicato l’avvio di un dialogo costruttivo e scevro da polarizzazioni sterili sul fine vita". Nel corso dei lavori, è stata avviata una prima riflessione sull’adeguamento degli “Orientamenti e norme per i seminari” alla luce della “Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis” ed è stato
presentato un report sui Tribunali Ecclesiastici e le strutture giuridico pastorali. Un "sentito" e "corale" ringraziamento è stato espresso al card. Bassetti, al suo ultimo Consiglio Permanente, per "la paternità con cui ha accompagnato la Chiesa che è in Italia in questi cinque anni".
Ucraina: una Perugia-Assisi straordinaria
Roma - Il logo scelto per questa edizione è lo stesso usato nel 1999 per un’altra edizione speciale della Marcia della pace, l’immagine di una mamma tra i proiettili che stringe il suo bambino. Era quella contro la guerra in Kosovo, un conflitto che in molti oggi leggono come un segnale di quanto sta succedendo oggi. La Perugia-Assisi si mobilita dunque per una nuova edizione straordinaria, contro la guerra della Russia in Ucraina. Dopo quella di ottobre, i pacifisti torneranno a percorrere domenica 24 aprile i 25 chilometri che separano il capoluogo dell’Umbria dalla città di San Francesco. Seguendo l’appello di Papa Francesco: «Fermatevi! La guerra è una follia». Con un anticipo domenica prossima 27 marzo, in piazza San Pietro. La 'Marcia della pace e della fraternità PerugiAssisi', che aveva riarrotolato gli striscioni pochi mesi fa dopo la consueta edizione biennale, deve ripartire sull’urgenza del conflitto in Ucraina. «È una Perugia-Assisi che non avremmo mai voluto convocare», annuncia Flavio Lotti, coordinatore del comitato promotore, presentando l’iniziativa a Perugia. «Non è importante quello che faremo tra un mese - aggiunge - ma quello che faremo in questi giorni. Già domenica saremo in piazza per l’Angelus con le scuole e gli enti locali, per stringere il Papa in un grande abbraccio e unire la nostra piccola voce alla sua. Gli consegneremo le 655 mila firme raccolte dal 26 gennaio per la prima giornata di digiuno e preghiera e Ucraina. Sarà la marcia - spiega Lotti - di chi la pace la fa, non di chi la proclama. Il nuovo nome della pace è la cura, di chi fa la pace prendendosi cura degli altri e dell’ambiente, con al centro ancora una volta le scuole impegnate nella pace e nella fraternità».
«Avremmo voluto convocare il popolo della pace - commenta la presidente della provincia di Perugia Stefania Proietti - per allargare la pace, non per fermare una guerra. Non sarà un appello disperato, ma di speranza. Abbiamo tempi stretti per organizzare tutto, ma non potevamo non essere vicini agli ucraini, così come ai giovani russi che protestano in patria rischiando le botte e l’arresto». Giuseppe Giulietti, presidente del sindacato dei giornalisti, intervenuto al telefono, ricorda che anche stavolta la Federazione nazionale della stampa sarà in marcia da Perugia ad Assisi, annunciando una iniziativa in programma il giorno prima: «Verremo ad Assisi il 23 aprile - annuncia Giulietti - con una delegazione di giornalisti ucraini, bielorussi e russi per lanciare un appello per aiutare tutti quei giornali e voci indipendenti che hanno chiuso o che stanno per chiudere a causa di questa guerra». Alla conferenza stampa hanno partecipato anche i giovani in servizio civile che stanno curando l’organizzazione della Marcia: Elena Belia, Marco Zucchetta, Tancredi Marini e Mariam Bouchraa. «Marcerò anch’io il 24 aprile, durante il mese del Ramadan - dice Mariam - anche se sarà un po’ più faticoso. E una delle motivazioni sarà la mia fede, che mi spinge tutti i giorni ad agire con giustizia e per la giustizia». (Luca Liverani)
Ucraina: prima i piccoli per davvero
Milano - Non sappiamo quanti minori non accompagnati arriveranno nel nostro Paese in fuga dall’Ucraina. Sappiamo però che ciascuno di loro avrà sulle spalle un macigno di sofferenza e di angoscia, porterà nel cuore il ricordo delle atrocità viste o ascoltate dal racconto dei familiari e comunque subìte, vivrà a lungo il trauma silenzioso ma urlante di tante, sconvolgenti separazioni, dal papà e anche dai fratelli rimasti a combattere, dalla casa distrutta, dai luoghi conosciuti e amati ora sconvolti dalla devastazione dei bombardamenti. Questi bambini e ragazzi, bambine e ragazze, non potranno semplicemente essere accolti ma dovranno essere accompagnati da un lavoro specialistico attento e prudente di ricostruzione interiore. E sarà un privilegio aiutarli, evitare loro conseguenze peggiori, così come prevenire per quanto possibile le tante insidie già tese da una criminalità più che mai perversa, attirata dall’abbondanza di facili prede da destinare al mercato della pedofilia, della tratta, degli organi, della prostituzione infantile. Tutt’altro che pericoli ipotetici. Segnalazioni di bambini spariti e di criminali all’opera arrivano già da tutte le vie di approdo dei profughi, ai confini dell’Ucraina. Dall’orrore della guerra a quello dello sfruttamento, sessuale e non solo. Aiutare, proteggere, accompagnare in modo garantito i bimbi e le bimbe d’Ucraina è dovere morale, certamente, ma anche compito difficile e impegnativo. Ecco perché l’accoglienza e la successiva gestione degli interventi non possono essere lasciate all’improvvisazione, né organizzate in modo solo volontaristico, affidandosi alle pur preziose buone intenzioni di associazioni e famiglie. Né tantomeno – come auspicato da qualche politico in modo improvvido – si può immaginare proprio ora di 'sburocratizzare' il percorso di affido e adozione. Certo, la nostra legge a riguardo, non è proprio la più agile, ma in questo fase il rischio generato da un 'alleggerimento' irriflessivo sarebbe troppo elevato.
Niente azzardi, quindi, e interventi prudenti, coordinati dalle autorità più adeguate che, almeno sulla carta, sono procure e tribunali per i minorenni. Solo sulla carta? Il dubbio non riguarda la competenza degli addetti ai lavori e neppure la preparazione professionale e l’esperienza, ma le gravissime carenze tecniche e di organico che ormai da anni impediscono agli uffici giudiziari minorili di svolgere al meglio i propri compiti. Abbiamo più volte segnalato su queste pagine (Avvenire, ndr), spesso in risposta alla facile demagogia che, dopo il caso Bibbiano, avrebbe voluto cancellare con un solo colpo di spugna tutto il nostro sistema di protezione dei minori fuori famiglia, i tanti aspetti problematici, le tante storture e incongruenze che certamente esistono e vanno corrette.
Come abbiamo dato voce alle perplessità sui contenuti della riforma che, gradualmente, e comunque entro il 2024, trasformerà i Tribunali dei minorenni in Tribunali della persona e della famiglia.
Senza entrare nel merito di un intervento discusso e complesso, che cambierà profondamente il volto della nostra giustizia minorile – in peggio secondo giudici e procuratori, in meglio, evidentemente, a parere di chi ne ha promosso l’approvazione – occorre ricordare che i primi effetti della riforma cominceranno a farsi sentire già dal prossimo giugno. Ora, a fronte di una situazione straordinaria, con l’arrivo di centinaia e centinaia di minori da accogliere e assistere nel modo più attento possibile, rischiamo di avere un sistema che, già in sofferenza strutturale, vivrà come ulteriore aggravio, un percorso di trasformazione radicale di cui nessuno può prevedere le conseguenze visto che quasi tutti gli attori saranno chiamati a ricoprire ruoli diversi dagli attuali. Certo, di fronte alla tragedia di un popolo e dei suoi figli più fragili e indifesi, tutti sono chiamati a dare il massimo, oltre perplessità e indugi.
Ma sarebbe davvero così strano, proprio per il rispetto e l’attenzione che dobbiamo anche ai piccoli ucraini, fermare il percorso della riforma per un tempo congruo a fronteggiare l’emergenza, fornendo allo stesso tempo agli uffici giudiziari quelle risorse umane e tecniche che auspicano da tempo? È una domanda che nasce da un timore e da una preoccupazione. Ma se dovesse servire a rendere un po’ più tranquillo e garantito il cammino di tanti piccoli già feriti dentro oltre l’indicibile, perché no? (Luciano Moia - Avvenire)