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Migrantes Brescia: accogliere vuole dire formare

22 Luglio 2021 - Brescia - 34 richiedenti asilo nell’arco di tre anni hanno ricevuto una formazione in ambito zootecnico, agronomico e di meccanica agraria Una modalità intelligente per accogliere, formare, inserire e offrire un’opportunità in più ai richiedenti protezione internazionali o titolari di protezione. Grazie al progetto di “Farm training” (co-finanziato dalla campagna “Liberi di partire e liberi di restare” della Cei), complessivamente 34 persone, accompagnate dall’Associazione Centro Migranti – Ufficio Migrantes della diocesi di Brescia - , nell’arco di tre anni hanno potuto ricevere una formazione in ambito zootecnico, agronomico e di meccanica agraria. Hanno avuto la possibilità, attraverso corsi teorico-pratici e l’attivazione di tirocini extracurricolari, di acquisire delle competenze specifiche spendibili sul mercato del lavoro. Un segno importante. “La campagna ‘Liberi di partire, liberi di restare’ è un segno della Chiesa italiana, perché cresca la consapevolezza delle storie dei migranti, si sperimenti – afferma don Roberto Ferranti, presidente dell’Associazione Centro Migranti – un percorso di accoglienza, tutela, promozione e integrazione dei migranti che arrivano Brescia tra noi, non si dimentichi il diritto di ogni persona a vivere nella propria terra. È una campagna di denuncia dei morti, di violenze, della tratta di persone indifese che una storia nuova di accompagnamento dei migranti può scongiurare. È una campagna che vuole promuovere uno sviluppo umano integrale, per ‘tutti gli uomini e tutto l’uomo’, a livello familiare e comunitario, che intende considerare la ricchezza e le potenzialità dello scambio interculturale, in relazione alle dinamiche demografiche, sociali, economiche in atto, anche nel nostro Paese. È una campagna che costituisce un ‘segno dei tempi’, un “‘Liberi di partire, liberi di restare’ è un segno della Chiesa, perché cresca la consapevolezza delle storie dei migranti”, luogo di testimonianza di libertà, solidarietà, giustizia, democrazia. Di pace. Insieme”. Valorizzazione del tessuto agricolo. A Brescia questo percorso si è concentrato sulla valorizzazione “del nostro contesto, ricco di esperienze di accoglienza che hanno generato nuova vita nei giovani migranti giunti nella nostra terra; si è cercato di valorizzare anche il contesto lavorativo agricolo dove questi giovani, acquisite le competenze specifiche necessarie, avrebbero potuto costruire il loro futuro lavorativo”. Nonostante le difficoltà dettate dalla pandemia, grazie alla sinergia dei diversi enti coinvolti, è possibile vedere concretamente i risultati ottenuti. I risultati del 2021. Il corso “Farma training” per l’anno 2021 si è svolto da marzo a giugno. Il gruppo classe iniziale, formato da cinque richiedenti protezione internazionale (4 provenienti dalla cooperativa Kemaye 1 dall’Asilo Notturno R. Pampuri), ha affrontato le materie di zootecnica, agronomia e lingua italiana, oltre ed un modulo specifico sulla sicurezza sul lavoro, per un totale di 240 ore in classe, più le ore di laboratorio di orticoltura. Il corso si è svolto inizialmente a distanza, ma a partire dal mese di maggio le lezioni si sono tenute sia in aula che presso il laboratorio di orticoltura L’Ortoc’è, in modo da affiancare alla teoria anche l’effettiva sperimentazione sul campo. “L’ortoc’è” è un progetto (lo raccontiamo a pagina 28) di Caritas in collaborazione con la cooperativa Kemay e l’Ufficio per l’impegno sociale. I partecipanti più costanti e meritevoli hanno cominciato un tirocinio extracurricolare di inserimento lavorativo della durata di 3 mesi. (La Voce del Popolo)    

Migranti: oltre 40mila i morti dei viaggi della speranza dal 1990 ad oggi

22 Luglio 2021 - Roma - Altri morti a causa di nubifragi davanti alle coste libiche. Ieri, riferiscono fonti OIM, almeno 20 morti. Dall’inizio dell’anno nel Mediterraneo più di 800 vittime le vittime mentre sono oltre 43.390 le persone morte, senza contare i dispersi, dal 1990 a oggi, nel "mare Nostrum o nelle altre rotte, via terra, dell’immigrazione verso l’Europa. Un conteggio drammatico che si è ulteriormente aggravato nell’ultimo anno: sono infatti 4.071 le persone che, da giugno 2020 ad oggi hanno perso la vita così. La rotta più letale al mondo rimane quella del Mediterraneo centrale, fra Italia e Libia con 935 morti da inizio anno.  

Migrantes: a Bari il convegno sui 30 anni dell’arrivo della Nave Vlora con 20mila albanesi

21 Luglio 2021 - Bari - L’8 agosto del 1991, 30 anni fa, arrivarono sulle coste baresi sulle coste baresi 20 mila albanesi a bordo della nave Vlora. Era appena caduto il regime comunista e la situazione economica e sociale del paese era disastrosa da obbligare molti a lasciare il Paese alla ricerca di una nuova vita. Con loro arrivo in Italia scrissero una nuova storia dei due Paesi e iniziò una nuova era. Secondo l’ultimo Rapporto Immigrazione di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes gli albanesi residenti in Italia sino circa 450 mila oggi. L’arrivo della nave Vlora con i primi 20mila albanesi arrivati in Italia sarà ricordato giovedì e venerdì prossimo – 23 e 24 luglio – a Bari con un convegno a Bari dalla Fondazione Migrantes in collaborazione con l’Istituto Pugliese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea e l’Associazione Le Aquile di Seta. Il programma prevede una celebrazione alle ore 19,00 presso la Basilica di San Nicola a Bari animata dalla Pastorale dei Cattolici Albanesi in Italia e presieduta da Don Elia Matija, Coordinatore nazionale Migrantes della Pastorale dei Cattolici Albanesi in Italia. Il 24 luglio 2021 alle ore 16.30 il Convegno al titolo Le Speranze della dolce Nave- 30 anni dopo. La migrazione del popolo albanese tra passato, presente e sfide futuro, presso il Il Fortino Sant’Antonio Abate, Bari. L’incontro sarà introdotto da don Giovanni De Robertis, Direttore generale della Fondazione Migrantes. Seguiranno gli interventi di Vito Antonio Leuzzi, Direttore dell’Istituto pugliese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea, Eva Meksi- testimone diretta in quanto arrivata in Italia con la nave “Vlora”, Klodiana Cuka, Presidente Integra Onlus. Livio Muci, il fondatore della casa editrice “Besa”, Rando Devole, sociologo, giornalista, esperto di immigrazioni e Sr. Roza, membro della Comunità albanese a Bari. Tra i saluti anche quello dell’arcivescovo di Bari-Bitonto, mons.  Giuseppe Satriano.

 

 

Viminale: da inizio anno sbarcate 24.779 persone migranti sulle coste italiane

21 Luglio 2021 - Roma - Sono 24.779 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane dall’inizio dell’anno. Di questi 4.589 sono di nazionalità tunisina (19%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Bangladesh (3.890, 16%), Egitto (2.130, 9%), Costa d’Avorio (1.902, 8%), Eritrea (1.325, 5%), Guinea (1.317, 5%), Sudan (1.226, 5%), Iran (1.084, 4%), Marocco (1.040, 4%), Mali (726, 3%) a cui si aggiungono 5.550 persone (22%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Il dato è stato diffuso dal Ministero degli Interni ed è aggiornato alle 8 di questa mattina.

Un incrocio di tradizioni: a Mazara del Vallo il ristorante Habibi

19 Luglio 2021 - Mazara del Vallo - E’ stato inaugurato a Mazara del Vallo il ristorante Habibi – storie e sapori mediterranei. Da come si legge sulla brochure, “vuole essere uno spazio comunitario che, a partire dal cibo e dalle tradizioni del bacino del Mediterraneo, sia una proposta culturale di integrazione, scambio e conoscenza di diversità”. Ed è proprio la diversità dello staff, persone che fanno parte della cooperativa sociale agricola “Terre Senza Frontiere”, nata nel maggio 2020, che rende unica l’iniziativa. I componenti della cooperativa provengono dai Paesi dell’area del Mare Nostrum, parlano lingue diverse, hanno tradizioni e religioni diverse, però sono legate dall’amore e dal rispetto per la terra e per la natura, attraverso i suoi cicli biologici e credono che tutti insieme possono portare avanti un sogno. Il ristorante è stato aperto grazie al contributo della Fondazione Haiku di Lugano, la Fondazione Migrantes, la diocesi  di Mazara del Vallo con i Fondi dell’8x Mille della Chiesa Cattolica. Il ristorante è stato inaugurato alla presenza del Vescovo, mons. Domenico Mogavero, del sindaco Salvatore Quinci e di tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo spazio che non è solo culinario, ma l’approdo di tante culture diverse. Il ristorante Habibi è pronto ad ospitare turisti e isolani con i suoi colori mediterranei, che degradano dalle sfumature del blu-mare fino al bianco della luce pura, e inebriarli di odori e sapori dei piatti cucinati con maestria culinaria. (NDB)

Migrantes Andria: oggi i seminaristi della diocesi alla Casa di accoglienza

19 Luglio 2021 - Andria - I seminaristi del seminario maggiore della Diocesi di Andria, accompagnati dal vescovo diocesano Mons. Luigi Mansi e dal rettore del seminario vescovile, don Sabino Menunni, oggi pomeriggio saranno ospiti della Casa di Accoglienza “S. M. Goretti” della Diocesi di Andria dove vivranno un momento di preghiera e di conoscenza dei luoghi di esercizio della carità della nostra comunità ecclesiale e delle opere nate dall’esperienza della Casa di Accoglienza. I seminaristi avranno modo di conoscere i servizi di carità che la Casa Accoglienza “S. Maria Goretti” della Diocesi di Andria, presidio da anni dell’esercizio e servizio di Carità donato al prossimo, al povero, al forestiero, all’altro e a qualsiasi persona che bussa alla porta della Casa. Ai seminaristi saranno illustrati i servizi di carità offerti al prossimo, al povero, al forestiero, all’altro e a qualsiasi persona che bussa alla porta della Casa di Accoglienza; vivranno, altresì, un momento di condivisione con gli ospiti delle case famiglia e di accoglienza della Comunità “Migrantesliberi”, presenti nella Città di Andria. Tale incontro sarà finalizzato a far conoscere i tanti volti dell’accoglienza che si celano dietro le singole storie. Per i seminaristi, sarà un’esperienza a diretto contatto con la carne viva dell’umanità, sofferente e piagata dall’indifferenza e dall’abbandono. Un richiamo spirituale forte ai fondamentali della vocazione, infatti, sono gli anni più favorevoli quelli del seminario per imparare a stare con il Signore Gesù Cristo, imparare ad ascoltarlo e a contemplare il suo Volto. Serve dunque dedicare un adeguato impegno alla formazione spirituale visto che per il Papa l’esperienza del silenzio e della preghiera è fondamentale: «È lì, nel rimanere alla sua presenza, che il discepolo può conoscere il Maestro. Ma è essenziale anche l’incontro con Gesù nel volto e nella carne dei poveri. Anche questo è parte integrante della formazione spirituale del seminarista». Papa Francesco nell’anno dedicato a San Giuseppe, ha ricevuto in udienza, l’11 giugno u.s., la comunità del Seminario Regionale Marchigiano ‘Pio XI’, condividendo alcuni spunti per maturare la vocazione sacerdotale, alla luce delle figure che hanno accompagnato la crescita umana e spirituale di Gesù, ricordando che la vita del seminario non riguarda estraniarsi della realtà e rivolgendosi ai seminaristi ha detto: «Attingete l’umanità di Gesù dal Vangelo e dal Tabernacolo, ricercatela nelle vite dei santi e di tanti eroi della carità…Un sacerdote può essere molto disciplinato, può essere capace di spiegare bene la teologia, anche la filosofia e tante cose. Ma se non è umano, non serve. Che vada fuori, a fare il professore. Ma se non è umano non può essere sacerdote: gli manca qualcosa. Gli manca la lingua? No, può parlare. Gli manca il cuore; esperti in umanità!». "L’andare del Signore Gesù per le città, i villaggi, i territori, incontrando e fermandosi senza preferenze con tutti, ci ha insegnato che se non si indossano le stesse lenti, con la stessa gradazione, difficilmente si può vedere il volto dell’altro/a nella sua complessità", dice il direttore Migrantes, don Geremia Acri: "il volto di qualsiasi persona vivente, esprime una verità unica, irripetibile e originale. Il volto di una persona è una piccola tessera, che compone il puzzle meraviglioso dell’umanità. Il volto disarma ogni tipo di distanza. Il volto è il luogo dove l’umanità si incontra per la costruzione di legami relazionali, fondando una interpretazione della realtà antropocentrica anziché indifferente, consumistica, anonima e sconosciuta".          

Viminale: da inizio anno sbarcate 24.622 persone migranti

19 Luglio 2021 -
Roma - Sono  24.622 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno. Di questi 4.532 sono di nazionalità tunisina (19%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Bangladesh (3.890, 16%), Egitto (2.128, 9%), Costa d’Avorio (1.867, 8%), Eritrea (1.325, 5%), Guinea (1.311, 5%), Sudan (1.222, 5%), Iran (1.084, 4%), Marocco (1.040, 4%), Mali (726, 3%) a cui si aggiungono 5.467 persone (22%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Il dato è stato diffuso dal ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina. Semore secondo il Viminale fino ad oggi sono stati 4.313 i minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto il nostro Paese via mare.

Migrantes Cassano: la diocesi avvia un corso di alfabetizzazione per stranieri

16 Luglio 2021 - Cassano - Partirà il prossimo 20 luglio 2021 il primo corso di alfabetizzazione per stranieri organizzato dall’Ufficio Migrantes della Diocesi di Cassano allo Ionio, su impulso del vescovo mons. Francesco Savino. Il corso, che è la sintesi del progetto dal titolo “Una lingua senza confini”, nasce dall’esigenza di aiutare i fratelli extracomunitari ad apprendere le basi della lingua italiana così da facilitare il processo di integrazione. Dopo essersi sottoposti ad un test di ingresso per accertare il livello di partenza, i corsisti verranno divisi in gruppi, per gestire meglio la didattica e renderla meno confusionaria, creando dei percorsi personalizzati. L’insegnamento avverrà tramite CAD (Classi ad Abilità Differenziate) poiché ogni classe è una pluriclasse. Le finalità del Progetto “Una lingua senza confini” sono molteplici: arginare il problema linguistico, favorire l’integrazione della popolazione immigrata, favorire l’interazione tra popolazione immigrata e popolazione autoctona e creare momenti di confronto tra culture diverse. “L’idea progettuale di questo corso è nata” - ha riferito il direttore dell’Ufficio diocesano Migrantes Leonardo Cirigliano -, “per intervenire nel nostro tessuto sociale in cui è presente una buona fetta di popolazione extracomunitaria, che arriva nel nostro paese per primo accesso e incontra immediatamente il muro insormontabile della lingua. Perciò, consegnando loro i primi rudimenti di lingua italiana, vogliamo favorire le dinamiche di gruppo e creare, di conseguenza, attività ricreative utilizzando strumenti di varia tipologia (computer, proiettore, lavagna, immagini, dispense, vocabolari…) sollecitando il processo di socializzazione e facilitando l’accesso all’ambiente lavorativo. Insomma, verranno consegnati loro tutti strumenti che saranno utili per l’integrazione nel tessuto comunitario.” Il corso, che verrà tenuto dalla dott.ssa Veronica Carmen Schifini, consterà di due incontri a cadenza settimanale presso il Seminario diocesano “Giovanni Paolo I”, nei giorni, martedì e venerdì, e si svolgerà, per andare incontro alle esigenze dei corsisti, di sera. È rivolto a tutti i cittadini residenti nel comune di Cassano Allo Ionio ed avrà una durata di 3 mesi.  

Scalabriniani: il continuo morire nel Mediterraneo non può restare notizia tra le notizie

16 Luglio 2021 - Roma - "Come missionari scalabriniani ribadiamo che il continuo morire nel Mediterraneo non può restare notizia tra le notizie; che la violazione dei più basilari diritti umani, i ripetuti crimini palesi commessi in Libia, non possono restare taciuti, addirittura negati, e soprattutto impuniti; che, dopo le immagini violente già circolate in tutto il mondo, l’UE si volti dall’altra parte e non risponda al grido dell’umanità sofferente". Lo scrivono i missionari scalabriniani all'indomani dell'approvazione del rifinanziamento alla Guardia costiera libica. "Se non si affrontano le vere ragioni che provocano tali flussi, ormai stabili in varie parti del pianeta - aggiungono - se non si muterà l’approccio nazionale ed europeo ponendo al centro la pace, ma anche le disuguaglianze e la violazione dei diritti umani, continueremo solo a 'rattoppare un vestito rotto', come insegna la Scrittura".  

La nave dolce Vlora e noi

16 Luglio 2021 - Roma - L'8 agosto del 1991, trent'anni fa, la nave Vlora approdava a Bari con un carico di molte migliaia di albanesi a torto o a ragione in fuga da una terra di privazioni e in cerca di una vita migliore. Ho vissuto di riflesso l'arrivo dell'ondata di giovani albanesi come parroco di un piccolo villaggio della provincia di Siena e, come dappertutto, il primo impatto fu difficile, del tipo "mamma li turchi". Ero un giovane prete di ventisei anni e qualche volta mi ero anche stufato di perseverare almeno in quel tipo di vita, in un piccolo villaggio sempre più scarso di fedeli, di giovani, di vita, tipo il giovane prete del film La messa è finita di Nanni Moretti. L'arrivo massiccio di giovani albanesi mi costrinse a una brusca conversione. Come diceva spesso don Oreste Benzi: "I poveri ci convertono". E così fu. La casa parrocchiale si affollò sempre più di giovani che avevano bisogno soprattutto di un alloggio e di documenti. Per il lavoro spesso arrivavano con il problema già risolto tra di loro perché in quel momento erano molto richiesti. Poi ci furono da fare le pratiche per i ricongiungimenti, poi le cosiddette sanatorie del 1992, 1998, 2002 e un manipolo di giovani volontari si unirono nella missione migranti con esperienze anche molto intense. Vidi ad una ad una le mogli dei ragazzi arrivare spaesate, timide, alcune un po' impaurite da una cultura molto diversa e non sempre accogliente. Alcuni giovani si sposarono tra italiani e albanesi. A distanza di trent'anni possiamo dire che è difficile trovare un albanese che non lavora. Spesso li porto come esempio di integrazione. Ci sono voluti trent'anni ma oggi possiamo dire con soddisfazione che gli albanesi non solo si sono ben integrati in Italia ma sono anche uno dei popoli più amici degli italiani. Accogliere, accompagnare, integrare, sono tre verbi con pesi diversi. Accogliere è bellissimo e si può risolvere in fretta, con uno spazio abitativo e umano dignitosi. Accompagnare è un'azione con cui ci carichiamo delle tante fatiche di un percorso di inserimento culturale, lavorativo, relazionale, umano. Integrare è una sorta di risultato finale di cui gli albanesi spesso ci mostrano la via con successo. Siamo diventati amici, nonostante l'esordio talvolta disarmante e la forza di questa relazione profonda ha distrutto i pregiudizi, le frontiere culturali, i luoghi comuni, le reciproche ristrettezze mentali con cui non potevamo costruire un'Italia delle culture. Alcune volte ci siamo recati in Albania con gruppi di volontari e con amici. Nessuno di noi sapeva dove ci avrebbe portato il viaggio della nave dolce Vlora. Adesso, a distanza di trent'anni, lo sappiamo e ne siamo oltremodo felici. Un mese fa camminavo a piedi per strada in città, si fermò un camion della spazzatura e l'autista scese per salutarmi con calorosi baci e abbracci tra gli insulti degli automobilisti che si trovavano in fila dietro al camion fermo. Era uno degli albanesi arrivati in quel periodo e che avevo ospitato in casa parrocchiale. Una volta ho pianto amaramente per le difficoltà che trovavamo nell'integrare il grande numero di albanesi che era arrivato in seguito alla seconda crisi politica, quella del 1997, con la caduta del governo di Sali Berisha. Oggi più che mai possiamo dire che i ragazzi dell'Albania sono i nostri ragazzi. Scrivo qui di seguito, col suo consenso, le parole con cui una bambina di quella seconda ondata mi ha scritto ultimamente, a più di vent'anni di distanza. Non posso dimenticare il popolo albanese, gli sarò grato per sempre, più che dare ho ricevuto da loro. Grazie ragazzi, siete un popolo giovane e meraviglioso. (don Domenico Poeta)      

Migrantes: ancora una volta si è persa l’occasione per scrivere una pagina per la costruzione di un’Europa più solidale

15 Luglio 2021 - Roma - "Ancora una volta si è persa l'occasione per scrivere una pagina per la costruzione di un'Europa più solidale. Ancora una volta saranno schiacciati i diritti dei più deboli e verrà ingannata l'opinione pubblica. La votazione di oggi a favore del rifinanziamento della Guardia costiera libica è una pagina triste: se porta a prorogare uno stato di fatto che vede i respingimenti dei migranti in fuga da situazioni drammatiche e a non tutelare il diritto alla protezione internazionale, tollera allo stesso tempo le violenze e le morti non solo in mare, ma anche nelle carceri". Lo afferma oggi mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente della Fondazione Migrantes.

Viminale: da inizio anno sbarcate 24.622 persone migranti

15 Luglio 2021 -
Roma - Sono  24.622 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane dall'inizio dell'anno.  Di questi  4.470 sono di nazionalità tunisina (18%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Bangladesh (3.890, 16%), Egitto (2.127, 9%), Costa d’Avorio (1.867, 8%), Eritrea (1.325, 5%), Guinea (1.268, 5%), Sudan (1.222, 5%), Marocco (1.040, 4%), Iran (958, 4%), Mali (725, 3%) a cui si aggiungono 5.730 persone (23%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Per quanto riguarda la presenza di migranti in accoglienza, i dati parlano di 76.090 persone su tutto il territorio nazionale di cui 847 negli hot spot (718 in quelli della Sicilia e 129 in quelli della Puglia), 49.821 nei centri di accoglienza e 25.422 nei centri Sai. La Regione con la più alta percentuale di migranti accolti è la Lombardia (13%, in totale 9.580 persone), seguita da Emilia Romagna (10%), Sicilia, Lazio e Piemonte (9%), Campania (7%), Toscana e Puglia (6%).

Tutti i cittadini europei hanno diritto alle cure urgenti ed essenziali in Italia

15 Luglio 2021 - Roma – “La nostra richiesta era che la signora L. avesse il diritto, pur essendo non regolare, di essere presa in carico per le cure essenziali che rientrano nei Lea (livelli essenziali di assistenza, ndr). Anche perché questo diritto è previsto sia dall’articolo 32 della Costituzione, che garantisce le cure a chiunque si trovi sul territorio italiano, che dall’articolo 35 del Testo Unico, che assicura cure essenziali e urgenti anche a carattere continuativo a chi è indigente”. Così l'avv. Marco Paggi che ha seguito il ricorso di una cittadina comunitaria a cui erano state negate le cure perché priva di residenza e dei requisiti per l’iscrizione al Servizio sanitario nazionale. Il Tribunale di Milano ha condannato Ats Milano e Asst Niguarda a farsi carico di tutte le prestazioni sanitarie essenziali. Il ricorso è stato presentato a novembre 2020 ed è stato promosso da Emergency con il supporto legale di Asgi, l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione.

Eurostat: la pandemia ha rallentato i flussi

15 Luglio 2021 - Roma - A 137.800 cittadini non-Ue è stato negato il permesso di entrare nell’Unione durante il 2020, mentre 557.500 persone sono state trovate illegalmente presenti nell’Ue. A 396.400 persone è stato ordinato di lasciare il Paese in cui si trovavano: lo hanno fatto in 99.300, di cui 70.200 sono stati riaccompagnati in un Paese non-Ue. Sono i dati che Eurostat diffonde relativamente al 2020, anno che ha segnato un calo in questi numeri rispetto al 2019, a causa delle restrizioni di viaggio e chiusure imposte dalla pandemia. Per esempio, le domande di ingresso respinte hanno avuto un calo del 79% rispetto al 2019 (erano state 670.800). A dire più spesso no nel 2020, è stata l’Ungheria (36.500), seguita da Polonia (28.100), Croazia (14.700) Romania (12.600); destinatari del rifiuto sono stati soprattutto ucraini (56.400), albanesi (13.300) e moldavi (10.200). È calato anche dell’11% il numero di cittadini non Ue trovati risiedere illegalmente nell’Unione: i numeri più alti di illegali rintracciati sono stati registrati in Germania (117.900), Francia (103.900), Ungheria (89.400) e si è trattato soprattutto di ucraini (50.400), siriani (45.700) e marocchini (41.200). Gli ordini di respingimento emessi sono scesi del 19%; destinatari dei provvedimenti sono stati soprattutto algerini (34.000), marocchini (33.600) e albanesi (23.200). È sceso anche il numero delle persone effettivamente portate fuori dall’Ue (-51%). La Germania ha riportato via 12.300 persone, i Paesi Bassi 8.700, la Grecia 7.000 e la Francia 6.900. Si è trattato soprattutto di albanesi, georgiani e ucraini.  

Viminale: da inizio anno sbarcate 24.622 persone migranti

14 Luglio 2021 -

Roma - Sono 24.622 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane dall’ inizio dell’anno. Il dato è stato diffuso dal ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina. Di questi 4.352 sono di nazionalità tunisina (18%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Bangladesh (3.890, 16%), Egitto (2.127, 9%), Costa d’Avorio (1.843, 7%), Eritrea (1.325, 5%), Guinea (1.231, 5%), Sudan (1.221, 5%), Marocco (1.040, 4%), Iran (958, 4%), Mali (725, 3%) a cui si aggiungono 5.910 persone (24%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione.

Oim: aumentato nel 2021 il numero delle persone che hanno perso la vita in mare

14 Luglio 2021 - Berlino - Secondo un nuovo rapporto pubblicato oggi dall'OIM, sono almeno 1.146 le persone che nei primi 6 mesi del 2021 hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere l'Europa via mare. A oggi, quest'anno le morti lungo queste rotte sono più che raddoppiate rispetto allo stesso periodo del 2020, quando il numero noto dei migranti annegati era 513. Il rapporto analizza la situazione in corso lungo alcune delle rotte migratorie marittime più pericolose del mondo. Mentre il numero di persone che tentano di raggiungere l'Europa attraverso il Mediterraneo è aumentato del 58% tra gennaio e giugno di quest'anno rispetto allo stesso periodo del 2020, più del doppio delle persone hanno perso la vita. "L'OIM ribadisce l'invito agli Stati a prendere misure urgenti e proattive per ridurre le morti lungo le rotte migratorie marittime verso l'Europa e rispettare quelli che sono gli obblighi definiti dal diritto internazionale", afferma il Direttore Generale dell'OIM António Vitorino. "Per raggiungere questo obiettivo occorre aumentare gli sforzi di ricerca e soccorso in mare (SAR), stabilire meccanismi di sbarco prevedibili e garantire l'accesso a canali migratori legali e sicuri." L'analisi, realizzata dal "Missing Migrants Project" presso il Global Migration Data Analysis Centre (GMDAC) dell'OIM, mostra come l'aumento dei decessi sia avvenuto in un periodo nel quale da una parte è stato registrato un insufficiente numero di operazioni di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo e lungo la rotta atlantica, e dall'altro è stato osservato un aumento deu migranti intercettati in mare al largo della costa nordafricana. La maggior parte degli uomini, donne e bambini che sono morti nel 2021 allo scopo di raggiungere l'Europa stavano tentando di attraversare il Mediterraneo. L’OIM ha registrato un numero totale di 896 morti per queste rotte. Di queste, almeno 741 persone sono morte sulla rotta del Mediterraneo centrale, mentre 149 persone hanno perso la vita attraversando il Mediterraneo occidentale e 6 sono morte lingo la rotta del Mediterraneo orientale, nel tratto di mare che separala Turchia dalla Grecia. Nello stesso periodo, circa 250 persone sono annegate tentando di raggiungere le isole Canarie in Spagna Lungo la rotta Atlantica. Tuttavia, queste potrebbero essere tutte stime per difetto. Centinaia di casi di naufragi invisibili sono stati segnalati da ONG che si sono messe in contatto diretto con le persone che lanciavano SOS a bordo dei barconi o con le loro famiglie. Questi casi, che sono estremamente difficili da verificare, indicano che il numero di  morti possa essere molto più alte di quanto si pensi. Un esempio di ciò – si legge in una nita dell’Oim - risale al 24 marzo, quando Sohail Al Sagheer, un rapper algerino di 22 anni, è stato dichiarato disperso dopo essere partito con nove amici da Orano, in Algeria, per raggiungere la Spagna. I suoi famlliari hanno condotto un'affannosa ricerca di informazioni per scoprire cosa fosse successo, sconvolti dalla possibilità che potesse essere stato vittima di un naufragio avvenuto al largo di Almería, in Spagna. Il corpo senza vita del ragazzo è stato poi ritrovato il 5 aprile, al largo della costa di Aïn Témouchent, in Algeria. Il rapporto dell'OIM mostra anche un aumento, per il secondo anno consecutivo, delle operazioni marittime degli stati nordafricani lungo la rotta del Mediterraneo centrale. Più di 31.500 persone sono state intercettate o soccorse dalle autorità nordafricane nella prima metà del 2021, rispetto alle 23.117 dei primi sei mesi del 2020. Le operazioni al largo della Tunisia sono aumentate del 90 per cento nei primi sei mesi del 2021 rispetto al 2020. Inoltre, oltre 15.300 persone sono state intercettate in mare e riportate in Libia nei primi sei mesi dell'anno, quasi tre volte di più rispetto allo stesso periodo del 2020 (5.476 persone). Questo è un dato preoccupante visto che i migranti che vengono riportati in Libia sono soggetti a detenzione arbitraria, estorsione, tortura. Il rapporto evidenzia come ci siano ancora delle lacune nei dati relativi ai flussi migratori marittimi verso l'Europa.  Dati migliori possono aiutare gli stati ad affrontare con urgenzagli impegni definiti dall'obiettivo 8 del Global Compact for Migration per "salvare vite e intraprendere sforzi internazionali coordinati sui migranti scomparsi".

Centro Astalli: ascoltare la voce dei sopravvissuti alle tragedia del mare

14 Luglio 2021 - Roma - Sono almeno 3 le vittime dell’ultimo naufragio di un’imbarcazione di migranti a largo di Lampedusa. Questo nuovo lutto del mare avviene alla vigilia della votazione al Parlamento italiano del rinnovo del sostegno alla Libia per il contenimento dei flussi migratori. Il Centro Astalli condanna tali accordi di “esternalizzazione delle frontiere che costringono migliaia di persone a violenze, torture e morte”. Al riguardo – si legge in una nota - sono “molte le evidenze raccolte e le denunce da parte di diverse agenzie delle Nazioni Unite e organizzazioni internazionali presenti in Libia”. Da qui la richiesta al Parlamento italiano di non votare a favore del rinnovo del finanziamento alla cosiddetta Guardia Costiera libica: “riteniamo invece urgente l’attivazione di un’operazione di ricerca e soccorso in mare con regole di ingaggio volte espressamente al salvataggio dei naufraghi e all’approdo in un porto sicuro che non può essere la Libia”. La via da seguire per il Centro dei Gesuiti è “l’apertura strutturale di canali umanitari per chi scappa da guerre e persecuzioni e visti legali per quote stabili e adeguate di migranti di cui si faccia carico l’UE con una distribuzione equa e razionale tra tutti gli Stati membri”. Per p. Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli "c'è una parte significativa della società civile che non si rassegna a questa situazione e vuole essere ascoltata da chi la rappresenta. Essa chiede un cambio di visione e di politiche che rimettano al centro dignità e diritti dei migranti che cercano di giungere in Europa. A chi si trova in questo momento a dover decidere chiediamo di ascoltare la voce dei sopravvissuti alla Libia che sono riusciti ad arrivare in Italia. Sono storie di violenze indicibili. Sono vite ferite dall’odio e segnate dalla mancanza della volontà politica di porre fine a questa pagina nera della nostra storia".

Ismu: diminuiscono le rimesse degli immigrati verso l’estero 

14 Luglio 2021 - Milano - In base alle ultime elaborazioni svolte a partire dai dati Istat e dell’Osservatorio Regionale per l’integrazione e la multietnicità (Orim), l’Ismu stima che, nel 2020, le rimesse della popolazione immigrata dall’Italia verso tutti i Paesi del mondo abbiano raggiunto un totale di 2 miliardi e 197 milioni di euro a fronte dei 2 miliardi e 269 milioni stimati nel 2019, con una contrazione del 3,2%. Nel 2020 al primo posto per invio di rimesse dall’Italia verso l’estero si colloca il collettivo rumeno con 507 milioni di euro (-7,0%, rispetto al 2019), seguito da quello ucraino (158 milioni), marocchino (107 milioni) e indiano (102 milioni). Tutti gli altri principali Paesi si collocano al di sotto della soglia dei cento milioni di rimesse annue nel 2020: Pakistan 90 milioni, Filippine 84, Sri Lanka 82, Senegal e Polonia 75 a testa, e Cina 74 (-67,1% rispetto ai 255 milioni del 2019). Nonostante la crisi causata dall’emergenza sanitaria, le rimesse che gli immigrati- spiegano i ricercatori dell’Ismu -  hanno effettuato dalla Lombardia verso i Paesi di origine sono invece in leggero aumento: il denaro inviato all’estero nel 2020 è stimato in 601,7 milioni di euro, pari al +3,9%, rispetto ai 579,3 milioni stimati nel 2019. Un aumento che è in controtendenza rispetto all’andamento degli ultimi 14 anni: dal 2006, anno in cui ammontavano a 777,5 milioni di euro, le rimesse dalla Lombardia verso l’estero hanno subito una contrazione del 22,6%. Fino al 2019, dunque, la popolazione immigrata si è mostrata sempre più intenzionata a spendere e a investire i propri soldi in Italia, piuttosto che in patria. Nel 2020 “lo scenario sembra cambiato: il lieve incremento del volume di rimesse sta probabilmente a indicare che è in crescita il numero di chi, tra i migranti, avrebbe intenzione di ‘preparare il campo’ a un eventuale ritorno in patria”.   Come si è rivelato già in altre ricerche dell’Ismu  ciò che “più fortemente incide sul volume delle rimesse è proprio la prospettiva di tornare in patria, rispetto alla quale elevate quote di rimesse diventano una risorsa per facilitare il rientro”.

Mons. Oliva: il porto di Roccella simbolo di una Calabria che accoglie

14 Luglio 2021 -   Locri -“Il Porto delle Grazie di Roccella Jonica è il simbolo di una Calabria che accoglie, la Locride. Ci sono tanti paesi che hanno fatto dell’accoglienza il loro obiettivo principale. Come Chiesa abbiamo offerto la nostra collaborazione anche con strutture che avevamo disponibili per questo scopo. Questo è il volto bello di questa terra”. E’ quanto dice oggi mons. Francesco Oliva, vescovo di Locri-Gerace, parlando degli ultimi sbarchi avvenuti in Calabria sottolineando che l’accoglienza “non parte solo dalle istituzioni ma dalla gente, che si adopera concretamente per accogliere queste persone. È tutto un popolo che si muove, che vede nell’accoglienza un aspetto bello, una sfida in un contesto in cui tante volte il migrante è visto come un nemico”. Per il vescovo l’immigrazione “non è un fenomeno che può essere lasciato solo al volontariato. Assume proporzioni enormi in cui -spiega al quotidiano Avvenire -  le realtà locali fanno fatica a rispondere in maniera piena. Questo territorio non può essere abbandonato a se stesso in questa opera di accoglienza. Bisogna sicuramente che le istituzioni diano la loro collaborazione alle amministrazioni e alle popolazioni locali che già soffrono una situazione di povertà endemica. Ma quello che mi colpisce è che nonostante le fragilità di questo territorio, nonostante le povertà conclude mons. Oliva -  è forte questo spirito di accoglienza. Si dividono i pochi pani e i pochi pesci che si hanno. Chi fa del denaro lo scopo di tutto il suo agire chiaramente non vede il povero. Invece chi sperimenta la difficoltà del vivere è più disponibile a condividere il poco che ha”.

Migrantes: entra nel vivo oggi il corso di formazione per i coordinatori etnici

14 Luglio 2021 - Firenze - Entra nel vivo oggi a Firenze il Corso di Formazione per i coordinatori delle comunità linguistiche in Italia promosso dalla Fondazione Migrantes.  Il programma prevede gli interventi, tra gli altri, dell’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes, della teologa Serena Noceti, di p. Alessandro Cortesi, dello scalabriniano, Gioacchino Campese e di P. Jonas Donassollo. Tra i momenti la celebrazione di Perego e del card. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore e la visita al Centro Studenti Internazionali “Giorgio La Pira”. Il corso si concluderà con una riflessione del direttore generale della Migrantes, don Giovanni De Robertis, sulla prossima giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato che si celebrerà il prossimo 26 settembre. Il Servizio di coordinamento per le comunità cattoliche etniche residenti in Italia è stato istituito dalla Commissione ecclesiale per le migrazioni e prevede per ogni comunità etnica un coordinatore nazionale, nominato dal Consiglio episcopale permanente, che ha il compito di assicurare il regolare svolgimento dell’assistenza pastorale agli immigrati cattolici della medesima etnia o lingua residenti nelle diocesi italiane. In Italia sono 15 i coordinatori delle comunità linguistiche. Il corso si svolge a pochi giorni dall’altro corso di pastorale migratoria promosso dall’organismo pastorale della Chiesa italiana destinato ai direttori Migrantes di recente nomina e loro collaboratori; cappellani etnici che svolgono il ministero nelle diocesi italiane e missionari per gli italiani all’estero di nuova nomina che si è svolto a Roma la settimana scorsa. (R.Iaria)