Tag: Mons. Gian Carlo Perego

Lo sguardo di umanità del Vescovo Scalabrini nei confronti dei migranti

9 Ottobre 2022 - Il Vescovo Giovanni Battista Scalabrini è Santo. Una santità che nasce dal suo impegno sacerdotale e parrocchiale, nella catechesi e nella predicazione, nell’insegnamento e nella cura dei presbiteri, ma ha al centro il suo impegno pastorale e sociale a favore degli emigranti tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Allora dal nostro Paese, a causa della povertà in campagna e in collina partivano fino a un milione di italiani l’anno: metà verso le Americhe e l’altra metà verso i Paesi dell’Europa, del Nord Africa e del Medio Oriente. Un impegno condiviso con un altro Vescovo amico, Geremia Bonomelli, di due diocesi vicine - Piacenza e Cremona – che alla fine si divideranno il lavoro pastorale con i migranti: Scalabrini, con i suoi missionari, in America e Bonomelli, con i preti diocesani, in Europa. L’impegno pastorale sarà soprattutto nel condividere il viaggio e la vita con gli emigranti italiani, perché avessero la possibilità di continuare un cammino di fede, con le celebrazioni e la catechesi in lingua italiana e l’assistenza spirituale. Il clero autoctono, infatti, non solo non curava la vita religiosa degli emigranti, ma talora ostacolava l’attività dei missionari. Il Vescovo Scalabrini aveva compreso che abbandonare gli emigranti e le loro famiglie che partivano avrebbe generato l’abbandono anche della fede e della pratica religiosa, oltre che l’adesione a movimenti socialisti e anarchici. L’impegno sociale sarà diretto a promuovere la tutela dei migranti, contro gli agenti e mediatori di manodopera approfittatori, contro i datori di lavoro sfruttatori, per la promozione dei diritti dei lavoratori e delle loro famiglie e dei minori, sensibilizzando l’opinione pubblica e la politica in diverse occasioni – all’ Expo di Torino del 1898, al Convegno dell’Opera dei Congressi di Ferrara del 1899, ad esempio – e formulando anche proposte di legge. A questo proposito, in una relazione alla Congregazione di Propaganda fide del 4 settembre 1889 il Vescovo Scalabrini scriveva: “Nelle fazendas gli emigranti lavoravano in condizioni durissime, come braccianti salariati, in genere a cottimo, alle dipendenze di fazendeiros in gran parte dispotici e sfruttatori, con conseguenze negative sia sul piano morale che religioso”. Bella è poi l’amicizia per quasi quarant’anni tra i due Vescovi, Scalabrini e Bonomelli, testimoniata dal fitto Epistolario, dove si respira la passione per la cura degli emigranti che per Scalabrini sfocerà nella fondazione della Congregazione degli Scalabriniani e per Bonomelli nella creazione dell’Opera di assistenza per gli italiani emigrati in Europa. Esemplari sono le parole del Vescovo Bonomelli commemorando l’amico Scalabrini nella Chiesa di S. Bartolomeo a Como, nel 1913: “La Provvidenza mi pose in contatto con molti uomini collocati in alto nella Chiesa di Dio per ufficio, per scienza e pratica di affari, conoscitori della società; ma posso affermarlo con tutta coscienza: non ne trovai uno o ben pochi che conoscessero al pari di lui le condizioni nostre vere, sociali e religiose, e i bisogni relativi dei nostri tempi!... Il suo sguardo spaziava al di là della sua diocesi, dell’Italia e dell’Europa”. Questo sguardo di Scalabrini è carico di santità perché esperto di umanità, capace di dialogare con le istituzioni, di “uscire dal tempio”. Ed è questo sguardo pieno di umanità che la santità del Vescovo Scalabrini ci sollecita, perché “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini, soprattutto dei poveri e dei malati” (G.S. 1) non ci lascino indifferenti, abbattino i muri dell’indifferenza e della prepotenza, spingano all’impegno e alla condivisione. È uno sguardo, quello del Vescovo Scalabrini, che ha una preferenza per i poveri, che allora erano i salariati sfruttati, costretti a partire per le Americhe. È uno sguardo che coinvolge oggi noi, le nostre comunità per educarci alla prossimità nei confronti dei migranti, in questo tempo in cui – come scrive Papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti – “riappare “la tentazione di fare una cultura dei muri, di alzare i muri, muri nel cuore, muri nella terra per impedire questo incontro con altre culture, con altra gente. E chi alza un muro, chi costruisce un muro finirà schiavo dentro ai muri che ha costruito, senza orizzonti. Perché gli manca questa alterità” (F.T. 27).

Mons. Gian Carlo Perego - Presidente Fondazione Migrantes

Mons. Perego: “più di metà dei permessi di soggiorno per ricongiungimento familiare, segno che vogliono restare qui”

7 Ottobre 2022 -
Roma - “È interessante come il 52 per cento dei permessi di soggiorno sia per il ricongiungimento familiare. Questo segnale dice che il mondo dell’immigrazione di diverse nazionalità vuole rimanere in Italia e vuole creare la civiltà di domani. In questo senso, costruire il futuro con noi. E credo sia un dato importante”. Lo ha detto mons. Gian Carlo Perego, presidente della Commissione Cei per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes e arcivescovo di Ferrara-Comacchio, a margine della presentazione del Rapporto Immigrazione, redatto da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes. “Questo rapporto segnala profondamente non tanto dei numeri, non solo – ha aggiunto -. Numeri che sono in crescita per la prima volta dopo il calo numerico degli ultimi tre anni. Segnala soprattutto come il mondo dell’immigrazione stia diventando strutturale alla vita del nostro Paese, nel mondo del lavoro, della scuola e della famiglia”. L’arcivescovo ha evidenziato poi che “il rapporto segnala anche delle storie, proprio perché si vuole uscire dai numeri, per far capire come dietro i numeri ci sono dei volti e delle storie di radicamento, di nascita, di lavoro, di impresa femminile nel nostro Paese”. “E queste storie sono importanti perché aiutano a governare meglio questo fenomeno, in un momento in cui forse la lettura delle migrazioni purtroppo continua a essere solo emergenziale”.

GMMR, mons. Perego, da Matera e dalla tavola eucaristica un messaggio forte per costruire il futuro con i migranti.

25 Settembre 2022 - Matera - Da Matera papa Francesco ha "coniugato la parabola del ricco epulone e di Lazzaro con la mensa dei ricchi da cui sono esclusi i poveri, che sono anche i migranti che fuggono da miseria, sfruttamento e guerra". Lo dice oggi mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente della Fondazione Migrantes dopo le parole del Pontefice pronunciate durante la preghiera mariana dell'Angelus da Matera dove si è svolto il Congresso Eucaristico Nazionale. "Da Matera e dalla tavola eucaristica - ha detto mons. Perego - è venuto un messaggio forte per costruire il futuro con i migranti".

Migrantes: il Mediterraneo torna ad essere una tomba

13 Settembre 2022 - Roma - Il Mediterraneo torna ad essere una tomba, un cimitero, questa volta di due bambini in fuga annegati, insieme a un giovane e a due adulti. Erano siriani e nessuno può negare che avevano diritto alla protezione internazionale. Non sappiamo ancora se esiste un legame familiare tra queste persone. Immagini drammatiche che chiedono un rinnovato impegno e non un blocco delle azioni di salvataggio in mare; chiedono un’azione congiunta tra le navi di soccorso delle ONG e le navi e gli aerei militari dei Paesi europei; chiedono un’azione europea in Libia per prevedere canali umanitari e legali per chi abbia diritto a una forma di protezione internazionale. Troppe parole si spendono mentre troppi morti si accumulano in fondo al mare. La Fondazione Migrantes auspica da subito un permesso di protezione internazionale per i 26 sopravvissuti; un rinnovato impegno politico e civile a favore di chi chiede e ha diritto a una protezione internazionale, perché questo diritto non finisca in fondo al mare, negato, con nuove vittime innocenti. Una democrazia non può accettare che diritti fondamentali, come il diritto d’asilo, siano calpestati e ignorati. (Mons. Gian Carlo Perego - Presidente Fondazione Migrantes)

Mons. Perego: curiamo il cuore e le relazioni

4 Agosto 2022 - Roma - Nel centro di Civitanova Marche, in questa calda estate, Alika, nigeriano di 39 anni, padre di un bambino di 8 anni e sposato con Charity, è stato ucciso di botte da un coetaneo italiano, Fabrizio, di 32 anni, nell’indifferenza di tutti. Ancora una volta, in una piccola città marchigiana, si è ripetuta la storia biblica di Caino che ha ucciso il fratello Abele. Un fratello ha ucciso un fratello, nell’indifferenza di altri fratelli. ‘Fratelli tutti’. Alika, invalido per un incidente subito più di un anno fa, quando un automobilista ubriaco lo aveva investito, costringendolo a usare ormai una stampella per camminare, offriva ai passanti delle vie vicino alla stazione fazzoletti di carta, accendini e altre piccole cose in cambio di un’offerta, per arrotondare la sua pensione di invalidità di 300 euro. Questo gesto, questa presenza, ha scatenato odio e generato in pochi minuti la morte di un innocente. Alika era arrivato in Italia dalla Nigeria, il più popoloso Paese africano, con 200 milioni di persone, e tante risorse, ma dove miseria e terrorismo, tratta degli esseri umani e instabilità politica costringono i giovani a mettersi in cammino, oltre 100.000 dei quali hanno raggiunto in questi decenni l’Italia, 4000 le Marche, 50 Civitanova. Alla preghiera e al silenzio chiesti dall’arcidiocesi di Fermo di fronte a questo tragica morte, non possiamo non unire alcune domande: cosa ha scatenato questa violenza brutale? Perché questa indifferenza? Siamo consapevoli della fatica del cammino di tanti nostri fratelli migranti? Le risposte a queste domande chiamano in causa la responsabilità di tutti. Una responsabilità anzitutto nella cura delle relazioni, dei gesti e delle parole, troppe volte cariche di violenza, di disprezzo nei confronti di chi arriva da un altro Paese tra noi. Le parole che accompagnano gli sbarchi che si stanno ripetendo in questa estate costruiscono l’idea di una falsa invasione di 40.000 persone sbarcate sulle nostre coste provenienti da Paesi vicini e lontani, Tunisia e Bangladesh, da Paesi da anni in guerra, come la Siria, l’Eritrea, la Somalia, l’Afghanistan. I gesti di disprezzo che si moltiplicano sui social, sulle strade, in tante piazze delle nostre città alimentano gli episodi di razzismo, che da 400 sono diventati nell’ultimo anno più di 2000 in Italia, solo quelli segnalati. La mancanza di relazioni crea pregiudizi e non costruisce esperienze di conoscenza e di amicizia, la cultura dell’incontro che genera comunità e partecipazione, cittadinanza attiva. Senza relazioni manca la cura, soprattutto dei più piccoli, delle persone fragili, e non ci accorgiamo di una madre, che vive tra noi, e che sta lasciando morire di fame e di sete la figlia, la piccola Diana. Senza responsabilità, senza rispetto, senza cittadinanza cresce la paura, il pregiudizio, l’odio, la speculazione politica, con il rischio che le nostre città da luoghi di fraternità si trasformino in luoghi di conflittualità, di violenza. Città morte. (Mons. Gian Carlo Perego, Presidente Cemi e Fondazione Migrantes - Famiglia Cristiana)

Inps-Migrantes: Italia, Pensioni e Mobilità, Storie di partenze e di ritorni

4 Luglio 2022 - Roma - “Italia, pensioni e mobilità: storie di partenze e di ritorni”. Questo il tema del convegno che si è svolto oggi, lunedì 4 luglio, presso Palazzo Wedekind, organizzato da Inps e Fondazione Migrantes  con un confronto sul tema dei pensionati italiani all’estero. A introdurre i lavori è stato il Presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, che ha ricordato come i flussi migratori interessino ogni parte del mondo, incluso il nostro Paese, e che la scelta di emigrare non è più necessariamente legata alla necessità o al bisogno, ma può anche essere un’opzione derivante dal perseguire un interesse, un miglioramento della qualità di vita. L’Italia, ha sottolineato Tridico, oltre a disporre politiche di accoglienza, assiste alla partenza di lavoratori giovani e meno giovani, nonché di pensionati che spendono altrove il proprio trattamento pensionistico. Pertanto, dall’analisi dei pagamenti delle pensioni all’estero si possono trarre interessanti spunti di analisi sulle evoluzioni socioeconomiche nel nostro Paese. Rispetto ai fenomeni migratori rilevati, si evidenzia che il mondo delle pensioni Inps in questo momento si trova in una fase di transizione. I trattamenti corrisposti ai protagonisti dei flussi migratori del secolo scorso sono infatti in fase di diminuzione, specie in alcuni Paesi verso cui il flusso migratorio si è esaurito o fortemente limitato in epoca recente. Appare verosimile che tale situazione sia destinata a cambiare nei prossimi anni quando – man mano che i nuovi migranti raggiungeranno i requisiti di legge per l’accesso al pensionamento – anche da un punto di vista numerico le pensioni in regime internazionale e quelle in generale in pagamento all’estero aumenteranno in modo consistente. In prospettiva tali prestazioni non si potranno più considerare una categoria eccezionale o residuale rispetto alla pensione nazionale: si porranno semmai come una componente rilevante dell’universo pensionistico italiano. “Eravamo soliti dire – ha detto Delfina Licata, della Fondazione Migrantes, – che l’Italia contava uguale numero di immigrati soggiornanti nel Paese ed emigrati italiani all’estero. Questa affermazione, stando alle statistiche di oggi, non è più vera: oggi il numero di connazionali che hanno scelto l’estero come luogo di residenza è superiore a quello degli immigrati che risiedono regolarmente nella Penisola. L’unica Italia a crescere è, oggi, quella che mette radici all’estero. L’Italia è uno Stato in cui la popolazione autoctona tramonta inesorabilmente e la popolazione immigrata - complice la crisi economica, la pandemia, i divari territoriali e l’impossibilità di entrare legalmente - non cresce più”. Al 1° gennaio 2021, la comunità dei connazionali residenti all’estero è costituita da 5.652.080 unità, il 9,5% degli oltre 59,2 milioni di italiani residenti in Italia. Mentre l’Italia ha perso quasi 384 mila residenti sul suo territorio (dato ISTAT), ha registrato un aumento del 3% nell’ultimo anno di coloro che risiedono stabilmente all’estero. La mobilità degli italiani con la pandemia non si è arrestata, ma ha sicuramente subito un ridimensionamento che non riguarda, però, le nuove nascite all’estero da cittadini italiani, ma piuttosto le vere e proprie partenze: il numero dei connazionali che hanno materialmente lasciato il Paese recandosi all’estero da gennaio a dicembre 2020. In valore assoluto, si tratta di 109.528 italiani, -21.408 persone rispetto all’anno precedente. Nonostante la generale riduzione, le caratteristiche complessive restano invariate rispetto al 2020: si tratta, cioè, di una mobilità prevalentemente maschile, giovane (il 42,8% ha tra i 18 e i 34 anni, percentuale in rialzo di 2 punti rispetto all’anno precedente) e giovane adulta (il 23,1% ha tra i 35 e i 49 anni). I minori si attestano al 20,2%, confermando i dati delle rilevazioni passate. Degli oltre 109 mila connazionali che hanno spostato la loro residenza dall’Italia all’estero lungo il corso del 2020, il 78,7% lo ha fatto scegliendo l’Europa come continente. Lo scegliere una meta di destinazione vicina risponde a una “strategia di contenimento dei rischi”: non solo per prevenire la possibilità di contrarre il virus, ma per le condizioni del sistema sanitario del luogo prescelto e delle prescrizioni ivi adottate. Nel generale calo registrato nel numero delle partenze, pari a -16,3%, le diminuzioni maggiori si riscontrano per gli anziani (-28,7% nella classe di età 65-74 anni e -24,7% in quella 75-84 anni) e per i minori al di sotto dei 10 anni (-20,3%): nell’anno della pandemia, il “rischio” di uno spostamento è stato volutamente evitato dai profili più fragili. Se nell’ultimo anno l’aumento della popolazione AIRE è stato del 3%, questo dato diventa il 6,9% dal 2019, il 13,6% negli ultimi cinque anni, ben l’82% dal 2006, anno della prima edizione del Rapporto Italiani nel Mondo edito dalla Fondazione Migrantes. A inizio 2021 è ancora più evidente il processo di assottigliamento della differenza di genere iniziato già sedici anni fa quando le connazionali iscritte all’AIRE erano il 46,2% (1.435.150 in valore assoluto), per poi arrivare al 47,8% dieci anni fa nel 2011 (1.967.563 in valore assoluto). Attualmente si registrano 2.718.678 iscrizioni, il 48,1% del totale AIRE. Se i cittadini italiani residenti oltre confine negli ultimi sedici anni sono aumentati dell’82%, le donne in particolare lo hanno fatto dell’89,4%. Un processo che è, allo stesso tempo, di femminilizzazione e di familiarizzazione. A partire, infatti, sono sicuramente tante donne alla ricerca di realizzazione personale e professionale, ma vi sono anche tanti nuclei familiari con figli al seguito, legati o meno da matrimonio. Le donne italiane in mobilità si distinguono essenzialmente in tre profili: le vedove, che a volte rientrano per medio-lunghi periodi prima di fare ritorno all’estero (solitamente nello stesso paese in cui sono state emigrate per diversi anni oppure in nuovi paesi dove sono residenti figli e nipoti); le nonne, che raggiungo figlie, figli e nipoti; e le giovani/giovani adulte che partono da altamente qualificate o con titoli di studio medio-alti. Gabrieli Uselli, Direttore centrale Pensioni Inps, ha approfondito il tema delle pensioni liquidate alle donne, analizzando come si sia evoluta, nel tempo, la domanda di tutela previdenziale della migrante. Le donne, infatti, sono passate dall’essere, nella maggioranza dei casi, prive di forme di assicurazione, destinatarie solo di pensioni ai superstiti, al diventare un soggetto autonomo e indipendente che dà il via a vere e proprie catene migratorie al femminile. Le motivazioni sono principalmente quelle che spingono anche un uomo a partire: la prospettiva di una vita indipendente, un maggior benessere economico e una carriera professionale più gratificante. Oggi le donne emigrano quasi quanto gli uomini. Lo sviluppo di questo fenomeno si traduce nell’aumento delle pensioni di vecchiaia percepite dalle donne, rispetto al trend negativo di quelle ai superstiti. Secondo la Fondazione Migrantes, l’attuale fotografia della popolazione italiana residente all’estero è così costituita: su 5,6 milioni di iscritti il 45,5% ha tra i 18 e i 49 anni d’età (oltre 2,5 milioni), il 15% è minore (848 mila circa di cui il 6,8% ha meno di 10 anni) e il 20,3% ha più di 65 anni (oltre 1,1 milioni e di questi, il 10,7% cioè circa 600 mila, ha più di 75 anni). La longevità femminile appare in tutta la sua evidenza. Su 1.148.612 residenti italiani all’estero di età superiore ai 65 anni, il 52,2% sono donne; il 47,2% hanno 65-74 anni, il 31,6% si colloca nella fascia 75-84 anni. Il 21,2% supera gli 85. Dal 2006 al 2021 la presenza degli anziani italiani in mobilità è cresciuta del 91,5%. Le comunità più numerose si trovano in Argentina, Brasile, Svizzera e Germania. La storia dell’emigrazione italiana, unita al processo di longevità delle donne, porta a rintracciare alcuni paesi in cui il numero delle italiane è superiore a quello degli italiani. Questi paesi sono tutti collocati, e non è un caso, in America Latina: Argentina, Uruguay, Cile, Perù a cui segue il Sudafrica. La narrazione della recente mobilità condiziona anche il tema degli anziani, a volte resi ingiustamente protagonisti di un trend che ha avuto il suo culmine nel 2008 con oltre 9 mila partenze e che si è poi assestato sulle 6 mila unità. “Quello dei pensionati che decidono di emigrare all’estero è un tema di grande attualità. Questi – ha sottolineato Susanna Thomas, della Direzione Centrale Pensioni Inps – si possono suddividere in tre grandi categorie: gli immigrati che, conseguito il diritto a pensione, decidono di far ritorno nel loro Paese; i genitori di persone emigrate, che decidono di raggiungere i figli per aiutarli nella gestione dei nipoti o, più semplicemente, per evitare il senso di solitudine; infine chi lo fa per conseguire vantaggi economico–fiscali previsti da alcuni Paesi. A questi vanno poi aggiunti quei casi sporadici di cittadini che emigrano semplicemente perché cercano luoghi più esotici o maggiormente confortevoli rispetto alle personali esigenze. In questa sede, vengono analizzati i trend delle principali direttrici di emigrazione dei pensionati anche alla luce dell’introduzione di particolari elementi di favore nel trattamento fiscale della pensione”. Lo storico delle migrazioni, Toni Ricciardi, si è quindi soffermato sui principali paesi meta dei flussi migratori, confrontando le pensioni pagate dall’estero in Italia e le pensioni liquidate dall’Italia all’estero. I numeri delle pensioni e le somme di denaro erogate dall’estero in Italia – sebbene le cifre siano da ritenersi ben più alte di quelle ufficiali– confermano il processo migratorio che storicamente ha interessato la penisola. Non è un caso che i principali contributori esteri siano i paesi più attrattivi del secondo dopoguerra. In questa fase si sperimenta la cosiddetta emigrazione assistita e disciplinata dallo Stato, che trova nella stagione d’oro degli accordi di emigrazione la sua consacrazione massima. Cronologicamente, all’accordo con il Belgio del 1946, seguono quello con la Francia nel 1947 e quello con la Svizzera nel 1948, il più significativo del periodo, fino all’accordo del 1955 con l’allora Repubblica federale tedesca, che si inserisce nell’ampio ed articolato processo di integrazione europea. Non è un caso che le direttrici dell’epoca siano anche le stesse che oggi contribuiscono, in una sorta di rimborso postumo, ad accrescere il monte delle pensioni erogate dall’estero a cittadini e cittadine che hanno scelto di rientrare al momento della pensione (Belgio 97 milioni di euro, Francia 279 milioni, Germania 1,1 miliardi di euro, Svizzera 2 miliardi). Inoltre, in paesi specifici ritroviamo fasce sociali che, una volta maturato il diritto alla pensione, scelgono il rientro in Italia per numerose ragioni, tra le quali il differenziale del potere di acquisto (Svizzera e Germania). Se Germania e Svizzera sono i primi contributori in termini di erogazioni, nel caso svizzero, considerato il sistema pensionistico in vigore a partire dal 1986 (secondo pilastro contributivo), la cifra complessiva, con ogni probabilità, è almeno 2-3 volte superiore al monte complessivo. Infine, anche le pensioni erogate dall’Italia all’estero, in termini di monte complessivo, mostrano una mobilità in linea con un processo che si sta stratificando. “Operando un confronto con alcuni Paesi sul numero di pensioni che questi erogano nel nostro territorio e che al contrario l’Inps paga nel loro – ha evidenziato Daniele Russo, dirigente della Direzione Centrale Pensioni Inps – si è rilevato che i paesi che storicamente hanno rappresentato le mete privilegiate dei migranti italiani e che sono vicini ai luoghi di origine - come Germania, Francia, Svizzera, Belgio, ma anche Olanda e Austria - sono quelli che pagano un rilevante numero di pensioni in Italia, a coloro che conclusa l’esperienza lavorativa all’estero hanno deciso di far rientro nei nostri confini. Al contrario, nei paesi più lontani, come Australia, Stati Uniti e Canada, dove gli italiani migrati hanno preferito rimanere perché la lontananza ha contribuito a ridurre i legami con il nostro Paese, l’Inps registra un consistente numero di pensioni da pagare”. Le conclusioni sono state affidate al Presidente della Commissione CEI per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes, l’arcivescovo Mons. Gian Carlo Perego che ha ribadito come siano importanti le occasioni di riflessione e di collaborazione tra enti che hanno il compito di accompagnare le persone. “Il nostro paese vive un momento molto delicato e saranno decisivi i passi che saranno compiuti alla luce della dinamica demografica che ci sta condizionando sempre di più e della strutturalità della mobilità, in uscita e in entrata, che condiziona i nostri territori. Per questo diventa essenziale l’analisi e la lettura di questo legame, rendendo ancora più marcata e ufficiale la collaborazione tra l’Inps e la Fondazione Migrantes attraverso una ricerca nazionale che viene annunciata oggi, aprendosi anche ad altre eventuali realtà nazionali ed estere. L’obiettivo è far emergere quanto il contributo dato, ieri come oggi, dalle lavoratrici e dai lavoratori italiani all’estero e dalle attuali pensionate e pensionati rientrati in Italia sia da sempre ricchezza fondamentale in alcune aree del nostro paese, a maggior ragione nel quadro socio-demografico di cui si è parlato. Così come ricchezza inestimabile è il lavoro oggi di cittadini di altre nazionalità che diventano o potrebbero diventare italiani in futuro, restando in Italia o ritornando nei loro luoghi di origine. Una nuova Italia non potrà che essere figlia della mobilità: giovani che scelgono l’Europa non solo per il lavoro, ma per scrivere una nuova storia familiare, una nuova partecipazione alla vita delle città, una democrazia da costruire e sperimentare”. È seguita poi una tavola rotonda su pandemia, guerra e movimenti migratori alla quale hanno partecipato Pasquale Tridico, presidente INPS, mons. Gian Carlo Perego, Presidente della Fondazione Migrantes, Giovanni Maria De Vita, consigliere del MAECI, e Gabrieli Uselli, Direttore centrale Pensioni Inps. Il convegno è stato moderato da Federico Luperi, giornalista ADNKronos.

Mons. Perego: su Ius scholae non prevalgano polemiche ideologiche

3 Luglio 2022 - Roma - Lo ius scholae "è un tema da 15 anni, che è nato dal 'basso', dalla campagna nel 2011 di 19 Associazioni laiche e cattoliche e che attende un'attenzione trasversale delle forze politiche, perché alla base della cultura democratica, liberale e popolare". Lo ha detto mons. Gian Carlo Perego, presidente della commissione Cei per le migrazioni e della Fondazione Migrantes in una intervista pubblicata oggi sul quotidiano "La Stampa£ a firma di Domenico Agasso. "Questa modifica della legge sulla cittadinanza corrisponde all'attualità indiscutibile di una popolazione che sta mutando - dice - e, guarda al mondo dei 900.000 studenti, di cui il 65% è nato in Italia, favorisce il riconoscimento e la partecipazione alla vita del Paese delle seconde generazioni". L'alto prelato si augura "che le ragioni e la constatazione di una società profondamente diversa rispetto al passato prevalgano sulle polemiche di natura ideologica". Secondo il presule "la legge sullo Ius scholae viene interpretata con pregiudizi e parametri strumentali, identitari e non constatando invece lo stato delle generazioni di oggi e le proiezioni di quelle future". E poi snocciola i dati: "Un milione e quattrocentomila ragazzi, dei quali 900 mila alunni delle nostre scuole e gli altri che hanno più di 18 anni, aspettano legittimamente di poter chiedere di essere cittadini italiani". (R.Iaria)

Migrantes: mons. Perego,  la riforma della legge della cittadinanza è “fondamentale”

13 Maggio 2022 - Palermo - Le migrazioni sono in crescita: ormai sono quasi 300 milioni le persone in cammino nel mondo, per lavoro, in fuga dalla povertà, per studio, alla ricerca di una vita migliore per se e per la propria famiglia. Di questi 80 milioni sono in fuga perché vittime di tratta e di persecuzioni religiose, per le guerre – solo l’ultima guerra in Ucraina ha creato 7.700.000 sfollati, di cui 5.500.000 profughi -  ma oltre la metà per disastri ambientali, in continua crescita”. Sono alcuni dati forniti oggi pomeriggio a Palermo dal presidente della Fondazione Migrantes, l’arcivescovo Gian Carlo Perego, intervenendo al convegno promosso dalla Conferenza Episcopale Siciliana. Negli ultimi 30 anni la migrazione dall’estero è cresciuta nel nostro Paese. In questi ultimi anni ha avuto, però, un rallentamento prima e oggi un calo drastico di circa 150.000. Negli ultimi anni è cresciuto il numero dei rifugiati in Italia, che sono oggi più di 200.000, il 38% dei nuovi permessi di soggiorno, il 5% del totale, anche se solo uno sbarcato su 10 si è fermato in Italia, ma hanno continuato il loro viaggio in Europa. Soffermandosi sull’Enciclica Fratelli Tutti mons. Perego ha sottolineato che il Papa  ci invita a leggere la realtà del fenomeno “con intelligenza”. Il “sogno dei migranti si scontra molte volte con una realtà di sofferenza, di sfruttamento, di morte, che dal viaggio di Lampedusa, il primo del suo Pontificato, hanno caratterizzato molti interventi di Papa Francesco”, ha aggiunto spiegando che “diritto di migrare e diritto di non emigrare sono sempre stata accompagnati nel magistero sociale della Chiesa fin dall’enciclica Rerum Novarum di Leone XIII”. “Comprendo – ha spiegato mons. Perego -  che di fronte alle persone migranti alcuni nutrano dubbi o provino timori. Lo capisco come un aspetto dell’istinto naturale di autodifesa. Ma è anche vero che una persona e un popolo sono fecondi solo se sanno integrare creativamente dentro di sé l’apertura agli altri. Invito ad andare oltre queste reazioni primarie, perché – come dice il papa  ‘il problema è quando [esse] condizionano il nostro modo di pensare e di agire al punto da renderci intolleranti, chiusi, forse anche – senza accorgercene – razzisti. E così la paura ci priva del desiderio e della capacità di incontrare l’altro’. I migranti vengono considerati non abbastanza degni di partecipare alla vita sociale come qualsiasi altro, e si dimentica che possiedono la stessa intrinseca dignità di qualunque persona. Pertanto, devono essere “protagonisti del proprio riscatto”. Non si dirà mai che non sono umani, però in pratica, con le decisioni e il modo di trattarli, si manifesta che li si considera di minor valore, meno importanti, meno umani. È inaccettabile che i cristiani condividano questa mentalità e questi atteggiamenti, facendo a volte prevalere certe preferenze politiche piuttosto che profonde convinzioni della propria fede: l’inalienabile dignità di ogni persona umana al di là dell’origine, del colore o della religione, e la legge suprema dell’amore fraterno”. Il presidente di Migrantes si è soffermato poi su un tema importante e di grande attualità, anche in Italia, che il Papa non trascura di trattare: quello della cittadinanza. E’ un tema “la cui problematicità oggi è certamente accentuata nel dibattito culturale e politico. La storia dei processi di democratizzazione delle società politiche occidentali coincide con la storia della progressiva affermazione dei diritti di cittadinanza, attraverso un duplice movimento: l’aumento del numero e del tipo di diritti riconosciuti e garantiti ai cittadini; la progressiva estensione della classe dei cittadini, di coloro cioè che hanno titolo a godere di tali diritti. In un processo di democratizzazione, pertanto, una mobilità crescente e diffusa chiede non di limitare, ma di estendere la cittadinanza”. Dal 2002 ad oggi in Italia 1.400.000 hanno ottenuto la cittadinanza dopo 10 anni dalla permanenza, secondo la legge, in realtà dopo 12/14 anni di permanenza per i tempi ministeriali. Ma almeno  un milione di figli di migranti, nati e cresciuti in Italia sono rimasti ancora esclusi da questo diritto-dovere della cittadinanza. La riforma della legge della cittadinanza è “fondamentale – ha detto il presule - per un Paese a forte immigrazioni negli anni scorsi, quale è stata l’Italia, passando da una legge incentrata sullo jus sanguinis  che guarda soprattutto al rientro dei nostri emigranti, a una legge basata anche sullo jus soli o sullo jus culturae e jus scholae. E’ nostra responsabilità politica e sociale di cristiani che la città possa contare su questi nuovi italiani”. (R.Iaria)

Vescovi Sicilia: oggi un incontro su “Fratelli tutti per un dialogo tra culture e religioni”

13 Maggio 2022 - Due giorni di riflessione sull’enciclica “Fratelli tutti. Per un dialogo tra le culture e le religioni” a Palermo su iniziativa dell’Ufficio regionale per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso della Conferenza episcopale siciliana, in collaborazione con la Pontificia Facoltà  Teologica di Sicilia e il Dipartimento Cultura e Società dell’Università degli studi di Palermo. Il convegno si svolgerà nell’Aula magna della Facoltà teologica oggi e domani. A introdurre i lavori sarà mons. Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo e delegato per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso. Moderati da don Giuseppe Rabita, direttore della Segreteria pastorale della Conferenza Episcopale Siciliana interverranno autorità religiosi civili del mondo della cultura: la prima relazione è prevista alle ore 10 e sarà a cura di don Massimo Naro, docente Fa.Te.Si., che parlerà dell’enciclica “Fratelli tutti” come “pietra miliare nella storia del dialogo interreligioso”. A seguire Fabrizio D’Avenia, coordinatore del Corso di studi magistrale in Religione e Cultura dell’Università di Palermo, che interverrà su “La fine della coscienza storica“. La mattina si concluderà con due ospiti internazionali: il card. Cristobal Lopez Romero SdB, arcivescovo di Rabat e amministratore apostolico di Tangeri e Rajae Naji El Mekkaoui, Ambasciatrice del Regno del Marocco presso la Santa Sede. I loro interventi verteranno su “Come tradurre l’Enciclica nella vita pastorale di una diocesi” attraverso anche “una testimonianza di vita vissuta” e “L’Enciclica dal punto di vista di una docente e diplomatica musulmana“. Nel pomeriggio sono previsti tre approfondimenti, moderati dal vice direttore dell’Ufficio regionale CESi per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso, don Luca Camilleri: su “Costruire la fraternità nella dimensione internazionale” interverrà Francesca Di Giovanni, Sottosegretario per il Settore multilaterale della Sezione per i rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato della Santa Sede; della “Tavola come luogo d’incontro e di dialogo” parlerà Antonino Finocchiaro, dottorando di ricerca e cultore di Diritto ecclesiastico presso l’Università degli studi  “Kore” di Enna; su “Fraternità, amicizia sociale e le attuali migrazioni di popoli” mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara Comacchio e presidente della Commissione CEI per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes. Sabato 14 è prevista solo la sessione mattutina, che sarà moderata da Erina Ferlito, direttrice dell’Ufficio regionale CESi che organizza il convegno. Interverranno Laurent Basanese , Officiale del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso della Santa Sede e fondatore del Centro studi interreligiosi della Pontificia Università Gregoriana, su “L’apertura di nuovi percorsi nella formazione al Dialogo interreligioso” e Adnane Mokrani, della Pontificia Università Gregoriana e senior fellow della Fondazione per le Scienze religiose di Palermo, su “Fratellanza umana, una prospettiva islamica“. Dopo la comunicazione di mons. Antonino Raspanti, vescovo di Acireale e Presidente della CESi, il convegno si chiuderà con l’intervento del vescovo delegato, mons. Domenico Mogavero.

Adria: alla tre giorni del festival biblico si è parlato di accoglienza

11 Maggio 2022 - Adria - Tre giorni intensi quelli organizzati presso il Ridotto del Teatro comunale in occasione del Festival biblico di Adria. Il nucleo tematico di quest’anno era incentrato sull’Apocalisse, ed è stato declinato seguendo una traccia originale: “Visionari del presente”. Si è iniziato venerdì 6 maggio con l’incontro: “Nuovi cieli, nuova terra. Reinventare la visione del mondo”, tema relazionato da mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara e Comacchio, Presidente Cemi e Fondazione Migrantes e Valeria Verdolini, docente di Sociologia generale presso l’Università Bicocca di Milano. A fare gli onori di casa il sindaco di Adria Omar Barbierato , seguito dall’intervento del vescovo di Adria-Rovigo, mons. Pierantonio Pavanello, che ha rilevato come in questo momento storico si avverta la necessità di riflettere sui pericoli che incombono e sulla necessità d’impegnarsi per scongiurarli. Unanime il tema argomentato dai relatori che hanno presentato un quadro completo dei problemi legati alle migrazioni, e a tutti gli interventi necessari per realizzare una vera accoglienza, che consideri le persone non solo esseri umani di pari dignità, ma anche portatori di culture e di valori che possono arricchire la nostra società. Particolarmente approfondito è stato il tema della “cura” e della cittadinanza come paradigma di attenzione alle persone, ma anche come salvaguardia dell’ambiente, messo a rischio da politiche e comportamenti irresponsabili che mirano solo al profitto. Pandemia, guerre, migrazioni, cambiamenti climatici e nuove povertà, stanno cambiando il profilo del mondo così come l’abbiamo conosciuto sinora e impongono di riflettere su come reinventarlo secondo criteri di umanità, rispetto e condivisione. Nella giornata di sabato Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi, fondatori di “Linea d’ombra” e di Claudia Narsi, hanno relazionato sulle politiche europee e nazionali di accoglienza. L’incontro è stato coinvolgente per i relatori che hanno riferito con semplicità e passione la loro attività di accoglienza dei migranti dei Balcani. Nel “carrettino verde” che Lorena e Gian Andrea portano con sé, non sono presenti solo medicinali, cibo, vestiario per curare le ferite e le sofferenze accumulate durante i durissimi e rischiosi viaggi attraverso territori spesso ostili, ma trovano posto soprattutto l’umanità e l’attenzione verso persone che, come ha detto Lorena, “ci fanno del bene, ci fanno rinascere, mentre cerchiamo di rendere per loro sopportabile l’insopportabile”. Claudia Narsi ha evidenziato, nel relazionare la propria esperienza, come sia importante anche l’impegno di chi supporta e sostiene questa azione, anche se non direttamente sul campo, creando una rete che spesso è formata da persone che, pur non conoscendosi, sono unite dalla medesima sollecitudine verso chi è nel bisogno più urgente di aiuto. A presenziare all’incontro anche Roberta Rocelli direttrice del Festival biblico regionale. Profonda poi e inquietante la meditazione sul “l’Apocalisse: visione e speranza. “e tergerà ogni lacrima dai loro occhi” (Ap.21,4), tenuta domenica 8 maggio, da Gianni Tognoni, segretario generale del Tribunale per i diritti dei Popoli, con letture a cura di Nicolò Paganin. Inquietante perché Tognoni ha tracciato un quadro realistico delle tante guerre, sessanta attualmente, che insanguinano il pianeta, colpendo sempre le popolazioni più povere a vantaggio di pochi privilegiati, ricchi e potenti. Il relatore si è soffermato poi non solo sull’attuale guerra in Ucraina, ma anche sull’attività di indagine che il Tribunale dei Popoli sta svolgendo in Siria, dove il conflitto ha causato più esiliati che in Ucraina. Un’altra riflessione ha riguardato il Brasile, dove il regime di Bolsonaro, oltre ad aver generato un gran numero di morti per la pandemia non combattuta in modo adeguato, sta provocando danni irreparabili all’ambiente e alle popolazioni indigene. Il concerto finale di domenica sera intitolato“E’ tutta un’altra musica! La rivoluzione visionaria dei Beatles”, ha visto sul palco del ridotto del teatro le musiche della Magical mystery band- Tribute band Beatles, arricchite da aneddoti e riflessioni di Enrico Merlin (musicologo)che, con maestria e potenza sonora, ha coinvolto il pubblico presentando i più grandi successi della band musicale che ha segnato una svolta nella storia della musica moderna. “Imagine” ha chiuso il festival biblico di Adria . “Ringraziamo Monica Stefani, in rappresentanza della Fondazione per lo sviluppo del Polesine, il referente del Sindaco per la Biblioteca Comunale Antonio Giolo, la Fondazione Agnese Baggio, Ruben Bertocco del Forum dei Giovani e l’organizzazione del Festival Biblico per questa seconda edizione” – afferma l’Assessore Andrea Micheletti – “Auspico –commenta il Sindaco Barbierato – che il Festival possa tornare in città anche il prossimo anno, per continuare a far riflettere e confrontare le persone sui temi che più impattano sulle nostre vite e sulle nostre coscienze, perché la cultura e i cambiamenti si costruiscono dal basso”.  

Italiani nel Mondo: in libreria il primo volume di una nuova collana con un contributo di mons. Perego

10 Maggio 2022 -  Roma - "Storia dell'emigrazione italiana in Europa". Questo il titolo di una collana edita da Donzelli e diretta da Toni Ricciardi. In questi giorni è arrivato in libreria il primo dei quattro volumi della collana che si  sofferma sul periodo "Dalla Rivoluzione francese a Marcinelle (1789-1956)". In questo volume un contributo è stato affidato a mons. Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes che ha approfondito il tema  "Il ruolo della Chiesa e le prime forme di assistenza in Europa". La Rivoluzione francese ha generato molteplici ondate di migrazione di massa. Gli emigranti hanno plasmato una geografia di città di accoglienza costellata da luoghi che offrivano l’asilo della libertà. Per la prima volta nella storia europea, questo diritto è stato ufficialmente offerto a chi era perseguitato per motivi politici o religiosi. In realtà, già durante il Medioevo veniva garantita una sorta d’immunità a chi fuggiva da persecuzioni di varia natura, tanto che, verso la fine del XVII secolo, si erano sempre più rafforzate in tutta Europa le migrazioni temporanee, creando un imponente potenziale umano mobile e, dunque, mobilitabile. Due secoli prima della costruzione delle ferrovie, l’intero continente era quindi percorso da lavoratori migranti, a dimostrazione che la vita non era così sedentaria come spesso si pensa e che la circolazione delle persone era assai più consistente di quella delle merci. L’imperialismo europeo sconvolse il mondo e la geopolitica. La metamorfosi pose i governi dinanzi alla necessità di gestire i crescenti sconvolgimenti sociali, attraverso l’espansione e il controllo dei possedimenti coloniali. L’immigrazione, prima considerata risorsa, si trasformò in piaga, mentre l’emigrazione diventò il mezzo per risolvere i problemi interni, l’applicazione concreta del concetto di valvola di sfogo. Nonostante il ruolo centrale assunto dalle migrazioni, le grandi sintesi sulla storia europea talvolta le hanno relegate in secondo piano. Ripercorrere la storia della migrazione italiana in questo spazio, quale elemento di costruzione della progressiva realizzazione europea, appare fondamentale e del tutto inedito. La storia europea, a partire dalla Rivoluzione francese fino alla catastrofe di Marcinelle, segue in questo volume l’intreccio di due cronologie: da un lato, il processo di avvicinamento e di costruzione dello spazio comune, dall’altro, la lunga e variegata storia della migrazione italiana in Europa che trova una cesura nodale nella tragedia belga del 1956. Le migrazioni sono probabilmente una delle chiavi interpretative, tra le più significative, per comprendere il lungo processo della storia della globalizzazione, intesa nel suo senso più ampio e onnicomprensivo. Per questa ragione, i quattro volumi – dalla Rivoluzione francese fino ai giorni del Covid-19 – si sviluppano attraverso l’analisi delle direttrici, delle dinamiche e delle politiche migratorie poste in essere dall’Italia e dai paesi europei.

MOns. Perego: positiva l’accoglienza dei piccoli ucraini nelle scuole

6 Maggio 2022 - Ferrara - "L’immigrazione in provincia di Ferrara, quella con il minor numero di immigrati in Regione, di fatto era stazionaria da cinque anni, con poche partenze e pochi arrivi, un numero medio di 34.000 persone. L’arrivo di 2.000 Ucraini in questo anno, anche se con molta probabilità per pochi mesi, ha fatto crescere il numero dei richiedenti protezione temporanea". Lo dice questa mattina l'arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente della Fondazione Migrantes, mons. Gian Carlo perego, in una intervista a quotidiano "La Nuova Ferrara". L’80% di queste persone ucraine (soprattutto donne e bambini) ha trovato accoglienza in famiglia e in appartamenti messi a disposizione con "generosità" da altre famiglie, spiega il presule: "qui purtroppo riscontriamo ritardi, anche comprensibili, nell'attuazione dei permessi di protezione temporanea, che fanno slittare i contributi della protezione civile ai singoli; ritardi nel rilascio di documenti e certificati da parte delle ambasciate ucraine in Italia, con costi per raggiungere Milano, Roma e lunghe file di attesa. Positiva è stata invece l’accoglienza dei più piccoli nelle scuole, la solidarietà di associazioni, enti e imprese, il lavoro immenso dei volontari". I cittadini ferraresi hanno "offerto - ha aggiunto mons. Perego - sicuramente una bella testimonianza di accoglienza e solidarietà, con prontezza e intelligenza". Mons. Perego fa il punto sui cinque anni di episcopato a Ferrara: "dopo 5 anni è difficile tracciare un bilancio. Si può fare semplicemente una tappa per continuare un cammino, un cammino insieme con la Chiesa di Ferrara- Comacchio. Guardando indietro in questo quinquennio ripenso agli incontri con tutti i sacerdoti nelle loro case e chiese il primo anno: la visita a ciascuno mi ha fatto capire di ritrovarmi con un tesoro di esperienza presbiterale - pur con tratti diversi - su cui potevo contare. Ritrovo un cammino compiuto attorno all’esortazione 'Evangelii Gaudium', per ridisegnare la nostra immagine di Chiesa, il ruolo responsabile di ciascuno, lo stile di vita cristiano. Ripenso anche alla fatica con cui si è dovuto affrontare la situazione economica, aggravata dalle conseguenze del terremoto, poi dai due anni di pandemia, una pausa di sofferenza, di silenzio, ma anche ricca di preghiera, di nuovi incontri in rete. Guardo con soddisfazione al mondo laicale, che può essere un luogo di una nuova ministerialità -maschile e femminile - per guidare, accompagnare le comunità, ma soprattutto per dire il Vangelo, Parola di vita. Un mondo laicale che ho visto protagonista in questa prima fase del cammino sinodale".

Migrantes Emilia Romagna: sabato convegno su “Cercate il bene della città”

7 Aprile 2022 - Bologna - “Gli Uffici regionali Migrantes, Caritas, e Missio della Conferenza episcopale dell’Emilia-Romagna (Ceer), in collaborazione con l’Ufficio regionale Ceer per le Comunicazioni sociali, organizzano sabato 9 aprile alle ore 10.00 il webinar “Cercate il bene della città – Partecipazione e identità in cammino. Generazioni a confronto”. Interverranno Mons. Gian Carlo Perego, Arcivescovo di Ferrara-Comacchio e Presidente della Commissione per le Migrazioni della Conferenza episcopale italiana e della Fondazione Migrantes; Cristina Pasqualini, docente di Sociologia dei fenomeni collettivi all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, e Paula Baudet Vivanco, giornalista e attivista del movimento “Italiani senza cittadinanza”. L’arcivescovo di Bologna, il Card. Matteo Zuppi, presidente della Ceer, concluderà i lavori. «Spesso usiamo in modo improprio – spiegano i promotori dell’iniziativa – la parola “integrazione”, immaginando talora una forma di assimilazione delle popolazioni immigrate nelle realtà pastorali e sociali del nostro territorio. I migranti, invece, portano con i loro bagagli anche un grande patrimonio di cultura e di valori spirituali che costituiscono per tutti un capitale da non disperdere. Il processo sinodale che le Chiese in Italia stanno vivendo suggerisce la prospettiva più ricca della “comunione”, nella quale le identità affermate costituiscono un vero stimolo della partecipazione comunitaria. La riflessione cercherà di immaginare anche il futuro prossimo, con una attenzione a quelle cosiddette “seconde generazioni”».      

Mons. Perego: nella scuola il “passaggio è a percorsi interculturali”

17 Marzo 2022 - Roma – “Occorre costruire in città una nuova relazione diffusa e intelligente, con un’attenzione preferenziale ai più deboli, con un orecchio alle ‘attese della povera gente’: di chi arriva e rimane ai margini della città; di chi è espulso dalla città, di chi è solo tra le case, di chi abbandona la scuola, di chi ha paura – sia in senso fisico che psichico; di chi non ha famiglia, di chi perde il lavoro o coniuga con il lavoro tempi di attesa, di chi lavora irregolarmente ed è schiavo di nuovi meccanismi di caporalato o d’impresa o d’agenzia”. Lo scrive mons. Gian Carlo Perego, presidente della Commissione Cei per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes, nel volume “Di generazione in generazione”, edito dalla Fondazione Migrantes nella collana “Quaderni” e diffuso questa mattina durante il convegno per la presentazione degli “Orientamenti interculturali. Idee e proposte per l’integrazione di alunni e alunne provenienti da contesti migratori”. Nella scuola – ha evidenziato il presidente della Migrantes, “certamente il passaggio richiesto è a percorsi interculturali”.

La Chiesa in Sinodo e i migranti

14 Marzo 2022 - Roma - Pubblichiamo di seguito l’editoriale, a firma di mons. Gian Carlo Perego, Presidente della Commissione Episcopale per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes pubblicato nel numero di marzo della rivista “Migranti-Press”.   Stiamo vivendo un tempo di Sinodo, un tempo cioè in cui scopriamo come la Chiesa cammina, è pellegrina. Questa dimensione della Chiesa pellegrina, in cammino è una delle caratteristiche della Chiesa ripresa dal Concilio Vaticano II. Infatti, ricorre spesso nei documenti del Concilio. La troviamo, ad esempio, nella Costituzione sulla Sacra Liturgia, dove è detto della Chiesa che è «presente nel mondo e tuttavia pellegrina» (Sacrosanctum Concilium, 2); la ritroviamo, nella Costituzione Lumen gentium, che riprende una bella citazione di S. Agostino che «la Chiesa prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio» (Lumen gentium, 8; De Civit. Dei, 18, 51, 2; PL 41, 614). Ritroviamo ancora questa espressione in un passaggio della Gaudium et spes, laddove si richiama che «tutto ciò che di bene il Popolo di Dio può offrire alla umana famiglia, nel tempo del suo pellegrinaggio terrestre, scaturisce dal fatto che la Chiesa è l’universale sacramento della salvezza» (Gaudium et spes, 45). Il cammino rinnova la vita, la celebrazione della Chiesa e il suo rapporto con il mondo. Il cammino, con i suoi incontri aiuta l’inculturazione della fede, sempre nella storia, come ci ha insegnato l’esperienza di Matteo Ricci. Il cammino aiuta a scoprire tutto ciò che di bene il “popolo di Dio può offrire alla umana famiglia”. Il cammino aiuta la conoscenza ed evita ripetitività, stagnazione, stanchezza. Il Sinodo aiuta la Chiesa a camminare e aiuta a valorizzare le persone in cammino, i migranti. E questo cammino – come ci ricorda il documento preparatorio del sinodo – ha tre obiettivi. Anzitutto la comunione. Il camminare insieme aiuta a conoscersi, a valorizzare i carismi e i doni di ciascuno, a guardare alla stessa meta, ad affrontare insieme le difficoltà. La comunione chiede di guardare anche alla diversità: delle culture, dell’esperienza cristiana, della fede religiosa. Non c’è comunione quando si dimentica la diversità. Il camminare insieme chiede anche di verificare se la comunione apre alla partecipazione, alla responsabilità di tutti nella Chiesa, in forza del Battesimo. Per noi, come Chiese in Italia, il cammino sinodale chiede di verificare quanto le diverse comunità di fedeli cattolici di oltre 100 nazionalità partecipano alla vita delle Chiese locali, quanto quasi un milione di cattolici immigranti tra noi hanno voce nella comunità, quanto conosciamo le loro «gioie e speranze, tristezze e angosce» (G.S.1). E infine il camminare insieme, significa come cattolici italiani e cattolici migranti condividere la necessità di annunciare la gioia del Vangelo, in un mondo disorientato, indifferente, lontano. Per queste ragioni, il cammino sinodale delle Chiese in Italia incrocia il cammino dei migranti: e i due cammini possono rinnovare la vita della Chiesa e del mondo.

Ucraina: mons. Perego (Migrantes), “questa tragedia faccia cadere i muri, tutti”

10 Marzo 2022 - Milano- «Forse questa guerra che viviamo da dentro e non alla finestra, mediata da persone che lavorano nelle nostre case, frequentano le nostre chiese, vivono nelle nostre città ci aiuterà ad aprire la mente e il cuore all’accoglienza di tutti i profughi, a spingere l’Europa a fare uno scatto di umanità e solidarietà, a ribadire il nostro “ripudio per la guerra” e a far cadere “i muri dentro e i muri fuori” (Gaber), che non ci aiutano a leggere la storia dalla parte degli ultimi e a deciderci per “una scelta preferenziale per i poveri”». Lo scrive mons. Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes in un editoriale che Famiglia Cristiana pubblica nel numero in edicola da oggi. «L’esodo», osserva monsignor Perego, «riguarda un grande Paese di 44 milioni di persone e potrà raggiungere e superare i 5 milioni di profughi che si aggiungono agli oltre 5 milioni di immigrati ucraini nel mondo. Abbiamo la guerra fuori casa, ai confini dell’Europa, e i profughi in casa: in Romania, in Polonia, in Ungheria e ora anche in Italia. E attraverso soprattutto il dolore delle migliaia di cosiddette “badanti”, che assistono i nostri bambini e i nostri anziani in casa, la parte più significativa degli oltre 250 mila ucraini presenti nelle nostre città e paesi, stiamo condividendo una guerra, la preghiera per la pace, il dolore per i morti, la preoccupazione per i familiari e stiamo accorgendoci, in Europa, che tutti i rifugiati e profughi hanno la stessa storia e chiedono a noi lo stesso dolore, la stessa preoccupazione, la stessa accoglienza». «Dalle nostre città è salito subito il grido: accogliamoli», puntualizza ancora monsignor Perego. «Abbiamo visto persone partire per l’Ucraina per accompagnare i familiari delle “badanti” che assistevano la propria madre anziana; abbiamo ammirato la solidarietà che è cresciuta attorno alle 150 comunità ucraine di rito greco-cattolico, assistite da oltre 60 sacerdoti, in collaborazione con Migrantes: cibo, medicinali, generi per i bambini hanno riempito camion e tir che sono partiti per Leopoli. Le Caritas si sono attivate per raccogliere la disponibilità di appartamenti e per ampliare le accoglienze diffuse nei Centri di accoglienza straordinaria (Cas) e nel Sistema di accoglienza e integrazione (Sai), in coordinamento con le prefetture, per costruire un filo diretto con le Caritas ucraine e la Caritas internazionale». Tutto questo, conclude monsignor Perego, deve «aiutare ad aprire menti e cuori all’accoglienza dei profughi. Tutti»

Ucraina: mons. Perego, positiva intesa Ue per i profughi ucraini

4 Marzo 2022 - Roma - Ieri i ministri degli Interni della Ue hanno deciso di applicare la direttiva di protezione temporanea ai profughi ucraini. Una decisione certamente “positiva perché copre per un anno non solo i richiedenti asilo ucraini, ma anche migranti e rifugiati provenienti da Paesi terzi e residenti in Ucraina”, dice oggi al quotidiano Avvenire, il presidente della Fondazione Migrantes, mons. Gian Carlo Perego: “questo fa ben sperare anche per altre situazioni. Credo che sia stato un primo passo importante che ha guardato al precedente della Bosnia e del Kosovo. Poi deve seguire la collaborazione sui territori. Attualmente sono arrivate circa 6.600 persone secondo i dati del Viminale ma, poiché il meccanismo di redistribuzione assegna il 13% all’Italia, potrebbero arrivarne 500mila se in tutta l’Unione entrano 5 milioni di profughi ucraini come prevede l’Ue, o il doppio se i profughi saranno 10 milioni, come prevede l’Onu. Occorre dunque sforzarsi per una redistribuzione diffusa”. In Italia gli ucraini sono circa 250mila con maggioranza donne, le 150 comunità cattoliche ucraine con 60 preti: “è stato importante per la solidarietà e la preghiera, come quella del 2 marzo con il Papa. Sono state le prime a mobilitarsi a Ferrara, Genova, Firenze, Palermo, Padova, Trieste e Gorizia. Il ricongiungimento familiare dei profughi diventerà un elemento importante – sottolinea mons. Perego - per l’accoglienza. Vediamo che il flusso è per lo più composto da donne e bambini. Significa che l’attenzione alla tutela dei minori fuggiti da una guerra e un adeguato accompagnamento psicologico sono aspetti da mettere in campo”. Il presule spera che “l’accoglienza che inizia nei Paesi dell’Est Europa, nel cosiddetto gruppo di Visegrad, sia un primo avviso dell’auspicata redistribuzione dell’accoglienza dei richiedenti asilo, e quindi della tanto attesa modifica del regolamento di Dublino che lascia i profughi nel Paese europeo di primo arrivo”. Il tema della solidarietà  - sottolinea il presidente di Migrantes - torna a “essere elemento qualificante in Europa di fronte a questi come a tutti gli altri richiedenti asilo in arrivo. Ribadisco che l’apertura dei Paesi di Visegrad può essere di buon auspicio per la revisione della politica di asilo nei 27 Stati membri che aveva subito diverse battute di arresto. Ma anche una opportunità per rivedere l’atteggiamento verso altri fronti da cui arrivano i richiedenti asilo, nel nostro caso il Mediterraneo. È un tema discusso nell’incontro dei sindaci e dei vescovi del Mare nostrum a Firenze nei giorni scorsi. Questa guerra ci fa capire quanto è importante che ogni Paese europeo sia Paese di accoglienza, e al tempo stesso che tutta l’Ue sia impegnata nel superamento del regolamento di Dublino”.

Mons. Perego: molti ucraini potrebbero raggiungere l’Europa

24 Febbraio 2022 - Firenze - In Italia, quella ucraina, è la quinta comunità di stranieri: “sono circa 250mila persone e  con l'escalation del conflitto è facile che ci sarà almeno un raddoppio, perché in molti raggiungeranno i propri familiari”. Lo ha detto questa mattina mons. Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes, parlando con l’agenzia “La Press”. Per il presule, che in questi giorni è a Firenze per l’Incontro dei Vescovi sul Mediterraneo promosso dalla Cei - è necessario che il governo “abbia attenzione alla tutela del diritto d'asilo per gli ucraini, per iniziare da subito un percorso di accoglienza, tutela, promozione e integrazione in città”. "Quello che pensavamo non avvenisse immediatamente ma fosse risolto con la strada diplomatica – ha quindi aggiunto - si sta trasformando in una nuova e inutile strage. Il bombardamento porterà a un esodo di almeno quattro milioni di persone, soprattutto verso i Paesi più vicini ma molti potranno raggiungere l'Italia".  Il tema della guerra è oggetto di discussione, preoccupazione e preghiera nell'incontro dei vescovi del Mediterraneo riuniti, fino a domenica, a Firenze. E questa mattina anche un momento di preghiera. “Siamo vicini al patriarca di Kiev, che doveva essere presente, ma ha voluto rimanere nella sua città e nella sua Chiesa", sottolinea mons. Perego.

Incontro sul Mediterraneo: domenica speciale con Tv2000. Tra gli ospiti anche il presidente Migrantes

23 Febbraio 2022 - Roma - Tv2000, domenica 27 febbraio, dedica una programmazione speciale alla visita di Papa Francesco a Firenze, in occasione dell’Incontro dei Vescovi e Sindaci del Mediterraneo. Questi gli appuntamenti trasmessi dall’emittente televisiva Cei: ore 8.30 l’Incontro con i vescovi e con i sindaci nel Salone dei Cinquecento del Palazzo Vecchio; ore 9.30 nella Sala d’Arme l’incontro con le famiglie di profughi e rifugiati; ore 10.20 la Santa Messa nella Basilica di Santa Croce e la recita dell’Angelus, in diretta anche su radio InBlu2000. Approfondimenti della trasmissione ‘Il diario di Papa Francesco’ a partire dalle ore 8. Tra gli ospiti: don Emilio Salvatore, Preside della Pontificia Facoltà Teologica dell'Italiana Meridionale; Francesco Bonini, Rettore Università LUMSA; Gianluca Galimberti, sindaco di Cremona; don Giovanni Emidio Palaia, teologo docente Università LUMSA; Alessandro Acciavatti, storico e saggista; Mons. Giancarlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes.  

Mons. Perego: continuare a pregare per la pace in Ucraina

17 Febbraio 2022 - Roma - Occorre continuare a pregare per la pace in Ucraina. È l’invito che rivolge mons. Gian Carlo Perego, Presidente della Commissione per le Migrazioni della Conferenza Episcopale Italiana e della Fondazione Migrantes in una intervista pubblicata su VaticanNews chiedendo a tutte le Chiese del Paese di accompagnare gli sforzi della diplomazia dopo il nuovo appello del Papa all'Angelus di Domenica scorsa, attraverso l’orazione. “Quella di Francesco è una preoccupazione condivisa – spiega - dai vescovi italiani così come dalla Chiesa ortodossa” precisando che sono continui i contatti con i rappresentanti dei circa 2.000 italiani emigrati in Ucraina e con l’esarcato apostolico d’Italia, sede della Chiesa greco-cattolica ucraina. “In molte diocesi – spiega mons. Perego – sono presenti diversi sacerdoti ucraini i quali rappresentano un veicolo importante attraverso il quale ogni giorno abbiamo la percezione della gravità della situazione”. In Italia risiedono 250 mila cittadini ucraini: “si tratta del quinto paese come numero di presenze fra immigrati, famiglie, ma anche comunità religiose che in questi giorni si stanno unendo alla preghiera per la pace”.