Tag: Italiani nel mondo

Canada: è morto p. Nardone per anni a fianco degli italiani

23 Febbraio 2021 - Toronto - La Famiglia Francescana, la Chiesa canadese e la comunità italiana del Canada piangono p. Amedeo Nardone, per anni a fianco degli italiani. È morto a Toronto all’età di 78 anni. Era nato a Cassino ed era stato ordinato sacerdote nel 1968 a Lanciano in provincia di Chieti. Padre Amedeo apparteneva all’Ordine dei frati Minori. Era arrivato in Canada nel 1977. A Toronto aveva iniziato a prestare servizio nel quartiere di Eglinton presso la Chiesa dell’Immacolata Concezione. Dal 2002 era parroco della chiesa di S. Jane Francis a Nort York della città metropolitana di Toronto. La notizia è stata subito riportata dal Corriere Canadese, il quotidiano in lingua italiana. Padre Roberto Campagna, Minister Provincial dell’Immacolata Concezione lo ha definito come “il classico esempio di francescano e dei parroci di un’altra generazione”. Dalla testata si apprende che padre Amedeo si era fatto conoscere subito per quella sua passione e per l’altruismo, era un punto di riferimento per la comunità parrocchiale. Era sempre a disposizione, sapeva tenere coesa la comunità parrocchiale, anche con pellegrinaggi. «Sapeva arrivare alle corde del cuore, sapeva farsi apprezzare per il servizio intelligente in seno alla comunità». Un vero apostolo del Vangelo, un ministro della Parola, attento al rito dei Sacramenti. Dice di lui Joe Volpe, l’editore della testata: “Padre Amedeo ha svolto un grande e importante servizio alla comunità tutta, era ben voluto, più che un parroco era un amico di tutti, era amato per la sua umiltà, per la sua disponibilità”. A testimoniarlo anche i tanti parrocchiani che lo ricordano con grande affetto. Padre Amedeo era stato dal 1996 al 2006 presidente della Italian Pastoral Commission. Ma era anche un grande sostenitore delle scuole cattoliche che da queste parti erano state fondate dai francescani. Nel campo della comunicazione per il Corriere Canadese era responsabile dell’inserto settimanale ‘Chiesa 2000’, pagine dedicate all’informazione pastorale e alla catechetica per le quali curava personalmente gli articoli. A tutta la comunità canadese che lo ha conosciuto e amato, alla famiglia francescana e ai familiari il profondo e commosso ricordo da parte della Fondazione Migrantes.

Attentato Congo: Kaaj Tshikalandad, l’attentato di ieri mi ha lasciato sbigottita ed inerme

23 Febbraio 2021 - Firenze - Kaaj Tshikalandad è una ragazza nata in Italia da genitori congolesi che hanno studiato a Firenze, accolti dal Centro Internazionale “Giorgio La Pira”. Ma Kaaj è anche cresciuta in Congo e tornata in Italia per gli studi universitari. Ora vive a Firenze. Racconta a www.migrantesonline.it parlando dell’attentato nel suo Paese che ha causato la morte all’ambasciatore italiano Luca Attanasio, al carabiniere italiano Vittorio Iacovacci e al loro autista congolese, Mustafa Milambo.  «Mi dispiace – dice per quello che è successo ieri, per l’attentato all’Ambasciatore Luca Attanasio e alle persone che si trovavano con lui». «La mia relazione tra il Congo e l’Italia è una relazione di casa verso casa. Il Congo è il mio paese di origine dove ho fatto i miei studi superiori, ma l’Italia è il Paese che mi ha visto nascere e crescere per gran parte della mia età adolescenziale». L’attentato di ieri l’ha lasciata sbigottita, inerme: «E’ fondamentale l’importanza della cooperazione italiana che ha avuto per il mio percorso di formazione e anche la dualità identitaria che c'è in una persona come me - afferma - che nasce tra due mondi che potrebbero essere quasi in disaccordo ma in realtà si trovano a vivere insieme”. In Congo Kaaj viveva nella capitale a Kinshasa, per far capire quanto gli italiani siano stati importanti fa un riferimento storico citando la costruzione in Congo delle due più grandi dighe idroelettriche realizzate con la cooperazione italiana. “La vicenda del pluriomicida successo ieri - continua - ci ricorda anche il monito del Premio Nobel della Pace 2018, il ginecologo congolese Denis Mukwege che ha una clinica proprio a Goma, luogo di guerra. Le milizie usano lo stupro come arma di guerra, lui si rivolgeva alla società internazionale affermando che non si può far finta di non vederlo». «Così  - dice - il defunto ambasciatore era lì in missione per il programma alimentare mondiale per poter aiutare la popolazione dal punto di vista alimentare e il dottor Denis aiutava dal punto di vista medico». Concludendo afferma «in questo contesto un po’ pigro dal punto di vista internazionale sicuramente la cooperazione italiana e grazie anche all'Ambasciatore Attanasio ha avuto un passo in più, mettendo in atto una politica meno burocratica e più concreta».  (NDB)

Cgie: l’attentato in Congo “un momento di profondo dolore”

23 Febbraio 2021 - Roma - «Non ci sono lacrime per colmare i sentimenti, né per spiegare la barbarie con la quale nella Repubblica Democratica del Congo due giovani vite sono state spezzate nello splendore della loro gioventù. Il nostro sta diventando il paese delle lacrime, dei singhiozzi malcelati che non riusciamo più a trattenere per le tante, molte vittime sacrificate sull’altare della pace, impegnate in giro per il mondo nelle operazioni di peacekeeping delle Nazioni Unite”. Lo scrive oggi il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero dopo l’uccisione, ieri, dell’ambasciatore in Congo, Luca Attanasio, ucciso insieme al carabiniere italiano Vittorio Iacovacci e al loro autista congolese, Mustafa Milambo. Il Consiglio Generale degli Italiani fa sue le parole espresse dal Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, che ha «accolto con sgomento la notizia del vile attacco»: “La Repubblica italiana è in lutto per questi due servitori dello Stato che hanno perso la vita nell’adempimento dei loro doveri professionali”, ha detto Mattarella. Il Cgie «si unisce al lutto delle famiglie di Luca e Vittorio ed esprime loro le più sentite condoglianze. Per alcuni di noi, che abbiamo condiviso parte del percorso professionale del giovane Ambasciatore d’Italia, è un momento di profondo dolore e di quel tempo serbiamo un ricordo indelebile».

Attanasio “andava ovunque per prendersi cura degli italiani: la testimonianza di un ex studente internazionale

23 Febbraio 2021 - Roma - Luca Attanasio, ambasciatore d’Italia in Congo «era una persona perbene; era una grande persona. Nel ruolo di diplomatico era molto riservato e molto prudente. La sua presenza in Congo, ha fatto acquistare all’Italia una diffusa importanza». È testimonianza dell’avvocato Joseph Nzimbala, ex studente internazionale accolto dal Centro Studenti Internazionale di Firenze raccolta dal direttore Maurizio Certini per www.migrantesonline.it. Attanasio – dice l’ex studente - «come persona era sempre vicino alla gente. Era molto sensibile alla sofferenza dei poveri, al dolore di coloro che sono gli ultimi. L’ho visto tante volte togliersi la giacca e andare ad aiutare i bambini di strada. Parlava loro con gentilezza, con pazienza, dava loro il cibo. Con la moglie Zakia, sosteneva molto i bambini. Ho visto Luca pagare di tasca propria le rate scolastiche ai figli di chi non aveva possibilità». Nzimbala ricorda che l’ambasciatore – ucciso ieri insieme al carabiniere italiano Vittorio Iacovacci e al loro autista congolese, Mustafa Milambo, «è venuto due volte a trovarci nella foresta, per visitare le scuole che con progetti e aiuti di amici italiani siamo riusciti a costruire. Anche lui aiutava queste scuole. Ed era molto, molto attento alle fatiche delle donne che vanno a cercare l’acqua lontano dal villaggio, e alle sofferenze dei bambini costretti a bere acqua sporca». Come ambasciatore «faceva di tutto per rappresentare al meglio l’Italia, e andava ovunque per prendersi cura degli italiani. L’ho visto a più di 700 chilometri dalla capitale. Sempre attento a non rischiare e a non far rischiare altri inutilmente, era venuto nel Bas Congo per l’inaugurazione di una piattaforma, costruita con un appalto vinto da una società italiana. Era lì per incoraggiare i lavoratori italiani, per non farli sentire soli. Era lì per dire che l’Italia era presente e che sosteneva i suoi imprenditori. Era lì per dire a tutto il Congo che l’Italia era attenta al Paese, interessata allo sviluppo economico della Regione, che desiderava collaborare con il proprio lavoro e con la propria tecnologia».  E vedendo che l’ambasciatore italiano era così presente nel sostenere i suoi concittadini, «la gente, in prevalenza contadini, ha rispetto e ama questi italiani». Luca Attanasio era «un vero diplomatico e una grande persona che sapeva promuovere gli interessi dell’Italia e degli italiani, amando i congolesi come suoi familiari”, aggiunge l’ex studente internazionale: «è andato a morire, insieme al caro Vittorio Iacovacci, vittima di un attacco veramente ignobile, triste, disumano, da parte di un gruppo armato di ribelli. Era andato in quella zona del Kivu portando alla gente ancora una volta il nome dell’Italia. Luca è morto assassinato, è morto sacrificato, è morto come un martire per il bene dell’Italia e dei congolesi. Ecco, un ambasciatore che in ufficio sapeva indossare bene la sua giacca, e che sapeva anche mettere le scarpe giuste per scendere nel campo e sporcarsi per conoscere da vicino le cose, condividere, sostenere, aiutare tutti». La testimonianza integrale nel prossimo numero di “Migranti Press”, (R. Iaria)  

CEI: “la violenza non è la cura”

23 Febbraio 2021 - Roma - “Esprimiamo profondo cordoglio per la tragica morte di Luca Attanasio, Ambasciatore d’Italia nella Repubblica Democratica del Congo, del carabiniere Vittorio Iacovacci e del loro autista, uccisi in un attacco che ha colpito un convoglio internazionale nei pressi della città di Goma”. Lo scrive la CEI in un post sui social dopo l’attentato di ieri. “Nel deprecare quanto avvenuto”, evidenzia la Conferenza Episcopale Italiana  che ricorda le parole di Papa Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale della pace 2017: “La violenza non è la cura per il nostro mondo frantumato”. “Ci stringiamo alle famiglie delle vittime, cui assicuriamo il ricordo nella preghiera. A loro porgiamo sentite condoglianze e grande solidarietà”, conclude la nota dell’episcopato italiano. (R. Iaria)  

Migrazioni e pregiudizi: oggi incontro all’Istituto di Cultura di Berlino

22 Febbraio 2021 - Berlino – Migrazioni e pregiudizi: questo il tema dell’incontro ch si svolgerà, online,  oggi, lunedì 22 febbraio, alle 18 promosso dall’Istituto di Cultura di Berlino in collaborazione con il Com.It.Es di Berlino . Durante la serata si rifletterà sulla percezione e sulla conseguente creazione di stereotipi e pregiudizi rispetto al migrante italiano, sui dati e sulla narrazione del passato e del presente della mobilità italiana con occhio di riguardo alla Germania come meta di destinazione. Alla serata interverranno Delfina Licata della Fondazione Migrantes), curatrice del Rapporto Italiani nel Mondo, Edith Pichler (Universität Potsdam) e Luciana Degano (PMG) autrici dei due saggi su pregiudizi e stereotipi in Germania. I lavori saranno moderati da Andrea Dernbach e possono essere seguiti cliccando a questo >>>link.

Italiani nel mondo: oggi e domani incontro sulla mobilità italiana in Europa

19 Febbraio 2021 -

Trento – "Mobilità e migrazioni all’interno dei confini dell’Europa": questo il tema di un incontro che si svolgerà oggi e domani in modalità online, promosso da UNAIE (Unione Nazionale delle Associazioni degli Immigrati e degli Emigrati) e EZA (Europäisches Zentrum für Arbeitnehmerfragen – Centro europeo per le questioni dei lavoratori) ed organizzata dall’Associazione Trentini nel Mondo.

Si partirà dalla realtà dell’Italia e del Trentino per approfondire poi quelle di Francia, Germania e Svezia con gli interventi di Alberto Tafner, Luciano Rocchetti, Lara Olivetti, Delfina Licata, Edith Pichler e Frederic Spagnoli. Sabato mattina, a partire dalle ore 09.00, il focus sarà posto sull’est europeo, con l’attenzione rivolta in particolare alla Rotta balcanica, via di emigrazione da qualche mese tristemente al centro delle cronache per la drammaticità delle condizioni affrontate da chi cerca, lungo questa strada, una fuga verso un futuro migliore. Interverranno Irina Diana Mădroane, Gyorgy Laitaj, Rumen Valchev e  Caterina Ghobert. Seguirà una Tavola rotonda, che metterà a confronto le esperienze di lavoratori italiani impegnati in diversi paesi europei: Luca Endrizzi (Francia), Giada Pellegrin (Lussemburgo), Elisabetta Zontini (Regno Unito), Paolo Bastiani (Regno Unito).La conclusioni saranno affidate a Vittorino Rodaro.

Migrazioni e pregiudizi: lunedì incontro all’Istituto di Cultura di Berlino

18 Febbraio 2021 - Berlino - Migrazioni e pregiudizi: questo il tema dell'incontro ch si svolgerà, online,  lunedì 22 febbraio alle 18 promosso dall'Istituto di Cultura di Berlino in collaborazione con il Com.It.Es di Berlino . Durante la serata si rifletterà sulla percezione e sulla conseguente creazione di stereotipi e pregiudizi rispetto al migrante italiano, sui dati e sulla narrazione del passato e del presente della mobilità italiana con occhio di riguardo alla Germania come meta di destinazione. Alla serata interverranno Delfina Licata della Fondazione Migrantes), curatrice del Rapporto Italiani nel Mondo, Edith Pichler (Universität Potsdam) e Luciana Degano (PMG) autrici dei due saggi su pregiudizi e stereotipi in Germania. I lavori saranno moderati da Andrea Dernbach e possono essere seguiti cliccando a questo >>>link.  

Scoprirsi italiani…in America: un incontro oggi pomeriggio

18 Febbraio 2021 - Roma - Secondo appuntamento sul Turismo delle radici, dedicato agli Stati Uniti, organizzato dall’Osservatorio (ORI) e dall’Associazione AsSud, oggi pomeriggio alle 17 in modalità online. Il webinar, dal titolo che riprende la ricerca “Scoprirsi italiani: i viaggi delle radici in Italia”, potrà essere seguito in diretta sulla pagina Facebook “ORI Osservatorio delle Radici Italiane”. Il Turismo delle Radici interessa potenzialmente un bacino stimato tra i 60 e 80 milioni di discendenti degli emigrati italiani nel mondo, che risiedono soprattutto nelle Americhe, in Sud Africa, in Australia e nei Paesi europei. Non si tratta di semplici viaggiatori: il turista delle radici è soprattutto “ambasciatore” dei territori che custodisce nella sua storia familiare. Durante l'incontro si parlerà di questa particolare forma di turismo, con un focus sugli USA, con Giovanni de Vita del MAECI (Ministero Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale), Domenico Bellantone (Consigliere Ambasciata Italiana negli Usa), Fabio Finotti (Direttore Istituto di Cultura di New York), Fucsia Nissoli (parlamentare Eletta nella Circoscrizione Estero America Settentrionale e Centrale), Luigi Scaglione (Coord. Consulte regionali dell’emigrazione), Umberto Mucci (Presidente We the Italians). A coordinare e stimolare il dibattito, i componenti dell’Osservatorio Marina Gabrieli, Riccardo Giumelli, Delfina Licata e Giuseppe Sommario. Il webinar si inserisce in una ricerca su scala globale del turismo delle radici, intrapresa dall’Osservatorio stesso con la collaborazione del MAECI e della DGIT (Direzione generale per gli italiani all’estero). Capire quali sono le aspettative su questo tema, quali iniziative potranno essere intraprese, come costruire la domanda di turismo delle radici sono solo alcuni dei temi di discussione con i relatori.

Bellunesi nel Mondo: l’emigrazione veneta in un webinar sabato prossimo

15 Febbraio 2021 - Belluno – L’Associazione “Bellunesi nel Mondo” organizza per sabato 20 febbraio 2021, con inizio alle 17.00 un incontro online dedicato allo “Speciale province d’Italia 2020” contenuto nel Rapporto Italiani nel mondo 2020 della Fondazione Migrantes. In questo appuntamento verranno focalizzate le province venete interessate a questo speciale ovvero Belluno, Verona e Vicenza. A tal proposito saranno presenti gli autori dei rispettivi capitoli: Dino Bridda e Diego Cason per il Bellunese; Riccardo Giumelli per il Veronese; Giuseppe Casarotto per il Vicentino. Porteranno inoltre il proprio contributo Delfina Licata, caporedattrice del RIM, Toni Ricciardi, membro della commissione scientifica del RIM e Oscar De Bona, presidente dell’Associazione “Bellunesi nel Mondo”. A moderare l’incontro Giulia Francescon, coordinatrice del Gruppo Giovani ABM  

MCI Germania-Scandinavia: domani la presentazione del Rim in occasione del 70° anni del “Corriere d’Italia”

8 Febbraio 2021 - Francoforte – Settant’anni fa usciva il primo numero del “Corriere d’Italia”, da sempre vicino agli italiani in Germania, sui temi del lavoro, scuola, politica, rapporti con l’amministrazione pubblica e la Chiesa. Per fotografare il contesto sociale degli italiani che negli ultimi anni si sono trasferiti in Germania, il “Corriere d’Italia” si è rivolto allo studio più autorevole, il Rapporto Italiani nel Mondo (RIM) della Fondazione Migrantes. E come primo appuntamento dei festeggiamenti il 9 febbraio sarà presentato lo studio sul canale YouTube del Corriere d’Italia, sul sito della testata e sul sito del Festival della Migrazione. L’incontro sarà aperto dall’introduzione del Direttore Generale della Fondazione Migrantes, don Giovanni De Robertis seguita da una relazione della curatrice del Rim Delfina Licata e dall’intervento di Edith Pichler che da anni, per il Rapporto Italiani nel Mondo, segue la realtà migratoria italiana in terra tedesca. Sono previsti anche i saluti del Delegato nazionali delle Missioni Cattoliche Italiane in Germania e Scandinavia ed editore del Corriere d’Italia p. Tobia Bassanelli e della direttrice del giornale Licia Linardi. A moderare il lavoro Paola Colombo, responsabile dell’ufficio Udep della Delegazione.  

Migrantes: in distribuzione il numero di febbraio del mensile “MigrantiPress”

4 Febbraio 2021 - Roma - Si apre con un editoriale sul linguaggio al tempo della pandemia il numero di febbraio del mensile "MigrantiPress" della Fondazione Migrantes. Il primo piano è dedicato al recente "Festival della Migrazione" sul tema del viaggio che si è svolto in modalità online e che nei tre giorni del Festival ha avuto oltre 25mila contatti. E ancora, nel numero in distribuzione, migranti africani si mettono in gioco, il tema dei rifugiati, un servizio sui corridoi umanitari per studenti universitari. "Vincere i pregiudizi " è il titolo di un approfondimento sul Rim Junior della Fondazione Migrantes, nato per raccontare le migrazioni italiane ai ragazzi. Un servizio è dedicato al missionario italiano in Brasile, p. Nazareno Lanciotti ucciso venti anni fa, punto di riferimento per tanti italiani. La sua causa di beatificazione è stata aperta nel 2008. Il mensile dedica tra gli altri, anche un articolo alla visita del neo cardinale, Paolo Lojudice, segretario della Commissione CEI per le Migrazioni, ai circensi fermi, a causa della pandemia, a Siena.  

MCI Germania-Scandinavia: il 9 febbraio la presentazione del Rim in occasione del 70mo anno del “Corriere d’Italia”

3 Febbraio 2021 - Francoforte – Settant’anni fa usciva il primo numero del “Corriere d’Italia”, da sempre vicino agli italiani in Germania, sui temi del lavoro, scuola, politica, rapporti con l’amministrazione pubblica e la Chiesa. Per fotografare il contesto sociale degli italiani che negli ultimi anni si sono trasferiti in Germania, il “Corriere d’Italia” si è rivolto allo studio più autorevole, il Rapporto Italiani nel Mondo (RIM) della Fondazione Migrantes. E come primo appuntamento dei festeggiamenti il 9 febbraio sarà presentato lo studio sul canale YouTube del Corriere d’Italia, sul sito della testata e sul sito del Festival della Migrazione. L’incontro sarà aperto dall’introduzione del Direttore Generale della Fondazione Migrantes, don Giovanni De Robertis seguita da una relazione della curatrice del Rim Delfina Licata e dall’intervento di Edith Pichler che da anni, per il Rapporto Italiani nel Mondo, segue la realtà migratoria italiana in terra tedesca. Sono previsti anche i saluti del Delegato nazionali delle Missioni Cattoliche Italiane in Germania e Scandinavia ed editore del Corriere d’Italia p. Tobia Bassanelli e della direttrice del giornale Licia Linardi. A moderare il lavoro Paola Colombo, responsabile dell’ufficio Udep della Delegazione.    

MCI Solothurn: nella vera vita delle persone si compie il miracolo dell’incontro

2 Febbraio 2021 - Solothurn -  È nota la forza comunicativa di Papa Francesco: la semplicità dei suoi scritti, non banali nei contenuti, arriva, diretta, a tutti. Così, anche nel messaggio per la 55ͣ Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali, che si celebrerà il prossimo 16 maggio -solennità dell’Ascensione del Signore - dal tema “Vieni e vedi”, comunica delle verità in modo semplice e immediato. La riflessione prende spunto dal racconto di un incontro, dalle cui parole deriva il nodo centrale del suddetto testo: «Venite e vedrete» è la risposta che Gesù diede ai primi due discepoli Andrea e Giovanni alla domanda «Maestro dove abiti?»” (Gv 1, 46). Da allora e fino ai giorni nostri la fede cristiana si è comunicata attraverso un incontro, un abitare la relazione come esperienza di conoscenza diretta. Il “venire e vedere” può diventare il metodo di ogni autentica comunicazione umana, perché si basa sulla vita concreta delle persone e sulla verità delle cose. Così ogni informazione per essere espressione comunicativa chiara e sincera, non può essere confezionata lontano dalla realtà, stando seduti sul posto di lavoro, in redazione e davanti al computer: è necessario uscire per strada, consumare le suole delle scarpe, incontrare le persone e raccontare i loro vissuti. In questo tempo di pandemia, nel quale le relazioni sono limitate, come tutti, anche noi sacerdoti con i nostri connazionali all’estero, stiamo soffrendo per la mancanza d’incontro. E il disagio si fa più drammatico quando si è costretti a stare lontano dagli ammalati, dagli anziani, dai morenti. Per colmare il senso di vuoto relazionale e farsi sentire prossimi, tuttavia, anche noi abbiamo sperimentato l’efficacia comunicativa dei media: ponti virtuali per restare in contatto con le nostre comunità. E senza dubbio la rete si è rivelata uno strumento formidabile, che avvicina le persone e le rende presenti, ma è pur sempre un incontro virtuale. L’incontro personale ha un sapore diverso, si riesce materialmente a soffrire con chi soffre e a gioire con chi gioisce, perché la condivisione non è solo trasmissione verbale attraverso uno schermo, è sentire un abbraccio affettuoso, è vedere la sincera compassione dello sguardo. È la verità della persona che si fa presenza reale e vera. Facendo riferimento alla citazione di Sant’Agostino, riportata nel messaggio del Santo Padre, «Nelle nostre mani ci sono i libri, nei nostri occhi i fatti», potremmo dire, guardando ai nostri giorni: davanti ai nostri occhi ci sono degli schermi ma aldilà di essi la vera vita delle persone. Ed è là che si compie il miracolo dell’incontro. (Don Saverio Viola - MCI Solothurn)

Italiani nel mondo: oggi webinar su “Il fenomeno migratorio italiano e la nuova emigrazione”

2 Febbraio 2021 - Roma -  “Il fenomeno migratorio italiano e la nuova emigrazione”: Questo il tema di un webinar che si svolgerà oggi su iniziativa de dalla Conferenza Permanente Stato-Regioni Province Autonome – Cgie, Dalle 15 alle 18, in preparazione dell’ Assemblea plenaria di tale organismom si confrionteranno dopo l’introduzione dei lavori del Segretario Generale CGIE, Michele Schiavone, il Sottosegretario di Stato Maeci, Riccardo Merlo; la Vicepresidente della Regione Emilia Romagna, Elly Schlein; il docente e giurista, membro della Corte costituzionale, Giulio Prosperetti; il Presidente della VI commissione Cgie, Manfredi Nulli; il Presidente della Associazione Globus et Locus, Piero Bassetti. Seguirà il dibattito, con gli interventi di: Lugi Vignali, Direttore Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie Maeci; Delfina Licata, sociologa e curatrice del rapporto Italiani nel mondo della Fondazione Migrantes; Enrico Pugliese, accademico e sociologo; Maddalena Tirabassi, Direttore del Centro Altreitalie sulle Migrazioni Italiane; Maria Chiara Prodi, Presidente della VII Commissione Cgie.  

MCI Lucerna: i 10 Anni del Centro pastorale

1 Febbraio 2021 - Lucerna - Domenica 31 gennaio 2021 alla presenza del vescovo ausiliare della diocesi di Basilea, mons. Denis Theurillat, si è celebrato il Giubileo del Centro Papa Giovanni in Emmenbrücke / Lucerna; lo stesso vescovo che 10 anni aveva benedetto e inaugurato il Centro. È stata una celebrazione molto semplice (con la partecipazione consentita dalle autorità cantonali di max. di 50 persone) ma molto intensa ed emozionante. Don Mimmo Basile, accogliendo e salutando il vescovo, tutti i rappresentanti dei 5 Team Pastorali Locali della nostra Missione del Canton Lucerna e le autorità amministrative del Cantone, ha voluto sintetizzare il Giubileo con due parole: “Gioia e Gratitudine”. Gioia perché nella visita del vescovo Denis, accogliamo il Buon pastore che viene a dare coraggio, forza e a confermare nella fede tutti coloro che sono in cammino. Gratitudine perché insieme al vescovo e a tutta la Comunità cristiana, ha aggiunto don Mimmo,  «non finiremo mai di dire grazie intanto al Signore perché possiamo lavorare nella sua vigna; ma un grazie di cuore va ancora una volta a tutti gli operai, ai collaboratori, ai benefattori che hanno contribuito alla realizzazione del Centro Papa Giovanni e che ancora oggi a distanza di 10 anni, avremmo voluto averli tutti con noi per esprimere a loro ancora una volta la nostra gratitudine, il nostro ricordo affettuoso e la nostra riconoscenza ma a motivo di questa pandemia non è stato possibile». Inoltre, ha sottolineato come «siamo sempre grati al Signore perché a distanza di anni il Centro Papa Giovanni continua ad essere “casa e scuola di Comunione e di Convivialità” non solo per noi italiani ma per tutto il Canton Lucerna e per tutti quelli che bussano e busseranno al nostro Centro per un motivo o per un altro; e quante persone di diverse lingue, culture, religione, stato sociale, hanno potuto usufruire per un motivo o per un altro del nostro Centro». Toccanti ed emozionati le parole del vescovo, mons. Denis Theurillat che nella sua omelia ha ricordato che «10 anni fa abbiamo celebrato la benedizione e l’inaugurazione del Centro Papa Giovanni: è stata veramente una meravigliosa giornata che non posso e non possiamo dimenticare; mi ricordo le tante persone che erano qui con grande gioia e nella riconoscenza. Oggi non siamo tanti, ma nonostante tutto, sono tante le persone che sono riuniti con noi nella preghiera e nei pensieri. Ho trovato la predica di 10 anni fa che avevo fatto in occasione della benedizione del Centro e avevo detto che avete costruito questo Centro per vivere il centro della vostra fede che deve essere costruita con tre ponti: seguire il Cristo, formare un solo corpo in un solo spirito e diventare naturalmente i testimoni della fede ma in particolare della carità e della speranza come disse il buono papa Giovanni XXIII». Il vescovo ha poi voluto soffermarsi sull’oggi chiedendosi e domandandosi che cosa è avvenuto durante questi 10 anni in questo Centro e che cosa si è vissuto e fatto in questo Centro e con questo Centro. «La risposta è naturalmente semplice», ha detto: «tante cose, tanti momenti di celebrazioni e di preghiera, tante attività e tante riunioni di diversi gruppi così che la Comunità poteva sempre crescere e dove soltanto il bene poteva e può essere fatto, si soltanto il bene. Inoltre nella vostra programmazione pastorale di quest’anno avete scritto che volete essere più accoglienti e più ospitali e aprire le porte a tutti affinché sia sempre più un Centro aperto con tanti zampilli ai quali tutte le persone possano attingere. Veramente un bel programma!»  E ha concluso concludeva invitando «di continuare a seguire il Cristo, di formare un solo corpo in un solo spirito, di rimanere i testimoni della fede, della speranza e della carità». A conclusione della celebrazione la Presidente del Consiglio pastorale cantonale, Silvana Pisaturo, oltre ad esprimere la tristezza del momento pandemico e per l’impossibilità di festeggiare in presenza con tutta la Comunità questo decimo giubileo di vita del nostro Centro Papa Giovanni, sottolineava ugualmente la fiducia di poterlo fare l’anno prossimo in piena salute e spirito e con tanta gioia nel cuore.  La Presidente ha concluso: «Si dice che il migliore riconoscimento per la fatica fatta non è ciò che se ne ricava, ma ciò che si diventa grazie ad essa; di fatica fatta e di sfide ce ne sono state tante in tutti questi anni e tante ancora ci aspetteranno. Un augurio a noi tutti e alla nostra comunità, che possiamo ogni giorno mettere in gioco la nostra fede insieme, mano nella mano, in modo da poter essere sempre lavoratori appassionati della fede che viviamo» (MCI Canton Lucerna)    

Mci Canton Lucerna: festeggia 10 anni di vita il Centro papa Giovanni di Emmenbrücke

29 Gennaio 2021 - Lucerna - Festeggia il suo decimo anno il Centro pastorale Papa Giovanni di Emmenbrucke nella Missione Cattolica Italiana del Canton Lucerna. Domenica prossima, 31 gennaio,  festa alla presenza del vescovo ausiliare della diocesi di Basilea, mons. Denis Theurillat che presiederà una celebrazione eucaristica. «Avremmo dovuto in questo mese di Gennaio 2021 omaggiare il nostro Centro Papa Giovanni (CPG) per l’opportunità che ci sta dando di incontrarci e di condividere tanti momenti fraterni e invece il Covid sta ancora bloccando tante nostre attività e in particolare la possibilità di celebrare comunitariamente questo decimo Giubileo di vita del nostro CPG», dice don Mimmo Basile alla guida della Missione Cattolica Italiana del Canton Lucerna. “Certamente anche se impossibilitati a festeggiare, non mancherà il ricordo insieme alle gioie e alle molteplici sofferenze che ci hanno accompagnato in questi anni”, spiega don Basile che ricorda l’impegno di tanti italiani per dare vita al Centro: “disponibilità concreta e gratuita a eseguire molti dei lavori del nascente Centro Papa Giovanni”. La storia della Missione Cattolica di Lingua Italiana nel Canton Lucerna prende avvio nel lontano  1894 con p. Giocondo da Vaglio, religioso cappuccino, che giunse a Lucerna «per prestare l’occorrente servizio spirituale agli operai italiani». La Missione Cattolica Italiana viene ufficialmente costituita nel 1962: l'attuale Mci del Canton Lucerna è nata nel 2011 dopo il raggruppamento delle Missioni Cattoliche Italiane di Emmenbrücke e di Lucerna. (Raffaele Iaria)

Rapporto Italiani nel Mondo: domani il terzo appuntamento del ciclo di approfondimento

25 Gennaio 2021 -

Modena - Continua il ciclo di videoconferenze dedicate allo “Speciale Province d’Italia 2020” contenuto nel Rapporto Italiani nel Mondo 2020 (RIM), promosso dalla Fondazione Migrantes, nell’ambito delle iniziative del Festival della Migrazione. Il prossimo appuntamento sarà martedì 26 gennaio, dalle 15 alle 17: alcuni degli autori della quindicesima edizione del RIM si troveranno a dialogare sul tema della mobilità italiana e delle aree di confine in collaborazione con la Sapienza Università di Roma. L’attuale mobilità non è una questione solo del Nord Italia. Che tra il Settentrione e il Meridione di Italia vi siano divari profondi è storia conosciuta, quanto questi divari abbiano a che fare con la mobilità spesso lo si ignora, così come si è poco consapevoli che la narrazione di una nuova mobilità, soprattutto dal Nord Italia, spesso urta con la realtà. Il vero divario non è tra Nord e Sud, ma tra città e aree interne. Sono luoghi che si trovano al Sud ma anche al Nord, ma che al Sud diventano doppia perdita: verso il Settentrione e verso l’estero. A svuotarsi ancora sono i territori già provati da spopolamento, senilizzazione, da eventi calamitosi o da sfortunate congiunture economiche. Nell’incontro di martedì 26 si punteranno i riflettori sulle province di Aosta, Como, Sondrio, Trento, Bolzano, Udine e Ragusa. A introdurre e coordinare i lavori sarà Delfina Licata, curatrice e caporedattrice del RIM. Interverranno Alessandro Celi per Aosta, Gianmaria Italia per Como, Luciana Mella per Sondrio, Maurizio Tomasi per Trento, Edith Pichler per Bolzano, Javier Grossutti per Udine e Antonella Giardina per Ragusa. Concluderà i lavori Flavia Cristaldi della Sapienza Università di Roma e membro della Commissione Scientifica del Rapporto Italiani nel Mondo. È possibile seguire l’evento sulla home page di www.festivalmigrazione.it oppure sulla pagina Facebook del Festival (https://www.facebook.com/festivalmigrazione) o, ancora, sul canale Youtube (https://www.youtube.com/channel/UCIkQTdGqDl_CurK0NGzezdg​).

MCI Barcellona: da domani conferenze di Gruppo Cultura

21 Gennaio 2021 - Barcellona - Aprire un cantiere culturale in una comunità come la nostra ha implicato una riflessione sul significato della parola cultura. Abbiamo concluso che il più importante per noi ha a che vedere con la scuola, l’apprendimento, la luce che si riesce a proiettare sul mistero che vela tanto la realtà e i suoi accadimenti, quanto le parole e i testi che leggiamo, incluso quelli sacri. E questa luce di comprensione si accende se si è capaci di formulare bene le domande e di trovare bravi specialisti che ci illuminino con le loro spiegazioni. Gli italiani della Comunità Cristiana di Barcellona guidata da don Luigi Usubelli organizzano a partire dal 22 gennaio la 5ª edizione del Ciclo annuale di conferenze dedicato all’approfondimento multidisciplinare di temi di diffuso interesse e grande attualità. Il 2021, come il 2020, è segnato dal COVID: questo ci obbliga a effettuare gli incontri a distanza (via Zoom) ma ci ha anche suggerito domande, dubbi e inquietudini su cui abbiamo costruito il programma. Il tema di fondo é "Cambiamento e speranza" presentato cosí: "Cambio perché spero. Spero perché cambio”. Il cambiamento é vita, senza cambiamento non c’é vita. Il problema é che l’uomo contemporaneo vive il cambiamento come qualcosa di fuori controllo e pertanto minaccioso. Oggi il Covid impone un mutamento davvero forte, tutt’altro che compreso in tutta la sua portata e per convertire il cambiamento in un’opportunità ci vuole la Speranza, virtù potente a volte messa in ombra dalle più famose sorelle Fede e Carità. La prima serata (22 gennaio alle 19,00) verrà presentato il Rapporto Italiani nel mondo 2020 della Fondazione Migrantes con la partecipazione della curatrice Delfina Licata. Sempre più italiani cambiano vita e luogo imprimendo alla loro esistenza un dinamismo molto forte: a volte per reagire a un disagio nella terra di origine; altre volte per dare via libera alla speranza di nuove esperienze portatrici di prosperità economica ma anche di incontri con persone per realizzare nuovi progetti comuni. Delfina Licata cercherà di illuminare dubbi e misteri sulla situazione che vivono i giovani italiani in patria e sulle molteplici circostanze che si trovano a vivere all’estero: un punto di vista privilegiato, il suo, per capire di più e meglio la nostra società e il nostro “profilo” di Paese in tempi di cambiamento e di speranza. Gli altri 3 incontri saranno i seguenti: ORONZO PARLANGELI, professore di psicologia dell’Università di Siena ci parlerà dell’impatto psicologico e sociale della Pandemia (5 febbraio); LUCIANO REGOLO, condirettore di Famiglia Cristiana commenterà la Fratelli Tutti di Papa Francesco (5 marzo) e FABIO ROSINI, direttore del Servizio alle Vocazioni della Diocesi di Roma ci condurrà in un cammino di Speranza per condividere la risposta cristiana al cambiamento (19 marzo).  

Istat: un italiano emigrato su quattro ha almeno la laurea

21 Gennaio 2021 - Roma - Nel 2019, gli italiani espatriati sono prevalentemente uomini (55%). Fino ai 25 anni, il contingente di emigrati ed emigrate è ugualmente numeroso (entrambi 20mila) e presenta una distribuzione per età perfettamente sovrapponibile. A partire dai 26 anni fino alle età anziane, invece, gli emigrati iniziano a essere costantemente più numerosi delle emigrate: dai 75 anni in poi le due distribuzioni tornano a sovrapporsi. L’età media degli emigrati è di 33 anni per gli uomini e 30 per le donne. Un emigrato su cinque ha meno di 20 anni, due su tre hanno un’età compresa tra i 20 e i 49 anni mentre la quota di ultracinquantenni è pari al 13%. Considerando il livello di istruzione posseduto al momento della partenza, nel 2019 un italiano emigrato su quattro è in possesso di almeno la laurea (30mila). Lo rivela oggi il Report "Iscrizioni e cancellazioni anagrafiche della popolazione residente" dell'Istat. Rispetto all’anno precedente le numerosità dei laureati emigrati è in lieve aumento (+1,4%). L’incremento è molto più consistente se si amplia lo spettro temporale: rispetto a cinque anni prima gli emigrati con almeno la laurea crescono del 23%. Quasi tre cittadini italiani su quattro trasferitisi all’estero nel 2019 hanno 25 anni o più: sono poco più di 87mila (il 72% del totale degli espatriati); di essi quasi uno su tre (28mila) è in possesso di almeno la laurea. In questa fascia d’età si riscontra una lieve differenza di genere riguardo alla consistenza e al titolo di studio di chi espatria: le italiane emigrate sono meno numerose (rappresentano circa il 43% del totale degli espatriati di 25 anni o più) ma sono più frequentemente in possesso di almeno la laurea (il 36% contro il 30% dei loro coetanei). Rispetto al 2010, inoltre, l’aumento degli espatri di laureati è più evidente per le donne (+8%) che per gli uomini (+3%). Tale incremento risente in parte dell’aumento contestuale dell’incidenza di donne laureate nella popolazione (dal 5,5% del 2010 al 7,8% del 2019) (Figura 2). L’altra faccia della medaglia è costituita dai rimpatri: nel 2019, considerando il rientro degli italiani di 25 anni e più con almeno la laurea (15mila), la perdita netta (differenza tra rimpatri ed espatri) di popolazione “qualificata” è di 14mila unità. Tale perdita riferita agli ultimi dieci anni ammonta complessivamente a poco meno di 112mila unità. Il trend in aumento degli espatri è da attribuire in larga parte alle difficoltà del mercato del lavoro italiano di assorbire l’offerta soprattutto dei giovani e delle donne. A queste si aggiunge il mutato atteggiamento nei confronti del vivere in un altro Paese - proprio delle generazioni nate e cresciute in epoca di globalizzazione - che induce i giovani più qualificati a investire con maggior facilità il proprio talento nei paesi esteri in cui sono maggiori le opportunità di carriera e di retribuzione. I programmi specifici di defiscalizzazione, messi in atto dai governi per favorire il rientro in patria delle figure professionali più qualificate, non si rivelano quindi del tutto sufficienti a trattenere le giovani risorse che costituiscono parte del capitale umano indispensabile alla crescita del Paese.