Vescovi Irlanda preoccupati per razzismo e xenofobia

3 Luglio 2019 – Roma – Profonda preoccupazione è stata espressa dai vescovi irlandesi per l’ondata di intolleranza e xenofobia che si sta registrando nel Paese, attraverso anche l’uso dei social media come Facebook, Instagram e Twitter. In una dichiarazione diffusa nei giorni scorsi, in occasione dell’assemblea plenaria svoltasi a Maynooth, i presuli hanno ribadito la posizione della Chiesa cattolica e dell’episcopato. «Vogliamo esprimere la nostra preoccupazione per l’aumento del numero di episodi di razzismo, xenofobia e intolleranza religiosa in Irlanda – hanno scritto – a volte perpetrati anche da chi si considera un buon cristiano, compiuti anonimamente o attraverso i social, con attacchi verbali aperti o violenze fisiche».

La Conferenza episcopale teme che questo fenomeno dilaghi anche in Irlanda. «Facciamo appello a ritrovare il rispetto per ogni persona umana, senza eccezioni, e a eliminare ogni linguaggio offensivo». Al riguardo, l’episcopato ha indicato come via per arginare questo problema quella di «costruire relazioni a livello locale in modo che tutti possano sentirsi benvenuti», e ha chiesto la collaborazione di «genitori, insegnanti, ragazzi, responsabili giovanili, sacerdoti e religiosi, giornalisti, politici, datori di lavoro e allenatori sportivi». Secondo i vescovi, occorre dare una risposta cristiana all’intolleranza religiosa, al razzismo e al bigottismo. «L’Irlanda – hanno ricordato i presuli – ha una lunga tradizione di emigrazione. Per generazioni, donne e uomini hanno lasciato le nostre terre in cerca di lavoro e di migliori condizioni di vita. Molti hanno dato un enorme contributo ai loro Paesi di accoglienza, mentre altri sono tornati a casa per arricchire la nostra società e la nostra economia con la loro esperienza. Oggi, a differenza del passato – hanno proseguito i vescovi – i migranti di altri Paesi vivono e lavorano fianco a fianco con gli irlandesi. Questi sono i nostri vicini e fanno parte della nostra comunità, i loro figli frequentano le nostre scuole e sviluppano amicizie e giocano insieme.

I migranti hanno la loro cultura, una lingua e un’appartenenza religiosa, portano molti doni e li offrono ad una società dove, in un certo senso, ci sono meno diritti rispetto ai loro Paesi d’origine. Alcuni di loro sono venuti in Irlanda perché sono fuggiti da situazioni molto pericolose, inclusa la persecuzione religiosa». Quindi, hanno ricordato i presuli, «queste persone oltre al trauma di perdere le loro case, il lavoro e spesso le famiglie, adesso affrontano la sfida di essere estranei qui, di ricominciare da capo una nuova vita senza una rete di amicizie, dove la lingua, il sistema educativo, i costumi e la cultura sono molto diversi». Per queste molteplici ragioni, l’episcopato irlandese ha espresso preoccupazione per il crescente numero di episodi di razzismo «a volte compiuti da coloro che si considerano fedeli cristiani. La dignità umana non dipende dal colore della pelle di una persona, dalla sua nazionalità, dall’accento o dalla sua affiliazione religiosa.

Ogni persona è creata a immagine di Dio e chiamata in una relazione con lui». Di qui, l’appello dei presuli affinché vi sia nel Paese «un nuovo rispetto per ogni essere umano, senza eccezioni, e la completa eliminazione dell’uso del linguaggio offensivo. Per prevenire il fanatismo, l’intolleranza religiosa e il razzismo, incoraggiamo la costruzione di relazioni a livello locale in modo che tutti possano sentirsi benvenuti ovunque ci riuniamo. Come cristiani – hanno concluso i vescovi – siamo chiamati a seguire l’esempio di Gesù come ricordato nella parabola del buon samaritano». (Francesco Ricupero – Osservatore Romano)

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