3 Dicembre 2025 - Sul volo di ritorno dal Libano verso Roma, Leone XIV ha incontrato i giornalisti, come consuetudine. D'altra parte si è trattato della prima vera conferenza stampa del Papa. Molti gli spunti interessanti, in un dialogo che il Pontefice ha tenuto in più lingue, a seconda dell'interlocutore.
In particolare alla domanda del corrispondente di La Croix su "alcuni cattolici in Europa" che "credono che l’Islam sia una minaccia alla identità cristiana dell’Occidente", il Santo Padre ha risposto: "So che in Europa sono presenti tante volte paure, ma il più delle volte sono generate da persone che sono contro l’immigrazione e che provano a tenere fuori le persone che possono venire da un altro Paese, di un’altra religione, un’altra razza. E in questo senso vorrei dire che tutti noi abbiamo bisogno di lavorare insieme. Una delle cose positive di questo viaggio è di aver attirato l’attenzione del mondo sulla possibilità che il dialogo e l’amicizia tra musulmani e cristiani è possibile. Penso che una delle grandi lezioni che il Libano può insegnare al mondo è precisamente mostrare una terra in cui l’islam e la cristianità sono entrambi presenti e rispettati e c’è la possibilità di vivere insieme ed essere amici". (fonte: Vatican News)
[caption id="attachment_68300" align="aligncenter" width="750"] (Vatican Media)[/caption]
1 Dicembre 2025 - Nel corso della mattina della sua prima giornata piena in Libano, papa Leone XIV ha incontrato nel santuario di Nostra Signora del Libano (Harissa) i vescovi, i sacerdoti, i consacrati, le consacrate e gli operatori pastorali.
Nel suo discorso il Santo Padre, offrendo una risonanza alle testimonianze che aveva ascoltato in precedenza, ha per due volte fatto riferimento anche alle persone migranti. A proposito dell'impegni specifico di Lorena, "migrante lei stessa", che "da tempo è impegnata a sostenere chi, non per scelta ma per necessità, ha dovuto lasciare tutto per cercare lontano da casa un avvenire possibile". Loren aveva infatti raccontato la storia di James e Lela che "mostra l’orrore di ciò che la guerra produce nella vita di tante persone innocenti". "Ciò che hanno vissuto - detto il Papa - ci impone di impegnarci, affinché nessuno debba più fuggire dal suo Paese a causa di conflitti assurdi e spietati, e affinché chi bussa alla porta delle nostre comunità non si senta mai respinto, ma accolto con le parole che Loren stessa ha citato: Benvenuto a casa!".
Il Pontefice ha poi commentato la testimonianza di suor Dima, "che ha scelto, di fronte all’esplodere della violenza, di non abbandonare il campo, ma di tenere aperta la scuola, facendone un luogo di accoglienza per i profughi e un polo educativo di straordinaria efficacia. In quelle stanze, infatti, oltre a dare assistenza e aiuto materiale, si impara e si insegna a condividere pane, paura e speranza, ad amare in mezzo all’odio, a servire anche nella stanchezza e a credere in un futuro diverso al di là di ogni aspettativa".
24 Novembre 2025 - La catechesi di papa Leone XIV per l'Udienza giubilare di sabato 22 novembre è stata dedicata al tema "Sperare è prendere posizione", con un esplicito richiamo alla figura e alla testimonianza di "una piccola grande donna americana, Dorothy Day, vissuta nel secolo scorso".
Il Pontefice ha detto di lei, in particolare: "Aveva il fuoco dentro. Dorothy Day ha preso posizione. Ha visto che il modello di sviluppo del suo Paese non creava per tutti le stesse opportunità, ha capito che il sogno per troppi era un incubo, che come cristiana doveva coinvolgersi coi lavoratori, coi migranti, con gli scartati da un’economia che uccide. Scriveva e serviva: è importante unire mente, cuore e mani. Questo è prendere posizione".
19 Novembre 2025 - Papa Leone XIV ieri, nella ormai consueta finestra di dialogo coi media del martedì a Castel Gandolfo, ha parlato anche del documento dei vescovi Usa sul trattamento dei migranti negli Stati Uniti. Una lettera pastorale scritta per dire “no” alle espulsioni di massa, che esprime preoccupazione per la situazione nel Paese e ribadisce che sicurezza nazionale e tutela della dignità umana non sono incompatibili.
In merito, come riportato da Vatican News, il Papa ha espresso apprezzamento per lo statement dei vescovi definendolo “molto importante”. “Vorrei invitare, soprattutto tutti i cattolici, ma anche le persone di buona volontà, ad ascoltare attentamente ciò che hanno detto. Credo che dobbiamo cercare modi per trattare le persone con umanità, trattandole con la dignità che hanno”.
“Se qualcuno si trova negli Stati Uniti illegalmente, ci sono modi per farlo. Ci sono i tribunali. C'è un sistema giudiziario. Credo che ci siano molti problemi nel sistema. Nessuno ha detto che gli Stati Uniti dovrebbero avere frontiere aperte”, ha sottolineato il Pontefice. “Penso che ogni Paese abbia il diritto di determinare chi, come e quando le persone entrano”.
Tuttavia, ha aggiunto, “quando le persone vivono una buona vita, e molte di loro da 10-15-20 anni, trattarle in un modo che è a dir poco estremamente irrispettoso, e c’è stata qualche violenza... Allora i vescovi sono stati molto chiari in quello che hanno detto. Vorrei solo invitare tutti gli americani ad ascoltarli”, ha affermato papa Leone.
https://youtu.be/h8BXgj-RGk8?si=LLqbbGjPJqhgefcj
24 Ottobre 2025 - Leone XIV ha ricevuto ieri i Movimenti popolari. Ricordando il suo predecessore Francesco, ha ribadito nel suo discorso che "terra, casa e lavoro" sono "diritti sacri". Ed è tornato, con parole decise, a parlare dei migranti e in particolare dell’ "abuso dei migranti vulnerabili" in nome di un malintesa sovranità nazionale.
"Vorrei accennare al tema della sicurezza. Gli Stati hanno il diritto e il dovere di proteggere i propri confini, ma ciò dovrebbe essere bilanciato dall’obbligo morale di fornire rifugio. Con l’abuso dei migranti vulnerabili, non assistiamo al legittimo esercizio della sovranità nazionale, ma piuttosto a gravi crimini commessi o tollerati dallo Stato. Si stanno adottando misure sempre più disumane – persino politicamente celebrate – per trattare questi “indesiderabili” come se fossero spazzatura e non esseri umani".
"Allo stesso tempo, - ha continuato il Papa - mi incoraggia vedere come i movimenti popolari, le organizzazioni della società civile e la Chiesa stiano affrontando queste nuove forme di disumanizzazione, testimoniando costantemente che chi si trova nel bisogno è nostro prossimo, nostro fratello e nostra sorella. Questo vi rende campioni dell’umanità, testimoni della giustizia, poeti della solidarietà".
Riferendosi poi alle azioni messe in campo dai Movimenti popolari in tutto il mondo, Leone XIV ha detto che "quando si formano cooperative e gruppi di lavoro per sfamare gli affamati, dare riparo ai senzatetto, soccorrere i naufraghi, prendersi cura dei bambini, creare posti di lavoro, accedere alla terra e costruire case, dobbiamo ricordarci che non si sta facendo ideologia, ma stiamo davvero vivendo il Vangelo".
Infine, il Papa ha concluso ribadendo che "la Chiesa sostiene le vostre giuste lotte per la terra, la casa e il lavoro. Come il mio predecessore Francesco, credo che le vie giuste partano dal basso e dalla periferia verso il centro. Le vostre numerose e creative iniziative possono trasformarsi in nuove politiche pubbliche e diritti sociali".
18 Ottobre 2025 - "Che la pace di Cristo sia nei vostri cuori, fratelli e sorelle! E la pace sia anche nei cuori dei tanti operatori pastorali che sono qui presenti e instancabilmente camminano con voi".
Questa mattina, nell’Aula Paolo VI, papa Leone XIV ha ricevuto in Udienza i partecipanti al Giubileo di rom, sinti e camminanti, 60 anni dopo lo storico primo incontro di Paolo VI con il popolo gitano a Pomezia: "Dio Padre vi ama e vi benedice. E anche la Chiesa!", perché "voi potete essere testimoni viventi della centralità di queste tre cose: confidare solo in Dio, non attaccarsi ad alcun bene mondano, mostrare una fede esemplare in opere e parole. Non è scontato vivere così!".
Prima di ricordare le parole dei precedenti incontri con Benedetto XVI e Francesco, il Papa ha sottolineato che "le società cosiddette progredite vi hanno puntualmente scartato [...] marginalizzato e reso itineranti senza pace e senza accoglienza – prima nelle carovane stagionali, poi negli accampamenti situati nelle periferie delle città, dove talora vivete ancora senza corrente elettrica e acqua". Il paradosso, ha rilevato il Papa è che proprio quei modelli di sviluppo hanno "creato nell’ultimo secolo le più grandi ingiustizie sociali a livello globale". Proprio per questo "sempre più ci rafforziamo nell’idea che proprio i valori che i poveri portano avanti con grande dignità e orgoglio sono quelli a cui tutti dobbiamo guardare per cambiare rotta".
Leone ha invitato i popoli rom, sinti e camminanti a non scoraggiarsi, nonostante tutto, e a essere "protagonisti del cambiamento d’epoca in corso, camminando insieme alle altre persone di buona volontà dei luoghi dove vi trovate, andando oltre la diffidenza reciproca, facendo conoscere la bellezza della vostra cultura, condividendo la fede, la preghiera e il pane frutto di lavoro onesto".
Infine, ha voluto ringraziare "il Dicastero per lo Sviluppo umano integrale e la Fondazione Migrantes per il grande sforzo messo in opera al fine di organizzare un Giubileo così bello", invitando tutti i presenti "a portare avanti con rinnovata energia gli obiettivi formulati dal V Congresso Mondiale della Pastorale per gli Zingari".
9 Ottobre 2025 - 9 Ottobre 2025 - È stato reso pubblico e presentato il testo della prima Esortazione Apostolica di Leone XIV sull’amore verso i poveri, dal titolo Dilexi te. Si tratta di un documento "in continuità con l’Enciclica Dilexit nos", che - scrive il Santo Padre - "papa Francesco stava preparando, negli ultimi mesi della sua vita. Avendo ricevuto come in eredità questo progetto, sono felice di farlo mio – aggiungendo alcune riflessioni – e di proporlo ancora all’inizio del mio pontificato, condividendo il desiderio dell’amato Predecessore che tutti i cristiani possano percepire il forte nesso che esiste tra l’amore di Cristo e la sua chiamata a farci vicini ai poveri".
Accompagnare i migranti
Nella sezione del documento intitolata "Una Chiesa per i poveri" è presente anche un paragrafo in 3 punti completamente dedicato all'accompagnamento dei migranti, la cui esperienza, ricorda il Papa, "accompagna la storia del Popolo di Dio".
Leone XIV menziona la traccia segnata dai due grandi santi che nel secolo XIX "si distinsero nella cura pastorale dei migranti: San Giovanni Battista Scalabrini e Santa Francesca Saverio Cabrini". Tradizione di una Chiesa per e con i migranti che "continua e oggi questo servizio si esprime in iniziative come i centri di accoglienza per i rifugiati, le missioni di frontiera, gli sforzi di Caritas Internationalis e di altre istituzioni. Il Magistero contemporaneo ribadisce chiaramente questo impegno".
A questo proposito, in particolare, Leone XIV ricorda i 4 verbi cari a papa Francesco: "accogliere, proteggere, promuovere e integrare" i quali, sosteneva papa Bergoglio "non valgono solo per i migranti e i rifugiati. Essi esprimono la missione della Chiesa verso tutti gli abitanti delle periferie esistenziali, che devono essere accolti, protetti, promossi e integrati".
Per Leone XIV, infine, è chiaro che "la Chiesa, come una madre, cammina con coloro che camminano. Dove il mondo vede minacce, lei vede figli; dove si costruiscono muri, lei costruisce ponti. Sa che il suo annuncio del Vangelo è credibile solo quando si traduce in gesti di vicinanza e accoglienza. E sa che in ogni migrante respinto è Cristo stesso che bussa alle porte della comunità".
Il commento del presidente della Cei
"È tempo di passare dalle analisi alle azioni, dall’indifferenza alla cura, dalla speculazione teorica alla concretezza dell’impegno: solo così potremo rimuovere le cause sociali e strutturali della povertà, diffondere attraverso i valori radicati nel Vangelo la custodia dell’umanità, ascoltare il grido di interi popoli, denunciare ciò che non va. È tempo di esporsi: se il rischio è quello 'di sembrare degli stupidi' (n. 97) vogliamo correrlo". Così il card. Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, nel suo commento del testo dell'Esortazione apostolica.
[caption id="attachment_65378" align="aligncenter" width="1024"] (Foto Siciliani - Gennari/SIR)[/caption]
7 Ottobre 2025 - È stato pubblicato oggi il messaggio del Papa per la prossima Giornata mondiale della gioventù, che si celebrerà il 23 novembre sul tema «Anche voi date testimonianza, perché siete con me» (Gv 15,27) e che intende continuare "un percorso che ci guiderà fino all’edizione internazionale della GMG a Seoul, nel 2027".
In un passaggio del testo, sul legame tra testimonianza e missione, Leone XIV in particolare scrive: "Tanti vostri coetanei sono esposti alla violenza, costretti ad usare le armi, obbligati alla separazione dai propri cari, alla migrazione e alla fuga. Molti mancano dell’istruzione e di altri beni essenziali. Tutti condividono con voi la ricerca di senso e l’insicurezza che l’accompagna, il disagio per le crescenti pressioni sociali o lavorative, la difficoltà di affrontare le crisi familiari, la sensazione dolorosa della mancanza di opportunità, il rimorso per gli errori commessi. Voi stessi potete mettervi al fianco di altri giovani, camminare con loro e mostrare che Dio, in Gesù, si è fatto vicino ad ogni persona. Come amava dire Papa Francesco: «Cristo mostra che Dio è vicinanza, compassione e tenerezza»".
6 Ottobre 2025 - Si sono conclusi a Roma due giorni intensi di pellegrinaggio, preghiera e festa per chi nella Chiesa vive e accompagna l'esperienza della mobilità umana. La Capitale ha infatti ospitato, il 4 e 5 ottobre, il Giubileo dei migranti e del mondo missionario, che eccezionalmente papa Francesco aveva inteso far coincidere con la annuale Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, con un'immagine che unisce questi due mondi: "Migranti, missionari di speranza".
Dopo la partecipazione all'Udienza generale del sabato 4 e il pellegrinaggio alla Porta santa della basilica di S. Pietro, domenica 5 c'è stato l'abbraccio reciproco tra i pellegrini e papa Leone XIV che, durante la Santa Messa, nella sua Omelia ha annunciato l'apertura "nella storia della Chiesa" di "un’epoca missionaria nuova", perché "le frontiere della missione non sono più quelle geografiche, perché la povertà, la sofferenza e il desiderio di una speranza più grande, sono loro a venire verso di noi. Ce lo testimonia la storia di tanti nostri fratelli migranti, il dramma della loro fuga dalla violenza, la sofferenza che li accompagna, la paura di non farcela, il rischio di pericolose traversate lungo le coste del mare, il loro grido di dolore e di disperazione: fratelli e sorelle, quelle barche che sperano di avvistare un porto sicuro in cui fermarsi e quegli occhi carichi di angoscia e speranza che cercano una terra ferma in cui approdare, non possono e non devono trovare la freddezza dell’indifferenza o lo stigma della discriminazione!".
Quindi, ha spiegato il Santo Padre, "Non si tratta tanto di 'partire', quanto invece di 'restare' per annunciare il Cristo attraverso l’accoglienza, la compassione e la solidarietà: restare senza rifugiarci nella comodità del nostro individualismo, restare per guardare in faccia coloro che arrivano da terre lontane e martoriate, restare per aprire loro le braccia e il cuore, accoglierli come fratelli, essere per loro una presenza di consolazione e speranza".
Leone XIV ha anche sottolineato la forza missionaria di chi arriva: "La presenza di tanti fratelli e sorelle del Sud del mondo dev’essere colta come un’opportunità, per uno scambio che rinnova il volto della Chiesa e suscita un cristianesimo più aperto, più vivo e più dinamico".
Nel pomeriggio, nei Giardini di Castel Sant’Angelo, il pellegrinaggio è divenuto una festa, la Festa dei popoli, dal tema “Migranti e Missionari di speranza tra le genti”. È stato un tempo di musica, testimonianze e spettacoli con migranti, missionari e artisti provenienti da tutto il mondo.
22 Settembre 2025 - Nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, Leone XIV ha incontrato la comunità cattolica indonesiana di Roma. Nel suo intervento, pronunciato in lingua inglese, il Pontefice ha sottolineato il legame stretto tra la Santa Sede e il Paese del sud-est asiatico - che quest’anno celebrano 75 anni di relazioni diplomatiche -, ricordando anche “la storica visita” di Papa Francesco a Giacarta, un anno fa, dal 2 al 6 settembre.
In particolare, il Santo Padre ha ringraziato gli indonesiani "per i forti legami che mantenete con i vostri vicini cristiani e non cristiani. Questi silenziosi atti di servizio riflettono il motto dell'Indonesia, Unità nella diversità"; e si è detto rincuorato, in particolare, per "il modo in cui mettete in pratica questa solidarietà, dall'accoglienza dei nuovi migranti alla condivisione della vostra cultura con le comunità locali. Questi sono chiari esempi della “cultura dell'incontro”, che è il fondamento della pace e della comunione. Vi esorto ad essere profeti di comunione in un mondo che così spesso cerca di dividere e provocare. Il cammino del dialogo, il cammino dell'amicizia, può essere impegnativo, ma produce il prezioso frutto della pace".
[caption id="attachment_64405" align="aligncenter" width="1024"] Papa Leone XIV riceve in udienza alcuni Indonesiani residenti a Roma (foto Vatican Media/Sir)[/caption]
17 Settembre 2025 - Durante l'udienza generale di oggi, Leone XIV ha fatto un nuovo forte appello sulla situazione in Terra Santa. Queste le parole del Santo Padre: "Esprimo la mia profonda vicinanza al popolo palestinese a Gaza, che continua a vivere nella paura e a sopravvivere in condizioni inaccettabili, costretto con la forza a spostarsi ancora una volta dalle proprie terre.
Davanti al Signore Onnipotente che ha comandato: «Non ucciderai» (Es 20,13) e al cospetto dell’intera storia umana, ogni persona ha sempre una dignità inviolabile, da rispettare e da custodire.
Rinnovo l’appello al cessate-il-fuoco, al rilascio degli ostaggi, alla soluzione diplomatica negoziata, al rispetto integrale del diritto umanitario internazionale. Invito tutti ad unirsi alla mia accorata preghiera, affinché sorga presto un’alba di pace e di giustizia".
12 Settembre 2025 - In un videomessaggio registrato in occasione della proposta di candidatura dei “Gesti di accoglienza” di Lampedusa a Patrimonio immateriale dell’Unesco, papa Leone XIV ha voluto ringraziare la gente dell'isola per il ruolo svolto in questi decenni di migrazioni, definendo l’isola “porta d’Europa” e sottolineando che "ciò ha richiesto alla vostra comunità un enorme impegno di accoglienza, che dal cuore del Mediterraneo vi ha portati nel cuore della Chiesa", che rappresenta “un patrimonio immateriale, ma reale”.
Il Pontefice ha lanciato un forte allarme: "Davanti all’ingiustizia e al dolore innocente siamo più consapevoli, ma rischiamo di stare fermi, silenziosi e tristi, vinti dalla sensazione che non ci sia niente da fare. Invece no: la storia è devastata dai prepotenti, ma è salvata dagli umili, dai giusti, dai martiri”. Un tema che era anche nel cuore del discorso rivolto dal Papa ai partecipanti al Meeting sulla fraternità umana.
Da qui l’appello: “Come alla globalizzazione dell’indifferenza papa Francesco oppose la cultura dell’incontro, così vorrei che oggi, insieme, iniziassimo a opporre alla globalizzazione dell’impotenza una cultura della riconciliazione. Servono gesti di riconciliazione e politiche di riconciliazione”.
Leone XIV ha poi spiegato il legame con l'invito fatto tante volte dal suo predecessore: "Riconciliarsi è un modo particolare di incontrarsi. Oggi dobbiamo incontrarci curando le nostre ferite, perdonandoci il male che abbiamo fatto e anche quello che non abbiamo fatto, ma di cui portiamo gli effetti. Tanta paura, tanti pregiudizi, grandi muri anche invisibili ci sono tra noi e tra i nostri popoli, come conseguenze di una storia ferita. Il male si trasmette da una generazione all’altra, da una comunità all’altra. Ma anche il bene si trasmette e sa essere più forte!".
https://youtu.be/jmKwpXpZUbs?si=jRdBQWpUAQAcJ7fu
12 Settembre 2025 - “Fratello, sorella, dove sei?” è stata la domanda al centro del discorso rivolto dal Papa ai partecipanti al Meeting sulla fraternità umana, ricevuti in udienza. “Dove sei nel commercio delle guerre che distruggono le vite dei giovani costretti a prendere le armi; prendendo di mira civili indifesi, bambini, donne e anziani; devastando città, campagne e interi ecosistemi, lasciando solo macerie e dolore al loro passaggio?”, si è chiesto Leone XIV nella parte del discorso pronunciata in inglese, attualizzando la domanda biblica: “Fratello, sorella, dove sei tra i migranti che sono disprezzati, imprigionati e rifiutati, tra coloro che cercano salvezza e speranza ma trovano muri e indifferenza? Dove sei, fratello, sorella, quando i poveri sono colpevolizzati per la loro povertà, dimenticati e scartati, in un mondo che valorizza il profitto più delle persone? Fratello, sorella, dove sei in una vita iperconnessa dove la solitudine corrode i legami sociali e ci rende estranei anche a noi stessi?”.
“La risposta non può essere il silenzio”, il monito del Papa: “Tu sei la risposta, con la tua presenza, il tuo impegno e il tuo coraggio. La risposta sta nello scegliere una differente direzione di vita, crescita e sviluppo”. (M.N/SIR)
8 Settembre 2025 - Si terrà il 4 e 5 ottobre 2025 il Giubileo dei Migranti, celebrato insieme al Giubileo del Mondo Missionario, ed eccezionalmente concomitante con la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Due giorni di incontri, festa e spiritualità, anche alla presenza del Santo Padre.
Il programma:
Sabato 4 ottobre:
ore 10: Udienza generale con papa Leone XIV in Piazza San Pietro.
ore 14 - 17: pellegrinaggio alla Porta Santa con la possibilità di ricevere il Sacramento della Riconciliazione.
Domenica 5 ottobre:
ore 10: Santa Messa con papa Leone XIV in Piazza San Pietro.
ore 15 - 19: Festa dei Popoli “Migranti e Missionari di speranza tra le genti”. Un pomeriggio di condivisione, testimonianze e spettacoli con migranti, missionari e artisti e provenienti da tutto il mondo. (Giardini di Castel S. Angelo. Ingresso gratuito aperto a tutti).
“In un mondo oscurato da guerre e ingiustizie, anche lì dove tutto sembra perduto, i migranti e i rifugiati si ergono a messaggeri di speranza.
Il loro coraggio e la loro tenacia è testimonianza eroica di una fede che vede oltre quello che i nostri occhi possono vedere”. (Leone XIV)
25 Luglio 2025 - Cari Fratelli e Sorelle, la 111a Giornata Mondiale del Migrante e Rifugiato, che il mio predecessore ha voluto far coincidere con il Giubileo dei migranti e del mondo missionario (4-5 ottobre 2025), ci offre l’occasione di riflettere sul nesso tra speranza, migrazione e missione.
Il contesto mondiale attuale è tristemente segnato da guerre, violenze, ingiustizie e fenomeni meteorologici estremi, che obbligano milioni di persone a lasciare la loro terra d'origine per cercare rifugio altrove. La generalizzata tendenza a curare esclusivamente gli interessi di comunità circoscritte costituisce una seria minaccia alla condivisione di responsabilità, alla cooperazione multilaterale, alla realizzazione del bene comune e alla solidarietà globale a vantaggio di tutta la famiglia umana. La prospettiva di una rinnovata corsa agli armamenti e lo sviluppo di nuove armi, incluse quelle nucleari, la scarsa considerazione degli effetti nefasti della crisi climatica in corso e le profonde disuguaglianze economiche rendono sempre più impegnative le sfide del presente e del futuro.
Di fronte alle teorie di devastazioni globali e scenari spaventosi, è importante che cresca nel cuore dei più il desiderio di sperare in un futuro di dignità e pace per tutti gli esseri umani. Tale futuro è parte essenziale del progetto di Dio sull’umanità e sul resto del creato. Si tratta del futuro messianico anticipato dai profeti: «Vecchi e vecchie siederanno ancora nelle piazze di Gerusalemme, ognuno con il bastone in mano per la loro longevità. Le piazze della città formicoleranno di fanciulli e di fanciulle, che giocheranno sulle sue piazze. [...] Ecco il seme della pace: la vite produrrà il suo frutto, la terra darà i suoi prodotti, i cieli daranno la rugiada» (Zc 8,4-5.12). E questo futuro è già iniziato, perché è stato inaugurato da Gesù Cristo (cfr. Mc 1,15 e Lc 17,21) e noi crediamo e speriamo nella sua piena realizzazione, poiché il Signore mantiene sempre le sue promesse.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna: «La virtù della speranza risponde all’aspirazione alla felicità, che Dio ha posto nel cuore di ogni uomo; essa assume le attese che ispirano le attività degli uomini» (n° 1818). Ed è certamente la ricerca della felicità – e la prospettiva di trovarla altrove – una delle principali motivazioni della mobilità umana contemporanea.
Questo collegamento tra migrazione e speranza si rivela distintamente in molte delle esperienze migratorie dei nostri giorni. Molti migranti, rifugiati e sfollati sono testimoni privilegiati della speranza vissuta nella quotidianità, attraverso il loro affidarsi a Dio e la loro sopportazione delle avversità in vista di un futuro, nel quale intravedono l’avvicinarsi della felicità, dello sviluppo umano integrale. Si rinnova in loro l’esperienza itinerante del popolo di Israele: «O Dio, quando uscivi davanti al tuo popolo, quando camminavi per il deserto, tremò la terra, i cieli stillarono davanti a Dio, quello del Sinai, davanti a Dio, il Dio d’Israele. Pioggia abbondante hai riversato, o Dio, la tua esausta eredità tu hai consolidato e in essa ha abitato il tuo popolo, in quella che, nella tua bontà, hai reso sicura per il povero, o Dio» (Sal 68, 8-11).
In un mondo oscurato da guerre e ingiustizie, anche lì dove tutto sembra perduto, i migranti e i rifugiati si ergono a messaggeri di speranza. Il loro coraggio e la loro tenacia è testimonianza eroica di una fede che vede oltre quello che i nostri occhi possono vedere e che dona loro la forza di sfidare la morte nelle diverse rotte migratorie contemporanee. Anche qui è possibile trovare una chiara analogia con l’esperienza del popolo di Israele errante nel deserto, il quale affronta ogni pericolo fiducioso nella protezione del Signore: «Egli ti libererà dal laccio del cacciatore, dalla peste che distrugge. Ti coprirà con le sue penne, sotto le sue ali troverai rifugio; la sua fedeltà ti sarà scudo e corazza. Non temerai il terrore della notte né la freccia che vola di giorno, la peste che vaga nelle tenebre, lo sterminio che devasta a mezzogiorno» (Sal 91,3-6).
I migranti e i rifugiati ricordano alla Chiesa la sua dimensione pellegrina, perennemente protesa verso il raggiungimento della patria definitiva, sostenuta da una speranza che è virtù teologale. Ogni volta che la Chiesa cede alla tentazione di “sedentarizzazione” e smette di essere civitas peregrina – popolo di Dio pellegrinante verso la patria celeste (Cfr. Agostino, De civitate Dei, Libro XIV-XVI), essa smette di essere “nel mondo” e diventa “del mondo” (cfr. Gv 15,19). Si tratta di una tentazione presente già nelle prime comunità cristiane, tanto che l’apostolo Paolo deve ricordare alla Chiesa di Filippi che «la nostra cittadinanza infatti è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose» (Fil 3,20-21).
In modo particolare, migranti e rifugiati cattolici possono diventare oggi missionari di speranza nei Paesi che li accolgono, portando avanti percorsi di fede nuovi lì dove il messaggio di Gesù Cristo non è ancora arrivato o avviando dialoghi interreligiosi fatti di quotidianità e di ricerca di valori comuni. Essi, infatti, con il loro entusiasmo spirituale e la loro vitalità possono contribuire a rivitalizzare comunità ecclesiali irrigidite ed appesantite, in cui avanza minacciosamente il deserto spirituale. La loro presenza va allora riconosciuta ed apprezzata come una vera benedizione divina, un’occasione per aprirsi alla grazia di Dio che dona nuova energia e speranza alla sua Chiesa: «Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli» (Eb 13,2).
Il primo elemento dell’evangelizzazione, come sottolineava San Paolo VI, è generalmente la testimonianza: «tutti i cristiani sono chiamati e possono essere, sotto questo aspetto, dei veri evangelizzatori. Pensiamo soprattutto alla responsabilità che spetta agli emigranti nei Paesi che li ricevono» (Evangelii nuntiandi, 21). Si tratta di una vera missio migrantium - missione realizzata dai migranti - per la quale devono essere assicurate un’adeguata preparazione e un sostegno continuo frutto di un’efficace cooperazione inter-ecclesiale.
Dall’altro lato, anche le comunità che li accolgono possono essere una testimonianza viva di speranza. Speranza intesa come promessa di un presente e di un futuro in cui sia riconosciuta la dignità di tutti come figli di Dio. In tal modo migranti e rifugiati sono riconosciuti come fratelli e sorelle, parte di una famiglia in cui possono esprimere i loro talenti e partecipare pienamente alla vita comunitaria.
In occasione di questa giornata giubilare in cui la Chiesa prega per tutti i migranti e i rifugiati, voglio affidare tutti coloro che si trovano in cammino, così come coloro che si prodigano per accompagnarli, alla materna protezione della Vergine Maria, conforto dei migranti, affinché mantenga viva nel loro cuore la speranza e li sostenga nel loro impegno di costruzione di un mondo che assomigli sempre di più al Regno di Dio, la vera Patria che ci aspetta alla fine del nostro viaggio.
Dal Vaticano, 25 luglio 2025, Festa di San Giacomo Apostolo
25 Luglio 2025 - Il presidente della Fondazione Migrantes sul Messaggio di papa Leone XIV per la 111a Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato. “La speranza, virtù al centro del Giubileo, guida anche il Messaggio della 111a Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. È il primo messaggio per questa Giornata di papa Leone XIV, in cui, fedele alla scelta di papa Francesco di far coincidere il Giubileo dei migranti e dei missionari – non la Giornata –, egli coniuga insieme i tre temi: speranza, migrazione e missione». Con queste parole il presidente della Fondazione Migrantes e della Commissione episcopale per le migrazioni, S.E. mons. Gian Carlo Perego, accoglie la pubblicazione del testo del Messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, dal tema “Migranti, missionari di speranza”, che si celebrerà nei giorni 4 e 5 ottobre 2025.
«Il tema delle migrazioni – continua mons. Perego – richiama la necessità della “condivisione” e della “cooperazione”, contro ogni forma di chiusura e di nazionalismo. La speranza è la virtù che guida il cammino dei migranti, come risulta anche da molte testimonianze dei migranti stessi. Ma anche la fede è una virtù che i migranti donano alle nostre Chiese, una “benedizione” ripete Leone XIV, come già Benedetto XVI e Francesco, per le nostre Chiese e le nostre città, che sono chiamate a impegnarsi in una valorizzazione dei migranti e a costruire un inedito dialogo interreligioso».
26 Giugno 2025 - Il servizio ai migranti e l’evangelizzazione dei poveri e dei lontani sono “due carismi importanti, specialmente ai nostri giorni”. Lo ha detto il Papa, ricevendo in udienza, nella Sala del concistoro, i vescovi redentoristi e scalabriniani.
"La Chiesa è grata ai vostri Istituti, ai quali ha chiesto, con la nomina di vescovi tra i loro membri, un sacrificio non indifferente in tempi di carenza di religiosi, per cui privarsi di confratelli impegnati nel servizio delle varie opere comporta non pochi problemi", l’omaggio di Leone XIV: "Al tempo stesso, però, ha fatto alle vostre Congregazioni un dono grandissimo, perché il servizio alla Chiesa universale è per qualsiasi Famiglia religiosa la grazia e la gioia più bella, come certamente confermerebbero i vostri fondatori".
"In particolare voi, religiosi scalabriniani e redentoristi, scelti e consacrati per il servizio dell’episcopato e del cardinalato, portate nel vostro ministero l’eredità di due carismi importanti, specialmente ai nostri giorni: il servizio ai migranti e l’evangelizzazione dei poveri e dei lontani", le parole del Pontefice. (fonte: SIR)
17 Giugno 2025 - Papa Leone XIV ha ricevuto in udienza nell'Aula della Benedizione la Conferenza episcopale italiana, immediatamente prima dell’80a Assemblea Generale straordinaria dei vescovi italiani.
"Guardate al domani con serenità e non abbiate timore di scelte coraggiose! Nessuno potrà impedirvi di stare vicino alla gente, di condividere la vita, di camminare con gli ultimi, di servire i poveri. Nessuno potrà impedirvi di annunciare il Vangelo, ed è il Vangelo che siamo inviati a portare, perché è di questo che tutti, noi per primi, abbiamo bisogno per vivere bene ed essere felici". Arrivano al termine del discorso le parole più calde del Pontefice rivolte ai suoi confratelli vescovi.
Un intervento che si era aperto con il ricordo di papa Francesco e con un preciso riferimento al Concilio Vaticano II, a proposito del ruolo del Papa e della collegialità: "In particolare, la Costituzione Lumen gentium sottolinea che il Signore Gesù costituì gli Apostoli «dando loro la forma di collegio, cioè di un gruppo stabile, del quale mise a capo Pietro, scelto di mezzo a loro» (n. 19). È in questo modo che siete chiamati a vivere il vostro ministero: collegialità tra voi e collegialità con il successore di Pietro".
Leone XIV ha poi invitato i vescovi a "una sana cooperazione con le Autorità civili" senza dimenticare l'esigenza della profezia. Citando papa Francesco, papa Leone ricorda che essa "non esige strappi, ma scelte coraggiose, che sono proprie di una vera comunità ecclesiale: portano a lasciarsi “disturbare” dagli eventi e dalle persone e a calarsi nelle situazioni umane, animati dallo spirito risanante delle Beatitudini” (Discorso in apertura della 70ª Assemblea Generale della CEI, 22 maggio 2017).
Il Papa ha voluto poi indicare "alcune attenzioni pastorali che il Signore pone davanti al nostro cammino": la necessità di "uno slancio rinnovato nell’annuncio e nella trasmissione della fede" e di sviluppare "un’attenzione pastorale sul tema della pace"; le "sfide che interpellano il rispetto per la dignità della persona umana", come "l’intelligenza artificiale, le biotecnologie, l’economia dei dati e i social media", che richiedono una "visione antropologica come strumento essenziale del discernimento pastorale"; l'importanza "di coltivare la cultura del dialogo".
Egli ha poi concluso con alcune esortazioni su sinodalità e ruolo dei laici: andare avanti "nell’unità, specialmente pensando al Cammino sinodale" e avere cura "che i fedeli laici, nutriti della Parola di Dio e formati nella dottrina sociale della Chiesa, siano protagonisti dell’evangelizzazione nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali, negli ambienti sociali e culturali, nell’economia, nella politica".
[caption id="attachment_60780" align="aligncenter" width="750"] L'udienza di Leone XIV alla Cei nell'Aula delle Benedizioni (foto: Vatican Media)[/caption]
12 Maggio 2025 - Papa Leone XIV ha incontrato questa mattina gli operatori dei media di tutto il mondo. Facendo riferimento al Discorso della Montagna (Mt 5,9), ha ricordato "l’impegno di portare avanti una comunicazione diversa", che "non ricerca il consenso a tutti i costi, non si riveste di parole aggressive, non sposa il modello della competizione, non separa mai la ricerca della verità dall’amore con cui umilmente dobbiamo cercarla".
Il Papa chiede di "dire no alla guerra delle parole e delle immagini", perché "dobbiamo respingere il paradigma della guerra", perché la pace "comincia da ognuno di noi: dal modo in cui guardiamo gli altri, ascoltiamo gli altri, parliamo degli altri".
Esprimendo la sua solidarietà ai giornalisti incarcerati, ha voluto sottolineare "il coraggio di chi difende la dignità, la giustizia e il diritto dei popoli a essere informati, perché solo i popoli informati possono fare scelte libere".
Dopo aver ricordato l'ultimo messaggio di papa Francesco per la prossima Giornata mondiale delle comunicazione sociali, Leone XIV ha contrapposto la comunicazione "fragorosa, muscolare" alla comunicazione "capace di ascolto, di raccogliere la voce dei deboli che non hanno voce". E ha declinato sul tema della comunicazione le sue prime parole da Pontefice: "Disarmiamo le parole e contribuiremo a disarmare la Terra. Una comunicazione disarmata e disarmante ci permette di condividere uno sguardo diverso sul mondo e di agire in modo coerente con la nostra dignità umana".
9 Maggio 2025 - “Ancora una volta il nuovo Papa è figlio di emigranti, non dell’America del Sud, come per Papa Francesco, ma dell’America del Nord. Anche Leone XIV è figlio di uomini che si sono messi in cammino, in questo caso dalla Francia, che usciva da una devastante guerra con l’Impero Austro-ungarico, per fuggire dalla miseria e ricominciare una nuova vita”.
Lo ricorda al Sir mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente della Commissione Cei per le Migrazioni ricordando che il nuovo Papa è “figlio del cattolicesimo americano del ‘900, che è frutto di una sintesi straordinaria di diversi elementi culturali, ecclesiali che hanno formato una nuova Chiesa, che Leone XIII aveva accompagnato nei suoi primi passi, anche con l’aiuto di pastori come il santo Giovanni Battista Scalabrini e di religiose come santa Francesca Cabrini, la prima santa statunitense, perché aveva ottenuto la cittadinanza di quel Paese dove era arrivata su indicazione dello stesso Leone XIII”.
La Chiesa di Leone XIV, dalle sue prime parole, risponderà attraverso una Chiesa “aperta”, “sinodale”, “missionaria”: una Chiesa “in uscita – dice mons. Perego – “capace di purificarsi, di rinnovarsi e non di rinchiudersi. Tutto questo fa pensare che Leone XIV continuerà il cammino sinodale intrapreso da Papa Francesco e che avrebbe voluto seguire per un nuovo triennio”.