15 Luglio 2019 - Padova - «Preghiamo san Benedetto affinché aiuti l’Europa a fare scelte coraggiose di solidarietà, di accoglienza e di inclusione» e perché in ciascuno «cresca il desiderio di comprendere in modo sapiente quanto stiamo vivendo, per imparare a farci carico dei fenomeni mondiali» a partire dai comportamenti quotidiani e «a perseverare nell’opera di comunione e fraternità verso ogni fratello e ogni popolo che ci tende la mano».
Contro le barbarie di linguaggio e atteggiamenti verso migranti e soccorritori, che contaminano anche le comunità cristiane, si appella al patrono d’Europa, il vescovo di Padova, Claudio Cipolla, in una lettera.
Un invito rivolto alla Chiesa di Padova affinché recuperi spazi di riflessione, e abbia «il coraggio della verità evangelica, che ci aiuta ad aprire nuove frontiere per gestire la complessità» uscendo dai «confini di sterili paure», nell’intento di «rinnovare lo sviluppo sociale, trasformare gli assetti di ingiustizia e inequità e promuovere un’azione di pace comune». (S.Mel.- Avvenire)
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Card. Osoro: “nel forestiero il volto di Cristo crocifisso e resuscitato”
11 Luglio 2019 -
Madrid - In occasione del sesto anniversario della visita di Papa Francesco a Lampedusa, il cardinale arcivescovo di Madrid, Carlos Osoro, dedica la sua nuova lettera settimanale alla “mobilità umana che riguarda tutti per motivazioni differenti”.
In un testo pieno di riferimenti alla Parola di Dio e al magistero della Chiesa, il porporato ricorda “il valore inalienabile della persona umana, fonte di tutti i diritti umani e ogni ordine sociale”, ed evidenzia che l’ospitalità dello straniero è “una manifestazione primordiale e specifica del grande comandamento di amare il prossimo”.
Senza perdere questo punto di riferimento, il cardinale indica la necessità di cooperare tra i Paesi per regolare i flussi migratori e a garantire sempre i diritti dei migranti, soprattutto dei richiedenti asilo e dei rifugiati. “Alla globalizzazione del fenomeno migratorio bisogna rispondere con la globalizzazione della carità e della cooperazione”, sostiene l’arcivescovo di Madrid.
“Umanizzare e dare dignità al villaggio globale in un tempo di forti spostamenti forzati di persone, impegna la Chiesa ad assumersi l’impegno di scoprire nel forestiero il volto stesso di Cristo crocifisso e resuscitato”.
Montepulciano: da oggi “Luci sul lavoro” sul tema immigrazione
11 Luglio 2019 -
Montepulciano - Un ampio approfondimento, attraverso diverse prospettive, del tema immigrazione è in programma da oggi al 13 luglio alla Fortezza di Montepulciano (SI). L’occasione è offerta dall’edizione 2019 di “Luci sul Lavoro”, organizzata da Eidos (Istituto Europeo di documentazione e studi sociali) e dal Comune di Montepulciano. Lavoro dei cittadini stranieri in Italia, integrazione, co-sviluppo e nuove generazioni sono gli argomenti che verranno approfonditi anche grazie agli eventi organizzati dalla Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di inclusione del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali insieme ad Anpal Servizi.
Tra i principali incontri domani “Partenariato per l’integrazione. Attori a confronto” in mattinata e nel pomeriggio la presentazione del IX Rapporto annuale “Gli stranieri nel mercato del lavoro”, che approfondisce il ruolo e le dinamiche dell’occupazione dei cittadini comunitari e non comunitari in Italia, valorizzando e incrociando fonti di diversa natura, come il Sistema Informativo Statistico delle Comunicazioni Obbligatorie e i dati su popolazione residente, forza lavoro, ammortizzatori sociali, previdenza, infortuni e imprese con titolari stranieri. Un contributo curato dall’Ocse dona a questa edizione anche una prospettiva internazionale, con un confronto tra la situazione dell’Italia e quella di altri Paesi. In serata “Il protagonismo delle nuove generazioni italiane”, evento organizzato dal Coordinamento Nazionale delle Nuove Generazioni Italiane, che riunisce oltre 30 associazioni di giovani con background migratorio. Sarà l’occasione per presentare il “Manifesto delle Nuove Generazioni Italiane” 2019, che racchiude punti di vista e proposte su: scuola; lavoro; cultura, sport e partecipazione; cittadinanza e rappresentanza politica; comunicazione e media; cooperazione internazionale.
Il 13 luglio “Il ruolo delle migrazioni per uno sviluppo sostenibile”.
Don Buonaiuto: petizione per una Giornata del migrante ignoto
11 Luglio 2019 - Roma - “Vi ricordate di Aylan Kurdi, il bambino di tre anni con maglietta rossa e pantaloncini blu riverso sulla spiaggia in Turchia? La sua foto ha fatto il giro del mondo, ma non ci ha insegnato niente. Vi ricordate il ragazzino di 14 anni che viaggiava verso l’Italia con la pagella cucita nella giacca, per dimostrare che era degno di stare nel nostro Paese? E’ morto nel Mediterraneo, senza che nessuno lo potesse piangere. Anche lui non ci ha insegnato nulla. Solo nei primi 4 mesi del 2019 nel Mediterraneo sono morte 422 persone, più di tre al giorno. In media si tratta della percentuale di morti più elevata sul totale delle partenze dal 2014. Dal 2014 a oggi non abbiamo ancora imparato nulla. E soprattutto queste sono soltanto le vittime accertate. Di tutte le altre non possiamo neppure stabilire un ordine di grandezza. Sappiamo soltanto che per un migrante al quale possiamo per lo meno dare sepoltura, ce ne sono almeno dieci di cui nessuno rivendicherà il corpo. Dispersi senza neanche una tomba su cui deporre un fiore”. Così inizia una lettera aperta scritta da don Aldo Buonaiuto, fondatore del quotidiano online In Terris e sacerdote dell’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII che chiede l’istituzione di una giornata del migrante ignoto. “In questi anni – scrive il sacerdote - abbiamo imparato a parlare il linguaggio dell’immigrazione. Flussi, accoglienza, integrazione sono diventate parole del lessico condiviso. C’è solo un protagonista rimasto colpevolmente ai margini di queste dinamiche epocali pur essendone l’epicentro: il migrante ignoto”: un numero “incalcolabile di persone – spiega - svanisce nei viaggi della speranza. Sono gli invisibili di cui si perdono le tracce in viaggi rocamboleschi o nei luoghi di approdo che però divengono terra di nessuno, riserva di caccia della tratta di esseri umani e delle più inconfessabili pieghe oscure delle nostre società avanzate”.
Per don Bonaiuto i migranti finiscono nelle cronache di tv e giornali “solo quando vengono caricati a bordo di imbarcazioni di soccorso. Di tutti gli altri disperati, degli ‘sbarchi’ fantasma, delle vittime dei trafficanti di carne umana nessuno sa nulla, nessuno si preoccupa, nessuno apre per loro l’agenda delle priorità nazionali e comunitarie”.
Il sacerdote, attraverso le pagine del suo giornale on line si rivolge all’Onu, all’Europa, alla Santa Sede e al Governo italiano, “che da anni cooperano sul fronte dell’accoglienza, affinché venga istituita una Giornata del migrante ignoto. Il Mar Mediterraneo – scrive - è diventato un Olocausto odierno” e ricorda che per istituire la Giornata della Memoria ci sono voluti 60 anni: “ non aspettiamo altrettanto per quello che stiamo vivendo oggi”, “un’emergenza divenuta ormai contingenza quotidiana: nessuno può fingere di non sapere che suo fratello svanisce nelle fauci della disperazione”. (R.Iaria)
Don La Magra: “continueremo a schierarci dalla parte degli ultimi secondo la legge del Vangelo”
8 Luglio 2019 - Città del vaticano - “Il fatto che, dopo sei anni, il Papa ancora una volta voglia ricordare la sua visita a Lampedusa significa che Lampedusa continua a rappresentare un simbolo forte nel mondo delle migrazioni, rappresenta tutto ciò che accade riguardo ai migranti e questo per noi è una grande responsabilità”.
Don Carmelo La Magra, parroco di San Gerlando, l’unica parrocchia di Lampedusa, è appena uscito dalla Messa che Papa Francesco ha celebrato oggi all’altare della Cattedra della basilica di San Pietro nel sesto anniversario della sua visita a Lampedusa, alla presenza di 250 migranti, e confida al Sir, a caldo, le sue emozioni. “In questi giorni dicevo ai miei parrocchiani che siamo chiamati ad essere, come ci chiede il Vangelo, la lampada posta sul moggio e non sotto il letto perché chi ci guarda trovi luce e quell’orientamento del Vangelo che noi vogliamo dare al nostro servizio sull’isola”.
“Gli sbarchi proseguono quasi quotidianamente; continuano ad arrivare dalla Libia molti profughi, ma che questi sbarchi hanno risalto mediatico solo quando a portare i migranti sono le Ong. Purtroppo, per la lotta che viene fatta a questi soccorritori – osserva il sacerdote -, a pagare un prezzo altissimo sono i migranti costretti a prolungare ulteriormente la loro attesa del porto sicuro, a subire senza colpa le conseguenze di vicende politiche, mediatiche, burocratiche, e si tratta di persone fragili, estremamente provate”.
“Abbiamo visto e rivisto in questi giorni – aggiunge don La Magra – che cosa accade nei centri i centri di detenzione in Libia. Il Papa ne ha parlato anche domenica all’Angelus, il Paese non riesce più a garantire la sicurezza di nessuno e la situazione è estremamente fragile. Bisognerebbe mettere al sicuro almeno i soggetti più vulnerabili. Qualcuno parla di 6000 persone che la Libia potrebbe lasciare uscire ma anche se fossero poco di più che cosa sono poche migliaia di persone in confronto all’Europa intera. È come accogliere una nave da crociera, solo che i turisti di una nave da crociera portano benessere e di loro non abbiamo paura”.
Di qui l’auspicio del sacerdote: “Mi auguro che ognuno faccia la sua parte, il nostro esempio magari è visibile ma ognuno e ovunque può fare qualcosa. Il Papa ci ha ricordato che la Chiesa guarda sempre dalla parte degli ultimi; se ognuno si schiera dalla parte degli ultimi possiamo fare tanto. Questo non è il momento delle lotte e delle contrapposizioni; noi non urliamo contro nessuno, andiamo avanti facendo la nostra parte al servizio degli ultimi, mettendo in pratica la nostra legge principale che è quella del Vangelo”.
Albissola: Messa in comunione col Papa per i migranti morti in mare
8 Luglio 2019 - Albissola - In comunione con Papa Francesco, la Caritas di Savona-Noli, la Migrantes diocesana, la Fondazione ComunitàServizi onlus e la parrocchia N.S. della Concordia in Albissola Marina, propongono una preghiera in suffragio per tutti i migranti morti in mare, con la celebrazione della Messa presieduta da don Adolfo Macchioli, questa sera alle 18.30 nel giardino di Casa Rossello, via Italia 51 Albissola Marina.
Nel sesto anniversario della sua visita a Lampedusa, Francesco ha celebrato nella Basilica vaticana con 250 persone tra migranti, rifugiati e quanti si sono impegnati per salvare la loro vita, ricordando tutti i morti nel mar Mediterraneo nel tentativo di attraversarlo (https://migrantesonline.it/2019/07/08/papa-francesco-gli-ultimi-gridano-al-signore-chiedendo-si-essere-liberati-dai-mali-che-li-affliggono/).
Germania: a Essen il 4° Summit cattolico sui rifugiati
5 Luglio 2019 - Essen - “Le sfide dell’azione della Chiesa per i rifugiati nel trattamento della xenofobia”: è il tema centrale del 4° Summit cattolico sui rifugiati, che si svolge a Essen. Su invito della commissione Migrazione della Conferenza episcopale tedesca (Dbk), circa 150 responsabili delle Caritas diocesane e nazionali, delle comunità d’accoglienza, esperti e volontari si sono riuniti presso la miniera di carbone di Carl per discutere della xenofobia come una sfida per gli aiuti ai rifugiati della Chiesa.
Nel discorso di apertura del summit, l’arcivescovo di Amburgo, mons. Stefan Hesse, in qualità di Rappresentante speciale per i problemi dei rifugiati e presidente della Commissione per la migrazione della Conferenza episcopale tedesca, ha voluto evidenziare ai partecipanti come “soprattutto in tempi difficili in cui la carità e la solidarietà con le persone in cerca di protezione possono apparire sbiadite, il fatto che numerosi rappresentanti di ispirazione ecclesiale, attori di aiuti ai profughi, siano qui raccolti è una fonte di ispirazione e forza”.
Hesse ha ricordato che il primo summit del 2015 fu un momento di confronto successivo al grande flusso di migrazione estivo: “abbiamo sperimentato in Germania un’ondata di solidarietà, disponibilità e compassione”. Da allora, ha ricordato l’arcivescovo, si è sviluppato un forum di scambio, soprattutto sull’ammissione di molte persone che erano fuggite dalla loro patria per la guerra e conflitti civili.
Migrantes Agrigento: domani l’incontro culturale “Le porte del Mediterraneo”
5 Luglio 2019 - Agrigento - Si terrà domani, sabato 6 luglio, nella chiesa S. Lorenzo di Agrigento, l’incontro culturale, “Le porte del Mediterraneo – Flussi e influssi di popoli e culture”, organizzato da Migrantes Agrigento e dal Mu.Di.A.
L’incontro è a margine dell’installazione “Le porte del Mediterraneo”, dell’artista Lucia Stefanetti che sarà visibile fino alla fine di luglio.
L’iniziativa intende mettere in evidenza il contributo di culture altre nel patrimonio storico artistico siciliano ed agrigentino e nel contempo sottolineare il carattere dinamico della cultura, che non può chiudersi alle influenze derivanti da altre presenze, comprese quelle dei migranti.
Mediterranea: nave militare maltese prenderà i 54 migranti salvati
5 Luglio 2019 - Lampedusa - «A seguito di contatti tra i governi maltese e italiano, è stato deciso che Malta trasferirà 55 migranti, che sono stati salvati in mare al largo della Tunisia e che sono a bordo della nave Alex, a bordo di una nave delle forze armate di Malta e saranno accolti a Malta. D'altra parte, l'Italia prenderà 55 migranti da Malta”. Lo annuncia oggi il governo maltese in un comunicato relativo alla nave dell'ong italiana Mediterranea. «Questo accordo non pregiudica la situazione in cui questa operazione ha avuto luogo e in cui Malta non ha alcuna responsabilità legale, ma fa parte di un'iniziativa che promuove uno spirito europeo di cooperazione e buona volontàtra Malta e l'Italia». (avvenire.it)
Mediterranea con 54 naufraghi a bordo a 12 miglia da Lampedusa
5 Luglio 2019 - Roma - Dalle prime ore di questa mattina la nave Alex della Ong Mediterranea con 54 migranti a bordo si trova al limite delle acque territoriali italiane, a 12 miglia da Lampedusa, in attesa dell’indicazione di un porto sicuro “prima che la situazione a bordo diventi insostenibile”.
I 54 naufraghi sono stati tratti in salvo nel pomeriggio di ieri da un gommone in pessime condizioni in zona Sar libica: tra di loro 11 donne, di cui tre incinte, e 4 bambini. Alle 5.17 il centro di coordinamento del salvataggio di Malta ha offerto come “gesto di buona volontà” la disponibilità da parte del governo maltese allo sbarco sull’isola delle 54 persone a bordo della nave Alex. “Abbiamo risposto che – informa Mediterranea – per le condizioni psicofisiche delle persone a bordo e le caratteristiche della nave”, Alex “non è in grado di affrontare la traversata verso Malta. Ma siamo disponibili a trasferire i naufraghi su motovedette maltesi o della Guardia Costiera italiana”. Alla nave, che batte bandiera italiana, è stato notificato il divieto di ingresso nelle acque italiane. (Sir)
Don Savina: Testimoni e porta di accoglienza dell’umanità di oggi
5 Luglio 2019 - Roma - “Il Dialogo ecumenico e interreligioso nella cura pastorale dei migranti”: è stato questo il tema affrontato ieri pomeriggio da don Giuliano Savina, Direttore dell’Ufficio Cei per il dialogo ecumenico ed interreligioso, intervenendo al Corso di Formazione “Linee di pastorale migratoria” promosso dalla Fondazione Migrantes e destinato principalmente ai Direttori Migrantes regionali e diocesani, ai collaboratori degli uffici diocesani; ai Cappellani etnici che svolgono il ministero nelle Diocesi italiane e ai missionari per gli italiani all’estero oltre ai religiosi, religiose, laici impegnati nel volontariato e interessati alle migrazioni. Al corso partecipano circa 50 operatori provenienti dall’Italia e dall’estero.
Per don Savina ogni ufficio “è il volto della Chiesa a servizio” e “voi – ha detto rivolgendosi ai partecipanti – siete i testimoni dell’umanità di oggi, voi siete la porta di accoglienza dell’umanità di oggi”. E – ha aggiunto il direttore dell’Ufficio per l’ecumenismo e del dialogo interreligioso – nell’umanità di oggi c’è tutto”. L’obiettivo è quello di “entrare in dialogo con l’altro e se entro in dialogo, entro in ascolto con l’altro. E se entro in ascolto non sono più quello di prima. Entro, quindi, in un processo deformante che mi cambia”. Quindi, testimoni di una chiesa deformante, di una chiesa in azione di “cui noi siamo protagonisti e soggetti attivi”.
I lavori del Corso si concluderanno, questa mattina, con un intervento del direttore generale, don Gianni De Robertis che parlerà, fra le altre cose, della prossima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si celebrerà domenica 29 settembre sul tema “Non si tratta solo di Migranti”.
Allarme per un naufragio al largo della Tunisia: si temono 80 vittime
4 Luglio 2019 - Roma - Un nuovo naufragio è avvenuto ieri al largo delle coste tunisine, nella zona di Zarzis, con 80 dispersi e solo 5 persone sopravvissute: lo comunica la Ong Alarm Phone, citando il volontario e attivista della Mezzaluna rossa tunisina, Chamseddine Marzoug.
Contattato dall'agenzia Ansa, Marzoug ha poi riferito che un gommone partito dalle coste libiche ha fatto naufragio ieri al largo di Zarzis. E dei 5 superstiti uno, originario della Costa d'Avorio, è morto all'ospedale di Zarzis, dove era stato portato dalla Marina tunisina.
“Siamo sconvolti da queste continue stragi in mare - afferma Alarm Phone -. Auguriamo forza alle famiglie e amici che hanno perso i loro cari”.
Omizzolo: lo sfruttamento lavorativo dei migranti è spesso “conseguenza della nostra indifferenza”
4 Luglio 2019 - Roma - Occorre conoscere il “territorio” per conoscere la realtà che ci circonda. Ne è convinto il sociologo e giornalista Marco Omizzolo che ha iniziato il “suo” lavoro a fianco soprattutto degli indiani che vivono e lavorano nel territorio di Latina da 12 anni conducendo battaglie per la legalità insieme a loro. Il “mio lavoro – ha detto Omizzolo intervenendo al corso di formazione di pastorale migratoria della Fondazione Migrantes – nasce dall’incontro con persone considerate spesso ‘ombre’ che attraversavano le vie della mia città andando a lavorare nelle campagne pontine”. Qui – ha detto – “ho incontrato uomini e donne diventati spesso schiavi sul loro posto di lavoro”.
Una esperienza fatta anche lavorando lui stesso come bracciante accanto a queste persone “soggette anche a subire soprusi di ogni genere ed essere sfruttate”.
“Accogliere e provare a fare qualcosa per loro a partire dalla ricerca di giustizia e libertà” per sconfiggere un “potere padronale che è spesso conseguenza della nostra indifferenza”. Quindi per leggere il loro quotidiano occorre “conoscerli e far loro conoscere la nostra realtà”. Da qui sono nati a Latina corsi di italiano ma anche corsi di cittadinanza, sulla carta Costituzionale e sulle principali leggi. E poi l’incontro “sul loro posto di lavoro, dove vivono e dove si incontrano frequentemente”.
Istat: Italia Paese multietnico
4 Luglio 2019 - Roma - La presenza di quasi 50 nazionalità differenti con almeno 10 mila residenti conferma il quadro multietnico del nostro Paese. E’ quanto emerge dal Bilancio Demografico dell’Istat secondo il quale al 31 dicembre 2018 le differenti cittadinanze presenti in Italia sono 196. Le cinque più numerose sono quella romena (1 milione 207 mila), albanese (441 mila), marocchina (423 mila), cinese (300 mila) e ucraina (239 mila), che da sole rappresentano quasi il 50% del totale degli stranieri residenti, confermando la graduatoria del 2017.
Migrantes: continua il corso di pastorale migratoria
4 Luglio 2019 - Roma – Continua – fino a domani 5 luglio, il Corso di Formazione "Linee di pastorale migratoria" promosso dalla Fondazione Migrantes e destinato principalmente ai Direttori Migrantes regionali e diocesani , ai collaboratori degli uffici diocesani; ai Cappellani etnici che svolgono il ministero nelle Diocesi italiane e ai missionari per gli italiani all’estero oltre ai religiosi, religiose, laici impegnati nel volontariato e interessati alle migrazioni.
Dopo la giornata di ieri dedicata ai gruppi di studio per i vari settori della mobilità e, nel pomeriggio, lo spazio, presso la Chiesa del Caravita, ad alcune testiminianze oggi si parlerà de “La condizione dei migranti e l’impegno per la giustizia”. A relazionare sarà Marco Omizzolo. Spazio, sempre in mattinata, al “Il diritto di asilo in Europa e in Italia” affidato a Cristina Molfetta. Nel pomeriggio due relazioni dedicate al Rapporto Italiani nel Mondo e al Rapporto Immigrazione. A relazionare saranno Delfina Licata e Simone Varisco.
I lavori della giornata si concluderanno con una relazione sul tema “Il Dialogo ecumenico e interreligioso nella cura pastorale dei migranti” affidata a don Giuliano Savina, direttore dell’Ufficio di pastorale ecumenica ed interreligiosa della Cei.
Scalabriniani: “la Libia non è un porto e un posto sicuro, per nessuno”
3 Luglio 2019 -
Roma - L’evento di questa notte a Tajoura, con la morte di 40 migranti “conferma che la Libia non è un porto e un posto sicuro, per nessuno”. Lo affermano oggi i missionari Scalabriniani, operanti in Europa ed Africa che ribadiscono che a fronte della situazione critica delle migliaia di migranti presenti nei centri detentivi in Libia servono urgenti corridoi umanitari”.
Secondo gli scalabriniani “la condanna del ministro degli esteri italiano Moavero, che ha affermato ‘bisogna garantire la sicurezza dei migranti’, arriva tardi e in tutti i sensi. Essa suona per lo meno incoerente dopo gli ultimi ed ennesimi avvenimenti occorsi attorno alle coste di Lampedusa che hanno mostrato un’azione miope e in violazione del diritto internazionale da parte del governo italiano”.
Centro Astalli: dolore per il bombardamento che ha colpito un centro migranti in Libia
3 Luglio 2019 - Roma - Con “profondo dolore” il Centro Astalli apprende del bombardamento che ha colpito durante la notte il centro di detenzione per migranti di Tajoura, sobborgo nella zona est di Tripoli.
40 persone sono morte e 80 risultano ferite, ma il bilancio delle vittime è destinato a salire. Si tratta per lo più di migranti subsahariani. “Orrore si aggiunge alla tragedia quotidiana che le persone, già provate dalla fuga dai loro paesi di origine a causa di guerre, persecuzioni, violenza generalizzata, sono costrette a vivere nei centri di detenzione dove vengono sottoposte a torture di ogni genere”, si legge in una nota del Centro dei gesuiti che evidenzia come la Libia “non è un paese sicuro, è un paese dove da tempo si combatte una guerra civile, dove manca stabilità politica e militare e dove vengono perpetrate sistematiche violazioni dei diritti umani soprattutto a danno dei migranti”.
“Volevamo la prova che la Libia non fosse un porto sicuro ora l’abbiamo, una prova pagata a prezzo di decine di vite umane in un centro di detenzione che non doveva essere lì, nel quale non dovevano esserci migranti, ma anche questa tragedia non servirà a smuoverci dalla nostra colpevole indifferenza!”, dichiara padre Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli: “a fianco alle vittime del conflitto che si sta consumando in Libia dobbiamo contare anche queste. Concediamoci un tempo per piangerle, forse siamo ancora in tempo per tornare indietro dalle nostre ottuse ed egoistiche logiche da fortezza Europa”.
Vescovi Irlanda preoccupati per razzismo e xenofobia
3 Luglio 2019 - Roma - Profonda preoccupazione è stata espressa dai vescovi irlandesi per l’ondata di intolleranza e xenofobia che si sta registrando nel Paese, attraverso anche l’uso dei social media come Facebook, Instagram e Twitter. In una dichiarazione diffusa nei giorni scorsi, in occasione dell’assemblea plenaria svoltasi a Maynooth, i presuli hanno ribadito la posizione della Chiesa cattolica e dell’episcopato. «Vogliamo esprimere la nostra preoccupazione per l’aumento del numero di episodi di razzismo, xenofobia e intolleranza religiosa in Irlanda - hanno scritto - a volte perpetrati anche da chi si considera un buon cristiano, compiuti anonimamente o attraverso i social, con attacchi verbali aperti o violenze fisiche».
La Conferenza episcopale teme che questo fenomeno dilaghi anche in Irlanda. «Facciamo appello a ritrovare il rispetto per ogni persona umana, senza eccezioni, e a eliminare ogni linguaggio offensivo». Al riguardo, l’episcopato ha indicato come via per arginare questo problema quella di «costruire relazioni a livello locale in modo che tutti possano sentirsi benvenuti», e ha chiesto la collaborazione di «genitori, insegnanti, ragazzi, responsabili giovanili, sacerdoti e religiosi, giornalisti, politici, datori di lavoro e allenatori sportivi». Secondo i vescovi, occorre dare una risposta cristiana all’intolleranza religiosa, al razzismo e al bigottismo. «L’Irlanda - hanno ricordato i presuli - ha una lunga tradizione di emigrazione. Per generazioni, donne e uomini hanno lasciato le nostre terre in cerca di lavoro e di migliori condizioni di vita. Molti hanno dato un enorme contributo ai loro Paesi di accoglienza, mentre altri sono tornati a casa per arricchire la nostra società e la nostra economia con la loro esperienza. Oggi, a differenza del passato - hanno proseguito i vescovi - i migranti di altri Paesi vivono e lavorano fianco a fianco con gli irlandesi. Questi sono i nostri vicini e fanno parte della nostra comunità, i loro figli frequentano le nostre scuole e sviluppano amicizie e giocano insieme.
I migranti hanno la loro cultura, una lingua e un’appartenenza religiosa, portano molti doni e li offrono ad una società dove, in un certo senso, ci sono meno diritti rispetto ai loro Paesi d’origine. Alcuni di loro sono venuti in Irlanda perché sono fuggiti da situazioni molto pericolose, inclusa la persecuzione religiosa». Quindi, hanno ricordato i presuli, «queste persone oltre al trauma di perdere le loro case, il lavoro e spesso le famiglie, adesso affrontano la sfida di essere estranei qui, di ricominciare da capo una nuova vita senza una rete di amicizie, dove la lingua, il sistema educativo, i costumi e la cultura sono molto diversi». Per queste molteplici ragioni, l’episcopato irlandese ha espresso preoccupazione per il crescente numero di episodi di razzismo «a volte compiuti da coloro che si considerano fedeli cristiani. La dignità umana non dipende dal colore della pelle di una persona, dalla sua nazionalità, dall’accento o dalla sua affiliazione religiosa.
Ogni persona è creata a immagine di Dio e chiamata in una relazione con lui». Di qui, l’appello dei presuli affinché vi sia nel Paese «un nuovo rispetto per ogni essere umano, senza eccezioni, e la completa eliminazione dell’uso del linguaggio offensivo. Per prevenire il fanatismo, l’intolleranza religiosa e il razzismo, incoraggiamo la costruzione di relazioni a livello locale in modo che tutti possano sentirsi benvenuti ovunque ci riuniamo. Come cristiani - hanno concluso i vescovi - siamo chiamati a seguire l’esempio di Gesù come ricordato nella parabola del buon samaritano». (Francesco Ricupero - Osservatore Romano)
Mons. Di Tora: atto in Libia “disumano”
3 Luglio 2019 - Roma - Mons. Guerino Di Tora, presidente della Commissione episcopale Cei per le Migrazioni e presidente della Fondazione Migrantes condanna il raid in Libia su un centro di detenzione migranti che ha causato oltre 40 morti e 35 feriti, tra cui donne e bambini.
“Un atto deplorevole, di disumanità nei confronti di gente che già sta subendo una persecuzione in questi campi di detenzione”, ha detto il presule a Vatican News: “diventa veramente qualcosa che rasenta l’assurdità umana, la follia. Dobbiamo veramente rimetterci in un atteggiamento non solo di attenzione ma di comprensione di fronte a certe problematiche che riguardano l’umanità intera”. Per mons. Di Tora il fenomeno delle migrazioni, “questo fenomeno di gente che deve fuggire da guerre - e non c’è solo la guerra delle armi, c’è anche la guerra della fame, della siccità, della desertificazione, - ci interpella tutti. Dobbiamo tutti poterci sentire corresponsabili. E allora diventa per noi una presa di coscienza umana - umana! - Prima ancora che cristiana. Certo per noi cristiani rappresenta qualche cosa in più: il richiamo che il Signore ci fa di fronte a queste situazioni, di non lasciare l’altro, il nostro prossimo, in realtà disumane, di soccorrerlo, di accoglierlo”.
Impiego e integrazione: è la fattoria di Tiggiano
3 Luglio 2019 - Roma - Mobilitati per la carità e l’inclusione. Il secondo riconoscimento del concorso Cei «Tuttixtutti» (https://www.migrantesonline.it/2019/07/03/i-volti-della-chiesa-in-uscita/) arriva ad un progetto agroalimentare nato a Tiggiano (Lecce), paese bianco sospeso sull’azzurro del Capo di Leuca, dove il gruppo parrocchiale di Sant’Ippazio da tempo lavora (anche insieme alla Caritas di Ugento-Santa Maria di Leuca) a strumenti innovativi per incidere sull’emergenza disoccupazione, non solo giovanile, parallelamente all’accoglienza dei migranti che risalgono il Mediterraneo. «I nostri strumenti sono cooperazione e creatività» spiegano i promotori.
L’opera, firmata da don Lucio Ciardo, nativo di Alessano, già tra i 'ragazzi' seminaristi di don Tonino Bello nei primi anni Ottan- ta, e da esperti di comunicazione, proprietari di trattori, cestelli per la potatura e seminatrici, guide turistiche, un ingegnere afghano rifugiato, braccianti italiani e migranti, per lo più sottopagati. Hanno ragionato sulle potenzialità della tipica carota di sant’Ippazio o pestanaca: colori che virano dall’avorio al viola, alimentoantichissimo, prelibatezza del Salento, simbolo della biodiversità pugliese,oggi diffusa all’estero ma quasi scomparsa dalle tavole degli italiani.«La cooperativa promuoverà la produzione biologica, la raccolta rigorosamente manuale e la vendita, con il doppio intento di creare posti di lavoro e un modello di integrazione» spiega don Ciardo.
Il flusso di chi viene a bussare alla porta della parrocchia è alto, e il concorso è stata l’occasione per raccogliere una sfida difficile, candidandosi ad un fondo iniziale, per poi consolidarsi sul mercato. Anche grazie a servizi collaterali, come la manutenzione del verde, la pulizia dei terreni e l’aratura. Una speranza di giustizia e dignità per i troppi senza impiego, in una 'terra-finestra' sul Mediterraneo - come aveva intuito nitidamente don Tonino Bello - perché il lavoro possa diventare un bene comune. «La comunità possiamo farla assopire – aggiunge il parroco –, ma non accade se costruiamo la comunione».